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Autore: Delilah Phoinix Blair    08/01/2014    8 recensioni
Due migliori amici.
Una proposta impulsiva.
Una notte di fuoco… No, un momento…
E se lei rifiutasse e addirittura decidesse di non rivolgergli più la parola?
E se lui fosse il tipico ragazzo donnaiolo, allergico anche alla sola idea di avere una ragazza fissa?
E se lei decidesse di buttarsi in un'altra relazione perchè lui è il tipico ragazzo perfetto ed è così che le cose devono andare?
Aggiungete un gruppo di “Disadattati” e due amiche adorabilmente appiccicose ed avrete un’accozzaglia di ormoni in subbuglio.
LA STORIA E' MOMENTANEAMENTE SOSPESA PERCHE' MI STO DEDICANDO ALL'ALTRA LONG CHE HO IN CORSO (che trovate sulla mia pagina) MA TROVERA' CERTAMENTE UNA CONCLUSIONE
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Grazie a elismilepepapiggracevelynleonedifuocoAbigayleWoodcascata_di_luceMarleneGinger__TrueColorwarriorprincessIta rbhemmomarryme_xx che hanno aggiunto la storia alle seguite;
Grazie a Evelyne13 che ha aggiunto la storia alle ricordate;
Grazie a deeeeeeeo che ha aggiunto la storia alle preferite;
Grazie a Letmebemyself__Gracevelyn (alla quale sono dedicati i flashback di questo capitolo su Veronica e Lorenzo!), AbigayleWood__SilTrueColorIta rbAthena Nike Parthenos che hanno recensito.
 
 
 
25 Dicembre 2013
Non amava il Natale. O meglio, aveva amato il lato commerciale della festa, i regali, Babbo Natale, le luci, l'albero, la famiglia riunita, i pranzi, le cene. Ma non considerava il 25 Dicembre come il compleanno di Gesù ormai da qualche tempo.
Da quando suo padre era scappato, però, del Natale che amava non era rimasto nulla. In realtà del Natale in generale non era rimasto nulla.
Era diventato un giorno come un altro, un normale pranzo con i parenti.
Dopo il Natale del 2011 poi, non aveva voluto partecipare nemmeno più ai fintissimi pranzi di famiglia, trascorsi assieme a persone che vedeva a malapena una volta l'anno e che la trattava come se fosse da sempre la loro bambina.
Veronica si ritrovò a sbuffare sonoramente seduta a braccia conserte sul divano di casa sua, davanti ad una ciotola di pop corn e l'ennesima riproposizione di "Mamma ho perso l'aereo" che detestava da morire ma si ritrovava a guardare di nuovo ogni anno.
《Oddio, ma questo coso ogni anno che passa fa più schifo!》 esclamò Samanta abbandonando il capo all'indietro sullo schienale del divano.
Veronica prese ad annuire con foga.
Erano le dieci di sera ed entrambe le sorelle si ritrovavano stravaccate sul divano, mentre Stefania lavava i piatti.
《Beh io mi vado a vestire!》 Disse d'un tratto Veronica, alzandosi finalmente da quel divano che ormai aveva preso la forma del suo corpo.
《Esci?!》
《Chi sei tu?!》
