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Autore: AxXx    05/02/2014    2 recensioni
Una misteriosa entità ha radunato varie persone morte in varie storie, da vari universi per farle partecipare ad una versione ancor più pericolosa degli Hunger Games.
Un solo premio al vincitore: la vita.
Poter tornare in vita, per poter portare a termine i loro compiti, chiedere scusa e poter riparare ai loro errori.
Al massimo tre, forse nessuno, chi raggiungerà la fine di questo scontro?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Rue
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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                                   Il Primo Sangue

 

 

 

 

[POV Finnik]

Finnik aprì gli occhi, stordito dalla luce. Si guardò intorno e capì di trovarsi in una specie di capsula dalle bianche pareti lisce, come il guscio di un uovo… ed effettivamente anche la forma era quella di un uovo. La luce veniva da un punto imprecisato sopra la testa, ma i riflessi della superficie lo stordivano parecchio.

Provò a spingere le pareti per liberarsi, ma non ci riuscì. Sembrava che le pareti fossero state costruite intorno a lui.

L’ex-tributo si chiese come avesse fatto a finire lì: era certo che gli ibridi l’avessero ucciso nell’ultima incursione al Palazzo di Panem. Lo avevano sbranato, dilaniandolo come una carcassa, impossibile che lo avessero curato. Ci sarebbe voluto un intervento chirurgico velocissimo e anche così sarebbe stato un miracolo tenerlo in vita.

‘Sono morto?’  Si chiese, dubbioso. Escluse l’ipotesi. Sentiva di essere ancora vivo: il cuore batteva e aveva sensazioni ansiose, come se stesse attendendo qualcosa.

Fu all’improvviso che una voce rimbombò nella sua mente. Cercò di individuarne la provenienza, ma non c’erano altoparlanti, semplicemente era una voce nella sua testa.

“Benvenuto, tributo del primo universo.” Annunciò una gutturale voce solenne, come se stesse parlando qualcuno dai più profondi abissi infernali.

“Sei nell’Arena della Morte. Il Caos desidera premiarti per i tuoi servigi, concedendoti un’altra possibilità. In vita o con la tua morte tu hai provocato molto disordine, alimentando i suoi poteri. Ora egli ti premia. Combatterai in un’arena per la tua vita.”

Un altro Hunger Games ai servizi di una folle divinità che voleva dargli un presunto premio per divertirla come un giullare alla corte di un Re? Non era nei suoi piani.

“Per vincere dovrai sopravvivere ad un lungo percorso. Dovrai affrontare prove difficili e arrivare da solo alla fine. Potresti non essere l’unico a sopravvivere, ma ricorda: molti di quelli chiamati sono pronti a pugnalarti alle spalle. Sicuro di poter correre il rischio?”

“Fottiti! Io non sarò il giullare di nessuno! Non più!” Sbottò Finnik furibondo. Ne aveva abbastanza di uccidere mentre altri lo vedevano da uno schermo. Lui non era un giocattolo.

La voce, però, non si scompose e, anzi, assunse un tono molto calmo, quasi mortale: “Nemmeno se il premio della vittoria… fosse la vita?”

“Cosa!?” Il tributo sussultò, come se gli avessero dato un pugno. “D-davvero?”

“Sì… tuo figlio… tua moglie… torneresti da loro in un epoca posteriore alla guerra. Il tuo mondo vivrebbe in pace e tu potresti vivere tutta la tua vita con la tua famiglia. Crescere tuo figlio, vivere accanto a tua moglie… ma solo se vincerai quest’arena.”

Finnik non era certo di poter reggere. L’ipotesi di poter tornare alla sua vita, dalla sua amata moglie, era troppo allettante. Annuì: “Dimmi cosa devo fare.”

“Perfetto.” Fu il compiaciuto commento della voce. “Come ogni tributo, sei vicino alla Cornucopia. Più ti avvicini al centro, più i premi saranno allettanti. Ovviamente, però, il numero di avversari aumenterà più ti avvicini. A te la scelta della strategia da adottare. Una volta finito, prendi una direzione qualunque, mi assicurerò che tu prenda la strada giusta nel labirinto.”

