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Autore: Luu    07/03/2014    3 recensioni
[Le mani tremavano e gli occhi guardavano ciò che la mente non riusciva a comprendere. L’aveva uccisa, aveva ucciso la sua Bulma…]
In questa fiction, ambientata un anno dopo la sconfitta di Majin Bu, Vegeta è tormentato da incubi insopportabili che lo porteranno, con l'aiuto di un coraggioso dottore, a riflettere sulla sua vita passata e sull'importanza di quella attuale... Non aggiungo nient’altro se non un invito a leggere questa storia un po’ improvvisata, ma piena di significato ^^ Buona lettura
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 8

Per tutta la durata di quel tetro racconto Bulma era rimasta con il fiato sospeso, cercando di assimilare ogni singola sillaba pronunciata dal marito. Era sconvolta. Così sconvolta da non riuscire ad esprimere a parole l’immenso dolore che aveva provato nel momento in cui lo straziante passato del suo uomo si era fatto vivido nei suoi pensieri. Vegeta le aveva raccontato atono delle esperienze atroci collegandole poi ad incubi insostenibili per una mente umana, ma lui di umano non aveva nulla se non le sembianze. Davanti a lei c’era il principe dei saiyan, l’essere più forte dell’intero universo. Adesso ci credeva davvero.
Ad ogni frase, ad ogni rivelazione, Vegeta aveva sentito dentro di sé il peso della sua vecchia vita scemare gradualmente fino a liberarsi completamente di quelle tremende rimembranze che si erano riflesse nei suoi sogni. Era riuscito a mantenere i nervi saldi anche nel momento in cui il suo racconto aveva toccato l’esperienza più ripugnante della sua vita, quando era giunto al momento in cui Freezer lo aveva portato in quella stanza buia e lo aveva reso schiavo nel corpo e nella mente. Ma non ce l’aveva fatta a guardarla negli occhi. Non era riuscito a parlarle riflettendosi in quelle iridi azzurre e profonde, si vergognava anche se non aveva colpe. Si vergognava anche se lui era stata la vittima, perché non era riuscito a reagire, perché si era sentito minuscolo dinanzi l’immensa potenza del despota e da quel giorno il suo orgoglio bruciava come lava incandescente, bramando quella giusta vendetta che non avvenne per mano sua.
Due esili braccia circondarono il suo corpo massiccio, cercando disperatamente di confortarlo.
-Mi dispiace- glielo aveva sussurrato tra le lacrime accarezzando una delle numerose cicatrici che solcavano la possente schiena -Mi dispiace davvero tanto, Vegeta. Io non credevo che quel mostro di Freezer fosse arrivato a tanto. Non credevo che tu… Dio!- aveva affondato il suo candido viso sconvolto nell’incavo del collo del marito. Quest’ultimo non riusciva a ricambiare quel caldo abbraccio, il suo sguardo era perso nel vuoto e la sua mente persa in quei ricordi lontani, ma irrimediabilmente troppo nitidi. Non era mai riuscito a liberarsi da quell’infausta vicenda, a vivere la sua vita appieno, senza timori o vincoli psicologici. Ma ci aveva provato. Ci aveva provato infinite volte, aveva tentato invano di dimenticare e di ricominciare, ma ogni volta che si trovava ad un passo dalla felicità, gli incubi lo facevano tornare indietro, lo riconducevano verso i tempi oscuri in cui non aveva fatto altro che soffrire ed odiare. E lo rendevano diverso. Ma in effetti lo era sempre stato. Durante gli anni al servizio del tiranno, quando si distingueva dalla massa di soldati che tremavano dinanzi al padrone, lui guardava in faccia quel bastardo pervertito riflettendo le iridi d’ossidiana in quelle di fuoco e si incazzava ed urlava per onore e giustizia. Anche lì su quel pianeta celeste e meraviglioso si era accorto di essere troppo distante dai terrestri, specialmente nei giorni in cui la moglie aveva voglia di stare in compagnia dei suoi insulsi amici e lo costringeva ad assistere a scenette rivoltanti. Lui non amava le feste perché in quei momenti non aveva nulla da festeggiare. Lui se ne stava in disparte mentre tutti parlavano allegramente perché non aveva nulla di divertente da dire. Lui era diverso, ma il mondo non lo aiutava ad integrarsi e tutto appariva futile e deprimente.
Non credeva possibile per un saiyan arrivare a desiderare una vita diversa da quella che aveva trascorso, priva di massacri e violenze solo per riuscire ad ambientarsi in un universo che non era il suo. Ricordava fin troppo bene quell’eccitazione che avvertiva nel vedere le proprie vittime spegnersi dopo atroci sofferenze, vederle invocare la dea della morte, poiché troppo era il dolore inflitto dal sovrano dei guerrieri con la coda. Gli occhi neri e profondi brillavano in quei momenti in cui sangue alieno macchiava il suo nobile viso, giovane e bello. Una bellezza letale e contorta. Vegeta era stato una sorta di ossimoro, un controsenso che ingannava. Il suo aspetto puerile trasmetteva pace, ma il suo animo esperto acclamava guerra. Questo era stato il principe dei saiyan, uno stratega eccellente e privo di compassione, vittima e mietitore alla mercé di un tiranno che un tempo possedeva l’universo intero. Ma le parole del dottor Hans ancora echeggiavano tra i suoi pensieri. Aveva sempre creduto di essere nato malvagio, destinato a compiere brutalità e a subirne, ma la verità era che non ricordava molto della sua infanzia prima dell’arrivo di Freezer e probabilmente era stata solo l’ingiustizia a renderlo schiavo del male. Almeno così aveva cominciato a sperare.
Bulma intanto non riusciva a smettere di piangere e si odiava per non aver compreso fin da subito la sofferenza che Vegeta aveva portato con sé per tutti quegli anni. Ripensava alle sue parole, al modo in cui le aveva confessato i suoi più profondi segreti e tormenti. Non avrebbe mai dimenticato una vicenda in particolare di quel dettagliato racconto, la vicenda che l’aveva portata a disperarsi e ad imprecare contro se stessa per essere stata così cieca. Con tono pacato il principe dei saiyan aveva fatto attenzione a scandire bene ogni sillaba durante quell’anomalo discorso e la scienziata poté giurare di aver sentito tremare più di una volta la sua voce calda, che mai prima di allora aveva ceduto alle emozioni…