Esclamarono rispettivamente Sefania e Samanta guardandola ad occhi sbarrati.
Se c'era una tradizione di Natale che Veronica aveva inaugurato da quando si era rifiutata di partecipare ai pranzi di famiglia era quella di rimanere tutto il giorno a casa ad oziare in pigiama.
Vedendo lo stupore di sua madre e sua sorella, alzò vistosamente gli occhi al cielo con un sorriso.
《Si esco, mi vedo con Gianluca.》 disse, avviandosi verso camera loro. Si voltò prima di uscire dal salotto/cucina/studio/ingresso/sala-da-pranzo, per vedere Stefania vicino al lavandino con le mani a coprirle la bocca non del tutto chiusa e Samanta che sussurrava un 《Oh mio Dio!》.
《Oh eddai! Non fatela tanto lunga!》 uscì dalla stanza ridendo e trascinando nella sua ilarità anche le altre due.
Indossò un paio di jeans con un maglioncino grigio ed un paio di stivaletti neri e buttò nella borsa tutto quello che le capitava sotto mano, prima di imbacuccarsi per bene e afferrare le chiavi.
《Torno presto.》 disse alle altre, chiudendosi la porta alle spalle.
Fuori dal portone c'era Gianluca ad attenderla, appoggiato alla moto con un sorriso smagliante sul volto.
《Hei splendore.》 la salutò, staccandosi dalla sella per andarle in contro. L'avvolse in un abbraccio prima di sussurrarle all'orecchio i suoi auguri, ai quali lei rispose con qualcosa di molto simile ad un grugnito e con una smorfia.《Ah gia!》 esclamò Gianluca allontanandosi per guardarla in volto.《Tu sei il Grinch.》 constatò con naturalezza, scrollando le spalle e scoppiando, poi, a ridere.
Veronica, per tutta risposta socchiuse gli occhi tentando di incenerirlo con lo sguardo.《Non sono il Grinch! Prima mi piaceva il Natale...》 iniziò, poi si rese conto che un'affermazione del genere avrebbe portato ad una serie infinita di domande scomode, allora decise di chiudere l'argomento sul nascere.《Poi ho capito che è una stupidata colossale!》 lo prese in giro, con una risata appena più flebile del solito.
Lui allora scosse il capo sorridendo e le porse il casco, prima di indossare il suo e salire sulla moto, togliendo il cavalletto.
Veronica salì dietro di lui.
《Dove andiamo?》 gli chiese, cercando di farsi sentire attraverso il casco.
《Lo vedrai.》 rispose lui, voltandosi appena verso di lei. Riuscì a sentire il suo sorriso anche se non poteva vedere le sue labbra.
Lui sorrideva sempre.
Lei invece?
Anche lei un tempo sorrideva sempre senza doverci nemmeno pensare, ma poi era diventato più difficile ed ora c'erano dei momenti in cui doveva davvero concentrarsi per mantenere la piega della sua bocca.
All'inizio era stato più difficile, poi aveva incontrato quelle persone speciali che erano i suoi amici e che avevano trovato il modo per mantenere la tristezza lontana dal suo viso ed anche dal suo cuore.
Riusciva ancora a ricordare il primo Natale senza suo padre.
 
