Titolo: Crossed Times
Autore: Lien
Capitoli: 25/?
Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)
Pairing: Tom/Harry
Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco
Malfoy, altri…
Avvertimenti: Slash, Slash e
ancora Slash
Capitolo 25.
Futuro su Mezze Verrità
“In poche parole, non sei davvero uno studente.”
“No.”
“E non sei neanche mai stato in Australia.”
Sospiro. “No.”
“E Evans non è nemmeno il tuo vero cognome.”
Mani nei capelli. “No.”
“E non puoi dirci né da dove vieni né come ti
chiami realmente.”
Harry si spettinò i capelli con una mano, mentre
sospirava per l’ennesima volta. Guardò ora Meredith, ora Orion, entrambi seduti
di fronte a lui su due comode poltrone, lei zitta e
pensierosa, lui a braccia incrociate e inquisitorio.
“Sentite ragazzi, credetemi se vi dico che se solo
potessi vi racconterei ogni cosa, ma non
posso. Sto già rischiando tantissimo nel dirvi così poco…” si fermò,
mordendosi un labbro. Voltò la testa verso la sua destra, dove seduto sul
divanetto di fianco a lui stava Tom, ma il ragazzo si stava inespressivamente
osservando le dita di una mano.
Orion seguì lo sguardo di Harry e anche la sua
attenzione si spostò sul Prefetto. “E tu Tom non dici niente? Immagino sapessi già tutto…”
Il ragazzo si limitò a rivolgergli uno sguardo
condiscendente. “So poco più di quello che vi ha appena raccontato, ma certo da
un bel po’ di tempo: chi credi che glieli abbia procurati dei documenti falsi,
la Fata Turchina?”
Orion, inaspettatamente, assunse un’espressione confusa.
“Certo che no, non è morta negli anni venti? E poi che centra?”
Harry e Tom si scambiarono un’occhiata in tralice,
ma tornarono in fretta a rivolgere la loro attenzione agli altri due compagni,
prima che potessero notare le espressioni divertite sui loro volti.
Meredith, che fino a quel momento era rimasta in
silenzio, parlò per la prima volta: “È per non rivelare la tua identità che hai
scelto un cognome babbano allora?”
“No, in realtà in un certo senso Evans è anche il
mio cognome, era quello di mia madre infondo.”
“Questa cosa non ha senso,”
Ribatté nuovamente Orion, “com’è possibile che non possiamo neanche sapere come
ti chiami?”
“Dai, Orion, se ha detto che non può dircelo, non
potrà davvero…” intervenne con voce flebile Meredith cercando di calmare
l’amico.
“Ma nemmeno il suo nome! Cos’ha paura che succeda,
che lo cerchiamo sull’elenco della Metropolvere e gli
facciamo gli scherzi via camino?”
“Forse non ti è venuto in mente, Black” si
intromise Tom derisorio, “che se usa un nome falso, sotto mentite spoglie, per
un certo periodo di tempo, è chiaramente in incognito. Se volete proprio
saperlo, da come la vedo io assomiglia tanto ad una–
”
“– missione…” finì la frase Meredith in un soffio.
E Harry, che aveva seguito lo scambio di battute
sentendo una vena di panico cominciare a salirgli in gola, si trovò
improvvisamente con tre paia di occhi focalizzati completamente su di lui, i
loro sguardi percorrere la sua intera figura fino al minimo dettaglio.
Fu Orion a rivolgerglisi
per primo, con espressione metà tra il sorpreso e il meravigliato.
“Sei un soldato.”
Harry sbarrò gli occhi. “Oh no, nononono,
non cominciate nemmeno. Niente speculazioni, niente tiri ad indovinare, niente
discussioni: quello che potevo dirvi ve l’ho detto, dimenticate qualunque altra
cosa.” si affrettò a mettere
le cose in chiaro il ragazzo, “Per l’amor del cielo, non provate a indovinare.”
Di tutta risposta, Orion alzò semplicemente un
sopracciglio, “Che ti aspettavi scusa, che avremmo accettato questa mezza spiegazione
senza fare domande?”
“Ma sei stato tu per primo a dirmi che non
importava quale fosse la mia storia, o perché nascondessi il mio aspetto! Che
l’unica cosa che conta è che io sia qui!” ribatté
ricordando le vecchie parole dell’amico.
Il Serpeverde si passò una mano tra i capelli. “Si,
è vero, ma – per Merlino – stavo pensando a qualcosa di molto più semplice, non
che tu fossi una specie di… agente segreto o cosa.”
Poi, prima che Harry potesse rispondere, si girò di scatto verso Tom. “Ehi,
aspetta un secondo, cosa vorresti dire con ‘per un certo periodo di tempo’?”
Tom si limitò ad alzare le sopracciglia e guardare
Harry, invitandolo a rispondere. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo in
direzione del Prefetto, ormai capendo che se stava cercando un po’ di appoggio,
non l’avrebbe trovato nel suo… ragazzo?
“Beh?” arrivò spazientita la voce di Orion.
Scosse la testa, cercando di concentrarsi e non
pensare a cos’era successo non tanto tempo prima in
Biblioteca. Rigirandosi nella mante la domanda di
Orion, alla ricerca di una possibile via d’uscita, si mordicchiò il labbro
inferiore: quella era sicuramente la parte più difficile da dire e non c’era
modo che i due amici la potessero prendere bene.
