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Autore: Fiamma Erin Gaunt    18/11/2013    2 recensioni
Sostanzialmente riprende i fatti della 74esima edizione degli Hunger Games, con la sola differenza che i giorni precedenti all’ingresso nell’arena verranno visti con gli occhi dei Favoriti e dei loro Mentori.
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Le afferrò il polso, trattenendola e attirandola a sé.
- Gelosa? –
Grace si liberò con facilità dalla stretta e gli puntò contro gli occhi simili a schegge di vetro.
- Non pensavo avessi già cominciato a dare i numeri, Gloss. –
Gloss/Grace/Glimmer
*****
- Fai sul serio?! –
Clove incrociò le braccia fissandolo con espressione disgustata.
- Non guardarmi in quel modo, ci sarà di aiuto con gli sponsor. – si schermì Cato.
- Fa come vuoi, ma non aspettarti di tornare da me poi. –
Cato/Clove/Glimmer
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- Sta alla larga da lei. – ordinò, afferrandolo per il bavero della maglietta e fissandolo con astio.
Marvel inarcò beffardamente un sopracciglio, - Altrimenti? –
Cato/Clove/Marvel
Genere: Erotico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Gloss, Lux, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Capitol City

 

 

Capitol City aveva un gusto speciale, strano, tutto diverso da quello delle città dei Distretti e della loro routine. Tutto era caotico, colorato, un lusso sfrenato che sembra a dir poco pacchiano agli occhi di coloro che non facevano parte dello scintillante mondo capitolino. Era bello pensare che quella città di notte cambi volto, si trasformasse in una creatura che in pochi conoscevano; erano pochi coloro che riuscivano a ricavarne la vera essenza, a guardare oltre quelle luci stroboscopiche, i look eccentrici dei capitolini e la vita frenetica che conducono. Di notte Capitol City sembrava quasi una città fantasma, erano tutti riuniti nelle grandi e sfarzose dimore di coloro che contavano, per strada non c’era nessuno.

Tutto questo Grace e Brutus lo sapevano bene, avevano vissuto sulla loro pelle tutte le ore del giorno e delle stagioni di quella strana capitale, ma per Cato e Clove era la prima volta.

- In nome di tutto ciò che è sacro, quella è una donna gatto? –

Clove indicò  una delle ex stiliste della capitale, che aveva apportato delle modifiche chirurgiche al proprio corpo nel tentativo di imitare quello di un felino. L’effetto era oltremodo grottesco, ma nessuno poteva negare che fosse riuscito alla perfezione.

- Tempo fa andava di moda assomigliare a degli animali. – replicò Brutus con una scrollata di spalle. Il messaggio era chiaro: non capiva proprio tutta quell’ossessione per qualcosa di tanto frivolo quanto passeggero.

- Fortuna che da noi certe cose non si vedano, è orribile. – decretò la ragazza, incrociando le braccia con aria risoluta.

- Non essere troppo severa con ciò che non conosci, se fossi nata qui probabilmente anche tu saresti conciata in quel modo. –

Lanciò un’occhiata interrogativa alla cugina, - Credevo non sopportassi i capitolini, come mai sei tanto disponibile nei loro confronti? –

- Non sono disponibile, solo accondiscendente, e ti consiglio di fare lo stesso. Dovranno amarvi, venerarvi se ne siete capaci, solo così avrete qualche speranza in più di uscire da lì sulle vostre gambe. – la corresse, glaciale.

Clove rimase in silenzio. Aveva notato che il comportamento di Grace si era fatto sempre più freddo e impassibile mano a mano che si avvicinavano a Capitol City. Anche Brutus, malgrado la sicurezza che ostentava come suo solito, aveva una strana scintilla nello sguardo che lasciava intendere che non fosse completamente a suo agio.

- Allora, questi ragazzi del Distretto 1, credete che saranno dei validi alleati? – intervenne Cato, rompendo il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare.

- Probabilmente saranno gli unici degni di essere considerati un pericolo, perciò sì, per il momento teneteveli stretti. –

- Per il momento. – rimarcò Clove, inarcando un sopracciglio.

Lo sferragliare dei freni annunciò che il treno era giunto a destinazione.

- Siamo arrivati. Stampatevi un sorriso su quelle belle facce e continuate a salutare finchè non saremo entrati nell’albergo. – ordinò Brutus.

I due ragazzi obbedirono, abbagliando con sorrisi tremendamente falsi la folla che era accorsa ad accoglierli e salutando da una parte e dall’altra. Quando furono al sicuro dietro le porte dell’albergo, Clove  emise un gemito e prese a massaggiarsi le guance.

- Credo di essermi giocata i muscoli facciali. –

Cato le si avvicinò, fingendosi preoccupato, - Fammi dare un’occhiata. –

Si voltò verso di lui, sospirando. Sicuramente se ne sarebbe uscito con qualcuno dei suoi commenti.

- Ooooh… Ah, no scusa, la tua faccia è sempre stata così. – sghignazzò, ricevendo in risposta un calcio negli stinchi che lo fece saltellare su un piede solo.

- Piccolo mostro. – bofonchiò, massaggiandosi la parte lesa e guardandola in cagnesco.

- Ops, scusa. – si finse desolata, ma il sorrisetto divertito che le increspava le labbra diceva tutto il contrario.