24 Dicembre 2000
Erano passati parecchi giorni da quando papà se n'era andato. Samanta aveva appena due anni e sicuramente non lo ricordava ma Veronica ne aveva cinque e sapeva che quella sera erano andati a cena per la prima volta dai vicini.
Avevano una casa davvero bellissima, molto luminosa, a maggior ragione visto che le luci di Natale sbucavano da ogni dove. Il loro albero era gigantesco e la casa era strapiena di gente elegante e distinta. La mamma aveva messo il suo vestito migliore, quello lungo con una sola manica e gli sbrilluccichini intorno al collo.
《Stefania ciao! Che bello che siete venute!》 le aveva accolte così la signora Bezzi, con un sorriso incantevole, facendo loro strada per entrare.《Le tue bambine sono davvero adorabili!》 aveva detto quando aveva sfilato Samanta dalle braccia della mamma per permetterle di togliere il cappotto.
《Ti ringrazio. Lei è Samanta.》 aveva risposto la mamma, sorridendo alla bambina che la signora Bezzi teneva tra le braccia.《Mentre lei è Veronica.》 aveva aggiunto accarezzando il capo di quest'utlima con una dolcezza infinita.
《Ma che bella principessa. Quanti anni hai, tesoro?》 le aveva chiesto allora quella donna bellissima, chinandosi alla sua altezza, dopo aver restituito Samanta alla mamma con un sorriso, per guardarla meglio.
《Cinque.》 aveva risposto Veronica con voce incerta, alzando anche la manina aperta, per chiarire meglio il concetto.
《Davvero?》 il volto della donna sembrava essersi illuminato.《Ma lo sai che anche il mio bambino ha cinque anni? Vuoi conoscerlo?》 le aveva chiesto.
Veronica aveva abbassato lo sguardo, timida, poi aveva afferrato con la sua manina quella morbida della signora Bezzi e si era lasciata guidare.
《Lorenzo! Ti ho portato una bambina che ha la tua stessa età, si chiama Veronica!》
Gli occhi azzurri di Veronica si erano posati su un bambino che stava giocando con delle macchinine sul tappeto davanti al camino. Aveva tanti capelli biondi e quando aveva alzato gli occhi sulla mamma aveva potuto notare che erano di uno strano grigio.
《La farai giocare con te?》 gli aveva chiesto la signora Bezzi, lasciando la mano di Veronica per spingerla delicatamente verso il tappeto.
Il bambino aveva annuito, guardando finalmente la bambina che si stava sedendo sul tappeto davanti a lui.
《Puoi giocare con una delle mie macchinine se vuoi. Però non romperle che poi il mio papà si arrabbia.》 le aveva detto per poi continuare a fissarla, come in attesa di qualcosa.
Erano rimasti in silenzio per un paio di minuti, a scrutarsi, poi la bambina aveva iniziato a tirare su con il nasino mentre dei grossi lacrimoni si staccavano dai suoi occhi per precipitare sul vestitino.
《Che c'è? Stai male?》 le aveva chiesto il bambino avvicinandosi.
Lei aveva scosso la testa, facendo ondeggiare i piccoli boccoli biondi.
《Se vuoi puoi giocare anche con tutte le mie macchinine, io ci ho giocato tutto il tempo.》 le aveva detto allora lui, credendo che fosse quello il problema e spingendo i suoi giocattoli verso di lei.
Lei aveva scosso di nuovo la testa.
《Perchè piangi? Non piangere, oggi arriva Babbo Natale, lui non vuole che i bambini piangono.》 aveva tentato di nuovo, per poi aggiungere.《E nemmeno io.》
《Il mio papà non mi vuole bene. Lui è andato via. Non ha salutato me e Sam.》
Lorenzo la guardò, stringendosi nelle spallucce.《Non importa. Ti voglio bene io, allora.》
Veronica lo aveva guardato e aveva sorriso della sua espressione seria e buffa.《Non è la stessa cosa! Tu sei piccolo.》aveva detto, continuando a sorridere, mentre le ultime lacrime scivolavano dal suo volto morbido.
《Io non sono piccolo!》 aveva replicato Lorenzo, diventando ancora più serio e facendo ridere la sua nuova amica ancora di più.《Tu non lo sai, ma io sono un super eroe.》 aveva detto, alzandosi in piedi con i pugnetti sui fianchi ed annuendo con convinzione.《E' per questo che ti voglio bene: i super eroi proteggono quelli che piangono, me l'ha detto la mamma, e tu piangevi, ma adesso non piangi più perchè ci sono io, quindi per proteggerti e non farti piangere devo stare con te e farti ridere.》 le  aveva spiegato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
E lei aveva sorriso.
 
