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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    14/01/2014    2 recensioni
2065: Harry Potter, all'età veneranda di ottantaquattro anni, apre per l'ultima volta le porte di casa sua a una giornalista ambiziosa in cerca di gloria e fama, per raccontarle la storia che a nessuno ha mai svelato.
Una storia d'amore e di passione, di dolci momenti e di tristi, un amore che va oltre i labili confini di vita e morte.
La storia mai raccontata di due Campioni.
Dal capitolo 4:
Harry sapeva di infanzia e di freschezza, sapeva di ciò che lui era stato un tempo, di ciò che di infantile o di fanciullesco c’era stato nella sua vita. C’era tutta la sua infanzia, la sua breve e beata infanzia dietro quelle lenti spesse, in quei laghi verdi.
C’era ogni ricordo, ogni rimembranza.
[Ispirato in piccolissima parte al film "Titanic"]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Cedric Diggory, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Luna, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Più contesti
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13 novembre 1993
 
Harry arrivò in Sala Grande con due occhiaie sotto gli occhi così grandi che perfino Tiger, che aveva sempre reputato un idiota, sbuffò un “Cavolo” quando gli passò vicino per raggiungere il tavolo dei Serpeverde.
Il ragazzo strascicava i piedi sul pavimento della sala, tenendo il viso ben basso per controllare di non inciampare in qualcosa o qualcuno e per tentare di nascondere i cerchi neri.
Quando si sedette al suo posto, Hermione trasalì e si portò una mano alla bocca.
Ginny, vincendo la sua timidezza, gli posò una mano sulla spalla come a volerlo confortare per qualcosa, ma con un cenno della mano lui la invitò a lasciarlo andare.
“Harry!” esclamò Hermione, in un tono tanto acuto che il ragazzo divenne completamente rosso, perché l’intero tavolo dei Grifondoro si girò verso di loro.
Ron scosse la testa.
“Te l’avevo detto che era messo male…” le sussurrò Ron all’orecchio per calmarla.
“Ma non certo COSI’ male!” esclamò lei, scandalizzata.
“GRAZIE, Hermione…” replicò Harry, passandosi la mano destra sui capelli sudaticci. Non aveva avuto nemmeno il tempo di lavarseli quando Ron l’aveva svegliato: come sempre, la sveglia aveva suonato in ritardo. O forse il rosso non l’aveva semplicemente sentita.
Come sempre.
“Ma che ti è successo?” chiese Hermione, sempre più shoccata.
“Niente…” balbettò lui, prendendo un bicchiere e portandoselo alla bocca, tentando di mascherare le palpebre che gli stavano letteralmente cadendo.
“Si è rigirato nel letto per tutta la notte” disse Ron in un fiato prima che lui potesse anche solo fermarlo o accorgersi delle sue intenzioni.
Harry quasi sputò il liquido che aveva in bocca, ma si costrinse a ingoiare, rischiando di farselo andare di traverso.
Hermione trasalì per la seconda volta.
“Grazie Ron…” borbottò il ragazzo, evitando lo sguardo del rosso.
Quest’ultimo si limitò a sussurrare qualcosa del tipo “L’avrebbe saputo comunque”, ma Harry nemmeno lo sentì. Appoggiò il viso al mento e fissò lo sguardo in un punto imprecisato nel vuoto. O meglio, ai più sarebbe sembrato “imprecisato”, forse perfino alla sua mente temporaneamente intorpidita. In verità il su sguardo stava vagando verso un preciso e singolo punto, con la stessa automaticità con cui respirava: non si accorse nemmeno del movimento tanto era stato abituale per lui nell’ultima settimana.
Diresse gli occhi verdi verso il tavolo dei Tassorosso dove, vicino ad Hannah Abbot e Ernie McMillan, Cedric Diggory sedeva, il viso contratto in una risata mentre batteva il pugno sulla spalla della vicina compagna, che anche lei rideva.
Harry non ci mise troppo ad accorgersi di qual’era la direzione del suo sguardo, e subito batté le ciglia nervosamente e poi lo spostò prima che qualcuno potesse notarlo. Tutto ciò avvenne in meno di tre secondi.
“Ancora problemi con i Dissennatori?” chiese Hermione, abbassandosi su di lui.
Harry ci mise qualche istante per metabolizzare  e capire la domanda.
Il suo primo impulso fu quello di esclamare, scocciato “Ma quali Dissennatori!”, ma decise di contenersi: il sonno lo rendeva piuttosto nervoso, non per questo poteva certo sbraitare contro Hermione. Non era una motivazione sufficiente per prendersela con lei. E comunque Harry non voleva prendersela con lei.
