no, non sono un miraggio! La Vio è di ritorno con questa long: se credevate che l'aveva mollata, avete proprio sbagliato! Buona lettura :=)
Il lato più affascinante della luna è quello che non ci è consentito vedere
Tre
giorni passarono molto rapidamente: la partita avrebbe avuto luogo
nel giro di un'ora e Anastasia stava guardando per l'ennesima volta
la formazione che aveva messo in piedi in poco meno di cinque ore
quando qualcuno bussò discretamente alla porta del suo studio. La
strega invitò a entrare, ma l'ultima persona che si aspettava di
vedere era Dorian Thorvaldsen che indossava un pesante mantello nero
sopra... sì, quella sembrava la divisa da Quidditch dei Falchi.
Miroslav
Dietrich le aveva riferito della voce secondo cui Stilling aveva
ingaggiato un professore a sua volta per la squadra, ma a lei non era
venuto in mente che potesse essere proprio quello.
Dopotutto era il più giovane e sicuramente era in grado più degli
altri di sostenere un incontro di Quidditch. “Mia cara collega,
desidero informarti che uno dei tuoi Battitori si trova in infermeria
sotto l'effetto di una potente... sta cercando di espellere tutto
quello che ha mangiato a colazione, per usare parole chiare.”
La
strega non battè ciglio, ma non poteva nascondere di essere
fortemente irritata: a così poco tempo dal fischio iniziale quella
era una delle notizie peggiori che potesse ricevere. “E perchè mai
sei tu a riferirmelo e non l'infermiere di Durmstrang?” Anastasia
mantenne la voce ferma, ricordando quasi con nostalgia lo scorbutico
Perce Weaver, che aveva curato generazioni di studenti a Hogwarts: un
personaggio poco adatto a una chiacchierata piacevole, ma serio e
competente. Le sembrava davvero strano che a Durmstrang dovessero
ricorrere agli insegnanti, e soprattutto perchè non chiamare lei.
“Lo
ha fatto, sono io che mi occupo dei nostri amati studenti e dei loro
problemi: forse non te l'hanno detto, ma ho il diploma di Guaritore e
per alcuni anni ho lavorato esclusivamente in quel campo. Il nostro
Preside ha pensato bene di assegnarmi ufficialmente quel posto in
aggiunta al mio ruolo di professore: mi paga abbastanza bene devo
dire, per cui non mi lamenterò troppo”, concluse con un sorriso
talmente ostentato che anche da lontano si poteva capire quanto fose
falso. Anastasia assunse un'espressione sorpresa di fronte a quella
notizia, per poi dirsi che avrebbe già dovuto saperlo: se era ancora
in vita era anche grazie al suo aiuto.
Scacciò
subito quel pensiero. “Ho capito... grazie per avermelo riferito.
Si è forse trattato di un incidente?” La strega ne dubitava
fortemente: quell'imprevista tegola su di lui aveva praticamente la
firma di Stilling, non poteva che essere così. Non sarebbe neppure
stato strano che avesse cercato di giocarle un tiro mancino, eppure
la cosa la infastidiva ugualmente. Il mago si strinse nelle spalle.
“Ich
weiss nicht, meine liebling fräulein...
aber
credo di poter dire – da anni di esperienza personale – che non
mi sorprenderebe che qualcuno gli abbia rifilato una Pozione
Lassativa: una dose non eccessiva, evidentemente Herr Krepnis ha lo
stomaco molto debole o passerebbe l'intera giornata al bagno.”
Anastasia
si limitò a incassare il colpo: dubitava fortemente che la Pozione
Lassativa gli fosse stata propinata proprio dall'insegnante, e allo
stesso tempo credeva a quelle parole. Anche a Hogwarts c'erano stati
casi del genere. Solo
che i Serpeverde avrebbero probabilmente riempito Franz Krepnis di
pozione al punto da farlo stare al bagno almeno per una settimana,
Sören
Stilling è più cauto: non vorrà farsi scoprire.
La ragazza sapeva che non c'era nulla da fare, solo che come lo
trovava un sostituto in così breve tempo?
“Prima
che mi dimentichi della cosa... anche a Herr
Holdes
ho riscontrato gli stessi sintomi, solo che lui è stato più furbo:
aveva già un antidoto a portata di mano, mezz'ora e il suo colorito
tornerà normale.”
Anastasia
per poco non imprecò: Terence Hodes era il suo asso nella manica
nonostante molti l'avrebbero derisa per quella scelta. Era la riserva
del Portiere dei Falchi, solo che era incredibilmente più bravo del
titolare e Anastasia si era stupita quando aveva saputo che faceva
sempre panchina. Era appena del terzo anno, ma aveva un modo i volare
quasi ipnotico e sembrava cogliere la direzione della Pluffa prima
ancora che fosse lanciata. Un talento naturale... eppure Stilling lo
derideva apertamente, preferendogli il ragazzo dell'ultimo anno che
era più grosso, ma meno talentuoso.