25 Dicembre 2013
Era stato Lorenzo il primo a farla sorridere, dopo che suo padre era dovuto scappare chissà dove a causa dei debiti che aveva contratto in città.
Ed ora tutto stava precipitando.
Erano passati tre mesi dall'ultima volta che avevano parlato, quel famoso lunedì pomeriggio, dopo che aveva colpito Gianluca alla festa di Filippo. Da allora avevano continuato a vedersi, durante le uscite con i ragazzi, ma non si erano più scambiati neanche una sola parola.
Era stata una conversazione difficile, l'ultima.
 
Veronica aspettava al bar in fondo alla loro strada, sorseggiando il cappuccino bollente.
Lui era entrato, bello come sempre, nella sua giacca di pelle, con tanto di occhiali da sole. Si era guardato intorno, togliendoli, ed i suoi occhi si erano posati su di lei per un istante, prima di avvicinarsi.
《Ciao.》 si era seduto senza guardarla, chiamando una cameriera per ordinare.
Lei lo aveva guardato in silenzio compiere quei gesti con una naturalezza estrema. La cameriera si era avvicinata subito, ovviamente.
《Hei Lore! Che ti porto?》 Gli aveva chiesto, allegra, sorridendo più del necessario.
《Il solito.》 aveva risposto, sorridendo anche lui.
Pochi secondi di puro silenzio dopo, la ragazza aveva poggiato la Tennet's gelata sul tavolo.《Che fai questa sera? Io stacco alle otto.》 Gli aveva detto, voltandosi quasi interamente nella sua direzione.
《Buon per te.》 Era stato tutto ciò che Lorenzo aveva replicato, con un sorriso stanco, alzando la bottiglia verso di lei, che si era allontanata con una smorfia stizzita, senza degnare Veronica nemmeno di uno sguardo.
Quando la ragazza era scomparsa dal loro campo visivo, il ragazzo si era deciso a voltarsi completamente verso Veronica, poggiando le braccia sul tavolo e tenendo la birra tra le mani.
《Allora?》 Le aveva chiesto, senza guardarla, prendendo un sorso dalla bottiglia, come a voler prendere tempo.
《Allora...》 aveva esordito lei, spostando finalmente lo sguardo dalle altre persone sedute al bar. 《Voglio che tu stia lontano da Gianluca.》
Si erano guarati negli occhi per qualche istante: l'azzurro del cielo contro il grigio della tempesta.
《Non c'è problema, è tutto?》 Aveva detto lui, facendo per alzarsi.
《No.》 Veronica aveva iniziato a torurarsi le mani sul tavolo.
Lorenzo si era rimesso comodo, prendendo un sorso di birra e facendole segno di continuare.
《Non avevi nessun motivo per picchiarlo. È normale che lui sia geloso, è il mio ragazzo.》
《Veronica, io non l'ho picchiato perchè stava facendo il ragazzino geloso, l'ho picchiato perchè mi ha detto di stare lontano da te e qualcuno doveva fargli capire che stava dicendo una stronzata.》 Si strinse nelle spalle. 《Beh, tu non mi sembravi intenzionata a farlo, quindi ci ho pensato io.》 Lorenzo a quel punto si era appoggiato con la schiena alla sedia, sorseggiando tranquillamente la sua Tennet's.
《Perchè aveva ragione!》 Aveva esclamato lei, alzando solo leggermente il tono di voce.
《Cosa significa che aveva ragione?》 Le aveva chiesto lui, senza lasciarle però il tempo di rispondere.《Anche tu vuoi che io stia lontano da te?》 si era passato una mano sui capelli sussurrando un《Cristo.》
《Tu mi stavi...》 Veronica si era interrotta, non riuscendo a trovare le parole.
《Ti stavo cosa? Ti stavo accarezzando? Si è vero. Ti stavo ammirando? Ancora giusto.》
Questa volta era stato il turno di Veronica di interromperlo.《Stavi per baciarmi.》
《Si, d'accordo, volevo farlo.》 Lorenzo aveva risposto esasperato, aprendo le braccia.《Non so perchè, ok?》
《No, non è ok! Io sto con Gianluca ed io e te siamo solo amici!》 Aveva esclamato Veronica, cercando di convincerlo di qualcosa che sembrava dover essere così senza alcuna ragione.
《E proprio per questo non l'ho fatto!》
Entrambi avevano fatto una pausa per riprendersi da quel botta e risposta che, a conti fatti, non aveva portato a niente.
Era stato Lorenzo a rompere il silenzio che si era venuto a creare.《Perchè so che tu... Non sei pronta per un cambiamento del genere.》
《Non sono...?》 Veronica si era interrotta, guardandolo con occhi sbarrati.《Credo di essermi persa qualcosa o forse stai delirando. Eppure mi sembrava che tu fossi in grado di reggerla una birra.》
Lorenzo a quella provocazione aveva sorriso, un sorriso che non arrivava ad illuminargli gli occhi.
《Ascoltami. Gianluca si è comportato, l'altra sera, come se tu dovessi essere difesa da me, come se io potessi e volessi farti del male, e tu ora non stai facendo altro che dargli ragione, come se non mi conoscessi.》 Lorenzo aveva fatto una pausa, come a scegliere bene le parole da usare per esprimere al meglio ciò che gli si agitava dentro.《Io ti voglio bene. Te ne vorrò sempre. Ma credo che non dovremmo frequentarci per un po'.》 si era fermato con una risata tirata.《Cazzo, sembra che ti stia chiedendo di prenderci una pausa.》
《Cosa stai cercando di dirmi?》 Gli aveva chiesto allora lei, guardandolo con le sopracciglia aggrottate.
《Sto cercando di dirti che è un gran casino e che se vogliamo rimettere un po' di ordine dobbiamo stare per un po' ognuno per conto proprio, senza avvicinarci troppo e senza litigare.》 Aveva finto la sua birra in un sorso, prima di continuare.《Tu starai con Gianluca ed io farò quello che faccio di solito. Poi si vedrà.》 Aveva detto, alzandosi dal tavolo.
 
