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Autore: Gretel85    16/02/2014    25 recensioni
Mentre rimpiccioliva e perdeva, almeno nell'aspetto, la sua natura umana, Shampoo ebbe la certezza che in quel momento il suo cuore si fosse fermato. Sotto la pioggia, il suo sguardo felino si inumidì di lacrime. Vedere lui che con pazienza, preoccupazione e rabbia le dava le spalle e, raccolto da terra quell'essere odioso di Akane, l'aveva stretta a sé e portata dentro casa, era stata un'immagine troppo forte per lei. Non si meritava questo.
Abbandonando vestiti e ombrello nel giardino dei Tendo, la piccola gattina rosa saltò oltre il muro e corse via, facendo a se stessa una piccola, grande promessa.
Non sarebbe successo mai più.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Shan-pu, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hai mai seguito il volo
di un falco o di un gabbiano,
traiettorie ardite nel vento,
dentro al cielo lontano?
Io sono così
e ho voglia di volare,
mentre dico che ti avrò.
E ti avrò.

(Enrico Ruggeri – Ti avrò)

 

 

Sbatté le palpebre un'altra volta. A momenti si addormentava. Seduto a gambe incrociate vicino ad un fuocherello ancora allegro e scoppiettante, Ranma osservava le cinque tende montate di fronte a lui, soprattutto quella più a destra, dove Ukyo e Akane dormivano.

Mai si sarebbe sentito tranquillo fino al loro ritorno a Nerima. E se le amazzoni ci avessero ripensato? Se fosse stato tutto uno scherzo per poi attaccarli nella notte?

-Meglio rimanere di guardiaaaaa....!- Si disse sbadigliando.

Certo, il crepitio della legna arsa era tanto dolce e regolare e quella notte stranamente mite e piacevole che...

-È così che monti la guardia, fut...ehm, Ranma?- Un odioso sussurro gracchiato, ma debole e stanco, ebbe il potere di ridestarlo di soprassalto. Osservando quasi sorpreso la piccola ed anziana figura di Cologne sedersi accanto al fuoco e allungare le ossute dita verso la fonte di calore, Ranma ebbe solo il tempo di realizzare quanto gli era stato appena detto.

È di incendiarsi più del fuoco vivo.

-Spero non ti offenderai, vecchiaccia, se ti dico che non è certo per te che sto qui all'aperto!-

-Oh...- I grandi occhi fissi sulle fiamme, Obaba non si voltò nemmeno. -Ma figurati.- Rispose fissando con la coda dell'occhio la tenda di Akane.

-So perfettamente difendermi da sola, ragazzino. E comunque non temere. Hai la loro parola e benedizione; non può succedervi nulla.-

-E chi ti ha detto che è delle amazzoni che temo un attacco?-

A quelle parole Obaba inarcò impercettibilmente le sottili sopracciglia.

-Mmmm. Se è a me che ti riferisci, beh, mi fa molto piacere sapere di farti ancora un certo effetto, sai? E comunque, per quanto mi riguarda, puoi rilassarti e smetterla di fissarmi in quel modo.-

Un boccata di fumo dalla pipa e chiuse gli occhi. In certi momenti Obaba era in grado di non farti sentire la mancanza del vecchio maniaco.

-Sì, come no?- Le braccia conserte, Ranma aveva voglia di fare dell'ironia.

-Che c'è? Non ti fidi?-

-Sgrunt! Devo forse ricordarti la tua abilità con armi non propriamente consone al nostro tipo di combattimento?-

-Uh? Intendi il mio coltello? Ah! Ah! Ahahah!- Gettando all'aria la pipa, Obaba non si trattenne più e, quasi fosse del tutto impazzita, iniziò a ridere stringendosi con entrambe le braccia l'ossuto ventre.

-Cosa ci trovi di tanto divertente, maledetta vecchia?-

-Rido...rido perché sei ridicolo, Ranma!- Tornò subito seria. - E dimmi, possono dirsi una gigantesca spatola da Okonomiyaki o un ombrello di metallo armi convenzionali forse?-

Per un attimo Ranma ebbe difficoltà a trovare una risposta sensata. In effetti la mummia non aveva tutti i torti.

-Si può? Avanti, rispondi!-

-Non provare a cambiare discorso, Obaba. Quella notte nel bosco tu hai attaccato una persona non in grado di difendersi e hai minacciato di farla fuori con un coltello. Nessuno di noi farebbe mai una cosa del genere!-

-Ma io non sono una di voi. Sono un amazzone, Ranma!-

-Vorrai dire “eri”!-

-Umpf! Sei delicato come un ammasso di roccia in pieno viso! Sei fortunato che stasera io non sia in vena di combattere, altrimenti avresti il tuo buon quarto d'ora, te lo posso assicurare. Sei ancora un poppante e faresti meglio a non provocare. Essere un'amazzone non è una mera questione di titoli...- Pronunciò l'ultima frase sussurrandone il concetto più a sé stessa e al fuoco che al suo sfacciato interlocutore. Per un attimo Ranma provò per lei un sentimento simile alla pena, ma si trattò di appena una frazione di secondo.

-Quella notte con Akane non ho giocato sporco. Volevo solo fare un po' di teatro con te, ma non le avrei mai fatto del male. Tra le altre cose la vista del sangue mi ha sempre fatto un po' schifo. Peccato che la tua ragazza sia stata tanto sciocca da ferirsi da sola per salvarti...bah!-

E scoppiò a ridere di nuovo.

Ranma era allibito da tutta quell'allegria ingiustificata. *Che per caso abbia bevuto?* La osservò per un attimo, prima di interromperla nuovamente.

-E ora che accidenti c'è da ridere? Guarda che tutto quel che è successo, tutto dannazione, è colpa esclusivamente tua, lo capisci, sì o no?-

-Taci, Ranma!- Un grugnito spaventoso uscì dalla gola dell'ex amazzone. -Non provare mai più a farmi la ramanzina, intesi? Io ho perso ogni cosa e se a stento trattengo la mia ira è solo per mia nipote. Lei non meritava conseguenze tanto pesanti. Tutto sommato le è andata bene e ora è mio dovere portarla il più velocemente possibile lontano da qui.-

-Oh! Ma che nonnina premurosa!- Gli scappò detto.

Obaba sospirò.

-Sei il solito insolente, ragazzo. Vedi di non farmi arrabbiare che la strada per Nerima è ancora lunga.- E con un rapido movimento del suo bastone, evidentemente multiuso, recuperò la pipa ancora a terra.

-Ad ogni modo...- Continuò. -Spero avrete cuore di perdonare Shampoo. In fondo lei ha agito con le migliori intenzioni e non voleva fare del male a nessuno.- E tre anelli di fumo uscirono dalla sua bocca.

*Potrebbe fare a gara con Happosai.* Pensò il ragazzo prima di reagire con il consueto garbo.

