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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    20/02/2014    1 recensioni
2065: Harry Potter, all'età veneranda di ottantaquattro anni, apre per l'ultima volta le porte di casa sua a una giornalista ambiziosa in cerca di gloria e fama, per raccontarle la storia che a nessuno ha mai svelato.
Una storia d'amore e di passione, di dolci momenti e di tristi, un amore che va oltre i labili confini di vita e morte.
La storia mai raccontata di due Campioni.
Dal capitolo 4:
Harry sapeva di infanzia e di freschezza, sapeva di ciò che lui era stato un tempo, di ciò che di infantile o di fanciullesco c’era stato nella sua vita. C’era tutta la sua infanzia, la sua breve e beata infanzia dietro quelle lenti spesse, in quei laghi verdi.
C’era ogni ricordo, ogni rimembranza.
[Ispirato in piccolissima parte al film "Titanic"]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Cedric Diggory, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Luna, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Più contesti
Capitoli:
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Harry correva affannato verso l’Aula di Pozioni con dei libri stretti al petto, certo che una bella ramanzina di Piton non gliela risparmiava nessuno.
Nella sua mente una sola parola si ripeteva continua e imperterrita, come un martello che battesse sempre sullo stesso chioso.
Cavolocavolocavolocavolocavolo
Senza Hermione aveva impiegato una mezz’oretta in più per fare i compiti la sera prima, e si era addormentato con la faccia nei libri.
Come se non bastasse a Ron non era passato affatto per la testa di andare a svegliarlo, visto che si era subito fiondato in Infermeria, ansioso di conoscere le condizioni dell’amica.
Il ragazzo l’aveva scontrato ancora prima che lui se ne accorgesse, facendo cadere a terra i volumi che il tredicenne stringeva al petto.
“Accidenti!” esclamò Harry, affannato.
Subito il ragazzo si era chinato, insieme a lui, a raccoglierli, e le loro teste si erano scontrate dolorosamente.
Harry aveva sussultato, il ragazzo si era posato una mano sulla testa dolorante e aveva sussurrato uno stentato “Scusami”, cominciando a raccogliere con l’altra mano i volumi.
Harry aveva scosso la testa come a dire “Figurati”, tentando di ignorare il dolore pulsante alla testa e il pensiero che tra qualche ora gli sarebbe probabilmente spuntato un bel bernoccolo.
Aveva iniziato a raccattare alla bell’e meglio i fogli di appunti che erano scivolati fuori dai libri, tenendo sempre lo sguardo basso concentrato su quell’operazione.
Aveva amaramente sospirato quando si era accorto che non aveva numerato i fogli e che ora non poteva più conoscerne l’ordine e si era preparato mentalmente a una doppia ramanzina.
Forse anche tripla, considerando che generalmente a Piton piaceva tanto bacchettarlo.
“Pozioni, eh?” aveva chiesto il ragazzo che l’aveva scontrato.
Harry aveva annuito lievemente, concentrato nel tentativo di ricordare quale pagina venisse per prima.
Sentiva lo sguardo dello sconosciuto posarsi su di lui, e questo lo aveva fatto arrossire lievemente: non gli era mai piaciuto essere osservato, soprattutto se ad osservarlo era una persona che non aveva neanche visto in viso.
“Se vuoi posso darti una mano a riordinarle…” aveva detto con voce calma e decisa.
Harry aveva raccolto l’ultimo foglio e si apprestava ad alzarsi, sussurrando “Grazie, no” quando anche il ragazzo aveva afferrato il documento.
Harry aveva alzato lo sguardo, leggermente indispettito dall’insistenza dello sconosciuto, e subito le sue pupille si erano dilatate vistosamente.
Avrebbe riconosciuto quegli occhi grigi tra milioni.
Se non era bastata la voce a farglielo capire, bastò un singolo sguardo per farlo rendere conto dell’identità dello “sconosciuto”.
Era Cedric.
Entrambi erano rimasti alcuni istanti a fissarsi nelle pupille, immobili, ognuno con una mano su un libriccino che era rimasto a terra.
“Ehm…” aveva sussurrato il ragazzo, tossendo leggermente.
Harry  rimase fermo e così anche Cedric, per nulla intenzionato a mollare la presa come non lo era lui.
Il sedicenne abbassò lo sguardo lentamente, nel tentativo di spezzare la magia del momento, ma Harry non lo mollò neppure per un istante: il viso era incorniciato perfettamente dai capelli color del rame, che gli ricadevano sulla fronte dolcemente, e le palpebre erano semichiuse in un espressione di concentrazione.