Così aveva detto, ma lei in tre mesi non aveva ancora visto niente.
Intanto, mentre lei era ancora persa nelle sue riflessioni, Gianluca fermò la moto in pieno centro ed iniziò a slacciarsi il casco, aspettando che lei scendesse per farlo a sua volta. 
《Ma questa non è una sorpresa! E' solo il centro.》 esclamò Veronica, ridendo.
《Non lo vedi?》 le chiese allora Gianluca, posizionandosi dietro di lei e tenendola per le spalle, come a volerle mostrare uno spettacolo dal quale non poteva assolutamente distogliere gli occhi.
Davanti a lei si stagliava un albero di natale enorme, decorato alla buona ma decisamente luminoso, circondato da una moltitudine di persone sorridenti e spensierate, che passeggiavano con i loro figli e le braccia stracolme di pacchetti e buste di regali.
《Hemm...》 mugugnò allora, aggrottando le sopracciglia.《Mi pare difficile non vederlo, è enorme.》
Gianluca rise.
《Non parlo dell'albero, sciocca!》 la riprese, dandole un leggero colpetto alla spalla, seguito subito da un bacio.《Mi riferisco allo spirito del Natale! Come fai a non amare tutto questo?》
Veronica scoppiò in una risata fragorosa.《Ma che per caso sei il fantasma del Natale presente?*》
《Si, e sono qui per tormentarti.》 Rispose lui, tentando di fingere una voce spettrale, per poi girarla tra le sue braccia verso di lui e stamparle un sonoro bacio a stampo sulle labbra screpolate dal freddo.《Sul serio, il Natale è bello, siamo tutti più buoni, ci vogliamo tutti più bene. Come si fa a non amarlo?》
《Non sono mai stata fortunata con il Natale.》 Rispose lei con un sorriso triste.
 
25 Dicembre 2011
Il corridoio era asettico.
Il pavimento era freddo.
Il mondo era sbagliato.
E nulla di tutto questo poteva essere cambiato.
《Dove sei?》
《Come dove sono? È Natale.》
《Vieni qui.》
《Io... non posso, sono a pranzo con la famiglia, lo sai.》
《Sta morendo.》
Silenzio.
《Dammi dieci minuti.》
Ne erano bastati otto.
Si era precipitata per strada, la sua famiglia conosceva la situazione e non aveva avuto nulla da ridire.
Si era ritrovata a correre per i corridoi semi deserti finchè non lo aveva visto, seduto per terra, con la testa poggiata sulle ginocchia e le gambe tra le braccia. Sembrava un bambino, troppo piccolo per affrontare ciò che lo aspettava.
Lei non aveva detto una parola, si era inginocchiata davanti a lui e lo aveva abbracciato. Stava piangendo, non se lo sarebbe mai dimenticata. In quel momento aveva provato il desiderio implacabile di proteggerlo da tutto.
《Hei... shhh》 gli aveva sussurrato accarezzandogli i capelli, già allora ribelli. 《Andrà tutto bene... ci sono io con te adesso.》
《Mi dispiace... non dovresti essere qui... ma non sapevo... chi altro chiamare.》 Le aveva detto con voce roca.
《Non vado da nessuna parte, ok? Aspettiamo qui insieme.》
Avevano davvero aspettato insieme di avere notizie. Lei aveva continuato ad abbracciarlo, cercando di tranquillizzarlo, dicendogli che Gesù era nato quella mattina e non avrebbe permesso che lui morisse.
Quella era stata la sera in cui Veronica aveva rinunciato a credere in Dio.
Quella era stata la sera in cui Lorenzo aveva comprato il primo pacchetto di sigarette dopo un anno da quando aveva smesso.
 
