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Autore: LittleWriter01    11/01/2014    1 recensioni
Matilde è una ragazza di 14 anni con svariati problemi:la scuola, l’amore, la famiglia, la vita sociale e persino la morte. Si avventurerà nel selvaggio mondo delle superiori, con i suoi due migliori amici: Simone Tarsila. Scoprirà cos'è l'amore, cos'è la vera amicizia e scoprirà anche di essere una ragazza forte e in gamba. Si ritroverà davanti persone meschine e false, persone altruiste e simpatiche.
Questa è una storia adolescenziale che affronta i problemi soliti in questo periodo.
Salve a tutti, mi presento. Mi chiamo Matilde, un nome buffo a mio parere, ma pieno di significato. È un nome di origine germanica e vuol dire “forza e combattimento”. Rispecchia esattamente quello che sono: una ragazza con alcuni problemi, ma che fuori si mostra sicura e spensierata.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 2: IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA
 
Tarsila scende due fermate prima della nostra, dà un bacio sulla guancia a entrambi e mi abbraccia forte. Ricambio l’abbraccio e mi faccio sfuggire una piccola lacrima, ve l’avevo detto che mi commuovo facilmente; lei me l’afferra prontamente e mi sussurra una cosa all’orecchio che mi fa ridere. La salutiamo e così rimaniamo solo io e Simone. Scendiamo dalla metro e subito ci si para davanti la nostra nuova scuola. Entriamo dal cancello principale e vediamo svariate centinaia di ragazzi, tutti ammassati in quel cortile troppo piccolo per contenere un numero così grande di persone. Ci facciamo largo tra quella miriade di adolescenti e ci dirigiamo verso la segreteria per farci dare l’orario e la piantina della scuola; io sono nella sezione F mentre Simone nella H; le nostre aule sono al secondo piano, la sua è due classi dopo la mia; meglio così, mi servirà Simone per affrontare le durissime giornate di scuola. Saliamo le scale e più mi guardo intorno e più vedo che questa scuola assomiglia tantissimo a quelle americane che si vedono nei film; sulla piantina vedo che c’è il bar, la biblioteca, l’aula magna, il teatro e perfino una piccola sala per noi studenti dove fare i compiti, incontrarci e svagarci. Mi piace molto questa scuola! Arriviamo davanti ai nostri armadietti, il suo è di fronte al mio, perfetto! Subito mi si avvicina un ragazzo ben piazzato, con i capelli corti castani, gli occhi verdi e qualche lentiggine. Non si può negare che sia un bel ragazzo, ma mi dà l’idea di essere uno con la puzza sotto il naso, e io mi fido sempre del mio istinto.
“Ehi, piccola, che fai dopo scuola?”, esordisce lui cercando di uscire con me, ma io sono furba, non mi faccio abbindolare così.
“Di sicuro non esco con te!”, dico sicura io, fronteggiandolo. Nei suoi occhi vedo una scintilla di rabbia… mi si avvicina con fare minaccioso, ma mi viene subito in mente un’idea sempre efficace con gli uomini. Colpisco con il ginocchio i suoi gioielli di famiglia e lui cade a terra, ma io non ho ancora finito, infatti gli mollo un bel ceffone sulla guancia. Nessuno deve permettersi di minacciarmi così. Vado via con un sorriso soddisfatto sulle labbra accompagnata da un Simone perplesso: sono sicura che stava per fare a pugni con quel tipo perché sento che ha il respiro irregolare, ma si è trattenuto vedendo che avevo la situazione in pugno. Dall’altra parte è contento che io abbia “fatto a pezzi” quel gorilla. Ci avviamo verso le nostre aule per cominciare le quattro ore che ci attendono. Lo lascio con il nostro saluto segreto, inventato in seconda elementare.
Entro in classe e trovo la nostra prof di lettere; sembra una donna simpatica, l’unica cosa che non m piace di lei è lo stile, ma questi sono dettagli. Mi siedo vicino a una ragazza con i capelli corti e neri, alta e snella, con occhi castano scuro, quasi neri; mi sembra simpatica.
“Ciao, come ti chiami?”. Mi sento come quando ero piccola e dovevo chiedere il nome ai bambini con cui giocavo a pallone.
“Io sono Anita, e tu?”, mi risponde con un sorriso stampato in faccia.
“Io mi chiamo Matilde, comunque devo farti i complimenti per il nome, da dove vieni?”, le domando io seriamente interessata.
“Sono nata a Opera, però ho il nome argentino perché mio padre è di lì. Grazie del complimento, anche il tuo è un bel nome.”
“Grazie!”, le rispondo gentilmente; si, mi sta davvero simpatica, però non so, c’è qualcosa in lei che non mi convince, nei suoi occhi vedo un velo di tristezza, ma magari è solo una mia impressione. La prof inizia a parlarci per un’ora buona della scuola, dei professori, della disciplina che vige; sinceramente ho ascoltato poco o niente del suo discorso, ero troppo occupata a parlare con Anita. Ho scoperto che lei pratica la ginnastica artistica, fa dei corsi di inglese (infatti è molto brava) e che ha una casa ENORME solo per tre persone. In confronto, la mia casa è grande quanto il suo bagno! Ho sempre vissuto in una casa piccola, infatti io, mia mamma e mio fratello dormiamo nella stessa camera, mentre mio padre dorme sul divano in sala; lui lavora di notte, quindi non lo vedo molto spesso.
Finalmente, dopo due lunghissime ore di discorsi da parte della prof, suona la campanella. Esco dalla mia classe per incontrare Simone, ho bisogno di incontrare il mio migliore amico; lo vedo parlare con una ragazza, è bassa, robusta, con corti capelli neri sparati in aria. Mi avvicino per salutarlo, ma vengo afferrata per un braccio da qualcuno… mi giro di scatto e mi ritrovo davanti quel brutto scimmione senza nome.
