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Autore: BurningIce    24/01/2014    3 recensioni
Lily sente di non fidarsi di nessuno, di essere diversa. E forse anche le altre non si fidano, hanno paura: nessuno è mai riuscito a spiegarsi le stranezze che accadono in sua presenza. Come quando è scomparsa dalla classe, per sfuggire alle angherie di Samantha Polkiss, ed è riapparsa sul tetto della scuola. O come quando Mary, la migliore amica di Samantha, si è gonfiata come un pallone aerostatico.
Perciò Lily è giunta ad una conclusione più che giusta: le altre evitano lei e lei evita le altre.
DAL CAPITOLO 3:
Fermo in mezzo al pianerottolo, con lo sguardo fisso nel vuoto, incurante del suo abbigliamento indecente, Scorpius Malfoy scorge la chioma cremisi di Rose allontanarsi giù per le scale.
Ed è fermamente convinto di una cosa: quella che ha fatto è stata un’enorme, irrimediabile, incredibile cazzata.
Sequel di "SONO UNA RAGAZZA PERFETTAMENTE NELLA NORMA. O FORSE NO." (Non è necessario leggere la prima storia, sono completamente indipendenti)
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Luna Potter, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no.'
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A Fra, perché ti adoro. Sempre. (Citazione di Piton e di Peeta, ma adesso anche mia.)


Una piccola macchia nel perfetto mondo Dursley

 

4. Messaggi da nessuno

 

