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Autore: ladymisteria    07/12/2013    3 recensioni
Jack Harkness visita il Dottore nel cuore della notte per chiedergli aiuto.
Ma riuscirà a convincere il vecchio amico a seguirlo al Torchwood, per risolvere una faccenda che sta mettendo lui e Gwen Cooper in seria difficoltà?
Colpi di scena, vecchi rancori e molto altro per il mio primissimo Crossover.
La fanfiction è stata revisionata per implementare dettagli da "Il Giorno del Dottore"
Versione riveduta e corretta.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Doctor - 11, Jack Harkness, River Song, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Baby Time for Doctor and River'
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«Tu sei sicura che troveremo quello che ci serve per aprire quella dannata porta qui dentro? Sul serio, River. Non riesco a capire come possa essere possibile» disse Jack Harkness, poco convinto.

«In più, voglio essere onesto, con te. Se la situazione non fosse così brutta ti starei già mettendo al corrente di quanto sto pensando in questo momento, riguardo a questo posto…» continuò, guardandosi intorno.

Lui e River erano tornati immediatamente al TARDIS, subito dopo aver provato ad aprire la porta che conduceva alle celle del Torchwood; e la donna l’aveva guidato, senza alcun indugio, verso la camera che divideva con il Dottore.

Una volta messo piede nella stanza, Jack ne era rimasto subito scioccato ed affascinato.

Una delle prime cose a colpirlo era stato - al di là un’ampia finestra dal vetro rinforzato - un autentico safari alieno.

Quante persone potevano dire di averne uno nella propria camera da letto?

Ma non era stato solo quello a lasciare l’uomo senza parole.

L’alto soffitto a cupola era una replica perfetta della costellazione di Kasterborous, di tanto in tanto attraversata da qualche meteora solitaria, e lungo le pareti – dipinte in modo tale da far credere a chiunque di star guardando l’intero universo - correvano diverse porte in legno, ricoperte di incisioni in Gallifreyano.

Scorciatoie – immaginò Jack – per altrettante stanze del TARDIS.

Solo studiando i muri più da vicino Jack capì di aver commesso un errore.

Le pareti non erano affatto state dipinte: era realmente l’universo intero, visto come attraverso un dipinto in tre dimensioni.

Come il Dottore fosse riuscito a farlo era un mistero, per lui.

Jack decise di analizzare nuovamente ogni cosa, sicuro di trovare altri particolari sfuggiti alla sua prima - e ammirata - occhiata.

E fu così.

C’erano diversi segni rossi, sulle pareti, e l’uomo pensava di conoscerne il significato...

Quelli erano i luoghi in cui l’amico aveva cercato Gallifrey.

Continuando nella sua “analisi”, Jack notò - inoltre - come tutti i mobili della stanza fossero in puro stile vittoriano.

Un chiaro riferimento – da quello che il Dottore gli aveva sempre raccontato – alla madre, e a un’epoca storica cui era suo malgrado geneticamente legato.

Tuttavia ciò che davvero attirò la sua attenzione fu il grande letto a baldacchino, posizionato al centro esatto della stanza.

Le tende che lo circondavano erano del tessuto più straordinario che lui avesse mai visto: sembrava semplicissima seta color della Nebulosa Carena, ma toccandolo, Jack si convinse di aver immerso le mani in un fresco ruscello di montagna.

Nella testata del letto – le cui coperte variavano continuamente, rispecchiando le sfumature della Nebulosa Occhio di Gatto – capeggiava, infine, il sigillo Prydonian.

La Casta del Dottore.

«Questo posto è incredibile» riuscì a mormorare, alla fine.

Non riusciva ad immaginare come ci si dovesse sentire, a dormire in una stanza del genere.

Avrebbe dovuto provare.

«Come dici?» domandò River Song, riaffiorando dal guardaroba e mettendosi in cintura quella che Jack riconobbe essere…

«La mia pistola al quadrante! Come è finita qui dentro? Sono più che sicuro di non esserci mai stato, prima d'ora!».

River uscì dalla stanza, seguita a ruota da Jack.

«Non avresti potuto, anche volendolo. La porta è isomorfica. Solo io e il Dottore possiamo aprirla. Riguardo alla pistola… L’hai lasciata sul TARDIS secoli fa. Io l’ho trovata, ed ora è mia. Non ti spiace, vero?».

Jack aprì la bocca per ribattere che invece gli dispiaceva eccome, ma rinunciò.

«Prima Clara Oswald usa il mio Manipolatore del Vortice, ora tu usi la mia pistola al quadrante…» borbottò, stizzito.

Sospirò.

«Pensi che riuscirà a penetrare il Vibranio?»

«Lo spero. Non abbiamo altre soluzioni».

*

Con enorme sollievo di Jack e River, la pistola al quadrante riuscì a perforare la porta, permettendo così loro di aprirla senza sforzo.