Cedric aggrottò le sopracciglia lievemente, in un movimento che a Harry sembrò pieno di grazia: tutto l’opposto di quello grezzo di Ron, o quello animalesco di Dudley. Il suo portamento, quel suo aggrottare le sopracciglia da solo era principesco, regale, pieno di forza e allo stesso tempo di avvenenza.
Si accorse dopo poco cosa l’aveva portato ad abbassare lo sguardo: il libro che gli era caduto dalla borsa, un libro non rilegato o in pelle, tanto diverso dai tomi di Hogwarts.
Harry si slanciò in avanti per prenderlo, ma Cedric fu più svelto e si piegò all’indietro per non farglielo avere.
“Sarebbe… Sarebbe mio” sussurrò Harry, tentando di calmare il rossore che lo stava imporporando tutto.
“Lo so” sussurrò molto semplicemente Cedric.
Ma non glielo restituì.
Lo tenne stretto tra le mani e guardò il titolo curioso.
Poi riportò lo sguardo su di lui.
Harry abbassò gli occhi tentando di nascondere l’imbarazzo, e anche l’altro distolse i suoi per non farlo sentire ancora peggio.
“ ‘Peter Pan’?” domandò lui, leggendo il titolo, stupito.
Harry annuì lievemente.
“È… Un racconto babbano, non mi stupisco se non lo conosci…” sussurrò, tentando di riprenderlo.
Cedric glielo ridiede, e Harry lo afferrò con uno scatto nervoso.
“Grazie…” sussurrò, tossendo lievemente. Tutto ciò che gli serviva era far sapere a Diggory che leggeva un libro per bambini. Cosa avrebbe pensato di lui? L’aveva visto cadere dalla scopa, l’aveva visto zittire mentre tentava di parlarci e aveva sperimentato la sua imbranataggine.
Poi si chiese cosa diamine gliene importava di quello che pensava Cedric di lui.
“Di cosa parla?” domandò Cedric, sorridendo lievemente per tentare di farlo stare meglio.
Le orecchie di Harry divennero rosse.
“È… La storia di un bambino che… Che non vuole mai crescere” spiegò, senza aggiungere null’altro.
Il sedicenne però a quel punto pareva piuttosto interessato.
“Davvero?”
Harry annuì continuando a tenere gli occhi bassi e raccattando qualche foglio caduto qua e là.
“E… E cosa fa?” domandò Cedric, chinandosi verso di lui.
Harry alzò le spalle, sperando che l’avrebbe liquidato facilmente.
“Scappa su un’isola dove non si cresce mai” spiegò, il tono svelto e frettoloso. “Si chiama ‘Isola che non c’è’”
Cedric aggrottò di nuovo le sopracciglia. Pareva piuttosto confuso.
“Ma… Se non c’è… Come fa il bambino ad arrivarci?”
Harry sospirò spazientito.
“Non lo so” disse perentorio. “Lavora un po’ di fantasia, no?”
Cedric rimase zitto per alcuni istanti, sena guardarlo direttamente in faccia.
Harry sospirò.
“Scusa…” sussurrò, rendendosi conto solo allora di essere stato piuttosto sgarbato.
E avrebbe voluto essere sgarbato con tutti meno che con lui.
“Figurati…” ribatté Cedric, afferrando altri fogli e mettendoli nelle mani di Harry.
Per un istante la destra dell’uno e dell’altra si intrecciarono, con una tale rapidità che quasi Harry non se ne accorse. Ma come se il suo corpo se ne fosse accorto al posto suo, il ragazzino avvampò di nuovo.
“E cosa fa su quest’isola, il bambino?” chiese Cedric, continuando a raccogliere fogli. Lo faceva con una lentezza quasi studiata, tanto che Harry si chiese se lo stesse facendo per farlo arrivare tardi a lezione e far perdere punti ai Grifondoro. Fu un folle istante. Poi si disse che Cedric non avrebbe mai fatto qualcosa di simile.
“Gioca” spiegò lui, tendendo le mani per ricevere dal compagno i fogli. “E… Si diverte… Come avrebbe voluto fare, in fondo…”
Cedric rimase perplesso per altri istanti.
“Tutto qui?” domandò, incerto.
Harry annuì.
“Sì, tutto qui”.
Il sedicenne non demorse, deluso.
“Insomma… Con tutte le cose che poteva fare con l’eterna giovinezza…”
Harry ridacchiò, divertito.
“Tu che avresti fatto?”
Il ragazzo rimase interdetto.
“Non… Non saprei” sussurrò, lievemente stupito. “Non ci avevo mai pensato, effettivamente…”
Harry raccolse l’ultimo foglio.
