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Autore: Hana S    11/02/2014    1 recensioni
= seguito della fic Shade Town =
Melody (protagonista di mia invenzione) lascia il piccolo paese dove è cresciuta e con suo padre, Satch, si reca nella capitale per iniziare una nuova vita. Qui farà nuove conoscenze, nuovi amici e anche un nuovo amore. La fic è scritta in prima persona tramite i pensieri dei protagonisti, una buona lettura :D
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Sanji/Nami
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Slice of life'
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MELODY

Sono sfinita ‘Arriveremo in un batter d’occhio’ aveva detto lui, ‘Le ricordo bene queste strade!’; ‘Non ci perderemo’ e invece eccoci qua, fermi alla periferia della città senza sapere dove andare.

«Tutte queste strade non c’erano una volta!»

«Si venti anni fa, quando te ne sei andato, mai sentito parlare di progresso?» non mi badava e continuava a guardare quella vecchia cartina.

«Io non resisto più …» scendo dalla macchina e mi dirigo verso un gruppo di persone.

«Hei! Hei! Dove vai?»

«A fare quello che fa la gente normale: chiedere indicazioni!» fulmini e saette volano dai nostri sguardi, sto deliberatamente ferendo il suo essere uomo e cavarsela da solo, forse mi disconoscerà come figlia e mi abbandonerà lì a morire, ma morirò da donna libera!

Mi avvicino a quella che scopro essere una fermata dell’autobus; un tizio tutto tatuato, una ragazza poco vestita che si sbaciucchia con un uomo molto più grande di lei ed un altro con gli occhi persi nel vuoto, devo fare la mia scelta e decidere a  chi chiedere indicazioni; vengo salvata dall’arrivo di una coppia anziana e subito mi dirigo da loro.

Torno alla macchina, con volto mesto.

«Allora, hai scoperto qualcosa di utile? Sono pronto a ricevere critiche sul mio scarso senso dell’orientamento!» vorrei non dirglielo, mi costa mettere da parte orgoglio e conosco troppo bene le conseguenze.

«Dicevi di ricordarti bene, che la fabbrica dove lavoravi si trovava nei dintorni»

«Ebbene?» devo dirglielo.

«Questo edificio è più recente e nasconde la fabbrica che si trova poco più avanti»

«Quindi avevo ragione a dire che ci trovavamo nel posto giusto?»

«Si, alla prossima rotatoria, la prima uscita. Mi hanno detto che si tratta di una strada nuova e che è facile confondersi …»

«Hihihi» ecco ciò che temevo, la risata di vittoria. Sono rossa come un peperone!

Poco dopo eccoci arrivati davanti alla fabbrica, scendiamo dalla macchina ed un ragazzo biondo si avvicina. Era rimasto seduto fino a che non vide papà e ci corse incontro, gli gettò un braccio sulle spalle, ma a quanto pare il mio vecchio ci mise qualche minuto prima di riconoscerlo.

«Hei, Satch, quanto tempo!»

«Marco? Incredibile, quanto sei cresciuto!»

«Tu invece sei proprio come ti ricordavo!» poi il suo sguardo si posò su di me «Tu devi essere Mel giusto?» il suo grande sorriso mi fece diventare rossa, non contando che venivo chiamata ‘Mel’ solo da famigliari ed amici, mentre il tipo era un completo sconosciuto per me.

«Meno male che assomigli alla tua mamma …» mi fece l’occhiolino «… l’ultima volta che ti vidi eri un piccolo fagotto avvolto in una copertina rosa»

Mi volto verso mio padre con l’espressione: ‘Come-diavolo-fa-a-conoscermi?’ stampata in volto.

«Be’, ho sempre mantenuto i contatti con i miei vecchi amici, e quando sei nata o spedito anche a loro tue foto. Ed avevi tre mesi quando Marco, Vista, Jaws e il sig. Newgate ci vennero a trovare»

«Purtroppo da allora non c’è stata più occasione di incontrarci, anche se uno di noi già lo conosci. Forza, sono tutti dentro che ci aspettano!» detto questo, Marco ci fece segno di seguirlo.

All’interno dell’enorme stabile, fummo accolti come se fossimo membri di una famiglia che da anni non si vedevano. Un’enorme figura si piazzò davanti a me, cercai di guardarlo in faccia e forse fu la mia aria da cucciolo indifeso che lo fece scoppiare in una grossa risata

«Gurararararara! Satch, come hai fatto ad avere una figlia così bella?»

«Merito della mamma, senz’altro!» povero papà; ma questa voce mi pareva di averla già sentita.

I miei ricordi tornarono ad un’estate di tanti anni fa.

 

Camminavo lungo la spiaggia e tenevo la mano della mamma, quando papà ci chiamò. Ci presentò un signore dalla carnagione olivastra e con due baffi arricciati e ben curati.

