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Autore: Sanae Nakazawa    05/12/2004    6 recensioni
Hermione parve intendere e afferrò il pacchetto. Seguì con lo sguardo lo sbattere di ali dell'uccello, poi si decise a scartare il suo primo regalo per i suoi tanto agoniati 16 anni. Era stata una giornata terrificante, e la lettera di Viktor appariva come un misero spiraglio di luce nel buio dell'indifferenza. Sia Harry, che Ron, che Ginny, che tutti gli amici più cari che aveva, si erano limitati ad un freddo augurio. Nè un'abbraccio, nè un bacio, nè tantomeno una piccola stretta di mano. Probabilmente questa era la punizione per aver sempre passato compleanni stupendi e ricchi d'affetto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due

Caro Viktor,
non so come scusarmi ancora del deplorevole atteggiamento di Ron, me ne assumo tutta la responsabilità e me ne scuso sentitamente.
Crederai,+ con ragione,che sono stata scortese, a lasciare che tutto ciò accadesse, ma posso giurarti che ero all'oscuro delle sue intenzioni, in caso contrario posso darti la mia parola che avrei fatto di tutto per evitare quella scena patetica, oltre che pericolosa.
Sto pensando seriamente alla tua proposta, credo di poterti dare una risposta al più presto.
Spero che il viaggio sia stato veloce e comodo, tua,

Hermione.

"Harry, secondo te cosa dovrei fare per alleviare il rossore?" chiese Ron guardandosi allo specchio e tastandosi ripetutamente con diverso tatto, la guancia dove era stato colpito. 
L'amico, dal suo letto, lo osservava incuriosito "Dovresti metterci del ghiaccio, è l'unica soluzione".
Il rosso alzò le spalle noncurante e smise di ammirare il frutto della sua stupidaggine per prepararsi a dormire. Harry continuò ad osservarlo come se solo aspettasse un minimo accenno agli avvenimenti della giornata, a quanto pareva finiti male.
L'unica cosa che aveva constatato era che Ron ad un certo punto era scomparso, idem Hermione e Viktor Krum (che poteva benissimo essere andato via, ma dato che aveva promesso ad Hermione di parlarle, era da escludere come ipotesi). Poi Ron era irrotto nel dormitorio maschile, con l'aria più arrabiata che potesse avere ed una guancia rossa come un peperone e gonfia il doppio del normale.
I sospetti di Harry incrementarono quando, ad un suo commento sulla splendida prestazione di Krum, Ron aveva risposto con una parola molto volgare seguita dal tonfo della porta del bagno e dallo scatto della chiave.
Seamus e Dean, impegnati in una combattuta partita a carte, accolsero la reazione del ragazzo con un sorriso malizioso.
"Secondo me si sono scazzottati..." esclamò soddisfatto Seamus, dopo aver calato la sua carta e vinto gloriosamente la mano "...però la dama pare aver scelto quello ricco e famoso" sorrise Dean, abbassando la voce ad un sussurro, evitando a Ron questa frecciatina poco delicata.
Harry li osservò entrambi e riflettè a lungo sulle loro supposizioni. L'amico non accennava ad uscire dal gabinetto, cosa che destò una vaga ansia nel cuore già frustrato del povero Harry, sballottato nel mezzo, che si sentì totalmente impotente e incapace di risolvere i problemi affettivi del compagno.
Gli altri due ripresero a giocare con rinnovato zelo e lui si alzò dirigendosi sicuro verso la porta in legno del bagno della loro camera.
"Ron dovrei parlarti" disse bussando energicamente "apri prima che lo faccia io con la forza".
Forse per paura che l'amico dicesse sul serio, forse perchè non aspettava altro che una cavia con cui sfogarsi, Ron girò immediatamente la chiave permettendo ad Harry l'accesso alla stanza.
Il ragazzo entrò velocemente e chiuse nuovamente a chiave. 
Ron era poggiato sul bordo del lavandino umido e freddo, i capelli, a detta della signora Weasley degni successori di quelli di Bill, tirati all'indietro da qualcosa che somigliava spaventosamente ad un cerchietto femminile, probabilmente un prestito di Ginny per facilitargli l'atto di lavarsi il viso senza farsi lo shampoo involontario. Aveva gli occhi puntati sulle quadrettature del pavimento e indosso solo una canotta intima e i suoi boxer preferiti, reliquia di un giro illecito ad Hogsmeade con Harry, con sopra stampate delle frasi di dubbio gusto.
Harry gli si avvicinò comprensivo e gli diede una pacca amichevole sulla spalla "Che ti succede, amico? Di là fanno illazioni assurde su una tua teorica scazzottata col tuo *amico* bulgaro, devo crederci?"
Ron lo guardò sconsolato, la spavalderia e la rabbia di poco prima evaporate completamente.
"Macchè..." iniziò con voce roca il rosso "...se lui avesse risposto, almeno non sarei l'unico dalla parte del torto"
"Cosa è successo di preciso?" insistè Harry, deciso a cavargli da bocca il più possibile. Lui lo guardò, con un velo di colpevolezza negli occhi "L'ho colpito alla testa..." disse a voce bassa, come se ciò alleviasse le sue colpe "...con un sasso...bello grosso. Lo hanno dovuto medicare, perdeva sangue"
Gli occhi di Harry si spalancarono da sotto le lenti e, prima di riuscire a pronunciare una parola per intera, balbettò qualche articolo sconnesso, incredulo di quello che aveva appena ascoltato. 
"Hai ferito Krum? Ma sei pazzo o cosa?!"
All'esclamazione di Harry non fu data risposta. Ron si limitò ad aggrottare le sopracciglia sentendo il peso sullo stomaco sempre più evidente. Ad un tratto tutti gli avvenimenti della giornata gli tornarono alla mente con forza e, vivida come se gli fosse apparsa agli occhi neanche pochi minuti prima, gli si parò davanti l'espressione di disgusto di Hermione e all'impatto delle cinque dita contro la sua guancia.
Certo, anche a mente fredda, le ragioni che lo avevano spinto ad un gesto così sconsiderato, gli parvero più che giuste, ma in cuor suo si rendeva conto che il regolamento di conti tra lui ed il bulgaro poteva essere svolto diversamente, e si pentì amaramente di essersi messo così in cattiva luce in quella situazione.
Harry non sapeva come consolare l'amico, nè tantomeno cosa consigliargli. Si limitò a dagli un'altra pacca, più energica, e assicurargli che Hermione lo avrebbe perdonato come al solito, anche se ne era sempre meno convinto.
Ron volle credere alle parole dell'amico ed abozzò un sorrisino speranzoso.