Lo spettacolo che si presentò davanti ai loro occhi, una volta raggiunte le celle, li lasciò basiti e scioccati.

L’intera area contenimento era immersa nel buio più completo, e quando Jack accese una torcia che aveva con sé, il pavimento brillò.

Solo dando un’occhiata più attenta, River realizzò che il motivo era riconducibile alle schegge di vetro che lo ricoprivano completamente.

Sembrava che qualcuno di fosse divertito nel fare a pezzi tutte le celle e le lampadine dell’area.

Non si sentiva alcun rumore.

Jack e River estrassero le pistole, pronti a qualsiasi evenienza.

Sapevano, ovviamente, che i proiettili non avrebbero potuto ferire o uccidere l’Angelo, ma forse avrebbero potuto dar loro qualche istante in più.

Mossero alcuni passi incerti, i vetri che scricchiolavano sinistramente sotto le loro scarpe.

Entrambi vennero colti dal medesimo pensiero: dov’erano l’Angelo e il Dottore?

Abbassarono gli occhi con cautela, studiando il pavimento in cerca di ulteriori indizi.

E solo allora si resero conto che c’era qualcos’altro a terra.

«Pietra» mormorò River, chinandosi e raccogliendo un frammento dal pavimento.

Jack la fissò.

«Credo che sia dell’Angelo» mormorò.

«Per l’esattezza, è ciò che ne resta».

Entrambi sussultarono, e d’istinto River sparò un colpo, mentre Jack alzava la torcia in direzione della voce.

«Ohi!» esclamò il Dottore, schermandosi gli occhi chiari dalla luce intensa.

«River, mi hai mancato per un soffio! Non ho fatto certo tutta questa fatica per poi essere ucciso da te!» continuò, una nota indignata nella voce.

«Che diavolo è successo qui dentro?» domandò Jack, abbassando la torcia, il respiro tornato normale.

Azionò l’impianto elettrico secondario, e una serie di neon - rivestiti in plastica - illuminò ciò che restava dell’area contenimento del Torchwood.

Il Dottore gettò un’occhiata al punto in cui il proiettile di River si era conficcato nel muro.

«Ora capisci perché sono contrario all’utilizzo di armi?!» soffiò.

River sospirò di sollievo, ringraziando mentalmente Jack di aver alzato la torcia un istante dopo che lei aveva sparato.

Se così non fosse stato, probabilmente a quel punto sarebbe stata vedova.

Di nuovo.

«Allora?» incalzò Jack, gettando un’occhiata tutt’intorno.

«Oh, io e l’Angelo abbiamo fatto una piccola scommessa su chi di noi due fosse più veloce. Pare abbia vinto io» disse il Dottore, orgoglioso.

«La telecamera è andata fuori uso secoli fa, e…» iniziò Jack.

Il Gallifreyano annuì.

«Sì, l’Angelo credeva così di avvantaggiarsi nella fuga».

«Meno male che non hai pensato di voltargli le spalle e tornare di sopra, allora. La porta era bloccata» continuò Jack.

Il Dottore sbuffò.

«Credi si sarebbe bloccata se io non l’avessi… aiutata con questo?» ghignò beffardamente, lanciando in aria il cacciavite sonico.

La reazione di River fu immediata.

Il piccolo oggetto cadde a terra con un tonfo sordo, mentre la mano del Dottore volava a massaggiare la guancia dolorante.

«Ahia! Ma si può sapere che ti prende, oggi? Prima mi spari, ora mi schiaffeggi…» esclamò, confuso.

River Song, ancora la mano alzata, fissò l’uomo con uno sguardo furente.

«Che cosa prende a me?! Ti rinchiudi volontariamente con una delle creature più letali dell’intero universo. Volontariamente! Non dici una sola parola - quando arriviamo qui - ben sapendo che entrambi siamo armati e pronti a sparare, spuntando poi fuori dal nulla come se niente fosse. Potevi farti ammazzare! Potevi finire disperso nel passato senza TARDIS o mezzi di ritorno! E dopo tutto questo l’unica cosa che riesci a fare è gongolare per essere riuscito ad essere più veloce di un Angelo Piangente?! Avevo buone ragioni per seguirti, dato che a quanto sembra, riesci solamente a comportarti come un bambino!». 

«Quell’Angelo voleva occupare l’intera struttura! Vi avrebbe uccisi uno per uno! Dovevo fare qualcosa!» esclamò il Dottore, di rimando.

Jack tossicchiò imbarazzato, richiamando l’attenzione dei due.

«Salve. Dolente di disturbare la vostra piccola controversia matrimoniale, ma qualcuno potrebbe cortesemente spiegarmi cos’è successo con esattezza? Sono sicuro che potrete benissimo continuare con il secondo round più tardi, in tutta tranquillità».

River lanciò un’occhiata furibonda al marito, girandosi poi verso la porta.

