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Autore: madelifje    25/11/2013    8 recensioni
Niall Horan è innamorato di Amy Styles.
Niall Horan ed Amy Styles hanno una figlia.
Amy frequenta il Royal College of Music con Ed Sheeran.
Ed Sheeran ha una cotta per Niall.
Amy Styles è la sorella di Harry.
Harry Styles ha una relazione con Sue, la migliore amica di Amy.
Louis Tomlinson è innamorato della sua amica Sue.
Bella, un'amica di Sue ed Amy, si è sposata di nascosto con Zayn Malik.
La cugina irlandese di Amy, Jules, aveva una relazione con Liam Payne.
-Che te ne pare? -chiesi bevendo la mia cioccolata.
-Un disastro.

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Seguito di "You always will be my angel" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1264597&i=1
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '(Im)Perfect life'
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Return.


C’è qualcosa di maledettamente rilassante nelle coperte, i divani, le tortillas e i film orribili. Sono uno dei migliori rimedi contro la depressione insieme alla nutella. Ero stata in uno stato semi-catatonico per tutta la domenica sera, ignorando le telefonate di Niall e i messaggi di Ed. Il giorno seguente mi ero trascinata fino al Royal College of Music per uno dei giorni peggiori della mia carriera scolastica (e vi assicuro che ho visto giorni davvero pessimi). Evitare Ed Sheeran e cercare di suonare in maniera almeno passabile fu difficilissimo. Passai l’ora buca a guardare la prima parte di Monsters University con Ian, poi mi fiondai nell’aula di storia della musica per l’ultimo corso della giornata.
Solo quando ebbi varcato la porta di casa mi ricordai dell’appuntamento con Tyler.
Si presentò con dieci minuti di anticipo, mentre Sophie cercava di camminare in giro per la sala da pranzo. Il suo record era di quindici passi e sembrava intenzionata a batterlo. Avevo appoggiato un orsacchiotto a qualche metro da lei ed avevo aspettato. Si era alzata da terra, gli occhi azzurri puntati su Mr. Orso (mia madre e la sua fantasia) ed aveva fatto un passo. Poi un altro. E un altro ancora. Era troppo lontana, ma aveva teso comunque le braccia in avanti. Io avevo spinto con nonchalance l’orso verso di lei di un paio di centimetri.
-Dai Soph, dai che ce la fai!
Era finita con il sedere per terra per la seconda volta quando Tyler suonò il campanello, facendoci sobbalzare entrambe.
-Ciao. –lo feci entrare –Siediti, non fare commenti sul disordine, non rompere niente e non chiedermi dell’alcool.
-Come siamo gentili oggi! –commentò. Fece come gli avevo detto  e si sedette sul tavolo della cucina a penisola. –Fortuna che ho portato un antidoto contro il veleno.
Alzai gli occhi al cielo e rifiutai una chiamata in arrivo da Niall.
Andai a recuperare qualche pacchetto di patatine. Ero sicura che quello sarebbe stato un pomeriggio interminabile, ma ancora non potevo immaginare quanto.
Quando tornai in cucina, con due tubi di Pringles e tre KitKat, trovai mia figlia e il mio insopportabile compagno di lavoro che si fissavano intensamente negli occhi.
-Hai avuto un Imprinting con lei come Jacob di Twilight? –ironizzai.
-Questa era bella, Styles, te lo concedo. Comunque no. Non mi sono innamorato di lei. Devo dire che ti somiglia poco.
