Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Lacus Clyne    02/12/2013    3 recensioni
"Cominciò con un incubo. Un incubo tornato dalle profondità dell’anima in cui avevo cercato di relegarlo innumerevoli volte, da quando ne ho memoria." Per Aurore Kensington i sogni si trasformano in incubi sin da quando era una bambina. Sempre lo stesso incubo, sempre la voce gentile del fratello Evan a ridestarla. Finchè un giorno l'incubo cambia forma, diventando reale. Aurore è costretta a fare i conti con un mondo improvvisamente sconosciuto in cui la realtà che le sembrava di conoscere si rivela essere una menzogna. Maschere, silenzi, un mistero dopo l'altro, fino al momento in cui il suo adorato fratello Evan e la loro mamma scompaiono nel nulla...
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Konbanwa! *---* Seconda parte del capitolo 15! u_u Intanto, SPUMANT-- no, non me ho! ç__ç LIMONCELLO PER TUTTI!! No, Damien l'ha scolato tutto... u_u *arrivano fulmini e saette* eheheh Scherzi a parte, spero che leggiate queste poche righe, perchè davvero, ragazzi, non so come dirvi la mia felicità! Quando ho cominciato a pubblicare questa storia, vedendo che nonostante il seguito, non c'erano commenti, ero davvero scoraggiata... sapete, ve l'ho detto, per me è davvero molto importante sapere cosa ne pensate, perché mi aiuta, molto, mi dà coraggio e a volte, anche idee nuove! Per questo, tagliato il traguardo delle prime cento recensioni che credetemi, solo pochi mesi fa non avrei mai nemmeno pensato di poter raggiungere, ci tengo a ringraziarvi per il vostro sostegno, sia per chi c'è sempre, sia per chi c'è ogni tanto, sia per chi non dice più nulla... quindi, grazie ad Alaire, a Echointhenight, a Ema, Fely, a Yoru, e alle mie dolcissime Taiga-chan e Giacchan, al carissimo TheDarkness che è il mio Signore Oscuro preferito, per esserci stati o per esserci! E un grazie ai silenziosi che continuano ad aggiungere ai preferiti/seguite! >_< Davvero, ragazzi, grazie di cuore!! 

Ok, che limonc-- storia sia! XDDD Buona lettura!! :D

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi risvegliai a causa del suono delle campane. Quando riaprii gli occhi, ancora un po’ frastornata, vidi Violet e Rose vicino a me.

- Si sta svegliando…

Disse con voce sollevata la mia amica.

- … Violet?

Domandai, con voce roca. Rose sbuffò.

- Io non esisto?

Domandò, offesa. Quando misi meglio a fuoco, mi accorsi della sua espressione contrariata.

- S-Scusa…

Violet ridacchiò, mentre Rose sventolò la mano a mezz’aria.

- Come ti senti?

Ci riflettei su. Avevo tanta confusione in testa e dolore allo stomaco.

- Uno schifo.

La informai.

- Stai tranquilla… tua madre sta bene. E a quanto pare, anche il tuo caro Damien.

Mi disse. Mi tirai su, scostando le coperte di seta. Sul comodino accanto al letto c’era un vassoio con del cibo. A giudicare dalla portata, immaginai che fosse il pranzo. Dunque, avevo dormito per buona parte della giornata. Ripensai a quello che era successo, alla Croix du Lac che si era mostrata, alla mamma, ai candidati Despota… a Damien.

- Com’è possibile?

Chiesi, guardandole. Violet scosse la testa.

- Non sappiamo nulla. Da quando si sono ritirati, i membri della famiglia Dobrée, con Damien al seguito, si sono chiusi nella residenza di famiglia.

Già, in attesa dell’esito delle indagini su Damien.

- Però, in compenso, Andres Oliphant ha accettato di incontrarci.

Mi comunicò Rose, con un tono che suggeriva poco velatamente di concentrarsi su altro che non fosse la questione Damien.

- Davvero? Meno male…

Risposi.

- Quanto entusiasmo.

- Scusami, Rose… è soltanto che… non riesco a spiegarmi il motivo per cui Damien ha fatto una cosa del genere…

Violet mi accarezzò i capelli.

- Se c’è una cosa che so sul despota del liceo di Darlington è che non agisce sconsideratamente.

Mi disse.

Il despota del liceo… che ironia in quel momento, sentirlo definire così. Avevo scherzato così tante volte sul fatto che si comportasse davvero da despota, ma che si potesse addirittura comportare in quel modo, scegliendo deliberatamente di diventare il Despota dell’Underworld… abbassai lo sguardo, stringendo le lenzuola candide. Rose sospirò.

- Spiegami una cosa. Perché tua madre e la Croix du Lac sono due gocce d’acqua? Perché, detto tra noi, un’idea ce l’avrei, e me ne intendo di somiglianze. Ma preferisco verificare.

Rialzai lo sguardo, pensando a quella domanda che anche Leandrus mi aveva rivolto. A quanto pare non era sfuggito proprio a nessuno. E ripensai a mia madre, al dolore che aveva provato nel raccontarmi di Arabella. Ma ora che la Croix du Lac si era mostrata e la loro somiglianza era di dominio pubblico, era inutile nasconderlo.

- La Croix du Lac… il suo nome è Arabella… Arabella Valdes.

- Arabella Valdes? La figlia di Ademar?

Scossi la testa.

- No. E’ figlia di Greal. Arabella è mia sorella maggiore.

Le dissi, accennando un sorriso. Il bel volto di Rose si accese per la sorpresa.

