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Autore: flors99    19/11/2013    41 recensioni
- Sono incinta. – specificò a quel punto Hermione, dissipando ogni suo dubbio e facendola strozzare con la sua stessa saliva.
Ginny spalancò gli occhi, incapace di credere che quello non fosse uno scherzo.
- Cos… eh?! C-come? Quando? Ma… ma… tu... – borbottò, pronunciando frasi sconnesse per quasi un minuto intero. – Non… non è divertente, Hermione. – disse alla fine, con la gola che bruciava per lo sforzo di parlare.
- Già. – mormorò Hermione, in un ansito di tristezza. – A chi lo dici. […]
- Ma… – la giovane Weasley cercò di mettere ordine nella sua testa, ancora sconcertata dalle parole della strega più grande. – Io… cioè tu… con chi…cioè… è Ron? – domandò, allucinata. – Io non sapevo neanche che vi frequentaste! Perché non mi hai detto niente? […]
- Ronnonèilpadre. – chiarì Hermione, pronunciando quelle parole nel modo più veloce possibile, scacciando dalla sua testa i cattivi pensieri.
- Che?
- Ronnonèilpadre! – ribadì, più in fretta di prima.
- Hermione, non capisco… cosa stai dicendo… - mormorò la giovane Weasley, non consapevole di quali parole usare.
Via il dente, via il dolore.
- Ho detto che Ron non è il padre! – esclamò tutto d’un fiato.
Via il dente, via il dolore. Sì, un cavolo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Vi lascio qui in cima il link della mia nuova storia! Passateci se vi va :) Lo so che sono un po’ spudorata a chiedervelo, ma nelle note troverete le spiegazioni.
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2290339&i=1)
Vi auguro una buona lettura di questo capitolo intanto! ^___^

 
 
 
 
 
 
La prima cosa che Hermione pensò non appena la sveglia trillò con il suo dolce drin-drin, fu che aveva dormito sì e no due ore. Tra il pensiero di Draco al di là del muro della sua camera, il pensiero di Laurel, la sua piccola cuginetta, e al pensiero dei suoi genitori ai quali quella sera avrebbe rivelato la sua gravidanza, decisamente, chiudere occhio era stata un’impresa davvero ardua.
E non le faceva bene. Affatto.
Si sentiva come se fosse stata messa k.o da un pugile, per poi essere stata investita ripetutamente da un camion. Si stiracchiò, ripromettendosi di andare a letto prima quella sera per poter riposare meglio.
La seconda cosa che pensò fu che in casa, quella mattina, c’era troppo rumore. Più che rumore sembrava un grosso brusio che proveniva al di là della porta, ma al quale non sapeva dare un nome; ed era parecchio strano, dato che i suoi genitori le avevano detto che quella mattina sarebbero usciti per delle questioni urgenti da sbrigare. Tecnicamente non avrebbe dovuto esserci nessuno in casa, a parte lei.
A parte lei e Draco.
Draco.

Draco.

Draco e gli elettrodomestici.

Con un’improvvisa consapevolezza, Hermione si alzò dal letto, per poi lavarsi in fretta e furia e cambiarsi ancora più velocemente. Aveva un tremendo sospetto e sperava davvero tanto che quel dubbio fosse soltanto la sua apprensione, sempre troppo eccessiva.
La terza cosa che Hermione pensò – non appena aprì la porta della sua stanza – che, in quel momento, detestò con tutte le forze il fatto di aver avuto ragione.
- Ac…Cazzo! Merda!
Il brusio che sentiva non erano altro che le dolci imprecazioni che il Serpeverde stava lanciando.
- Fer…basta! Hei!
Hermione sospirò, indecisa se scendere le scale e andare a vedere cosa diavolo stesse combinando Draco, oppure farsi gli affari suoi e lasciarlo cuocere nel suo brodo.
- Porca miseria…Merda! Dov’è la mia bacchetta?
La Grifondoro alzò gli occhi al soffitto, ricordandosi di quando il giorno prima aveva sottratto la bacchetta a Draco, dopo che quest’ultimo aveva avuto la brillante idea di schiantare la macchinetta del caffè. Per fortuna era bastato un Reparo per rimetterla apposto, anche se non funzionava più così bene come prima.
- Merlino! Salazar! Godric!

Ah, beh…se Draco Malfoy era arrivato a invocare persino Godric Grifondoro la situazione doveva essere davvero grave.