“D'accordo,
allora grazie anche per questa informazione... ce ne sono altre prima
che vada in cerca del sostituto?” Anastasia lo chiese con voce
mielata, quasi volesse prenderlo in giro: non le era piaciuto quel
modo di porsi strafottente e ironico e desiderava ripagarlo con la
stessa moneta. Inoltre vederlo in divisa da Quidditch l'aveva anche
indispettita, ma non poteva farci niente: se Stilling si sentiva più
al sicuro prendendo un insegnante... che facesse! “Ja... in verità
si tratta di una mia curiosità personale”, rispose l'uomo
lisciandosi il mento, fingendo persino di riflettere quando a lei era
palese che morisse dalla voglia di parlare. “... mi chiedevo: che
cosa pensi di ottenere con questo spettacolino, mein
Kind? Rispetto? Sören
Stilling è un figlio di papà ed è sempre stato accontentato in
tutto... ma mi aspettavo meno ingenuità da una professoressa di
Durmstrang.”
Le
parole del mago parvero risuonare di uno strano eco, eppure Dorian
non aveva urlato anzi, la sua voce era bassa rispetto al solito;
Anastasia percepì qualcosa schiudersi dentro di lei e capì che non
lo poteva tollerare. Lui era l'ultima persona al mondo a poterla
giudicare, ma quando fece per parlare lui l'anticipò. “Inutile
negare, conosco perfettamente i termini del vostro accordo: quando il
ragazzino è venuto da me per chiedermi di giocare rideva così
instericamente che sono stato sul punto di tacitarlo a vita. Non
riuscivo quasi a credere che la stessa strega in grado di sfidare
Grindelwald anche se disarmata – mossa non del tutto intelligente,
ma senza dubbio coraggiosa e in parte degna di stima – si fosse
abbassata a battibeccare con uno che si comporterà da stronzo per...
non lo so, sicuramente fino alla fine dei suoi anni di studio.”
L'accenno
alla prigionia e a Grindelwald portò Anastasia a tremare:
leggermente, ma sentiva di non avere una presa salda sulla bacchetta
ed era sempre un segnale preoccupante. All'improvviso aveva
l'impressione di essere una fallita: per quanto le circostanze
fossero estremamente diverse, quella siituazione le ricordava
vividamente un'altra più lontana nel tempo, con Tom Riddle e Evan
Rosier che parlavano di lei.
Di
quanto fosse stupida.
Di
come si fosse fatta abilmente raggirare.
Anastasia
vide la stanza girare attorno a lei, ma riuscì a non perdere la
lucidità e ad aggrapparsi alla scrivania per evitare che le gambe
cedessero. Santa
Rowena, è come se fossi ancora sua prigioniera... non è cambiato
nulla!
Se lui si fosse reso conto di aver parlato nello stesso modo di un
anno prima, quando anche il gesto più semplice la terrorizzava, non
sapeva dirlo. Aveva anche lo stesso sguardo duro, canzonatorio e
freddo, lo aveva visto così tante volte che le era rimasto impresso
quanto e più di un marchio.
Invece
quelli che vedeva in quel momento erano diversi, eppure appartenevano
alla stessa persona, e le rievocavano ricordi differenti.
Si
era preparato appositamente la pozione... usandola avrebbe ottenuto
quello che voleva, non sarei stata in grado di oppormi. Anzi, lo
avrei desiderato... Una
finzione, una violenza peggiore di quella che avrebbe potuto
esercitare Dorian Thorvaldsen su di lei se l'avesse presa con la
forza. L'Amortentia era micidiale e lei sapeva che ne bastavano poche
gocce per ammansire completamente una persona; Anastasia era stata
sul punto di vomitare quando lui gliel'aveva confessato, con le
lacrime che gli scendevano sulle guance. Anche quello l'aveva
stravolta perchè non lo credeva in grado di fare una cosa del genere
in modo sincero; in fondo poteva essere stata soltanto una commedia
recitata brillantemente. Invece no, aveva continuato a sorprenderla
ogni parola che diceva, con quell'egoismo che sapeva non avrebbe mai
realizzato.
Ma
sono stata io a sorprenderlo sul serio...
ed era riuscita a farlo anche con se stessa perchè baciarlo non era
mai stato nei suoi programmi, tantomeno avrebbe creduto di trovarlo
piacevole. Come se l'avesse desiderato da tanto tempo... non aveva
mai avuto modo di riflettere davvero su quello che era accaduto e
credeva di avere dimenticato quel momento, invece aveva quasi
l'impressione di riviverlo in quell'istante. Anche quella volta
l'aveva stretta così tra le braccia, con possessività ma senza
farle male. E per un momento pensò che si sarebbe ripetuto anche il
bacio. Maledizione
a te, non potevi essere ripugnante come il tuo stupido collega?