“Non proprio…” sussurrò. Non era propriamente la verità, ma non era neanche una bugia. Sempre meglio che mentirle totalmente.
“In verità l’ho sentito pronunciare più volte un nome” ammise Ron, ancora una volta con una velocità tale che non riuscì a fermarlo.
Harry diventò bianco come un cencio. Ginny alzò gli occhi dal suo piatto ed esclamò, lievemente speranzosa:
“Davvero??”
Poi parve ricomporsi e richiuse gli occhi per calmarsi lievemente e tentare, malamente, di non far trasparire la sua speranza.
Ron si voltò verso la sorella e anche Hermione. La bambina divenne rossa come i suoi capelli.
“Non era il TUO nome, Gin” tenne a specificare il ragazzo. La bambina abbassò lievemente lo sguardo e tentò di evitare che Harry la guardasse in viso.
Dal canto suo, il diretto interessato di tutto quel putiferio si ritrovò a sorridere lievemente. Povera, piccola Ginny… Tentava di nasconderlo eppure sapeva bene quanto fosse impossibile.
“Chi ha detto nulla…” commentò Ginny, causando una risatina sommessa da parte di Ron. Hermione lo fulminò con lo sguardo e lui si interruppe.
Harry tossicchiò imbarazzato sperando che l’interesse per lui fosse esaurito.
“E che nome era, Ron?” chiese Hermione. Harry avrebbe voluto crollare sul tavolo: no, l’interesse per lui non era esaurito.
Il rosso lo fissò per un istante, come a chiedergli il permesso. Hermione lo stava guardando curiosa e attenta, e Harry dovette trattenersi dal far intendere a Ron, con tutti i cenni e i gesti che poteva fare, che doveva tacere.
Tutto ciò che fece fu sbiancare silenziosamente sotto lo sguardo preoccupato di Hermione e quello stupito di Ron che ci stava capendo poco o nulla.
“Harry, scusa, che succede?” domandò la ragazza con un filo di voce.
Il moro aprì e richiuse la bocca come un pesce rosso, come per dire qualcosa, per poi pentirsi di averci provato.
“Ron”, visto che Harry taceva la ragazza si rivolse subito al rosso voltandosi leggermente verso di lui e permettendo così al diretto interessato di mimare all’amico di non dire nulla, scuotendo la testa e facendo “No, no” con la bocca.
“Non sono riuscito a capirlo” si affrettò a dire l’amico, facendo tirare un sospiro di sollievo al moro. Notando il suo atteggiamento ansioso, Hermione chiese al rosso, invadente e decisa:
“Stai dicendo una bugia, Ronald?”
Ron alzò le mani, come chi si arrende, ed esclamò, tentando di nascondere la verità:
“Certo che no, Hermione! Credi che potrei mai mentirti?”
“Sì, credo di sì” ribatté lei, lievemente scocciata.
A Harry scappò un sorrisetto. Diamine, quei due sembravano una vecchia coppia sposata…
“Bè, stavolta non mento, davvero!” tentò nuovamente il rosso, usando il tono più convincente che poteva esibire.
Hermione stette per alcuni secondi zitta. Poi parve arrendersi, abbassò lo sguardo sulla sua colazione e sospirò, con finto disinteresse.
Ron rivolse un lieve sorriso a Harry, e lui rispose grato: che avrebbe mai fatto senza di loro?
 
La lezione era tanto noiosa che ormai gli occhi di Ron si stavano praticamente chiudendo, complice anche il calore del fuoco e il sonno accumulato nella settimana.
Nonostante ciò, pareva ben deciso a continuare la conversazione, e appena la Cooman smise di declamare una qualche profezia maligna su Harry, si sporse lievemente verso l’orecchio del moro e sussurrò, curioso:
“Cos’è questa storia, allora?”
Harry aggrottò le sopracciglia e a sua volta chiese, sottovoce:
“Di cosa parli?”
Ron alzò gli occhi al cielo, come se avesse appena detto la cosa più stupida del mondo.
“Sai bene di cosa parlo, Harry”, poi, notando che Malfoy li osservava curioso e divertito, si affrettò a chinarsi al suo orecchio e a aggiungere:
“Del fatto che da una settimana a questa part continui a ripetere nel sonno il nome di Cedr…”
“Ssssh!” gli intimò il moro, guardandosi imbarazzato intorno come se avesse paura che qualcuno potesse aver sentito.
