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Autore: AxXx    20/02/2014    10 recensioni
Salve, popolo di EFP e amanti della Percabeth in particolare. Questa storia parla di un mondo senza genitori divini, Dei o mostri vari a cui dare peso.
Annabeth è una ragazza ricca che desidera diventare architetto, ma un giorno la sua vita cambia radicalmente e lei si ritrova isolata dal mondo, senza memoria e senza nulla che glielo faccia ricordare. Solo una persona la aiuta: un ragazzo di nome Percy Jackson.
Il passato, però, torna sempre a tormentarci e lei lo scoprirà nel modo peggiore.
[Percabeth]
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                           L’Incubo Torna

 

 

 

 

 

Il giorno dopo mi sentii peggio di quello prima: avevo avuto sogni e ricordi poco piacevoli. Avevo anche iniziato a ricordare qualcosa del mio passato: qualche flash di casa e della mia scuola passata, ma ancora non ricordavo nulla di rilevante, nemmeno nomi o qualcosa di utile a identificarmi. Ero ancora Annabeth, la fidanzata di Percy Jackson, il ragazzo che mi teneva tra le braccia.

La sera prima eravamo tornati a casa devastati per quel che era successo. Io non riuscivo a staccarmi dalla sua mano e ci eravamo buttati nel letto abbracciati, con la sola consolazione l’uno dell’altra. Io mi sentivo uno straccio per quello che avevo raccontato e lui si sentiva in colpa per averlo aiutato. Ma io sapevo che lui non c’entrava: all’epoca era in una situazione difficile e aveva fatto quello che doveva. Non aveva ferito ne ucciso nessuno. Nessuno si era fatto male.

Lui, però, ne soffriva, perché era onesto e non avrebbe voluto.

“Buongiorno Annie.” Mi sussurrò, appena fu sveglio, stringendomi un po’ di più.

“Buongiorno a te, Perce… come ti senti?” Chiesi, aggrappandomi alla sua canottiera.

“Così e così… sono preoccupato.”

“Per cosa?”

“Per Piper… in mano a quell’animale che ti ha quasi violentata… e a te. Non voglio che ti succeda qualcosa. Non me lo perdonerei.” Spiegò, dolcemente, dandomi un bacio sulla guancia.

Mi accoccolai teneramente a lui, ordinando al mio cervello di spegnersi. Volevo solo assaporare il suo calore, sapendo che lo amavo e lui amava me.

Ci alzammo, insieme, e sentii le sue braccia intorno alla mia vita e mi dette un bacio sul collo. Erano baci dolci e misurati, quasi volesse farmi un massaggio per farmi stare meglio. E dovetti ammettere che funzionava alla grande.

“Andiamo… dobbiamo alzarci e vedere se c’è qualche novità.” Mi disse il ragazzo, sorridendo triste.

La mattina procedette nell’apatia più totale. Ci aggiravamo entrambi come zombie, nella casa. Ci lanciammo qualche occhiate e mi ritrovai a pensare che avrei preferito non ricordare nulla, pur di rimanere accanto a lui. La mia memoria aveva ferito tutti: io dal dolore di quel che avevo passato, lui facendolo sentire in colpa per il suo precedente errore. Perché non potevo tornare indietro.
Sembrava che mi capitasse di tutto per farmi star male. L’espressione addolorata di Percy mi fece sentire come se avessi un incudine al posto dello stomaco, impedendomi di mangiare.

Andammo a lavoro senza il solito entusiasmo, ma cercammo entrambi di sembrare normali. Feci giocare Lucy come se non mi stesse accadendo nulla e non feci parola con nessuno di quello che avevamo scoperto.

Il pomeriggio la situazione si sciolse.

“Annabeth… Leo sta venendo qui, ha qualcosa per noi.” Mi informò il ragazzo, stringendomi al ritorno.

Cinsi la sua vita e lo strinsi. Era l’unica cosa che mi permetteva di non impazzire, in quel momento. Ci sedemmo insieme sul divano, in attesa di Leo che, presto, entrò con l’ara un po’ ansiosa.

“Ehi, Jackson. Come vi trovate, piccioncini?” Chiese, con un sorriso sghembo e mooolto, forse troppo allusivo.