- Bene, questo non l’avevo tenuto in considerazione. Oltretutto, non avevo idea che Lady Cerulea avesse avuto una figlia… almeno precedentemente a te e a tuo fratello.

La guardai.

- Questo cambia le cose?

Domandai, improvvisamente scettica. Rose ricambiò il mio sguardo, stupita. Poi si mise a ridere.

- Beh. Immagino che dal momento che hai scoperto di avere una sorella, tu voglia fare qualcosa per trarre in salvo anche lei, non è così?

Riflettei su quelle parole. Era certo che avrei voluto salvare anche Arabella, ma lei era la Croix du Lac, e non sapevo nemmeno se fosse possibile scindere le due cose. Per così tanti secoli, la Croix du Lac era stata l’entità che aveva governato l’Underworld insieme al Despota. E innumerevoli sacrifici le erano stati tributati affinché questa barbarie andasse avanti. In che modo avrei potuto aiutarla senza perderla? E la Croix du Lac stava cercando con ogni mezzo di annientare l’anima di Arabella dentro di sé. Ma in quella ragazza scorreva il sangue dei miei genitori, proprio come in me. E se Arabella non voleva arrendersi a quel mostro crudele, allora, non dovevo farlo nemmeno io. Mia sorella. Ogni volta che cercavo di realizzare questa verità, mi sentivo come se fosse qualcosa di estraneo, ma al tempo stesso, non riuscivo a dubitarne. Avrei tanto voluto che Evan fosse stato accanto a me. Anche lui, come la mamma, aveva tenuto dentro quel segreto. Forse, era per quello che era sempre così triste e così protettivo verso di me… aveva già perso una sorella, dopotutto…

- Anche se fosse un’impresa disperata, ci vorrei provare, Rose.

- Non avevo dubbi. In fin dei conti, al sangue non si comanda.

Rispose.

- Non era “al cuore non si comanda”?

Parafrasò Violet, dubbiosa. Rose rivolse verso di lei le sue lunghe ciglia nere.

- Violet. Il cuore è mutevole. I sentimenti possono cambiare nel tempo così come le intenzioni. Al contrario, il sangue è la sola cosa che ti condizionerà per sempre. Vedi me e Ruben.

Violet sembrò pensarci su, mentre io ripensai alla mia famiglia e a Damien e Jamie. Se le sue parole erano reali, questo significava che non erano nemmeno fratelli e paradossalmente, ricordai della sua perplessità riguardo me ed Evan. Alla fine, forse, chi mentiva era proprio lui. Ma nonostante tutto, non potevo dubitare in alcun modo della genuinità dei suoi sentimenti per il fratellino.

- No, Rose. Non è così.

Dissi. Sia lei che Violet tornarono a guardarmi.

- Credo che un legame di sangue non sia tutto. Non sempre.

Rose fece spallucce, poi si alzò.

- Ad ogni modo, mangia qualcosa, cambiati e scendi. Avviserò i ragazzi del tuo risveglio e chiamerò Amber. E poi vedremo di incontrare Oliphant.

Poi, se ne andò, lasciandomi sola con Violet.

Quando più tardi finalmente uscimmo, i ragazzi, tranne che la guardia di Ruben e Leandrus, erano nel salone della residenza. Vidi sollievo sui loro volti, soprattutto su quello di Amber, che era arrivata da poco. E con lei, c’erano anche Blaez e Shemar. Fui davvero felice di rivederlo. Sebbene non fosse passato granché, con tutto quello che era successo, mi sembrava davvero che fosse trascorsa una vita.

- Signorina Aurore, come state?

Mi domandò, con un rassicurante sorriso sul volto. Indossava sempre l’uniforme, ma non aveva la maschera. Lo raggiunsi, era al fianco di Amber, come sempre.

- Meglio, grazie… sono contenta di rivederti, Shemar.

Lui fece un cenno col capo e i capelli, che portava sempre legati in una coda laterale, ricaddero sulla sua spalla.

- Anch’io. Amber mi ha raccontato di vostra madre, e finalmente ho potuto ricollegare i pezzi.

Mi disse. Guardai Amber, che mi sorrise.

- Devi sapere che Gregor, il padre di Shemar, era un fidato compagno di tuo padre, Aurore.

Sobbalzai nel sentire quelle parole. Gregor Lambert, il padre di Shemar… compagno di mio padre?

- D-Dici davvero?

Domandai, incredula.

Shemar annuì.

- Non appena avremo l’opportunità, vi racconterò qualcosa in più. Ma entrambi facevano parte della stessa squadra.

- Come Lionhart Warrenheim, dopotutto.

Osservò Blaez, raggiungendoci. Vidi il volto di Shemar indurirsi, nel guardare di sbieco il suo quasi cugino.

- Blaez...

Blaez fece spallucce, poi cambiò discorso.

- Piuttosto, mentre noi conversiamo dei vecchi tempi, la Croix du Lac ci sta valutando come futuri candidati e c’è un altro problema da risolvere.

Lo guardai. Bello e indolente, Blaez Vanbrugh sarebbe stato un Despota alquanto vanesio, sebbene al tempo stesso, attento alle problematiche che coinvolgevano il suo rango. Motivo per cui, se fossi stata la Croix du Lac, non avrei scelto lui. Il Despota doveva avere a cuore l’intero Underworld e non solo una parte.

- Il problema Warren.

Aggiunse Ruben. Ci voltammo verso di lui.

- Aurore, capisco di metterti in una situazione scomoda, ma mi chiedo se per caso, Warren ti avesse dato avvisaglie a riguardo.

