COPPIE
È
davvero incredibile come la vita può cambiare in
meglio, anche quando ti sembra tutto finito. Venti giorni prima era una
ragazzetta spaventata ed impaurita dalla sua stessa ombra, senza
memoria, senza
una casa, senza un lavoro e senza nemmeno un nome.
Invece,
grazie a Percy, era tutto cambiato: ormai casa
mia e casa sua erano la stessa cosa. I signori Wilson, mi avevano
accettato
come babysitter di Lucy, una dolce bambina di otto anni, molto
tranquilla, ma
anche molto curiosa, che non mi dava nemmeno grosse
difficoltà, permettendomi
di guadagnare poco, ma a sufficienza, in modo da poter, almeno, aiutare
Percy a
fare la spesa, quando ne aveva bisogno o a tirare avanti, dato che era
difficile essere in due in una casa così piccola.
Continuavo
a prendere lezioni di autodifesa, da lui,
imparando mosse nuove e sentendomi sempre più forte. Lui mi
faceva fare anche
degli esercizi per tonificare i muscoli e in dieci giorni,
già si vedevano i
primi risultati.
Ero
un po’ più forte ed ero in grado di correre a
lungo
senza risentire troppo della stanchezza. Percy ci scherzava su, dicendo
che gli
avrei potuto rubare il lavoro, ma io sapevo che ero lui il maestro.
Ogni
sera ci sedevamo insieme sul divano a guardarci un
film, ma io tenevo sempre gli occhi fissi sulle sue iridi verde mare
che mi
attiravano irresistibilmente. Anche lui non faceva molto caso a
ciò che
mettevamo, sembrava quasi che accendessimo la TV solo per fingere che
tutto, in
quella casa, non fosse cambiato, quasi un rituale da seguire.
Io
mi accoccolavo a lui, per ascoltare il regolare
battito del suo cuore che mi rilassava, mentre mi accarezzava la
schiena e i
capelli. I suoi baci erano di una dolcezza infinita e io rabbrividivo
sempre,
come se fosse la prima volta.
Avevamo,
persino, smesso di dormire separati: dormivamo
nello stesso letto, abbracciato come bambini. Non fraintendete, non mi
sentivo
ancora pronta a certe cose, ma non mi dispiaceva sentirlo accanto a me,
poco
prima di dormire.
Le
sue braccia forti erano un scudo contro gli incubi
del mio passato che facevo di tutto per ignorarli. Ed io mi stringevo a
lui,
sicura che i mostri che affollavano i miei sogni non si sarebbero
avvicinati a
me.
Ormai
avevo deciso di lasciarmi alle spalle il passato:
era perso, dimenticato. Forse l’avrei ritrovato, ma ormai
avevo una nuova vita.
Non ne potevo più di angosciarmi per qualcosa che avevo
perso quando quello che
aveva trovato era così bello. Non navigavo
nell’oro, ma almeno era una vita.
Avevo un ragazzo straordinario, dei bellissimi amici e un posto da
chiamare
casa Cosa potevo volere di più?
Con
loro mi trovavo bene e non mi sentivo più sola,
inutile, stupida o dimenticata. Ora mi sentivo sicura e forte. Sapere
di avere
delle brave persone su cui contare era un grande sollievo e la loro
presenza mi
dava sempre forza, quando ricadevo, per qualche istante, nel vortice di
disperazione che la mia mente ancora ospitava. Ma poi mi bastava
scambiare due
parole con Rachel, Piper o Talia e subito mi riprendevo.
Ogni
tanto andai a mangiare da Nico che sembrava
soddisfatto del fatto che noi stavamo insieme. Mi dette una mano e,
quando
chiesi notizie di Bianca, mi disse che lei sarebbe stata via fino alla
fine del
mese, ma che aveva chiesto di me, augurandomi di essere felice con
Percy.
