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Autore: Torma    25/02/2014    6 recensioni
Immaginate i personaggi di Hunger Games in un contesto del tutto differente di quello di Panem. Niente guerra , niente dittatura, niente Hunger games come tutti noi li conosciamo. Solo semplice vita universitaria, amicizie, lezioni ,feste e amori. Una Katniss più aperta e socievole alle prese con un Petaa che le farà battere il cuore. Tutto condito con leggerezza e allegria. Buona lettura- Torma
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Katniss Everdeen, Madge Undersee, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Gli esami sfortunateamente non sono ancora finiti ma una promessa è una promessa quindi ecco a voi il nuovo capitolo, spero che non abbiate perso l'interesse per la storia ( mi piacerebbe leggere qualche recensione in più) :) . Detto questo buona lettura e GRAZIE a chi mi segue sempre un bacio <3. A presto - Torma

18.
Mi sveglio sudata e mi sorprendo di non aver svegliato Madge durante la notte, deve essere stata molto stanca per non avermi sentito agitare nel sonno, mi volto verso il comodino, guardo la sveglia, sono le cinque ma non riesco più a prendere sonno. Scendo in cucina , i gradini di legno della scala scricchiolano sotto il mio peso, mi serve un bicchiere d’acqua, in realtà mi servirebbero le braccia di Peeta, le sue carezze e le parole sussurrate tra le lenzuola, quel ragazzo ha un’abilità innata nel confortare le persone, se gli incubi vengono a trovarmi durante la notte mi capita di svegliarlo a causa delle mie grida o dei miei movimenti ma lui è sempre lì . Sono una ragazza che la maggior parte dei ragazzi allontanerebbe se sapesse della mia mente instabile, qualsiasi persona sarebbe spaventata, qualsiasi persona tranne Peeta c’è qualcosa di speciale in quel ragazzo.   Varco la porta della cucina pensando di trovarla vuota ma la trovo già occupata, mia madre è in piedi accanto al bollitore avvolta in una vestaglia rosa antico  –Mamma?- - Non riesci a dormire neanche tu?- mi chiede mentre mi lascio scivolare sulla sedia annuisco con un cenno di capo e poggia sul tavolo due tazze. Quando il bollitore fischia spegne il fornello e versa della camomilla in entrambe, si siede di fronte a me e inizia a sorseggiare lentamente la tisana calda, la osservo da dietro la tazza, le occhiaia sotto agli sono più scure del solito, sono preoccupata – Mamma stai bene?- le chiedo cercando di avere un tono tranquillo – Si tesoro,non ti preoccupare- dice con fare sbrigativo, ma noto comunque che c’è qualcosa che la turba. Soffio sul liquido bollente e lo porto alla bocca, mi dispiace tanto per mia madre, era una donna così spontanea e allegra prima di quel giorno, mi manca un po’ quel lato di lei che ormai emerge molto poco. Il silenzio viene interroto,–Sei felice?- alzo gli occhi nella sua direzione, questa domanda mi spiazza un po’, è semplice ma la risposta è estremamente complicata. Come faccio a essere felice? Gli incubi mi perseguitano da anni, vivo con angoscia  il momento in cui devo coricarmi a letto, ho paura della pioggia e sono terrorizzata dal dolore che possono provocare le perdite , ma sussurro – A volte- non è una bugia, è la risposta più vicina alla verità che io possa formulare, qualcosa è cambiato – E’ merito di quel ragazzo?- Peeta? Si è merito suo,  ha accesso una scintilla nel mio cuore, ha qualcosa che mi serve dietro quei riccioli biondi e gli occhi azzurri, -Mi fa sentire viva- ammetto poggiando la tazza sul tavola e soffermandomi a fissare il liquido ambrato galleggiare dentro di essa, mia madre non dice altro si limita a accennare un sorriso sbilenco da dietro alla tazza. Rimaniamo sedute in silenzio per un po’ ascoltando l’orologio ticchettare. Veniamo interrotte da dei rumori provenienti dalla porta sul retro, vado a controllare e trovo ranuncolo, il gatto di Prim intento a grattare la porta –Entra bestiaccia- gli dico, mi risponde soffiandomi, odioso animale pulcioso. Mamma si è chiusa in lavanderia a fare il bucato così decido di farmi una doccia e di uscire; infilo un paio di jeans, un  maglione, gli stivali di pelle, mi avvolgo una sciarpa di lana attorno al collo e allaccio il cappotto, a novembre qui a Augusta il clima è abbastanza rigido. Percorro a piedi gli isolati che separano casa mia da quella di Haymitch e giunta davanti a essa raggiungo la porta sul retro che come sospettavo non è chiusa, spingo verso l’interno e entro. Il disordine che trovo non mi sorprende e non lo fa neanche la vista del mio insegnate di piano svenuto vicino al pianoforte a coda con accanto un bottiglia di liquore vuota. Il mio mentore combatte contro questa dipendenza da parecchi anni, da quando ero piccola e ho iniziato a venire a lezione da lui, ha iniziato a bere dopo che sua moglie è morta di parto dando alla luce il loro bambino che purtroppo è deceduto pochi giorni dopo. L’orologio a cucù sulla parete indica le sei e mezza così decido di svegliarlo, prendo un bicchiere d’acqua e glielo verso sulla testa, Haymitch sobbalza cadendo all’indietro sulla schiena mentre impreca contro non so quale dio, dopo qualche secondo riacquista lucidità e si accorge della mia presenza – Ti sembra il modo di svegliare qualcuno? Per la miseria! Mi verrà il raffreddore, era gelata quell’acqua- - Non fare il melodrammatico- lo ammonisco affondando nella stoffa rossa del divano, mi guarda di traverso per qualche minuto tenendomi il muso ma poi decide di sorridere –Ma che cazzo di ore sono?