25 Dicembre 2013
Aveva deciso che quel giorno, il secondo anniversario della morte di suo nonno che era stato così importante per lui, la solita birra non sarebbe bastata, così abbracciò i superalcolici. Stava buttando giù proprio uno shottino di vodka, quando la ragazza gli si avvicinò.
《Vuoi compagnia?》 Gli chiese con un sorriso malizioso, sedendosi sullo sgabello accanto al suo senza aspettare una risposta.
Lui si prese qualche istante per osservarla: era sexy. Capelli neri lunghi e voluminosi, labbra carnose tinte di rosso, occhi scuri contornati di nero, un paio di gambe lunghe, vita stretta, una buona quarta di seno.
Se ne poteva parlare.
《Perchè no.》 Disse allora lui, alzandosi dallo sgabello e prendendo il cappotto.《Dove si va?》 chiese stampandosi sul viso una brutta copia, comunque sensuale, di quel sorriso sghembo che piaceva tanto alle ragazze.
Lei lo guardò per un attimo interdetta, sbattendo le lunghe ciglia, poi si riprese e rispose.《Mi piacciono i ragazzi che vanno dritti al punto.》
Lui non riuscì a trattenere una risata.《Tesoro, io non vado affatto dritto al punto, vedrai.》 Le disse avvicinando il suo viso a quello di lei.
E infatti andò così: ci girò così tanto attorno, al punto, che alla fine uscì dall'appartamento di lei senza esserci nemmeno davvero arrivato.
Entrò con tutti i buoni propositi, senza lasciarle nemmeno il tempo di poggiare le chiavi prima di voltarla verso di se e baciarla con foga. La spinse contro il muro dell'ingresso, schiacciandola con il suo corpo come a non volerle dare alcuna via di fuga. Lei sicuramente non ne voleva. Arrivarono in camera da letto senza sapere nemmeno bene come, già seminudi. I loro movimenti erano frenetici, sebbene per ragioni ben diverse: lei voleva arrivare al punto, mentre lui cercava volerlo, quel punto. Perchè la verità era che non lo voleva, si stava costringendo a volerlo perchè era fatto così e lo sapevano tutti, ma quella sera in realtà non si sentiva in vena.
Non era in vena da parecchio, a dirla tutta.
Ma non aveva importanza. Continuò a concentrarsi su quel corpo che non gli interessava diventasse suo. Quando però giunsero ad un passo da quel punto, dovette guardare in faccia la realtà ed accettare che non ci era riuscito: non la voleva.
《Senti.》 Le disse staccandosi dalle sue labbra e sollevandosi sui gomiti per guardare meglio quel corpo sotto il suo. Si osservarono per qualche istante in silenzio, poi lui rotolò via da lei e si sedette sul bordo del letto recuperando i pantaloni e le scarpe.
Proprio mentre le stava allacciando, la ragazza gli abbraccio le spalle da dietro, sussurrandogli all'orecchio《Ti capita spesso? Oppure oggi non ci sei con la testa?》
《Insomma non ti ha nemmeno sfiorata l'idea di non essere abbastanza attraente?》
《No.》 rispose lei con semplicità, scrollando le spalle.
Lui si lasciò sfuggire una risata amara, alzandosi dal letto.
《Per tua informazione》 Iniziò, indicandola perentorio con un indice mentre se ne stava ancora seduta nuda sul letto《No, non mi succede mai.》
Questa volta fu lei a ridere, ma fu una risata molto più spensierata.《Certo che no!》
《Parlo sul serio!》 Fece lui, uscendo per recuperare anche la maglietta e la giacca.
《Ed io ti credo sul serio.》 replicò lei, seguendolo in corridoio, ancora nuda, e guardandolo mentre si vestiva.
Anche lui sollevò lo sguardo su di lei, alzando un sopracciglio.《Davvero?》
《Si, davvero.》 rispose lei con naturalezza.《Non hai la faccia di uno che fa cilecca.》
《Infatti!》
Ci fu un momento di silenzio, interrotto da lui.《Beh allora ciao. Ci si vede in giro.》 disse e la salutò alzando una mano, con un mezzo sorriso, poi si voltò e si avviò verso la porta dell'appartamento.
《Lei sta con un altro o semplicemente non ti calcola?》 gli chiese lei, un attimo prima che lui afferrasse la maniglia, raggelandolo.
Lui sorrise di un sorriso stanco, senza voltarsi.《Un poco dell'una ed un poco dell'altra.》 disse solo.
《Buona fortuna, allora!》 esclamò allora lei, congedandolo con una risata amara.
Lorenzo uscì sul pianerottolo e si chiuse la porta alle spalle.
 