“Quello che Tom voleva dire è che… l’anno prossimo
non sarò più a Hogwarts.” Strizzò gli occhi, “Anzi,
parto tra due mesi.”
Se qualcuno pensava che
soltanto nei fumetti le persone rimanessero a bocca aperta, si sarebbe
ricreduto nel vedere l’espressione di Orion. Ed Harry rimase sorpreso
quando a scattare in piedi fu Meredith, approfittando della temporanea
impossibilità a parlare coerentemente del compagno.
“Due mesi? Te ne andrai tra due mesi?!”
Harry sospirò. “Si.”
La Corvonero sembrò per un attimo entrare nello
stesso stato di Orion, ma in pochi secondi il viso le si
arrossò, e lui dovette ricordarsi che quelle poche volte che la ragazza
cominciava ad alzare la voce, perdeva completamente ogni velo di timidezza.
“Tu – tu…! Non te ne puoi andare! Non puoi!”
“Mere, cerca di capire, non dipende da me –”
Ma la ragazza non si lasciava placare così
facilmente “No, cerca di capire tu invece!” ribatté infervorata, “Hai solo una vaga idea di come fossero
le giornate prima che arrivasti, almeno per me? Cosa vuol dire svegliarsi solo
per seguire le lezioni, fare i compiti e tornare a dormire? Non avere nessuno
con cui parlare, scherzare, non avere nessun amico?”
Harry non rispose, perché non c’era una risposta
che avrebbe potuto consolarla, almeno non senza dover contenere per forza una
bugia. Poté solo continuare ad ascoltarla, guardando con una stretta al cuore i
suoi occhi farsi lucidi.
“E poi sei arrivato tu e finalmente c’era qualcuno!
E ho conosciuto anche Orion, e Tom, e i miei compagni di Casa non mi fanno più
nulla perché improvvisamente non sono più così piccola, o così sola e
impotente…” sbatté gli occhi, forse per ricacciare indietro le lacrime, “Adesso
mi vuoi dire che era solo una piccola pausa, che tempo due mesi tornerà tutto
come prima. Che ci lascerai di nuovo soli…”
“Meredith, io non…” Harry deglutì, “Se fosse per
me… credimi, le cose andrebbero in un altro modo. Ma non dipende da me! Non
posso fare nulla!” cercò di ribattere. Era la verità, non c’era dubbio, ma
sapeva anche bene che non aiutava a rendere le cose migliori, e anche alle sue
stesse orecchie quelle parole non sembravano che deboli scuse.
Cercò un altro appiglio. “E poi non sarai sola, ci
sarà sempre Orion! E sì, anche Tom…” si voltò verso l’altro seduto sulla
poltrona, “Dai, diglielo anche tu!”
Ma Orion non stava nemmeno guardando Harry, era
invece voltato verso Tom.
“E tu non dici nulla? Lo lasci andare così,
semplicemente?”
Harry si irrigidì, perché improvvisamente la
temperatura dentro la stanza sembrava essersi abbassata vertiginosamente, e
aveva il brutto presentimento che quelle parole non avrebbero portato a nulla
di buono.
“Orion…” cercò di ammonire il ragazzo, sperando
vivamente che la conversazione non stesse prendendo la
piega che temeva. Lanciò un’occhiata a Tom, sedutogli di fianco, non
sorprendendosi nel trovarlo impassibile come sempre.
L’altro Serpeverde non gli diede retta e continuò
ad indirizzare il Prefetto. “E io che pensavo ci tenessi, almeno un minimo, e
invece era solo un altro dei tuoi giochetti, un passatempo.”
“Basta Orion, dacci un taglio!” gli sibilò Harry,
notando con un po’ di apprensione che la mano che Tom stava tenendo appoggiata
sul divano di fianco a lui si era stretta in un pugno e aveva cominciato a
tremare.
“Avanti Tom, allora deve essere un sollievo il
pensiero che tra due mesi partirà. Che per tutto il resto della tua vita non lo
rivedrai mai, mai pi–”
Sbam!
Tom era in piedi, i palmi aperti contro il tavolino
di vetro che aveva colpito con tanta forza che era un miracolo non fosse andato
in frantumi. Testa bassa, abbastanza da coprirgli l’espressione in volto, ma
non c’era alcun bisogno di guardarlo in faccia per capire il suo stato d’animo.
Ci fu qualche secondo di silenzio, dove tutti erano rimasti troppo sorpresi per
potersi muovere, prima che Tom rizzasse la schiena, girasse su se stesso e si
precipitasse fuori dalla Stanza delle Necessità,
sbattendosi la porta alle spalle.
“Tom!” lo chiamò invano Harry, alzandosi a sua
volta. Senza nemmeno guardare in faccia gli altri due compagni corse fuori dalla stanza, ignorando la voce di Meredith che lo
chiamava.
Appena si chiuse la porta alle spalle – che sparì
come se non ci fosse mai stata – si fermò dopo appena un passo, voltando la
testa da un lato e dall’altro alla ricerca del ragazzo. Lo trovò subito, appena
alla fine del corridoio, con la schiena rivolta verso di lui e il viso verso il
muro, i pugni chiusi ai lati del corpo, come se fosse stato nel mezzo di una
corsa e si fosse imposto da solo di fermarsi, bloccandosi in stallo lì, davanti
alla parete.