-Senti, io devo proprio chiedertelo: sei certa di sentirti bene, Obaba? No perché, perdonami, ma...migliori intenzioni? Hai detto per caso “migliori intenzioni?” Drogare diverse persone, ingannarle e rapirne una...tutto questo ti sembra agire con le migliori intenzioni? Ma chi vuoi prendere in giro?-

-Beh, migliori intenzioni rispetto a quello che era il suo obiettivo: onorare una tradizione. Cerca di essere meno cocciuto e di usare quella zucca vuota ogni tanto. Prendi la cosa più importante che hai, può essere anche una persona sai?- Insinuò al limite del sopportabile.

-E ora dimmi: non giocheresti sporco, contro tutti e tutto, pur di ottenere ciò che vuoi?-

Solo al pensiero di Akane, il respiro di Ranma si fece affannato ed irregolare. Fissando intensamente la punta delle proprie scarpe, ripensò a tutti i momenti con lei e anche a quei momenti in cui pur essendo con lei, la ragazza non era in sé.

-No.- Risoluto scosse la testa. -Io sono una persona onesta!-

-Mmmm. Staremo a vedere, ragazzo.-

-Che cosa intendi dire? Hai già ritrovato il fiato per minacciare?-

-Minacciare? Minacciare chi?-

-Akane...- Ma il nome di lei gli morì in gola.

-Ah. Quindi è Akane la cosa più importante che hai?-

-Eh?- Si sentì immensamente stupido. -Ma...ma...ma no, intendevo dire...- Doveva mentire e subito.

-Non mentire, Ranma. Non con me. Lo hanno capito tutti, anche i sassi. Quindi smettila di fingere e rilassati. Te l'ho già detto, non ho intenzione di farle niente. Certo, non ho mai capito né capirò mai come tu possa sprecare il tuo talento e la tua presenza accanto ad un essere tanto inferiore, ma...-

-Modera i termini, vecchia!-

-Ma ormai non ho più alcun motivo per ostacolarvi, ricordi?- Continuò l'altra alzando la voce e ignorando il cortese epiteto del ragazzo. -Se mia nipote dovesse continuare ad essere interessata ad un traditore della tua specie, che non ha apprezzato quanto gli è stato offerto, non metterò un veto al suo interesse. Ciononostante, mi auguro vivamente possa dirigere il suo sguardo altrove e rientrare a testa alta un giorno nella sua tribù. Ma per quanto mi riguarda stai sereno e non ti scaldare troppo. Pensa solo a quanto ti ho detto.-

*Non mi comporterò mai in modo disonesto nei confronti di Akane o per lei...io...* Pensò risoluto il ragazzo, i pugni stretti davanti a sé.

-Tu sei una fonte di guai, ragazzino e lei...- Indicò con il nodoso bastone la tenda delle ragazze. -Un alveare di tentazioni. Con me o senza di me, non avrete vita facile, credo.-

La fissò sbalordito, calmandosi. Quella di Obaba non sembrava essere una minaccia, quanto piuttosto un avvertimento. Che volesse farsi perdonare in qualche modo?

-Se stai cercando di scusarti, potresti farlo direttamente senza inventarti strane storie e lasciarti andare ad oscure premonizioni. Capisco che sia nella tua natura di strega, ma...-

-Ragazzo?- Con malcelato nervosismo Obaba si rialzò in piedi e richiamò la sua attenzione.

-Lungi da me.- Concluse gelida come la terza ora di una notte di gennaio, prima di dirigersi verso la sua tenda e fare la sua uscita di scena.

Ovviamente senza scusarsi.

Fissando l'oscuro cielo sopra di lui, le mani incrociate dietro la testa, Ranma si accigliò. La vecchia non sembrava voler costituire più una reale minaccia per loro e questo era un bene. Tuttavia, quanto gli aveva detto circa il futuro e i problemi che lui ed Akane avrebbero dovuto affrontare come c... -*c...c...coppia?* Arrossì del suo stesso pensiero.- lo impensieriva.

Che il lemure rinsecchito avesse ragione? In effetti molte cose fra lui e la sua fidanzata erano cambiate in quei pochi giorni. E in meglio. Ma questo avrebbe comportato delle conseguenze, soprattutto nel momento in cui avrebbero rimesso piede al dojo. Rabbrividì al pensiero dei loro padri, delle foto di Nabiki, delle chiacchiere dei loro amici, delle minacce romanzate di Kuno...ma poi sorrise ripensando alla metafora che la vecchia aveva usato per descrivere la sua fidanzata.

Un alveare di tentazioni.

Sì.

Di tentazioni dolci come il miele.

*E come darle torto?* Il viso bollente si voltò su un fianco, quasi temesse di essere visto da qualcuno e, chiusi gli occhi, strinse tra le mani un ciuffo d'erba, incapace di trattenere la scarica di adrenalina che solo un pensiero semplice e felice sa infondere.

Non aveva più dubbi. Ne sarebbe valsa la pena. Sempre.

Il tempo di sdraiarsi supino sul soffice manto erboso ed inspirare un po' di aria fresca che di scatto si rialzò su a sedere.

 

-Esci subito fuori dalla mia tenda, insopportabile voltagabbana!-

-Ahia! Ahia! Ahia! Mi fai male, Cologne!-

Perplesso e divertito il ragazzo si ritrovò a fissare il bastone della vecchia Obaba battere duramente la testa mora e rotonda di Tamami.

-Ma ti ho già detto che non so dove andare, abbi pietà!- Frignava fuori dalla tenda l'amica d'infanzia della mummia.

-Io non dormo con i traditori, mi urtano il sonno!-

Ignorando le due arzille e odiose centenarie, Ranma soffocò un altro sbadiglio.

-Aaahhh! Qualcosa mi dice che questa notte sarà molto lunga...- Coricatosi nuovamente vicino al fuoco, ormai quasi spento, lasciò che le sue palpebre decidessero per lui.

 

E la realtà si mescolò al sogno.

 

* * *

 

-Zhang!- L'allegria che percepì nella voce di Akane nel pronunciare con tanto entusiasmo un nome maschile, lo turbò, ma solo per un attimo. Non appena vide la ragazza correre incontro ad un anziano pescatore intento a sistemare le funi della sua modesta ma solida imbarcazione, Ranma si ricordò di quanto Akane gli aveva raccontato sulla giovinezza di Wu, dell'amore per “quello Zhang” e del ruolo che sua altezza delle mummie aveva avuto anche in quell'occasione. Sorridendo, accelerò il passo. Non solo non vedeva l'ora di fare la conoscenza di quel tipo, ma già pregustava il momento in cui gli occhi di Zhang avrebbero incontrato quelli di Obaba.

Dietro di lui, la vecchia ebbe nel frattempo un sussulto. Ricordava bene quell'uomo e mai si sarebbe aspettata che quel gruppo di folli giovani fosse venuto fin lì proprio grazie a lui.

*Ora si spiegano molte cose.* Pensò, riflettendo sul ruolo che Wu aveva avuto in tutta quella vicenda.