«Piacere, io mi chiamo Visa, tu invece sei Melody vero?» anuii nascondendomi dietro la mamma. Lui si inginocchiò in modo che riuscissi a vederlo bene in faccia «Piacere di conoscerti» mi porse la mano e io la strinsi in segno di saluto; un piccolo gesto che mi fece sentire grande. Giocò con me tutto il pomeriggio e ricordo che la sera, quasi non volevo andarmene.

 

«Vista!» li saltai, letteralmente, fra le braccia, ero così felice di rincontrarlo.

«Sono contento che ti ricordi di me!» il suo sorriso era ancora bello come allora.

«Non è giusto anche io voglio un abbraccio» Marco si fece avanti, ma fu subito atterrato da mio padre.

Qualcuno mi mise una mano sulla spalla, quando mi voltai vidi una ragazza sorridente «Marco è un maniaco, stai attenta» mi accorsi che c’erano anche altre donne, ma inferiori di numero rispetto agli uomini.

Il resto del pomeriggio lo passammo a festeggiare. L’unico inconveniente e che al momento di andarcene papà dovette caricarsi la mia carcassa sulle spalle.

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SATCH

«Non conviene portarla alle nostre feste, tua figlia non regge bene l’alcool giusto?» basta solo l’odore per falla andare fuori di testa. La faccio sdraiare sui sedili posteriori dopo di che partiamo insieme a Marco che ci mostrerà la nuova casa.

«Tua figlia è veramente carina ^^» l’ammazzo «credi che avrei qualche chance con lei?»

«Ti rendi conto che io sono suo padre?» per fortuna il discorso cadde lì.

Arrivati a destinazione Marco insisté per portare lui in braccio Melody, ma anche se avessi avuto la schiena a pezzi non glielo avrei lasciato fare.

«Pensi che non ti abbia visto fare lo scemo con le ragazze oggi?» si mise a fischiettare facendo l’indifferente.

«Torno domani con qualcun altro e vi daremo una mano a sistemare, ciao» chiudo la porta e torno da Melody, l’ho adagiata sul divano nel salotto che per questa sera sarà la nostra stanza. La guardo dormire e non può che farmi tenerezza, finalmente la vedo con il volto rilassato. Assomiglia moltissimo a sua madre.

«Quanto è carina …»

«Già, assomiglia sempre di più a …» brividi lungo la schiena, mi volto e vedo la faccia di quell’idiota; lo afferro per la maglietta e lo trascino all’entrata; ma prima di spedirlo fuori a calci devo farmi dare le chiavi di riserva.

«Come fai a sapere che le avevo io?»

«Come diavolo sei entrato altrimenti?»

«Ma non è meglio che anche qualcun altro le abbia, insomma … e se succede qualcosa? Se rimanete chiusi fuori?»

«Non cercare scuse inutili, preferisco morire di freddo piuttosto che lasciarti le chiavi, con Melody che rimane spesso da sola in casa» per fortuna non obbiettò, mi consegnò le chiavi e se ne andò rassegnato.

La mattina dopo vengo svegliato da un profumino invitante, apro gli occhi e vedo che Melody si è già alzata. E seduta al tavolo della cucina con Marco, Vista e Jaws e mi unisco a loro.

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MARCO

Melody è proprio carina. Lunghi capelli castani simili a seta, che ora sono raccolti in una coda bassa; pelle chiara e penso morbida e liscia. Meglio che non la fisso troppo altrimenti qui mi fanno la festa.

«Satch! Queste dove le metto?»

«Portale in cucina»

Uscendo dalla cucina vengo travolta da un uragano che urla: «Papà, papà …» ed ora è fra le mie braccia, la sua pelle è veramente morbida ed i suoi capelli profumano.

«Mel quanti anni hai?» domanda più scema non mi viene?

«S-s-sedici» mi accorgo di stringerla a me solo ora che la sento balbettare, ridacchio.

«Sei ancora minorenne, destino crudele»

«Marco!» urlano all’unisono gli altri, mi volto e vedo le loro facce furibonde e lascio la mia prigioniera.

Ora lei è al piano sopra a sistemare le camere e io tenuto d’occhio come un criminale incallito, quando sento la sua dolce voce.

«Papà, manca una scatola»

«L’ho vista prima … eccola» mentre Satch la solleva, un foglietto cade sul pavimento, lo prendo istintivamente. È la foto di Mel con un tipo dai capelli rossi.

«È il tuo ragazzo» il suo visino allegro si fa tetro.

«Allora ne era rimasta ancora una …» me la strappa dalle mani e la fa in mille pezzi poi se ne va, forse dovevo starmene zitto. Satch mi mette una mano sulla spalla.

«Storia lunga … e dolorosa; ma almeno anche l’ultima foto di quel periodo non esiste più»

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MELODY

Suona la sveglia, mi metto a sedere sul letto e per un attimo non ricordo dove sono. Ma appena il mio sguardo si posa sull’uniforme scolastica esplodo in un urlo che fa tremare le pareti. Papà corre subito con il volto frastornato.