In pochi secondi Harry gli era già di fianco.
“Tom…”
Nessuna risposta. Harry gli prese una manica e la
tirò piano, ma il braccio dell’altro rimase rigido e immobile, e il ragazzo non
si voltò nemmeno a guardarlo.
Prendendo un profondo respiro continuò: “Lo so che
tutto quello che ha detto Orion era solo per farti reagire, so che…” si fermò,
lanciando un’occhiata ai lineamenti impassibili dell’altro, “so che non lo
pensa davvero. So che tu non lo
pensi.”
Un tremito delle palpebre fu l’unica risposta che
ricevette, e ad Harry stava crescendo una voglia
enorme di prendere per un braccio il Serpeverde e scaraventarlo contro il muro,
giusto per estorcere – per una volta
– una qualunque emozione da quella fredda corazza che erano le sue espressioni.
Per riuscirci ci sarebbe riuscito, la forza certo non gli mancava.
Ma, sapeva, non sarebbe servito a nulla, ed erano
successe troppe cose in troppo poco tempo, ed era ancora così stanco, fisicamente, emotivamente, non
lo sapeva più neppure lui.
Tom pensava forse che non gliene fregasse niente?
Credeva che quella situazione fosse anche solo un briciolo
meno dolorosa per lui di quanto non lo fosse per gli altri?
Non si era lasciato nemmeno il tempo di pensarci,
in quale casino si era andato a cacciare, e l’aveva fatto per puro spirito di
conservazione, perché chi sapeva a quale conclusione sarebbe arrivato se si
fosse fermato a ragionare?
E Tom si comportava come se lui, Harry, lo stesse
facendo apposta a voler a tutti i costi abbandonarlo, come se non si sentisse
il sangue ghiacciare nelle vene ogni volta che pensava alla sua partenza… al
doverlo lasciare… al doverlo uccidere…
E Harry era così convinto che il cuore gli battesse
tanto forte da farsi sentire da tutta Hogwarts quando
Tom gli era vicino, che gli era sembrato ovvio che anche l’altro ragazzo lo
sentisse fermarsi improvvisamente ogni volta che la sua partenza veniva
nominata.
Alzò gli occhi sul viso di Tom – sul viso perfetto di Tom – e si trovò stanco
anche di sapere che c’era qualcosa
dietro ai suoi baci, e di non poterglielo mai vedere riflesso negli occhi.
“Tom, ti prego…” sospirò, quanto più vicino ad una
supplica sarebbe mai andato.
Doveva esserci stato davvero qualcosa nel suo tono
voce, perché il Prefetto alzò lo sguardo verso il soffitto e rilassò le mani,
mettendole nelle tasche dei pantaloni.
“’Quasi due mesi’ è un
po’ vago come periodo.” Disse infine, “Quanto tempo ti
resta, di preciso? Quando dovresti
partire?” aggiunse voltandosi finalmente a guardare Harry in faccia.
L’altro si fermò un attimo sbattendo gli occhi spiazzato, non tanto perché fosse una domanda
inaspettata, ma perché seppure ne avesse un’idea vaga, aveva sempre – anche
solo inconsciamente – rimandato il pensiero di contare i giorni ad un altro
momento.
“Non lo so di preciso…” e si sarebbe voluto
picchiare da solo, perché cosa avrebbe fatto se il tempo fosse finito senza che
lui se ne fosse accorto, e l’incantesimo l’avesse rispedito nel presente senza
che lui avesse trovato il libro? “Ricordi che giorno era, la prima volta che ci
siamo incontrati?” chiese a Tom.
Lo sguardo del Serpeverde si fece distratto, come
se stesse rivivendo nella mente quel ricordo. “Era il diciotto Ottobre.” Disse infine, e Harry fu contento di vedere che non era
riuscito a nascondere del tutto un piccolo sorrisetto che gli era spuntato
sulle labbra al pensiero di come era finito il loro primo incontro. Quello schiantesimo – Harry ne era sicuro – non gli era mai stato
perdonato.
Avrebbe voluto rimanere a pensare ai
ricordi dei giorni passati – molto meno dolorosi dei pensieri di quelli futuri
– ma la domanda del Prefetto non aveva ancora ricevuto una risposta.
“Il diciotto Gennaio, quindi.” Rispose, deglutendo.
Tom si voltò completamente verso di lui, sorriso
completamente scomparso, rimpiazzato da qualcosa che non era impassibilità, ma
nemmeno rabbia. “Quindi è così, sei deciso ad andartene.”
Tom che – coglione che sei!
“Ma perché nessuno riesce a capirlo?” esclamò Harry
alzando le braccia al cielo, “Non –
dipende – da – me - !” sibilò, “E tu mi guardi come… come se fosse colpa
mia, come se volessi andarmene! Come diavolo puoi solo pensare che io voglia
lasciarti? Dio, se fosse per me io – io –”
“Tu cosa?” rispose Tom, e l’altro registrò
vagamente come fosse strano che tra i due quello calmo
sembrasse il Serpeverde, “Cosa faresti, se fosse per te? Non te ne andresti?”
La risposta automatica Si! gli rimbombò per con veemenza nel
cervello, e aveva già aperto la bocca per rispondere quando, implacabili, le
immagini dei volti di Ron, Hermione,
Ginny, Remus e tutta la sua
squadra gli vennero prepotenti alla mente. Serrò la bocca di scatto e strinse i
pugni, mentre un’onda di sensi di colpa lo sommergeva.