“Stiamo bene, Leo, e puoi chiamarmi per nome, sai?” Gli fece notare il ragazzo, incrociando le braccia. “Allora? Novità?”

Il giovane meccanico sembrò  irritato: “Oggi Nakamura è venuto da noi, così ne ho approfittato per chiedere qualcosa su Luke, dicendo che volevi parlargli. Lui… diciamo che è diventato subito sospettoso. Alla fine, però, mi ha detto che andrò in un locale: il Lotus, sta’ sera. Forse da ubriaco sarà più sciolto.”

“Meglio di niente… hai informato gli altri?”

“Certo… che intendi fare?” Chiesi Leo, guardando Percy, come se potesse leggergli nel pensiero.

“Mi pare ovvio: andrò a parlare con lui. So dove si trova il locale, più che altro, informa Jason, prima che decida di uccidere Ethan, mi serve vivo, se vuoi che parli.” Lo avvertì Percy, cercando di controllarsi. Era, evidentemente, avvinto da brutti ricordi, ma faceva ogni cosa per controllarli.

“D’accordo. Allora a sta’ sera.” Sussurrò Leo, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla, per una volta per niente desideroso di fare battute.

Appena fummo soli, Percy si passò una mano sulla fronte e sembrò sul punto di piangere.

“Perce… dai, non fare così. Non è colpa tua.” Dissi, accarezzandogli la guancia. Non volevo che soffrisse.

“Lo so… ma se avessi saputo cosa sarebbe successo… mi sento in colpa per quello che ti ha fatto.” Borbottò, allontanandosi da me.

No, questo non doveva dirlo.

“Non è vero!” Lo abbracciai di corsa, tenendolo stretto. “Sai… ho avuto molta paura per quello che mi ha fatto, ma io non avrei mai conosciuto te. Percy, so perché l’hai fatto: tu non c’entri. Io ti amo lo stesso.”

Sentii le sue braccia intorno alla mia vita, mi strinse forte e sentii le sue lacrime che uscivano, ma lui fu veloce ad asciugarsele.

“Grazie, amore mio.” Sussurrò, dandomi un bacio veloce.

 

 

 

Quella sera eravamo insieme davanti al Lotus, con Nico e Talia che ci coprivano, come aveva detto lei. Il moro le teneva la mano, cosa che mi sembrò strana, dato che Talia era una tipa forte, ma a lei non sembrò darle fastidio.

“Dov’è Jason?” Chiese Percy, guardandosi intorno.

“Ehi, non potevamo portarci dietro tutta la banda. Avremmo dovuto portare tutta la banda? Saremmo stati troppi e di sicuro, quel tipo Nakamura si sarebbe insospettito. Meglio, inoltre, che sia tu a parlargli.” Spiegò Nico, tirandogli un affettuoso pugno sulla spalla.

Percy no sembrò entusiasta, ma quando gli strinsi la mano lui sembrò incoraggiato ed entrammo tutti insieme.

Il locale aveva un aria fumosa e pesante, come se tutti stessero fumando. Avevo il naso invaso da forti odori di alcol e qualcosa che non volli identificare (Probabilmente vomito). La musica era sparata a tutto volume, tanto che facevo fatica a sentire me stessa parlare, mentre una strana sfera emetteva luci ad intermittenza sparandola a mitra nei miei occhi, dandomi un gran fastidio. Molti ragazzi che intravedevo appena, mi guardavano in modo lascivo e un paio di volte sentii delle mani poggiarsi sul mio sedere, cosa che mi fece sobbalzare e mi avvicinai ancora di più a Percy. Una volta uno provò a mettermi le braccia intorno al collo, ma io lo scansai, veloce.

Non mi piaceva quel posto, per niente.

Mi sentivo soffocare e avrei preferito trovarmi ovunque, ma la mia determinazione nel trovare Piper mi fece resistere e continuai il percorso insieme ai miei amici, fino al bancone, dove Nico si separò da noi.

“Io e Talia andiamo a sederci poco lontano. Vi teniamo d’occhio, in caso succeda qualcosa, chiamo la polizia.”Sussurrò, lanciandoci un occhiata complice, mentre metteva il braccio sulla spalla della ragazza come un perfetto fidanzato protettivo.

“Andiamo?” Chiese Percy, guardandomi, senza lasciare la mia mano.