- Stupido coso…fermati!
Dopo qualche altro secondo, Hermione decise di averlo fatto soffrire abbastanza. Con passo lento, trotterellò al piano di sotto, per poi andare ad aprire la porta della cucina, dalla quale provenivano i rumori.
- Malfoy, posso sapere cos’hai da grida… - non riuscì a completare la frase, perché  si ritrovò sommersa da un getto d’acqua ghiacciata.
- Granger! Fermalo, cazzo, fermalo!
- MALFOY! – non riuscì a trattenersi dal gridare, quando si ritrovò zuppa da capo a piedi, come un pulcino bagnato.
- Fermalo, per Salazar!
Hermione, con la vista appannata dall’acqua, si chiese se fosse meglio strangolare Malfoy subito o strangolarlo dopo. Quando poi vide la cosa che doveva fermare, ovvero il suo povero lavandino che schizzava acqua da tutte le parti, decise che lo strangolamento era una morte troppo caritatevole per il Serpeverde.
Con un grugnito ben poco femminile, afferrò la bacchetta e pronunciando una serie di incantesimi ridusse il gigantesco flusso d’acqua emesso dal rubinetto, fino a farlo affievolire del tutto. Asciugò con cura anche la cucina allagata (il livello dell’acqua era di circa cinque centimetri), sempre grugnendo e borbottando imprecazioni, mescolando le sue parole con gli incantesimi.
- Non so se essere più sorpresa dal fatto che tu abbia allagato la cucina o che tu abbia rotto un altro elettrodomestico. – biascicò a denti stretti, trattenendosi dallo schiantare quel cataclisma umano che ospitava in casa. Pronunciò un Reparo al lavandino, ma Draco doveva averlo danneggiato per bene, perché neanche l’abilità e la bravura di della giovane strega riuscirono a ripararlo.
Quando ebbe finito e non ebbe più niente con cui distrarsi per evitare di commettere un omicidio, Hermione si girò molto lentamente verso il Serpeverde, che non si era azzardato a emettere un singolo suono. Negli occhi scuri della ragazza, Draco poté leggervi un sadico desiderio di vendetta, e tutti i possibili modi per attuare quel piano.
- Non guardarmi così, Granger. – sbuffò, roteando gli occhi. – È stato un incidente.
- Un incidente? – gridò Hermione, alterata. – UN INCIDENTE? Così come è stato un incidente quello della macchinetta per il caffè, vero? Uguale per la lavatrice, il televisore, il tostapane…
- Bah…
- Piantala, Malfoy! – urò, isterica. – Non puoi continuare a distruggermi la casa, per Godric!
- Distruggerti la casa! Non sarai un tantino esagerata? Tanto poi si riparano no? – come a voler dar torto alle sue parole, il povero rubinetto del lavandino in quel momento sputacchiò delle piccole goccioline d’acqua, col chiaro intento di voler emettere il suo ultimo verso prima di passare all’altro mondo.
- Sei un disastro, Malfoy. – disse alla fine la ragazza. – Un totale disastro. Ora capisco perché vai male a Babbanologia.
- Stai zitta, Granger.
- No, tu stai zitto! – ribatté con ben poca originalità la Grifondoro.
- No, tu!
- Tu!
- L’ho detto prima io!
- Non m’interessa, stai zitto, Malfoy!
- No, tu stai zitta!
Sembravano veramente due bambini dell’asilo, mentre continuavano a ripetere quel “tu” con tono isterico. O almeno così parve alla zia di Hermione osservandoli incuriosita sulla soglia della cucina, con la piccola Laurel al suo fianco.
- No, t…Oh, zia Abigail! – esclamò Hermione, sobbalzando non appena la vide. – Non ti ho sentita arrivare!
- La porta di casa era già aperta. – diede la zia come spiegazione.
La Grifondoro si accigliò, ricordandosi di quante volte aveva detto ai loro genitori di stare attenti e di ricordarsi sempre di chiudere la porta. Non che zia Abigail non potesse entrare, ma dubitava che le visite di un possibile ladro si sarebbero rivelate altrettanto piacevoli.
- Sono contenta che siate arrivate!
Il volto di Hermione si aprì in un sorriso, osservando la cuginetta che però si nascose alla sua vista. Abigail la guardò, incuriosita e stranita dal suo comportamento.
- Hei, piccolina, ma che fai? Non saluti Hermione?
Laurel, contrariamente a quanto aveva sempre fatto – ovvero saltare addosso a Hermione non appena la vedeva – non si mosse di un millimetro. Rimase nascosta dietro le gambe della madre, facendo capolino soltanto con la testa.
- Laurel, vieni qui! – la incitò la ragazza, leggermente in apprensione. Che stesse forse male?
Dopo qualche minuto di situazione imbarazzante – in cui Abigail tentava di far spostare invano Laurel – Hermione si rese conto che forse la cuginetta era così diffidente per via di Draco.
- Lui è Draco. – si affrettò allora a dire, prendendolo per mano e facendolo avvicinare. Avvertì una stretta allo stomaco, quando percepì la sua mano irrigidirsi a quel contatto e nel vedere la smorfia che si formò sul viso del Serpeverde.
Trovandoselo davanti, la cuginetta arrossì furiosamente e si nascose completamente dietro la madre. La zia scoppiò a ridere quando comprese la situazione.
- Dai, Laurel, vieni qui. – la prese velocemente in braccio, in modo che non potesse più nascondersi. – Saluta il tuo nuovo amico.
La piccola boccheggiò, rossa come un pomodoro, prima di balbettare un piccolo “ciao”.
- Ciao. – rispose Draco, inarcando un sopracciglio, incuriosito dalle sue reazioni.
A quel saluto, la bambina parve acquistare un briciolo di sicurezza e sorrise, con gli occhi verdi che avevano preso a brillare. Si agitò tra le braccia della madre per scendere e osservare Draco con curiosità.
- Bene, Hermione, io devo andare. Sei sicura che non sia un problema se Laurel rimane qui?
- Ma figurati, non pensarlo nemmeno! – replicò con tono deciso la nipote, mentre Laurel finalmente correva ad abbracciarla. – Io e Laurel abbiamo tante cose da fare, giusto?
- Giusto! – rispose la bambina con voce squillante.
- D’accordo allora…A dopo Hermione…Paco… - li salutò, sorridendo. – Ciao, piccolina, torno più tardi.
Paco?
- Ciao, zia! – esclamò Hermione, sperando di coprire col suo tono di voce le imprecazioni borbottate dal ragazzo e le sue minacce di sterminare tutta la razza di Babbani incompetenti che non hanno un minimo di cervello.
- Li schianto! Giuro che li schianto prima o poi! – esclamò Draco a Hermione non appena la zia si chiuse la porta alle spalle. Al che, la piccola Laurel lo osservò incuriosita per quello strano uso di parole, inclinando la testa di lato.
- Su, su non ti arrabbiare…Paco. – lo prese in giro la Grifondoro, mentre ridacchiava e Laurel – anche se non aveva capito cosa ci fosse di così divertente – si unì alla sua risata.
 
 
 


 
 