“Ero molto piccolo, avevo scoperto da pochi giorni che il mio pianeta era esploso a seguito della morte di mio padre, che aveva tentato invano di contrastare la supremazia di Freezer. Per la prima volta capii cosa significasse sentirsi soli. Soli in tutto l’universo, riesci ad immaginare? Dannazione, avevo solo sette anni e già sentivo sulle mie spalle il peso di responsabilità che un bambino non dovrebbe avere. Dovevo mantenere alto l’onore della mia famiglia, di mio padre che era morto in nome della libertà e di mia madre che avevo visto esalare ingiustamente l’ultimo respiro immersa in una pozza di sangue. Sapevo di rappresentare la stirpe più temuta della galassia ed il mio compito era quello di vendicare la mia natura, ma ricordo che l’unica cosa che volevo fare in quel momento, era scappare. E piansi. Ogni notte per un anno, ma non era finita…” Bulma stava soffrendo ed i suoi occhi lucidi ne erano la prova. Riusciva a percepire ogni singola emozione del compagno e continuava a fissarlo turbata, in attesa del seguito di quel discorso che si preannunciava sempre più doloroso. “Ci fu un giorno che non dimenticherò mai, il primo di molti altri giorni che la mia mente aveva tentato invano di rimuovere attraverso ricordi di battaglie e conquiste” fece una pausa voltandosi a guardare un punto indefinito della parete, non credeva di farcela. Prese un respiro profondo e continuò nonostante l’enorme peso che avvertiva sul cuore. Ormai non poteva tirarsi indietro. “Mi avevano detto che voleva vedermi” strinse i pugni per frenare le proprie emozioni “che dovevo andare a cercarlo” la turchina non ci mise molto a capire a chi il marito si stesse riferendo. Probabilmente il dolore suscitato da quel racconto che stava per intraprendere con tale difficoltà non gli permetteva neanche di pronunciare il nome di quel mostro di Freezer. Ed iniziò inevitabilmente a tremare, percependo il disagio del marito. “Così mi ritrovai dinanzi ad una porta che non avevo mai visto, mi avevano detto che lo avrei trovato lì. Ma quando varcai la soglia di quella stanza stranamente troppo oscura, capii che qualcosa non andava. Avevo un pessimo presentimento, ma non ero di certo un codardo e mi richiusi la porta alle spalle attendendo immerso nelle tenebre. E fu un grave errore”. Si bloccò di colpo. Non riusciva a continuare, ma stavolta Bulma non fu in grado di attendere in silenzio, doveva sapere e quei secondi di assoluto silenzio le risultavano interminabili “Cos’è successo, Vegeta?”quelle parole uscirono come un sussurro ed il saiyan si sentì in dovere di rispondere, ma lo fece ponendole un’altra domanda. Una domanda che poteva risultare banale, ma che per lui aveva davvero importanza. “Sei sicura di volerlo sapere?” la donna annuì e Vegeta fu costretto a continuare, ingoiando tutto il rancore che lo corrodeva dall’interno. “Non mi avevano mentito, lui era lì. Ma io non riuscivo a vederlo. Sentii la sua coda intorno al collo e poi… c’erano delle catene…” gli occhi del principe presero a pizzicare, bruciavano dallo sforzo di non versare neanche una lacrima, doveva resistere. Ne andava del suo orgoglio, di quella dignità che gli era stata tolta in un modo estremamente brutale; perché Freezer non poteva averla vinta.
“Mi aveva legato in quelle morse dal materiale indistruttibile e aveva cominciato a prendermi a pugni finché il sangue che colava dal mio volto non sporcò anche il pavimento e le pareti intorno” Bulma sussultò ricordando quanto potente fosse stato quel mostro e quanto dolore avesse potuto provare un bambino nelle sue grinfie. Lo odiava adesso più di prima. Ma ciò che ancora non sapeva era che la parte peggiore della storia, doveva ancora sopraggiungere “Continuava a dirmi che dovevo guardarlo negli occhi, mentre continuava a martoriarmi, attento a dosare la forza per evitare di mandarmi all’altro mondo. Il suo unico obiettivo era quello di farmi soffrire, non di uccidermi. Perché lui aveva bisogno di me…
Smise per un istante di picchiarmi e mi decisi ad incontrare i suoi occhi rossi che anche al buio brillavano di luce malvagia. E fu un altro errore. Mi liberò dalle catene ed ero convinto che mi avrebbe finalmente lasciato in pace, ma mi sbagliavo. Quello era solo l’inizio”. Il principe continuava ad evitare di incontrare il viso stravolto della compagna. La sentiva singhiozzare ed era già abbastanza doloroso. Se avesse visto le lacrime bagnarle le gote, sarebbe esploso anche lui. Anche se ne avrebbe avuto bisogno, non poteva lasciarsi andare alle emozioni in presenza di qualcuno. Nonostante questo qualcuno fosse la sua Bulma. “Prese ad accarezzarmi la schiena. Quel tocco viscido mi paralizzò e compresi che di lì a poco la mia vita sarebbe cambiata. Non feci in tempo a reagire che mi ritrovai con il volto schiacciato a terra… Bulma, io non credo che possa esistere esperienza peggiore…” fu allora che la turchina comprese. E trattenne il respiro sperando con tutto il cuore di aver inteso male. “Quando uscii da quella stanza ero irriconoscibile. Non solo perché vestito unicamente di sangue, ma perché da quel giorno non fui più lo stesso… e cominciai a seminare terrore e distruzione senza comprenderne appieno il motivo. Sapevo soltanto di averne un disperato bisogno”…