Mi limitai ad annuire.

 

 

 

 

Al bancone trovammo un ragazzo, intento a bere un cocktail di non so cosa e non volevo nemmeno saperlo. Era moro, sui ventun’anni, magro e alto. Teneva i capelli scarmigliati, sparsi sulla testa, dandomi l’idea che si fosse pettinato con i petardi, ma aveva un’aria sciatta e cattiva, come se volesse pugnalare alle spalle il primo che gli capitava a tiro. (Cose che probabilmente faceva dato che teneva un coltello a serramanico alla cintura). Aveva una benda sull’occhio sinistro e questo gli dava un aria ancor più pericolosa.

Ci sedemmo accanto a lui, ma mi assicurai che tra me e Ethan ci fosse Percy: non volevo stare vicina a quel viscido essere. Mi faceva ribrezzo.

“Nakamura… sono un paio di anni che non ci vediamo.” Iniziò Percy, senza prendere nulla da bere. Anche io non presi nulla. Ogni tanto avevo provato a prendere una birra, ma dopo la seconda nausea, decisi che non ne valeva la pena di sentirsi male per quella porcheria. Avevo la sensazione, inoltre, che i cocktail fossero anche più forti.

“Jackson… sembra che tu abbia bisogno di soldi.” Borbottò l’altro con voce quasi cantilenante. A vederlo, in effetti, mi sembrò chiaro che fosse ubriaco: il suo unico occhio era lucido, in faccia aveva stampato un sorriso ebete e ciondolava un po’ la testa, quasi non riuscisse a reggersela sul collo.

“No… sono qui per riscuotere il favore.” Rispose subito, il mio ragazzo dagli occhi verdi deciso. Sembrava sul punto di tirare un pugno all’altro per fargli riacquisire un po’ di lucidità, ma si trattenne.

“Ah… d’accordo. Cosa vuoi?”

“Diciamo che… ho sentito delle voci su Luke… sai, il nostro amico comune.” Disse come se stesse sputando ogni singola sillaba. “So che sta facendo un po’ di soldi…”

Era stato molto vago, al punto giusto da far vuotare il sacco ad Ethan che, nelle sue condizioni, sembrò cascarci in pieno.

“Credimi… Jackson… non potrai mai entrare nel suo giro. Luke lavora in alto, adesso. Sonorc è un tipo pericoloso, ma sta facendo guadagnare un mucchio di soldi, sì. Aaaaaah, hanno chiesto anche a me di partecipare, ho accettato, ma mi hanno solo detto di fare il palo… bella la tua amica, te la sbatti?”

Mi sentii arrossire fino alla punta dei capelli, ma cercai di non darlo a vedere, nascondendomi dietro un finto sorriso perso, come se anche io fossi ubriaca. Percy, invece, avvampò, ma non commentò, lasciando correre.

“Dimmi di più, ti va’?” Chiese, cercando di apparire naturale.

Ethan probabilmente, era troppo ubriaco per poter reagire e continuò: “Oh, certo… ma sappi che non sì partecipa facilmente… non si fidano di nessuno. So solo che Luke, ultimamente, va sempre al porto… credo in un magazzino, ma non so quale di preciso.”

Abbastanza, come inizio. Percy gli pagò da bere e ci defilammo. Eppure avevo la sensazione che Ethan Nakamura mi stesse osservando, mentre correvo dietro al mio ragazzo, quasi fossi un pezzo di carne molto interessante.

No…

Non poteva avermi riconosciuta in quello stato.

All’esterno, Talia e Nico ci raggiunsero. Sembravano un po’ su di giri e notai che sulle labbra di lui c’erano delle tracce di rossetto rosso scuro, proprio come quello di Talia.

“Ehm… scusate, ma siete venuti qui per limonare o per tenerci d’occhio?” Chiese Percy, con un sorriso sghembo, facendo arrossire entrambi.

“N-non… non è come pensi…” Provò a protestare il ragazzo, palesemente a disagio.

Talia, però, nonostante fosse rossa riuscì a rispondere per le rime: “Dovevamo trovare una copertura, un tipo mi importunava così ho dovuto… prendere in prestito le labbra di Nico. Ora diteci cos’avete scoperto.”