-Ragazzi!- Sorrise sorpreso, ma sempre cordiale, il buon pescatore. -Chi l'avrebbe mai detto? Vi facevo ancora persi da qualche parte in questa immensa nazione! E invece...eccovi qui! Ahahah!- Scoppiò a ridere, contagiando immediatamente la componente giapponese del gruppo e il piccolo Chao.

-Già!- Sorrise felice la piccola Tendo. -Speravamo proprio di incontrarti nuovamente, Zhang!-

-Avete bisogno di un passaggio in Giappone? Avete fortuna! Stavo appunto per salpare. Oh! Ma a quanto vedo...- Spostò lo sguardo sui nuovi componenti del gruppo. -Avete centrato la vostra missione, eh?-

Guardando di sottecchi Ranma e arrossendo leggermente, Akane annuì.

-Bene. Piacere, ragazzo. Il mio nome è Zhang.- Senza farla tanto lunga allungò una mano verso il ragazzo con il codino.

-P...piacere, Ranma. Io...io so molto di voi e vorrei ringraziarla per...-

-Oh, lascia stare. È stato un piacere ragazzi. E così sono famoso, eh?- Strizzò l'occhio verso la ragazza con il caschetto, prima di avvicinarsi con confidenza all'orecchio di Ranma. -Ma mai quanto te, ragazzo.- Gli sussurrò scoppiando poi in una fragorosa risata e sbattendogli amichevolmente l'enorme palmo della mano sulla spalla. Rumorosamente Ranma tossì.

*Accidenti che forza!*

-Ma prego, salite, salite a bordo ragazzi! Qualcosa mi dice che stasera avremo una cenetta con i fiocchi, non è vero?- Questo fu il suo benvenuto a Ukyo e Ryoga.

-Ma certo!- Squittì felice la cuoca. Il suo ambiente naturale le era mancato come l'aria.

-E tu?- Si rivolse poi a Ryoga. -Sempre deciso ad emigrare in Sud America?- Zhang sembrava proprio felice di vederli quella sera. Imbarazzato l'eterno disperso scosse il capo.

-I...il Giappone andrà benissimo.-

-Bene. Oh e tu chi sei, piccoletto?-

-Mi chiamo Chao, sono l'allievo di Ranma e fra due mesi faccio tredici anni! Non sono tanto piccolo!- Si indicò il ragazzino, fiero della sua presentazione.

-E allora c'è posto anche per te, ragazzo!- Con tenerezza e velocità afferrò il piccolo cinese sotto le ascelle e lo posizionò direttamente dietro di sé. Poi ebbe un sussulto.

Si fermò di colpo, notando le figure femminili dietro il connazionale con gli occhiali.

-Buonasera, Mousse. Vedo che sei in compagnia.- Sembrava tranquillo, ma il sorriso nei suoi occhi si era spento. Difficile non accorgersene.

Mousse però non c'entrava nulla. Con tutto se stesso, Ranma pregò che quella situazione si risolvesse quanto prima.

Un folata di vento agitò i capelli del ragazzo con gli occhiali. Deglutì e fece quanto normalmente non avrebbe mai avuto la forza di fare. Prese il coraggio a due mani e con un mano sola, strinse quella di colei che più di tutti rappresentava la sua battaglia quotidiana. Il suo tesoro d'inestimabile valore.

-Lei è Shampoo.- Con ferma dolcezza costrinse la cinesina, ammutolita da almeno due giorni, a farsi avanti. -Mentre loro...- E con un semplice gesto dietro di sé indicò le due anziane donne. -Sono Cologne, la bisnonna di Shampoo, e la sua amica Tamami.- Non aggiunse altro e non ne ebbe bisogno.

-Cologne...Cologne...- Pensieroso Zhang alzò lo sguardo verso il cielo indaco e rosa delle sei di sera. -Il nome mi dice qualcosa, ma...- Sorrise nuovamente facendo loro cenno di salire a bordo. -Certamente mi confondo con un'altra persona. Abbiate pazienza, la memoria gioca brutti scherzi con l'età, sapete?- E scoppiò a ridere di nuovo.

Ranma tirò un sospiro di sollievo. E non fu l'unico. *È davvero in gamba quest'uomo...* Pensò, prima di notare, accanto a lui, gli occhi della fidanzata brillare di silenzioso e commosso dispiacere.

*Zhang...*

-La ringrazio anche a nome di mia nipote, signore. Lei è davvero gentile...- Pur intrisa di sospetto, Obaba non mancò di riconoscere a quel pescatore un valore degno del suo rispetto.

Ulteriori sguardi non furono necessari.

-Non c'è problema.- Riprese Zhang come se nulla fosse. -Allora ragazzi, pronti a partire?- Sbattendo le mani si rivolse a tutti gli altri. -Mousse, se lo desideri puoi mostrare alle signore gli alloggi sottocoperta. Sono piccoli e un po' scomodi, ma l'ideale per riposare.-

-Sì...certo...-Affermò in un soffio il ragazzo la cui mano ancora stringeva quella di Shampoo.

-E anche questa bella ragazza credo abbia bisogno di un po' di riposo, non è vero?- Il mite sorriso del pescatore ebbe il potere di ridestare la cinesina dai suoi pensieri.

-Glazie...- Disse solo, prima di sentire i grandi occhi bruciarle di nuovo di vergogna ed umiliazione per quanto vissuto. E per tanta immeritata cortesia. Trascinando Mousse con sé, si sbrigò a sparire sottocoperta.

-Ehm.- Si schiarì la voce Zhang. -Se tu lo desideri Chao, puoi aiutarmi a finire di spiegare le vele...ti andrebbe ti imparare?- Gli occhi del ragazzino si illuminarono. Era un lavoro di responsabilità!

-Certo!- Gioì con entusiasmo.

-Ukyo, se lo desideri, la cucina è stata appena pulita e rifornita di tutto il necessario. Mentre se a te non va, Ryoga, puoi rimanere a darmi una mano insieme a Chao...-

-Già, scegli tu, Ryoga...- Le braccia conserte, Ukyo lo guardò di sottecchi estremamente divertita.

-Ehm...Zhang...- Richiamandolo per la manica, Akane fece timidamente segno al pescatore di avvicinarsi a lei.

-Ecco, vede...- Si accostò la piccola Tendo al suo orecchio. -Non insista troppo; sa, credo che il mio amico abbia paura dell'acqua...- Sussurrò. Ma con scarso successo, tant'è che mentre Ryoga scartabellava già mentalmente le opzioni a sua disposizione per farla finita una volta per tutte con tale misera esistenza, Ukyo e Ranma lottavano contro le loro stesse mascelle per evitare di scoppiare a ridere apertamente.

