Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Lien    27/06/2008    26 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 25/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 25.  Futuro su Mezze Verrità

 

 

 

“In poche parole, non sei davvero uno studente.

 

“No.”

 

“E non sei neanche mai stato in Australia.

 

Sospiro. “No.”

 

“E Evans non è nemmeno il tuo vero cognome.

 

Mani nei capelli. “No.”

 

“E non puoi dirci né da dove vieni né come ti chiami realmente.

 

Harry si spettinò i capelli con una mano, mentre sospirava per l’ennesima volta. Guardò ora Meredith, ora Orion, entrambi seduti di fronte a lui su due comode poltrone, lei zitta e pensierosa, lui a braccia incrociate e inquisitorio.

 

“Sentite ragazzi, credetemi se vi dico che se solo potessi vi racconterei ogni cosa, ma non posso. Sto già rischiando tantissimo nel dirvi così poco…” si fermò, mordendosi un labbro. Voltò la testa verso la sua destra, dove seduto sul divanetto di fianco a lui stava Tom, ma il ragazzo si stava inespressivamente osservando le dita di una mano.

 

Orion seguì lo sguardo di Harry e anche la sua attenzione si spostò sul Prefetto. “E tu Tom non dici niente? Immagino sapessi già tutto…”

 

Il ragazzo si limitò a rivolgergli uno sguardo condiscendente. “So poco più di quello che vi ha appena raccontato, ma certo da un bel po’ di tempo: chi credi che glieli abbia procurati dei documenti falsi, la Fata Turchina?”

 

Orion, inaspettatamente, assunse un’espressione confusa. “Certo che no, non è morta negli anni venti? E poi che centra?”

 

Harry e Tom si scambiarono un’occhiata in tralice, ma tornarono in fretta a rivolgere la loro attenzione agli altri due compagni, prima che potessero notare le espressioni divertite sui loro volti.

 

Meredith, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, parlò per la prima volta: “È per non rivelare la tua identità che hai scelto un cognome babbano allora?”

 

“No, in realtà in un certo senso Evans è anche il mio cognome, era quello di mia madre infondo.

 

“Questa cosa non ha senso,” Ribatté nuovamente Orion, “com’è possibile che non possiamo neanche sapere come ti chiami?”

 

“Dai, Orion, se ha detto che non può dircelo, non potrà davvero…” intervenne con voce flebile Meredith cercando di calmare l’amico.

 

“Ma nemmeno il suo nome! Cos’ha paura che succeda, che lo cerchiamo sull’elenco della Metropolvere e gli facciamo gli scherzi via camino?”

 

“Forse non ti è venuto in mente, Black” si intromise Tom derisorio, “che se usa un nome falso, sotto mentite spoglie, per un certo periodo di tempo, è chiaramente in incognito. Se volete proprio saperlo, da come la vedo io assomiglia tanto ad una–

 

“– missione…” finì la frase Meredith in un soffio.

 

E Harry, che aveva seguito lo scambio di battute sentendo una vena di panico cominciare a salirgli in gola, si trovò improvvisamente con tre paia di occhi focalizzati completamente su di lui, i loro sguardi percorrere la sua intera figura fino al minimo dettaglio.

 

Fu Orion a rivolgerglisi per primo, con espressione metà tra il sorpreso e il meravigliato.

 

“Sei un soldato.”

 

Harry sbarrò gli occhi. “Oh no, nononono, non cominciate nemmeno. Niente speculazioni, niente tiri ad indovinare, niente discussioni: quello che potevo dirvi ve l’ho detto, dimenticate qualunque altra cosa. si affrettò a mettere le cose in chiaro il ragazzo, “Per l’amor del cielo, non provate a indovinare.”

 

Di tutta risposta, Orion alzò semplicemente un sopracciglio, “Che ti aspettavi scusa, che avremmo accettato questa mezza spiegazione senza fare domande?”

 

“Ma sei stato tu per primo a dirmi che non importava quale fosse la mia storia, o perché nascondessi il mio aspetto! Che l’unica cosa che conta è che io sia qui!” ribatté ricordando le vecchie parole dell’amico.