-Ha preso più da Niall, per sua fortuna. –presi in braccio Sophie, la quale era ancora sul pavimento,  e la portai in camera per il riposino.
Tyler appoggiò un quaderno pentagrammato sul tavolo e tirò fuori la sua matita HB.
-Da dove cominciamo?
-Decidiamo cosa vogliamo ottenere e poi ci inventiamo qualcosa al pianoforte. Hai il flauto?
Annuì. –Io pensavo a un pezzo jazz.
-Certo. Il flauto viene utilizzato tantissimo nel jazz. –se non l’avessi pagato venti sterline, avrei sicuramente tirato il vaso blu appoggiato sul davanzale sulla testa di Tyler.
-Ok, capo. Cosa proponi?
-Un pezzo contemporaneo. Tipo Yiruma, per indenderci.
Lui borbottò qualcosa di simile a “donne” ma accettò. Ci provammo per circa mezz’ora. Niente, neppure una battuta. Cercammo qualcosa su Youtube, ma era praticamente impossibile prendere spunto da un pezzo senza copiarlo. Alle cinque meno un quarto gettammo la spugna. Ci lasciammo cadere pesantemente sul divano, sicuri di ricevere un voto pessimo al corso di composizione. Non sarei mai riuscita a recuperare.
-E se oggi ci limitiamo ad ascoltare qualcosa? Giusto per farci un’idea. Se proviamo ancora a comporre finirò per dare un calcio al tuo piano.
-Ci devi solo provare! –grugnii prendendo il laptop dalla mia scrivania. Incredibilmente Sophie dormiva ancora.
-E il tuo ragazzo? –chiese Tyler mentre sullo schermo compariva la home di Windows 7 e io digitavo la password.
-Ad Holmes Chapel. Insegna musica al liceo. Perché lo chiedi?
Ignorò la domanda. –Al liceo? Il tuo liceo?
Ahia. Venni salvata dal campanello prima che la conversazione diventasse pericolosa.
Deve essere Noelle.
Una volta premuto il pulsante del citofono, presi una Pringles, me la cacciai in bocca ed andai ad aprire. Sicuramente la mia coinquilina si era dimenticata di Tyler, e non era il caso di farle venire un infarto.
-Arrivo! –esclamai masticando.
Ovviamente di Noelle non c’era neanche l’ombra.
Inizialmente il mio sguardo cadde sul cane. Un golden retriver dall’aria familiare che se ne stava seduto sul pianerottolo con la lingua a penzoloni.
-Killer? –tentai. Il mio cane scattò in piedi scodinzolando e mi si fiondò addosso. Mi chinai per accarezzarlo.
-Attento, ciccione, così mi ammazz… -venni interrotta da una voce maschile, che esclamò un “Oh cazzo”.
Purtroppo, conoscevo anche quella.
I miei occhi risalirono lungo il guinzaglio e finalmente misero a fuoco il nuovo arrivato. Non riuscii a reprimere un urlo.
-Sei tu! Avrei dovuto immaginarlo! –quella era decisamente una frase stupida. Era lui che si era presentato a casa mia. Non aveva letto il nome sul citofono?
Gli feci un enorme sorriso finto. –Smamma. –e chiusi la porta.
-Amy! –gridò William da fuori. –Non puoi lasciarmi qui!
Potevo eccome, e avevo tutte le intenzioni di dimostrarglielo.
George William, l’odioso figlio del compagno di mia madre. Il verme che per poco non aveva fatto licenziare Niall durante il mio ultimo anno di superiori. La persona che più detestavo sulla faccia della Terra era lì. Con Killer.
-Che cosa ci fai qui? –urlai.
-È una storia lunga.
-Abbiamo tutto il tempo del mondo. –non proprio, ma quella frase era troppo bella per rimanere nella mia testa. Tyler si era alzato. Mi fissava a metà tra il divertito e il perplesso. Avrei voluto togliermi un anfibio e usarlo per fargli molto male.
