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Autore: biancacomeillatte    27/12/2013    8 recensioni
|INTERATTIVA|
Salve a tutti... ebbene sì, sarete voi a scegliere chi mandare nell'arena, soffrirete e gioirete con il vostro beniamino... Possa la fortuna sempre essere a vostro favore!
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DISTRETTO 6 – TRASPORTI
Era naturale che, in quel distretto, volassero in continuazione degli hovercraft, ma quel giorno l’aria sembrava più inquietante del solito: gli hovercraft nell’arena imprigionavano nelle loro tenaglie i morti e li riportavano a Capitol City.
Quel giorno erano tutti vittime degli Hunger Games, tutte vittime della capitale.
L’accompagnatrice del distretto, Domitia Dunbryll, aveva avuto un contrattempo ed era in ritardo: molti dicevano che un tacco si era rotto, altri che era ingrassata negli ultimi giorni e il vestito non le andava più. Sta di fatto che le frasi iniziali furono dette dal giovane sindaco, il signor Rivendell, che, timidissimo, iniziò: “Carissimi cittadini, che i diciottes… ehm, scusate, i VENTESIMI Hunger Games di Panem abbiano inizio… cioè no, dobbiamo sorteggiare i tributi del distretto… uh, no, prima dobbiamo vedere il video, giusto!”.
Un buon inizio, insomma.
Per fortuna, durante il video (lo stesso da anni ormai) atterrò l’hovercraft di Domitia che scese trafelata afferrando il microfono che il sindaco teneva impacciatamente tra le mani e si presentò alle telecamere con uno dei suoi incantevoli sorrisi: aveva per il 30 per cento di denti d’oro, e d’oro era anche la sua parrucca (sulla quale erano installate delle elice) e il suo mini-tubino.
“Oh, bene, andiamo ora a vedere chi sarà la fortunata che rappresenterà il suo Distretto a Capitol City…”. Lanciò un’occhiataccia al sindaco (che era rimasto immobile tra lei e l’urna delle giovani donne): egli si scansò velocemente e la capitolina fece scintillare il suo abitino cortissimo camminando sinuosa.
Afferrò il primo biglietto sfiorato e tornata al microfono lesse ad alta voce scandendo bene le parole: “Amèlie Loftreykja!
Dei sussurri animarono la piazza: si può dire che la ragazza non era la più amata del distretto. Molti la consideravano pazza, altri semplicemente strana. Ma lei era una ragazza semplicissima, cieca all’occhio destro, eppure mentre si avviava verso la capitolina, rideva tra sé e sé e guardava il cielo. Iniziò a correre, una corsetta sostenuta, e i pochi che la conoscevano sapevano che non era da lei, che era abituata a correre ben più veloce. Le sue trecce rosse seguivano il ritmo del suo corpo agile e snello e l’occhio sinistro, color verde acqua, seguiva i contorni delle persone e ne immaginava i pensieri più oscuri.
Accolse quella ragazza un po’ matta (che iniziò a ridere non appena vide la sua espressione sbalordita) e Domitia si apprestò a sorteggiare il ragazzo del 7.
Molti trattennero il respiro. Un nome echeggiò nella piazza: “Aleksei Skämt!
Amèlie smise di ridere. Aleksei smise di respirare. I due si conoscevano, erano molto più che semplici amici; erano cugini. La madre di Aleksei (e zia dell’altro tributo) iniziò a sbraitare, a offendere Capitol per avergli tolto due dei suoi figli. Due Pacificatori la raggiunsero e senza che dicessero nulla lei smise di gridare: stava avendo uno dei suoi soliti attacchi d’asma. Purtroppo il ragazzo non poté fare nulla, raggiunse il palco, i capelli mossi dal vento. Abbracciò la cugina e le tenne la mano mentre osservava la sorella maggiore e il suo fidanzato tranquillizzare la madre.
La capitolina era molto sveglia e subito chiese se ci fosse un paramedico per assistere la donna: non voleva certo una morte in diretta! Poi si rivolse alla folla sotto shock e disse: “Salutiamo i nostri due tributi: Amèlie Loftreykja e Aleksei Skämt!”
 