 

Il Serpeverde si passò una mano tra i capelli. “Si, è vero, ma – per Merlino – stavo pensando a qualcosa di molto più semplice, non che tu fossi una specie di… agente segreto o cosa. Poi, prima che Harry potesse rispondere, si girò di scatto verso Tom. “Ehi, aspetta un secondo, cosa vorresti dire con ‘per un certo periodo di tempo?”

 

Tom si limitò ad alzare le sopracciglia e guardare Harry, invitandolo a rispondere. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo in direzione del Prefetto, ormai capendo che se stava cercando un po’ di appoggio, non l’avrebbe trovato nel suo… ragazzo?

 

“Beh?” arrivò spazientita la voce di Orion.

 

Scosse la testa, cercando di concentrarsi e non pensare a cos’era successo non tanto tempo prima in Biblioteca. Rigirandosi nella mante la domanda di Orion, alla ricerca di una possibile via d’uscita, si mordicchiò il labbro inferiore: quella era sicuramente la parte più difficile da dire e non c’era modo che i due amici la potessero prendere bene.

 

“Quello che Tom voleva dire è che… l’anno prossimo non sarò più a Hogwarts. Strizzò gli occhi, “Anzi, parto tra due mesi.

 

Se qualcuno pensava che soltanto nei fumetti le persone rimanessero a bocca aperta, si sarebbe ricreduto nel vedere l’espressione di Orion. Ed Harry rimase sorpreso quando a scattare in piedi fu Meredith, approfittando della temporanea impossibilità a parlare coerentemente del compagno.

 

“Due mesi? Te ne andrai tra due mesi?!

 

Harry sospirò. “Si.”

 

La Corvonero sembrò per un attimo entrare nello stesso stato di Orion, ma in pochi secondi il viso le si arrossò, e lui dovette ricordarsi che quelle poche volte che la ragazza cominciava ad alzare la voce, perdeva completamente ogni velo di timidezza.

 

“Tu – tu…! Non te ne puoi andare! Non puoi!”

 

“Mere, cerca di capire, non dipende da me –”

 

Ma la ragazza non si lasciava placare così facilmente “No, cerca di capire tu invece!” ribatté infervorata, “Hai solo una vaga idea di come fossero le giornate prima che arrivasti, almeno per me? Cosa vuol dire svegliarsi solo per seguire le lezioni, fare i compiti e tornare a dormire? Non avere nessuno con cui parlare, scherzare, non avere nessun amico?”

 

Harry non rispose, perché non c’era una risposta che avrebbe potuto consolarla, almeno non senza dover contenere per forza una bugia. Poté solo continuare ad ascoltarla, guardando con una stretta al cuore i suoi occhi farsi lucidi.

 

“E poi sei arrivato tu e finalmente c’era qualcuno! E ho conosciuto anche Orion, e Tom, e i miei compagni di Casa non mi fanno più nulla perché improvvisamente non sono più così piccola, o così sola e impotente…” sbatté gli occhi, forse per ricacciare indietro le lacrime, “Adesso mi vuoi dire che era solo una piccola pausa, che tempo due mesi tornerà tutto come prima. Che ci lascerai di nuovo soli…”

 

“Meredith, io non…” Harry deglutì, “Se fosse per me… credimi, le cose andrebbero in un altro modo. Ma non dipende da me! Non posso fare nulla!” cercò di ribattere. Era la verità, non c’era dubbio, ma sapeva anche bene che non aiutava a rendere le cose migliori, e anche alle sue stesse orecchie quelle parole non sembravano che deboli scuse.

 

Cercò un altro appiglio. “E poi non sarai sola, ci sarà sempre Orion! E sì, anche Tom…” si voltò verso l’altro seduto sulla poltrona, “Dai, diglielo anche tu!”

 

Ma Orion non stava nemmeno guardando Harry, era invece voltato verso Tom.

 

“E tu non dici nulla? Lo lasci andare così, semplicemente?”

 

Harry si irrigidì, perché improvvisamente la temperatura dentro la stanza sembrava essersi abbassata vertiginosamente, e aveva il brutto presentimento che quelle parole non avrebbero portato a nulla di buono.

 

“Orion…” cercò di ammonire il ragazzo, sperando vivamente che la conversazione non stesse prendendo la piega che temeva. Lanciò un’occhiata a Tom, sedutogli di fianco, non sorprendendosi nel trovarlo impassibile come sempre.