Lily sa che questo è un grande giorno: gli uccellini cinguettano, splende un gran sole, il ritorno a Hogwarts si avvicina e Louis Weasley va via da casa sua e dalla sua dannatissima vita – almeno per un paio di settimane. Dopo il miracoloso e tempestivo intervento di zio Harry sulla faccenda zia Marge sgonfiata, il destino le ha riservato un altro momento d'oro: generalmente odia le partenze, ma questa è una bella eccezione. 
Potrebbe anche offrirsi volontaria di portare giù le valigie a quella rovina umana, pensa, con un gran sorrisone stampato in volto, mentre cerca distrattamente il libro di Incantesimi in quella giungla che è diventata la sua stanza.
Niente pensieri molesti, niente battutine, niente umiliazioni, niente Melissa Polkiss, niente…
«Weasley
» Sbotta, esasperata.
«Dursley
» Le risponde una voce divertita. Il suo incubo peggiore ha appena fatto capolino dallo stipite della porta, con un sorrisino che non promette nulla di buono. Lily cerca di sintonizzare i pensieri su quel meraviglioso cappello da strega che ha visto a Diagon Alley, deviandoli ogni qual volta la sua mente traditrice accenna a far riaffiorare il quasi-bacio. Il non-bacio. O quel che è, poco importa.
Fortunatamente, Louis non è da solo: Rose Weasley lo segue a ruota inciampando su una pila di libri che adesso giacciono sparsi sul pavimento, peggiorando ulteriormente la situazione del parquet.
«Oh ciao Li…
» Il suo saluto viene stroncato da un agguato tesole dal comodino, evitato all’ultimo secondo. Rose decide saggiamente di rimanere ferma in quel punto della stanza, prima di slogarsi una caviglia o rompersi un braccio. Sembra assurdo che una delle giocatrici di Quidditch più talentuose della sua generazione sia così imbranata sulla terra ferma.
«Che ci fai tu qui?
» Lily aggira il letto per trovarsi faccia a faccia con Louis, a testa alta, e si sforza di non far trasparire alcuna delle sue emozioni. Ci riesce piuttosto bene, quando si impegna. Solo il tremolio frenetico della gamba la tradisce – fino a quando non si rende conto che comportarsi così davanti a Rose è sospetto e fuoriluogo. Quella ragazza è sveglia.
«Oh, Rose
» Esclama a voce un po’ troppo alta. «Siediti pure.» Si rende conto con un certo imbarazzo che il suo invito è alquanto improbabile, dato che non esistono superfici libere nel raggio di chilometri.
Louis inclina leggermente la testa, come a valutare un’opzione impossibile, e aggrotta le sopracciglia.
«Dubito che possa farlo, Linda cara…
» Pausa ad effetto. «...in ogni caso, passavo a salutarti» 
Si avvicina di un passo e il respiro di Lily accellera. Da qualche parte nel suo campo visivo, Rose alza gli occhi al cielo e incrocia le braccia.
«Piantala, Louis…
» Cantilena poco convinta.
Louis accarezza leggermente la guancia di Lily, poi si ritrae velocemente ed alza le spalle con fare derisorio.
«Per Merlino, Lily
» Louis ripete le stesse parole di qualche giorno fa, compiaciuto. «Avresti dovuto vedere la tua faccia.»
Lo schiocco sonoro di uno schiaffo risuona per la tromba delle scale, prima che Louis possa scansarsi. Non le importa se la cugina del ragazzo che ha appena schiaffeggiato è ancora lì; in questo momento vuole solo strappargli le budella, lanciargli un Anatema che uccide e resuscitarlo solo per ripetere il tutto.
Ancora e ancora.
«Louis!
» Rose attraversa la stanza lottando temerariamente contro il rischio di capitombolare a causa di qualche oggetto fuori posto. Il ragazzo non ha il tempo di rispondere, che un secondo schiaffo lo colpisce sull’altra guancia.
«Ehi!
» Esclama. «E adesso che ho fatto?»
Lily sente la sua stima per Rose crescere a dismisura. «Niente che tu possa capire, Louis Weasley. E adesso fuori da questa stanza.»
«Ehi, è la mia stanza!» Sbotta Lily, sorprendendo i due cugini e anche se stessa. Insomma, dovrebbe essere grata a Rose, teoricamente.
«Volevo dire…
» Si corregge con imbarazzo.
«Fuori dalla mia dannatissima stanza!
»
«Ma…»
«FUORI!» Gridano all’unisono Rose e Lily, quest’ultima piuttosto esterrefatta dal fatto che Rose si sia schierata così platealmente contro il cugino – che si defila confuso borbottando qualcosa sulle donne e sui loro cinque giorni di dolori e scatti nervosi.
Dopo qualche secondo di silenzio, interrotto solo da Lily che si schiarisce rumorosamente la voce, Rose sbuffa ed esclama:
«Non ci credo. Mi sembra di esser ritornata indietro di anni
» 
«Cosa… cosa vuoi dire?» Chiede Lily, ancora più confusa. Quella – quella sì che è una famiglia di matti. Quasi più della sua.
«Che ho avuto a che fare con un ragazzo esattamente uguale ai tempi di Hogwarts
» Rose sorride amaramente e Lily si chiede se non si stia riferendo a Scorpius Malfoy.
«Tronfio, spocchioso, sicuro di sé e dannatamente bello.
»
Ok, Rose, non siamo ad un incontro di Cuorispezzati Anonimi. Non sei nemmeno dal tuo Psicomago.
Lily non capisce dove voglia andare a parare.
«Stai molto, molto attenta, Lily Dursley. Io te lo dico adesso. Stai attenta alle complicazioni.
»
Che razza di complicazioni?
«Ragazzi come lui possono portare effetti collaterali gravi…” Fa qualche passo nella sua direzione, con uno sguardo inquietante. «… anche a distanza di anni. Di molti anni. Molti. Anni.
»
Fa davvero paura con quel sorriso folle e con i capelli rossi ostinatamente scompigliati.
«Ok, Rosie, credo sia il caso di prepararti una tisana…
» Azzarda Lily, sentendosi tanto simile a sua madre e ricordandosi solo all’ultimo di aver usato un soprannome tabù.
«Ok, Linda, credo sia il caso di lasciarti nella tua beata negazione.
» Replica scimmiottandola. «Ma poi non dirmi che non ti avevo avvertita.»
Avvertita di cosa?

Fermo sul secondo scalino, Louis Weasley ha ascoltato tutta la conversazione. La Dursley è assolutamente in suo pugno e quest’anno, a Hogwarts, ci sarà da divertirsi.
Quando anche Rose abbandona la camera di Lily, su suo caldo invito, per un attimo la Dursley pensa che la famiglia Weasley potrebbe anche mancarle. L’attimo dopo realizza che no, non vorrebbe di certo rimpiangere la sua sanità mentale in un futuro molto prossimo. Al ricordo del gesto di Louis arrossisce e si siede sul letto con un gran broncio, mancando di poco un mucchio informe di vestiti. Al diavolo il libro di Incantesimi e il disordine irrimediabile della sua camera, nonché l’iniziale proposito di spedire Weasley letteralmente fuori da casa sua con tanto di bagagli in mano.
Che se le porti da solo, le valigie.

