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Autore: valeriaspanu    17/12/2013    3 recensioni
"Si, questa è la mia vita… Non è perfetta e in parte è sempre incompleta ma, contando tutto ciò che ci è accaduto, devo ringraziare il cielo per avere Peeta e le sue braccia che mi stringono per farmi sentire il suo amore. Può essere questa la felicità dopo tutto ciò che abbiamo passato?"
La FIC si svolge 5 anni dopo la rivolta. Peeta e Katniss stanno insieme e cercano di lottare contro i propri incubi, ma una nuova minaccia creata da Capitol City incombe su di loro: riusciranno a superare le nuove prove?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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  Sono come in apnea e fisso Gale come se fosse un alieno giunto da un altro pianeta. Non era possibile. Tutte le arene erano state distrutte, quel meeting era segreto: solamente i vincitori ne erano a conoscenza… La Coin era morta e nessuno di noi ne aveva fatto più parola. Erano passati ANNI. Eravamo quasi felici ormai, se non si contavano gli incubi che, tanto, non se ne sarebbero mai andati. Ma tutto stava diventando più sopportabile. Io e Peeta ci amavamo, i distretti erano stati ricostruiti: come diavolo aveva fatto Plutarch a venire a conoscenza di quella votazione?
- Non siamo disposti a fare un cazzo. Quella votazione risale a 5 anni fa: gli Hunger Games sono finiti, le arene distrutte. Panem non conoscerà mai più una follia come quella. Mai. –
Mi volto verso Peeta, sbalordita dal suo tono di voce: di solito un linguaggio del genere viene utilizzato da Haymitch non di certo da Peeta Mellark. I suoi occhi azzurri sono severi, pieni di rabbia: so bene ciò che prova. Io non metterei più piede a Capitol City neanche per tutto l’oro del mondo e non oso immaginare cosa stia passando lui, dal momento che il depistaggio che ha subito è avvenuto all’interno delle segrete presidenziali. Ci deve essere un modo per sfuggire a questa costrizione, io non voglio fare da mentore, non voglio che altri ragazzini perdano la vita. Neanche se quei ragazzini sono di Capitol City: non c’entrano nulla con la follia dei loro genitori o dei loro nonni… Mi ricordo all’improvviso le parole di Johanna: e se uscisse la nipote di Snow? Un brivido di piacere per una vendetta così perfetta mi assale ma lo ricaccio immediatamente. Non posso abbassarmi al livello di Snow, non posso cedere al mio odio interiore.
- Vedi ragazzo, non penso che abbia un senso lanciare la fantomatica edizione di Capitol City degli Hunger Games: un discorso era farlo 5 anni fa, subito dopo la fine della rivolta. Ma farlo adesso.. che senso avrebbe? Che immagine darebbe di lei?- dice Haymitch, indicandomi.
-Qui non si parla di Katniss.- dice Gale, con un tono duro.- Le cose sono migliorate per tutta Panem da quando la rivolta è finita. Tutti i distretti ora hanno la libertà, la democrazia di avviare tutte le attività che vogliono. Come qui nel 12, si è avviata una fabbrica di farmaci, nell’11 si coltiva gran parte delle coltivazioni che vengono consumate a Panem con l’eccezione che, ormai, il ricavato del raccolto va interamente a loro, come è giusto che sia. Ma abbiamo avviato una grande repressione a Capitol City: vivevano nel lusso più sfrenato ma da quando la guerra è finita, tutti i distretti vengono trattati allo stesso modo e, quindi, soffrono molto di più di quanto abbiano mai provato. E il popolo sta iniziando a insorgere.-
-E voi volete calmarli con gli Hunger Games? Così come hanno fatto con noi per 75 anni.- sibilo io. -Mi pare che tu avessi votato sì alla proposta, 5 anni fa.- mi risponde Gale.
-Sì. Per Prim. Ma era appena stata uccisa. Dalle tue bombe. Per ordine della Coin.- dico, avvicinandomi sempre di più al moro, ma sento il braccio di Peeta che mi afferra tirandomi a se.
