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Autore: Amantide    12/12/2013    3 recensioni
Impegni improvvisi porteranno i coniugi Weasley a lasciare i ragazzi da soli alla Tana. E come dice un vecchio detto quando il gatto non c'è si sa che i topi ballano... e se i topi in questione si chiamano Fred, George, Ron, Ginny, Harry e Hermione potete solo immaginare cosa possa succedere.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Angolo dell'autrice: Ciao a tutti! Scusate il ritardo ma ero malaticcia e non riuscivo a scrivere!!! Eccovi il tanto agognato sesto capitolo... Vi dò una bella notizia: avete vinto un capitolo in più, perchè quello che scriverò nel prossimo capitolo avevo intenzione di farlo succedere già in questo, ma visto che mi sono dilungata un po' ho deciso di separarli. Spero che la storia continui ad appassionarvi! Grazie della pazienza, spero di aver ripagato la vostra attesa!


 
6- L'AGGUATO



“Tranquillo… con un po’ di fortuna il messaggio arriverà a destinazione.” Disse Hermione a Ron che continuava a voltarsi verso la finestra preoccupato. Il ragazzo temeva di veder riapparire il suo Patronus da un momento all’altro, ma le parole di Hermione lo rassicurarono, o per lo meno riuscirono a distogliere i suoi pensieri dalla piccola peste argentata. Hermione era stretta al suo petto con gli occhi chiusi, lui le accarezzava i capelli dolcemente mentre ripensava a tutto quello che era successo nel giro di un paio di giorni. Il bacio mancato nel bosco, la sbronza collettiva, la furia e le lacrime di Hermione, il perdono sotto la pioggia e per finire quei baci tanto attesi che si erano scambiati tra le mura di casa Granger. Ripensandoci era stato un susseguirsi di alti e bassi. Già… alti troppo alti e bassi decisamente troppo bassi. E in più Hermione aveva insistito perché dormissero insieme… non che a Ron la cosa dispiacesse, ma non aveva ben chiaro il perché di quella richiesta, e conoscendosi aveva paura di rovinare tutto. Avrebbe tanto voluto potersi confidare con Harry e chiedergli un consiglio, ma in realtà sapeva già cosa gli avrebbe detto l’amico: Non fare nulla di stupido. Sì ok, ma in quella precisa situazione cosa era etichettabile come stupido, e cosa non lo era? Questo era il vero dilemma.
“Cos’hai?” Chiese dolcemente Hermione sollevando il capo e cercando di interpretare i pensieri del ragazzo.
“Nulla.” Disse Ron vago. “Sono solo un po’ stanco…” Aggiunse pentendosi immediatamente di quelle parole. Ecco la prima cosa stupida che avrebbe potuto dire, uscire dalle sue labbra senza che lui potesse fermarla.
“Vuoi andare a letto?” Domandò lei senza malizia. Una carrellata di risposte, una più assurda dell’altra, attraversarono la mente di Ron, e prima che avesse il tempo di scegliere la meno peggio, Hermione lo stava già guidando lungo le scale che conducevano al piano di sopra.
Una volta in cima, Hermione accese la luce e fece segno a Ron di seguirla; giunti in fondo al corridoio la ragazza aprì l’ultima porta rivelando quella che poteva essere solo la sua stanza. Ron si guardò intorno stranito, non si era mai soffermato a pensare come potesse essere la stanza di Hermione, ma era più che sicuro che se l’avesse fatto, l’avrebbe immaginata esattamente così. I muri dipinti di un azzurro tenue erano seminascosti da numerose librerie cariche di volumi e libri di ogni colore e dimensione. Libri, che Ron era più che sicuro fossero rigorosamente disposti in ordine alfabetico. Anche l’ordine che regnava nella stanza era tipico di Hermione, dopotutto lei non perdeva mai l’occasione di ricordargli quanto fosse disordinato, perciò tutto tornava. In poche parole quella camera era esattamente l’opposto della sua, dove lui aveva poster di Quidditch, lei aveva libri, lui aveva calzini sparsi per il pavimento e lei un armadio perfettamente ordinato. In quel momento l’attenzione di Ron fu catturata dall’unico angolo della stanza in cui l’ordine maniacale di Hermione non regnava sovrano. Vicino all’armadio, infatti, erano gettate alla rinfusa due valige da cui uscivano parti indistinte di alcuni indumenti della ragazza. Erano le valige che Hermione aveva fatto in fretta e furia quella stessa mattina, nella camera di Ginny, poco prima che lui arrivasse trafelato pronto a dirle la verità, poco prima che lei si smaterializzasse davanti ai suoi occhi.