 

L’altro Serpeverde non gli diede retta e continuò ad indirizzare il Prefetto. “E io che pensavo ci tenessi, almeno un minimo, e invece era solo un altro dei tuoi giochetti, un passatempo.

 

“Basta Orion, dacci un taglio!” gli sibilò Harry, notando con un po’ di apprensione che la mano che Tom stava tenendo appoggiata sul divano di fianco a lui si era stretta in un pugno e aveva cominciato a tremare.

 

“Avanti Tom, allora deve essere un sollievo il pensiero che tra due mesi partirà. Che per tutto il resto della tua vita non lo rivedrai mai, mai pi–

 

Sbam!

 

Tom era in piedi, i palmi aperti contro il tavolino di vetro che aveva colpito con tanta forza che era un miracolo non fosse andato in frantumi. Testa bassa, abbastanza da coprirgli l’espressione in volto, ma non c’era alcun bisogno di guardarlo in faccia per capire il suo stato d’animo. Ci fu qualche secondo di silenzio, dove tutti erano rimasti troppo sorpresi per potersi muovere, prima che Tom rizzasse la schiena, girasse su se stesso e si precipitasse fuori dalla Stanza delle Necessità, sbattendosi la porta alle spalle.

 

“Tom!” lo chiamò invano Harry, alzandosi a sua volta. Senza nemmeno guardare in faccia gli altri due compagni corse fuori dalla stanza, ignorando la voce di Meredith che lo chiamava.

 

Appena si chiuse la porta alle spalle – che sparì come se non ci fosse mai stata – si fermò dopo appena un passo, voltando la testa da un lato e dall’altro alla ricerca del ragazzo. Lo trovò subito, appena alla fine del corridoio, con la schiena rivolta verso di lui e il viso verso il muro, i pugni chiusi ai lati del corpo, come se fosse stato nel mezzo di una corsa e si fosse imposto da solo di fermarsi, bloccandosi in stallo lì, davanti alla parete.

 

In pochi secondi Harry gli era già di fianco. “Tom…”

 

Nessuna risposta. Harry gli prese una manica e la tirò piano, ma il braccio dell’altro rimase rigido e immobile, e il ragazzo non si voltò nemmeno a guardarlo.

 

Prendendo un profondo respiro continuò: “Lo so che tutto quello che ha detto Orion era solo per farti reagire, so che…” si fermò, lanciando un’occhiata ai lineamenti impassibili dell’altro, “so che non lo pensa davvero. So che tu non lo pensi.

 

Un tremito delle palpebre fu l’unica risposta che ricevette, e ad Harry stava crescendo una voglia enorme di prendere per un braccio il Serpeverde e scaraventarlo contro il muro, giusto per estorcere – per una volta – una qualunque emozione da quella fredda corazza che erano le sue espressioni. Per riuscirci ci sarebbe riuscito, la forza certo non gli mancava.

 

Ma, sapeva, non sarebbe servito a nulla, ed erano successe troppe cose in troppo poco tempo, ed era ancora così stanco, fisicamente, emotivamente, non lo sapeva più neppure lui.

 

Tom pensava forse che non gliene fregasse niente? Credeva che quella situazione fosse anche solo un briciolo meno dolorosa per lui di quanto non lo fosse per gli altri?

 

Non si era lasciato nemmeno il tempo di pensarci, in quale casino si era andato a cacciare, e l’aveva fatto per puro spirito di conservazione, perché chi sapeva a quale conclusione sarebbe arrivato se si fosse fermato a ragionare?

 

E Tom si comportava come se lui, Harry, lo stesse facendo apposta a voler a tutti i costi abbandonarlo, come se non si sentisse il sangue ghiacciare nelle vene ogni volta che pensava alla sua partenza… al doverlo lasciare… al doverlo uccidere

 

E Harry era così convinto che il cuore gli battesse tanto forte da farsi sentire da tutta Hogwarts quando Tom gli era vicino, che gli era sembrato ovvio che anche l’altro ragazzo lo sentisse fermarsi improvvisamente ogni volta che la sua partenza veniva nominata.

 

Alzò gli occhi sul viso di Tom – sul viso perfetto di Tom – e si trovò stanco anche di sapere che c’era qualcosa dietro ai suoi baci, e di non poterglielo mai vedere riflesso negli occhi.