-Io non sapevo a cosa sarebbero state destinate quelle bombe, Katniss.-
-Ma la Coin sì, l’ha sempre saputo! E tu eri il suo braccio destro! Come potevi non saperlo?!- urlo, rabbiosa con le lacrime agli occhi. – Tu eri mio amico! E ora mi dici che devo riandare in quella città dove è stata uccisa, a fare da mentore per un evento di cui IO sono stata protagonista e dove l’uomo che amo ha subito un depistaggio! Io sono stufa! Potete tutti andare a farvi fottere per quel che mi riguarda!!-
-Calmati dolcezza.- mi dice con voce ferma Haymitch.- Ragazzo, che ne dici se usciamo a farci un giro, solo io e te,eh?-
-Devo restare qui, in attesa di una risposta.-
-Sì… Coraggio, ragazzo eri abbastanza sveglio per quello che mi ricordo. Non vorrai farti ammazzare di botte in questo momento, no?-
Gale mi squadra per un attimo e vedo un’ombra di tristezza nei suoi occhi mentre si lascia portare fuori da Haymitch, seguito da Cynthia. La porta si chiude e un silenzio opprimente riempie la stanza. Peeta si allontana da me e inizia a sparecchiare rabbiosamente la tavola. Un momento di silenzio e poi il servizio di piatti, regalatoci da Sue la Zozza per Natale( “Non vorrete tenervi i sudici piatti capitolini, vero ragazzi?”) viene schiantato al muro. Mi giro e vedo Peeta appoggiato al muro, mentre si nasconde il viso tra le mani e piange, disperato. Mi avvicino cautamente.
-Peeta…-
Ovviamente non mi risponde ma una volta che lo abbraccio non mi respinge e io stringo ancora più forte il suo corpo tra le mie braccia. Non riesco a dire una parola, non posso dirgli che andrà tutto bene come lui mi diceva sempre ogni notte nei primi mesi dopo la fine della rivolta. Non so se andrà tutto bene. Non so se ci riprenderemo anche da questa botta e non so se riusciremo a convincere Plutarch a lasciarci andare, a lasciarci liberi di dimenticare quei due anni terribili.
-Non posso tornare lì…- mormora Peeta, con voce supplicante. –Ci ha dato un’illusione di scelta. Noi non possiamo non andare, non possiamo non fare da mentori ai due ragazzini che verranno scelti per essere ammazzati. Che differenza c’è tra questa “democrazia” e la dittatura di Snow?-
Non rispondo, lui sa che io non sono brava con le parole: è sempre stato lui a salvarmi dalle masse, dai discorsi. Oppure era Effie, durante il Tour della vittoria, a preparare i nostri discorsi visto che dopo l’episodio del distretto 11, in cui da lì era iniziata la RIVOLTA, non era stato più possibile parlare liberamente. Delicatamente alzo il viso di Peeta con le mie mani e per un tempo che non so definire ci guardiamo semplicemente negli occhi.
-Ti amo…- gli dico, e lui quasi mi sorride visto che non glielo dico spesso.
–Supereremo anche questa. Saremo insieme. Noi ci prendiamo cura l’uno dell’altro, è questo quello che facciamo.-
- E se… Se avessi uno dei miei episodi? Non posso farti del male, non lo sopporterei. E stando a Capitol City potrei peggiorare di nuovo. Per non parlare del fatto del mentore. Io non credo di poterlo fare. –
- Bisognerà stare attenti. Non abbiamo scelta… E’ solo un’unica edizione. Potremmo chiedere a Plutarch di avere due vincitori, come accadde per la nostra edizione. Sono la Ghiandaia Imitatrice, dovrà pur servire a qualcosa.-
-Ma non servirà a salvare quei ragazzini…- mormora Peeta stringendomi di più a se.