L’ex-tributo sbuffò, a metà tra l’annoiato e il furioso. Era proprio come partecipare agli Hunger Games, stesse regole, a parte il percorso da seguire. Conosceva le proprie capacità e i propri limiti. Non si sarebbe spinto oltre il limite.

Avrebbe vinto, per poter tornare dai suoi cari.

 

 

 

[POV Bianca]

Bianca vide le pareti della capsula aprirsi per rivelare una pianura circondata da alberi. Guardandosi intorno vide che c’erano molti altri partecipanti a quella specie di macabro gioco al massacro. Non le piaceva uccidere le persone, sperò davvero che le bastasse correre lontano dalla mischia sfruttando la sua naturale velocità, ma non si faceva illusioni.

Vide in quella massa di persone un gran numero di persone diverse. Alcune erano poco più che ragazzi, proprio come lei, altri erano vecchi, veterani, con cicatrici erughe, ma ancora forti. C’erano persino una ragazzina poco più piccola di lei e uno strano essere che ricordava un rettile bipede con due occhi neri grossi la metà della faccia con una strana tuta addosso. Ricordava vagamente uno di quegli alieni dei raduni fantascientifici: i grigi.

‘Spero davvero di vincere… Nico…’ Una fitta di tristezza le trafisse il cuore. Si era unita alle cacciatrici di Artemide per prendere la sua strada, sperando che anche suo fratello lo facesse. Ma era terribilmente pentita. Avrebbe voluto così tanto rivederlo. Lui e i suoi amici al campo: Annabeth, Percy, Zoe, Grover e Talia.

Puntò i suoi occhi su un arco e uno zaino poco lontano, nemmeno così vicino al centro. Se fosse riuscito ad afferrarlo al volo si sarebbe dileguata nella foresta prima che la prendessero in considerazione. Forse, il fatto di essere una delle più giovani l’avrebbe risparmiata dalle attenzioni dei veterani, che si sarebbero combattuti a vicenda.

Sperò davvero che fosse così, mentre il countdown nella sua mente arrivava a cinque…

Quattro…

Tre…

Due…

Uno…

E partì, insieme a tutti gli altri.

 

 

[POV Brom]

Brom corse con tutta la forza che aveva in corpo mentre si concentrava, espandendo la mente per poter leggere le intenzioni degli altri. Anche il più giovane di quelli era un guerriero abilissimo e ognuno aveva conoscenze, armi e abilità diverse.

Percepì anche la familiare mente della regina degli elfi Islanzadi, ma non ebbe tempo di capire cosa ci facesse lì, il suo unico obbiettivo era suo figlio Eragon.

Decise di tentare un approccio non troppo deciso, si spinse all’interno del cerchio di provviste più importanti e dribblò un uomo imponente che stava combattendo con una donna dai capelli neri. Indossava un abito viola che arrivava alle ginocchia e una sciarpa rossa e, anche senza armi riusciva a resistere all’enorme guerriero con la treccia, che si era fatto strada fino al centro e impugnava un enorme spadone.

Il vecchio cavaliere evitò anche un raggio verdognolo che rischiò di colpirlo di poco, mentre una ragazzina di dodici anni strisciava via tra le gambe degli avversari, con uno zaino in spalla. Davanti a lui si parò, però, una donna dai capelli biondi e gli occhi di ghiaccio con una spada in mano che mulinò contro di lui.

Brom fu rapido e scartò di lato, nonostante fosse disarmato e rotolò via. La sua avversaria incalzò, ma lui continuò ad evitarla, mentre lei urlava: “Sciocco! Io tornerò in vita, sono la Regina di Narnia e riuscirò a tornare in vita per vendicarmi di quegli sciocchi ragazzini!”

