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Autore: samubura    07/01/2014    13 recensioni
Questa storia appartiene alla serie "Peeta's Hunger Games" la riscrittura della storia che credo tutti conoscete sotto gli occhi di quello che è un po' il secondo protagonista di questa saga.
Vi consiglio di andare a leggere il primo episodio perché potrebbero esserci riferimenti ad esso, ma soprattutto perché credo che se la mia idea vi piace potrete apprezzarla meglio.
Come penso si intuisca la storia racconta i 75esimi Hunger Games visti dal ragazzo del pane quindi se non avete letto ancora "La ragazza di fuoco" correte a farlo!
p.s. con le introduzioni faccio schifo, se preferite potete seguirmi anche sulla mia pagina www.facebook.com/samubura
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Vincitori Edizioni Passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Peeta's Hunger Games'
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Ciao ciao ciao!
Benvenuti, nuovi lettori, e ben trovati a tutti coloro che già mi conoscono e spero che siano riusciti a trovare questa storia :)
Ringrazio tutti voi, perché la mia scorsa ff (che invito nuovamente a leggere a coloro che non mi conoscono) è arrivata tra le storie più popolari di sempre (di cui personalmente non conoscevo neanche l'esistenza), ma è sicuramente un segnale che ho colpito nel segno e spero di farlo ancora.
Prima di iniziare dico che sono un MASCHIO (sconvolgente si no forse) ma così evito gli equivoci che ho avuto in passato ahaha
Sono molto emozionato di iniziare questa nuova avventura e di sottoporvi il mio lavoro, se vi piace vi invito a farmelo sapere perché fa sempre piacere, se trovate qualcosa che non torna chiedete pure, se non vi piace allora ditemi cosa perché servirà a migliorarmi.
Non vi romperò più le scatole all'inizio del capitolo, ma alla fine come sempre, buona lettura tributes!




Parte prima - La scintilla
Svegliarmi presto la mattina è l’unica cosa che è rimasta in linea con la mia vecchia vita.
Non devo più lavorare al forno, i miei genitori mi impediscono di farlo adesso che sono diventato un vincitore. Ma nonostante tutto mi ostino a essere in piedi prima che il sole sorga, come una volta.
Non c’è più la farina a impiastricciarmi le mani, c’è la pittura al suo posto. I costosi colori che ho comprato da Capitol City. Colori che nessuno qua nel distretto ha mai visto.
E le tele, immacolate e ruvide, pronte a raccogliere su di sé la mia fantasia, i miei ricordi, le mie emozioni.
Ho chiesto mille volte a mio padre di trasferirsi qua da me, ma non c’è stato verso di allontanarli dalla panetteria. Li capisco, è tutta la loro vita. Potremmo anche non lavorare più, i soldi che mi vengono inviati mensilmente come “stipendio” da vincitore basterebbero per tutti noi e anche per molte altre famiglie del distretto, ma il pane è la nostra vita da sempre. I Mellark sono fornai da generazioni qua al distretto, abbandonare la tradizione non è pensabile.
Così mi accontento di fare un salto ogni tanto, entrare dal retro della mia vecchia casa in quel piccolo cortile dove teniamo i maiali, e mettermi il grembiule che è appeso al suo solito posto. Nessuno mi dice niente, i miei fratelli più grandi scherzano dicendo che potrei godermi la bella vita che “mi spetta”, ma sanno benissimo che non riesco a stare lontano dalla panetteria.
Fare dolci è ancora la mia passione e lo sarà sempre, dopo i quadri.
Dato che la maggior parte della mia casa nel Villaggio dei Vincitori è vuota l’ho trasformata nel mio studio personale. Una porta, di cui solo io ho la chiave, separa le due metà della mia abitazione, da una parte è una normalissima casa, dall’altra ci sono tele accatastate in giro, secchi di vernice un po’ ovunque e pennelli sparsi sul pavimento.
Non sono un grande amante del disordine, ma mi concedo tutta questa confusione perché quando lavoro non riesco a pensare ad altro che a quello che sto disegnando. Mi sveglio nel cuore della notte, gli incubi degli Hunger Games che pullulano il mio sonno. L’unico modo che ho di liberarmi delle terribili immagini di morte è dipingerle.
