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Autore: Mariam Kasinaga    24/02/2014    2 recensioni
“Mi dispiace di non averti potuto insegnare ad amare” commentò, mettendo le mani grembo. Lo spirito scoppiò a ridere, passandosi una mano tra i capelli: “Jean! La malattia ti sta facendo abbandonare questo mondo e il tuo unico pensiero è ciò che ci siamo detti più di mezzo secolo fa? Ah, voi umani non finirete mai di stupirmi”
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Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

San Giovanni d’Acri, Anno Domini 1165

Nel corso degli anni entrambi arrivarono, seguendo vie diverse, alla conclusione saggia che[...]:
nulla a questo mondo era più difficile dell'amore.

Il vecchio Gran Maestro dell’Ordine degli Ospedalieri cercò inutilmente di reprimere l’ennesimo eccesso di tosse, sprofondando ancora di più nel letto. Osservava il via vai di medici, cavalieri e membri dell’Ordine che si accalcavano attorno al suo capezzale da giorni, impotenti difronte al misterioso morbo che lo stava lentamente logorando dall’interno.

L’anziano uomo socchiuse gli occhi, fissando il semplice soffitto bianco della sua camera: sarebbe morto senza rimpianti, fiero di ogni scelta che aveva condotto nella sua lunga e difficile vita. Aveva dovuto affrontare la morte di Goffredo di Buglione, assistere all’ascesa del re Baldovino, veder nascere numerosi Ordini di monaci combattenti, ma per ciò che egli stesso riteneva una fortuna, non aveva dovuto affrontare quegli anni oscuri e sanguinari da soli. Alzò faticosamente una mano per congedare quell’accozzaglia di umanità che si stava riversando sul suo capezzale e diede loro ordine di andarsene. Rimase da solo nella stanza, rischiarata esclusivamente dalla luce delle candele ed inspirò profondamente gli odori dell’aria notturna, mentre la sua mente vagava a molti anni prima. Le labbra gli si incresparono in un sorriso, non appena sentì un fruscio affianco a lui: “Non credevo saresti venuta” riuscì a bofonchiare, alzando leggermente la testa.

Quella era, probabilmente, la più grande differenza tra un mortale ed un essere soprannaturale: Jean aveva dovuto vedere la sua forza scemare ed il suo corpo accartocciarsi incurvarsi, mentre le rughe diventavano solchi sempre più marcati sul suo volto. Su di lei, al contrario, sembrava che il tempo non avesse alcun potere. Kamila, potendo decidere che forma dare alla propria Essenza, appariva sempre ai suoi occhi come la ragazza con i capelli infuocati e gli occhi viola come l’agata.

L’ifrit si accoccolò ai piedi del letto: “Stai morendo?” domandò schiettamente, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore. Jean impiegò qualche secondo prima di rispondere: “Paura della morte?” chiese a sua volta. L’altra diede una scrollata di spalle: “Ho visto morire un sacco di uomini. Alcuni se lo meritavano, altri avrebbero potuto vivere più a lungo” concluse a bassa voce. Il Gran Maestro si puntellò sui gomiti e, nonostante lo sforzo, riuscì a mettersi a sedere: “Mi dispiace di non averti potuto insegnare ad amare” commentò, mettendo le mani grembo. Lo spirito scoppiò a ridere, passandosi una mano tra i capelli: “Jean! La malattia ti sta facendo abbandonare questo mondo e il tuo unico pensiero è ciò che ci siamo detti più di mezzo secolo fa? Ah, voi umani non finirete mai di stupirmi” esclamò, alzandosi dal letto e misurando la stanza a grandi passi. L’altro la seguiva con lo sguardo, fino a quando non la vide avvicinarsi e fermarsi affianco a lui: “Sai cos’ho imparato sull’amore in tutti questi anni che ci conosciamo?” domandò a bassa voce, inginocchiandosi per essere alla sua altezza. L’altro scosse debolmente la testa, allungando debolmente una mano per sfiorarle la guancia. Kamila la prese tra le sue e se l’appoggiò sul cuore: “Le emozioni non si possono insegnare. Tuttavia, si possono riconoscere dopo averle provate” sussurrò, sporgendosi verso il malato per dargli un leggero bacio sulla guancia. Jean si lasciò sprofondare nuovamente tra i cuscini e le lenzuola candide del letto: “Peccato che la vita di un umano sia breve come il respiro di un bambino” commentò, mentre quei meravigliosi capelli rossi che aveva accarezzato per anni si confondevano con la tremolante luce delle candele. 

   
 
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