-Vado ad allenarmi- nell’udire quella frase Bulma si separò dal marito, quel poco che bastava a guardarlo negli occhi. In quelle iridi che sembravano spente, di un colore opaco rispetto al solito color ossidiana, ma soprattutto quello sguardo vuoto si ostinava a puntare altrove, provocandole una dolorosa fitta all’altezza del cuore. Vegeta fece per alzarsi quando Bulma lo fermò afferrando delicatamente il suo volto tra le mani. -Tesoro, guardami-  il saiyan si decise ad incontrare quei bellissimi occhi azzurri arrossati dalle lacrime -Mi dispiace per tutto ciò che hai dovuto subire a causa di quel mostro, ma ora ci sono io, c’è Trunks e dovresti concentrarti su questa parte della tua vita. Finalmente sei riuscito a trovare la tanto agognata pace che ti è stata sottratta quando eri solo un bambino… ed in effetti è proprio grazie a tutta la sofferenza passata che oggi sei qui con me e con tuo figlio. Credo che tu possa considerarti finalmente libero- il saiyan era rimasto sorpreso da quelle parole, ma sapeva che la moglie aveva altro da aggiungere. Per questo motivo, dopo aver parlato a lungo dei suoi tormenti, ora spettava a lui restare in silenzio ed attendere il seguito di quel confortante discorso.
-Pensaci bene. Se Freezer non avesse distrutto il tuo pianeta d’origine, se non ti avesse arrecato quelle ripugnati torture e se tu non fossi diventato uno spietato assassino a causa di esse, non avresti deciso di giungere sulla Terra e combattere contro Goku per poi incontrare me e diventare l’uomo che sei adesso- Vegeta iniziò a riflettere -Tu potrai anche non confidare nel destino, ma io ci credo fermamente e sono convinta che, nel momento in cui veniamo al mondo, la nostra storia è già stata scritta da un pezzo- sorrise continuando ad osservare il compagno che sembrava incantato da quel ragionamento. -Potrai pensare che io sia irrazionale, ma ho sempre ritenuto che per ogni spiacevole vicenda ci sia un futuro che rimedi ad essa- lo abbracciò di nuovo.
-Devi solo volerlo, Vegeta-.