Visti da vicino quegli occhi grigi le sembravano la cosa più bella
mai vista.
“Sei
certa di stare bene? Tremi come se ti avessi colpita con una
maledizione, ma ti giuro che non ho neppure preso la bacchetta...”
Anastasia sentì le parole del mago come se provenissero da una
distanza infinita, eppure riuscì a capire che cos'era accaduto
perchè il braccio sinistro sembrava infuocato di dolore e tutto il
suo corpo tremava. Una
maledizione... già, il marchio d'amore di Tom Riddle... E
come dimenticare una cosa del genere? Certo che aveva scelto il
momento sbagliato per attivarlo. “Io... sì, benissimo...”
Anastasia lasciò bruscamente la presa di Dorian e fu lieta che
l'uomo non insistesse; la menzogna che gli aveva appena detto era
necessaria, nessuno doveva sapere quale orribile sfregio la
condannava, tantomeno lui che era reo di averla già vista indifesa
più e più volte. L'ultima cosa che voleva era rendersi ridicola più
del dovuto.
“Un
semplice calo di zuccheri... mi succede di tanto in tanto... ora
scusa, devo andare a occuparmi dello spettacolino.” Ripetè la
stessa parola pronunciata da Dorian per riportare la conversazione su
un piano stabile: non aveva nessuna voglia di passare il suo tempo a
fantasticare su cosa sarebbe o no potuto accadere, non l'aveva mai
fatto con nessuno. Bevitela,
non indagare...
Anastasia aveva quasi l'impressione che il mago fosse sul punto di
replicare, invece le scoccò un'occhiata inespressiva e si avviò
alla porta. “Troppo debole per il ghiaccio del Nord: tornatene a
casa, trovati un marito che ti riempia la pancia di figli –
nell'ordine che preferisci, non ha importanza - e dimentica questo
posto. Oppure smentiscimi... e non con questi patetici spettacolini.”
Una
cosa buona del Quidditch era che aiutava a distrarsi: Anastasia era
completamente esausta, ma nel giro di pochissimo aveva allontanato
da se qualunque tipo di problema. Guardando il Boccino svolazzare per
la stanza le tornò in mente quello che le aveva detto Dorian prima
della partita. In qualche modo le parole del mago si erano radicate
dentro di lei e la cosa le dava fastidio; lui non aveva alcun diritto
di giudicarla, ma sapeva che l'aveva fatto nel modo giusto. Patetica
ragazzina è l'appellativo che meriterei, non Professoressa... cosa
mi è saltato in mente di gareggiare con uno studente? Ha ragione, mi
sono solo resa ridicola...
E
la vittoria le dava la stessa gioia che la sconfitta aveva disegnato
sul volto di Sören Stilling: il ragazzo aveva lasciato il campo
molto in fretta, ma ciò non gli aveva impedito di essere vittima dei
fischi e dei cori maligni di quasi tutta la scuola. Anche se il
cronista aveva fatto del suo meglio per mettere in ridicolo la
squadra di Anastasia, erano stati loro a dominare il campo e a
mettere sotto pressione i Falchi. Solo nella prima mezz'ora di gioco
i loro avversari si erano trovati in vantaggio, per poi cedere sempre
di più e la colpa era dovuta tutta al fatto che Stilling aveva perso
del tutto la lucidità. A ogni suo errore sbraitava e ben presto la
grande armonia nella squadra era venuta meno; per contro Anastasia
aveva visto i suoi lottare così tanto che non le sarebbe importato
nulla neppure se avessero perso. Miroslav Dietrich era un gran
Battitore e anche se non era stato affiancato da Franz Krepnis aveva
fatto un ottimo lavoro; Christianna aveva giocato discretamente per
una abituata a essere Cacciatrice, e sicuramente la sua stazza
l'aveva aiutata a sorreggere il peso della mazza. Anche i Cacciatori
se l'erano cavata molto bene: si trattava i due gemelli del quinto
anno, Christian e Christopher, a cui aveva affiancato il loro amico
del cuore. Tra tutti e tre avevano dato vita a belle strategie, anche
se sicuramente avrebbero sentito la mancanza delle loro ossa
aggiustate prima che i Bolidi li colpissero.