Non guardo mai i miei lavori una volta che li ho terminati. La mattina, con la luce del sole che cancella la paura, torno nello studio per spostarli e metterli nel dimenticatoio. Quel luogo mi fa quasi paura, quindi l’idea di entrarci anche solo per mettere a posto mi dà una brutta sensazione.
Più della metà dei quadri ritraggono Katniss. Li tengo separati dagli altri, in un angolo riservato solo per loro.
Viviamo a pochi metri di distanza eppure la incontro veramente di rado. Non c’è più niente della finzione che avevamo creato nell’arena. All’inizio ha fatto male vederla allontanarsi sempre di più, poi l’abitudine ha avuto la meglio. La sopravvivenza.
In quelle rare occasioni che ho avuto di parlarle non ho sentito nessuna emozione. Mi sono impedito di farlo, come quell’ultimo giorno sul treno che ci stava riportando a casa.
Senza il nostro “grande amore” non sarei qui. Lei sì, probabilmente, ma mi ha salvato, ha scelto di farlo lottando contro la capitale.
Haymitch mi ha salvato.
Il nostro mentore è tornato a bere come prima. Pensavo che adesso che è riuscito a salvarci avrebbe smesso, avrebbe cercato di rifarsi una vita. Non deve più niente alla capitale. Ci accompagnerà nel Tour della Vittoria attraverso i distretti e poi basta, credo.
Probabilmente c’è molto di lui che non so, che affoga nell’alcool ogni giorno.
Lo vado a trovare spesso, è buffo, ma è la cosa che ho più vicina ad un amico. I miei vecchi compagni di scuola ora mi guardano in modo strano, quasi fossi un morto che cammina. E praticamente è così, nessuno si aspettava che sarei tornato, me compreso.
Casa di Haymitch è una discarica. Bottiglie di vetro vuote sparse dappertutto, resti di cene di non so quando e sono sicuro che i rumori che si sentono ogni tanto siano topi che sguazzano in quel porcile. La puzza è la cosa peggiore e ogni volta che esco da quel posto sento il bisogno di farmi una doccia. Mi limito a lasciare il pane caldo avvolto in uno strofinaccio pulito, magari lascio anche un biglietto con due righe. Svegliarlo non sarebbe una buona idea, si rischia una coltellata se ci si dimentica di toglierglielo dalle mani. Mi piace questo piccolo prendersi cura di lui, non è molto ma mi fa sentire utile. È il mio minimo ringraziamento per quello che ha fatto. Quando raramente non lo trovo addormentato o svenuto da qualche parte mi concedo di farci due parole e magari anche un bicchiere insieme. Ho iniziato ad apprezzare il liquore trasparente che ti brucia in gola, specie nel freddo inverno del Distretto 12.
Ne tengo una bottiglia in casa, nascosta sul fondo di un armadio perché me ne vergogno, anche se non c’è nessuno a cui nasconderla se non me stesso. Mento alla mia coscienza dicendo che è per Haymitch, qualche settimana fa, non saprei dire quante, è capitato che avesse una crisi di astinenza, Katniss era venuta a chiamarmi piangendo e chiedendomi di aiutarla, Haymitch urlava come un pazzo contro i fantasmi del suo passato. Ma è per me, per quelle notti particolarmente difficili. Quando non riesci a dormire e ti serve una mano che ti accompagni nel mondo dei sogni.
Mi sono ritrovato a desiderare Katniss qua con me. Renderebbe la mia vita meno vuota, ma so che mi ero illuso che avremmo potuto avere una nuova vita insieme dopo i giochi, adesso non devo cascarci di nuovo.
Oggi a mezzogiorno un treno verrà a prenderci, per dare inizio al Tour della Vittoria, per ricordare a tutti i distretti che gli Hunger Games non finiscono mai. A metà tra un’edizione e l’altra, togliendo ogni possibilità di dimenticare. Costringendo me e Katniss a fingere di nuovo per le telecamere, a sbandierare il nostro amore davanti alle famiglie dei tributi caduti.