*

Le previsioni di Harry sul perdono di Hermione si rivelarono, come prevedibile, sbagliatissime. 
La ragazza a colazione sedette all'altra estremità della tavolata, seguita da Ginny e con una compagnia ben diversa del solito: Colin Canon e suo fratello.
Ron la guardò per un attimo sconsolato, poi prese a consumare il pasto meccanicamente e con lentezza inusuale.
Ogni tanto tendeva l'orecchio per cogliere stalci di conversazione tra la ragazza e i compagni, ma i loro argomenti erano tutto fuorchè interessanti: lezioni, fotografia ed elfi domestici. A volte poteva sentire distintamente la voce di Hermione esclamare di quanto fosse stata pessima la gita del giorno prima. Naturalmente il motivo di tanto scarso divertimento non veniva spiegato, ma Ron sapeva perfettamente che le frecciatine erano precisamente mirate alla sue persona, e subì silenziosamente quella tortura, come punizione per aver tanto ardito.
Osservò per tutta la giornata le tattiche brillantemente messe in atto dall'amica per sfuggirli e per un attimo si sentì lusingato di tanto impegno mentale dedicato a lui.
Cercò di avvicinare la sorella ma ogni tentativo fu vano. Le uniche parole che gli rivolse Ginny furono un freddo "Lasciala stare" durante l'ora di pranzo. Evidentemente era rimasta molto delusa dall'atteggiamento del fratello e, forse ancor di più, mortificata perchè lo stesso aveva snobbato alla grande i suoi consigli.
Ron ebbe tutta la giornata per farsi coraggio e prendersi la responsabilità delle sue azioni.
Sapeva, o perlomeno aveva saputo, che Hermione era sola in biblioteca e che ci sarebbe rimasta fino alla chiusura, situazione ottimale per avvicinarla senza dover subire l'umiliazione di testimoni diretti.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando, convinto più che mai, lasciò la Sala Comune a passo spedito con in testa stampate le parole da dirle.
Harry lo guardò soddisfatto della sua determinazione e si immerse nuovamente nei compiti col cuore più leggero.
Ron attraversò il corridoio semideserto con assoluta calma, con la certezza che Hermione lo avrebbe ascoltato e perdonato nel giro di pochi minuti.
Scese le scale sempre più convinto di ciò e in un baleno si trovò davanti la biblioteca, anch'essa semivuota, illuminata dagli ultimi bagliori pomeridiani. Hermione appariva come una figura eterea, con lo sguardo corrucciato dalla concentrazione, e la luce solare che le appariva alle spalle.
Il ragazzo, dopo un'ultima titubanza motivata dalla sua incapacità di esprimersi decentemente dinanzi a lei, le si parò davanti e poggiò una mano sul tavolo per attirare la sua attenzione.
Hermione non alzò neanche la testa e continuò a leggere un libro che aveva l'aria di non essere toccato da secoli. 
"Mi fai ombra" disse in tono glaciale dopo qualche minuto, al che Ron si sedette. La osservò ancora un pò tamburellando le dita impazientemente sul tavolo poi decise di parlare 
"Hermio..."
"Zitto. Non voglio sentire una sola parola" lo zittì lei, ancora più freddamente. Il ragazzo continuò ad osservarla, cosa che la fece spazientire più di un'intero discorso poco gradito.
Non le restò che arrendersi. Così alzò il capo, guardandolo dritto negli occhi, con aria di sfida e stizza perfettamente miscelate. Ron si sentì incoraggiato da quel gesto ma tutto il discorso pieno di buoni propositi di poco prima era rimasto da qualche parte nel corridoio del terzo piano.