Chinai lo sguardo, pensando alle parole di Damien riguardo suo padre e soprattutto, alla sua presentazione alla locanda di Fellner. Sulle prime, non me la sentii di parlarne, poiché speravo, in cuor mio, che Damien avesse un piano ben preciso. Dopotutto, non aveva dato prova di conoscere nessuno di loro. Dunque probabilmente, aveva in mente qualcosa e non intendeva coinvolgere i ragazzi. Ma da lì a non parlarne nemmeno con me, mi sembrava passasse un po’. La verità era che Damien mi aveva deliberatamente tenuta all’oscuro riguardo ai suoi pensieri, salvo che fare piccoli accenni, troppo generici per essere collegati.

- Non proprio, Ruben. Damien è sempre stato un muro riguardo al suo passato. Tutto ciò che so è che è il figlio dell’uomo che nel nostro mondo si fa chiamare Leonard Warren e che ha un fratellino di nome Jamie.

- E sua madre si chiama Grace.

Ci fece notare Violet.

- Considerando che si è presentato come il figlio di William Ealing e di Grace Lantis, direi che qualcosa di vero c’è. Anche se Grace Lantis è scomparsa da diversi anni. Dovrebbero essere sedici, più o meno.

Disse Blaez, rimuginando.

- Conosci questa persona, Blaez?

Domandai, stupita.

Gli occhi blu di Blaez scintillarono.

- Hai mai visto i quadri che adornano i palazzi delle residenze?

Domandò. Io annuii. Erano dei veri e propri capolavori.

- Beh, quelli sono opera di Grace Lantis. Era una famosa pittrice, la più talentuosa di tutto il nostro mondo. E’ stata lei a dipingere i ritratti delle famiglie al potere.

Per poco non mi venne un accidente. Dunque anche il quadro della mia famiglia era opera di quella donna… la madre di Damien? Ricordai i quadri che facevano da sfondo all’arredamento fine dell’appartamento di Damien e Jamie. Erano meravigliosi, come se fossero vivi, nella loro squisita raffinatezza. E adesso, sembrava quasi un altro tassello che contribuiva a comporre il mosaico della storia di Damien. Un’altra prova che non stava mentendo.

- E perché si sarebbe presentato usando il cognome Ealing? A quanto ci risulta, la madre di Damien è sposata col professor Warren.

Osservai, guardando Violet, che annuì.

- William Ealing, ahimè defunto durante la ribellione, amava quella donna, ma a causa del suo status borghese, non gli fu concesso di sposarla.

Sobbalzammo nel sentire una voce dura e profonda provenire dal corridoio. E quando Andres Oliphant si fece avanti, scortato da un uomo a cui mancava metà braccio, se la maggior parte di noi trasalì, io fui la sola a rallegrarmi.

- Micheu!

Esclamai.

Micheu Joel fece un mezzo inchino. Non indossava più l’uniforme delle guardie imperiali, ma un farsetto blu scuro che scendeva come un tight, fermato in vita da una cintura dorata. Il braccio monco era coperto da una manica lunga, e il volto, senza maschera, era rilassato e composto.

- Lord Oliphant.

Disse Ruben, raggiungendolo e inchinandosi.

- Lord Cartwright. Mi spiace di aver interrotto la vostra riunione senza essere stato annunciato.

Rose sollevò il sopracciglio, soprattutto quando una giovane cameriera ci raggiunse scusandosi della mancanza.

- Non preoccupatevi, cara. La scortesia è stata mia, ma mi era parso di capire che c’era una certa urgenza.

Disse Oliphant, con irreprensibile classe. Nonostante l’età, sembrava davvero un uomo affascinante e dai modi eleganti. La cameriera, comunque, si congedò dopo essersi profusa in altre scuse.

- Allora, vedo proprio che ci siete tutti.

Disse poi, osservandoci uno per uno. Quando il suo sguardo si posò su di me, lo vidi accendersi di curiosità.

- Micheu? E’ lei la fanciulla di cui mi parlavi?

Domandò, senza staccarmi gli occhi di dosso. Quella domanda mi fece puntare gli occhi in basso, istintivamente. Al contrario, i ragazzi erano attenti e scettici.

- Sì, Milord.

Confermò Micheu.

- Lord Oliphant, vi chiedo di ascoltare ciò che abbiamo da dirvi senza preg-- 

Oliphant zittì Ruben con un cenno della mano.

- Fatemi capire. Lord e Lady Cartwright, Lady Trenchard e Lord Vanbrugh, il giovane Lambert e due ragazzine, di cui una non dovrebbe trovarsi in questo mondo, quantomeno formalmente, desiderano parlare con me, ben consapevoli che stanno deliberatamente contravvenendo a qualunque legge emanata da Adamantio?

D’improvviso, il suo tono cambiò, diventando cupo e minaccioso.

- Sapete bene cosa aspetta i traditori. Supponevo che la sorte toccata ai vostri familiari fosse stata sufficiente a farvi desistere, ma vedo che non soltanto siete recidivi, ma anche così sfacciati da sfidare alla luce del giorno la stessa legge.

Mi colpì il modo in cui disse “la luce del giorno”, ma in quel momento, mi resi conto che eravamo sul filo del rasoio. Lord Oliphant non era affatto ben disposto come credevamo. Dunque, Micheu ci aveva mentito. E io… io, fidandomi, avevo appena gettato i miei amici dritti in trappola. Fui sopraffatta dalla vergogna e dal terrore. Alla fine, ero stata proprio io, con la mia ingenuità, la responsabile di quello che stava accadendo. E ora, a causa mia, non ci sarebbe stato alcun futuro, per nessuno di loro.