Ma
il suo asso nella manica era stato il Portiere: Terence Holdes si era
fatto fischiare centinaia di volte, ma dopo i primi quaranta minuti –
in cui si era fisicamente stabilizzato – aveva fatto piangere chi
l'aveva sottovalutato. Per quanto bravi fossero stati i tre
Cacciatori dei Falchi, lui li aveva superati e deteneva il record di
porte inviolate nell'ultima mezz'ora di gioco; Anastasia aveva visto
il furore distorcere i bei lineamenti di Sören Stilling quando non
era più riuscito a segnare. La strega non aveva idea del modo, ma il
ragazzino riusciva sempre a indovinare la traiettoria della Pluffa e
nel momento preciso in cui aveva cominciato a dare il meglio di se,
per gli altri non c'era stata storia. Se il suo occhio non sbagliava,
Holdes avrebbe potuto avere una gran carriera da professionista nel
Quidditch.
Una
vittoria che non sa di niente...
Anastasia cercava di arrivare a una soluzione, ma aveva la mente
svuotata da ogni emozione; come promesso aveva confiscato la scopa al
ragazzo che l'avrebbe avuta solo per le lezioni, anche se era più
opportuno dire che era stato lui a gettargliela ai piedi in un
momento di puro rancore e la strega non aveva preteso che si scusasse
per il gesto e i modi. Ci
sarà tempo: lo zio dice sempre che non bisogna mai affrettare i
tempi... aspetterò che si sia calmato, non servirebbe a nulla
tentare adesso.
Anastasia non aveva alcun dubbio, il ragazzo in quel momento era un
leone ferito, forse privo di artigli e con l'orgoglio schiacciato, ma
pur sempre uno a cui piaceva attaccare.
Rabbrividì
vistosamente: una delle cose che non riusciva proprio a capire era
perchè a Durmstrang il fuoco dovesse essere così risparmiato... e
non era possibile neppure approfittarne, ovunque c'erano degli
incantesimi che impedivano di accenderlo senza autorizzazione o di
ravvivare la fiamma. La cucina però era la sola eccezione ed era
anche vietata agli studenti; la strega si alzò rapidamente e lasciò
le sue stanze quasi gelide per scendere.
Decisamente qui si sta molto meglio,
pensò la ragazza raggomitolata su una sedia imbottita e avvolta da
un pesante mantello scuro, mentre teneva le braccia rivolte verso il
caminetto da cui sprigionava un calore appagante; oltre a lei non
c'era nessun altro, a quanto pareva gli elfi domestici avevano
terminato di sbrigare le loro faccende oppure si occupavano di altro
nelle varie ale del castello.
“Davvero
strano, avrei giurato di averti vista alla grande festa a cui tutta
la scuola partecipa: per l'occasione il nostro Preside ha persino
acceso il fuoco per impedire di far crescere le stalattiti nei
capelli dei nostri adorati studenti.” Anastasia sobbalzò: era così
intenta a fissare le fiamme a una rispettosa distanza che non si era
accorta di passi felpati in avvicinamento. Pensò che era proprio
sfortuna incontrare due volte nello stesso giorno Dorian, soprattutto
perchè in entrambi i casi non c'era nessuno. Sospirò mentre
raccoglieva meglio le gambe che aveva raggomitolato. “Non sono tipo
da feste, preferisco lasciarle ai giovani e godermi il silenzio in
tranquillità”, rispose con un'occhiata eloquente: se era sveglio
avrebbe capito subito che si riferiva a lui e l'avrebbe lasciata
tranquilla, anche se non nutriva molte speranze in merito.
Lo
vide ammiccare mentre con la bacchetta metteva in azione gli oggetti
della cucina affinchè preparassero qualcosa da bere. “E cosa sei
se non una giovane fanciulla? Non vedo alcuna ruga sul tuo volto,
anche se hai sicuramente gli occhi stanchi: cosa preferisci per
combattere questo freddo? Caffè o tè? Temo che Dekan abbia preso
sul serio il divieto di avere alcolici nella scuola... peccato, sono
molto efficaci.” La strega lo guardò sgranando gli occhi: gli
aveva forse chiesto qualcosa? Solo che si sentiva così stanca da non
avere neppure voglia di litigare per una sciocchezza simile. “Come
vuoi, il tè andrà bene, anche se non sarà di certo come quello
inglese.”
Lei
adorava quella bevanda, persino quando studiava si fermava alle
cinque in punto per il sacro rito del tè: l'importante era berlo,
quasi tutti gli inglesi osservavano quella tradizione e anche lei lo
aveva sempre fatto. “Tipica ragazza british...
ecco qua, non sarà come quello preparato dai tuoi elfi domestici, ma
nessuno è mai morto. A noi insegnanti non risulta, per lo meno...”
Anastasia guardò quella tazza che levitava proprio di fronte a lei e
la prese con le mani, percependo subito un forte calore avvolgerla.
Mugugnò un ringraziamento fingendo di essere occupata a bere: in
verità si limitava a bagnarsi le labbra perchè non era esattamente
come piaceva a lei, tuttavia essere gentili non costava molto sforzo,
non per una cosa così banale. Il silenzio durò alcuni minuti lunghi
come giornate intere.