-Oh, capisco!- Bisbigliando a sua volta, Zhang non riuscì a nascondere un'espressione di divertita sorpresa. *E questo ragazzo voleva emigrare verso i caldi lidi del Sud America? Bah.* Si grattò perplesso la fronte. Voltandosi poi verso il povero Ryoga, rosso in viso come non mai, con un semplice gesto della mano annullò quanto detto poco prima.

-Ma ripensandoci, ragazzo mio, credo che stasera mi piacerebbe nuovamente assaggiare quella tua favolosa zuppa della scorsa volta, era una vera delizia! Che ne dici?- E senza risparmiarli un'altra delle sue poderose pacche sulla spalla, lo spedì direttamente in direzione della porticina della cabina. Ranma però, non ebbe tempo di riaversi dalla meravigliosa scenetta che il volto di Ryoga, serio come non mai, gli apparve accanto, oltre il vetro di un finestrino. Un semplice gesto del dito e Ranma fu caldamente invitato a seguirlo.

Immediatamente.

-Che vuoi, P-Chan?- Lo sbeffeggiò affacciandosi verso l'interno. -Non dirmi che non trovi più la cucina?-

-Fai poco lo spiritoso, Ranma! E levati immediatamente quell'espressione sfacciata e divertita dalla faccia!-

-Tzt! Ryoga, Ryoguccio, dolce P-Chanuccio, ma non impari mai? Si può sapere cosa ti ho fatto stavolta? Non è colpa mia se Akane ha frainteso tutto. È quasi una disciplina olimpionica per lei, sai? E poi in fondo di cosa ti lamenti? Non dirmi che preferiresti sapesse la verità?-

-Non ti azzardare nemmeno a tirare fuori un'ipotesi del genere!- Prese a sbracciarsi l'altro, in preda al panico al solo pensiero.

-No, perché se lo desideri, posso sempre intercedere per te...- Non era ovviamente vero, mai Ranma avrebbe giocato sporco con Ryoga e poi anche lui temeva la reazione che Akane avrebbe potuto avere di fronte ad una scoperta del genere.

Afferrato il rivale per il bavero della casacca, Ryoga lo minacciò viso a viso.

-Non provarci nemmeno.- Sibilò, prima di venire strozzato dal colletto della sua stessa maglia.

-Andiamo, Ryoga, o non faremo in tempo a preparare i miei manicaretti per tutta questa gente! C'è da lavare le verdure, tritare, sminuzzare, soffriggere...aaaah!- Lo trascinò via un'Ukyo furiosa ed emozionata di rimettere mano ai fornelli.

-R...ricorda...- Riuscì ad ammonirlo Ryoga con un filo di voce, mentre spariva dietro l'angolo. -Giovedì...giovedì alle quattro!-

-Buon divertimento!- Li salutò allegro Ranma, prima di voltarsi verso l'uscita ed impallidire.

 

-Lanma...-

 

* * *

 

-E tu, Akane? Che ci fai qui tutta sola?-

-Adoro il profumo del mare e i colori del tramonto. È bellissimo, Zhang...-

-Dì la verità...- La provocò con una dolce gomitata sul braccio. -Stai aspettando qualcuno, non è vero?-

Imbarazzata la ragazza sorrise e rispose. Come normalmente non avrebbe mai fatto.

-Beh, c'è sempre qualcuno che ci aspetta, no?- E si rese conto solo nell'istante in cui terminava la frase di aver forse espresso con eccessiva leggerezza il suo pensiero. Afferrando la balaustra e guardando serio di fronte a sé, l'anziano pescatore lasciò che uno solo dei suoi sospiri si perdesse nel vento. -Già...-

Per qualche istante i due rimasero in silenzio.

-Sai, lei sta bene, Zhang.-

-Ti ringrazio, Akane. Sono davvero contento di saperlo.-

-E...ti sta aspettando.- Questa volta la pausa dell'uomo fu ancora più lunga.

Percependo la mano di lui tremare lievemente accanto alla sua, Akane gli appoggiò una mano sul braccio. -Zhang...-

-È tutto a posto, Akane. Davvero.- Si riprese subito l'altro sorridendo. -Sono passati tanti di quegli anni...no, non si può fare...- Scosse la testa seguendo un pensiero tutto suo.

-Ma perché?-

-È passata una vita. Io non l'ho mai cercata, lei non ha mai cercato me, un po' per il dolore, un po' per orgoglio...- Era la prima volta che Zhang si apriva tanto con lei. -Ora siamo vecchi, tante cose sono cambiate e io, sai, credo...credo che lei non mi riconoscerebbe nemmeno...- Concluse quasi sussurrando prima di voltarsi verso il volto della sua giovane interlocutrice, già brillante per via delle sottili lacrime che lo rigavano. Quelle poche parole l'avevano davvero colpita.

-N...non è mai troppo tardi, Zhang...- Bisbigliò commossa Akane cercando di recuperare tutta l'energia che contraddistingueva la sua testardaggine. -Lei ti sta aspettando, da sempre. Io...io lo so. E poi...-

-Ti prego, Akane...-

-E poi il tempo che passa non può essere una scusa, Zhang! Sono certa che lei saprebbe riconoscerti anche fra cento anni e...- Ma l'improvvisa e gioiosa risata del pescatore ebbe il potere di bloccare immediatamente il suo accalorato discorso. Trattenendosi a stento la pancia, Zhang prese a piangere davvero. Dal ridere.

-Ma...ma ho detto forse qualcosa di...-

-No, ahahah! No, Akane, scusami...ahahah! È solo che...- Si riprese asciugandosi il viso. -Beh, sì insomma, io sono già piuttosto in là con l'età e se davvero ci incontrassimo fra cento anni, sai che fiera degli orrori? Ahahah!-

Resasi conto dell'assurda romanticheria uscita dalla sua bocca, anche la piccola Tendo scoppiò a ridere. -Beh, io mi auguro che tu non ci metta tanto. Promettimi che ci penserai...- Riprese seria.

Zhang sospirò. -Non ho mai smesso nemmeno un minuto, bambina.-

-E allora...-

-Un giorno, chissà.- Le fece un occhiolino che poteva significare tutto o niente, ma il volto di Akane si illuminò comunque.

-E ora perdonami, ma...ma cosa stai facendo, ragazzino?- Si voltò di scatto correndo verso il piccolo Chao.

-S...st..sto manovrando la nave come mi ha detto lei, signore!- Rispose a fatica il piccoletto, aggrappato braccia e gambe al timone.

-Innanzi tutto è una semplice barca, ma ti ringrazio. E ora spostati, per piacere. Guarda, ti faccio vedere come si fa...- Pazientemente il pescatore riprese la guida della sua imbarcazione.

Voltandosi verso l'immensa distesa di acqua, Akane chiuse gli occhi e sorrise.

Era vero. Lo stava aspettando. *Dove diavolo ti sei cacciato, baka?*

 

* * *

 

-Shampoo.-

Le braccia conserte ed un aspetto estremamente trasandato e triste, la cinesina era a pochi passi da lui. Non sembrava nemmeno lei. Non che lui l'avesse troppo notata da quando erano partiti.