Dopo quel lungo discorso avuto nella camera da letto, privo di indiscrete interruzioni, Vegeta si era chiuso di nuovo nella Gravity Room, ma con uno spirito sereno e determinato. Aveva intenzione di tornare a vivere appieno ogni istante che il destino gli aveva concesso e godersi quella felicità che gli era sempre stata negata in quel regime del terrore nel quale era stato costretto. Così continuò a fare ciò che aveva lasciato in sospeso, tutte le attività che amava svolgere: incrementare la propria forza combattiva, allenare suo figlio, mangiare e ritrovare la passione che lo aveva sempre legato alla sua donna.

La vita proseguiva tranquilla ed indisturbata, il principe dei saiyan era riuscito a riscoprire la bellezza della notte e finalmente aveva iniziato a sorridere di più e, a volte, si era persino lasciato andare a momenti di spensieratezza, scherzando amorevolmente con il figlio o prendendosi gioco dell’inettitudine di Goku, ritrovando anche con lui un esilarante rapporto di simulata rivalità.

                                                                                                       ***

L’alba non era mai stata così bella agli occhi degli spietati mercenari. I tre Soli sorgevano lentamente illuminando quel bagno di sangue avvenuto durante la notte. Li avevano colti alla sprovvista ed ora le truppe impreparate di quegli alieni senza gloria giacevano inermi formando cataste di cadaveri in putrefazione. Il fetore che provocavano si mischiava al profumo della vittoria percepita da coloro che dall’alto osservavano la loro impresa. I tre saiyan avevano svolto un lavoro egregio ed il sommo tiranno non avrebbe potuto fare altro che dimostrare il suo apprezzamento per quello sterminio. Ma uno dei guerrieri con la coda, il più saggio nonostante la giovane età, sapeva che sarebbe stata pura utopia. Ma non disse nulla e tornarono alla base…

La coda del mostro non era mai stata così viscida. La faceva scorrere sul terreno fangoso sporcandola e rendendola umida di acqua piovana prima di scagliarla contro i suoi affaticati avventurieri. Il dolore provocato da quelle lubriche quanto potenti frustate, non faceva che alimentare la rabbia ed il rancore di quei soldati che mai si erano rassegnati dinanzi alla paura. Il loro essere non glielo permetteva. Il principe digrignava i denti ad ogni potente colpo e, mentre la carne della schiena si lacerava e bruciava, quando il sangue sgorgava copioso dalle innumerevoli ferite mischiandosi alla pioggia, stringeva i pugni e cercava di frenare le lacrime provocate da quell’estremo dolore fisico. Solo suoni gutturali accompagnavano quella tortura infinita, nessuno dei tre avrebbe urlato. Non dovevano cedere, poiché erano nel giusto.


Si era svegliato di soprassalto come se quelle potenti frustate fossero state reali. Non riusciva a credere che fosse successo ancora, che gli incubi fossero tornati. Si voltò verso Bulma, ma quest’ultima dormiva profondamente. Così scese silenziosamente dal letto facendo attenzione a non disturbarla e si recò in terrazzo per prendere una boccata d’aria fresca con lo scopo di rilassarsi e soprattutto di riflettere.

Osservò a lungo la luna, era splendida. Era sempre riuscito a trovare un minimo di conforto dalla luce fioca che emanava, ma quella notte sembrava volesse semplicemente mostrargli la verità…
-Non riesci a dormire?- la voce assonnata di Bulma era giunta alle sue orecchie come un richiamo soave che lo portò a voltarsi leggermente.
-Un altro incubo- lo aveva ammesso, non aveva problemi e ormai aveva scoperto il piacere di confessarsi con la compagna, invece di affidare le proprie ansie ed angosce ad un io interiore capace solo di renderlo più scosso di quanto già non fosse.
-E stai bene?- il saiyan non rispose, continuando ad osservare quel meraviglioso plenilunio che illuminava Città dell’Ovest, creando un’atmosfera quasi surreale.
-Vegeta, ricordi ciò che ti ho detto giorni fa?-
-Certo. Per chi mi hai preso, donna?- sorrise amaramente, non era più convinto della validità dei consigli del dottor Hans. In fondo aveva fatto ciò che gli era stato detto, parlando a Bulma degli incubi, a cosa fossero legati e quest’ultima era riuscita a fargli comprendere il significato della parola destino attraverso bellissime parole che per un breve lasso di tempo lo avevano aiutato. Ma adesso quei remoti rancori erano tornati a disturbare il suo sonno e solo ora riusciva a comprenderne il motivo…
-Bene, allora vieni a dormire che qui fuori si gela- la turchina accompagnò quelle parole con uno splendido sorriso che però non riuscì ad ottenere il risultato sperato.
-Io resto qui ancora un po’- Bulma preferì non insistere ed annuì comprensiva.
-Va bene, tesoro. Ma ricordati che è stato solo un incubo e sono sicura che questa storia finirà presto-…