“Mi
stavo chiedendo quanto tempo continuerà questa farsa, quella di
sorridere entrambi gentilmente e fingere che tutto vada alla
perfezione.” Eccolo la. Anastasia fece uno sforzo per non stringere
convulsamente la tazza, ma la verità era che non si aspettava un
commento del genere in quel momento. Anzi, avrebbe desiderato che in
effetti non si arrivasse mai a parlarne: già, anche se lui non aveva
esplicitamente specificato cosa intendesse, era chiaro a entrambi.
Pensò anche di fingere di non capire. No, per oggi è già bastato
una volta che mi abbia dato della ragazzina, una seconda non lo
sopporterei e magari darei in escandescenze. E non era veramente il
caso, non dopo la reazione disastrosa di poco tempo prima.
“Non
c'è nessun bisogno di essere amici, gli studenti sopravvivranno
sicuramente a questo...” Inoltre lei sapeva come non ci fosse
bisogno di spiegar loro proprio nulla: lo scandalo era stato
eclatante e spesso sentiva su di se sguardi di compassione che lei
mal digeriva. Il mago sbuffò. “Amici? Non è quello che ho
proposto: anzi, se proprio vuoi saperlo è stato il Preside a dirmi
che era mio dovere prostrarmi ai tuoi piedi e implorare la tua
benevolenza”, dichiarò con foga rabbiosa, anche se aveva
leggermente esagerato scegliendo le parole “... e visto che
l'ultima volta che siamo stati a contatto hai reagito peggio di
quando eri nella condizione di poterti permettere di volermi morto,
magari non sarebbe una cattiva idea... discuterne. Anche se forse
sarebbe più logico domandarti qualcosa sui motivi che ti han portata
qui e a distorcere la realtà in un'aula di tribunale.”
Alla
strega sarebbe piaciuto sapere quanti volti aveva quell'uomo:
sembrava seriamente infuriato, ma lei non aveva nessuna intenzione di
lasciarsi dominare nuovamente. Eppure mentre parlava riusciva a
renderla nervosa. È
tutta suggestione, mi passerà, non ho bisogno di dirlo a lui per
saperlo. Aveva
sempre superato tutto con le sue forze, anche quella volta ci sarebbe
riuscita. “Io non ho distorto nulla, ho soltanto detto ciò che
sapevo: non mi sembra che tu e il tuo amichetto Grindelwald mi
abbiate mai fatto partecipi dei vostri loschi piani.”
Una
risata accolse quella frase e la strega osservò Dorian, incredula.
“Ti prego raccontamene un'altra, questa non è credibile. Visto lo
zelo di quel maledetto Auror, direi che mi hai reso un favore con
quella testimonianza: a quest'ora sarei a contare le ossa ancora
sane... e non sarebbero molte.” Un brivido attraversò la schiena
di Anastasia che si sentiva avvolta dal disprezzo che trasudava dal
tono di voce del mago; non aveva idea di chi stesse parlando e tutto
sommato non le interessava affatto. Appoggiò la tazza di tè sul
tavolino e si alzò, era rimasta persino troppo tempo. “Non sono
problemi miei se non ci credi, ora scusami ma credo me ne andrò a
dormire prima che mi si formi il ghiaccio nei piedi.” Aveva già
appurato che nel letto si stava davvero benissimo, cosa che spingeva
sempre gli studenti a fingere di dormire al posto di alzarsi. Non
aspettò una risposta, raccolse la sua lunghissima chioma e se ne
andò rapidamente.
Non
sarebbe riuscito a dormire prima dell'alba, il mago ne era certo,
così aveva trascorso la notte a dare i voti ai lavori degli
studenti; non un'idea meravigliosa, ma in qualche modo il tempo
doveva passare e sicuramente gli allievi avevano molta fantasia.
Quando appoggiò l'ultima pergamena corretta il sole ancora dormiva
profondamente, ma il cielo si stava già preparando al risveglio. La
tempesta di neve si era potenziata e probabilmente sarebbe durata
settimane. Non avrebbe voluto essere un gufo, con quel tempaccio non
si sarebbe meravigliato se non avrebbero lasciato né raggiunto la
scuola.
Peccato
che la partita non fosse oggi, mi sarei risparmiato quella stupida
farsa. Ma
Dorian sapeva che era anche colpa sua, dopotutto Stilling non poteva
obbligarlo a giocare; invece l'aveva fatto ed era stato divertente
vedere la sicurezza del ragazzino crollare come un castello di carte.
Chissà se si sarebbe fatto un bagno di umiltà dopo essere stato
pubblicamente messo in ridicolo: il mago spalancò la finestra
permettendo a un vento gelido di schiaffeggiargli il volto.