 

“Tom, ti prego…” sospirò, quanto più vicino ad una supplica sarebbe mai andato.

 

Doveva esserci stato davvero qualcosa nel suo tono voce, perché il Prefetto alzò lo sguardo verso il soffitto e rilassò le mani, mettendole nelle tasche dei pantaloni.

 

“’Quasi due mesi’ è un po’ vago come periodo. Disse infine, “Quanto tempo ti resta, di preciso? Quando dovresti partire?” aggiunse voltandosi finalmente a guardare Harry in faccia.

 

L’altro si fermò un attimo sbattendo gli occhi spiazzato, non tanto perché fosse una domanda inaspettata, ma perché seppure ne avesse un’idea vaga, aveva sempre – anche solo inconsciamente – rimandato il pensiero di contare i giorni ad un altro momento.

 

“Non lo so di preciso…” e si sarebbe voluto picchiare da solo, perché cosa avrebbe fatto se il tempo fosse finito senza che lui se ne fosse accorto, e l’incantesimo l’avesse rispedito nel presente senza che lui avesse trovato il libro? “Ricordi che giorno era, la prima volta che ci siamo incontrati?” chiese a Tom.

 

Lo sguardo del Serpeverde si fece distratto, come se stesse rivivendo nella mente quel ricordo. “Era il diciotto Ottobre. Disse infine, e Harry fu contento di vedere che non era riuscito a nascondere del tutto un piccolo sorrisetto che gli era spuntato sulle labbra al pensiero di come era finito il loro primo incontro. Quello schiantesimo – Harry ne era sicuro – non gli era mai stato perdonato.

 

Avrebbe voluto rimanere a pensare ai ricordi dei giorni passati – molto meno dolorosi dei pensieri di quelli futuri – ma la domanda del Prefetto non aveva ancora ricevuto una risposta.

 

“Il diciotto Gennaio, quindi.” Rispose, deglutendo.

 

Tom si voltò completamente verso di lui, sorriso completamente scomparso, rimpiazzato da qualcosa che non era impassibilità, ma nemmeno rabbia. “Quindi è così, sei deciso ad andartene.

 

Tom che – coglione che sei!

 

“Ma perché nessuno riesce a capirlo?” esclamò Harry alzando le braccia al cielo, “Non – dipende – da – me - !” sibilò, “E tu mi guardi come… come se fosse colpa mia, come se volessi andarmene! Come diavolo puoi solo pensare che io voglia lasciarti? Dio, se fosse per me io – io –”

 

“Tu cosa?” rispose Tom, e l’altro registrò vagamente come fosse strano che tra i due quello calmo sembrasse il Serpeverde, “Cosa faresti, se fosse per te? Non te ne andresti?”

 

La risposta automatica Si! gli rimbombò per con veemenza nel cervello, e aveva già aperto la bocca per rispondere quando, implacabili, le immagini dei volti di Ron, Hermione, Ginny, Remus e tutta la sua squadra gli vennero prepotenti alla mente. Serrò la bocca di scatto e strinse i pugni, mentre un’onda di sensi di colpa lo sommergeva.

 

Se ci fosse stato un modo per raggirare il Velo e farlo rimanere nel passato, lo avrebbe mai sfruttato? Avrebbe abbandonato tutti i suoi amici al loro destino? Tutte le persone che credevano in lui, l’intero Mondo Magico?

 

Avrebbe rischiato di cambiare completamente il corso del tempo? Sarebbe stato disposto a rimanere nel passato, sapendo di poter compromettere la stessa nascita di tutte le persone che conosceva?

 

Dentro di sé sapeva già la risposta, la sentiva chiara e forte. Sapeva che nonostante ciò che Tom significava per lui, c’erano cose che avrebbero sempre preso il primo posto tra le sue priorità. Anche se lui non lo voleva, anche se non erano più importanti. Era la storia della sua vita.

 

Ma guardando negli occhi Tom, in quel momento, e vederlo così bello, così potente, così brillante… e sapere che nel momento in cui lui, Harry, se ne fosse andato, lo avrebbe condannato a diventare un mostro... quelli erano sensi di colpa più atroci di qualunque altri.

