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Autore: TheSecondMe    04/03/2014    5 recensioni
Emilia arretrò di un passo, fissando il cavallo dei pantaloni di Sebastiano.
“Cosa...?”
Qualcosa non andava in quella zona. C’era un che di troppo, che non doveva esserci.
“Sei eccitato.” disse lei, l’espressione di chi ha appena visto un alieno “Non puoi essere eccitato. Cos’è, ti si è confuso il birillo?”
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’ Ingranaggio Mancante

 

 

 

 

“Fammi entrare.”
Silenzio. Un colpo. Silenzio. Due colpi. 
“Fammi entrare, fammi entrare, fammi entrare, fammi entrare.”
Cinque colpi. Silenzio. Un colpo.
“Ehi! Vuoi aprire questa maledettissima porta e farmi entrare, sì o...”
Emilia spalancò la porta e Sebastiano quasi le cadde addosso. “... no? Oh, finalmente.”
“Sono le tre e venti.” balbettò lei, cercando di mettere a fuoco l’orologio “Di notte.”
“Sì? Vogliamo andare a fare un giro?”
“Sei ubriaco?”
“No.” scosse convinto il capo lui “Solo appena appena brillo” aggiunse, mostrandole la bottiglia di birra che teneva nascosta dietro la schiena. 
“Sono le tre e venti di notte.” ripeté Emilia, facendo per spingerlo via. 
“Lo so, lo so. Lo hai già detto.”
“Vattene a casa, Seb.”
“Dobbiamo parlare.”
“Non alle...”
“... tre e venti di notte? Sì, invece. Abbiamo degli argomenti in sospeso.”
“Non possiamo rimandare a domani?”
“Ascolta.” mormorò lui, poggiandole la mano libera su una spalla “Mi sono fatto una doccia, okay? E ho preso un’aspirina. Poi ho dormito, okay? Fino a mezz’ora fa, più o meno. Quando mi sono svegliato, però, fra una birra e l’altra... continuavo a pensare a te e al mio birillo.”
“Seb.”
“Dobbiamo parlare. E lo faremo adesso.”
“Non voglio farlo adesso.”
“Non mi interessa.” fece spallucce lui, superandola e dirigendosi verso il divano “A me va di parlare  ora. Ora che non ho il mal di testa e sono brillo a sufficienza da riuscire a sopportarti.”
“Troppo gentile, davvero.”
“Niente sarcasmo, puffetta. Non alle tre e venticinque di notte.”
Emilia sospirò e chiuse la porta. 
Girò attorno al divano e si accoccolò sulla poltrona.
“Va bene, parla.”
Sebastiano sospirò, le gambe allungate sul tavolino in mezzo a loro. 
Bevve un sorso di birra e svuotò mezza bottiglia. 
“Hai freddo?” le chiese, gli occhi socchiusi.
“No.”
“E allora perché sei così vestita?” volle sapere, indicando la vestaglia che portava chiusa fin sotto il mento “Non sei mai così tanto coperta.”
“E tu non sei mai così tanto etero.”
Sebastiano scoppiò a ridere, il capo reclinato all’indietro. 
“Smettila.” borbottò Emilia senza riuscire a trattenere un piccolo sorriso “Non è divertente.”
“Oh, sì che lo è. Una situazione assurda. Se non fossi brillo...”
“Perché non mi hai detto di essere etero?” sussurrò lei interrompendolo.
“Non ricordo di aver mai detto il contrario, puffetta. Come ti è venuto in mente che non giocassi nella tua squadra?”
“Non cominciare con le metafore sportive.”
“Vuoi l’ultimo sorso di birra?”
“No, non voglio l’ultimo sorso di birra.” sbottò lei “Sai come mi sono sentita, eh? Ne hai una vaga idea? Tradita!”
“Stiamo parlando di Pietro, adesso?” s’informo placidamente perso Sebastiano.
“Cosa c’entra Pietro?!”
“Ti ha tradita.”
“No. Come mi hai detto tu stesso, lui non mi ha tradita. Tu invece sì.”
“Voi donne siete incredibili. Riuscite a complicare discorsi semplicissimi anche a quest’ora di notte. Per alcuni sarà anche un pregio, ma io sono abbastanza convinto che sia un difetto.”
“Un discorso semplicissimo? Come fa a sembrarti un discorso semplicissimo?!”
“Sono etero. Punto. Semplice e lineare.”
“Non è semplice e lineare se io ero convinta che tu fossi gay!”
“Non cominciare a gridare, eh. Rischi di svegliare l’intero palazzo e non è l’ora adatta.”
Emilia lo incenerì con lo sguardo.
“Sei sempre ben vestito, educato, gentile, premuroso e dolce. Prepari delle torte. Non bestemmi.”
“Stai elencando i miei innumerevoli pregi, puffetta?”
“Mi accompagni a teatro. Ogni volta che senti i The National bussi alla porta per consolarmi.”
“Sottoscrivo tutto, sì.” sollevò la bottiglia vuota lui, a mo’ di brindisi.
“Come fai a non essere gay?”
“Hai una concezione degli omosessuali completamente sbagliata.”
“Non sono omofoba.” sibilò Emilia “A me piacciono i gay. Sono carini e cucciolosi.”