“Harry, sei ridotto uno straccio, lo sai?” riprese Ron, cauto e leggero. “Non puoi mica andare avanti così…”
“Grazie Ron, come se non ci avessi già pensato…” commentò lui, sarcastico.
Ma il rosso sembrava serissimo.
“Dico davvero”, e si avvicinò un po’ di più. “Si può sapere che diamine sogni, Harry?”
Il moro si voltò verso di lui lievemente. Non rispose e tornò a fingere di concentrarsi sul libro poggiato sul banco.
“TI PREEEEEEEGOOOOOO!!” tentò Ron piegandosi verso di lui con le mani giunte come a pregarlo, ma lo fece sottovoce per non farsi notare dalla Cooman o dai Serpeverde, e piegandosi tutto verso di lui.
Harry si voltò lievemente verso l’amico che, meglio che poteva, si esibiva in una faccia da “cucciolo” per farsi raccontare cosa mai agitasse le sue notti.
“Va bene…” sussurrò Harry, e Ron batté le mani contento, piegandosi verso di lui per farsi raccontare.
Il ragazzo sospirò e poi iniziò a raccontare.
“È… Sempre lo stesso sogno, più o meno da una settimana e…” alzò lo sguardo per tentare di ricordare i dettagli.
“E inizia tutto in una stanza. Una stanza vuota. Cioè, non vuota nel senso che non c’è niente. C’è una vasca, e una statua… Vuota nel senso che non c’è nessuno tranne me”.
Harry sospirò per recuperare a grandi linee ciò che ricordava.
“E… E sono nella vasca, no? E sto facendo un bagno…”
Ron lo fermò a un tratto.
“Che razza di stanza potrà mai essere?”
Harry accigliò le sopracciglia.
“Che vuoi dire?”
“Bè, il primo passo da fare per decriptare il tuo sogno è capire di che stanza si trattava!”
Il ragazzo ridacchiò.
“Da quando conosci la parole –decriptare-?”
Ron alzò gli occhi al cielo ed esclamò, curioso:
“Dai, non tentare di cambiare discorso, racconta!”
Harry si passò una mano tra i capelli, imbarazzato, e continuò balbettando:
“Ehm… E… E d’un tratto non sono più solo nella vasca…”
Ron spalancò gli occhi.
“C…C’è un’altra persona con me…”
Ron spalancò la bocca.
“E… E… E…”
Harry divenne rosso come un peperone, coprendosi la bocca con la mano come se stesse svelando qualcosa di proibito, qualcosa di proibito che però sapeva tanto di eccitante, perché, Harry stava per scoprirlo, si desiderava sempre ciò che era proibito.
“E mi bacia” disse in un sol fiato.
La mascella di Ron si sganciò definitivamente. La speranza che non l’avesse sentito fu subito vana: l’aveva sentito eccome, e aveva capito benissimo.
“B…Bacia?” domandò Ron, diventando bianco come un cadavere.
“Sì…” sussurrò Harry, tentando di evitare il suo sguardo per non dover subire altre domande.
Ma Ron non aveva intenzione di smettere l’interrogatorio e, anzi, si piegò su di lui di nuovo e gli chiese, apprensivo:
“Ma chi è, scusa?”
“Non lo so”.
“Ma… Una ragazza o…”
“Non lo so”.
“Ma scusa, come fai a…”
“NON LO SO E BASTA,VA BENE???” sbottò lui, nervoso. Riuscì a trattenersi dall’urlargli in faccia perché la Cooman lo stava guardando stranita.
Lui si esibì nel suo sorriso migliore e così pure Ron.
“Ma come fai a non saperlo?” tentò nuovamente il rosso, quando la professoressa distolse lo sguardo da loro.
“Non…. Non lo ricordo” spiegò Harry, tentando di sembrare più convincente possibile.
“Oh” commentò semplicemente Ron, come se avesse capito.
Oh cosa? Urlò la sua mente.
Cosa voleva dire con quell’ “Oh”?
Gli aveva forse letto la verità in faccia ma non aveva intenzione di continuare la discussione?
O forse non aveva davvero capito?
“Bene…” terminò il rosso, girandosi lentamente per fingere di essere ancora interessato alla lezione.
Harry tirò segretamente un sospiro di sollievo.
Una bugia bella e buona, ecco che cos’era quella.
Ma d’altronde non poteva mettersi a raccontare ogni singolo, minimo dettaglio.
Non avrebbe potuto.