Se ci fosse stato un modo per raggirare il Velo e
farlo rimanere nel passato, lo avrebbe mai sfruttato? Avrebbe abbandonato tutti
i suoi amici al loro destino? Tutte le persone che credevano in lui, l’intero Mondo Magico?
Avrebbe rischiato di cambiare completamente il
corso del tempo? Sarebbe stato disposto a rimanere nel passato, sapendo di
poter compromettere la stessa nascita
di tutte le persone che conosceva?
Dentro di sé sapeva già la risposta, la sentiva
chiara e forte. Sapeva che nonostante ciò che Tom significava per lui, c’erano
cose che avrebbero sempre preso il primo posto tra le sue priorità. Anche se
lui non lo voleva, anche se non erano più importanti. Era la storia della sua
vita.
Ma guardando negli occhi Tom, in quel momento, e
vederlo così bello, così potente, così brillante… e sapere che nel momento in
cui lui, Harry, se ne fosse andato, lo avrebbe condannato a diventare un mostro... quelli erano sensi di colpa
più atroci di qualunque altri.
Perché era lui ora l’unica speranza di Tom: non
Orion, non Alden, ma lui. Era l’unico che avrebbe potuto mostrargli un’altra strada,
fargli capire quanto si stava perdendo, insegnarli poco a poco quanto era
diverso il sapore della vita con qualcuno al proprio fianco.
E invece quando sarebbe partito, Tom avrebbe
dimenticato tutto, si sarebbe trasformato col tempo nella creatura peggiore che
avesse mai camminato sulla faccia del pianeta.
Cosa faresti,
se fosse per te?
Le parole gli uscirono dalla bocca prima che potesse controllarle.
“Ti porterei via con me.”
Vide gli occhi di Tom allargarsi per un attimo sorpresi e dovette trattenersi dal tapparsi la
bocca con una mano, allarmato ora dal sorrisino che si stava delineando sulla
bocca del Serpeverde, troppo felice per essere definito un ghigno e troppo –
troppo Tom per poter essere chiamato
un sorriso.
“Sarà quello che farò allora, verrò via con te.” Disse il Prefetto, scrollando le spalle come se non si
trattasse di nulla di difficile, ma senza mai abbandonare il suo strano
sorriso.
Harry, invece, si stava allarmando non poco. “No,
no, Tom, aspetta, tu non – non ti posso portare con me! Era solo… non volevo
dire quel –”
“Vuoi dire che non mi vuoi?”
“Ma certo che ti voglio, idiota, quello che volevo
dir… oh, lo stai facendo apposta, vero? Dai ascoltami, io sono serio! Non puo –” ma venne interrotto da un
paio di labbra sulle proprie, veloci, in un piccolo bacio a stampo che ebbe giusto
l’effetto di zittirlo momentaneamente.
“Ma che fai Tom!” protestò Harry
quando un braccio gli circondò la vita, e un altro bacio a stampo gli
venne recapitato sulle labbra. Sbattendo gli occhi, una volta che il Serpeverde
si fu di nuovo allontanato, Harry aggrottò le sopraciglia, cercando di
divincolarsi dalla presa.
“Dai, Tom, è un discorso serio, dobbiamo parlarne
con calm–” bacio di nuovo, “– e smettila dai–” bacio ancora, e questa volta Harry si lasciò sfuggire
una mezza risatina, perché era semplicemente così
assurdo e infantile il comportamento del Serpeverde, in una situazione come
quella.
Però quella volta le labbra di Tom non si
allontanarono subito, anzi si aprirono e un brivido scese lungo la schiena di Harry quando sentì la lingua calda dell’altro chiedere il
permesso di entrare, bagnandogli le labbra. Con un sospiro a metà esasperato e
a metà avido, il ragazzo si sciolse nel bacio, lasciandosi scappare un gemito quando sentì i movimenti di Tom farsi più passionali,
cercando un appiglio nel far scorrere le mani prima sulle spalle, poi lungo il
collo e infine tra i capelli del Serpeverde.
Non poteva resistergli. Non poteva resistergli in
alcun modo e non gliene fregava niente.
Quando Harry sentì che di lì a poco le cose
sarebbero degenerate nel mezzo del corridoio, si separò ansimando. Nonostante
non avesse dimenticato la discussione, non provò più a parlare, accontentandosi
di sfoggiare un pigro e contento sorriso sulle labbra tra le guance arrossate e
il fiatone, mentre i loro nasi erano ancora abbastanza vicini da toccarsi.
Primo perché era sicuro che se avesse aperto bocca
sarebbero uscite fuori le parole sbagliate – qualcosa più vicino
a Dio, seguimi
in capo al mondo che non Mi dispiace,
non puoi venire con me. Secondo – motivo più serio – perché qualunque cosa
Tom avesse cercato di fare, non vi era davvero un modo per aggirare il Velo, e
quando il momento sarebbe arrivato, avrebbe risucchiato Harry, e solo Harry, nuovamente nel presente.
“Piaciuto lo spettacolo?” sentì la voce di Tom
chiedere sarcastico.
Alzò la testa perplesso,
tornando a concentrarsi sul presente, ma vide subito che il Prefetto non si
stava rivolgendo a lui, ma aveva il volto girato verso il resto del corridoio.