***
 
Federica amava le feste, le mettevano allegria.
Amava soprattutto il Natale.
Quel Natale lo tracorse con la sua famiglia e Giuseppe. Lo aveva invitato perchè, sebbene i suoi lo avessero conosciuto durante le vacanze in Sardegna, non sapevano che si era traferito nè che oramai loro erano una coppia.
Il pranzo fu molto tranquillo e si tenne proprio a casa di Federica, abbastanza grande da accogliere i nonni e gli zii con i rispettivi figli. La sua famiglia si informò su quella di Giuseppe come era ovvio e fu tutto un profondere di sorrisi, complimenti ed elogi. Quando anche l'ultimo ospite si fu congedato i due ragazzi si rintanarono in camera di lei per trascorrere un po' di tempo da soli.
《Beh, che te ne pare della mia famiglia?》 Gli chiese lei, abbandonandosi a peso morto sul suo letto ad una piazza e mezza.
《Non è tanto quello che penso di loro che dovrebbe preoccuparti, ma quello che loro pensano di me.》 Rispose lui, sedendolesi affianco e prendendo ad accarezzarle la schiena.
《No! Loro ti adoreranno sicuramente.》 Replicò lei con un'alzata di spalle, sorridendogli dolcemente.
《Certo!》 Esclamò lui, non riuscendo a nascondere del tutto il suo scetticismo dietro alla risata nella quale si esibì.
《Non fare lo scemo!》 Lo riprese lei, colpendolo alla spalla giocosamente.
Per tutta risposta Giuseppe atteggiò la sua bocca ad un sorriso malizioso prima di avvicinarla a quella di lei, per imprigionarla in un bacio dapprima lento e profondo, poi mano a mano più impetuoso e passionale. Lentamente la fece stendere sul letto, coprendola con il suo corpo, iniziando ad accarezzarla e baciarla ovunque con una foga ed una lussuriache lei mai aveva visto così predominanti nei suoi movimenti. In poco tempo lei si ritrovò seminuda e questa consapevolezza la fece tornare con i piedi per terra, nonostante le attenzioni sempre più audaci che lui le stava dedicando.
《Amore aspetta, ci sono i miei dillà.》 Sussurrò lei, cercando di allontanargli la mano dal suo corpo, mentre Giuseppe si concentrava sul suo collo.
《Dai piccola, non arriverà nessuno, facciamolo.》 Le disse lui, la voce resa roca dall'eccitazione.
《Io... No, non voglio che sia così...》 cercò di protestare debolmente.
《Sarà con me, non ti basta?》 Le sussurrò lui, vicino ad un orecchio, stringendole un seno in una mano e gemendo per il contatto dei loro corpi, che si era accidentalmente approfondito a causa del dimenarsi di Federica. 《Ti voglio da morire.》 Le confessò, premendola ancora di più contro il materasso.
Lei a quel punto tentò di spingerlo via debolmente, sentendo l'aria mancarle. 《Oggi non mi va e poi è... è presto, io... non sono pronta.》 Cercò di difendersi timidamente, dando voce ai suoi dubbi.
《Mi stai dicendo che non mi ami?》 Le chiese lui dopo averla lasciata improvvisamente libera dal suo peso, tornando a sedersi sul materasso.
《No, certo che no! Dico solo che... ho bisogno di...》
《Di cosa Federica? Ho fatto tutto il necessario, ti sono stato appiccicato per mesi, ho sopportato la tua famiglia e tutto questo per niente?》 La interruppe, alzando sensibilmente il tono della voce.
《Non per niente... io...》 tentò ancora lei, mettendosi seduta.
《Ah certo! Non per niente, solo per scoprire che in realtà tutto quello che mi hai detto è un mucchio di stronzate.》 E detto questo si alzò, come se non riuscisse a sopportare la sua vicinanza.
《Ti sbagli... vorrei solo...》 il suo tono era sempre più sommesso, proprio come quello di lui era sempre più duro ed aspro.
《Cosa vuoi? Cos'altro vuoi ancora?》 Le chiese, oramai stava praticamente gridando.
《Giuseppe abbassa la voce, i miei ti sentiranno.》 Cercò di calmarlo lei, ma le sue parole furono perfettamente inutili.
《Che ascoltino pure! Dovrebbero sapere che la loro figlia è una bugiarda.》 Replicò lui quasi con disprezzo. 《Dici di amarmi ma mi costringi ad accontentarmi di qualche bacio!》
《Ma io ti amo!》 Proferì lei, con ardore.
《Dimostramelo allora.》 Fu l'unica cosa che disse lui, rimanendo poi a fissarla.
E lei lo fece.
Lo amò, in tutti i modi che lui pretendeva.
Lo venerò, come lui si aspettava che facesse.
Sbarrò gli occhi, quando lui la fece sua come voleva che fosse.
Ma aspettò che lui se ne fosse andato per nascondersi agli occhi del mondo, sparendo tra le coperte di quel letto, unico testimone di un amore rubato in fretta.
Non pianse nemmeno una lacrima però: non ve n'era alcuna ragione.
Lei lo amava.
 