Non avrebbe voluto.
Harry ricordava perfettamente il viso di chi l’aveva baciato.
Come avrebbe potuto dimenticare, quando quel viso tormentava i suoi sogni (o incubi a seconda del punto di vista) da più di una settimana?
L’altra persona che si trovava con lui nella vasca era Cedric.
Cedric Diggory.
E non l’aveva certamente solo baciato.
No, certo che no.
L’aveva toccato dove nessuno l’aveva mai toccato, aveva posato le sue labbra su ogni centimetro del suo corpo, aveva sorriso nel buio della stanza, l’aveva avuto.
Al solo pensiero Harry divenne, se possibile, ancora più rosso.
Che diamine di scherzi gli faceva il suo subconscio?
Perché diamine avrebbe dovuto fare un sogno così contorto, così indecente, così proibito?
E perché Cedric, tra l’altro?
Perché non Cho, Cho che era la ragazza di cui era innamorato, Cho che già due volte era venuto a fargli visita nei sogni, Cho che ogni volta che la vedeva gli si mozzava il fiato?
E invece era Cedric a fargli visita nei sogni.
Era il ragazzo con cui una volta sola aveva parlato.
Era il ragazzo che avrebbe dovuto odiare più di tutti, più di Malfoy, più di Ron quando faceva lo gnorri e lo faceva innervosire.
Insomma, era o non era il ragazzo che l’aveva battuto a Quidditch?
Era o non era il ragazzo che, grazie a quella vittoria, ora godeva dell’ammirazione di tutta Hogwarts?
Era o non era il ragazzo con cui, solo una settimana prima, era tanto arrabbiato?
E allora perché, perché diamine lo sognava?
Perché proprio lui?
Perché proprio quello?
 
Berta era rimasta a bocca aperta, Elizabeth non aveva proferito parola ma sembrava sul punto di svenire, sebbene non fosse affatto tipo da svenire.
Harry sorrise nel vedere le loro espressioni shoccate, e il pensiero andò per un istante a Ron quando gli aveva raccontato tutto, o quasi tutto.
Allora si era tanto vergognato…
La giornalista riuscì a richiudere la bocca e a balbettare, come meglio poteva:
“P… Può ripetere per piacere, signor Potter?”
“Ha capito benissimo” disse Harry, provocante. “Sognavo di fare l’amore con Cedric Diggory”.
La mascella di Berta si sganciò perla seconda volta, e il vecchio sarebbe scoppiato a ridere se non avesse corso il rischio di sembrare inopportuno.
“Dio mio, nonno…” sussurrò Beth, riprendendosi lentamente. “Eri proprio un gran bel pervertito!”
Stavolta Harry si concesse una risata, e così anche Betty. Berta sembrava sempre più sul punto di avere una crisi di nervi.
“Oh, signorina Redweld, non sia così scandalizzata!” esclamò Elizabeth, scherzando appositamente per farla innervosire. “Cosa c’è, non ha mai sentito di omoses…”
“BASTA!” esclamò Berta, alzando le mani e lanciando un urletto acuto.
Poi riprese fiato, come se volesse scacciare indietro qualcosa di particolarmente spiacevole o brutto, mentre Harry la osservava curioso.
“OK…” sussurrò la giornalista, tossendo per riuscire a riprendere fiato.
“Dunque, signor Potter, lei era…” qui dovette fermarsi e contrarre per un istante le labbra. “… Innamorato di Cedric Diggory?”
Harry si prese qualche istante prima di rispondere. L’atteggiamento di Berta era quanto mai bizzarro, come quello di chi tenta di trattenersi dal saltarti alla gola. Ma in quel caso Berta non si tratteneva per quello: si tratteneva per non svelare un segreto, per trattenere una verità scomoda, qualcosa che, probabilmente, aveva cambiato la sua vita così radicalmente e in modo così improvviso che ancora faticava a crederci.
“Bè, credo che chiamare amore quella fase non sia propriamente esatto” spiegò lui, osservando le reazioni di Berta che, però, si era ricomposta piuttosto in fretta. Il vecchio osservava il fermaglio scrivere veloce e sorrise al pensiero di una scena tanto familiare di tanti anni prima.
“Era più… Ossessione” replicò lui, e per un istante la giornalista rimase sconcertata a guardarlo.
“Vede, signorina Redweld… Il nostro primo incontro mi aveva lasciato qualcosa addosso. Mi aveva legato a doppio filo a lui, come chi viene unito a qualcuno da un contratto vincolate. Ecco… Quella stessa cosa successe tra me e Cedric”.