-Anne e mio padre sono a Las Vegas. Per sposarsi.
-Inventane un’altra.
-Te lo giuro! Stamattina hanno buttato me e Killer su un pullman per Londra e mi hanno dato l’indirizzo di “zia Lucille”.
-Non esiste nessuna zia Lucille!
-Questo l’avevo capito.
-Ma non puoi aprire la porta? –suggerì Tyler. Scossi la testa. Aprire la porta significava farlo entrare, e io non volevo George William nella mia vita, figuriamoci in casa.
-Ma hai quasi diciotto anni, non puoi stare a casa da solo? –urlai al mio fratellastro.
-No, loro hanno troppa paura che mi imbottisca di pillole. E poi conosci mio padre, non mi lascerebbe mai solo per un mese. Da Harry non c’è posto. Quindi è saltata fuori la zia Lucille.
-Ma non c’è nessuna…
-LO SO! Però non sarei mai venuto volontariamente a casa tua!
Io non gli avrei sicuramente impedito di prendere qualche pillola.
-Aubree, è solo per un mese…
-UN MESE? Con che coraggio pretendi di stare a casa mia per un mese, dopo quello che hai fatto a me e Niall? Vai via, Billy, e non farti  vedere mai più!
Lui cercò di aprire la porta da fuori e io dovetti appoggiarmici contro per impedirglielo.
-Ti ho già detto che mi dispiace!
-A dire il vero no, non l’hai fatto!
-Potrei provarci ad…
-Che diavolo sta succedendo?
Quella era la voce di Courtney La Stronza Della Porta Accanto. Le cose di mettevano male.
Sbirciai dalla serratura. Courtney era sul pianerottolo, una maschera di bellezza bianca sulla faccia e un vestitino rosa che le copriva (o almeno ci provava) il suo corpo taglia 42. L’espressione di puro terrore sul volto di Billy era direttamente proporzionale alla rabbia di Courtney. E lei era davvero arrabbiata, perché a quell’ora di solito c’era la sua seduta di musica house. 
-La mia sorellastra non vuole prendersi le sue responsabilità, -rispose seccamente William.
In un attimo ero in piedi dall’altra parte della porta.
-Sta scherzando.
-Allora vedere di scherzare all’interno della vostra casa.
Lui mi lanciò un’occhiata eloquente.
-In casa mia non entra!
-Lo spieghi tu ad Anne?
Quella situazione rasentava il ridicolo. William avrebbe trascorso un mese in un hotel, ne andava della mia salute mentale. Mia madre però avrebbe anche potuto togliermi il saluto, e dato che non navigavo nell’oro e che mio fratello non era per niente affidabile, quella era una cosa da evitare. Cavolo, stavo diventando un’ipocrita.
-Anne avrebbe anche potuto avvertirmi prima di cambiare continente!
Tyler si affacciò dalla porta, diede una rapida occhiata e me, William, Courtney e Killer, scosse la testa e rientrò. Fantastico.
-Questa maschera mi sta paralizzando la faccia, vogliamo risolvere la situazione? –si intromise la mia vicina.
-Nessuno ti obbliga a stare qui, -le feci notare –e la situazione è già risolta.
Strappai il guinzaglio di Killer dalle mani di William e rientrai.
-Amy! Apri questa maledetta porta! –urlò Billy picchiando sul legno.
-Ma è sempre così a casa tua? –chiese Tyler.
-Quasi. –sbuffai. Lui mi allungò il pacchetto di patatine e io me ne infilai due in bocca. Potevo lasciare William fuori a sbraitare e aspettare che qualcuno –Courtney –chiamasse la polizia, oppure potevo farlo entrare. E le conseguenze ad un’azione del genere non le volevo nemmeno immaginare.
-AMY! –ancora William.
-Vuoi chiudere la bocca? –Courtney.
Oh, fanculo.
 