Amèlie sedeva a terra, le mani in grembo, e guardava i tappeti della stanza dove l’avevano portata. Entrò subito la madre, seguita dal padre e dai fratelli della ragazza, Halldora, di 21 anni, e Valiant, di 18. Amèlie si alzò e mostro uno dei suoi timidi sorrisi: voleva molto bene a tutti loro. Evangeline, la madre, iniziò a singhiozzare e il figlio l’accolse fra le braccia, dicendo alla sorella: “Ricordi quando ti dicevo che non doveva spintonare o far male a nessuno? Bene, –con un sorriso triste continuò- dimentica tutto e torna a casa…”
Entrò di soppiatto il gatto di Amèlie, Mastodonte Capra detto Macky, e iniziò a strusciarsi contro le gambe della padroncina; questa si inginocchiò e iniziò a piangere dall’occhio cieco: non le era mai successo.
 
Aleksei aspettava sulla soglia i suoi cari, che tardavano ad arrivare: iniziò a pensare che fosse successo qualcosa di brutto alla madre, quando la vide sorretta dal marito, Demetri Skämt, da 4 anni alcolizzato e freddo, dopo la morte di sua figlia Elyse nei sedicesimi Hunger Games. Seguirono la gemella di Elyse, Elynor, ormai diciannovenne, con il suo fidanzato, capo del cantiere navale dove lavorava il neo tributo.
Aleksei, preoccupato e spaventato, abbracciò la madre, che lo rassicurò dicendogli, col suo solito sarcasmo, che doveva preoccuparsi più del padre perché aveva messo una camicia pulita. Demetri, con lo sguardo vuoto, poggiò una mano sulla spalla del figlio e gli sussurrò: “Riscatta tua sorella, porta Elyse a casa.”
 
DISTRETTO 5 – ELETTRICITA’
Quel giorno il cielo era grigio, carico di nuvole e tensioni; si prevedeva un magnifico temporale per il Distretto 5, che con i fulmini alimentava le fabbriche del suo territorio. L’aria cupa rendeva ancora più tristi i volti dei ragazzi che affollavano la piazza. Dixie Greenlaw era invece molto arrabbiata: perché, essendo la cugina del primo stratega, non poteva presentare e accompagnare i tributi dell’1 o del 2? Il Presidente era stato proprio ingiusto: lei era carina e professionale… perché non lei? Mentre batteva i piedi sul palco furiosa, facendo volare di qua e di là perline dal suo vestito nero a sirena, la lucina rossa della diretta si accese e Dixie sfoggiò un enorme sorriso. Flamsteed la deve pagare, pensò.
“Benvenuta Panem, benvenuto Distretto 5, che le mietiture per i ventesimi Hunger Games abbiano inizio!”; il vestito della capitolina fu attraversato da una leggera scossa e le perline rimaste si accesero, trasformando la donna in un buffo albero di Natale a lutto. Lei sorrise con aria di sfida e presentò il video sulla rivolta.
Terminato il ricordo della rivolta, la capitolina esclamò: “Come ogni anno, prima le signore!”
Sorrise falsa, poi si avviò verso la boccia alla sua destra, infilò la mano nell’urna di vetro e tirò fuori un anonimo bigliettino… anonimo fino a pochi secondi dopo.
Il nome della “fortunata” non tardò ad arrivare: “Rebecca Carstairs!
Nessuno in quella piazza osò fiatare, eppure lei era una ragazza carina: pelle diafana, capelli rossi leggermente ondulati e occhi verde molto chiaro. Eppure non era una ragazza socievole, preferiva stare in casa ad aiutare la madre… ed ecco il suo urlo di disperazione dietro la figlia, e i forti singhiozzi che seguirono. La diciottenne amava la sua famiglia, non voleva far piangere nessuno; velocemente si allontanò dalla scena, arrivò al palcoscenico senza guardare nessuno. Arrivò con le sue sole forze da ragazza riservata e rifllessiva.
Dixie, sconvolta da quella scena di puro amore materno, non si scompose molto e si apprestò a scegliere il candidato maschile… “Il tributo maschio del distretto 5 è… Percks Paper!”
Come sotto comando, un fulmine squarciò il cielo e illuminò i visi dei giovani che si voltavano velocemente verso l’interessato: Perks, nonostante avesse 18 anni, era nelle prime file con tutta la sua altezza, di fianco al fratello autistico Bahar, l’unico componente della sua famiglia. Il piccolo iniziò ad agitarsi ma il fratello maggiore, aggiustandosi gli occhiali neri sul suo naso dritto, gli strinse forte la mano per rassicurarlo e gli sussurrò che andava tutto bene. Dixie era ansiosa di terminare perché era in arrivo un temporale e bagnandosi avrebbe fulminato il suo bel vestito, perciò chiamò di nuovo il ragazzo al microfono.
Alcuni bambini lo lasciarono passare, sguardo color cioccolato fisso sulla sua migliore amica Camille, dall’altro lato della folla: avrebbero parlato più tardi.
“Benissimo, abbiamo i nostri tributi, caro Distretto… Diamo il benvenuto a Rebecca Carstairs e Percks Paper!” disse velocemente la capitolina, per poi correre verso il suo hovercraft e ripararsi dai primi goccioloni che iniziavano a scendere giù.
 