“Senti, se mi devi rapire, mi potresti almeno dire il tuo nome?”, sbotto acida con una punta di ironia.
“Mi chiamo Alessandro, e non ti devi permettere mai più di tirarmi colpi bassi!”, dice lui arrabbiato. Sto veramente pensando di chiedere aiuto, quando sbuca dall’angolo Simone; non sono mai stata più felice di vederlo!
“Che diavolo stai facendo tu?!”, dice il mio amico avvicinandosi pericolosamente allo scimmione.
“Stai zitto tu, nemmeno la conosci questa bimbetta!”. Ok, adesso mi sto seriamente arrabbiando, nessuno può permettersi di chiamarmi “bimbetta”, nessuno. Simone sferra un bel calcio la dove non batte il sole, per la seconda volta in due ore; Alessandro ribatte con un pugno ben assestato, ma Simone è allenato, ha praticato pugilato per ben 8 anni, sa bene come attaccare e difendersi. Simone tira allo scimmione un pugno nello stomaco, che sembra metterlo definitivamente KO. Ci allontaniamo con un sorrisetto sulle labbra, camminando a braccetto come due cretini di prima categoria.
“Tutto bene?”, chiede lui. “Sì, tutto a posto, meno male che sei arrivato, se no chissà dove sarei ora! Piuttosto, tu come stai?! Stai male, sei ferito?”, dico io un po’ preoccupata. Insomma, si è battuto per difendermi un’altra volta, è normale che io sia un po’ in ansia per lui, e in più ha ricevuto un bel pugno in faccia.
“Sto bene, per fortuna non ci ha visto nessun professore, se no ci avrebbero sbattuto fuori subito. Allora, come sono andate le prime due ore?”. “Sono state due ore noiosissime. E tu? Ho visto che stavi parlando con una ragazza.”, dico io dandogli una spinta amichevole. “Quella è Beatrice, una della mai classe; è una ragazza un po’ troppo agitata!”, dice lui con una smorfia. Io rido, non vedo l’ora di vedere come Beatrice farà esasperare il mio amico.
La campana suona, e noi ci salutiamo dirigendoci verso le nostre classi. Entro in aula e trovo un’altra prof, è bassa, un po’ rotondetta, capelli corti e occhi vispi e piccoli; lei è la nostra prof di matematica. Mi siedo di nuovo vicino ad Anita, ma questa volta presto attenzione a un ragazzo che si mette in mostra rispondendo alla prof in modo impertinente; tutta la classe ride, ma lei non sembra per niente divertita.
“E tu saresti?” chiede la prof un tantino alterata. “Io sono Mattia”, risponde lui con lo stesso tono di prima. Mattia è un ragazzo un po’ basso, con capelli rossici e occhi castani. Bel ragazzo, penso.
“Vuoi andare dal preside il primo giorno di scuola?”, ribatte la prof infuriata; si vede che andranno avanti così per tutto l’anno, non scorre buon sangue fra loro; ho appena saputo che Mattia ha una sorella al quarto anno e anche lei è una casinista di prima categoria; si vede che la prof sa di che pasta sono fatti. Continuano così per un’altra mezz’ora buona, ma io intanto parlo tranquillamente con Anita, senza prestare troppa attenzione a quello che dicono quei due. Mi sto affezionando a questa ragazza.
Finalmente l’ultima campanella suona! Non ce la facevo più! Incontro Simone nel corridoio, e insieme andiamo verso l’uscita della scuola; lo vedo strano, devo subito scoprire che cosa succede.
“Che hai? Mi sembri nervoso”, dico io iniziando seriamente a preoccuparmi; lo conosco fin troppo bene, sputerà fuori tutto da un momento all’altro. “Rispondi!” Sono sempre stata una ragazza curiosa, devo sempre sapere tutto.
“Sabato sera esco con una che ho conosciuto a scuola, Francesca, e quindi dovrò saltare la serata con te e Tarsila”, dice lui tutto d’un fiato. Rimango un po’ spaesata: non ha mai saltato il nostro appuntamento. Oh, al diavolo! È il mio migliore amico! Devo essere felice per lui! Se lo merita, non so com’è questa Francesca ma lo assecondo. Dopo un attimo di incertezza, gli rispondo: “Non ti preoccupare, fa niente; ho già in mente una persona con cui potrei rimpiazzarti, caso mai dovessi partire per una fuga d’amore!”. Tutti e due scoppiamo in una grossa risata.
“È per questo che sei la mia migliore amica!”. Mi fa l’occhiolino e io di rimando gli faccio un sorriso. Sono contenta che lui abbia un appuntamento, ma non so perché mi prende una strana sensazione allo stomaco, e di sicuro non è piacevole. Lascio perdere e mando un messaggio a Tarsila per dirle che ci incontriamo al solito angolo. Intanto, io e Simone chiacchieriamo del più e del meno.
Mentalmente riassumo la mia prima giornata della prima liceo: ho conosciuto un gorilla che mi perseguiterà per il resto dell’anno, ho trovato un’amica, ho conosciuto un ragazzo carino che risponde per le rime alle prof e scopro che il mio migliore amico è cotto di una che nemmeno conosco. Se questo è il liceo, si prospetta un anno molto interessante.
ANGOLO AUTRICE: Salve a tutti! So che è passato molto tempo dal giorno in cui ho postato il primo capitolo, ma ero super impegnata. Vi piace la storia? Ho ricevuto recensioni positive quindi penso di si. A me questo capitolo piace tanto, perché si vede com’è fatta Matilde! J Se volete lasciare una recensione ne sarò più che felice! Al prossimo capitolo! Bacio, Mati J
  
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