- Tua madre è insopportabile!
- Mai quanto tuo padre!
- Mio padre è la persona più gentile del mondo!
- Beh, non con me! E poi tu cos’hai da dire su mia madre? Lei è gentile, altro che tuo padre!
- Sì, certo, gentile quanto uno Schiopodo! Mi ha praticamente affatturato con lo sguardo!
- Ma non è vero!
- Invece sì!
- Invece no!
- Oh, stai zitto, Blaise! Ho ragione io!
Il ragazzo sbuffò, alzando gli occhi al cielo, sapendo già che non c’era da discutere molto quando Daphne decideva che aveva ragione. E non c’era nemmeno da discutere quando la Serpeverde aveva un evidente diavolo per capello, che si era insinuato dentro di lei a causa di quello che era successo il giorno prima. Blaise sospirò, mentre osservava la sua figura slanciata fare un solco nel tappeto, e che lanciava delle velate imprecazioni contro non si sa bene che cosa.
- Maledetto Natale… - riuscì a udire, probabilmente riferendosi ai festeggiamenti della sera prima.
Le loro famiglie erano molto amiche, fin da tempi immemori e per Natale si erano sempre ritrovate organizzando un gigantesco banchetto che avrebbe potuto sfamare tutta la popolazione di Hogwarts. Anche quell’anno era andata nello stesso modo: peccato che ci fosse stato un minuscolo problema.
- È stata tutta colpa tua! – lo accusò Daphne, che evidentemente aveva ancora voglia di litigare. – Tu hai avuto l’idea di…di…di… - arrossì leggermente non trovando le parole.
- Di intrattenerci con qualcosa che non prevedeva le chiacchiere? È questo che cerchi di dire, Daphne? – la canzonò, avvertendo il suo disagio.
- Non volevo dire questo! Io…oh, insomma, ci credo che poi mio padre ti voleva uccidere! Sei tu che l’hai provocato!
- Ci stavamo solo baciando, Daphne! Non è una buona ragione per puntarmi la bacchetta alla gola! – replicò, ricordando la sensazione spiacevole che aveva provato, quando aveva seriamente pensato che la sua vita fosse finita. – E poi non capisco che problema abbia. – continuò il ragazzo. – Mi conosce da quando ero un bambino, lo sa che non ti farei mai del male!
- Non è per questo che ti ha puntato la bacchetta alla gola. – sbottò Daphne, sedendosi accanto a lui.
- Cosa vuoi dire?
- Mio padre sa che saresti un buon compagno, come ti definirebbe lui, ma è fissato con…insomma…con il fatto che le ragazze devono mantenersi pure fino al matrimonio o cose del genere…
Blaise scoppiò a ridere.
- Stai scherzando, vero?
- Non è colpa mia se mio padre è uno all’antica!
- Non intendevo in quel senso, Daphne. – spiegò con calma, incastrando le dita tra i suoi capelli biondi. – Stai scherzando sul fatto che credi che questa sia la ragione per cui tuo padre si sia arrabbiato.
- Eh?
- Daphne, a tuo padre non importa la regola del matrimonio o quella cosa lì! Non si è arrabbiato per quello ieri!
- Vuoi dirmi che non conosco mio padre? – Daphne assottigliò lo sguardo, mentre Blaise alzava gli occhi al cielo.
- Sto soltanto dicendo…che tuo padre è semplicemente geloso della sua bambina. – concluse il Serpeverde, avvicinandosi a lei.
- Ti sbagli, non è così. – rispose con voce improvvisamente secca. – Mio padre non è geloso di me. – replicò con voce dura e stranamente furiosa.
- E come puoi esserne sicura?
- È con Astoria che lui ha questo comportamento. – sussurrò la ragazza qualche istante più tardi. – È lei che guarda sempre, che controlla, che tratta con affetto smisurato, che…preferisce. – spiegò la Serpeverde con una punta di amarezza. – A lui non importa di me.
- Daphne…tuo padre non preferisce Astoria a te. – cominciò a spiegare con calma.
- Non trattarmi come se fossi una bambina, Blaise. Conosco mio padre e ho visto i diversi comportamenti che assume quando è con me o con mia sorella. – ringhiò, quasi con rabbia.
- E allora perché avrebbe dovuto avere quella reazione, quando ci ha visto insieme?
- Non lo so. Forse l’ha fatto solo per… far vedere agli altri che gli importa… - borbottò a voce bassa.
Blaise soffocò una risata sui suoi capelli, facendola rabbrividire.
- Come sei ingenua, Daphne, a volte.
Lei gli conficcò una gomitata nello stomaco.
- E sei anche manesca. – imprecò Blaise, stringendo i denti per il dolore.
- Non sono affatto ingenua. – replicò, punta sul vivo.
- Daphne, tuo padre ti adora. Semplicemente non ha idea di come comportarsi con te; forse ti sembra che sia distante, ma in realtà non sa come avvicinarti.
- E tu cosa ne sai? – domandò, stupita dalla sua domanda e dal tono di voce che stava usando.
- È successo anche a me. – rispose dopo parecchi minuti, con voce bassa e pacata. – Non è facile starti vicino, Daphne.
- Che stai dicendo, Blaise? – avrebbe dovuto offendersi per quell’affermazione, ma il Serpeverde non sembrava in alcun modo intenzionato a ferirla, motivo per cui non si allontanò.
Il ragazzo osservò per un po’ lo scoppiettare del fuoco di fronte a lui, prima di rispondere.
- Tu allontani le persone, Daphne. Dall’esterno sembra che tu sia fredda come il ghiaccio, e che tu non provi niente. La gente non sa come comportasi con te, neanche tuo padre. Ma questo non vuol dire che non ti voglia bene.
Questa volta, le parole del ragazzo la ferirono. Si scostò da lui, arrabbiata e delusa, e la mano di Blaise che le accarezzava i capelli cadde nel vuoto.
- Grazie, che bel complimento. – stava per rialzarsi e andarsene da lì, quando le braccia di Blaise la strinsero da dietro e il suo respiro s’infranse sul suo orecchio.
- Ho detto dall’esterno. – sussurrò, con voce dolce. – Ma dentro, Daphne, sei molto di più. Sei come un’esplosione di colori, di emozioni. Travolgi le persone, le ammali e non te ne rendi neanche conto.
- Non dire sciocchezze, Blaise. – sbottò la ragazza, rabbrividendo tra le sue braccia.
- Mi hai travolto tante di quelle volte, Daphne, in questi anni. – confessò.
La ragazza sussultò, evidentemente sorpresa per quella sua confessione.
- Ma tu mi ignoravi, sempre. Soltanto quando siamo entrambi diventati amici di Draco, allora hai cominciato a considerarmi. Per quanto possa essere strano è stato lui il nostro collante, altrimenti non mi avresti mai neanche degnato di uno sguardo.
- Non è ver…
- Non mentire. – la interruppe, mentre le sue dita disegnavano ghirigori sulla sua pancia, al di sopra della sua felpa. – Lo sai che ho ragione… - si bloccò un attimo, quasi indeciso se continuare o no a parlare. – Mi consideravi quasi quanto un soprammobile, Daphne. Le uniche volte in cui mi rivolgevi la parola era quando facevo qualcosa di stupido e tu mi rimproveravi.
La Serpeverde rimase in silenzio qualche secondo prima di metabolizzare le parole e capirne il senso.
- Quindi…quando…ti comportavi da idiota, lo facevi solo per attirare la mia attenzione?
- Più o meno. – rispose il Serpeverde, ridacchiando.
Poteva sembrare una cosa stupida, ma a Daphne parve una delle più sincere dimostrazioni d’affetto.
- Eri sempre così lontana… - riprese Blaise. - …mi sembravi così irraggiungibile…Perfino quando eravamo bambini mi sentivo sempre in soggezione. – Si interruppe un secondo, indeciso se continuare a parlare. – Tanto che…ero arrivato a….
- A? – non riuscì a trattenersi dal chiedergli.
- Ti ho odiata tanto. – confessò infine, sputando quelle parole come se fossero acqua ghiacciata. E forse l’acqua ghiacciata avrebbe ferito meno la Serpeverde, meno di quanto fece quella confessione.
La ragazza sussultò, lottando contro l’istinto di allontanarsi il più possibile da quel divano, cosa che, comunque, non avrebbe neanche potuto fare perché le braccia di Blaise la tenevano ben ancorata lì dov’era.
- O almeno…ho creduto di odiarti…Poi…poi mi è passata, quando ho accettato l’idea che non t’importasse niente di me. Mi ero messo il cuore in pace, ecco… Ma poi…. poi l’altra sera hai tentato di baciarmi io…ho creduto di impazzire, dico sul serio.
La Serpeverde arrossì violentemente a quelle parole e tentò di districarsi del suo abbraccio, per poterlo guardare in faccia. La presa ferrea di Blaise glielo impedì.
- Non riuscirei a dirti queste cose, guardandoti negli occhi. – spiegò, quasi a mo’ di scusa.
- Blaise? – lo richiamò, deglutendo.
- Sì?
- Non…io…non volevo farmi odiare. – sussurrò, con tono amareggiato. Le sue parole assomigliavano tanto a delle scuse, o almeno ne avevano la parvenza.
- Non importa, Daphne. Non importa più.
- Importa invece! – si voltò di scatto, prendendolo talmente alla sprovvista che Blaise non riuscì a fermarla. - Io non voglio farmi odiare, Blaise! Eppure lo faccio senza neanche rendermene conto! Ho allontanato tutti, ho allontanato mio padre, mia madre, te e….forse anche Pansy! Mi sento una cacca di drago, un…
Blaise ridacchiò: tipico di Daphne mettere delle parolacce in un discorso serio.
- Cos’hai da ridere? – chiese, stizzita. Lei stava facendo un discorso profondissimo e impeccabile, in cui ammetteva di avere qualche piccolo minuscolo difettuccio e lui…? Ridacchiava? – Beh? Mi trovi divertente?
Blaise smise di ridere e, invece di risponderle, le prese il viso tra le mani avvicinandosi e facendola andare in autocombustione.
- Non importa se allontani le persone, perché poi riesci ad avvicinarle in meno di un secondo.
- Ma che d-d-dici? – borbottò, scostandosi. – Hai appena detto che allontano le persone e…
- E poi le avvicini, senza rendertene conto.
- Non credo che sia vero, Blaise. – ed era seria. Non ricordava neanche una minima volta in cui lei aveva cercato di avvicinarsi a qualcuno, cercando di essere gentile.
- Quando mi hai costretto a venire con te, per mettere quella stupida ricerca nell’ufficio della McGranitt. Cercavi un’avventura, probabilmente, ma so che l’hai fatto anche per Pansy. – cominciò a elencare il Serpeverde. – Quando sei andata dalla Granger, Daphne. Merlino, credevo fossi impazzita in quel momento. L’hai fatto per Draco, ed è stato il gesto più coraggioso che potessi fare.
- E tu come fai a saperlo?! – sbottò allucinata.
- Me l’ha detto Draco, ieri mattina, prima di partire. Mi sembrava parecchio incazzato in effetti. – La ragazza deglutì: se c’era una cosa che la spaventava era dover discutere con un Draco Malfoy arrabbiato.
- A me non ha detto niente. – borbottò.
- Penso che lo farà presto allora. – ridacchiò Blaise. – Comunque, hai capito cosa cerco di dirti?
- No, Blaise. Secondo me stai facendo un discorso senza senso: io non sono mai stata gentile con nessuno, a parte voi! E non tirare in ballo il fatto che ho aiutato Draco o Pansy, perché loro sono i miei migliori amici ed è una cosa normale che…
- Vuoi un altro esempio? Quando qualche settimana fa hai aiutato Theodore a finire i compiti. – riprese allora il Serpeverde. – Ti sei lamentata per un’ora per la sua inettitudine, ma l’hai aiutato, e sei rimasta sveglia fino a tardi per farlo.
- Sì, ma…
- Niente ma, Daphne, ho ragione io. – concluse il Serpeverde, che rischiava di perdersi nel suo stesso discorso.
- Bah…
- E comunque mi ha dato fastidio. – ammise Blaise, quasi sovrappensiero.
- Che tu abbia ragione?
- No, che tu abbia aiutato Theodore.
Daphne lo guardò come se fosse impazzito.
- Ma hai appena detto che sono stata gentile e…!
- Non quello! – la interruppe. – Mi ha dato fastidio che tu sia rimasta sveglia con lui fino a tardi!
- Stavamo facendo i compiti! – replicò Daphne, arrossendo e sconcertata dal fatto che Blaise avesse seguito così puntigliosamente tutte le sue mosse.
- Mi ha dato fastidio lo stesso! Mi sembra ovvio!
- Non è ovvio. – brontolò la ragazza, che non davvero non riusciva a concepire di come Blaise potesse essere geloso di Theodore.
- Certo che lo è. – replicò il Serpeverde. – E poi ha una cotta per te.
- Chi?
- Ma come chi, Daphne? Sto parlando di Theo!
- …Io…non è vero!
- Sì, che è vero! Ti guarda come ti guardo io! – Daphne inarcò un sopracciglio, interrogativo.
- Stai scherzando, vero?
- No, che non scherzo! Anzi, mi farebbe piacere se tu d’ora in poi non gli lo aiutassi più fino a tardi con i compiti…insomma…
- Cosa?!
- Non è che ti voglio proibire nulla, ma…
- Questa cosa è ridicola, Blaise. – sentenziò alla fine Daphne.
- Non è ridicola. – replicò con una voce che la ragazza non gli aveva mai sentito.
C’era qualcosa, nello sguardo del Serpeverde, che fece capire a Daphne che lui non stava affatto scherzando.
Era geloso sul serio.
– Theodore non prova nulla per me. – disse alla fine la Serpeverde, sorridendo. Il ragazzo stava per replicare, ma lei lo interruppe prima che avesse la possibilità di dire qualunque cosa. - …e comunque, io non provo nulla per l…
Il lui finale fu soffocato dallo scontro delle loro labbra. Daphne aggrottò le sopracciglia, stizzita per non aver potuto finire il suo discorso, ma quando Blaise l’afferrò per i fianchi e la baciò con più convinzione, decise che poteva anche tacere e fare a meno delle inutili parole.
 