Nonostante Brithyll fosse molto introversa, la compagnia della sua migliore amica Helen la faceva stare bene e sfogare. Helen iniziò a prendersi tutte le colpe: avrebbe dovuto essere almeno di un anno più giovane, così avrebbe salvato la ormai tributo. “Shh, non lo dire nemmeno per scherzo, -le intimò Brithyll- metterò tutta me stessa… e se si tratterà di uccidere, lo farò!”. La sua famiglia era molto preoccupata: nonostante fosse una ragazza in gamba, era molto chiusa dopo la scomparsa di suo fratello gemello e poteva avere problemi nel creare alleanze, importantissime secondo il fratello Gabriel.
Ma Brithyll ce l’avrebbe fatta con le proprie forze.
 
Percks guardava la pioggia cadere insistente sulla piazza su cui affacciava la sua stanza, guardo entrò suo fratello, accompagnato da Camille e Motienne, un altro suo amico. Il tributo era molto legato a quelle tre persone e per la seconda volta si sentì crollare. “Camille, -disse all’amica- prenditi cura di Bahar fino a quando… fino a quando non tornerò a casa”, terminò poi deciso. Si inginocchio di fronte al fratello, gli occhi scavati dalla fame e un sorriso sdentato. “Tu sei il mio soldato e per questo devi essere forte, lo sai, vero?” gli disse abbracciandolo.
Il piccolo si staccò e gli mise una mano sulla guancia: “Tu… il mio eroe… torna presto e facciamo volare gli areoplani di carta come ogni domenica!”


DISTRETTO 4 – PESCA
La tenera brezza marina accarezzava i capelli delle ragazze della piazza, che come al solito aveva intrecciato con perle e conchiglie. Si iniziava a sentire l’aria di sfida, l’aria dei distretti dei Favoriti. Frostine Herriot aveva passato le vacanze di quell’anno in uno di quegli alloggi di lusso sulla spiaggia, e ora si ritrovava come accompagnatrice davanti a tutti quei ragazzi che aspettavano solo di essere chiamati! Si sentiva a suo agio, in quel tubino dalle mille sfumature di blu, la parrucca era insolitamente neutra, di un bianco candido, ma attorno a essa si arrotolava un tubo trasparente nel quale nuotavano dei pesci ibridi, che lanciavano una luce sfavillante.
“Benvenuti, cittadini del Distretto 4! Felicissimi ventesimi Hunger Games e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!”. Le mani correvano veloci a mimare i “felicissimi Hunger Games” e la “buona sorte”: Frostine era famosa per la sua mimica facciale e la gestualità del suo corpo formoso, molti dicevano che era un’attrice mancata.
“Adesso, -disse indicandosi i piedi- guarderemo un video girato da Capitol City riguardante la famosa eppur terribile rivolta di vent’anni fa… Prestate attenzione, ragazzi!” disse, spalancando gli occhi.
Al termine del video, il trucco sulla faccia della capitolina stava colando: c’era un buco nel tubo pieno d’acqua che portava sulla parrucca ed erano scappati già due pesciolini. La donna non si perse d’animo e mentre andava a sorteggiare il nome del tributo donna si toglieva il mascara brillantino dalle guance.
Tornò al microfono con un grande sorriso e lesse il nome sul biglietto: “Elektra Conch!”
Un lampo balenò negli occhi della ragazza che teneva la mano di quella sorteggiata: mentre intorno iniziavano i sussurri, questa alzò decisa il braccio, il palmo aperto e tre semplici parole: “Mi offro volontaria!”.
“Vieni avanti cara!”, la capitolina la invitava a salire con il suo solito entusiasmo.
La volontaria lasciò la mano della piccola Elektra e si avviò decisa verso il palco: i capelli mossi rossi, mentre camminava, lasciavano intravedere ciocche bionde. Gli occhi verdi della ragazza, perennemente spalancati, fissavano Frostine e la sua voglia a forma di stella ballava sulla pelle nuda della sua spalla.
“Come ti chiami, ragazza?” chiede simpatica la presentatrice.
Brithyll Éisc Seashell!” disse con il suo solito entusiasmo la ragazza: chi la conosceva bene sapeva che dietro il suo sorriso ingenuo si nascondeva una forza d’animo incredibile.
“Oh, bene benissimo! Vediamo il giovane uomo che ti accompagnerà nell’arena da bravo cavaliere!” esclamò con enfasi Frostine. Pescò velocemente un biglietto fra tanti e disse al microfono: “Phebo Odair!”
Brithyll lo conosceva per la sua bellezza, tutti lo conoscevano per il suo aspetto e per via dei genitori, famosi modelli non presenti alla mietitura. Lo stomaco del ragazzo fece una capriola: ok, era un Favorito, si era anche allenato, ma perché proprio ora? Perché non aspettare un altro anno, così avrebbe compiuto 18 anni e avrebbe raggiunto la sua amata del distretto 1? Perché nessuno si era offerto volontario? Iniziò a camminare lentamente verso il palco, gli occhi color del mare fissavano il suolo spruzzato di granelli si sabbia, i suoi muscoli erano tesi e trasparivano sotto la sua maglietta.
Frostine riconobbe subito la somiglianza con il padre che aveva incontrato pochi giorni prima a Capitol City e, una volta sul palco, disse all’orecchio del ragazzo: “Salutami tanto quel gran pezzo di tuo padre!”
Poi, incurante dello sguardo sbalordito di Phebo, si rivolse alla folla e la saluto con un’incantevole inchino: “Ecco i vostri tributi, carissimi: Brithyll Éisc Seashell e Phebo Odair!”
 