Amber… Shemar…

Entrambi si erano stretti la mano, e guardavano preoccupati il loro interlocutore. Amber, che con la sua ferrea volontà sarebbe stata una stupenda e magnifica Imperatrice… e Shemar, così umile e coraggioso, il suo cavaliere fidato. Suo padre aveva conosciuto il mio… e ora, io avevo condotto il figlio davanti al patibolo.

Blaez…

Lo conoscevo così poco, eppure, dietro quell’aria così spavalda e calcolatrice, avevo scorto una persona che teneva alla sua terra tanto quanto Amber e Shemar.

Rose… Ruben…

La maliziosa Lady del rubino, che nonostante l’atteggiamento così superbo, mi aveva considerato una sua amica. E Ruben, che si era innamorato della mia migliore amica…

Violet

Li guardai uno ad uno, leggendo sui loro volti la consapevolezza di essere stati scoperti. Sapevano che quel momento sarebbe arrivato. Ruben aveva persino invocato un’accelerata, ma ora, il momento di scoprire le carte in tavola era arrivato e la mano di poker era stata sfortunata per i miei amici. Io ero l’ultima. E da ultima, mi feci avanti, costringendo Andres Oliphant a sospendere la sua filippica.

- Aurore!

Esclamarono Amber e Violet. E dietro di me, sentii tutta la preoccupazione dei ragazzi.

- Oh. Dunque, fanciulla, cos’hai da dire?

Domandò, aggrottando la fronte rugosa.

- Lord Oliphant. Sono ben consapevole che sarebbe retorico dirvi di prendervela con me e lasciarli stare. Se volete un pretesto per decapitare la nuova generazione, direi che l’avete trovato. Io sono Aurore Kensington e porto con me l’ametista, che mi fu donata da mia madre. Lasciate che vi racconti la mia storia, vi prego.

Oliphant inarcò il sopracciglio, poi tese la mano, aspettando che continuassi. Guardai severamente Micheu, poi, col cuore che mi batteva all’impazzata, presi fiato. Era come essere sottoposta a un’interrogazione, ma con la consapevolezza che dalla scelta delle mie parole dipendeva il destino dei miei amici. E scelsi di essere sincera, ricordando ciò che avevo detto ad Amber, una volta, e cioè, che la verità era lì, in attesa di essere rivelata.

- Sono nata e vissuta nel mondo che voi chiamate “mondo della luce”, per sedici anni, senza sapere nulla né di chi ero davvero, né di chi fosse la mia famiglia. Mia madre, Celia Kensington, mi ha cresciuta senza farmi mancare niente, salvo la presenza di un padre. Per tanti anni, abbiamo vissuto come nomadi, spostandoci da un continente all’altro. Non mi sono mai spiegata la ragione di questi spostamenti, ma solo di recente, soltanto quando le guardie della Croix du Lac sono giunte nel mio mondo, davanti a me e a mia madre, ho capito che c’era qualcosa che non andava dietro il nostro spostarci in continuazione. E poi, finalmente ho scoperto che non soltanto ci davate la caccia, o meglio, la davate alla pietra che porto al collo, ma soprattutto, tutto ciò che la mia vita era stata fino a quel momento nascondeva una verità che mai avrei potuto immaginare, nemmeno nei miei incubi peggiori. Immagino che a voi non importi quanto mia madre ha sofferto in tutti questi anni, privata dell’uomo che amava e della figlia nata da quell’unione. E immagino che voi sappiate perfettamente di chi sto parlando, Lord Oliphant.

- Aurore!

Ruben si precipitò a fermarmi, ma Violet lo trattenne. Le fui riconoscente e sostenni lo sguardo scettico di Oliphant.

- So bene di non avere alcuna autorità. Mio padre è morto prima della mia nascita, senza sapere nemmeno della mia esistenza, dunque non ho alcun diritto di fregiarmi del titolo della famiglia Valdes. Ma nelle mie vene scorre lo stesso sangue che scorre nelle vene della Croix du Lac. Mia sorella maggiore, Arabella Valdes. Non so come sia stato possibile, ma davanti a tutti i sacrifici perpetrati nel corso dei secoli dalle famiglie oligarchiche, e per ultimo, col sacrificio di una bambina innocente, la cui anima è stata relegata nei recessi più profondi del suo stesso cuore in nome di una follia che continua da così tanto tempo, avete ancora il coraggio di parlare di tradimento? E’ la cecità delle alte sfere che unita all’ossessione ha fatto sì che voi stessi tradiste la vita! Quanto altro sangue dev’essere sparso prima che capiate che tutto questo è sbagliato?! Guardate in che stato versa questo mondo. Senza più alcuna speranza, alcun punto fermo. La Croix du Lac, nemmeno voi sapete cosa sia davvero, eppure continuate a venerarla, distruggendo vite innocenti affinché questa credenza si perpetui nel tempo. Guardate la nuova generazione, proprio di fronte a voi. Molti di loro hanno perso le proprie famiglie, strappate loro senza alcuna ragione fondata. Eppure, nonostante tutto, tutti loro sono caparbi e continuano a brillare proprio come le pietre che portiamo al collo, che nonostante il dolore per la distruzione delle proprie patrie, non perdono la speranza. Il giglio di Shelton, la tenacia dietro la dolcezza. Il rubino di Camryn, il coraggio di perseguire l’ambizione. Il lapislazzuli di Wiesen, la fragilità dietro la forza. Lo smeraldo di Dourand, la caparbietà assieme all’ostinazione.