- Serpe. – continuò a borbottare il ragazzo, seguendo i mentori verso l’ascensore che li avrebbe portati al secondo piano.

- Bada solo che non sia una serpe in seno, Cato. –

La squadrò dall’alto in basso, soffermandosi in modo palese sullo scarno petto della ragazza.

- Oh, di quello non mi preoccupo, non mi sembra che tu ne abbia. –

Clove assottigliò lo sguardo, fulminandolo con un’occhiataccia che sembrava augurargli una morte lenta e dolorosa.

- Io ti ammazzerò. Forse non oggi, ma prima o poi lo farò. – assicurò minacciosa.

- Certo, cerca solo di farlo dopo che vi avremo fatti entrare nell’Arena. Sai, voglio cercare di consegnarvi vivi e, possibilmente, con tutte le parti del corpo al loro posto. – intervenne Grace, osservandoli battibeccare con un’espressione a metà tra il divertito e il nostalgico.

Le ricordavano così tanto lei e Creon, anche loro due avevano passato la maggior parte del tempo battibeccando, ma alla fine il legame tra membri dello stesso Distretto aveva prevalso e avevano raggiunto una tregua. Sperava che lo stesso accadesse anche a quei due.

L’ascensore si stava per chiudere quando una mano bloccò il sensore e costrinse le porte a riaprirsi.

- Finnick! – esclamò Grace, volando letteralmente tra le braccia del vecchio amico e unendosi alle sue risate.

Clove volse lo sguardo su di lui. Aveva visto Finnick Odair solo in televisione e doveva ammettere che dal vivo era ancora più incredibile. Non era solo l’aspetto, era quell’alone di mistero e inafferrabilità che catturava l’attenzione della gente.

- I tuoi ragazzi? – domandò, sorridendo al loro indirizzo.

Grace annuì. - Mia cugina Clove e il suo amico Cato. –

I due le lanciarono un’occhiata che sembrava dire che non erano esattamente amici, ma la ragazza li ignorò e spinse il pulsante del secondo e del quarto piano.

Quando la voce registrata annunciò l’arrivo al secondo piano, salutarono Finnick e presero possesso delle loro stanze.

- È incredibile. – si lasciò sfuggire Clove, suo malgrado ammirata da tutto quel lusso.

- Non avete ancora visto le Mietiture, credo sia il caso di farlo prima di cena. – intervenne Brutus, facendoli accomodare sul lungo divano in pelle bianca e manovrando con il maxi schermo.

La faccia di Ceasar comparve, sorridente e accattivante come sempre, dando inizio al riepilogo degli eventi di quella mattina.

Dal Distretto 1 c’erano stati due volontari. La ragazza era probabilmente una delle più belle che Clove avesse mai visto: pelle perfetta, capelli luminosi, sorriso smagliante e occhi di un verde smeraldo incredibile. Non sembrava avere un’aria particolarmente sveglia, però, e la cosa la indispettì. Era sicura che non sarebbero andate d’accordo. Poco male, non era certo lì per farsi delle amiche.

Il ragazzo sarebbe stato considerato un gigante, se lei non avesse avuto come termini di paragone Brutus e Cato. Marvel, così si chiamava, le suscitava una simpatia istintiva che non sapeva spiegarsi bene. Sembrava uno che sapeva il fatto suo, sarebbe stato un valido contributo all’alleanza.

Dal Distretto 3 erano stati estratti due ragazzi, la femmina aveva l’aria sveglia mentre il ragazzo sembrava una specie di secchione buono a nulla. Dal 4 c’erano i due che avevano visto con Finnick, troppo giovani per essere reputati interessanti. Anche negli altri Distretti non c’era nulla di speciale, solo una ragazza la colpì. Aveva una folta chioma dello stesso colore del pelo delle volpi e l’espressione altrettanto furba. Quella sarebbe stata un osso duro, ne era certa. Erano arrivati al Distretto 12, annoiati e ormai sicuri di non incontrare altri rivali, quando la videro. La ragazza del 12 si era offerta volontaria per salvare sua sorella, un gesto nobile, ma non per questo meno stupido.

Al di là delle sue belle intenzioni, non sembrava una minaccia.

- Mi preoccupano solo i due del Distretto 1 e la ragazza dalla faccia di volpe. – decretò, alzandosi in piedi e stiracchiandosi.

- A me faccia di volpe non spaventa. –

- Questo perché non usi il cervello, Cato. È furba, sarà sicuramente una bella rogna. –

- Cos’è che non uso io? – ringhiò, facendo per alzarsi a sua volta.

- Io so cosa non usate entrambi, il buon senso. Cambiatevi, cenate e andate a dormire, domani si comincia con le interviste. – ordinò Grace con tono stentoreo.

I ragazzi obbedirono, lasciandoli soli, e Grace si lasciò cadere sul divano con un sospiro.

- Sei preoccupata. – osservò Brutus.

Annuì. Sì, era tremendamente preoccupata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo. Nda: Creon è un OC dell’interattiva “May the odds be ever in your favor”, non mi appartiene ma ho pensato di nominarlo per fare un po’ un collegamento tra le due storie e i ricordi di Grace. Spero che vi sia piaciuto e come sempre vi invito a farmi sapere il vostro parere. Al prossimo capitolo.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

  
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