La piccola Elektra corse ad abbracciare la coraggiosa cugina: non sapeva cosa dire, le voleva bene e Brithyll lo sapeva. La cugina le portò un paio di orecchini, erano fatti di fili di lenza e conchiglie minuscole. La tributo amava quel tipo di accessorio e li indossò subito. La madre e il padre, Amphitrite e Johnny, erano fieri di lei e la abbracciarono a lungo. Infine spuntò Cynthia, la sorellina di 11 anni, con la sua tartaruga Ruga: era l’addio più sofferto di tutti, perché Brithyll amava entrambe. Ariel Sand, la sua migliore amica, le buttò le braccia al collo e le sussurrò: “Come farò senza di te?... Sei brava e coraggiosa, devi farcela!”
 
Phebo aspettava seduto su una poltroncina, le mani alle tempie. Entrarono nella stanza i suoi maggiordomi, Greta e Geronimo, che per lui erano una seconda famiglia: li abbracciò contemporaneamente, poi Geronimo, un uomo brizzolato i cui 68 anni pesavano sulla schiena, gli disse: “Lì troverai di sicuro un tridente; è il tuo punto di forza, non fartelo scappare!”. Il viso di Phebo si illuminò, un timido sorriso si affacciò sulle labbra e le sue fossette adornarono il bel viso; Greta iniziò a singhiozzare e Phebo la tranquillizzò prendendole le mani. Il ragazzo voleva tornare a casa più di chiunque altro, ne era certo, perché lo aspettava l’amore.
 



 Angolo dell'autrice -


Ta-daaa! Che splendido regalo di Natale! Due capitoli in meno di 24 ore, mi sono davvero superata... xD Modestia a parte, ecco la terza parte delle mietiture, come avrete potuto vedere questa è l'edizione dei 'capelli rossi' ;) ma sono riuscita a presentarvi anche questi 6 tributi abbastanza bene... o no? Ditemi che ne pensate, recensite e criticate (scusate se c'è qualche errore di disattenzione) e... iniziate a indovinare quale sarà l'arena di questa edizione (in verità, ho una mezza idea, ma voglio sentire i vostri pareri!) Infine, vi lascio con un grande bacio e la solita formula propiziatoria: possa la fortuna essere sempre a vostro favore!!

Grazie di tutto, la vostra biancacomeillatte <3
 
  
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