Ebbi
anche la possibilità di rivedere Leo che mi
deliziò con una serie di battute dal dubbio gusto, ma che
alla fine
divertivano. Era un tipo a posto, quando non flirtava con me, con quei
suoi
modi allusivi e non mi chiamava “Turista Demente”.
Erano
passati esattamente cinque giorni da quando ci
eravamo messi insieme. Percy rientrò a casa con un
po’ di ritardo. Il mio turno
di lavoro come babysitter era concluso da poco, di solito tornavo verso
le
quattro, quando la signora Wilson tornava da lavoro e si occupava
personalmente
del figlio. Invece lui tornava, di solito, mezz’ora dopo, ma
quel giorno erano
addirittura le cinque.
“Indovina
chi sono?”
“Non
lo so… vediamo… un ragazzo bellissimo?”
Chiesi,
maliziosa, fingendo confusione.
“Solo?
Mi potrei offendere, signora smemorata.” Brontolò
lui, dandomi un bacio sul collo, provocandomi un brivido di piacere.
“Dai,
Percy… smettila.” Ridacchiai, riferendomi, non al
bacio, ovviamente.
“D’accordo,
ma devi promettere di tenere gli occhi
chiusi.”Disse, scostando le mani.
Io
ubbidii, appoggiandomi al suo petto, sospirando.
Sentii le sue mani appoggiarsi alle mie gambe, lasciandovi una specie
di
cartoncino quadrato, ricoperto da una membrana che mi ricordava carta
da
regalo.
“Ora
puoi aprire gli occhi.”
Mi
ave dato una scatoletta bianca, con un fiocco da
regalo rosso. Non capivo perché mi stesse facendo un regalo,
non era passato
nemmeno troppo tempo da quando ci eravamo messi insieme. Lo aprii
curiosa e
dentro ci trovai un cellulare. Non era una versione moderna, quelli
ultrapiatti
in cui dovevi battere sullo schermo, per scrivere, ma aveva
l’aria nuova e sembrava
in ottimo stato. Era bianco, con una striscia rosa che lo attraversava
al
centro e dietro c’era inciso con vernice dorata in modo
stilizzato ‘Alla mia
Sapientona’.
“Spero
ti piaccia… l’incisione in vernice dorata
l’ho
chiesta come personalizzazione, ma non sapevo se il
colore…”
Non
gli detti il tempo di finire, perché gli detti un
bacio sulle labbra.
“Percy…
io… grazie, davvero… ma… quanto hai
speso!?”
Domandai, rivolta a lui, commossa. Non sarà stato
l’ultimo modello, ma a me
bastava che fosse un suo regalo. Non era indispensabile, forse, ma era
un pezzo
di normalità in più nella mia vita.
“Non
molto credimi… volevo solo farti un pensierino.
Inoltre ho già preparato tutto, il tuo numero è
già attivo, così puoi chiamare
chi vuoi. Ho pensato che ti sarebbe…”
Lo
interruppi voltandomi e dandogli un bacio sulle
labbra che lui, inizialmente, non riuscì a ricambiare dalla
sorpresa. Ero
felice che lui pensasse a me. Mi dispiacque un po’, ma non
riuscivo a
resistere. Sapevo che lui era un tipo parsimonioso, quindi quel regalo
valeva
doppio.
Lui
si allontanò da me e mi tenne stretta: “Sei
irresistibile.”
“Anche
tu, testa d’Alghe.” Risposi, accarezzando i suoi
capelli mossi come le onde del mare.
All’improvviso,
però, sentii le sue mani scendermi in
vita, per poi risalire sotto la camicetta, lungo la schiena,
provocandomi dei
brividi. Per un attimo fui tentata di farlo continuare, ma lo fermai.
Non me la
sentivo ancora di andare così oltre, nel nostro rapporto. La
cosa mi metteva un
po’ in difficoltà. Per fortuna lui non insistette
e si fermò, dandomi un
leggero bacio sulle labbra.
“Oggi
devi uscire?” Mi chiese, allontanandosi da me, e
sedendosi.