“Non le hai ancora disfate?” Chiese Ron felice di aver trovato qualcosa da dire.
“Non ne ho avuto il tempo.” Buttò lì Hermione visibilmente a disagio.
Ron guardò l’amica alzando un sopracciglio, stava mentendo, ne era certo.
“Non guardarmi così!” Esclamò lei infastidita. “Ho passato tutta la giornata a piangere per colpa tua… disfare le valige non era tra le mie priorità!”
“Perché non ammetti che speravi che io venissi qui e ti convincessi a tornare alla Tana?” Domandò Ron che era più che sicuro di aver fatto centro.
“Io… cosa?” Chiese lei indispettita.
“Dai ammettilo!”
“Se fosse come dici tu…” Iniziò Hermione. “Per quale ragione saremmo ancora qui e non alla Tana?” Proseguì saggiamente la ragazza, convinta di aver messo a tacere Ron una volta per tutte.
Hermione si stava irritando, questo era più che evidente, ma un’altra litigata con lei non avrebbe portato nulla di buono, pertanto Ron si affrettò a fare l’unica cosa che sicuramente avrebbe risolto la situazione. Mentre lei continuava a blaterare qualcosa che Ron non si prese la briga di ascoltare, le si avvicinò e le diede un bacio, uno di quei baci che metterebbe a tacere chiunque, anche Hermione.
“Sei incorreggibile, Ronald Weasley!” Lo rimproverò lei, tentando di essere credibile, appena riprese il controllo delle sue labbra.
Ron abbozzò un sorriso, a quella vista Hermione non riuscì a resistere e finì per baciarlo di nuovo.
“Forse volevi dire… sei irresistibile!” Scherzò lui pavoneggiandosi in un modo che ad Hermione ricordò terribilmente i gemelli.
“Si… beh… in un certo senso lo sei.” Confessò Hermione, più al pavimento che al ragazzo, mentre arrossiva eccessivamente. Ci fu un momento d’imbarazzo ma poi Hermione parlò di nuovo: “Beh… tu non avevi sonno?”
“Io… si, cioè no… vado un attimo in bagno.”
Ron uscì dalla camera e una volta in bagno chiuse la porta e si fermò un momento a riflettere. E adesso? Si domandò terribilmente confuso. Cosa intendeva Hermione con quel dormi con me? Voleva semplicemente che restassi perché ha paura di dormire a casa da sola, o ha intenzione di condividere il suo letto con me?
“Miseriaccia!” Borbottò a bassa voce guardandosi allo specchio.
Si domandò cosa avrebbe fatto Harry al suo posto, ma appena ricordò che la ragazza di Harry era Ginny, scacciò ogni immagine di quei due dalla mente. Pensò a Dean e tutte quelle sere in cui si pavoneggiava delle sue conquiste nei dormitori di Hogwarts, dai suoi innumerevoli racconti Ron concluse che Dean non si sarebbe mai lasciato scappare un occasione così. Ma lui e Dean, a parte il dormitorio di Hogwarts, non avevano proprio nulla in comune, anzi forse aveva molte più cose in comune con Neville: pasticcione, imbranato, timido e inesperto. Sì, aveva decisamente più cose in comune con Neville, e la cosa non lo rassicurò per niente.
Poi ricordò com’era stato accolto dai suoi fratelli quella stessa mattina, tutti erano completamente convinti che fosse andato a letto con Hermione. Improvvisamente rivide l’immagine di Hermione seminuda nel suo letto, il suo profumo lo pervase completamente. Resistere a Hermione una notte era stata un’impresa, farlo due notti di fila sarebbe stato impossibile.