 




- Questa situazione è insostenibile, Granger, INSOSTENIBILE!
- Malfoy, calmati, non…
- NON OSARE DIRMI DI CALMARMI!
- Non urlare!
- Ti rendi conto di cosa sta facendo? TE NE RENDI CONTO?
- Ti ho detto di non urlare!
- Porco Merlino, Granger, ma mi ascolti? Smettila di dirmi che non devo urlare, perché se ho voglia di farlo lo faccio! E NE HO TUTTO IL DIRITTO!
- Santo cielo… - borbottò Hermione, massaggiandosi le tempie.
- Ti sia chiaro una cosa, Granger. – sibilò Draco con un’espressione allucinata in volto. – Il fatto che tu mi abbia sequestrato la bacchetta e io non possa in alcun modo oppormi, non mi impedirà di strangolarti con le mie mani, se non ordini a quella peste di darsi una calmata!
Dall’espressione del biondo, Hermione capì che l’avrebbe strangolata sul serio se non l’avesse ascoltato.
- Ma….! Laurel non ha fatto niente di male!
- NIENTE DI MALE? PERCHÉ TI SEMBRA NORMALE COLORARMI LA FACCIA?!
- Non urlare, Malfoy! – esclamò Hermione, alzando il tono di voce. – E poi Laurel non ti ha colorato!
- Oh, certo! – fece Draco con voce stridula. – Mi ha SOLTANTO gettato in faccia le sue schifose tende!
- Tempere, Malfoy. Tempere, non tende!
- Non m’interessa!
Hermione deglutì, osservando l’inquietante vena sul collo di Draco che pulsava impazzita.
- Non l’ha fatto apposta. – borbottò la Grifondoro, difendendo la cuginetta, anche se l’espressione omicida di Draco le impedì di aggiungere qualunque altra cosa. – E comunque non puoi urlare così, quando c’è mia cugina!
- Tua cugina è pazza, Granger! Pazza! Non è normale che l’unico momento in cui non mi sfrutta è quando va in bagno!
- Ti sfrutta? – domandò Hermione esasperata. – Vuole solo giocare con te!
- Quella non vuole solo giocare con me! È…è…pazza!
- Senti, Malfoy, non ti azzardare a…
Quello che Hermione voleva dire, venne bloccato sul nascere dallo scatto repentino di Draco. Le si avvicinò talmente tanto che ebbe bisogno di piegare la testa per poterlo guardare negli occhi: Hermione non fece neanche in tempo ad arrossire, perché il Serpeverde le afferrò il mento con così tanto forza, che il dolore superò l’imbarazzo.
- No, ascoltami tu, Granger. – sibilò, con voce glaciale, bloccando i suoi deboli tentativi di liberarsi. – Io ho accettato di venire qui, ho sopportato le stupidaggini di tua nonna, gli sguardi di tuo padre, i tuoi parenti completamente pazzi, gli elettrocosmetici, e questo è ancora niente, visto che devi parlare della gravidanza ai tuoi genitori! – strinse di più la presa sul suo mento, mentre la ragazza mugolava di dolore.
- Malfoy, mi fai male. – ansimò, cercando di spostarsi.
- Hai detto bene, Granger. Malfoy, io sono un Malfoy, vedi di ricordartelo. E ti giuro che se qualcuno della tua famiglia prova di nuovo a umiliarmi in questo modo, troverò il modo di fargliela pagare, con o senza bacchetta. Ci siamo capiti, Granger?
Hermione boccheggiò, a corto d’aria.

Umiliazione

Era questo che aveva provato Draco quando Thomas gli aveva tirato i piselli in faccia? Quando Laurel lo aveva schizzato con le tempere?