Lo
faceva spesso quando si sentiva a terra e ne traeva sempre un gran
beneficio, ma aveva la testa così piena di quesiti da rischiare di
impazzire. Tutto sommato non era stata una buona idea cercare la
ragazza per provare a parlarle: nulla, era stato come schiantarsi
contro un muro, non era interessata a risolvere il problema. È
accaduto troppo...
“Sei in piena attività da quello che ho sentito dire”, disse al mago anziano dopo essersi accertati di non avere spie attorno. La stanza era vuota a parte un tavolo su cui erano state stese delle pergamene: mappe, ne dedusse correttamente Dorian. “Esatto, ho bisogno del tuo servizio: la mia ospite è più ostinata del previsto e tende a farsi del male quando parla...”
Fin troppo facile, vuol dire che lui la costringe a ferirsi perchè la piccola non sa tenere la bocca chiusa. Lui invece si tratteneva sempre, non aveva mai perso il controllo ne mostrato interesse a essere sadico quando non ce ne era bisogno. “Capisco, il luogo è questo?” Dorian si chinò a osservare il disegno: un maniero protetto da una sirena. Copenaghen, non c'erano dubbi.
“Una volta al giorno sarà sufficente, ma non di notte: a quel pappamolle di Dekan potrai anche raccontare che ti scopi delle donne, ma non ci crederà a lungo... mi servono le tue pozioni per tenerla in vita, un paio di settimane e poi morirà.” Grindelwald lo disse tranquillamente mentre addentava un frutto: era sempre più difficile procurarsene, anche con il potere nulla era semplice.
Dorian Thorvaldsen si limitò ad annuire. “Puoi fidarti. Come sempre.”
“Quanto
pensi che durerà ancora questa prigionia?” Dorian pareva stanco
fisicamente: erano ormai settimane che continuava a muoversi da
Durmstrang a Copenaghen e dovendo evitare di essere rintracciato, era
costretto spesso ad affidarsi alla scopa. Non un'idea geniale, ma
qualunque spostamento magico poteva essere rintracciabile. “Poco,
Albus Silente non permetterà mai che accada qualcosa alla sua
preziosa nipotina: si sta comportando bene?”
Dorian annuì senza
riflettere: era vero che Anastasia era più docile, ma ciò era
dovuto soltanto alla continua confusione che le maledizioni Imperius
di Grindelwald avevano su di lei. A volte lottava mentre spesso era
prigioniera di un limbo senza fine; e poi c'era lui che le aveva
alleggerito la condizione, procurandole vestiti e coperte pesanti
perchè nella segreta si gelava e qualche volta si azzardava a
lasciare delle piccole fiamme che riscaldavano l'ambiente. Un'inezia,
ma a volte era più forte di lui e non era in grado di reggere la
visione patetica della ragazzina che cercava solo un rifugio
immaginario per combattere a testa alta.
Quanto a lui non aveva intenzione di aizzare Grindelwald, era già abbastanza che la torturasse di tanto in tanto; anche lui aveva i suoi trascorsi di magia nera, ma a quel punto non era arrivato: che gusto c'era a misurarsi a un avversario privo di bacchetta? Non che lei si potesse difendere, ovvio, ma quella scelta era al di sopra dei suoi standard di azione. “Non manca molto: sto pensando di privarla di una parte del suo corpo, magari le farò strappare via la lingua. Non lo trovi un regalo perfetto per il grande Silente?”
Poi
non era accaduto, ma oggi come allora Dorian aveva avuto i brividi. A
volte quando ripensava agli anni in cui aveva appoggiato il mago
oscuro si chiedeva che cosa ci avesse guadagnato; potere... sì, era
diventato abile con la magia nera, ma aveva rischiato di perdere
tutto. Azkaban era stata un incubo e lui ci era rimasto meno di dieci
giorni, ma erano serviti per capire che non c'erano ragioni per
barattare la sua libertà.
Restava
solo da capire perchè la ragazza lo avesse salvato: con tutti i dati
che aveva in mano il Ministero della Magia quello sarebbe stato solo
un processo-farsa: Conrad Wallace, quel maledetto sadico Auror, gli
aveva riso in faccia ogni singolo momento di prigionia, deridendolo
per la sua poca resistenza ai Dissennatori. Lui parlava bene protetto
com'era dal suo tupido Patronus... le ferite che gli aveva procurato
grazie alla maledizione Cruciatus erano state lenite, ma ogni tanto
Dorian gemeva sentendo riacutizzare il dolore. Se
non ci fosse stato Albus Silente sicuramente mi avrebbe ammazzato,
quel fottuto bastardo...
il mago aveva ancora i brividi al pensiero: un grande e coraggioso
Auror, che torturava un sospettato dopo averlo privato di bacchetta e
immobilizzato. Sui giornali ciò avrebbe fatto una bella figura, ne
era sicuro.