In ogni caso non era sola.

Alle sue spalle, appoggiato ad una trave e seminascosto dalla penombra, Mousse attendeva di portare a termine il suo compito. Aveva probabilmente convinto lui Shampoo a farsi avanti e a dire qualcosa a Ranma. E non solo perché era giusto. Ma anche perché sapeva che probabilmente quello sarebbe stato l'unico modo di rivedere un po' di serenità nello sguardo della donna che amava.

-Lanma, io...-

*Che diavolo vuoi, Shampoo?* Avrebbe tanto voluto dirle. Ma la vista di Mousse ebbe su di lui un immediato effetto calmante. Non poteva. Non doveva. Compiendo uno sforzo enorme per rimanere serio e calmo, cercò di rivolgersi a lei come ad una persona normale.

-Dimmi, Shampoo.-

Sorpresa per la disponibilità di lui, quanto per la freddezza della sua voce, una piccola, quasi invisibile, lacrima rigò il viso di Shampoo. Ma si sbagliava se sperava di poter sortire in quel modo un qualche effetto su di lui. Shampoo infatti non poteva immaginare quanto le lacrime di Akane, per non parlare delle sue urla strazianti la notte che la crisi aveva colto la sua mente, avessero reso Ranma praticamente immune da qualsiasi forma di piagnisteo capriccioso proveniente da qualsiasi altra donna che non fosse la sua fidanzata.

-Allora? Sto aspettando...- Ripeté il ragazzo calmo e serio.

Deglutendo amaramente, Shampoo si fece coraggio, doveva fare presto. Lui le stava dando una possibilità. E l'idea di non avere molta voglia di starla a sentire.

-Lanma, io...io ho sbagliato e vollei tanto scusalmi con te. Ancola non l'ho fatto e non vollei pensassi male, ma...-

*Peggio di così?* Arricciò il naso Ranma.

-Ma mi dispiace. Pel tutto.- Il capo chino e lo sguardo basso, Shampoo sembrava sinceramente pentita e a quella vista, tanto insolita, Ranma si sentì per la prima volta da quando erano ripartiti, molto più sereno. Percependo nettamente l'aura nervosa e impaziente di Mousse, il sorriso comparve sul suo volto e per poco non scoppiò a ridere.

 

* * *

 

Blue moon
You saw me standing alone
Without a dream in my heart
Without a love of my own
Blue moon
You know just what I was there for
You heard me saying a prayer for
Someone I really could care for

(Rod Stewart – Blue Moon)

 

 

 

Avrebbe riconosciuto fra mille la leggerezza di quei passi dietro di sé. Da uomo, ma lievi, sempre all'erta. Quasi felini. Sorrise. *Era ora. * Fece finta di nulla e continuò a dargli le spalle.

 

A cinque passi da lei Ranma si bloccò. La sottile figura di Akane che dalla prua osservava il tramonto sul mare era da levare il fiato. Si osservò le mani, grandi e forti. Mani che in quei pochi giorni avevano condiviso con lui l'esperienza più bella della loro vita, quella di poter esprimere con un semplice gesto, tutto quel mondo di sensazioni e sentimenti che per troppo tempo aveva portato e costruito dentro di sé. E ora anche lei ne faceva parte. Ma la costruzione era appena iniziata, tanto c'era ancora da fare ed era giunta l'ora di comportarsi da uomo, quale lui era. Maledizione a parte ovviamente.

Sospirò e si avvicinò definitivamente. Sperava di riuscire a trovare le parole giuste per non essere frainteso e vedere subito il sorriso comparire sul suo viso.

 

Non appena fu certa di averlo alle spalle sospirò. E s'irrigidì di imbarazzo, quando abbassando lo sguardo vide le mani di lui passare oltre la sua vita, per poi cingergliela in un timido quanto inaspettato abbraccio. Si rilassò e senza dire una parola si lasciò andare all'indietro sul petto di lui.

-Ti stavo aspettando da un po'...- Si accoccolò deliziosamente tra le sue braccia. -...Ryoga.-

-...-

-...-

Per un attimo temette di aver esagerato, ma quando l'abbraccio intorno alla sua vita si fece ancora più stretto, si tranquillizzò.

-Oh Akane Tendo, mio fiore...- Le sussurrò all'orecchio.

-No. Non ci siamo. Quello è più Kuno, Ranma. Quando la finirai di prendere lezioni da lui?- Rise.

-E tu?- La voltò rapidamente verso di sé. -Quando la finirai di fare tanto la spiritosa?-

-Mmmm...non lo so...- A pochi centimetri da lui era ancora più bella. -Sinceramente speravo ci cascassi almeno un pochino, mi hai fatto aspettare tanto...-

-Ah certo e quindi ci mettiamo a fare gli scherzi, giusto?- La provocò. La voglia di annullare definitivamente ogni distanza fra loro divenne impellente urgenza.

Ma ovviamente non poteva essere tutto così semplice. Non con lei.

-Cosa hai fatto fino ad ora?- Gli chiese a bruciapelo. Ranma sospirò. Non voleva rovinare quel momento nominandole la cinesina, ma non desiderava nemmeno mentirle. Si sforzò oltre l'immaginabile.

-Mousse e Shampoo mi hanno bloccato, lei voleva chiedermi scusa.- Disse tutto di un fiato e la placida espressione di sorpresa negli occhi di Akane lo rassicurò. Non sembrava arrabbiata.

-E...e tu?- Non se l'aspettava.

-Le ho detto che possiamo rimanere amici a patto di non importunarci più e...-

Errore.

-Potrà rimanere amica tua forse! A me non ha nemmeno rivolto parola! E poi...- Ma il rossore sulle guance di lui le impedì di andare oltre.

-Sono certo che troverà il modo di farsi perdonare anche da te. E comunque non è per questo che sono venuto qui.- Si bloccò. Era il momento di farsi avanti. -Io, ecco io in realtà volevo parlarti di un'altra cosa...-

Il tramonto, il mare, loro due soli. Sarebbe stato perfetto.

Sarebbe.

Ci aveva pensato e ripensato, ma ora, di tutte quelle belle parole nemmeno il più pallido ricordo. Contrariamente a quest'ultimo, il suo volto era già un tripudio di sfumature di rosso. Anche Akane se ne accorse e del resto impossibile sarebbe stato il contrario. Rimase senza fiato. Lottando con tutta se stessa per rallentare il ritmo improvvisamente accelerato del suo cuore, sorrise ai propri piedi e stringendo più forte le mani intorno alle braccia di lui lo incitò.

-Dimmi, Ranma, ti ascolto...-

-Ecco sì, io beh...- Ora sì che stava eseguendo una perfetta imitazione di Ryoga. -A proposito di quella p...promessa...io volevo chiederti...secondo te quanto dobbiamo aspettare prima di dirlo ai nostri genitori e quindi...oh beh insomma, lo sai, no?- Grugnì lievemente sul finale.