-Allora?
Detestavo ammetterlo, ma il racconto di William era disgustosamente verosimile. Partire improvvisamente per una fuga amorosa in America era esattamente da mia madre e Gerald. E, considerando l’iperprotettività di quest’ultimo, era abbastanza ovvio che avessero cercato una sistemazione per Billy.
L’appartamento di mio fratello era comunicante con quello di Ed e Niall. E un incontro ravvicinato tra William e il mio ragazzo era decisamente da evitare.
Rimanevo solo io.
-Posso ancora sbatterti in strada?
-Io non lo farei. –commentò Tyler. Non ricordavo di aver chiesto la sua opinione.
Sophie, dal seggiolone, scoppiò a ridere.
-Certo che è proprio carina.
-Non è ingraziandoti mia figlia che riuscirai a convincermi!
Avevo chiamato mia madre. Lei, da migliaia di metri sopra l’Oceano Atlantico, mi aveva ordinato di far restare William. Poi mi aveva riattaccato in faccia fingendo che fosse caduta la linea.
Inspirai. –Ti do una settimana di prova. –lui lanciò un ululato di gioia. Tyler mangiò un’altra patatina. Sophie ruttò. Io iniziai a scavarmi la fossa.
Me ne sarei pentita. Poco ma sicuro.
Sfortunatamente per me, quel pomeriggio assurdo non era ancora finito. Tyler raccolse le sue cose intorno alle sei e io lo accompagnai alla porta.
Quando, aprendola, mi trovai davanti Niall e la mia coinquilina, lanciai un urlo.
-La cosa si fa interessante. –disse Tyler.
-Guarda chi ho trovato! –cinguettò Noelle.
Oh, sapessi io.
Niall mi salutò. Tyler lo guardò, poi si voltò verso di me e sillabò “buona fortuna”. Quello stronzo aveva capito tutto.
-Forse è meglio che tu te ne vada. –bofonchiai.
-Sei così arrabbiata?-mormorò il biondino.
No, non ero per niente arrabbiata con lui. Era con me stessa che ce l’avevo, per non essere abbastanza: abbastanza bella, abbastanza ricca, abbastanza coraggiosa da mandare a quel paese sua madre. Abbastanza tutto. Quello però era un altro discorso.
-Noi dobbiamo parlare.
Mi spinse da parte ed entrò nell’appartamento. Sophie emise un gridolino e lui si diresse in cucina con l’intento di salutarla. Solo che la bambina non era sola.
-Amy. –disse con calma. Lo raggiunsi, con una specie di nodo al posto dello stomaco.
-Cazzo! –William era schizzato in piedi e si era appiattito contro la parete. A meno che non fosse stato una specie di uomo-camaleonte, la cosa non gli sarebbe tornata molto utile.
-E lui cosa ci fa qui?! –esclamarono contemporaneamente.
-Lei è la mia ragazza! –gridò Niall –Perché tu sei a casa sua?
-Chi diavolo sei? –chiese Noelle.
Mi schiarii la voce. –Noelle, lui è William, il mio fratellastro. Billy, lei è la mia coinquilina Noelle. William starà qui per un mese, fino a quando mia mamma e suo padre non saranno tornati dalla loro fuga, e si accontenterà di dormire sul divano letto.
In un istante Niall aveva afferrato William per la collottola e l'aveva sbattuto contro il muro. –Non sei un mio studente, tecnicamente posso spaccarti la faccia.
Rabbrividii e mi affrettai a separarli.
-Tecnicamente no, perché è minorenne. E non fare queste cose davanti alla bambina.
Niall imprecò sottovoce. Mollò la presa e William schizzò verso Noelle in cerca di un riparo.
Il mio fratellastro aveva ancora qualche ora di vita.
-Ti devo parlare. -disse Niall.
Annuii. Gli altri due erano ancora immobili, in attesa. 
-Da soli. -specificò il mio ragazzo.
-Ti porto a fare un giro di Londra! -trillò Noelle. Afferrò William per un braccio e tre secondi dopo sentimmo la porta d'ingresso chiudersi alle loro spalle.
Deglutii. 

 

E lì Amy rischiò seriamente di svenire perché, per tutto il tempo, Liz Waldorf era stata dietro alla porta. E aveva sentito tutto.


Augh.
Hey, I, I, oh-oh, I'm still alive (cit. Pearl Jam)
L'Augh in giallo è un pugno nell'occhio, lo so. Un ulteriore motivo per farmi odiare.
Ricapitolando, sono sparita per un mese e il nuovo capitolo fa schifo. Ottimo.
L'unica funzione di questa schifezzuola è presentare William a quei (fortunatissimi) di voi che ancora non lo conoscevano. Sappiate che è abbastanza odioso, e proprio per questo io lo adoro. Preferisco i "cattivi", non ci posso fare niente.
Ah, non mi sono dimenticata della Bella/Zayn, torneranno nel prossimo capitolo :)
Non so cos'altro dire, quindi vi saluto.
tantissimi baci, e grazie a tutti quelli che seguono questa storia ♥
Gaia


 
  
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