Infatti dall’altro lato del
corridoio Orion e Meredith erano fermi appena fuori dalla Stanza delle
Necessità e li stavano fissando, uno con occhi sbarrati ed espressione
visibilmente sorpresa, l’altra con un piccolo sorriso e le guance imporporate
di imbarazzo.
Sinceramente, pensò Harry, quella scena cominciava ad essere ripetitiva.
“Ehm… noi eravamo venuti a cercarvi…” cominciò
Meredith, ancora decisamente imbarazzata, se il suo colorito diceva qualcosa,
“…perché Orion,”
e qua il suo tono non aveva nulla di timido, “ deve delle scuse a qualcuno, non è vero?”
Il Serpeverde venne spinto
in avanti, così risvegliato dallo stupore, e con un sorrisetto impacciato si
grattò la testa. “Si, ecco… io non…” fece un’altro passo
verso di loro, ma si fermò subito, voltandosi verso la Stanza delle Necessità.
“Non è che potreste tornare qua? Non è proprio comodo parlare da un capo
all’altro del corridoio…”
Harry sospirò e si districò dalla presa del
Prefetto. “Dai, andiamo. Ci sono un sacco di cose di cui dobbiamo ancora
parlare.”
Tom non sembrava troppo propenso a muoversi, ma
bastò che Harry gli prendesse una mano, intrecciasse le proprie dita con le sue
e lo tirasse dolcemente per il braccio, che con uno sbuffo il Serpeverde
cominciò a seguirlo, e in due raggiunsero gli altri.
Una volta che furono nuovamente tutti e quattro
nella Stanza delle Necessità ripresero i propri posti, Orion e Meredith nelle
poltrone e Tom e Harry sul divano, anche se stavolta gli ultimi due ne
occupavano solo poco più di metà, avendo un braccio di Tom afferrato la vita
dell’altro e trascinato il ragazzo il più vicino possibile al suo fianco.
Orion si schiarì la gola. “Quindi… state insieme?”
“Problemi, Black?” ribatté immediatamente Tom, con
una nota minacciosa nella voce.
“Tom…” lo ammonì bonariamente Harry, sapendo che in
realtà non aveva alcuna cattiva intenzione contro l’amico.
Ma Orion sollevò un lato della bocca in un mezzo
sorriso. “Nessuno, nessuno… solo, volevo sapere se Harry è ufficialmente fuori dalla piazza.”
Passò qualche secondo di silenzio, in cui tutti
aspettavano la risposta di Tom che sembrava non voler arrivare. Dopo un po’,
vedendo che nessuno si muoveva ad andare avanti, Harry si decise a riprendere
in mano le redini del discorso e interrompere l’infantile battaglia di sguardi
tra i due Serpeverde. Aveva appena aperto la bocca, però, quando finalmente Tom
parlò:
“Lo tocchi una sola volta e sei morto, Black.”
“Tom!” si voltò indignato Harry verso il Prefetto,
ma dall’altro lato del tavolino Orion scoppiò a ridere.
“Lascia stare Harry, è esattamente la risposta che
volevo sentire.” Disse ancora ridendo il Serpeverde,
mentre Tom si limitava a stringere la presa sul suo ragazzo e Harry a scuotere la testa rassegnato davanti al comportamento dei due.
In tutto quello, Meredith si schiarì piano la gola.
“Ehm, non che non sia contenta per voi e tutto, ma possiamo tornare
all’argomento principale?”
Harry annuì. “Dove eravamo rimasti?”
“A te che te ne vai tra
due mesi.” Rispose piatto Orion.
“Oh, giusto…”
“E a qualcuno
che deve delle scuse, vero Orion?” intervenne Meredith lanciando
un’occhiata al ragazzo in questione.
“Ehm, già…” Orion si passò una tra i capelli, prima
di indirizzare gli altri due ragazzi, “Sentite, non dicevo sul
serio prima, quando ho detto… vabbeh, lo
sapete quello che ho detto. Insomma, mi dispiace. Da quello che ho visto poi, è evidente che tu ci tieni a Harry.”
Aggiunse con un sorrisetto guardando Tom, poi tornò serio, “Tra
di voi tutto a posto? Non vorrei aver causato qualche screzio…”
Fu Tom a rispondere. “Tutto a posto.” Poi,
sollevando un angolo della bocca in un ghigno, aggiunse. “Io partirò con lui.”
Un attimo di silenzio, poi:
“Davvero?”
“Puoi farlo?”
“Tom!”
Il Prefetto si voltò verso Harry, che in quel
momento stava tentando di spostargli il braccio per potersi girare del tutto
verso di lui.
“Tom, ti ho detto che non puoi venire con me!” ribatté una volta che ebbe rinunciato a
smuovere il Serpeverde. “Sto dicendo sul serio, non c’è alcuna possibilità: non – puoi – seguirmi–!”
“D’accordo, come vuoi tu.” Fu la semplice risposta
dell’altro, ma il tono noncurante con cui erano state pronunciate e il solito,
compiaciuto ghigno stampato in faccia, facevano di quelle parole le più false che Harry avesse mai sentito.
Guardando con la coda dell’occhio agli altri due
occupanti della stanza, che li stavano osservando attentamente, Harry decise
che sarebbe stato meglio continuare quella conversazione in privato. Lanciò
un’occhiata a Tom con il chiaro significato di Non è finita qui e tornò a rivolgersi verso Meredith e Orion,
inconsciamente risistemandosi intorno alla vita il braccio del Prefetto.