Un paio di morbide labbra, delicatamente poggiate sulle sue, fermarono per sua fortuna quell'imbarazzante sproloquio.

-No, non lo so, Ranma.- Lo rimproverò sforzandosi di sorridere. Certo, bisogna ammetterlo. Fino all'ultimo secondo era stata fortemente tentata di sollevarlo di peso e spedirlo a farsi un bagno. Ma poi aveva deciso di reagire diversamente. Leggermente arrossita per l'audace spontaneità del suo stesso gesto, continuò. -Sei proprio una frana, fattelo dire. Ma prima che tu vada avanti, anche io ho qualcosa da dirti.-

Era seria e lo guardava dritta in volto. E per la prima volta nella sua giovane vita Ranma conobbe l'amara e del tutto fisica sensazione che la paura più grande per chi è innamorato sa dare.

Quella di un rifiuto.

-Io non desidero sposarmi...- Ecco, appunto.

Si può sentire il cuore di qualcuno infrangersi in mille pezzi? Sì, si può. E nello stesso istante in cui intravide un'ombra di panico negli occhi di lui, Akane si affrettò a completare la sua frase.

Ma era già troppo tardi.

-Ah!- Tempi di reazione eccellenti, bisogna dirlo. -Ma chi ha mai parlato di matrimonio, Akane? Tu pensavi davvero che...? Sposarci? Di nuovo? Ma io aspetterei di vedere almeno se riusciamo ad andare d'accordo una settimana di fila senza tirarci i piatti, cara mia! E poi ti ricordo che in teoria sarebbero già le terze nozze per me nell'arco di un anno. Non ti credere che io abbia tutta questa voglia di....- La minacciosa aura della fidanzata gli fece morire le ultime parole in gola.

-Ah sì? Sai, Ranma, sei proprio il Sensei degli imbecilli! Anzi, no. Chao è troppo intelligente per te!-

-Che cosa? Ma scusa prima fai tutta la dolce e la carina, cosa assai rara lo ammetto, e poi io voglio farti un discorso serio e tu l'unica cosa che sai dire senza neanche farmi finire di parlare è “io non voglio sposarti”?- Era arrabbiato e profondamente ferito. Dentro di sé Akane sorrise.

-A parte che se quello era un discorso serio, io sono la migliore cuoca del Giappone. E poi io ho detto “sposarmi”, ma come al solito tu non hai capito un accidenti e io non ho nessuna intenzione di stare a sentire questo mucchio di sciocchezze uscire da quella boccaccia che ti ritrovi...- Minacciosa, ma va detto, quantomai sensuale, si avvicinò di più a lui afferrandolo per la casacca e fissandolo con una luce negli occhi che ebbe il potere di chiudergli definitivamente il cervello a doppia mandata. -Se mi avessi lasciato finire di parlare, ti avrei detto che non desidero sposarmi dopodomani, non che non desidero sposarmi affatto....-

-Ah...- L'espressione impagabile sul volto di lui le fece toccare il cielo con un dito. -Ah sì?-

-Sì...- Soffiò a pochi centimetri dal suo mento. -Posso finire il mio discorso ora?-

-T...ti ascolto...-

 

Qualche momento dopo guardavano insieme le prime stelle della sera fare capolino nel cielo ancora chiaro. Tra poco sarebbero dovuti rientrare, ma nessuno dei due ne aveva veramente voglia. Ammirando le meravigliose sfumature violacee dell'imbrunire riflettersi su una tavola d'acqua grigio argento, Akane ripensò al suo viaggio di andata. Alle sue speranze, alle sue paure e a come i sentimenti di pochi giorni prima, contrastassero fortemente con la felicità raggiunta nelle ultime ore. Sembrava un sogno...

*A proposito di sogni...* Si voltò curiosa e divertita verso il fidanzato.

-Ranma?-

-Uh?-

-Posso farti una domanda?-

-Sì...-

-Senti, ma a proposito di quei sogni che dici di aver fatto su di me e di cui anche Shampoo ha parlato al processo...non è che ti andrebbe di...-

 

SPLASH.

 

-Torna subito qui, Ranma! -

 

* * *

 

Erano già passati tre giorni da quando erano tornati a Nerima e tutto sembrava essere tornato alla normalità. O quasi. Non era mai capitato, da quando lui e suo padre si erano trasferiti dai Tendo, di trascorrere ventiquattro ore senza che nessun rivale, pretendente o maniaco facesse irruzione in casa. Per fortuna le loro famiglie non si erano accorte di nulla, troppo prese com'erano a festeggiare il loro ritorno.

-Oh basta, papà, ti prego! È la terza volta in dieci minuti!- Sentì la fidanzata lamentarsi dalla cucina.

Da quando erano tornati, Soun non faceva altro che piangere e cercare la figlia per casa per chiederle un abbraccio. Quando due sere prima se li era ritrovati davanti alla porta del dojo, tutto il quartiere aveva sentito le sue grida di gioia. *Pover'uomo...* Rifletté poi serio. In fondo è così che un padre dovrebbe reagire. Non come il suo che per le prime ventiquattro ore lo aveva rincorso per tutta Nerima affibbiandogli i peggiori epiteti. Le motivazioni? Essersi dimenticato così facilmente di lui, aver tradito in modo tanto infimo la fiducia che la famiglia Tendo aveva riposto in lui, aver fatto preoccupare tutti, costretto Akane a partire e, non ultimo, essere tornato senza aver trovato un rimedio per la loro maledizione.

*Al diavolo!* Sbuffò girandosi su un fianco. Almeno il giorno dopo avrebbe avuto modo di scaricare un po' di tensione combattendo contro il suo rivale. Sempre che tale si potesse ancora definire. Infatti, quando, una volta tornati, le loro strade si erano divise, aveva percepito distintamente qualcosa di strano negli sguardi dell'eterno disperso e della sua amica di infanzia. E non solo perché Ryoga aveva accettato di rimanere ospite per un po' da Ukyo e poter così, a detta sua, onorare il suo impegno con Ranma, ma anche per via della vicinanza con cui i due si erano allontanati insieme in direzione del ristorante dell'amica.

*E bravo Ryoga...* Sdraiato in veranda e aspettando la cena, Ranma sorrise al solo pensiero. Doveva essere successo qualcosa durante il loro viaggio, qualcosa che ancora gli sfuggiva, ma al momento non aveva tempo per preoccuparsene. Aveva una recita da mandare avanti.

-Ehi Ranma, non vai a dare una mano ad Akane?-

Scattò subito su a sedere. Nabiki la serpe, la più pericolosa delle sue avversarie in quel momento, era appena entrata in azione. Difficile ingannarla.