- Lasciami, Malfoy, ho capito. – rispose, divincolandosi.
- Lo spero per te. – la bloccò il Serpeverde.  – E ora ridammi la mia bacchetta.
- No! – esclamò Hermione, terrorizzata. Non era affatto sicura di quello che avrebbe potuto combinare Draco con l’uso della magia a disposizione.
- Sono venuto qui, Granger. Ti rendi conto? Io, un Malfoy, un purosangue, mi sono abbassato a venire in una casa piena di sudici Babbani! – gridò improvvisamente, indurendo lo sguardo come non mai. – E tu non devi azzardarti… - la sua voce abbassò il volume, ma conteneva una nota talmente piena di disprezzo e rabbia che Hermione rabbrividì. – …a prendermi la bacchetta. Ne va del mio onore di mago. La rivoglio, immediatamente.
- Non mi fido a lasciartela! – esclamò la Grifondoro, testarda. – Hai provato a far del male alla mia famiglia, non posso permettermi di correre un simile rischio!
A quelle parole, Draco le lasciò il mento, facendole tirare un sospiro di sollievo che durò ben poco, dato che le sue mani corsero a serrarle i polsi.
- Malfoy, mi fai male! Las…
- Se tu non mi restituisci immediatamente la bacchetta, giuro che sarà la tua cara cuginetta a stare male.
- Non…non oseresti … - ringhiò Hermione tra i denti.
- Ridammi la bacchetta!
- No!
- Devo dedurre che la mia bacchetta è più importante di tua cugina? Merlino, Granger, non credevo che la tua famiglia contasse così poco.
- Chiudi quella bocc…
- Vi state baciando?!?
La voce acuta e cristallina interruppe la loro discussione.
I due ragazzi si guardarono confusamente, chiedendosi chi dei due avesse parlato. Poi, quasi in sincrono, si voltarono verso la piccola Laurel, che si precipitava verso di loro.
- Vi stavate baciando, vero? VERO? Mamma mi ha detto che quando due persone sono vicine vuol dire che si vogliono bene e si scambiano gesti d’affetto, come i baci! – spiegò la bambina, allegra. I due ragazzi fecero entrambi un balzo all’indietro a quelle parole.
- Ehm…Uhm…n-no… - borbottò Hermione, arrossendo come un pomodoro.
- No, infatti. – la interruppe brusco Draco, con un tono di voce che fece voltare nella sua direzione la bambina. – Stavamo litigando.
 - Ma…ma perché?! – strillò la piccolina, mentre le venivano le lacrime agli occhi. – Io non voglio che litighiate!
Hermione guardò Draco malissimo, chiedendosi dove volesse andare a parare.
- Vedi, Laurel… - spiegò il Serpeverde con calma, calcolando bene le parole. – Tua cugina mi ha rubato una delle cose più preziose che ho e non vuole restituirmela.
La Grifondoro boccheggiò. Quel…quel…stava usando l’ingenuità di sua cugina per riavere la sua bacchetta?! Quel…Serpeverde!
- Hermione! – esclamò Laurel, guardandola ad occhi spalancati. – Ma tu mi hai sempre detto che non si fa!
Alla Grifondoro sarebbe quasi venuto da ridere se non avesse sentito le mani formicolare per la rabbia: sua cugina che la rimproverava era una cosa che non avrebbe mai potuto credere possibile.
- Infatti, Laurel. Diglielo a tua cugina. – brontolò Draco, con lo sguardo pieno di rabbia. – Sappi che mi sta facendolo molto male a causa di questo furto.
La ragazza alzò gli occhi al soffitto, indecisa se mettersi a ridere per la smania con cui Draco faceva di tutto per prendersi la sua bacchetta – chiedere aiuto a sua cugina di dieci anni! – oppure se strangolarlo seduta stante e metterlo a tacere per sempre.
- Hermione! – ripeté la cuginetta.
- Laurel, non…non devi ascoltarl…
- Ma perché gli hai rubato una delle sue cose più preziose? – domandò, stranita dal comportamento della cugina più grande.
- Perché è malvagia, ecco perché! – sentenziò Draco. – Vuole condurre anche te sulla via del male! – esclamò poi con enfasi.
- Hermione, penso che dovresti restituirgli ciò che gli hai preso.
- Infatti! Ma che esempio dai a tua cugina? – ironizzò Draco, guardandola con un’espressione indecifrabile.
Hermione boccheggiò. Quella serpe…l’avrebbe schiantata non appena Laurel si fosse voltata. Come si permetteva si raccontare simili fandonie?! Alla sua cuginetta, poi!
- Io…io… - borbottò, non sapendo cosa dire.
Ridare la bacchetta a Draco era fuori discussione. Ma non restituirgliela significava dare un cattivo esempio alla sua cuginetta, alla quale aveva sempre ripetuto fino allo sfinimento quanto rubare la merenda ai proprio compagni di classe fosse moralmente sbagliato. Con i nervi a fior di pelle, decise allora di prendere dalla tasca dei pantaloni quel bastoncino di legno, che aveva nascosto.
- Eccola qua, furetto! – gliela lanciò bruscamente, mancando di poco la testa. Avrebbe tanto voluto chiamarlo stronzo, ma la presenza di Laurel le impedì di dare aria a tutte le parolacce che aveva in mente.
Il ghigno che si formò sulle labbra di Draco la fece amaramente pentire di aver ceduto così facilmente.
- Che cos’è? – chiese la bambina, osservando curiosa l’oggetto tra le mani del ragazzo.
- Niente che sia affar tuo. – la zittì Draco, ancora arrabbiato.
- Draco intende dire… - si affrettò Hermione a correggerlo. - …che non è niente di cui ti debba preoccupare. – sorrise, guardando la cuginetta non pienamente soddisfatta della risposta.
- Torniamo a giocare? – chiese infine Laurel.
- Ma certo!
- Assolutamente no!
Draco e Hermione risposero all’unisono con due affermazioni completamente opposte.
- Non pensarci neanche, Granger. Io non ci gioco più con le tenten! – sibilò.
- Tempere, Malfoy, tempere!
- Quello che è!
Dopo aver tirato un forte sospiro, Hermione fissò la piccolina, mentre un’idea le passava per la testa.
- Laurel, perché non leggi anche a Draco la storia che hai scritto?
Sì, quello era un compromesso perfetto: aveva trovato il modo per impegnare la bambina, senza che Draco andasse in escandescenze e senza la possibilità che eventuali colori finissero sul suo viso.
La cuginetta s’illuminò.
- Sì! Vieni, Paco! – afferrò per la mano il Serpeverde, prima che quest’ultimo se ne rendesse conto e prima che potesse sottrarsi a quella stretta ferrea. Era talmente concentrato sui quintali di sapone con cui avrebbe dovuto lavarsi le mani che non fece neanche caso al fatto che il suo nome fosse stato pronunciato erroneamente per la millesima volta.
Hermione li seguì in salotto, sedendosi poi sul divano, pronta ad ascoltare la storiella di Laurel.
La cuginetta intanto aveva già presi tutti i fogli, sopra ai quali aveva scribacchiato il suo capolavoro.
- Tu hai scritto una storia? – borbottò il Serpeverde, profondamente scettico.
- Certo che l’ha scritta. – rispose Hermione al posto di Laurel.
- Da grande diventerò una scrittrice! – trillò la bambina, saltellando davanti a loro.
La Grifondoro si mosse irrequieta sul divano, rendendosi conto che improvvisamente l’aria si era fatta irrespirabile.
- Allora… - cominciò Laurel. - …c’era una volta una fanciulla, che viveva in una casa nel bosco. – si schiarì la voce, mentre le sopracciglia di Draco, se possibile, si arcuavano ancora di più. – Un giorno perse il suo adorato coniglietto, Timmy, e allora chiese alla fata del bosco di aiutarla a ritrovarla.
Draco inclinò la testa di lato, chiedendosi chi a dieci anni potesse mai scrivere cose simili. Hermione, invece, sorrideva, come se la storia di Laurel fosse davvero un magnifico capolavoro da non perdere assolutamente.
- Ma in realtà la fata era cattiva e imprigionò la ragazza all’interno del suo antro.
- Perché mai dovrebbe farlo? – non riuscì a trattenersi dal chiederle Draco.
- Perché è cattiva! – Laurel gonfiò le guance, arrossendo. – Perché in realtà lei non è una fata, ma una strega!
- Ah, ecco. Ora si spiega tutto.
- Continua, Laurel. – la incitò Hermione, tirando un calcio a Draco.
- Per mesi e mesi rimase rinchiusa nella prigione della fata/strega, senza neanche più la compagnia del suo coniglietto finchè…
Laurel fece una pausa d’effetto.
- Finché? – la incitò la cugina.
- Finché un bellissimo principe col cavallo bianco non venne a salvarla, uccidendo la fata/strega!
Draco sbatté le palpebre, perplesso.
- Così, dal nulla? Senza neanche prima introdurlo con una descrizione iniziale?!
Laurel lo fissò, mentre arrossiva. Hermione, intanto si schiaffò una mano sul viso.
- Vado a preparare la cioccolata. – disse, cercando una scusa per alzarsi e pestare il piede del Serpeverde. – Torno subito.
- Ahia, Merlino! Sei impazz…
- Tu, Draco, resta qui a finire di sentire il racconto di Laurel. – sibilò la Grifondoro a denti stretti. – E tieni a freno la tua stupida lingua.
Il ragazzo fece un gestaccio, ma lei non vi badò, andando verso la cucina.
- Quanto manca? – chiese allora il Serpeverde in modo così brusco che gli occhi di Laurel s’inumidirono.
- P-poco. – borbottò, triste che il suo racconto non le piacesse.
- Cioè, ehm…non voglio dire che… - tentò di correggersi Draco, vedendo la sua espressione. Ci mancava solo che si mettesse a piangere.