- E l’ametista?

Domandò. Inspirai, poi sostenni ancora una volta il suo sguardo indagatore. Pensai a mia madre, a mio padre, a Evan e Arabella. La mia famiglia.

- La compassione che dona la speranza. Segui la via che porta alla lacrima d’ametista… qui la lacrima riposa…

Qui la lacrima riposa… la lacrima d’ametista. 

Non avevo fatto in tempo a leggere il canto di Challant, a palazzo, ma quelle parole, senza che me ne rendessi nemmeno conto, risuonarono dentro di me, venendo fuori senza accorgermene. I ragazzi si stupirono, così come me, mentre la mia ametista pulsava con forza, risplendendo. Oliphant guardò Micheu, che annuì, qualunque cosa si fossero comunicata. Poi, si voltò nuovamente verso di me.

- Hai accusato l’oligarchia di perpetrare omicidi in nome di credenze che definisci blasfeme.

Amber e gli altri si prepararono a difendermi.

- Sì. E me ne assumo la responsabilità.

- Sei consapevole di cosa comporta il tuo atteggiamento?

- Naturalmente, Milord.

Mi studiò per lunghi istanti, tanto che percepii forte l’ansia. Non sapevo quanto ancora avrei retto, e pregai dentro di me affinché avessi la risolutezza di reggere ancora un po’. Vidi il suo sguardo inintelligibile e cercai di sondarlo, ma senza riuscirci.

- E riguardo all’incidente occorso al mio fidato Micheu?

Inarcai le sopracciglia, poi guardai Micheu, che non replicò in alcun modo.

- Questo è troppo!

La voce di Ruben risuonò nel salone prima che potessi rispondere. Ci raggiunse, affiancandomi.

- Lord Oliphant. La mia dimora non è luogo per interrogatori. Non credete di stare esagerando ora?

Oliphant sorrise.

- Siete così giovane, caro Cartwright, e talmente ingenuo da non rendervi conto che questa fanciulla non ha affatto bisogno di qualcuno che la difenda.

- Ciononostante…

- Aurore è nostra pari e nostra amica.

Aggiunse Amber, raggiungendoci.

- Amber…

Sussurrai, vedendo il suo sguardo determinato, mentre si esponeva fino al punto di non ritorno.

- Lord Oliphant. Chiunque in questo mondo, ha necessità di essere difeso. Soprattutto da chi abusa del proprio potere senza permettere alcuna espressione di difesa.

Shemar posò una mano sulla mia spalla e l’altra, quella col giglio dorato sul guanto, sulla spalla di Amber.

- Shemar…

- Dunque sappiate che non ci arrenderemo, qualunque cosa accada. Dovrete eliminarci tutti insieme, e rischiare una nuova ribellione. Solo che stavolta, non sono affatto sicuro che le cose andranno come sperate.

Disse Blaez, sorprendentemente, affiancando Shemar.

- Oh, Blaez…

- Pare che il mio fidanzato e mio fratello abbiano già deciso cosa fare. Per quel che mi riguarda, Milord, posso dirvi soltanto una cosa. L’ametista reagisce a questa ragazza. Sapete bene cosa significa. Nonostante suo padre, Greal Valdes, sia morto senza poterla riconoscere, se la pietra l’ha riconosciuta e accettata come sua custode, questo fa di lei l’ultima erede legittima del casato Valdes, nonché sorella della Croix du Lac, per ragioni che a quanto sembra, sono alquanto discutibili per la vostra cerchia. E aggiungo, in quanto Lady del rubino e come ha detto Amber, Aurore è una nostra pari e una nostra amica. Non la lasceremo affrontare tutta questa barbarie da sola.

Disse Rose, pungente e solenne tanto da lasciarmi senza parole. Mi commossi nel vedere tutti quanti pronti a dare la loro vita… anche solo per proteggermi. E quando Violet, accanto a Ruben, mi rivolse uno dei suoi più dolci e affettuosi sorrisi, ritrovai la forza di credere in me stessa, oltre che in tutti loro.

- Milord. Noi siamo la nuova generazione e siamo pronti a tutto pur di cambiare il destino di questo mondo. Vogliamo che la luce torni a risplendere e per far questo, non ci fermeremo davanti a nulla.

Dissi.

Gli occhi di Oliphant si ridussero a due fessure.

- Aurore Kensington. Anzi, Lady Aurore Valdes. Proprio ora mi sembra di vedere davanti ai miei occhi tua madre e tuo padre. Hai l’ostinazione di Lady Cerulea e l’implacabilità di Lord Valdes. E una buona dose di somiglianza con Annabelle.

Poi sospirò.

- Avevi ragione su di lei, Micheu. E’ davvero in grado di raggiungere i cuori di coloro che le stanno intorno.

La sorpresa ci stupì non poco.

- Non avevo dubbi, Andres. Per questo vi ho raccomandato di ascoltare ciò che aveva da dire. Questa fanciulla può aiutarci a salvare il nostro mondo.

- Micheu…

Mormorai, incredula per ciò che avevo appena sentito.

- M-Mi spiegate di cosa stanno parlando?

Domandai, perplessa quanto mai, cercando sostegno nei miei amici, che erano evidentemente, sbalorditi quanto me. Oliphant ci guardò nuovamente. I suoi occhi, bordati da pesanti rughe che ne incastonavano il pervinca, si riaccesero.