Betty si piegò verso di lui curiosa, cingendogli le spalle con le mani.
“Senza saperlo, ci eravamo regalati, in qualche modo, delle emozioni. Ci eravamo… Diciamo, contagiati a vicenda. C’era subito stato quell’imbarazzo tipico degli innamorati, ma non c’era assolutamente amore… Non so se mi spiego” si fermò Harry per tentare di farlo capire a Berta e alla nipote.
“Penso di capire” sussurrò Berta, sorbendo lievemente il tè.
“Io non riuscivo più a togliermi la sua immagine dalla testa. Avevo tredici anni, e credo che l’idea di un ragazzo del genere mi affascinasse, in un qualche modo che ancora non capivo. Mi affascinava in ogni singolo aspetto: il sorriso, i capelli, gli occhi, il viso… Era proprio tutto l’opposto di me” ridacchiò, ripensando a quel corpo goffo in cui era imprigionato e a quel viso che ricordava, nei tratti, ancora quello di un bambino.
“Non so cosa sia successo, non saprei spiegarlo, davvero, sarebbe impossibile da dire…” sussurrò, affannandosi nel cercare quella risposta che, dopo settant’anni, ancora non aveva afferrato.
Berta sorbì un altro po’ di tè nervosamente, continuando a fissarlo. Harry non poté fare a meno di notare la mano che reggeva la tazzina tremare lievemente, incontrollabile, ma tentò di non farci caso per non imbarazzare ulteriolmente la Redweld.
“Era come quando inizia a interessarti qualcosa, qualcosa che scopri quasi per caso, qualcosa che non avresti mai pensato di poter incontrare nella tua vita, e poi cominci a pensarci la notte, a incuriosirti sempre di più, a chiederti sempre più dettagli. E poi, dopo un po’, cominci a studiare quell’argomento, più per tentare di calmare l’ossessione che ti brucia dentro, ma poi quell’argomento stesso diventa un’ossessione più vai avanti. E ti accorgi di non poterne più fare a meno” terminò lui, quasi senza più fiato.
Sia Berta che Betty erano silenziose, immerse ciascuna nelle proprie considerazioni.
La giornalista riuscì a posare illesa la tazzina sul tavolo nonostante la mano tremolante, e poi chiese, la voce che traballava lievemente:
“E… E cosa è successo poi?”
Harry sorrise.
“Signorina Redweld, accaddero così tante cose da lì in poi…”
Poi, aggrottando le sopracciglia, affermò:
“Sa, mi sono reso conto che forse non ho iniziato molto bene questo racconto… Raccontarglielo in questo modo, giorno per giorno o settimana per settimana sarebbe inefficace. Perché riguarda cambiamenti avvenuti in mesi e mesi, che non potrebbero essere compresi solo dall’apparenza, da ciò che accadeva fuori di me”.
Betty domandò, curiosa più che mai:
“Vuoi dire, ci farai una specie di riassunto?”
Harry ci pensò per un istante poi annuì.
“Riassunto, sì… Evidenziando gli avvenimenti più importanti per farvi capire bene come poi ciò che è successo possa essere successo”.
Berta deglutì e domandò, la voce incerta:
“Signor Potter, dobbiamo aspettarci forse un lieto fine?”
Stavolta fu Betty a diventare di sasso.
Sapevano benissimo tutte e due cosa, solo settant’anni prima, era successo, e sapevano benissimo tutte e due cosa questo significava per Harry e per la sua storia.
Come previsto, infatti, suo nonno si accigliò, abbassò lo sguardo e sussurrò, dolorosamente:
“Cedric è morto, signorina Redweld. Le sembra forse un lieto fine, questo?”

Note d'autrice:
Scusate.
Fa schifo.
è orrendo.
Ma questo non è proprio il mio stile.
Mi destreggierò meglio da ora in poi, lo giuro.
E poi, PERDONOOOOOOO! Questo è un momento proibitivo per pubblicare, me ne rendo conto!! Mi spiace, tantissimo, davvero.
Spero di fare di meglio per il prossimo capitolo, anche perchè questo stile "giorno per giorno" o "settimana per settimana" non mi piace proprio per nulla.
Probabilmente userò lo stile simile a quello di "He is the one", non so.
Ringrazio ColeiCheDanzaConIlFuoco che, scrivendomi in una recensione "Ormai grazie a te shippo ufficialmente Hadric"mi ha fatto fare un salto di gioia.
  
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