“Evidentemente neanche Peter ci aveva pensato granché…”
Cedric si concesse un sorriso tirato mentre il ragazzino si rialzava, i libri in mano.
Quando anche lui si alzò, a Harry parve che il mondo si fosse quasi rimpicciolito: Cedric aveva solo tre anni più di lui, eppure era alto più di Dudley.
Oh, che paragoni andava a fare! Non poteva certo paragonare l’altezza di Cedric a quella di suo cugino.
Insomma, non avevano certo lo stesso fisico: Dudley era più grosso che alto, e l’altro era invece slanciato e di corporatura robusta. Non da porcello, come quella di Dudley. Non aveva rotoli di ciccia che gli uscivano da tutte le parti. Non aveva nulla in comune con quel maialino.
E poi, come diamine gli era venuto in mente di paragonare Dudley al sedicenne? Il primo era, sfortunatamente, il suo odiato cugino, e Cedric… Cedric era Cedric.
“Direi che ho un esperienza piuttosto limitata in ragazzi” si ritrovò a pensare, per poi chiedersi stupito cosa diavolo avesse appena formulato la sua mente.
“Me lo presteresti?” domandò Cedric, cogliendolo impreparato.
Harry riemerse dal suo stato catatonico e domandò, stupito:
“Che…?”
“Il libro” ripeté Cedric, calmo. “Me lo presteresti?”
Harry aprì e richiuse la bocca.
Poi sussurrò uno smorzato:
“C… Certo”.
Gli passò il libro con la mano che tremava, ma tentò di non darlo a vedere troppo.
Quando Cedric appoggiò la mano sul libro, inavvertitamente (o forse non troppo) sfiorò la sua, in un contatto che durò appena dieci secondi. Li contò, Harry, quegli istanti: non li avrebbe mai dimenticati.
Poi, senza neppure dire “Ciao”, Harry fece dietrofront, lasciando il libro nella mano di Cedric e camminando quanto più velocemente poteva verso l’Aula di Pozioni.
Richiuse gli occhi con forza,tentando di calmare il battito del suo cuore che galoppava impazzito.
Ma che diamine gli succedeva?


I mesi che seguirono furono i più tormentati della sua vita.
Sebbene gli incubi, dopo poco, gli avessero dato tregua, Harry continuava a svegliarsi la mattina col fiato corto e il corpo sudaticcio. Ron raccontava di sentirlo rigirarsi nel letto sussurrando parole sconnesse e frasi senza senso.
“Qualcosa come ‘L’isola che non c’è’…” aveva detto il rosso riferendo una sua tipica notte. Frasi senza senso per lui.
Appurato che non sognava più Diggory, sembrava essersi dimenticato della faccenda, anzi, quando Harry ne faceva distrattamente menzione, il rosso lo guardava curioso e chiedeva, sinceramente stupito:
“Di che stai parlando, Harry?”
Hermione non era della stessa opinione.
“Per me torneranno!” continuava a ripetere imperterrita ad ogni ora, guadagnandosi uno sguardo di odio di Harry. “Insomma, non possono essere spariti così, nel nulla. Devi risolvere questa situazione con Diggory prima che la fortuna torni a tentarti”.
Il ragazzo non aveva assolutamente idea di cosa fosse successo, ma non gli interessava affatto: tanto meglio per lui, che quegli incubi non sarebbero tornati a tormentarlo.
Non era dunque un problema di notti in bianco, no, ormai era acqua passata.
Ciò che rese quei mesi un inferno fu la certezza, sempre più sicura ogni giorno che passava, che provasse qualcosa per Cedric Diggory.
O meglio, era certo di provare emozioni molto forti, ma non riusciva a localizzarle o a captarle. Era come avere troppi pensieri nella testa e non riuscire neppure a capire quali fossero, come addormentarsi sentendo tanta confusione in testa e non sapere perché si aveva, come svegliarsi la mattina sentendo di aver dimenticato qualcosa e non sapere neppure cosa.
Appena tentava di avvicinarsi alle emozioni, tentando di captarne l’essenza, esse svanivano nel nulla, lasciandogli solo tanta confusione in testa e l’immagine di Cedric vivida e sicura.
Ormai lo vedeva in ogni angolo della scuola, in ogni viso, in ogni immagine, in ogni parola di un libro, in ogni istante. Tornava prorompente a dargli il tormento, rendendo le lezioni un inferno e le sue giornate un quieto ribollire di distrazione e estraniazione dal mondo.