‘Ci mancava solo la pazza…’ Pensò il cavaliere, abbassandosi sotto l’ennesimo fendente. Alla fine riuscì ad espandere la mente verso la donna e ne abbatté le difese mentali. Lei non si era aspettata quella mossa e lui ebbe la possibilità di paralizzarla per poi pronunciare una delle dodici parole di morte, uccidendola sul colpo.

Non perse altro tempo: afferrò la spada, uno zaino, una corda e corse via buttando un’occhiata a chi era morto: un uomo a torso nudo dal corpo muscoloso pieno di cicatrici giaceva a terra, ucciso dal gigante che poco prima combatteva contro la donna, anche lei morta poco distante.

Poco più in là un ragazzo in un armatura con decorazioni verdi con una lancia in mano era a terra, trafitto alle spalle, forse mentre cercava di scappare. Superò il cadavere di una giovane donna dai capelli neri disarmata, ma con un tonico corpo da lottatrice. Appena arrivò nei pressi della foresta un altro corpo era a terra.

Brom notò che, a parte il gigantesco guerriero che stava perdendo tempo a prendere un arma ancor più grossa, essendo l’unico sopravvissuto, tutti gli altri se l’erano data a gambe, così decise di esaminarlo. Era certo che qualcuno fosse nascosto nella foresta, in attesa che l’enorme combattente se ne andasse, ma comunque, era rimasto poco. Più che combattere, la maggior parte di loro si era concentrata nel prendere e scappare. Alcuni avevano tentato, ma nessuno aveva preso più del dovuto.

Era il corpo di una donna piuttosto avanti con gli anni, i capelli rossi e il corpo magro. Indossava un elegante abito da nobildonna, ma non eccessivamente ricco. Sul suo corpo non c’erano tracce di ferite.

La curiosità lo spinse a sapere chi fosse ed espanse la mente verso ciò che rimaneva della coscienza della povera donna.

 

Catlyn non voleva combattere, ne aveva abbastanza di sangue. Aveva visto morire tutti i suoi figli. Non le importava chi le dicesse cosa, nemmeno il desiderio di vendetta l’avrebbe guarita da quel dolore. Così si era seduta al limitare della mischia, in attesa che qualcuno ponesse fine alla sua vita.

Poi la vide: una ragazzina di dodici anni, veloce e scattante che correva tra i combattenti. Le ricordava in modo incredibile la sua più giovane figlia: Arya.

Poco lontano una donna dai capelli neri mossi e lo sguardo folle puntò la piccola e Catlyn capì che l’avrebbe uccisa.

Si alzò e corse da quella parte: non avrebbe permesso la morte di una bambina. Anche se quel mostruoso gioco lo richiedeva.

La maledizione partì e la donna cadde a terra, uccisa sul colpo.

 

Brom tornò nel suo corpo, osservando impietosito quella donna così umana da non aver abbandonato nemmeno lì, la propria umanità. Aveva perso tutto, ma il suo istinto di madre le aveva dato l’unica morte onorevole che una persona potesse desiderare.

“Stydia unin mor’ranr, Catlyn Elda.*” Sussurrò il vecchio cavaliere chiudendole gli occhi, in un ultimo segno di rispetto. Prima di sparire tra le fronde degli alberi.

 

 

 

 

 

 

 

Giorno 1

Caduti: Lavitz (The legend of Dragoon), Catlyn (Il Trono di Spade), Carla (Resident Evil), Jun, Kazuya (Tekken) Strega bianca (Cronache di Narnia).

 

* “Riposa in pace, Catlyn, donna di grande rispetto.” In elfico (Eragon)

 

 

 

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[Note dell’Autore]

So che siete pochi a seguire, ma spero che il primo sangue non sia stato troppo ovvio. Ho cercato di evitare troppi morti in questa prima fase per non diminuire la longevità della storia, tuttavia sei di loro sono già morti. Ora sappiamo chi vuole cosa, ma forse ci saranno maggiori possibilità per tutti.

Non dimenticate di lasciarmi detto cosa ne pensate.

AxXx

 

  
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