«Non sei al lavoro?»

«Inizio alle otto, ma quell’urlo?»

«Oggi indosso la divisa» richiude la porta borbottando qualcosa.

Sono pronta e la divisa è fantastica, non ne ho mai indossata una prima d’ora. Camicetta bianca, giacca blu con il simbolo della scuola ricamato coloro oro, gonna a pieghe nera, calze bianche e scarpe nere. Non mi sembra il massimo, ma ho sempre desiderato indossarne una!

«Mel stai benissimo!»

«È un peccato che solo alcune scuole nelle grandi città mantengano ancora la tradizione»

«Ma tu te la immagini Bonney con una divisa da scolaretta?»

«No!» ridacchiamo. Prendo il pranzo ed esco «Verso una nuova vita!»

Camminando verso la scuola incontro tanti altri ragazzi e più mi avvicino alla scuola, e più vedo gente con la divisa uguale alla mia.

«Perdonami, non ho potuto fare a meno di notare la tua bellezza» mi giro e vedo un biondino inginocchiato con una rosa in mano, viene subito atterrato da una ragazza dai capelli rossi.

«Perdonalo, te lo levo subito di torno» mi fa un po’ pena vederlo portar via così, trascinato per la giacca, regge ancora in mano la rosa. Che tipi insoliti.

Poi mi sfrecciano di lato un ragazzo dai capelli neri.

«Chi arriva per primo vince il pranzo degli altri due»

«Così non vale, sei partito prima!» un secondo dai capelli neri ricci, mi corre avanti.

«Hei ragazzi aspettatemi!» questa volta è un piccoletto dalla voce tenera, sulla sua cartella è appeso il pupazzetto di un procione con il cappello rosa, ma non mi sembra proprio un procione, boh.

«Scusa» un ragazzo alto dai capelli verdi «hai la mia stessa divisa, sapresti indicarmi la strada per la scuola?»

«Devi sempre andare dritto per questa strada …» indico la direzione da prendere, ma poi ci penso bene, come fa a non ricordarsi la strada?

«Mi prendi in giro?» ora mi accorgo di volerlo uccidere, per quale motivo se la prende con me?

«Zoro! Non infastidire le altre alunne, perché non mi hai aspettato al solito posto?»

«Scusa Tashigi, ma mi son perso» si mette una mano sulla testa e sorride ad una ragazza con i capelli corti.

«Scusalo, ti libero io da questo scocciatore, andiamo» lo prende per un braccio e si incamminano. Penso di essere ancora in tempo per tornare indietro, probabilmente ci sono dei pazzi in quella scuola.

Vengo urtata da un ragazzo e mi cadono i libri che avevo in mano, disgraziato, almeno fermarsi a chiedere scusa, ma niente. Raccolgo i libri.

«Tutto bene?» una voce femminile mi spinge a voltarmi, vedo una bellissima donna dagli occhi azzurri ed i capelli neri.

«Si, grazie»

«Sei nuova, non ti ho mai visto nella scuola»

«No, mi sono trasferita da poco. Mi chiamo Melody Myers»

«Piacere Melody, io sono Nico Robin, insegno storia nella tua nuova scuola, benvenuta» che sorrido dolce che ha, mi accorgo di sentire caldo e credo che le mie guance vadano a fuoco.

«G-grazie»

«Aww Robin-san lei ha un fascino che conquista anche le allieve» mi volto ed ho un colpo al cuore, un uomo alto e mago con i capelli afro, non ci posso credere.

«Lei è Soul King?»

«Oh! Una fan … incantevole per di più» arrossisco.

«No, ma che dice?»

«Ho occhio per le belle donne credi a me … signorina mi mostrerebbe le sue …» non termina la frase perché la prof gli tappa la bocca.

«Essendo una fan, saprei anche che Brook è anche insegnante, più per passione che per lavoro. Ed insegna alla nostra scuola, ti prego di non fare caso a ciò che ti dirà in futuro» detto questo salutano e si allontanano. Ma alla prof deve essere caduto qualcosa, sembra un’agenda, nel raccoglierla sciola fuori una foto, un uomo con camicia hawaiana e costume da bagno, in riva al mare. La rimetto apposto cercando di cancellare quell’immagine. Gliela restituirò a scuola.

Continuo a camminare ed infine li vedo, i cancelli della scuola.

 

Note:

Ciao a tutti,

con questo capitolo inizio la mia nuova serie ONE CITY seguito di SHADE TOWN (chi non l’avesse letta, se ha voglia XD, può andare a ripescarla sulla mia pagina). All’inizio non volevo presentare subito i mugiwara, ma mi sembrava un’idea simpatica farli incontrare alla protagonista fuori della scuola :) Fatemi sapere come trovate il capitolo, e spero che i vecchi sostenitori di Shade Town apprezzino anche questa mia fic, a presto :D

  
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