 


*

 

Quando Rose arriva nella sua stanza al Paiolo Magico, non trova solo lo specchio più insopportabile che abbia mai visto (“Dai una sistemata a quei capelli, per Merlino!” “Ma che razza di valigia è quella?”) e la solita Gazzetta del Profeta. Sul suo letto, in bella mostra, c’è  un enorme mazzo di rose rosse.
«Vomito.
»
Legge svogliatamente il bigliettino, nonostante sa già chi sia il mittente.
«Ti prego, Rosie.” Ahi-ahi, parti male, caro. “Perdonami. Sono stato un vero idiota, lo so, ma posso spiegarti tutto e bla bla bla...” Quel biglietto è un’accozzaglia di stronzate su stronzate e termina ancora peggio di com’è iniziato: chiede ripetutamente a Rose di incontrare Scorpius al più presto. Il fedifrago la aspetta alla gelateria all’angolo. Si chiede se non abbia fatto seguire i suoi spostamenti – probabile. Quel ragazzo è inquietante.
Rose ha intenzione di andare all’incontro, oh sì. Scorpius Malfoy non ha ancora conosciuto il significato della parola furia.
A ben pensarci, però, sarà meglio dare ascolto allo specchio: nessuna ragazza può causare rimpianto e disperazione se non si mette ben in tiro.
Bleah, sembro quasi Dominique.

La nuova gelateria di Fergus Fortebraccio – figlio del ben più famoso Florian, ma con un talento per i dolci abbastanza buono da essere quasi paragonato a quello del padre – è un locale molto carino che offre uno scorcio caratteristico sulle vetrine luccicanti di Diagon Alley. Rose vi scorge una scopa da corsa molto simile alla sua e per un attimo è tentata di mandare al diavolo l’incontro e di dare un’occhiata a quel gioiellino.
Prima il dovere e poi il piacere, Rose, si ripete, nonostante questa frase non sia mai stata il suo mantra.
Rose Weasley tende ripetutamente ad evitare le gravi difficoltà. Ma questa volta sarà diverso. Questa volta dirà a Scorpius tutto quello che si merita, senza affatturarlo. Prima del dovuto, si intende.
Scorpius è già seduto ad un tavolo – chissà da quanto si trova lì – e sta leggendo il menù con aria apparentemente molto concentrata. Rose ha un tuffo al cuore quando lo vede, ma riesce ad arrivare al tavolo in maniera piuttosto dignitosa. Ovvero facendo fuori una sola sedia di un tavolo a cui sono sedute delle ragazzine dai cappelli colorati che, quando la vedono, lasciano cadere il cucchiaino nella coppetta piuttosto platealmente. Wow, sta già diventando famosa.
Concentrazione, Rose, concentrazione.
Si schiarisce la voce cercando di sembrare pomposa come il ragazzo di Molly e si ritrova come catapultata alle loro vecchie liti degli anni di Hogwarts.
«Scorpius Malfoy, quale immenso onore
» Scorpius alza gli occhi dal menù e per un impercettibile istante arrossisce. Sensi di colpa a profusione, così va bene.
«Rose
» Esordisce, poco convinto. «V-vuoi sederti?» Patetico tentativo.
«Non direi
» Risponde lei, glaciale.
«Sono venuto per sistemare le cose, lo sai…
» Sussurra.
«E io sono venuta per mandarti a fanculo
» Dopodichè rovescia la sedia destinata a lei – questa volta di proposito – e gli volta le spalle. Non prima di avergli diretto un bell’incantesimo non verbale, uno di quelli di cui zia Ginny sarebbe tanto fiera.
Scorpius Malfoy ci mette qualche secondo prima di accorgersi di essere vittima di una Fattura Orcovolante, come ai bei vecchi tempi. La gente ai tavoli dietro di lei viene letteralmente assalita dal panico, prima che qualcuno ristabilisca la situazione. Se qualcuno, per assurdo, riuscirà a capire che Rose è stata la responsabile, le arriverà una bella multa per disturbo alla quiete pubblica. Sarà citata ripetutamente sulla Gazzetta del Profeta e sul Settimanale delle Streghe e, perchè no, in tribunale.
Ma non le importa: Scorpius, almeno per il momento, è stato rimesso al suo posto. E addio ai dialoghi civili, addio ai buoni propositi. 
Addio al biondo più turbolento della sua vita.