Non so come farò a guardare in faccia quella gente. Ho cercato di evitare di pensare a questo giorno, ma adesso è arrivato e non posso fuggire ulteriormente da quello che mi aspetta.
Il profumo del pane che si sta cuocendo nel forno di casa mia è l’unica cosa che mi permette di stare calmo e non cedere all’ansia. Dovrò baciare di nuovo quelle labbra e far sì che sembri molto passionale, molto vero. E so anche che non potrò contare sulla collaborazione della ragazza di fuoco col cuore di ghiaccio.
Se tutta Panem non crede alla nostra idilliaca storia d’amore siamo tutti nei guai: io, Katniss, le nostre famiglie. Quando ha tirato fuori le bacche dal sacchetto di pelle, mettendo gli Strateghi davanti alla scelta di avere due o nessun vincitore ci ha salvati e condannati al tempo stesso. Adesso tutto sta nel convincere la gente che non è stato nient’altro che un folle disperato gesto d’amore. Altrimenti non oso immaginare le conseguenze. Non è ammessa possibilità di errore. Ci giochiamo il tutto per tutto.
Possa la fortuna essere a nostro favore, ancora una volta.
Tiro fuori dal forno la filetta di pane, aspetto che si raffreddi prima di avvolgerla in uno strofinaccio, perfetto sono già quasi le undici e, come Haymitch mi ha chiesto, mi dirigo verso casa sua per andarlo a svegliare.
La neve ha iniziato a cadere lentamente sul Villaggio dei Vincitori, dodici enormi case e solo tre occupate, quella di Katniss è proprio di fronte alla mia ed è addobbata allegramente per la vicina festa del raccolto, quella di Haymitch invece è avvolta da un alone lugubre di tristezza. Non c’è fumo che esce dal camino, ha altri mezzi per riscaldarsi, e meglio così perché non oso immaginare con quanta velocità il fuoco potrebbe divorare la sua abitazione impregnata d’alcool.
Sorprendentemente la porta di casa sua e già mezza aperta, si vede anche da fuori il disastro che c’è dentro. A quanto pare non sono l’unico a cui ha chiesto di svegliarlo, non mi è troppo difficile immaginare chi troverò dentro.
Mi faccio strada tra le bottiglie fin da dove sento provenire le voci di Katniss e il mio mentore. Dalla cucina viene un dolce profumo di caffè che risalta sulla puzza a cui sono abituato di casa di Haymitch
-Senti, se volevi farti coccolare, avresti dovuto chiedere a Peeta – il mio nome detto dalla sua voce suona quasi diverso.
-Chiedermi cosa? – dico entrando nella stanza. Si voltano entrambi nella mia direzione.
-Chiederti di svegliarmi senza farmi venire la polmonite – rompe il ghiaccio Haymitch con la voce rauca di chi si è appena svegliato.
Si toglie la camicia sporca e resta in canottiera, lo guardiamo mentre si asciuga come meglio riesce. Ha decisamente bisogno di un bagno, ma sarà compito dei suoi preparatori rimetterlo al mondo per essere degno di apparire davanti alla nazione. Mi auguro che non beva troppo durante il viaggio, ricordo ancora la mia prima nottata nel treno dei tributi. Sorrido ricordando quel momento che sembra quasi felice rispetto alla mia vita di adesso. Prendo il coltello di Haymitch e lo pulisco con un po’ d’alcool di una bottiglia sul pavimento. Inizio a tagliare il pane giusto per fare qualcosa. Restare lì immobile a fissare Haymitch sentendo lo sguardo di Katniss su di me mi uccide.
È parecchio tempo che non la vedo, solitamente passo in casa sua dopo che è uscita per andare a caccia nei boschi. È sua madre ad aprirmi la porta in quelle occasioni in cui ho fatto una torta che mi piace di più del solito e scelgo di regalarla a Prim.
-Oh, che peccato, Katniss è appena uscita! – dice ingenuamente la signora Everdeen ogni volta, come se non avesse capito che la sto evitando appositamente. Dopo i primi colloqui con Katniss mi sono reso conto che sarei stato meglio risparmiando a me e a lei quei momenti di imbarazzo.