Dovetti trattenermi dallo scoppiare a ridere perché avevo la sensazione che ha nessuno dei due fosse dispiaciuto prendere in prestito le labbra e avevo la sensazione che si fossero spinto un po’ più in là di esse. Percy, però, fu più netto e raccontò tutto, nonostante, anche a lui gli scintillassero gli occhi dal divertimento.

“Ti rendi conto che il porto della città è immenso!?!? Ci vorrebbero giorni per setacciarlo. In quel tempo… be’, non sappiano cosa potrebbero fare a Piper.” Sentenziò la mora, sconsolata.

Questa volta fui io a parlare: “Non potevamo spingerci oltre! Se l’avessimo fatto avrebbe capito e si sarebbe insospettito. Meglio questo che niente. Chiamate Jason e gli altri, inizieremo a setacciare l’area portuale. Se abbiamo fortuna e la troviamo, chiamiamo la polizia.”

“Io inizio subito. Io e Jason potremo farlo, lui è tutto il giorno che è nervoso, si sente inutile e potrebbe fargli bene un uscita serale.” Propose Nico, scoccando un occhiata ammiccante a Talia.

“Perché ho la sensazione che ci sarà anche Talia e che, probabilmente non vi limiterete a cercarla?” Chiesi, sorprendendo me stessa con quella battuta. Che mi stessi trasformando in Leo.

“Stupida, certo che no!” Disse la mora, tirandomi una patta amichevole sulla fronte.

 

 

 

 

Quella sera, a casa, Percy crollò a letto forse più per i suoi problemi che per la stanchezza. Sembrava triste e, nonostante avesse parlato con me, intuii che aveva bisogno di un po’ di tempo per rifletterci su.
Io, invece, non riuscii a chiudere occhio.

Mi rigiravo nel letto, come se fossi sporca. Sentivo come un sesto senso che mi diceva che qualcosa non andava. Nemmeno la vicinanza di Percy mi fu di conforto. Non erano i ricordi a colpirmi: ma la strana sensazione che lo sguardo di Ethan mi aveva lanciato, quasi mi avesse riconosciuta o intravista.

Alla fine mi alzai, sospirando.

Guardai la sveglia e mi resi conto che era ancora l’una di notte.

Sbuffai e, silenziosa, per non disturbare il ragazzo che dormiva accanto a me, scansai le coperte per andare in bagno. Avevo bisogno di rinfrescarmi. Aprii il rubinetto dell’acqua, facendola scorrere un po’ per farla diventare tiepida ed iniziai a sciacquarmi le braccia e il viso. Mi parve di sentire uno scricchiolio, mentre mi versavo l’acqua sul collo, ma non ci feci caso.

Mossa sbagliata.

Infatti, appena chiusi l’acqua l’aria mi parve stranamente silenziosa. Tornai nel salotto e mi accorsi che la luce era spenta, anche se ero sicura di averla lasciata accesa.

Mi accigliai.

Camminai verso la porta della camera, ma non la raggiunsi.

Due mani forti, dure e fredde mi afferrarono per la gola, tirandomi indietro.

Un rantolo terrorizzato mi sfuggì, ma subito, qualcosa mi chiuse la bocca, impedendomi di chiedere aiuto.

“Guarda un po’, per una volta non è l’erba cattiva a non morire.” Sussurrò una viscida voce, molto vicina al mio collo.

Era Luke.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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[Angolo autore]

MUAHAHAHAHAHAHARGH!!!! *Risata malvagissima*

Ok, no, scusate il ritardo. Come va, lettori? Aspettavate questo capitolo? Sono stato sufficientemente cattivo?

Ebbene sì, vi lascio con un finale a sorpresa per farvi aspettare ancor più trepidanti il prossimo :P

Comunque, scusate il ritardo, davvero, è arrivato un periodo davvero negativo in casa mia, poi ho ricominciato con la saga principale i Venti del Nord sono arrivati pronti a fare a pezzi Crono e i suoi alleati nella serie Cronache del Nord.

Tuttavia sono riuscito a scrivere questo capitolo.

Vi informo che siamo arrivati alla fine e mi scuso, se delle volte non rispondo alle recensioni, dato che ho avuto, come già spiegato un periodo un po’ complesso.

A presto!

AxXx

 

  
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