 

*

 

Il caldo a Little Whinging, durante gli ultimi sprazzi di estate, sa essere davvero asfissiante. Lily non riesce a dormire – forse ripensa a Louis Weasley, forse pensa al suo imminente ritorno a Hogwarts. In ogni caso, quella notte le sembra infinitamente lunga e calda. Anche quando si assopisce, il suo sonno non è dei migliori.
Sogna Melissa Polkiss su una passerella, splendida e colossale, accompagnata da un altrettanto attraente Louis Weasley in smoking. Entrambi la indicano e ridono di lei. Poi Louis bacia Melissa appassionatamente e le risate continuano a risuonare, insopportabili, nella sua testa. Per un attimo si rende conto di aver sostituito Melissa nel sogno, poi lo scenario cambia e le risate si trasformano in urla. Urla agghiaccianti.
Trisha Shacklebolt è intrappolata in una sorta di scatola metallica. Un ascensore, ecco. Lily si chiede cosa diamine ci faccia Trisha in un dannatissimo ascensore a quell’ora. Avverte una forte, immensa sensazione di pericolo, acuita dalle urla disperate di Trisha che non accennano a smettere. Alle sue spalle, uno specchio incrinato reca qualche traccia di inchiostro rosso. Lily si rende conto suo malgrado che si tratta di sangue. Non riesce a distinguere bene la scritta, ma le sembra che sia qualcosa del tipo “Il tempo sta finendo”. Quale tempo? Perché il sangue?
Le ricorda alcune vicende inquietanti sui libri di Storia della Magia, così lontane per epoca e per soggetti… ad un certo punto Trisha la vede e spalanca gli occhi. Sa di non essere sola lì dentro.
“Lily. Lily, ti prego, devi aiutarmi! È il quattro la risposta, il quattro!” La sua voce si affievolisce e il buco di metallo viene rimpiazzato dal buio. Solo buio.
Lily si sveglia con una soffocante sensazione di angoscia. Non ricorda molto di quello che ha sognato, ma una sola parola lampeggia a caratteri cubitali nella sua mente.
Quattro.
Prova a dormire ancora, ma il suo sonno è ormai compromesso.
Maledette notti d’estate, pensa, rimpiangendo la brezza di settembre nella sua Hogwarts.


 

*

 

Sono le sette del mattino quando Lily scende a far colazione. Di dormire non se ne parla – strano, lei è stata sempre una grande sostenitrice de sonno prolungato fino a ora di pranzo durante le vacanze estive – ed è nervosa più che mai, per un insieme di ragioni che non riesce a comprendere.
Violet e Dudley la guardano come se avesse addosso uno Schiopodo Sparacoda, quando si siede a far colazione insieme a loro, sbadigliando e lamentandosi. Marge, naturalmente, è ancora a ronfare in camera sua. In qualcosa, almeno, si somigliano.
I rumori in sottofondo – la voce di un giornalista, il ronzio del tostapane, i piatti distribuiti accuratamente da sua madre – le danno la nausea. Si convince che non ci sia niente che non va.
«Dudley, caro, potrei per caso cambiare canale? Questo telegiornale mi sta oltremodo deprimendo
»
Oltremodo dev’essere una nuova parola appena imparata da qualche soap opera. Violet non manca di rifilare un'occhiataccia a Lily; non l'ha ancora perdonata per il grave incidente della prozia Marge, nonostante tutto si sia risolto per il meglio.
Dudley ignora la moglie e continua a bere il suo caffè lungo. Ricorda benissimo quando anche lui si lamentava dei telegiornali – ma aveva quindici anni, non quaranta. Quella di guardarli è un abitudine che ha preso durante i suoi anni all’università, quando ha scoperto che il mondo non era fatto solamente di incontri di pugilato e buon cibo.
Grazie al cielo.
Intanto, la voce affabile dell’uomo in tv  continua ad elencare disgrazie su disgrazie, tra cui l’evasione di un paio di famosi criminali da un carcere di massima sicurezza e il crollo di un ponte nei pressi di Ottery St. Catchpole. Oro per i giornalisti a caccia di sventure.
“Ci giunge da Londra un aggiornamento in tempo reale sulla scomparsa della quindicenne Trisha Shacklebolt, figlia dell’importante diplomatico straniero Kinglsley Shacklebolt. La ragazza sarebbe stata avvistata l’ultima volta nei pressi del numero quattro di…” Lily ha smesso di ascoltare. Le ultime parole della voce che le giunge ormai ovattata alle orecchie hanno risvegliato i ricordi della notte precedente – il sogno, l’ascensore, il sangue, le urla disperate di Trisha… in qualche assurdo modo Lily sa che era tutto vero. E che Trisha è in grave pericolo. 
«Linda… Linda, quella non è per caso la ragazza della foto in camera tua?
» Domanda sua madre, apprensiva. Deve riferirsi al poster in cui lei e Trisha si abbracciano contente dopo la fine degli esami.
Un'immagine che raffigura Trisha su uno sfondo innevato – la riconosce, l’ha scattata lei mesi prima a Hogsmeade – è stata appena mandata in onda, insieme a un messagio vocale del padre, disperato e minaccioso insieme. Lily sa quanto Kingsley Shacklebolt possa essere autoritario; non a caso è il ministro della Magia in carica. Molto probabilmente gli Auror dell'intera Gran Bretagna sono già all'opera, insieme alle forze armate Babbane. Ma Lily ha un cattivo presentimento.