Evito di incrociare il suo sguardo, passo la prima fetta a Haymitch e poi mi costringo ad alzare la testa nella sua direzione. Il suo volto è scomposto in un misto di emozioni indefinibili.
-Ne vuoi un pezzo? – chiedo con gentilezza.
-No, ho mangiato al Forno. Grazie, comunque – risponde inespressiva. Ho fatto abitudine anche al suo tono formale, non c’è niente che possa più scalfirmi ora.
-Non c’è di che – mi limito a dire. Come primo inizio non sta andando affatto bene, spero che le telecamere cambino qualcosa tra noi due, perché adesso come adesso sembra che io e Katniss non ci conosciamo neanche.
-Brrr. Voi due dovrete fare un bel po’ di riscaldamento, prima che inizi lo spettacolo – dice Haymitch trovando il modo di farci notare la nostra freddezza senza essere troppo pesante.
-Fatti un bagno, Haymitch – dice Katniss, poi esce dalla finestra senza nemmeno salutare.
-Donne – commenta lui, e scoppia in una fragorosa risata. Vorrei unirmi a lui, ma non sono dell’umore adatto – Passami quel caffè – dice.
Verso il liquido nero e bollente in una tazzina che gli appoggio davanti al naso. Lui guarda per un po’ le spirali di fumo che salgono senza logica, poi lo tracanna senza neanche metterci lo zucchero. Strizza gli occhi e si passa le mani sulla faccia sporca.
Cerca di alzarsi e accorro a sorreggerlo. La mia gamba meccanica è diventata come una parte di me, a volte quasi mi dimentico di averla. Mia madre dice che ancora zoppico un po’, ma pazienza. Mi rifiuto di usare il bastone perché mi fa sentire vecchio.
In un modo o nell’altro faccio strada a Haymitch fino alle scale che portano al piano di sopra dove c’è il bagno e la sua camera da letto. Le case del Villaggio dei Vincitori sono tutte identiche quindi non mi è difficile orientarmi nonostante il disordine.
Haymitch dice che riesce a farcela da solo e si spoglia, poi si getta nella doccia.
-Conto su di te, ragazzo – dice sovrastando il rumore dell’acqua che scroscia a terra. Entro in bagno per sentirlo meglio. Mi siedo sul bordo della vasca.
-Per cosa? – gli chiedo.
-Per il tour, non credo che potremo aspettarci molto dalla signorina. L’hai vista, no?
-Sì – ammetto capendo cosa intende – Farò del mio meglio – prometto.
-L’hai sempre fatto – dice lui, il vetro della doccia scorre e gli lancio un asciugamano che si lega in vita – Spero che basti e che quella zuccona collabori.
-Lo speriamo tutti.


E infatti eccomi ahaha so che il titolo fa schifo e sembra che Peeta stia andando a fuoco, ma faccio veramente schifo con questo genere di cose quindi vi beccate questo
Piccole informazioni tecniche: ho scelto questa data di pubblicazione perché mi sembrava di avervi fatto aspettare abbastanza e perchè...in un giorno triste per tutti di ritorno a scuola spero di risollevarvi almeno un po' (fate lo stesso anche voi con un povero """scrittore""" distrutto)
Purtroppo, la mia spaccialibri sta male e dubito che la vedrò prossimamente quindi, avendo pronti solamente questo e il prossimo capitolo penso che dovrete aspettare un po' e mi dispiace anche perché sono capitoli piuttosto brevi... ho anche pensato di posticipare l'inizio della storia, ma mi piaceva questa data simbolica ahaha
Spero che abbiate passato delle buone vacanze, mi sono già dilungato troppo.
Conto di sentirvi presto!
(grazie di essere arrivati fin quaggiù)

-samubura-

p.s. ripeto il mio invito a seguirmi su fb www.facebook.com/samubura e mi scuso per l'inattività della pagina che provvederò a migliorare quando ci sarà un certo "pubblico"


 
   
 
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