“Sì…
Piper mi ha chiesto una mano per una cosa.”
Risposi, prendendo una borsa (Quella me l’ero comprata io).
“Ci vediamo sta’
sera?”
“Certo,
amore… ti aspetterei per cento anni.”
Scherzò
lui, facendomi l’occhiolino.
Sorrisi
di rimando e mi avvicinai a lui schioccandogli
un bacio sulla guancia, prima di uscire.
Piper
e io ci incontrammo di nuovo allo stesso centro
commerciale dove ci eravamo viste il primo giorno. Lei stava
giocherellando con
le ciocche dei suoi capelli asimmetrici che, però, non la
rendevano meno bella
di quanto fosse. Un po’ la invidiavo perché lei
riusciva a sembrare molto bella
senza dover riempire di tre chili di trucco.
“Ciao
Piper… come te la passi?” La salutai, dandole un
bacio sulla guancia.
“Io
sto bene… tu e Percy?”
Ormai
il fatto che ci eravamo messi insieme era
diventato di dominio pubblico e Piper era stata la prima a darmi una
mano in
questo senso. Sembrava volermi aiutare a non farmi finire nella sua
stessa
situazione, da quando Jason l’aveva lasciata.
Cioè,
non l’aveva proprio lasciata, solo che era andato
a letto con un'altra persona.
“Allora
vieni… oggi voglio proprio rilassarmi.” Disse
la mora, sorridendo, cercando di nascondere il suo dolore. Da quando si
erano
lasciati lei era continuamente triste e cercavo in tutti i modi di
farla stare
su.
Stranamente,
Piper aveva come me, la passione per i
film e i libri, quindi, il nostro modo di divertirci era andare nelle
librerie
o nelle videoteche alla ricerca di qualcosa di interessante. Lei
adorava
parlare delle trame e dei film e io la ascoltavo volentieri. Se ne
trovavamo
uno che ci piaceva, di solito, lei me lo comprava, nonostante io
cercassi di
protestare. A lei non piaceva mostrare la sua ricchezza, ma adorava
farmi i
favori, e alla fine riusciva sempre a convincermi.
“Allora…
Percy ti ha regalato un cellulare, molto
carino.” Disse, una volta usciti. Erano le sei del pomeriggio
e ci eravamo
fermati nello stesso bar dove ci eravamo fermate.
Io
mi ero presa un gelato alla crema e lei al limone e
mangiava, mentre mi illustrava tutte le opzioni del telefonino. Era
molto
energica, come se volesse ignorare il dolore che si portava dentro. A
lei Jason
piaceva davvero, ma la situazione tra i due era quasi del tutto rotta.
E
proprio in quel momento arrivò il signor traditore.
“Piper!”
La chiamò, correndo verso di noi.
“Andiamo
Annie… improvvisamente il posto mi sembra
troppo affollato.” Borbottò la ragazza, cercando
di tirarmi via, ma io la
trattenni. Avevo la sensazione che Jason ci avrebbe seguite e non
volevo che ce
lo trascinassimo dietro.
“Piper,
ti prego, ascoltami!” Pregò Jason, sedendosi
con noi.
Ora
che lo vedevo da vicino, sembrava anche lui molto
triste e aveva gli occhi lucidi, come se avesse pianto.
“Che
cazzo vuoi!?” Sbottò Piper, furiosa.
“Non ti è
bastato scaricarmi in quel modo!? Avresti potuto avvertirmi che
preferivi
un’altra!”
Era
la prima volta che la sentivo usare dei termini
così pesanti e anche Jason doveva essere sorpreso
perché sgranò gli occhi,
sorpreso ed intristito.
“Credimi,
Piper… stai fraintendendo tutto… io e
Reyna…
lei… io non l’ho baciata… lei era
ubriaca fradicia. Si è avvinghiata a me
e…”
“E
ti si è appoggiata per sbaglio anche
sulla tua bocca!?” Domandò Piper, furiosa.