Ma
era finito tutto: con il tempo sarebbe sbiadito sinoa diventare
soltanto un terribile ricordo, non avrebbe più avuto il potere di
fargli del male; decise di uscire dal suo ufficio e fare un giro di
controllo della scuola. C'erano i Guardiani, ma la presenza di un
docente era sempre molto utile e lui avrebbe potuto scaricare i nervi
per almeno un'oretta.
Tutto
sembrava in ordine, nessun temerario ragazzino fuori dal letto, solo
qualche bassorilievo canterino che ridacchiava e intonava canzoncine
inutili. Stava per svoltare quando vide un'ombra sospetta correre in
modo folle. “Stilling!” Lo aveva riconosciuto subito mentre
sgattaiolava chissà dove: si aspettava che cercasse di scappare,
invece lo vide fare dietrofront e raggiungerlo ansimando. “Non è
il tuo turno di guardia, cosa credi di fare?” Forse avrebbe potuto
sfogare le sue frustrazioni su di lui: non era un pensiero nobile, ma
nessuno lo avrebbe contestato.
Il
ragazzo aveva un aspetto orribile: i capelli fulvi erano spettinati,
gli occhi blu dilatati e sulla pelle avva... “Sangue?” Dorian lo
sfiorò con la bacchetta: era fresco, difficile però dire di chi
fosse. Finalmente il ragazzo riuscì a riprendere fiato. “Professore
mi punisca dopo la prego, devo solo mettere distanza tra me e
quella... quella bestia della professoressa Silente!” Il mago fu
tentato di ridergli in faccia: tutta la scuola sapeva che la strega
si era portata dietro un Thestral che trattava quasi come se fosse il
suo migliore amico, ma era un animale senza alcuna aggressività.
Dorian aveva visto addirittura alcuni studenti portargli da
mangiare, quelli che la potevano vedere naturalmente, e dubitava che
avesse aggredito chiunque.
Forse
per difesa?
“Non
dire stupidaggini, i Thestral sono tranquilli... o forse sei riuscito
a farti odiare non solo dalla professoressa, ma pure dal suo
animale?” Voleva essere ironico, ma l'altro non pareva divertito.
“Vada a vedere, allora! È nella sua stanza che striscia a terra
come... come...” A quel punto Dorian capì che c'era qualcosa di
sbagliato: i Thestral volavano,ma non lo disse a Stilling.
Si
fece seguire, senza dargli scelta, e si avviò in fretta verso gli
alloggi della ragazza: capì il motivo del terrore dello studente non
appena mise piede all'interno. La strega era accasciata a terra... e
attorno a lei strisciava un orrendo cobra nero, che probabilmente era
lungo vari metri; il rettile sembrava quasi una macabra guardia
d'onore, ma ancora non l'aveva visto. “Di chi è quel sangue che
hai in faccia?” Lo chiese piano allo studente che stava ben vari
passi dietro di lui: mai lo aveva visto tanto spaventato.
“Dell'insegnante, almeno credo... forse l'ha morsa... e...”
Se
l'avesse morsa e basta sarebbe stato tutto più facile...
A un'occhiata più approfondita, Dorian aveva riconosciuto la bestia:
era un esemplare di Cobra Sputatore, così chiamato perchè amava
sputare il veleno anche a due metri di distanza dalla vittima,
soprattutto all'altezza degli occhi di cui poteva causare la cecità.
L'uomo cercò di riflettere rapidamente. “Vai nel mio ufficio e
prendi tutti gli antidoti che trovi... anche... no, i bezoar sono
finiti. E avvisa Dekan, dobbiamo allertare l'ospedale magico. Muovi
quel tuo culo e fai il più in fretta possibile.” Non c'era nessun
bisogno di perdere tempo perchè l'animale si accorse di lui; Dorian
dubitava però che fosse di appartenenza di Anastasia, era un genere
di rettile che non si trovava dalle loro parti. Clima troppo freddo
per resistere. Una magia volontaria.
Della
strega? Era stata tanto ingenua? Agitò la bacchetta e imprigionò
l'animale in una piccola teca di vetro intrangibile. Non avrebbe
fatto danni e neppure sarebbe morto, forse il suo veleno doveva
essere esaminato; poi si chinò sulla strega e scoprì che era stata
morsa alla mano sinistra, da dove fuoriusciva il sangue. Fermare
un'emorragia per lui era una sciocchezza, ma c'era da preoccuparsi
del veleno sicuramente in circolo. Dorian osservò attentamente il
volto e vide tracce di veleno attorno agli occhi. Questa
bestia merita bene il nome di Cobra Sputatore.