Poi chi la sente quella pazza psicotica della Granger.

- Insomma, continua. – ordinò, di malumore.
La bambina si schiarì nuovamente la voce.
- Dopo che la fata/strega fu sconfitta il principe portò la fanciulla al suo palazzo e, davanti a tutti, la baciò. – Laurel arrossì ancora di più, mentre Draco alzava gli occhi al soffitto, chiedendosi quanto mancasse alla fine. – E in quel bacio misero tutto! Le loro emozioni, i loro sentimenti, i loro cuori, le loro speranze, il loro futuro…

Tutta questa roba dentro a un bacio?

- …i loro occhi, i loro colori, il loro naso, le loro orecchie, le loro ciglia…

Naso, orecchie, ciglia?

- …i loro profumi, i loro odori, la loro bocca…

La bocca è l’unica cosa sensata dell’elenco.

- …i loro pensieri, la loro mente, i loro oggetti, il loro festino…

Festino?

- Cioè, no, volevo dire…destino! – si corresse la piccolina. – Comunque…dicevo…la loro casa, il loro coniglietto, i figli del coniglietto…

Coniglietto?

- …E dopo quel meraviglioso bacio che sembrò infinito…

Sembrò???

- …si guardarono negli occhi e capirono di amarsi.

Ah, beh, certo. Tutto questo ha MOLTO senso.

- Fine.
- F-fine? – non poté fare a meno di balbettare Draco, chiedendosi dove mai avesse tirato fuori una simile schifezza.
- Ti piace?! – trillò Laurel, battendo le mani e saltellando in attesa del suo giudizio.
- Uhm…ah…ehm…

No, per niente.

- …Era…molto…

Stupida.

- …ehm…originale, ecco.

Sì, originale un emerito calderone! Il mio gufo saprebbe fare di meglio!

- Non sembri molto sincero. – gli fece notare la bambina, tutt’altro che stupida.
- Io sono…molto…ehm…moltissimo…sincero. – tirò quelle parole a forza fuori dalla sua bocca.
- Sicuro? – domandò Laurel spalancando i suoi grandi occhioni.
- Sì, sono sicuro. – disse Draco, stavolta senza tentennamenti. – Una delle più belle storie che abbia mai sentito. – mentì spudoratamente, sperando che ci credesse.
Ora, non immaginava di certo che Laurel capisse quanto in realtà la storia non gli fosse piaciuta e non immaginava nemmeno che credesse alla sua totale sincerità. Si aspettava semplicemente che la bambina annuisse e smettesse di parlare.
Di certo non poteva prevedere che le sue guance si colorassero di un rosso vivo e lei cominciasse a urlare, mettendosi le mani davanti al volto.
- Hei…ehm…oh! Cioè, io… - provò a dire, cercando di capire cosa avesse detto di male.
La bambina non lo ascoltò neppure, continuando a urlare, per poi scappare dall’altra parte della stanza e chiudersi nel ripostiglio.
Draco rimase semplicemente immobile, sbigottito.
- Che succede? Perché Laurel ha urlato?! – Hermione riemerse dalla cucina, con le mani sporche di cioccolata.
Il Serpeverde sbatté le palpebre, non sapendo bene cosa rispondere.
- Non ne ho idea, Granger. Sennonché, questo dimostra che tua cugina è una paz…
- Cosa le hai fatto? – ringhiò la strega, pronta a tirare fuori la sua bacchetta.
- Io non ho fatto niente! – replicò stizzito e indignato.
Per Salazar! Lui si era anche sforzato di mentire per fare contenta quella mocciosa! E adesso non solo l’aveva fatta urlare – chissà per cosa poi – ma doveva pure sorbirsi le minacce isteriche della Grifondoro.
- Qualcosa le hai sicuramente fatto se lei ha urlato! E…dov’è poi?! – gridò.
- Si è chiusa nello sgabuzzino.
Un’ombra di puro terrore passò sul volto della ragazza.
- Si è…chiusa? – domandò in un sussurro.
- Sì.
Con uno scatto degno di un felino, Hermione si precipitò verso la porta del ripostiglio, girando la maniglia che – neanche a dirlo – era bloccata.
- Laurel, apri la porta. – scandì la ragazza con inquieta calma.
Al di là del legno, nessuna risposta. Hermione udì soltanto un maledetto silenzio inquietante, mentre il cuore cominciava a batterle furiosamente nel petto e l’agitazione prendeva il sopravvento. La paura arrivò talmente forte e improvvisa che per un attimo fu incapace di ragionare e l’unica cosa che riuscì a fare fu battere un pugno sulla porta del ripostiglio.
- Laurel! – urlò di nuovo.
- Granger, lascia stare, se si è chiusa lì dentro vuol dire che vuole rimanerci no?
- Stai zitto, per Godric! Apri questa porta, Laurel!
- Granger, ti dai una calmata? Cosa Merlino ti pren…
- Laurel, apri subito! Immediatamente!
Il Serpeverde ammutolì. Non tanto per l’ottava che la voce di Hermione aveva raggiunto, quanto per il suo tono.
Era autoritario, non ammetteva repliche.
Ed era spaventato, disperato, distrutto.
La Grifondoro stava per tirare fuori la sua bacchetta, quando la serratura scattò e la bambina timidamente si affacciò alla porta.
- Laurel! – esclamò Hermione, con una voce che Draco non riconobbe. – Non farlo mai più, capito? Hai capito, Laurel?! – Per un attimo il Serpeverde vide la mano della ragazza alzarsi come se volesse colpire la cuginetta, ma l’attimo dopo Hermione stava abbracciando la bambina come se non la volesse lasciare mai più.
- Scusa. – sussurrò la piccola, non sottraendosi a quella stretta disperata.
- Perché hai urlato? – ansimò la Grifondoro, con il panico ancora ben evidente nella sua voce.
- Io…io… - borbottò la bambina, guardando Draco che le restituì uno sguardo scocciato. – Lui…io…
- Cosa, Laurel, cosa ha fatto? – chiese, passando in rassegna tutti i modi in cui avrebbe torturato Malfoy non appena lo avesse avuto tra le mani e non appena avesse scoperto cosa avesse fatto.
- Mi…mi ha fatto un complimento! – borbottò, tirando su col naso e arrossendo e avendo il potere di ammutolire Hermione.
Stavolta fu il turno della Grifondoro di sbattere le palpebre.
- Ha detto che la mia storia era una delle più belle che aveva sentito. – sussurrò la bambina, rossa come un pomodoro.
- Ah. – fu tutto quello che la ragazza riuscì a dire.
- Mi batteva tanto tanto tantissimo forte il cuore. – confessò la piccola a bassa voce, diventando quasi viola per il rossore.
- Oh. – borbottò Hermione quando capì.