“Lasciamo stare… stavamo dicendo?”
Orion fece rimbalzare per un attimo lo sguardo tra
Harry e Tom, poi, evidentemente decidendo fosse meglio non immischiarsi in una
discussione tra amanti, scosse la testa e riprese il discorso:
“Harry, io e Meredith abbiamo parlato un po’ mentre voi eravate… fuori… e beh,” assottigliò gli
occhi, “non pensare per un secondo che tu sia perdonato ma… volevamo chiederti
una cosa: per questa tua ‘missione segreta’,” disse
accentuando le parole disegnando un paio di virgolette in aria con le dita,
ignorando le proteste di Harry su come la sua non fosse per niente una
missione, “hai detto che hai tempo due mesi e poi te ne andrai, giusto?”
Al segno affermativo di Harry continuò, “E se non facessi in tempo a fare… qualunque cosa tu debba fare, cosa
succederebbe?”
Il ragazzo scrollò le spalle. “Non farebbe alcuna
differenza, dovrei partire comunque.”
Sorprendentemente, Orion si limitò ad annuire. “E
se finissi prima?”
Harry gli lanciò un occhiata
inquisitoria, cercando di capire dove volesse andare a parare. “Uguale,
dovrei andarmene tra due mesi in ogni caso. Come cercavo di dirvi, non dipende da me.”
Rispose, enfatizzando le ultime parole.
“Bene!” esclamò Orion con un sorriso, “Quindi
perché non ti fai aiutare?”
Harry sbatté un paio di volte le palpebre. “Come
scusa?”
“Ma si,” insistette il
Serpeverde, “se tanto non possiamo fare nulla perché tu non parta, e se il
giorno della tua partenza non dipende dal successo o meno di questa ‘missione segreta’, l’unica cosa che possiamo fare è
aiutarti. Prima ci leviamo dalle scatole questa ‘missione segreta’,
più tempo avrai da spendere con noi senza preoccupazioni, o sbaglio?”
Harry era rimasto spiazzato. Non gli era passato
per la testa nemmeno per un minuto la possibilità di chiedere aiuto, e sebbene
solo qualche ora prima gli sarebbe sembrata un’idea assurda, non riusciva a
trovare un’immediata obbiezione al discorso di Orion. Quali rischi correva?
Potevano scoprire qualcosa del futuro, aiutandolo a cercare il libro? Ma non
sapevano nemmeno che lui veniva dal futuro… e se avessero
chiesto spiegazioni, beh, lui ufficialmente non poteva dire niente,
giusto?
E poi era vero che le ore che passava in Biblioteca
erano tutti minuti rubati al tempo che avrebbe potuto spendere insieme a Orion,
a Meredith… a Tom…
“Non so Orion…” rispose ancora leggermente
titubante, “quello che dici ha senso, però…”
“Andiamo, non sarà certo qualcosa di spericolato e
impossibile che solo chi ha avuto un addestramento da Auror
può portare a termine!” ribatté il ragazzo. Poi si fermò e lanciò un’occhiata
ansiosa a Harry, “… non è qualcosa di spericolato e impossibile che solo chi ha
avuto un addestramento da Auror può portare a
termine, vero?”
Il ragazzo rise. “No, no, non preoccuparti. Anzi, è
piuttosto noioso in realtà.”
“Di che si tratta?” chiese Meredith.
Harry si morse un labbro ancora per qualche secondo
indeciso, poi sospirò. “Sto cercando una cosa.”
Tom, che fino ad allora non aveva parlato, si voltò
interessato. “Qui a Hogwarts?”
Harry annuì.
“Avanti, dai, di che si tratta?” lo incitò Orion.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, poi,
finalmente, rispose.
“Un libro.”
Per qualche secondo nessuno parlò, poi:
“Un libro?”
“Un libro?!”
Perfino Tom alzò un sopracciglio a metà tra il
sorpreso e lo scettico.
Harry guardò i compagni con espressione spiazzata,
colto alla sprovvista dalle loro reazioni. “Si. C’è qualcosa che non va?”
Orion si grattò la testa. “Beh, no, presumo di no. Solo… boh, mi aspettavo
qualcosa di diverso.” Rispose con una risatina
imbarazzata.
“Ecco perché passi così tanto tempo in Biblioteca…”
mormorò Meredith, come se le si fosse appena svelato
un grande mistero, “E io che ero convinta ti impegnassi tantissimo negli studi.”
Il sopracciglio di Tom non si era ancora abbassato.
“E quale sarebbe, sentiamo, questo fantomatico libro? E poi perché cercarlo
qui?”
“Sono sicuro che sia qui,”
rispose lui con un sospiro, “almeno in questo an–posto,
in questo posto.” Si salvò all’ultimo,
cercando di ignorare il modo in cui il Prefetto aveva assottigliato gli occhi
nel sentire il suo lapsus, “Comunque il titolo è Anima e Corpo: Condanne e Beatitudini dei
Legami Magici.”
“Il titolo?
Ma se hai il titolo qual è il problema? Vai dalla bibliotecaria e chiedi.” Intervenne Orion.