Addio discorso sensato, si disse, era arrivato il momento di improvvisare.
"Ecco...si...dicevo..." farfugliò imbarazzato, interrompendo il contatto visivo "...riguardo a ieri. Si ieri..." lei lo guardò come se fosse un povero pazzo e lui si sentì tutto il peso di quello sguardo gravargli sulla lingua, che ostentava ad andare per fatti suoi "...io quella cosa l'ho fatta per un motivo, già"
Hermione sorrise, con sarcasmo crescente "un motivo? Ah! Certo! E di grazia potrei sapere quale?" disse chiudendo il libro e poggiandovi i gomiti sopra, impaziente della risposta dell'amico.
Lui indugiò lungo, poi parve illumarsi di genio "Io sono fermamente convinto che Viktor voglia portarti a letto. Magari anche più di una volta, fin quando non è soddisfatto. E poi scaricarti...già."
Ecco. L'aveva detto. Gli tornò in mente il discorso fatto con Harry appena due giorni prima riguardo la questione. Sapeva che parlarne con Harry era un conto, ma dirlo alla diretta interessata, ne era un'altro.
Senza contare il fatto che lui per primo non era convintissimo di questa cosa. Viktor aveva avuto ben altre occasioni di allungare le mani addosso alla ragazza, ma non ci aveva mai neppure provato. Ciò stava a significare due cose: o era irrimediabilmente imbranato, o semplicemente i suoi sentimenti erano sinceri.
Ma l'orgoglio di Ron non gli permetteva di ammetterlo, così la scusa delle perversioni sessuali di Krum su Hermione gli parve così ovvia, che pensò non ci fosse nulla di male a renderla nota.
Ma la reazione di lei fu quanto di peggiore potesse capitare.
Prima lo guardò con odio che non aveva mai e poi mai visto dipinto nei suoi occhi, poi subentrò l'indignazione e il disgusto. Tutto questo accadde in pochissimo tempo, come in pochi secondi lei scomparì, buttando la sedia per aria e lasciando lì tutte le sue cose.
Ron, senza neanche starci a pensare, si alzò altrettanto velocemente correndo come un'ossesso verso la figurina che sfrecciava appena avanti a lui. Ma stavolta non ci fu bisogno di forza per fermarla.
Poco dopo Hermione si trovò davanti ad un vicolo cieco. La sua figura di spalle sprizzava odio e rancore dei più neri ma il ragazzo, come se guidato da una forza estranea, non esitò ad afferrarle il polso e a strattonarglielo per costringerla a girarsi.
Dopo qualche tentativo le tirò con forza bruta il braccio costringendola di fronte a se, ed ignorando il mugolio acuto di dolore che aveva lanciato.
I loro occhi per un attimo si incrociarono. Hermione non piangeva, ma tremava.
Per la prima volta aveva paura di una delle persone che le erano state più vicine in tutta la sua vita.
Aveva paura di Ron.

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CONTINUA

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I Pg della saga non sono miei, ma appartengono a JK Rowling!
Volevo taaaaanto ringraziarvi per avermi invogliata a continuare questa ficchina che, non lo nascondo, per questi capitoli di preludio al finale, mi ha portato un pò di grane.
Non mi dilungo perchè ho un sonno terribile e non sono conscia delle mie azioni ç_ç ma voglio mandare un grosso abbraccio a tutti voi per il supporto, non so davvero come farei senza ;_;.

Sanae
Hogwartstoryline


 

 

  
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