-Eh?- Reagì come d'abitudine. -Chi, io? E perché mai dovrei, scusa?-

-Beh, perché è la tua fidanzata e sarebbe un gesto carino da parte tua...-

-Puah, se la sa cavare perfettamente da sola! E poi chi mai vorrebbe dare una mano a...-

-Sì, sì, fai come ti pare, cognatino...- Si allontanò con un gesto secco della mano e l'espressione indifferente di chi non la beve. -Se pensate di farmela...- Sibilò salendo le scale.

*Ecco, appunto... * Si maledì il ragazzo. Doveva assolutamente migliorare le sue capacità recitative se voleva accontentare Akane.

Per fortuna, almeno per il momento, la presenza di Chao era servita a confondere un po' le acque. Catturando su di sé tutta la curiosità della famiglia, le amorevoli attenzioni di Kasumi, le frecciatine sospettose di Nabiki e le felicità dei loro genitori, all'idea di avere come ospite (anche se non pagante) quello che sarebbe stato il primo allievo ufficiale di Ranma, nessuno aveva eccessivamente badato a loro due. E al fatto che stessero facendo di tutto per mantenere ufficialmente il loro rapporto fermo allo stadio antecedente la loro partenza. Forse non sarebbe durata a lungo, già dopo sole settantadue ore Ranma non ne poteva più. Era maledettamente difficile fingere tutto il giorno di non sopportarsi come sempre, per poi scambiarsi fugacemente un gesto d'affetto di nascosto.

*Se solo sapessero... * Rabbrividì quasi divertito. Ma capiva Akane e il suo desiderio di aspettare ancora un po'. Anche lui, in fondo, per quanto convinto delle proprie intenzioni, non disdegnava l'idea di vivere un normale e spensierato periodo di fidanzamento con lei. “Che femminuccia smidollata mi sei diventato, Ranma!” Poteva già sentire suo padre rimproverarlo per aver avuto un pensiero tanto poco virile. Ma ci doveva pur essere un modo per rendere partecipe la loro famiglia, senza risvegliarsi in smoking il giorno dopo, legato ed imbavagliato ad un altare.

-Bambina mia, buahhhh!-

*No. Non non c'è.* Sospirò rassegnato, ma felice. Se tutto fosse andato secondo i suoi piani, quella sera avrebbero avuto un po' di tempo tutto per loro.

-Bleah...ma cos'è questa puzza terribile?- Il commento di Chao lo richiamò alla dura realtà: era ora di cena. Alzandosi in piedi e accompagnandolo di malavoglia verso la tavola, Ranma condivise con il suo giovane allievo la regola più importante di casa Tendo.

Quando Akane è in cucina, la tragedia è vicina.

 

* * *

 

La cenetta di Kasumi era stata squisita. Peccato fosse giunto il momento del dessert.

-Li hai cucinati tu questi?- Con il solito tono tra lo schifato ed il perplesso Ranma eseguì senza grandi difficoltà la migliore delle sue imitazioni. Quella di se stesso.

-Certo, sono dolcetti di riso al cioccolato. Li ho fatti con le mie mani!- Sorrise Akane poggiando un vassoio che profumava di spazzatura sulla tavola.

-Akane si è impegnata tutto il pomeriggio per prepararli, non è stato un pensiero carino?- Sottolineò dolcemente la maggiore delle Tendo.

-Come no...?- Gli veniva da vomitare.

-Ahahah! Quando si dice l'ultima cena, amico Tendo, eh?-

-Cosa vorresti insinuare, Saotome?-

-Niente, niente! Ahahah! Solo quanto sia fortunato il mio figliolo ad avere come fidanzata una ragazza dolce come tua figlia, ahahah!-

-Ah beh! Baciato dalla fortuna, direi!- Preoccupato all'inverosimile Ranma si tappava il naso. Doveva ammetterlo, Akane ci si era messa davvero d'impegno stavolta. Travolto dalla puzza, Chao si era nascosto dietro di lui.

-E allora perché non ne provi uno, Ranma?- Gli si avvicinò con sguardo assassino la ragazza.

-Eh? Fossi matto! Mi vuoi morto, forse?-

-Ranma!!!-

-E dai, Akane, abbi pazienza, ma tu ne hai provato uno almeno?-

-Beh...no...- Con quella domanda riusciva sempre a metterla in difficoltà.

-E...allora?-

-Ma non è mia abitudine assaggiare in corso d'opera, stupido!-

*D'opera?* Fu il pensiero collettivo.

-E perchè dovrei farti da cavia proprio io, scusa?-

-Da...da....da cavia??? Io li avevo fatti apposta per te e tu...tu...tu come al solito sei un baka dalle dimensioni infinite!- Urlò più forte che mai, prima di scappare di corsa in camera sua.

-Ahi! Ahi! Sei nei guai, cognatino!- Lo rimproverò con poca convinzione Nabiki.

-Ma io che c'entro? Assaggiateli voi se ci tenete tanto!-

-Ma sono per te, ingrato di un figlio! Possibile che tu non capisca mai niente? Ah! Povero me, ma cosa ho fatto di male nella mia vita per meritare una disgrazia del genere? Ditemelo, vi prego!-

*Che padre ridicolo!* Non poté fare a meno di pensare. Per fortuna la trasformazione in Oni di Soun non si fece attendere.

-Ranma!!!-

-Va bene, va bene, vado a scusarmi!- Si allontanò scocciato in direzione delle scale. Mentre le saliva, sentì il campanello suonare.

*Tempismo perfetto!* Si affrettò.

 

* * *

 

-Akane? Akane, dai apri la porta, non te la prendere come sempre!-

-Non me la sono presa!-

-Lo sai che non dovresti entrare in cucina nemmeno per sbaglio, no?- Continuò ad alta voce entrando in camera della ragazza e chiudendo la porta dietro di sé.

-Me lo hai già detto milioni di volte, stupido!- Gli dava ancora le spalle.

In meno di due passi la raggiunse. -E che questo grembiule non ti dona affatto?- E con un gesto tanto delicato quanto dolce le sciolse il fiocco dietro la schiena.

-So anche questo...- Affermò Akane a voce improvvisamente più bassa.

-Per non parlare del resto.-

-Cos'ha il mio vestito che non va?- Sentendosi eccessivamente osservata, Akane si voltò verso di lui. La sua vicinanza le era mancata terribilmente, ma come sempre, ogni volta le dava i brividi e lei detestava il non saperli contenere.

-Secondo te?-

-P...pensavo parlassimo di cucina.- Non credeva di poter resistere ancora a lungo. Non di fronte a quel sorriso.

-E allora indossa questa...-

-Ranma...- Fu tutto ciò che fu in grado di dire.

-Non è uguale a quella che avevi, ma spero ti piaccia...-

-È un pensiero bellissimo...- Leggermente commossa si ritrovò a stringere una morbida felpa gialla al petto per poi infilarsela subito dopo. -È perfetta!- Sorrise.

Anche lui la pensava così, ma invece di dirglielo salì sulla sua scrivania e spalancò la finestra. -Prendi anche questo.- Le sistemò un giacchetto sulle spalle. -Fuori fa freddo.-

Il felice sguardo interrogativo della fidanzata lo fece annuire.