Non c’erano più incubi, non c’era più sonno nei suoi occhi, ma c’era tanta, troppa distratta indifferenza, c’era un tormento continuo mascherato come meglio poteva, c’era qualcosa che assomigliava vagamente eppure pericolosamente simile a passione.
Harry non aveva mai provato nulla di simile a quello che stava provando ora, nulla che assomigliasse anche minimamente a amore, o ciò che si avvicinava ad amore. C’era Hermione, certo, ma era come sua sorella: con lei c’era stata un’intesa immediata appena aveva capito che poteva essere un’amica, e non aveva mai sentito, sebbene qualcuno avrebbe potuto immaginarlo, la tentazione di gettarle le braccia al collo e di baciarla dolcemente. Come gli era capitato un paio di volte con Cedric.
Quando ciò era successo, si era maledetto mentalmente, chiedendosi cosa diamine andasse a pensare. Aveva visto quel ragazzo solo un paio di volte, eppure era bastato per fargli perdere completamente la ragione.
Più volte Hermione aveva dovuto risvegliarlo dal caldo tepore in cui cadeva, più volte agli allenamenti Baston lo rimproverava: Harry non aveva altro in testa ormai se non il giovane Tassorosso, e la maggior parte del mondo la passava a tentare di scacciare via quel pensiero come fosse stata una mosca fastidiosa.
Non riusciva più a concentrarsi nemmeno nel Quidditch, e quel fatto gli era così sconosciuto e assolutamente estraneo che per molto tempo pensò quasi di ritirarsi dal ruolo di Cercatore.
Quando però aveva presentato le dimissioni a Baston, questo aveva risposto sicuro:
“Non se ne parla, Harry! Sei il miglior Cercatore che abbiamo mai avuto, e io non mando via i miei giocatori migliori… Sei solo un po’ fuori forma…” e aveva cominciato ad elencare una sfilza di motivi per cui potesse essere stressato o per cui non riuscisse a concentrarsi.
Alla fine Harry era riuscito solamente a chiedere, sorprendendo anche sé stesso:
“Ci sarà un’altra partita coi Tassorosso?”
Non aveva più rivisto Cedric, sebbene più volte avesse tentato di raggiungerlo, forse per restituirgli il libro. In biblioteca l’aveva adocchiato, ma Harry se n’era andato subito quando aveva notato i suoi occhi grigi tra gli scaffali lasciando Hermione e Ron soli: avrebbe riconosciuto quelle iridi tra milioni.
Passava ore e ore sui libri, tentando di concentrarsi, tanto che spesso e volentieri andava a dormire anche più tardi di Hermione, ma a fatica imparava le cose più elementari. Quasi tutti i professori, fatta eccezione per Piton che, come sempre, tentava ogni istante di metterlo in imbarazzo (ricevendo però da lui solo indifferenza che pareva renderlo ancora più furioso), tentavano di trovare una spiegazione a quello strano comportamento.
“Sarà lo stress da Quidditch…” prognosticava la McGrannit.
“Sarà la preoccupazione per i Dissennatori…” congetturava Lupin.
“Sarà l’angolazione di Plutone…” decretava la Cooman sotto lo sguardo devoto di Lavanda.
Nessuno di loro sapeva di non essersi avvicinato neppure un po’: non era turbato per il Quidditch, né per i Dissennatori, né tantomeno perché Plutone gli faceva i dispetti.
Harry sapeva chi era la causa di quel malessere.
Ma ammetterlo gli costava una fatica immane e indicibile: era più facile credere a quelle fandonie, convincersi che dovevano avere ragione loro (insomma, lui ossessionato da un ragazzo?), ma il suo subconscio si ribellava fermamente. Come poteva ingannarsi così? Come poteva credere per un istante solo che ciò che provava per Cedric Diggory era semplicemente attrazione?
Era attratto da Cedric Diggory.
Era attratto da un ragazzo.
La spiegazione più insensata ma allo stesso tempo più sensata.
Cos’altro poteva essere?
Certo, c’erano i Dissennatori, e Black che lo perseguitava, ma da troppo tempo non pensava neppure lontanamente a quello che era stato il suo padrino: al suo viso scavato e rabbioso si sovrapponeva quello di Cedric, che vinceva sempre. Era sempre lì, pronto a ricordargli che, doveva essere così, era attratto da lui.

Note d'autrice:
Troppo veloce.
O forse no?
Non lo so.
Non lo so.
Aspetto vostri commenti, davvero!
Il prossimo capitolo dovrebbe essere incentrato su Ced che, come Harry, ci metterà molto per capire che gli piace...
Poi forse "salteremo" al quarto anno subito e tenterò di andare più lentamente, GIURO!!

 
  
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