- mi domanda spettinandosi i capelli biondi che gli ricadono sulla fronte sporchi- non c’è ancora il sole- - Le sei e mezza- sgrana gli occhi incredulo - e sentiamo per quale assurdo motivo non sei a letto dolcezza?- - Mi mancavi- sghignazzo – Ah questa è buona! Dai già che sei qui preparami un caffè- - Immagino che sia un ordine- rispondo beffarda – Immagini bene- dice mentre ci spostiamo in cucina. Preparo due caffè lunghi , aggiungo due zollette di zucchero al mio mentre Haymitch corregge il suo. Mi racconta che i suoi nuovi allievi lo fanno disperare soprattutto Vick il fratello di Gale che non ne vuole sapere di imparare neanche le note e che Mags  la sua vicina si è rotta una gamba ed è costretto ad accompagnarla a fare le commissioni –Mamma ti ha detto qualcosa?- gli chiedo facendolo accigliare –No, perché me lo chiedi?- - mi è sembrata più stanca del solito- -So solo che sta facendo i doppi turni in ospedale perché sono a corto di personale, sarà per quello- dice cercando di tranquillizzarmi- puoi farmi il favore di tenerla d’occhio più spesso e smetterla di bere?- gli chiedo esasperata – ci proverò- dice con un po’ di mortificazione nella voce. –Ti va di suonare un po’ per me?- mi chiede dopo un po’ – Volentieri- mi accomodo accanto a lui sulla panca da pianoforte e prendo lo spartito di “le onde” . Suono le ultime note e Haymitch fa un applauso – Sei quasi più brava di me dolcezza- mi sorride e gli sorrido di rimando. 
Torno a casa poco prima di mezzogiorno Madge e Prim sono uscite a pranzo con Gale e Rory, il fratello di gale che ha la stessa età di Prim, e trovo mia madre ai fornelli mentre prepara una zuppa, la saluto e sobbalza appena si accorge di me. Pranziamo in silenzio  ma siamo interrotte dal campanello. Vado alla porta e sono sorpresa di trovare davanti a me un uomo abbastanza anziano vestito elegantemente di nero –Salve. Cerca qualcuno?- lo scruto dalla testa ai piedi, sembra uno di quei maggiordomi che si vedono nei film – Abita qui la signorina Hall?- sto per rispondere di no e chiudere la porta quando mi viene in mente che quello è il cognome da nubile di mia madre che compare improvvisamente dietro di me –Chi è? Kat..- -Ellen?!- la interrompe l’uomo, mia madre sgrana gli occhi e si immobilizza a fissare l’uomo dopo qualche secondo di silenzio mia madre riacquista la parola –Alfred prego accomodati- sembra sconvolta –Kat vai a preparare del tè- mi dice mentre fa accomodare quel signore magro e ossuto in salotto, metto l’acqua nel bollitore e mi fermo a origliare dietro la porta. –Signorina Hall- perché la chiama per cognome? –Immagino che la mandi mia madre?- -Immagina bene-  Madre?? Ho sentito bene? – Suo padre..- Padre? Adesso sono molto confusa, ero convinta che i genitori di mia madre fossero morti prima della mia nascita, cos’è questa storia? I miei nonni sono vivi? Ci sarà un errore, eppure quell’uomo conosce mia madre, torno ad ascoltare ,mi accascio alla parete, mi sento mancare, da quello che capisco mio nonno deve subire un’operazione a cuore aperto e ha voluto avvisare mia madre, sento fischiare il bollitore mi trascino traballante in cucina poggio le tazze su un vassoio e mi precipito in salotto. I due si azzittiscono mentre entro nella stanza –Mamma cosa sta succedendo?- chiedo , mia madre mi guarda con uno sguardo eloquente e mi invita a sedermi mentre l’uomo riprende a parlare –Ellen so che non vedi i tuoi genitori da 19 anni ma pensaci io riparto stasera- poggia tre biglietti aerei sul tavolino si alza e ci congeda , mia madre lo accompagna alla porta e torna in salotto dove ora io sto fissando confusa quei biglietti, la sento sedersi accanto a me ma non mi volto, sono arrabbita, mi sento tradita –Katniss devo darti delle spiegazioni…- mi volto e vedo più tristezza del solito nei suoi occhi. Non voglio ascoltarla ma non sono neache in grado di alzarmi dal divano.  Come è possibile nascondere una cosa del genere. Mi manca il respiro in una parola sono sconvolta. Fisso il mio guardo assenze verso un punto vuoto della stanza. Mamma inizia a parlare lentamente. Quella voce soave e dolce è terribilmente fastidiosa. Scopro che i miei nonni  hanno sempre vissuto a Baltimora in Maryland. Sono benestanti e hanno tagliato i rapporti con mia madre quando si è rifiutata di sposare un avvocato che mia nonna aveva "scelto" per lei mentre lei era innamorata di mio padre e segretamente incinta di me. Dopo queste rivelazioni non riesco a capire  – Mi dispiace Katniss , ma mi è sembrato più semplice mentire- La osservo mentre trattiene le lacrime agli occhi – Kat io stasera ho intenzione di partire ma..-cerca di iniziare un discorso ma la interrompo subito –Vengo con te. Ma questo non vuol dire che vada tutto bene.- Voglio salire su quell’aereo e scoprire quello che mi è stato tenuto nascosto per una vita intera.