“Quindi io sono carino e cuccioloso?”
“Prima che il tuo birillo perdesse la bussola, sì!”
“Ti ho detto di smetterla di chiamarlo birillo.”
“Perché non mi hai mai corretta?”
“Sul birillo?”
“Sul tuo orientamento sessuale!”
“Come facevo a correggerti se non avevo idea di cosa tu pensassi del mio orientamento sessuale?!”
“Ti aprivo la porta in mutande!”
Sebastiano aprì la bocca per ribattere, poi gli si riaffacciò alla mente il completino che la ragazza indossava sotto quell’orribile vestaglia. 
“A che stai pensando?”
Boxer a righini e un top rosso... forse arancione?, stretto al punto giusto.
“Seb, a cosa diavolo stai pensando?”
Stretto nei punti giusti, ecco.
“Mi piaceva molto il tuo completino di prima, sai? Perché non torni ad aprirmi la porta come facevi prima? Guarda, puoi toglierti la vestaglia anche ora per quanto mi riguarda.”
“Capisci?”
“Cosa?”
“Finché eri gay andava bene. Se sei etero, invece, no. Che figura ci farei?”
“Una gran bella figura.”
“No.” scosse il dito lei “No. Ci farei la figura di una sgualdrina.”
“Sono confuso. E quella vestaglia non mi piace.”
“Seb, mi hai sconvolto.”
“A te piace la vestaglia?”
Emilia gemette e si strinse le ginocchia al petto. 
“Tu e il tuo stupido birillo.” borbottò, chiudendo gli occhi.
Sebastiano sospirò e non si prese la briga di correggerla ancora una volta. 
“A me e al mio birillo dispiace molto.” mormorò, sorridendole gentilmente. 
Sorridendole come sempre.
“Okay.”
“Siamo a posto?” la interrogò lui.
“Non esattamente come prima, ma sì.”
“In che senso?”
“Seb...”
“Nel senso che non ti toglierai più quella vestaglia?!” borbottò spaventato “Non ci provare! Senti... non possiamo far finta che non sia successo nulla? Tornare indietro, ecco.”
“A quando tu eri gay?”
Emilia lo guardò prendere un bel respiro, l’espressione combattuta. 
“Devo essere gay per poter vedere i tuoi boxer a righini?”
“Sì. Sì, temo di sì.”
“E’ estremamente sessista da parte tua.”
“Sai almeno cosa significa sessista?”
“Perché non posso essere etero e vederti mezza nuda come sempre?”
“Oh, signore.” arrossì lei “Non ti azzardare a dire cose del genere in pubblico.”
“Le sto dicendo a te.”
“Allora non dirle neanche a me.”
“Puffetta...”
“Perché non ho mai sentito altre donne?”
“Come?”
“Questi muri sono di carta.” agitò una mano lei “Perché non ho mai sentito altre donne?”
“Perché non le porto a casa mia. Vado io da loro, no?”
“Sei uno di loro, allora!”
“Uno di chi? Perché non parli seguendo un filo logico?!”
“Uno dei bastardi! Non lo avevo ancora realizzato!”
“Lo sai che esistono anche i gay bastardi, sì?”
“Esisteranno, certo, ma loro non fanno del male a me. Gli etero bastardi invece sì.”
“Quindi ora sono un etero bastardo.”
“Bravo. Ottimo sunto.”
“Io... come siamo arrivati a questo?”
“Grazie a te e alla tua mania di scoparti le donne in casa loro.”
“Non mi sembra di aver mai messo la cosa in questi termini.”
“Mi si sta aprendo tutto un nuovo mondo.”
“No, è il baratro della follia quello che stai guardando.” mugugnò risentito Sebastiano “Stai esagerando. Non sono un bastardo e comunque a te non ho mai fatto niente.”
“Ti sei appena auto-contraddetto.”
“Cosa ho fatto?”
“Sono le quattro, Seb.”
“Mi sono cosa?”
“Perché tu e il tuo birillo non andate a letto? Domani è un altro giorno.”
“Quando hai rivisto Via col Vento?”
“Vai a letto.”
“Non abbiamo risolto un bel niente!” sbottò lui “Tu indossi ancora quella vestaglia obbrobriosa, io sono ancora etero, tu sei ancora inspiegabilmente arrabbiata!”
“Hai detto obbrobriosa.
“Sì. Lo confermo.”
“Quale etero dice obbrobriosa?”
“Un etero a cui piacciono i tuoi boxer a righini.”
Emilia si alzò e andò alla porta, tenendola aperta. 
“Vai a casa, Seb.”
“Non abbiamo finito.” ribadì lui, alzandosi a fatica dalla posizione in cui era sprofondato.
“Concluderemo un’altra volta.”
“Avrò bisogno di tanta birra.”
“Farò rifornimento, promesso.”
Sebastiano annuì, indugiando sull’uscio con espressione mesta. 
“Non volevo offenderti.”
Emilia sussultò e abbassò lo sguardo.
“Buona notte.” sbottò infine, chiudendogli la porta in faccia.

 

 

§





 

Grazie a tutti per la magnifica accoglienza! *^*
Davvero, siete stati tutti incredibilmente dolci! *rischia di commuoversi*
Basta, non aggiungo altro per non bagnare la tastiera. u.u



 

   
 
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