-Sì.- Sussurrò. -Loro sono qui e noi ce ne andiamo via.-



 

* * *

 

-Shampoo...- Con un filo di voce e l'intera famiglia alle sue spalle, persino Kasumi, la cortesia e la calma fatte persona, non riuscì a nascondere un certo stupore nel trovarsi la bella cinesina alla porta di casa.

-Buonasela, Kasumi. Mi scuso pel l'ola, ma sapete, sono davvelo dispiaciuta per quanto successo in questi ultimi giolni e quindi per scusalmi con tutti voi, vi ho poltato...- Sorrise tirando fuori a sorpresa da dietro la schiena un grosso thermos. -Un po' di squisito tè velde che la mia bisnonna ha appena complato!- Dietro di lei, Mousse si scambiò uno sguardo d'intesa con Chao e sorrise.

-Ma come sei gentile, Shampoo...- Reagì dopo un'istante di esitazione la maggiore delle Tendo invitando gli ospiti ad entrare. Asciugandosi con un fazzoletto il viso, Soun impallidì. -D...D...davvero un pensiero carino, sì....-

-Mmmm, ma cos'è questa puzza tellibile? E dove sono Lanma e Akane?- Si tappò il naso la ragazza, accigliandosi sospettosa.

-Mia sorella ha preparato il dessert, Ranma l'ha offesa, hanno litigato e ora sono al piano di sopra in camera di Akane.- Rispose piatta e diretta Nabiki indicando con il pollice il piano superiore. Quella storia puzzava, più dei dolcetti di Akane. Il suo sesto senso non mentiva mai. E infatti...

-Il mio Lanma in camela della lagazza violenta? Tieni questo, Mousse!- Si voltò lanciando letteralmente il grosso thermos contro il povero ragazzo. -Lanma!!- Si precipitò quindi urlando su per le scale, immediatamente seguita da Chao e Mousse. -Shampoo, aspettami!- Piagnucolava quest'ultimo.

Giunti in cima alle scale la loro corsa si fermò e guardandosi per un attimo a vicenda fecero irruzione in camera di Akane, come previsto, già vuota da un pezzo.

Un sensuale occhiolino e una stretta di mano, i due cinesi si congedarono dal loro piccolo connazionale. -Lanma! Dove pensi di scappale?- Strillò odiosa un'ultima volta la ragazza, prima di imboccare insieme a Mousse la via della finestra e sparire nella notte, in direzione del loro ristorante.

 

* * *

 

Lontane da tutto e tutti, due ombre correvano nella notte, lungo un percorso fatto di tetti e comignoli sconosciuti, rischiarati dalla meravigliosa e soffice luce di una luna piena come non mai.

Correvano e ridevano, ma stavolta non c'era nessuno ad inseguirli. Ad un tratto si fermarono per riprendere fiato. Akane soprattutto. -Aspetta...- Affannata la ragazza lo trattenne per la manica.

-Uh? Sei fuori allenamento, eh?-

-Sempre...gentile...-

-E dai, sto scherzando.- E prendendola per mano la costrinse a sedersi sul tetto e ad accomodarsi davanti a lui. -Senti...- Si fece coraggio, doveva proprio chiederglielo. Da quando lei glielo aveva detto, quel “non voglio sposarmi dopodomani” gli ronzava per la testa senza dargli tregua. Voleva sapere, voleva capire. Oh insomma, glielo doveva, punto e basta.

-Sì?-

-Quando mi hai detto di aspettare...- Si schiarì nuovamente la voce. -...non che io non sia d'accordo, eh? Però...per quanto riguarda l'altra cosa...-

-Sette volte tre.- Lo interruppe prontamente la fidanzata.

-Uh?-

-Sette volte tre, Ranma.-

-Hai per caso mangiato una delle tue polpette di riso avvelenate?-

-Scemo. Sei...proprio...scemo...- Rise, ma l'emozione le impediva tanto di arrabbiarsi, quanto di voltarsi e guardarlo negli occhi. -So che non sei un genio in matematica, ma se fai un piccolo sforzo, otterrai l'età che ho sempre desiderato avere per...-

-Eh?-

-Perché è l'età che anche mia madre aveva quando...beh, dai hai capito...-

Sì. Decisamente non era un genio in matematica. Ma fino a lì ci arrivava e per questo sorrise. Alzando lo sguardo verso la luna, rimase in silenzio, stringendo più forte le braccia intorno al suo futuro e inspirandone il delicato profumo dei capelli.

Si poteva fare.

Per un po' Akane rimase immobile, in febbricitante attesa. Ma poi, abbassando lo sguardo, sentì gli occhi bruciarle per le lacrime. -Dì la verità. Non ci sei arrivato.- Lo provocò acida, senza riuscire però a nascondere la delusione che la mancata risposta di lui le aveva trasmesso.

-Shhh. Sì che ci sono arrivato, testona.-

-E allora sorprendimi, Einstein!- Si voltò di scatto verso di lui. Era nervosa, fremente, rossa in viso.

Praticamente come lui. *Meglio così.* Pensò Ranma prendendo fiato.

Per nessun motivo al mondo si sarebbe perso il sorriso che di lì a poco avrebbe illuminato il viso di lei.

 

-E ventuno sia.-

 

And then there suddenly appeared before me
The only one my arms will ever hold
I heard somebody whisper please adore me
And when I looked the moon had turned to gold

Blue moon
Now I'm no longer alone
Without a dream in my heart
Without a love of my own

 

Now I have a girl of my own

(Rod Stewart – Blue Moon)

 

 

 

* * *

 

È stato un parto ma ce l'ho fatta! Finalmente siamo giunti alla fine. Il capitolo è lunghissimo, lo so.

Avrei potuto dividerlo in due parti, so anche questo. E tuttavia non ce l'ho proprio fatta. C'erano tante cose da dire e spero di non aver annoiato nessuno, né tanto meno di aver deluso le vostre aspettative. È finita e, lo ammetto, mi dispiace un bel po'. E ora veniamo a voi che fin dall'inizio mi avete seguita con tanto entusiasmo ed affetto. Io vi ringrazio, dal primo all'ultimo. A voi che avete letto ogni singolo capitolo e, in particolare, a voi che avete anche trovato il tempo e la voglia di recensirmi dandomi così lo stimolo e il supporto necessario per proseguire fino alla fine. Un mega grazie, di cuore e sincero. Ma come per il capitolo precedente, non posso non riservare un ringraziamento speciale a Spirit99 che con il suo indiscutibile talento ha dato vita alle mie parole e disegnato le meravigliose fanart che avete trovato anche in questo epilogo. Ancora grazie, davvero. :)

Lo so, sono terribilmente monotona con i ringraziamenti, per cui la chiudo qui e vi do appuntamento alla prossima ;)

Un abbraccio forte.

Gretel.

 

 

  
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