Siamo  sull’aero insieme a Alfred che ho scoperto essere davvero il maggiordomo della famiglia di mia madre, ho occupato il posto vicino al finestrino lontana da mia madre, Madge si è dovuta “trasferire” a casa di Gale , poco prima di partire ho telefonato a Peeta per avvertirlo del mio cambio di programma e ha insistito per raggiungermi  anche se ho cercato di impedirglielo ha comunque preso un biglietto per Baltimore .  - Katniss non si discute. Ho detto che vengo quindi mi vedrai a Baltimora entro questa notte- -Peeta non è necessario , va tutto bene,non è importante- -Katniss Everdeen hai appena scoperto che non uno ma ben due tuoi nonni sono vivi e inoltre potresti perderne uno ancora prima di conoscerlo, se permetti a mio parere è una cosa importante quindi che tu mi voglia o no passerò con te il ringraziamento, inoltre sono felice di lasciare questa casa, qui nessuno ha bisogno di me..- mi ha detto prima di riattaccare. Guardo fuori dal finestrino mentre Prim si è addormentata sulla mia spalla, ha avuto una reazione calma, ha reagito da Prim, vedo mamma parlare a bassa voce con Alfred e sembra tormentata. L’unica cosa a cui riesco a pensare è che è ingiusto che una parte della mia famiglia mi sia stata nascosta. Atterriamo poco prima delle nove . Alfred ci scorta all'auto , una Mercedes nera e ci accompagna alla casa dei nonni. Abitano in un quartiere residenziale dove le abitazioni sono separata da enormi giardini e cancellate di ferro battuto è una casa antica e molto grande . Alfred ci fa strada e mia madre sussurra - Sembra che il tempo si sia fermato- l'ingresso è ampio e decorato elegantemente con statue bianche.  Una domestica prende i nostri cappotti mentre Alfred porta nelle nostre camere le valigie. Quando ritorna si rivolge alla mamma – Sua madre e suo padre sono in ospedale- - L’auto di mia madre è sempre in garage?- chiede mia madre – Certo- - Allora li raggiungo, Kat, Prim ci vediamo domani- da un bacio sulla fronte a Prim e cerca di abbracciarmi ma mi libero velocemente. Ci lascia in quella enorme casa vuota con Alfred e Rosita . Non tocco la cena.  Poco dopo ricevo un messaggio da Peeta "Atterrato, palace hotel stanza 305, ti aspetto" Mi scappa un sospiro di sollievo prendo alcune cose e mi faccio accompagnare da Alfred –Grazie Alfred - - E’ il mio lavoro signorina Everdeen- - Alfred, chiamami Katniss - mi sorride e lo saluto . Hotel cinque stelle, Peeta non si fa mai mancare niente, salgo con l'ascensore e raggiungo la sua camera, busso e dopo pochi minuti il mio fidanzato appare sulla porta a torso nudo con i pantaloni del pigiama calati sui fianchi e un asciugamano in mano con il quale si strofina i capelli bagnati , profuma di bagnoschiuma, gli lancio le braccia attorno al collo senza pensarci - Mi sei mancata anche tu- dice ridendo mentre mi accarezza dolcemente la testa mi fa entrare e rimango incantata a vedere la suite lussuosa  . Mi metto subito il pigiama - Ti va di parlarne?- mi chiede mentre mi accoccolo vicino a lui sotto le coperte - Magari domani , ora sto stanca, mi sei mancato - gli sussurro stringendomi forte al suo torace, ma appena mi abbandono tra le sue braccia scoppio a piangere , sono lacrime amare, piene di rabbia,tristezza e delusione, Peeta non dice niente si limita a accarezzarmi la testa e a posare leggeri baci tra i miei capelli mentre io continuo a singhiozzare. Mi addormento tra le lacrime con il viso poggiato sulla sua maglietta bagnata. In questa stanza c’è tutto quello di cui bisogno, Peeta.

 
  
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