Dei
passi alle sue spalle, Stilling di ritorno. “Nulla professore, ho
frugato dove ho potuto, ma non ho trovato antidoti!” Dorian
imprecò. Stupido lui a non ricordare che li aveva dovuti utilizzare
per le lezioni del sesto anni; sentì un gelo innaturale avvolgerlo.
Senza antidoti la strega era spacciata. “Dì un po', non è che sei
stato tu a creare questo seprente? Tu sapevi che io non avevo
antidoti.”
Poteva
averlo fatto apposta: il ragazzo era davvero bravo con la magia e di
tanto in tanto faceva qualche scherzo a chi lo infastidiva; tutta la
scuola aveva assistito alla sua umiliazione, niente di più facile
che avesse cercato una vendetta. Gli studenti si credevano tanto
furbi e spesso sottovalutavano i rischi delle loro azioni, lui non
sarebbe stato il primo: il giovane diventò cadaverico in volto.
“Io?! Non mi prenda in giro, io... io ho la fobia per i serpenti!
Non ne creerei mai uno, solo stargli vicino mi rende nervoso!”
Dorian
pensò che almeno quello era vero: lo sguardo del ragazzo saettava da
lui al rettile, come se temesse che spezzasse il vetro e lo
attaccasse... ma il resto? “Ne parleremo poi. Torna nel mio ufficio
e portami tutti gli ingredienti che trovi nell'armadio, quelli
situati in alto a destra... dopo avvisa Dekan, anche se te l'avevo
già detto.”
Ma in quel caso ad avere la priorità era la
gravità della situazione, il Preside poteva anche continuare a
dormire per altri due o tre minuti; quando Stilling tornò aveva le
braccia piene di ingredienti mentre lui stava praticando un
incantesimo sul volto della strega, tenendole bene gli occhi aperti
con la mano – uno per volta. “Cosa vuole fare con questa roba?
Sembrano utili per un...” il ragazzo non finì la frase, ma Dorian
lo aiutò. “Antidoto, esatto: ho già avuto modo di constatare che
il veleno è in circolo, devo rallentarlo in qualche modo... e dal
momento che so preparare gli antidoti, ne fabbricherò uno in questo
momento.” Il più inutile, ma doveva pur fare qualcosa. “Tira giù
dal letto Dekan, dovrà contattare quanto prima l'ospedale, anche se
con questa bufera è più facile che lei muoia durante il viaggio...”
E
in quel caso? Dorian cercò di non pensarci mentre trafficava con i
vari ingredienti: doveva necessariamente conservare il sangue freddo
o avrebbe perso la testa. Puntò la bacchetta verso il serpente:
questi si accasciò, senza vita, e Dorian lo fece levitare fino a se.
Doveva capire da cosa era composto il veleno prima di commettere una
follia.
Note:
passiamo subito alle traduzioni in tedesco
“Ich weiss nicht, meine liebling fräulein... aber : in pratica suona tipo "non saprei, mia amata collega, ma..." una cosa così u.u suona meglio in tedesco, lo riconosco
mein Kind: piccola mia, ma in questo caso Dorian lo dice in modo dispregiativo, quasi come se volesse offenderla quindi intendetela tipo "ragazzina", inteso come immatura u.u
ora veniamo a noi: ho impiegato molto tempo per postare il capitolo, la verità è che tipo la settimana scorsa lo volevo mettere... e scopro il file vuoto! mi ero depressa un po', ma nel giro di pochi giorni l'ho riscritto! e in alcune parti è diverso, forse migliore... ma non so dirlo, sta a voi il giudizio!
analisi dettagliata su Dorian, ciò nell'altra versione era limitato(e c'era lo spazio dedicato alla partita, che credo appesantisse tutto u.u) e piccolissimi flashback su qualcosa di cui sapevate già tutto u.u ma non dalla sua versione. Ho anche esaltato il suo lato da Guaritore e professore, che giustamente capisce che Anastasia sta facendo una cazzata a darla vinta a uno studente e non ha paura di dirlo u.u
povero Stilling, fischiato da tutta la scuola u.u sono davvero crudele XD ma la meritava una lezioncina u.u e poi Stacy non è nata ieri in fatto di Quidditch u.u
costruire la squadra improvvisata mi ha divertito un mondo, lo confesso u.u
ho iniziato ad addentrarmi nello specifico sul rapporto contorto che ha Anastasia con Dorian e che nonostante tutto ci sarebbe bisogno di chiarire u.u anche se lei dice di no u.u
penso che vi chiediate di chi sia il serpentaccio: ho dovuto scandagliare il web per tre giorni prima di trovare quello giusto, il mascalzoncello si nascondeva è__è
vi lascio commentare(se volete ovvio^^) e vi do' appuntamento al prossimo, che non so quando sarà, ma penso minimo tra un mese :=)