Rimasto solo, Vegeta sospirò profondamente e sorrise ripensando all’ultima frase che aveva pronunciato la moglie prima di rientrare in casa. Si sbagliava, ma non aveva avuto il coraggio di dirglielo scegliendo di non arrecarle inutili preoccupazioni. Si era reso conto dell’amara verità nel momento in cui si era ridestato da quello che secondo Bulma era stato solo un incubo, ma non era così. Non per lui. Quelli che per giorni lo avevano tormentato non erano stati comuni incubi, bensì ricordi reali riflessi nel mondo dei sogni e sapeva che non lo avrebbero abbandonato mai. Perché il passato si può accantonare, sovrastare, celare dietro piacevoli considerazioni, ma non si può dimenticare.
L’immagine di Freezer non era una semplice, terribile chimera, era parte della sua storia. Di quella storia troppo devastante da poter archiviare, quella storia che aveva lacerato il suo animo. Quella storia che lo aveva fatto sentire sporco, che lo aveva portato ad odiarsi. Ed era arrivato alla conclusione che gli psicologi, le belle parole e l’amore possono aiutare durante il giorno, quando la mente è impegnata a godersi la vita, ma dalla notte non ci si può sottrarre a lungo. In quei momenti si è soli con i propri pensieri, con i propri tormenti e si avvia un autolesionismo in cui la propria anima nera sovrasta le dolci rimembranze correnti, mostrando di nuovo e per sempre le immagini nitide e terribili di esperienze dagli artigli affilati che afferrano e trascinano verso il baratro infernale dei tempi andati.
Vegeta questo lo aveva compreso fin troppo bene ma sorrise lo stesso, pensando che in fondo la crudeltà che aveva sperimentato sulla propria pelle e quella che aveva dispensato di rimando nella galassia, lo avevano reso quello che era oggi. Lo avevano reso potente. Accettò quindi il suo destino, pronto a vivere un futuro in cui il passato non sarebbe stato tale, ma che avrebbe sempre continuato ad affrontare a testa alta. Non gli avrebbe permesso di vincere ancora, perché lui era Vegeta, il solo ed unico principe dei saiyan.



Fine.


Ciao a tutti! Finalmente sono riuscita a liberarmi dagli impegni e ad aggiornare l’ultimo capitolo :)
Ebbene sì! Siamo giunti al termine di questa breve quanto intensa storia. Vi assicuro che scriverla non è stato facile, ma devo dire di essere abbastanza soddisfatta del risultato. Sì, lo so che forse vi aspettavate un finale stile “E vissero per sempre felici e contenti” ed in effetti era stata l’ipotesi che fino all’ultimo avevo preso in considerazione per terminare questa fiction, ma poi ho optato per qualcosa di più realistico e non potete negare che sia così… insomma, un trauma non si dimentica. Figuriamoci un susseguirsi di così brutte esperienze! Ma se volete esprimere la vostra opinione a riguardo, sarei immensamente felice di leggere cosa ne pensate e soprattutto se il mio lavoro vi abbia fatto riflettere sul meraviglioso personaggio che è Vegeta. Un personaggio che, a mio parere, non ha avuto lo spazio meritato nell’opera del maestro Toriyama, ma per fortuna esistono le fanfiction che rimediano a questa mancanza ;)
Detto questo vi saluto e aspetto con ansia i vostri commenti <3

P.S. Volevo ringraziare tutti coloro che mi hanno seguito e sostenuto aiutandomi a dare il meglio di me in questa piccola fiction:
Zappa, StarDoll95 e angelo_nero per le recensioni
cassandra76, countrygirl_90, higoku, Kay_Loves_DB, angelo_nero, Armstrong_92, haflinger_95, Silver saiyan, Panty GS e Deby93 per aver inserito la storia tra le seguite
66S_Fvendetta, coniglietto 94 e carmelina 89 per averla inserita tra le preferite!

Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e tutti coloro che in futuro vorranno leggere questa storia <3
Un bacio grande e alla prossima ;)
Luu.



 

 
  
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