Ma Harry scosse la testa, mentre registrava
distrattamente Tom spostarsi e scioglierlo dalla presa del suo braccio, “Non è
così semplice: prima di tutto è nel Reparto Proibito, e non posso certo
presentarmi alla bibliotecaria senza un permesso firmato da un professore.”
Il Serpeverde sollevò entrambe le sopracciglia.
“Reparto Proibito? E a che diavolo ti serve un libro del genere? No, vabeh, lascia stare,” disse quando
vide Harry aprir bocca per ribattere, “ho capito l’antifona ‘non posso dirvelo’” gli fece il verso.
“Anima e
Corpo: Condanne e Beatitudini dei Legami Magici…” sussurrò Meredith
pensierosa, mentre Harry fulminava Orion con lo sguardo, “Non l’ho mai sentito,
ma è anche vero che non ho mai fatto ricerche nel
Reparto Proibito.” Si rivolse ad Harry, “Anche quei
libri però dovrebbero essere catalogati nei registri, hai provato a guardare lì
in quale scaffale si trova?”
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli in un
gesto nervoso, sentendo riaffiorare la frustrazione che lo accompagnava sempre quando si trattava della sua ricerca. “È lì che le cose cominciano ad essere strane: ho controllato i registri, ma non c’è
nella posizione che lì è segnata. L’unico indizio che ho è che qualcuno l’ha
preso in prestito più di due mesi fa e stranamente il nome non è segnato. Come al solito la data di restituzione è per quindici giorni dopo
e sebbene non c’è traccia di alcun richiamo per un ritardo, non c’è neppure una
conferma di restituzione… il che in realtà potrebbe voler dire qualunque cosa.”
Finì di spiegare con voce esasperata.
Vide la Corvonero aggrottare le sopracciglia. “È
strano che ci sia un buco del genere nei registri; conosco la bibliotecaria ed
è davvero scrupolosa nel suo lavoro…”
“Beh, tutti possono sbagliare una volta, la sfiga è
che doveva capitare proprio su questo.” Ribatté Orion
con una scrollata di spalle. Poi si rivolse di nuovo a Harry, “E quindi cosa stai facendo adesso?”
Il ragazzo sbuffò. “Sto continuando a cercarlo
nella Sezione Proibita, sperando che sia stato rimesso fuori posto per sbaglio.
Poi sai come sono i libri in quegli scaffali, sono così vecchi che molti non
anno nemmeno il titolo scritto in copertina… forse c’è e non l’ho ancora
trovato…”
Il Serpeverde lo guardò con aria scettica. “E se
fosse stato messo per sbaglio nel resto
della Biblioteca? Non puoi andare a sfogliare ogni singolo libro!”
Harry gli lanciò un’occhiata irritata, “Tu hai
un’idea migliore per caso?” ribatté.
Orion non rispose, evidentemente dandogli ragione,
e per qualche secondo nessuno parlò, tutti presi dai loro pensieri
mentre cercavano di trovare una via d’uscita. Fu solo in quel momento di
quiete che Harry notò che Tom era rimasto in silenzio per tutta la discussione.
“Tom?” lo chiamò piano, rendendosi conto per la
prima volta che il Prefetto si era allontanato da lui fino all’altro lato del
divano e stava fissando il fuoco scoppiettante nel camino, con espressione
assorta.
Sentendosi chiamare si voltò, ed Harry aveva
cominciato a capire abbastanza del ragazzo per sapere che l’espressione che
aveva in volto non aveva nulla di rilassato.
“Hai detto che se anche non trovi questo libro,
dovrai partire comunque.” Disse poi, rivolgendosi
direttamente a lui. Al cenno affermativo di Harry continuò, “È così poco importante
quindi? Puoi farne a meno tanto facilmente?”
E quella era la sua preoccupazione maggiore, tra
tutte – si poteva contare su Tom nel trovare sempre la principale debolezza – e
gli riportava alla mente uno dei piani più pericolosi e sconsiderati che aveva
mai pensato di poter mettere in atto, anche più di quello di essere andato cinquant’anni nel passato:
Farlo di nuovo.
Perché no? Se – nell’ipotesi peggiore – fosse stato costretto a tornare nel presente a mani vuote,
cosa gli impediva di rifare la stessa identica cosa, prendere una giratempo, lanciarla nel velo e dire anno esatto e luogo
dove sarebbe voluto arrivare?
La parte assennata di Harry – quella che suonava
sospettosamente come la voce di Hermione – gli faceva
notare ogni volta che ci pensava che un viaggio nel tempo non era esattamente
come un viaggio in aereo, che era stato fin troppo
fortunato a non essersi dissolto nel nulla nel mezzo della dimensione
spazio-temporale e che prima che fosse stato capace di trovare un’altra giratempo Hermione avrebbe avuto
il tempo di spellarlo vivo per averlo
fatto già una sola volta.
E nonostante tutti questi vincoli, non era mai
nessuno di quelli a fargli abortire il piano e sotterrare il pensiero, ma…
Tom non
ricorderà nemmeno di avermi mai incontrato.
Era una doccia gelida il pensiero, e davvero non
gli serviva pensarci sopra per sapere che non sarebbe mai riuscito a vivere
dentro Hogwarts, seppure di nascosto, sapendo che Tom era lì a qualche metro di
distanza, mangiando, studiando, dormendo, il tutto senza essere nemmeno
consapevole della sua esistenza.