Dopo dieci minuti di riflessione Ron non era venuto a capo di niente, così uscì sospirando dal bagno sperando che la soluzione gli si parasse davanti da sola. In realtà appena rientrò in camera l’unica cosa che gli si parò davanti agli occhi era Hermione già sdraiata nel letto e avvolta nel lenzuolo.
“Miseriaccia!” Borbottò di nuovo.
Ron si avvicinò al letto titubante e si chinò per baciare Hermione.
“Buona notte” Sussurrò. Poi afferrò rapidamente un cuscino e si sdraiò per terra a fianco al letto. Probabilmente era la cosa più stupida che potesse fare, ma era anche l’unica che gli fosse venuta in mente. Dopo un attimo Hermione si mise a sedere e lo guardò perplessa.
“Esattamente cosa stai facendo?” Domandò mentre lo fissava dall’alto.
Ron rimase zitto, incapace di proferire parola, ma in realtà nella sua mente non faceva altro che ripetersi: cerco di non saltarti addosso.
“Ron, è vero, prima mi sono un po’ arrabbiata, ma non ti farei mai dormire per terra. Dai vieni qui.” Disse scostando il lenzuolo per fargli posto. Se non altro, adesso una cosa era chiara, Hermione voleva che dormissero nello stesso letto.
Un attimo dopo erano sdraiati vicini e Ron constatò che il letto di Hermione era decisamente più grande e più comodo del suo. Sentiva gli ormoni in subbuglio ed era certo che tutta quella vicinanza con Hermione non gli avrebbe fatto prendere sonno facilmente. Hermione si accoccolò sul suo petto e spense la luce con un sonoro click dell’interruttore.
“Ron.” Sussurrò lei.
“Dimmi.”
“Sono felice che tu sia qui.”
“Anch’io sono felice di essere qui.” In realtà Ron era tremendamente combattuto, ma non poteva rivelarlo a Hermione, quella si che sarebbe stata una cosa stupida da dire. Il rosso era talmente occupato a complimentarsi con se stesso per aver detto la cosa giusta, che quasi non si accorse che Hermione si stava muovendo. Un attimo dopo la ragazza era a cavalcioni sopra di lui, e appena se ne rese conto il suo cuore mancò un battito. Hermione cominciò a baciarlo sul collo e, dai brividi che sentì salire lungo la schiena, Ron capì che non avrebbe saputo resistere oltre. Poggiò le mani sui suoi fianchi e ricambiò i baci mentre la accarezzava dolcemente. Nel giro di poco i loro baci si fecero più audaci. Hermione sfilò lentamente la maglietta a Ron che questa volta non glielo impedì, anzi a dire la verità sembrava non aspettare altro.
“Sai perché mi sono arrabbiata tanto stamattina?” Riuscì a chiedere lei tra un bacio e l’altro.
“Si, penso di saperlo… la pergamena e tutto il resto.” Rispose lui che in realtà voleva dimenticare quella mattinata e concentrarsi sul presente.
“No, mi sono infuriata perché non volevo credere di essere stata a letto con te senza averne il minimo ricordo.” Spiegò lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Ma questa notte… sono certa che non la dimenticherò.” E con quelle parole Hermione si sfilò la canottierina blu. Ron rimase immobile a guardare la scena e, grazie alla luce dei lampioni che filtrava dalla finestra, riuscì a notare con piacere che sotto non aveva il reggiseno.
Hermione riprese a baciarlo e Ron, finalmente, comprese le intenzioni della ragazza, galvanizzato da questa certezza allontanò tutti i pensieri che lo avevano tormentato in bagno e si lasciò andare. Poco dopo Ron decise di prendere il controllo della situazione, afferrò Hermione saldamente con un braccio e invertì le posizioni in una sola mossa. La ragazza gli sorrise e si lasciò baciare di nuovo.
Dopo circa una mezz’ora, i due sembravano pronti a concedersi l’uno all’altra.
“Hermione, resisterti ieri è stata un’impresa… se continuiamo così non penso che stasera riuscirò a fare lo stesso.” Bisbigliò il ragazzo.
“Ti sono estremamente grata per quello che hai fatto ieri notte…” Sussurrò lei a fior di labbra. “Ma nessuno ti sta chiedendo di fermarti.”