È ancora confusa e terrorizzata quando un ticchettio sordo proveniente dal vetro della finestra attira la sua attenzione. Un gufo di un innaturale rosso vermiglio freme per consegnarle una lettera dello stesso colore. I suoi genitori la guardano con aria interrogativa: sanno bene che la posta inaspettata non è mai un buon segno. Specialmente di Domenica.
«Avanti, cara, vai a prenderla
» Sussurra sua madre con un fil di voce. Una parte di Lily si chiede se davvero Violet Dursley ha appena pronunciato la parola cara rivolta proprio a lei.
Si avvicina lentamente alla finestra e la apre con mani tremanti, poi afferra la lettera scarlatta, delle dimensioni di un biglietto di auguri.
Nessuna firma.
La apre lentamente, avendo cura di non farla vedere ai suoi genitori.
Quando ne legge il contenuto, ha un tuffo al cuore.
Un numero – il numero quattro, per la precisione – ricopre quasi tutta la superficie del foglio. In un angolino, vergate in una calligrafia sottile ed elaborata, ci sono esattamente quattro parole:

“Verrà il tuo turno”

«Linda?» La voce di suo padre le giunge lontana anni luce. «Linda, di cosa si tratta?»
Lily si sforza di mantenere un tono di voce che non desti alcun sospetto.
«Niente, papà. Solo Martha che scrive dalle Canarie.
»
 

*
 

Martha Zaye è tranquillamente sdraiata al sole quando una lettera le cade dolcemente sopra il pareo verde acqua. Lo sciabordio delle onde la culla in quel piacevole dormiveglia che si può raggiungere solo in vacanza, mentre qualche granello di sabbia le si insinua tra i capelli biondi. 
Quando la apre, soffoca appena un urlo di terrore.
A migliaia di chilometri di distanza, due lettere quasi identiche vengono recapitate ad altrettante streghe. 



MI SENTO IN COLPA E MI FACCIO SCHIFO DA SOLA.
Lo so. Lo so, sono secoli che non aggiorno. E che non recensisco. Ho iniziato il primo anno di università - so che non è una giustificazione - e ho cercato, davvero, ho cercato con tutta me stessa di ritagliare del tempo. Ma quello che scrivevo mi faceva schifo. Ma adesso eccomi qui, con tre settimane di vacanza pura, e con tanta voglia di scrivere. E di farmi perdonare. So che questo non basta e che probabilmente vi siete scordati di me e delle mie storie, ma io non mi dimentico di voi. Vi voglio un bene immenso, ricordatelo sempre, anche quando io vengo risucchiata dalla mia turbinosa vita universitaria - ehi, fa figo dirlo! E siete una famiglia, per me. Anche se non vi conosco di persona. Anche se vi abbandono.
Perdonatemi e fatemi sapere, se vi va, se la mia storia vi interessa ancora. Giuro di non sparire più per così tanto tempo. E dedico questo capitolo alle mie amiche di sempre su Efp - recensirò TUTTO, giuro - e a coloro che mi seguono, che leggono, che recensiscono, che cliccano sul tasto "preferiti", o... beh, che condividono la mia passione. 
E in particolare, Francesca - o Flaqui - questo capitolo, così come un intero personaggio che scopriremo presto, è tutto tuo. Perchè ti voglio bene. Perchè sei mia sorella anche a distanza. E perchè te lo meriti, piccola mia. Un bacio grande quanto il mondo, magico e non. 
Vi lascio e vi auguro un buon week end. 
Sempre vostra,
-Iv.

  
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