«Fossi in te non mi avvicinerei troppo alla consolle, una volta tornato sul TARDIS. Potrei averla manomessa con l’intento di farti saltare in aria» l’avvertì, prima di sparire su per le scale.

Qualche secondo più tardi una porta sbatté, e il Dottore sospirò.

«Non riesco mai a capirla, quando fa così» borbottò, rassegnato.

*

«Quindi... E' tutto finito» disse Jack mezz’ora più tardi, seguendo il Dottore nell’ingresso.

Il Gallifreyano annuì.

«Già. Mi spiace per come ho ridotto la vostra area contenimento».

Jack scrollò le spalle.

«La sistemeremo. In fondo, questa esperienza ci ha aiutato a capire quanto poco affidabili fossero le nostre celle. Le prossime le costruiremo sicuramente meglio. Magari usando lo stesso vetro rinforzato che tieni nella tua stanza. Ha l’aria molto solida» disse.

Porse al Dottore lo scrigno con cui l’aveva attirato lì.

«Penso sia giusto che sia tu a tenerlo. Qui al Torchwood non sapremmo che farcene di una scatola di giocattoli. In più, come tu stesso hai detto, proviene dal tuo pianeta. Non so davvero a chi altro potrei affidarlo. Consideralo un mio piccolo contributo alla tua già ricchissima collezione di reperti alieni».

«Ti ringrazio, Jack» rispose il Dottore, prendendo l’oggetto con delicatezza.

«Il proprietario… Lo conosci?» chiese l’uomo, dopo qualche istante.

Quella domanda l’aveva tormentato sin da quando il Dottore gli aveva rivelato la vera natura dello scrigno.

Il Gallifreyano sorrise debolmente.

«Koschei» mormorò.

Jack lo fissò, senza capire.

Ma il Dottore non parve accorgersene.

«E’ bizzarro come - a volte - si creino questo genere di coincidenze» disse invece.

Vide l’espressione dell’amico.

«Ma suppongo che questo nome non ti dica assolutamente nulla, vero?»

«Infatti».

Il Dottore ghignò.

«Allora credo che se ti dicessi che non solo conosci il proprietario di questo scrigno, ma che l’hai anche incontrato, ne rimarresti sorpreso...».

Jack sgranò gli occhi.

«Vuoi dire…».

Il Dottore annuì.

«Come dicevo, è buffo che tu abbia usato proprio questo oggetto, per portarmi qui».

Jack lanciò un’occhiata alle porte chiuse del TARDIS.

«Per quanto pensi rimarrà in collera con te?» domandò.

Il Gallifreyano scrollò le spalle.

«Non ne ho idea. Ma spero che un viaggetto alla nascita di Sirio le migliorerà un po’ l’umore. Chissà, potrebbe rivelarsi una gita piacevole sotto molti punti di vista. Potrebbe anche dirmi cosa le succede da qualche tempo. O forse no. E’ pur sempre River Song. La donna degli spoiler» sorrise.

Jack annuì, lasciandosi sfuggire un ghigno.

«Come pensi di raggiungere la nascita di Sirio, se davvero ha manomesso la consolle di pilotaggio? Non hai paura di saltare in aria?».

Il Dottore rise, scuotendo il capo.

«Non penso che River farebbe mai qualcosa che possa in qualche modo danneggiare il TARDIS. Per mia fortuna. Altrimenti, sì. Sarei decisamente terrorizzato».

Guardò l’orologio che aveva al polso.

«E’ ora che vada. Stammi bene, Capitano. E salutami la signorina Cooper» disse, abbracciando l’amico.

«Sarà fatto, te lo prometto. Tu cerca di non far arrabbiare River fino al punto di non ritorno, okay? Non credo ci metterebbe molto a “passare sopra” al buon rapporto che ha con il TARDIS».

Il Dottore rise nuovamente, aprendo la porta della sua cabina blu.

«Un’ultima cosa, Jack. La prossima volta che hai intenzione di fare una visita a me o a River, fai prima una telefonata».

Jack Harkness si mise scherzosamente sull’attenti.

«Sì, signore».

Il Gallifreyano non rispose, ma sorrise, alzando la mano in un ultimo gesto di saluto.

Poi chiuse la porta e dopo qualche istante il TARDIS  e i suoi occupanti erano spariti.
 
 
 

 


E siamo arrivati alla fine di questo “esperimento” :D
Un enorme grazie a Ghost_Delia e ad Earth per le loro recensioni e a tutti i lettori (se ci sono stati XD) silenziosi :)
Ho cercato di impostare questa fanfiction in modo tale che potesse essere un buon “trampolino di lancio” per la serie con protagonista Siria e anche come “semplice” storia a più capitoli.
Spero di esserci riuscita, e di aver scritto qualcosa in grado di coinvolgervi e strapparvi anche qualche sorriso.
Grazie mille a tutti ♥

 

   
 
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