Perché come poteva finire altrimenti? Se il Velo lo
avesse riportato nell’esatto punto e momento del suo primo arrivo, avrebbe
incontrato un Tom che lo vedeva per la prima volta; e se anche lo avesse
straordinariamente riportato appena poco dopo il momento della sua partenza,
Harry sapeva ciò che sarebbe stato costretto a fare prima di ritornare nel
presente: cancellare i ricordi del loro incontro, perché non poteva rischiare
di fallire e cambiare così drasticamente il futuro.
Ma come era Tom a fargli scartare la possibilità,
era sempre lui a tenere una piccola fiammella di speranza viva, perché – se
fosse riuscito a trovare un modo per non dover cancellare la memoria a Tom e
preservare il futuro? Se il Velo avesse potuto portarlo nel momento esatto?
Tre mesi in più con Tom. Tre mesi. Dio, avrebbe dato un occhio anche solo per un giorno in
più…
Si morse un labbro, guardando l’espressione atona
del Prefetto mentre lo fissava. “No, quel libro mi serve
assolutamente.” Disse infine cauto, “Non ne sono sicuro… ma
è possibile che io ritorni, per altri tre mesi intendo, nel caso non lo
trovassi… ma non è certo!” Si affrettò ad aggiungere, più per sé stesso che non
per Tom.
Gli occhi del Prefetto brillarono per un istante di
una luce strana, poi semplicemente annuì e si avvicinò di nuovo, riprendendo la
sua posizione di prima, intrufolando un braccio dietro alla schiena di Harry
per stringerlo al suo fianco in una presa che il ragazzo cominciava a trovare un
po’ troppo possessiva, nonostante il
sospiro contento che gli sfuggì dalle labbra al contatto con il calore
dell’altro.
Lanciò un’occhiata a Orion e Meredith per vedere
come avevano preso la notizia di un suo possibile ritorno, ma li trovo a
parlottare tra loro. Dovevano aver pensato che la loro fosse
una conversazione tra ‘fidanzati’ e aver loro lasciato un po’ di privacy.
‘Beh, meglio così,’ pensò Harry
tra sé, ‘meglio parlarne tra due mesi che dar loro adesso false speranze…”
Si schiarì la gola per catturare la loro
attenzione. “Quindi… mi aiuterete a trovarlo?”
“Certo! Cosa stiamo parlando a fare da un’ora
sennò?” rispose Orion entusiasta, “Dobbiamo solo metterci d’accordo per il
quando. Che ne dite di mercoledì pomeriggio?”
“Dopodomani? Perché non domani?” ribatté Tom con
voce annoiata. Harry si girò per guardarlo negli occhi: sembrava
improvvisamente disinteressato, come se l’argomento lo riguardasse appena.
Nonostante fosse sicuro che il Prefetto stesse
sentendo chiaramente il suo sguardo inquisitorio, visto che non riceveva alcuna
risposta, tornò a concentrarsi sulla discussione, mettendo da parte per un
secondo momento le domande.
“Domani ho gli allenamenti di Quidditch,
stessa cosa venerdì.” Rispose Orion scrollando la
testa.
“Ma mercoledì io e Tom abbiamo il Lumaclub, non possiamo saltarlo…” ribatté Meredith. Harry
rimase un attimo sorpreso nel sentire che anche la ragazza era entrata nel club
di Lumacorno ma, conoscendo il professore, era praticamente impossibile
che non si fosse interessato nell’unica studentessa che era stata capace di
saltare due anni di scuola.
Orion si grattò il mento pensieroso. “Giovedì?
Qualcuno ha qualche impegno?”
Harry alzò spalle. “Io sono sempre libero.” Rispose
con voce stanca. Dio, non vedeva l’ora di poter tornare in camera per farsi la
doccia più lunga della sua vita.
Intanto anche gli altri scossero la testa.
“Perfetto! Allora siamo d’accordo.” Disse Orion
allegro battendo le mani sui braccioli della poltrona. Poi, guardando dritto in
faccia a Tom e Harry, aggiunse: “Ora, forse, potete finalmente dirci come mai
siete ricoperti da capo a piedi di polvere, avete i vestiti ridotti in quel
modo e… è sangue quello che hai sulla
faccia Tom?”
I due ragazzi in questione si scambiarono
un’occhiata, poi Harry lasciò cadere all’indietro la testa sulla spalla di Tom
con un gemito sofferente, pregando che al Prefetto venisse un improvviso,
irrefrenabile impulso di parlare a macchinetta per i prossimi dieci minuti.
Lui aveva raggiunto la quota massima di mezze verità
da raccontare, per quel giorno.
A.N.: sono di fretta (quando
mai non lo sono?) e la decisione di pubblicare il capitolo così è dell’ultimo
momento, quindi meglio che mi sbrighi prima che cambi idea XD.
Se qualcuno legge il mio blog,
saprà qual è stato il problema, e che quindi dovete aspettarvi un bizzarro
aggiornamento 25.5 tra qualche giorno ^^
È davvero l’unica soluzione a cui
sono riuscita ad arrivare, ma non credo che ci sia nulla di cui lamentarsi :P
Ditemi cosa ne pensate di questo, se avete qualche
domanda o c’è qualcosa che non vi torna chiedete pure!
P.S.: risposte alle recensioni
come al solito sul blog (vedere profilo). Ma credo
che le metterò nella mattina di domani o nella tarda notte oggi. ^^”