Per Godric.

Ora si spiegava perché Laurel, quando quella mattina aveva visto Draco per la prima volta, si era nascosta dietro la sua mamma e questo spiegava perché per tutto il pomeriggio fosse stata molto più pestifera del solito. Cercava di attirare la sua attenzione.

Per Godric.

- Uhm…Draco ti ha detto così…perché lo pensava sul serio, giusto?
Guardò il ragazzo, che ricambiò il suo sguardo con espressione allucinata.
- Certo che lo pensavo. – rispose a denti stretti. – Io non dico mai bugie.
Hermione, a quell’affermazione, avrebbe avuto parecchie cose da replicare, ma non era proprio il momento.
- Tieni. – borbottò Laurel improvvisamente, allontanandosi da Hermione e porgendo un foglietto al Serpeverde, che, incuriosito, lo prese.

T.V.1.K.D.B!

Draco spalancò gli occhi, trattenendosi dal fare la stessa cosa con la bocca.

Oddio…ma che lingua è?

Tanti…Volumi…1 Kilo Di Babbani…?

I Babbani comprano un Kilo di volumi?

- Ehm…ehm… - borbottò Draco, sforzandosi di decifrare quella strana scrittura.

Deve essere chiaramente un messaggio in codice.

Tante…variate…Diete…Babbane…?

No, quella K però…

T.V.1 =KDB

K è la costante…

K =DB*1

…..?!

Si schiarì la voce, passandosi una mano tra i capelli.
- Ti voglio un casino di bene. – tradusse Hermione al posto suo, confondendogli le idee. – Nelle scuole prolifera questo tipo di scrittura ultimamente. – spiegò, alzando le spalle e fissando quel biglietto con uno strano sguardo.
- C-come?! – esclamò il Serpeverde sbigottito. Non era facile sorprendere Draco Malfoy: Laurel c’era riuscita bene tre volte quel giorno.
Hermione sospirò, sventolandosi teatralmente una mano davanti al viso.
- Senti, Malfoy… - sussurrò a voce bassa, in modo che Laurel non potesse udirli. - …mia cugina ha una momentanea e passeggera infatuazione per te, quindi vedi di essere carino con lei, chiaro?
- EH?! – urlò, senza farsi alcuno scrupolo. Lo sguardo di Draco, se possibile era ancora più sconvolto di prima.
Laurel, intanto, lo fissava con un’espressione a metà tra l’aspettativa e l’imbarazzo.
- Dille che anche tu le vuoi bene. – mormorò Hermione.
- Ma sei fuori, Granger? Non ci penso nemm…
- Dillo o giuro che ti affatturo. Malfoy, guarda che lo faccio. - ringhiò minacciosa.
- Scordatelo.
- Allora? – domandò la bambina, tendendo la mano per riprendersi il biglietto e stringerselo al petto.
- Ehm…ehm…allora… - borbottò incerto.
- Allora, Draco? – Hermione calcò per bene su quelle parole, come a volergli rammentare dell’imminente fattura che presto lo avrebbe spiaccicato sul muro.
- Allora…ecco…insomma…ho…uhm…gradito….il fatto che tu abbia espresso…ehm…uhm…i tuoi…ecco…pensieri, sì.
- E poi? – sibilò Hermione.
- E…quindi…sei proprio una b-brava bambina. – concluse, mentre le assestava una pacca sulla spalla, che serviva più a farle fare un ruttino, piuttosto che sembrare un gesto d’affetto.
La bambina arrossì e Hermione capì che, se anche Draco non aveva risposto, Laurel era contenta lo stesso. E allora era contenta anche lei.
Sospirò, un po’ felice, un po’ triste e con uno strana sensazione addosso.
Aveva appena assistito alla prima cotta della sua cuginetta.

Una cotta per Draco Malfoy.

- Hermione. – sussurrò la bambina, tirando la manica della cugina che si abbassò verso di lei.
- Sì?
- Paco mi piace tanto tantissimo, come la cioccolata. – confessò in un sussurro Laurel, con gli occhi verdi che brillavano più che mai.
La ragazza sorrise, un po’ per il modo in cui l’aveva chiamato, un po’ per il destino che, a volte, era davvero buffo. Fu per questo che, accostandosi a lei, le rivelò con voce appena udibile:
- Anche a me piace tanto la cioccolata, Laurel.
 
 
 