“No…
è lei che mi ha baciato! Una volta stavamo
insieme, ma poi l’ho lasciata. Quella sera ha provato a
flirtare con me, ma io
l’ho allontanata, ma lei mi ha baciato lo stesso, mentre era
ubriaca!” Spiegò
Jason, sulla difensiva. Dovetti ammettere che, pur essendo improbabile,
era
comunque plausibile… una volta avevo visto Leo ubriaco che
baciava Nico. (Da
notare che poi Leo gli aveva tirato un ceffone incredibile, dopo.)
“E
allora cosa ci faceva nella tua stanza!?” Sbuffò
Piper scettica. Ovvio che non ci credesse, nemmeno io l’avrei
fatto al posto
suo.
“Te
l’ho detto… era ubriaca! Non potevo lasciarla in
mezzo alla strada alla mercé di qualche maniaco!
L’ho portata a casa mia per
farla riprendere, ma non abbiamo fatto nulla! Ti prego, devi
credermi.” Jason
continuava a tenere la voce relativamente bassa, ma sembrava sincero.
“Non
potevi riportarla a casa?” Protestai, dubbiosa.
“Lei
non ha una casa… è orfana, vive in un college ed
è
un college parecchio pesante: le regole sono chiare,
l’avrebbero buttata fuori
se fosse tornata in quello stato! Non volevo che si mettesse nei guai,
per
questo l’ho portata a casa mia.” Spiegò,
guardandomi risentito, come se
l’avessi costretto a dire qualcosa che non voleva.
Ci
fu un lungo silenzio durante il quale sembrammo
tutti e tra in attesa della decisione di Piper. Dovetti ammettere che,
per
quanto difficile da credere, era pur sempre possibile che Jason avesse
detto la
verità. Magari la ragazza aveva frainteso, ma ero dubbiosa
io stessa, di quella
storia. (Anche se dovevo ammettere che Percy, per aiutare Rachel
avrebbe fatto
probabilmente, lo stesso.)
“Senti
Jason… la tua storia non mi convince…”
Borbottò
Piper, sospirando.
“Lo
so, ma credimi è la verità.” Disse il
ragazzo
allungando la mano verso la sua, che, però, lei ritrasse.
“Ascolta,
Jas, dammi tempo… vorrei pensarci su.”
Sussurrò la ragazza, abbassando lo sguardo.
“Meglio
di niente… mi dispiace, Piper, ma te lo giuro,
non volevo.” Si scusò un ultima volta il biondo,
cercando di incrociare il suo
sgardo.
Sentendomi
un intrusa mi voltai, cercando di ignorarli,
come se volessi dar loro un po’ di privacy.
Fu
allora che vidi di nuovo il ragazzo incappucciato
che guardava Piper e sorrideva. Un sorrido freddo e crudele che mi fece
rabbrividire.
Era
il sorriso dei miei incubi.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
[Angolo
autore]
Io
sono ancora qua! Ebbene, questo è un capitolo un
po’ corto perché di
“Passaggio” anche lui. Esso accompagnerà
l’entrata in scena
di un gruppo di personaggi… ehm… cattivissimi che
faranno cose molto cattive.
Comunque sia, mi siete stati tutti di grande aiuto. Il capitolo
precedente ha
ricevuto una valanga di recensioni positive e ringrazio tutti quanti
per il
supporto.
Informo che ho iniziato un’altra ff su Percy Jackson (Anche
se sono
intenzionato a portare avanti questa, per prima) la storia riguarda una
rivisitazione della Maledizione del Titano: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2459526&i=1
E mi farebbe molto piacere se, qualcuno di voi che tiene
così tanto a me,
volesse darci un’occhiata per dirmi che ne pensa,
perché ho sempre bisogno del
sostegno di voi recensori.
Per chi, invece, seguiva “Sangue del Nord” informo
che il suo Seguito “Venti
del Nord” avrà inizio lunedì con il
primo capitolo di Alex.
Grazie
a tutti e recensite tutte le mie storie! :D
AxXx