- Volevo mettervi alla prova. Micheu mi aveva detto tutto, dopo essere tornato a Wiesen, e mi ha chiesto di restare in attesa, fino a che qualcuno di voi non si fosse presentato a me col suo sigillo. Ero piuttosto curioso di conoscere di persona la Lady dell’ametista. Certo, non mi aspettavo che tutti voi giovani foste così coesi, al punto da mettere a repentaglio la vostra stessa vita e il vostro casato per questa fanciulla.

- Dunque ci avete presi in giro…

Bofonchiò Ruben, con un broncio alquanto infantile sul viso. Violet gli dette una pacca sulla spalla, mentre Blaez tirò un sospiro di sollievo. Alle mie spalle, Shemar era il solo ancora scettico. Vidi preoccupazione sul suo volto, la stessa che riscontrai in Amber. Evidentemente, ancora non si fidavano.

- Lady Trenchard, c’è qualche problema?

Domandò Oliphant, richiamando l’attenzione sulla mia amica.

- Mi auguro di no, Lord Oliphant. Aver preso coscienza di questa nuova situazione, cosa comporta per voi?

Replicò Amber.

Oliphant la scrutò attentamente.

- Siete molto attenta alle conseguenze, vedo. Per quanto mi riguarda, l’opinione di Micheu per me è la sola che conti. E dal momento che il mio fidato compagno crede in questa fanciulla, voglio dargli credito. Per ciò che concerne la vostra situazione, mi rendo conto che sebbene siete ancora così giovani, al tempo stesso, siete agguerriti. Ma questo non basta. Avete bisogno di un piano ben strutturato e soprattutto, di agganci potenti. Immagino che Angus Vanbrugh sia al corrente delle vostre scorribande e stia cercando di proteggervi, ma fregiarvi della sua protezione non è sufficiente. Oltretutto, è parecchio anziano e non gli resta molto da vivere. E non tutte le famiglie sono dalla vostra parte.

In fin dei conti, aveva ragione. A cominciare da Livia, che era una fervente avversaria. E Amelia non sembrava affatto interessata a cambiare lo status quo.

- Voi ci aiuterete, Lord Oliphant?

Domandai.

Mi guardò come se avessi detto un’ovvietà.

- Micheu?

Micheu si fece avanti, puntando i suoi occhi scuri nei miei.

- Voi mi avete fatto immaginare un mondo diverso. Un mondo libero dal terrore e dall’oppressione. E in più, mi avete dato la possibilità di tornare dai miei figli, perciò, avete la mia lealtà, Lady Aurore.

Quelle parole mi colpirono così tanto che mi ritrovai a commuovermi ancor più di prima. Nonostante avessi dubitato di Micheu, questi era sempre stato fedele. E sapere che aveva potuto far ritorno dalla sua famiglia fu la notizia più bella che avesse potuto darmi.

- Grazie, Micheu…

Bisbigliai, carezzando quel moncone oramai coperto.

- Mi dispiace così tanto…

- Sono ancora vivo. Questo conta.

- Ad ogni modo, potete contare su di me, My Lords e My Ladies.

Aggiunse Oliphant, e finalmente, potemmo avere qualcosa di cui rallegrarci. Poi, più tardi, avemmo modo di conversare tutti insieme, così come era stato l’effettivo desiderio di Ruben. Scoprii perfino un gossip, ovvero che molti anni fa, Lord Oliphant aveva chiesto la mano di mia nonna Annabelle, ma lei aveva rifiutato, in quanto innamorata di Lord Leutwin, mio nonno. Ecco perché sembrava conoscerla così bene. E per giunta, venimmo a sapere diversi particolari sulla scelta del nuovo Despota. A quanto pare, la Croix du Lac, che si era mostrata per la prima volta al suo popolo, aveva in mente di chiedere qualcosa ai candidati. Qualcosa però, su cui c’era assoluto riserbo. Immaginai che il solo a sapere di cosa si trattasse fosse Liger. Quando Rose chiese di lui (e mi stupii della totale assenza di reazione da parte di Blaez), ci disse che Liger era stato personalmente scelto dalla Croix du Lac come suo cavaliere. Questo fomentò alcuni dubbi sul ruolo del comandante, che, discendendo da una famiglia di Adamantio, poteva in qualche modo essere un avversario per i ragazzi. Secondo Oliphant, questa situazione era del tutto nuova, considerando che mai prima di allora, nessuno che non fosse il Despota aveva potuto vedere la Croix du Lac. Eppure, considerando il fatto che in qualche modo, la Croix du Lac prendeva possesso di un vessillo, c’era da immaginare che esistesse qualcuno in grado di effettuare questa transizione.

- No, non è così.

Spiegò Oliphant, sorseggiando del vino bianco, davanti alla mia perplessità.

- Ma Arabella…

- Per tua sorella è stato diverso. Le circostanze lo sono state… ma fondamentalmente, una volta che si chiude l’offerta nel Sancta Sanctorum, ciò che accade è relegato a quelle stanze. A nessuno è concesso di entrarvi e nessuno ha mai visto cosa succede davvero.

- Che significa che per la sorella di Aurore è stato diverso?

Domandò Violet. Notai tensione sul suo volto, così come su quello degli altri. Del resto, per quanto gli oligarchi potessero parlare con tanta facilità di sacrifici, per noi, quello rimaneva un tabù. Una tale crudeltà sarebbe dovuta finire. I Delacroix oramai non esistevano più, dunque, la leggenda che un discendente di quella famiglia avrebbe spezzato la maledizione non poteva trovare alcun riscontro. Toccava a noi porvi fine, una volta per tutte. Oliphant esitò a rispondere, tergiversando.