Il resto del pomeriggio passò tranquillamente.
Laurel fece un po’ di storie quando fu il momento di andare a casa, ma Hermione riuscì a rasserenarla quando le promise che lei e Draco sarebbero venuti a trovarla il prima possibile.
La Grifondoro prese un grosso respiro, mentre apriva la sua valigia per disfarla. Non ne aveva avuto l’occasione prima, tra il pranzo di Natale e tutto, ma adesso si era ritagliata un piccolo spazio di tempo per sistemare le sue cose. Tutto sommato non le dispiaceva rimanere un po’ in pace, senza nessuno a gironzolarle intorno; soprattutto perché aveva bisogno di solitudine per preparare il discorso che avrebbe fatto ai suoi genitori. Nessuna frase o parola sembrava corretta e Hermione si sentiva più agitata che mai.
- Granger?
Sospirò pesantemente, quando udì quella voce dietro di sé.
- Ti ho già detto che devi chiamarmi per nome.
- Lo so.
- E allora perch… - si voltò verso di lui, pronta a scaricare su qualcuno la sua ansia e la sua frustrazione, ma si bloccò all’istante.
Draco se ne stava appoggiato allo stipite della porta, con le mani nelle tasche dei pantaloni, apparentemente tranquillo. La fissava dritta negli occhi, più chiari del solito; i capelli che ricadevano leggermente scomposti sulla fronte.
La ragazza si conficcò le unghie dritte nel palmo della mano, mentre avvertiva l’ormai familiare stretta al cuore che tornava a farle visita.
- Lasciamo perdere. – sussurrò.
- Non mi piace come mi guarda tuo padre. Credo che stia cercando di uccidermi.
Hermione sbuffò.
- Secondo la tua logica, anche mia madre voleva ucciderti col phon quando invece voleva solo farti un favore. – disse. – Quindi, non so quanto possa essere vero quello che hai detto su mio padre. 
Draco fece una smorfia, ricordandosi la spiacevole esperienza con quell’apparecchio infernale.
- Come ti senti? – chiese infine, dopo qualche minuto, come se quella domanda gli fosse stata cavata a forza fuori dalla bocca.
Hermione lo guardò, sorpresa.
- Cos’è? Ti preoccupi per me, Malfoy?
Era sicura che avrebbe risposto con una delle sue solite frecciatine, ma, contrariamente ad ogni logica, Draco non disse niente; si limitò ad fissare per un attimo il pavimento, prima di riportare gli occhi su di lei.
- Mi preoccupo e basta. Non per te.
- Non ne hai motivo. – lo rassicurò Hermione.

Ok, forse un motivo ce l’hai.

- Andrà tutto bene. – farfugliò la ragazza quasi a voler convincere se stessa.
- Ad ogni modo, Granger…Tua madre mi ha detto di avvertirti che la cena è pronta.
Hermione spalancò gli occhi di scatto.

La cena è pronta.

Il momento è arrivato.

Fu così presa dall’agitazione che quando uscì dalla stanza si dimenticò persino di chiudere la valigia.
 
 
 
Hermione ormai avrebbe dovuto aver imparato la lezione.
Niente va secondo i propri piani. Niente.
La prima volta che lo aveva imparato era stato quando aveva scoperto di essere rimasta incinta. Aveva davvero pensato, in un primo momento, che sarebbe riuscita a dimenticarsi della notte passata con Draco Malfoy, ma la gravidanza non aveva fatto altro che ricordargliela in ogni istante della sua vita.
La seconda volta era stato quando Ron l’aveva sorpresa a parlare col Serpeverde, scoprendo così nel peggiore dei modi quel segreto che gli aveva tenuto nascosto per mesi.
La terza volta che una simile lezione le era stata impartita era stato quando la scoperta del segreto era toccata ad Harry. Aveva immaginato che gli avrebbe parlato, magari facendolo prima sedere e gli avrebbe rivelato tutto con molta calma, così come Ron.
Mai si sarebbe immaginata che tutto ciò accadesse.
Per questo motivo, Hermione avrebbe dovuto prevedere che niente nella vita può essere previsto. O organizzato.
Perlomeno, quasi niente.
Per questo motivo, Hermione avrebbe dovuto immaginarsi che qualcosa quella sera sarebbe andato storto, come era già successo in precedenza. Avrebbe dovuto immaginare che, di quel discorso che si era preparata con calma e pazienza, non ne avrebbe pronunciato neanche una sillaba.
Ma quando sua madre si alzò dalla tavola, dicendo di dover andare un attimo in bagno, nessun dubbio sfiorò la mente della giovane Grifondoro.
Nessuna incertezza la turbò, mentre masticava piano un pezzetto di carne, aspettando che Jean tornasse, per poter così rivelare il suo segreto anche alla sua famiglia.
Nessun sospetto si affacciò sul suo viso quando non vide arrivare la madre.
Ma quando Jean Granger si ripresentò nella sala da pranzo, con la faccia sconvolta, a Hermione si serrò lo stomaco.
- La valigia…era aperta, io…volevo…metterla….a posto…chiuderla… - la sentì balbettare, mentre Hermione faticava a capire il senso delle sue parole. Richard, preoccupandosi, le si avvicinò.
- Tesoro, va tutto bene?
Ed Hermione, guardando la sua mamma, capì.
Il bicchiere che teneva in mano s’infranse sul pavimento, in mille minuscoli pezzettini. Così come il cuore della ragazza, che lesse negli occhi di sua madre la delusione.
- Volevo…volevo chiudere la v-valigia. – ripeté Jean, mentre la mano le tremava e lo stick, nascosto nel palmo della mano, le cadeva a terra.
Quello stick che Hermione aveva ripreso da Lavanda Brown la mattina prima di partire.
- Mamma, io…
Non riuscì a continuare perché un singulto risalì alla gola della Grifondoro, quando vide suo padre aggrottare la fronte e raccogliere da terra ciò che era caduto.
Un terrore puro e violento s’impossessò di lei non appena gli occhi di suo padre la trafissero, allucinati. 

 
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Weeeeep! Salve a tutti, carissime! Sono contenta di riuscire a pubblicare questo nuovo capitolo, quasi non ci speravo più!
Questo mese e mezzo è stato pienissimo d’impegni, credevo quasi di non uscirne viva ^_^” Mi dispiace di essere sempre così in ritardo, ma non riesco mai ad accorciare i tempi di aggiornamento T___T Sigh…
Quest’anno poi è particolarmente duro: in quanto ultimo i professori si sentono in diritto di tartassarci come se fossimo bambole da spupazzare.
Comunque…vi è piaciuto il capitolo? È un po’ corto, ma il prossimo sarà molto più lungo, vedrete!
Avete visto? I genitori hanno saputo della gravidanza! Anche se…sì, lo so, vi ho lasciato proprio sul più bello xD
E di Laurel? Cosa ne pensate? Vi piace come personaggio? Io, onestamente, la adoro :)
Spero che questo capitolo vi piaccia! A me non dispiace più di tanto!
Inoltre…come avevo detto nelle scorse note – almeno per una volta rispetto ciò che dico – ho pubblicato il primo capitolo della nuova long! Ho messo in cima il link, perché mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate, non tanto per fare numero nelle recensioni, ma perché ho una paura matta che faccia schifo come storia! È molto particolare e…niente ci terrei davvero tantissimo a sapere cosa vi pare, tramite messaggio personale, recensione, tramite qualunque mezzo di comunicazione! :)
Per quanto riguarda questa, invece, di storia, mi metterò subito al lavoro per il nuovo capitolo, che in parte è già stato scritto =D
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e anche a chi legge in silenzio! Ogni volta che il numero delle visualizzazioni aumenta, io mi esalto da morire! XD
Ma un GRAZIE speciale ed enorme a chi ha recensito lo scorso capitolo: DirectionerDrinnyDramione, love_infinity, mayasun, AryDP, gio_lesa, michymalfoy, IpseDixit, HP_LOVE, Anisha, bulma_15, tonks17, Hellen687, Jocker157, ielma, anonima K Fowl, Sakura_chan97, Lily_Anna, Draco the best, MadamaBumb, Black_Yumi, chiara_1997, _yellow_, World Below, suckerforlove, MimiRyuugu, ari_hermione, Martin Eden, 17pally, KakashiLoveRabbits, Lierin_, Dramione99, LolaG99, XanderXVII, mira_potterhead_92, Stella94, _Giuls17_ e Notteinfinita.
Grazie, grazie, grazie!
Vi mando un abbraccio grande, grande!
Al più presto possibile,
flors99
  
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