“Sei sicura? Non devi sentirti obbligata… voglio dire… ci siamo baciati per la prima volta solo qualche ora fa…”
“Io non mi sento obbligata.” Spiegò lei. “Ma mi sentirei una stupida se mi lasciassi scappare un’occasione così… da un momento all’altro potremmo partire alla ricerca degli Horcrux, e nessuno sa cosa ne sarà di noi. Questa potrebbe essere la nostra ultima possibilità Ron.” Il ragazzo avvertì una nota tremante nella voce di Hermione, sembrava essere sull’orlo delle lacrime, ma poi parlò ancora: “Mi pento ogni giorno del tempo che abbiamo perso a scuola… voglio fare l’amore con te, e voglio farlo questa notte.”
Ron non ebbe il tempo di dire nulla perché Hermione si era già impossessata delle sue labbra, effettivamente il suo discorso aveva un senso, non si era mai soffermato a pensare cosa significasse realmente partire con Harry alla ricerca degli Horcrux, la paura di non tornare s’impossessò per un attimo di lui e poi improvvisamente urlò: “Ahi!”
Hermione si appoggiò sui gomiti senza capire cosa stesse succedendo, poi gettò un’occhiata al fondo del letto e scoppiò a ridere. Grattastinchi era entrato in camera, silenzioso come solo i gatti sanno fare, e aveva teso un agguato al piede destro di Ron che sbucava dal lenzuolo. Il risultato era che in fondo al letto sembrava essere in corso una piccola battaglia tra Ron, che era più che deciso a portare a casa il suo piede tutto intero, e Grattastinchi che non sembrava voler mollare la presa. Il gatto aveva già lasciato tre unghiate belle profonde nella pianta del piede del ragazzo, ma lo stava ancora mordendo all’altezza del calcagno.
“Miseriaccia!” Brontolò Ron scalciando per cercare di costringere Grattastinchi a mollare la presa.
“Odio il tuo gatto Hermione!”
Hermione era talmente occupata a ridere che non aveva nemmeno la forza di soccorrere il ragazzo. Quando finalmente si riprese aiutò Ron, che continuava ad imprecare, a liberarsi del gatto e poi disse: “Beh? Te la senti di riprendere da dove avevamo lasciato?” Ron annuì e finalmente riuscirono a godersi quel momento fin quando Ron non aprì un attimo gli occhi e si fermò di colpo.
“Che succede?” Domandò Hermione, desiderosa di riprendere.
“Il tuo gatto mi sta guardando!” Disse Ron scocciato. Hermione seguì lo sguardo del ragazzo e notò Grattastinchi seduto a lato del letto, effettivamente sembrava proprio che si stesse godendo lo spettacolo.
“Ron è solo un gatto! Non ti sta guardando!”
“No, non è solo un gatto, Hermione! È il tuo gatto! E mi odia! E, ribadisco il concetto, mi sta guardando!”
“Ma dai! Cosa vuoi che gliene importi!”
“Magari è un animagus!” Ipotizzò Ron rabbrividendo al solo pensiero.
“Ron, Grattastinchi è un gatto!”
“Caccialo fuori!”
“Ron, è abituato a dormire in camera mia, se lo chiudo fuori inizia a grattare la porta, sarebbe solo peggio, fidati.” E con queste parole riprese a baciarlo sperando che lui si dimenticasse del terzo incomodo. Per un po’ sembrò funzionare ma poi Ron riaprì un istante gli occhi e lo vide di nuovo. Era esattamente dove era prima, gli occhi sempre vigili e attenti.
“Miseriaccia Hermione, mi sta guardando ancora!” Borbottò Ron di nuovo. “È un animagus di sicuro!”
“Shhhhh” Lo zittì lei premendogli un dito sulle labbra. “Dimenticati di lui!”
“Ma mi sento a disagio!”
“Finiscila!” Sbottò lei. “Possibile che riusciamo a bisticciare anche in questa situazione?” Aggiunse sconsolata e divertita allo stesso tempo.
Anche Grattastinchi sembrava essersi stufato di quei litigi, perché un attimo dopo, zampettò silenzioso fuori dalla stanza esattamente com’era arrivato, lasciando ai ragazzi la privacy di cui avevano bisogno.
 
 
 
  
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