 
 
Beh che dire, ammetto che questo capitolo si è  fatto attendere, scusatemi! Ma purtroppo ho avuto dei problemi con la connessione a casa e sebbene fosse pronto, non c'è stato modo di pubblicarlo prima, come AbigayleWood ben sa (l'ho avvisata appena il capitolo è stato pronto, così potevamo disperarci in due hahaha).
Ad ogni modo eccolo qui! Il flashback di Lorenzo riguarda la morte del nonno a cui avevo accennato nel capitolo Confronti, forse non ve lo ricordavate quindi meglio precisare haha. Inoltre sta iniziando a delinearsi uno dei filoni principali della storia, gli altri li vedremo quasi tutti nel prossimo capitolo, che tra l'altro sarà incentrato su... udite, udite... capodanno! Quindi insomma, ne vedremo delle belle! Detto questo vi saluto con un grande abbraccio e vi ringrazio, anche a voi lettrici silenziose! Siamo arrivati a ben 1290 visualizzazioni *si commuove*.
Quindi alla prossima! Prometto di non farvi attendere molto!
 
Vi comunico che questo è l'account di facebook che ho creato come autrice su efp, dove potete aggiungermi tutti, liberamente: https://m.facebook.com/delilah.efp?__user=100007262972212
Mentre questa è una storia Fantasy che sta iniziando a pubblicare una mia amica e vi garantisco, io che so gia come andrà a finire *risata malvagia*, che vale la pena di andare a dare un occhiata! http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=2325572
 
Tantissimi auguri di feste passate! Un bacio a tutte, o tutti (chissà)!
 
 
 
*Riferimento a "Canto di Natale" di Dickens.
  
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