Non so che fare per consolarlo, non posso fermare il tempo né tornare indietro e cambiare il mio voto: perché ero convinta di quella decisione. Ero accecata dalla rabbia per aver perso Prim e volevo assolutamente farla pagare a Capitol City per ciò che aveva fatto a Panem in tutti quei decenni. E, dentro di me, io voglio ancora vendetta: per Cinna, per Rue, per Prim, per Finnick e per tutti coloro che hanno perso la vita e una parte di loro stessi in quell’arena. Come Haymitch, la cui famiglia e fidanzata vennero uccisi perché anche lui, in qualche modo, era riuscito ad ingannare Snow e Capitol City.
Ma io avrei voluto vendicarmi proprio sulla classe dirigente capitolina più che su dei ragazzini innocenti che non avevano nessuna colpa. Ma , ora come ora, il mio problema più grande era alleviare le preoccupazioni di Peeta… Senza dirgli niente afferro il suo viso tra le mani e gli asciugo delicatamente le lacrime che solcano ancora il suo viso con le mie labbra. Lo bacio dappertutto, sulla fronte, sulla guancia, sulle ciglia, sino ad arrivare alla sue labbra che invito a dispiegare per approfondire il nostro bacio: sa di disperazione, di tristezza ma è un tacito messaggio, un accordo “io sono qui, non ti lascerò da solo”. Sento i muscoli di Peeta tendersi mentre mi prende in braccio e mi porta nella nostra camera da letto, lasciandomi cadere dolcemente sulle lenzuola; i suoi occhi sono socchiusi mentre guarda il sole che, nella penombra, crea dei giochi di luce sui miei capelli e sulla mia carnagione più scura della sua. Lo desidero, ci desideriamo. Gli tolgo la camicia, buttandola dall’altra parte del letto mentre ammiro le sue mani che iniziano a vagare sul mio ventre con la sua bocca; mi tolgo velocemente il reggiseno e il resto degli indumenti mentre lui fa altrettanto e rimaniamo per un attimo a guardarci come se fosse la prima volta: forse perché per noi, ogni volta che facciamo l’amore è sempre come quella magica notte di un anno fa. Faccio sdraiare Peeta e salgo su di lui mettendomi a cavalcioni, baciandolo mentre lui mi slega i capelli, lasciandoli liberi e , nel mentre, mi accarezza la schiena per poi massaggiarmi i seni. Non so se mi ecciti di più il suo tocco o sentire la sua eccitazione che preme, impaziente. Entra dentro di me all’improvviso ed è così bello, così perfetto che una lacrima scappa al mio controllo. Vorrei che il tempo si fermasse e vorrei cancellare quel pomeriggio…Sino a stamattina era tutto così perfetto, tutto troppo bello per essere vero.
-Kat..- sussurra lui, stringendo le sue mani sui miei fianchi, così da avere il controllo dei movimenti dei nostri corpi.
Non gli rispondo, facendomi sfuggire un gemito mentre aumento la velocità dei nostri movimenti, sino a raggiungere l’apice insieme. Mi sdraio su di lui, godendomi del suo profumo e stiamo in silenzio per qualche minuto. E’ lui, come sempre, a romperlo.
-Ti ho fatto male prima? Stavi piangendo…- mi chiede, preoccupato.
Faccio cenno di no con la testa. – Vorrei rimanere così per sempre.- mormoro, guardandolo negli occhi.
-Un ultimo spettacolo per Capitol City?-
-Un’ultimo spettacolo per Capitol City.- confermo, cercando di sorridere, anche se dubito che, questa volta, la nostra capitale potrà goderne felicemente.
Ma sono fermamente convinta di una cosa: i miei due tributi rimarranno in vita. Fosse l’ultima cosa che faccio.


Salve:) beh questo era un capitolo di passaggio, per capire un pò cosa stanno provando i due nostri "sventurati amanti". Grazie per tutti quelli che hanno commentato, siete fantastici:)! Un bacio, a presto
  
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