- Non è il momento né il luogo adatto, ora. Ad ogni modo, al mio arrivo, parlavate di Ealing.

Per quanto volessi sapere qualcosa in più su ciò che era successo ad Arabella, mi resi conto che Oliphant non era intenzionato a parlare di quella storia. Cercai qualche indizio di pentimento, ma quell’uomo non esprimeva emozioni. E contraddirlo non parve una buona idea, a nessuno. Dopotutto, mia madre sapeva cos’era successo, dunque, se non avessi saputo da lui come stavano le cose, di certo, molto presto sarebbe stata la mamma a raccontarmi tutto…

- Potete dirci qualcosa almeno su di lui?

Domandò Ruben.

Il vino nel calice oscillò.

- Ealing era una brava persona. Grande amante della bellezza della natura, fine intenditore d’arte e letterato. Molti scritti di letteratura sono stati vergati direttamente di suo pugno e la maggior parte di essi è ad Adamantio. Purtroppo, però, viveva in un mondo proprio, al punto da disinteressarsi delle questioni pratiche che riguardavano direttamente Dourand. Tuttavia, era il solo esponente maschio della famiglia Ealing, che possedeva lo smeraldo. Alla sua morte prematura, avvenuta senza eredi, almeno formalmente, il casato andò incontro alla sua estinzione, al punto che la foglia di smeraldo passò alla famiglia Dobrée. Ma a quanto pare, un erede c’era, seppur non riconosciuto.

Pensai a Damien, alla sua presentazione e ai pochi indizi che avevo raggranellato sulla sua identità. Ma nonostante le parole di Oliphant, desideravo sentire da lui quale fosse la verità.

- Voglio che sia Damien stesso a dirmelo.

Dissi, alzandomi dal divano stile rococò su cui ero seduta insieme a Violet.

- Aurore?

Mi fece eco la mia amica.

- E come pensi di fare?

Domandò Rose, sventolando il suo ventaglio, a un divano di distanza da noi. Accanto a lei c’era Blaez, pensieroso.

- Non lo so, ma certo è che non posso lasciar correre. Damien e io siamo arrivati qui insieme e abbiamo promesso di aiutarci a vicenda. L’ultima volta che l’ho visto, prima di separarci, io ho infranto quella promessa e ora… ora questa è la situazione. E’ colpa mia e a me tocca porvi rimedio. E poi, che il suo nome sia Ealing, o Warren… so soltanto che lui è il despota del liceo di Darlington e…

- … e sono innamorata di lui. Bla bla bla. Risparmia la tiritera, ragazzina.

Ci voltammo tutti, e io affilai lo sguardo, nel vedere Leandrus sulla porta mentre mi faceva il verso.

- Leandrus, non è il momento.

Lo ammonì Blaez, mentre le mie amiche lo fulminarono con lo sguardo, al punto da lasciare stupiti Shemar e Ruben. Micheu e Oliphant, invece si alzarono.

- Aurore.

Mi richiamò Oliphant. Guardai quell’uomo alto e austero, dai lunghi capelli bianchi intrecciati e mi avvicinai. Al suo fianco, Micheu osservava i miei compagni.

- Lord Oliphant.

- Ascoltami bene. Qualunque cosa tu decida di fare, ricorda che le tue forze non sono infinite. In quanto nipote della mia amata Annabelle, ti do un consiglio, in memoria di quei tempi passati. Non sfidare troppo la sorte, ma pensa bene alle conseguenze delle tue azioni, prima di agire. L’Underworld è stato funestato così a lungo che persino noi stessi abbiamo perso di vista la retta via. Se è davvero salvare questo mondo ciò che vuoi, allora rifletti bene su quello che devi fare.

Annuii, nel rendermi conto che quel consiglio, in quel momento, era destinato soprattutto a quello che mi stavo apprestando a fare. Notai un’antica sfumatura di tenerezza nel suo sguardo, quando mi porse la mano. La presi, stringendola tra le mie.

- Grazie, Lord Oliphant.

Lui annuì col capo, poi si rivolse ai ragazzi.

- Mi chiedo chi di voi sarà il prossimo Despota, giovani Lord.

Disse, guardando Ruben e Blaez. I due si guardarono, poi fecero un inchino verso Oliphant.

- Chiunque di noi sarà, Lord Oliphant, è certo che si impegnerà a rendere questo luogo un posto migliore.

Disse Ruben.

Guardai Violet, sul cui viso, al di là della fierezza per le parole del suo amato Ruben, c’era la tristezza. In fin dei conti, se Ruben fosse diventato il nuovo Despota, lei avrebbe dovuto rinunciare a lui. E mi resi conto di quanto fosse diversa la nostra situazione. Da quando ero arrivata in quel mondo, avevo sempre ripetuto a me stessa che quello non era il mio mondo. Ma la mia famiglia proveniva da lì e anche quella di Damien. Noi avevamo l’Underworld nel sangue, mentre Violet ci si era avventurata  per ritrovarmi. Avevo sempre detto che saremmo tornati a casa insieme, ma la mamma avrebbe voluto far luogo nel nostro mondo, una volta in salvo? E se per Arabella non fosse stato possibile scindersi dalla Croix du Lac, questo avrebbe condizionato la sua scelta? Per la prima volta mi ritrovai a riflettere su cosa fosse successo quasi diciassette anni fa. In che modo la mamma era giunta nel nostro mondo? E mio padre dov’era allora? Ancora una volta, avevo tante domande e nessuna risposta e questo mi rendeva più inquieta che mai. Poi, quando Oliphant e Micheu andarono via, lasciandoci con un nuovo accordo di cooperazione, mentre i ragazzi riflettevano sulle prossime mosse, Leandrus mi raggiunse. Sollevai lo sguardo fino a incrociare i suoi occhi blu cobalto che mi osservavano seccati.

- Che vuoi, Leandrus?

Domandai, facendo un passo indietro. Non avevo dimenticato lo schiaffo che gli avevo dato, ma nemmeno che mi aveva sferrato un pugno in piena pancia.

- Non ho sentito le parole che mi piacerebbe sentire, ovvero “Leandrus, scusa per il ceffone che ti ho mollato”.

Sollevai il sopracciglio, imbronciandomi.

- Forse avresti dovuto sentire meglio. In realtà dicevano “Dovresti scusarti per il pugno che mi hai dato”.

- Oh.

Lo sguardo del mio interlocutore si fece più acuto. Prima che potesse rispondere, feci appena in tempo a vedere un’ombra afferrare Leandrus per la gola e sbatterlo al muro. Sgranai gli occhi, così come tutti gli altri, quando sentii la voce di Amber alzarsi persino di più di quella di Blaez.

- Shemar!

Shemar aveva stretto la presa attorno al collo di Leandrus, che si dimenò imprecando contro di lui.

- Shemar!

Amber intervenne, così come feci io, ma sentii chiaramente le parole che il cavaliere della mia amica rivolse a Leandrus, prima di lasciarlo andare. Il suo sguardo era truce e spaventoso in quel momento. Fu allora che mi resi conto di come aveva messo in fuga i maniaci che avevano tentato di mettermi le mani addosso, nel parco di Darlington.

- Prova anche solo a toccare un’altra volta la signorina Aurore e giuro sulla mia stessa testa che non vivrai abbastanza a lungo da raccontarlo, Leandrus.

Deglutii, mentre mollava la presa e Leandrus tossiva.

- Mi dispiace molto per quello che vi ha fatto, signorina…

Disse.

- Sarei dovuto venire io con voi.

- Shemar, smettila adesso.

Lo richiamò Amber. Lui la guardò, aggrottando le sopracciglia scure.

- Lo sai. Lo sai, Amber. Non posso tollerare una cosa del genere.

Amber assentì e lo abbracciò. A qualunque cosa si stesse riferendo, certo era che Leandrus ne aveva pagato le conseguenze.

- Shemar, grazie…

Sia lui che Amber mi guardarono. Poi mi avvicinai a Leandrus, tendendogli la mano.

- Leandrus, mi dispiace di averti schiaffeggiato.

Leandrus mi guardò allibito. Gli avevo fornito un’ulteriore prova di essere matta. Guardò oltre, verso Blaez, poi si rialzò, senza prendere la mia mano. Sospirò, sistemandosi i vestiti sgualciti.

- Scusami per averti dato un pugno.

Poi, guardando Amber e Shemar, che a loro volta ci guardavano, ancora abbracciati, lasciò il salone.

- Aurore…

Violet mi raggiunse, e io abbassai la mano tesa a mezz’aria, voltandomi verso di lei. Sorrisi appena.

- Sono un’imbranata, eh?

Sospirò, poi vidi Blaez raggiungerci e fermarsi vicino a noi.

- Leandrus ha dei metodi alquanto rozzi, lo so.

- Me ne sono accorta… ma anch’io ho le mie parti di colpa.

- Sì, ma gli ho sempre detto che le donne non si toccano.

Guardò verso Shemar, che ricambiò.

- Sarà meglio che vada. Amber, Shemar, venite con me?

Amber annuì, poi lasciò Shemar per venire da me.

- Cosa pensi di fare per Damien, Aurore?

Mi chiese. Ci riflettei. Oliphant mi aveva suggerito prudenza, e la soluzione migliore sarebbe stata sicuramente lasciar stare, almeno per il momento. Ma temevo che se avessi lasciato passare altro tempo, la Croix du Lac avrebbe finito col condizionarlo, in qualche modo. Dovevo impedirlo. Su una cosa Leandrus aveva ragione. Damien era la persona di cui mi ero innamorata e non potevo lasciarlo al suo destino. Strinsi le mani al cuore, ripensando alla notte del mio compleanno e a quella in cui l’avevo perso. Amber comprese e mi sorrise dolcemente.

- Promettimi solo che starai attenta.

Mi raccomandò. Annuii, rincuorata.

- Amber, grazie…

Lei si limitò a un breve cenno, poi guardò Rose e Ruben.

- Ci vediamo, ragazzi.

Rose sollevò il ventaglio, mentre Ruben assentì.

- Arrivederci.

Ci salutò Blaez, precedendo Amber e Shemar. E prima che andassero via, mi rivolsi a Shemar.

- Shemar… grazie davvero. Promettimi che quando avremo l’opportunità, mi racconterai di mio padre e di tuo padre…

Shemar mi guardò sorpreso, poi la sua espressione si ammorbidì, ripensando evidentemente, a qualcosa che viveva ancora nella sua memoria, da qualche parte.

- Certamente, signorina Aurore.

E quando anche loro furono andati via, mi rivolsi ai Cartwright.

- Come faccio a raggiungere Damien?

Rose alzò gli occhi lavanda al cielo, sospirando nel dire qualcosa del tipo “Ah, l’amour…”, mentre Ruben guardò Violet, in cerca di aiuto.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Lacus Clyne