 

Perché era lui ora l’unica speranza di Tom: non Orion, non Alden, ma lui. Era l’unico che avrebbe potuto mostrargli un’altra strada, fargli capire quanto si stava perdendo, insegnarli poco a poco quanto era diverso il sapore della vita con qualcuno al proprio fianco.

 

E invece quando sarebbe partito, Tom avrebbe dimenticato tutto, si sarebbe trasformato col tempo nella creatura peggiore che avesse mai camminato sulla faccia del pianeta.

 

Cosa faresti, se fosse per te?

 

Le parole gli uscirono dalla bocca prima che potesse controllarle.

 

“Ti porterei via con me.”

 

Vide gli occhi di Tom allargarsi per un attimo sorpresi e dovette trattenersi dal tapparsi la bocca con una mano, allarmato ora dal sorrisino che si stava delineando sulla bocca del Serpeverde, troppo felice per essere definito un ghigno e troppo – troppo Tom per poter essere chiamato un sorriso.

 

“Sarà quello che farò allora, verrò via con te. Disse il Prefetto, scrollando le spalle come se non si trattasse di nulla di difficile, ma senza mai abbandonare il suo strano sorriso.

 

Harry, invece, si stava allarmando non poco. “No, no, Tom, aspetta, tu non – non ti posso portare con me! Era solo… non volevo dire quel –”

 

“Vuoi dire che non mi vuoi?”

 

“Ma certo che ti voglio, idiota, quello che volevo dir… oh, lo stai facendo apposta, vero? Dai ascoltami, io sono serio! Non puo –” ma venne interrotto da un paio di labbra sulle proprie, veloci, in un piccolo bacio a stampo che ebbe giusto l’effetto di zittirlo momentaneamente.

 

“Ma che fai Tom!” protestò Harry quando un braccio gli circondò la vita, e un altro bacio a stampo gli venne recapitato sulle labbra. Sbattendo gli occhi, una volta che il Serpeverde si fu di nuovo allontanato, Harry aggrottò le sopraciglia, cercando di divincolarsi dalla presa.

 

“Dai, Tom, è un discorso serio, dobbiamo parlarne con calm–” bacio di nuovo, “– e smettila dai–” bacio ancora, e questa volta Harry si lasciò sfuggire una mezza risatina, perché era semplicemente così assurdo e infantile il comportamento del Serpeverde, in una situazione come quella.

 

Però quella volta le labbra di Tom non si allontanarono subito, anzi si aprirono e un brivido scese lungo la schiena di Harry quando sentì la lingua calda dell’altro chiedere il permesso di entrare, bagnandogli le labbra. Con un sospiro a metà esasperato e a metà avido, il ragazzo si sciolse nel bacio, lasciandosi scappare un gemito quando sentì i movimenti di Tom farsi più passionali, cercando un appiglio nel far scorrere le mani prima sulle spalle, poi lungo il collo e infine tra i capelli del Serpeverde.

 

Non poteva resistergli. Non poteva resistergli in alcun modo e non gliene fregava niente.

 

Quando Harry sentì che di lì a poco le cose sarebbero degenerate nel mezzo del corridoio, si separò ansimando. Nonostante non avesse dimenticato la discussione, non provò più a parlare, accontentandosi di sfoggiare un pigro e contento sorriso sulle labbra tra le guance arrossate e il fiatone, mentre i loro nasi erano ancora abbastanza vicini da toccarsi.

 

Primo perché era sicuro che se avesse aperto bocca sarebbero uscite fuori le parole sbagliate – qualcosa più vicino a Dio, seguimi in capo al mondo che non Mi dispiace, non puoi venire con me. Secondo – motivo più serio – perché qualunque cosa Tom avesse cercato di fare, non vi era davvero un modo per aggirare il Velo, e quando il momento sarebbe arrivato, avrebbe risucchiato Harry, e solo Harry, nuovamente nel presente.

 

“Piaciuto lo spettacolo?” sentì la voce di Tom chiedere sarcastico.

 

Alzò la testa perplesso, tornando a concentrarsi sul presente, ma vide subito che il Prefetto non si stava rivolgendo a lui, ma aveva il volto girato verso il resto del corridoio.

 

Infatti dall’altro lato del corridoio Orion e Meredith erano fermi appena fuori dalla Stanza delle Necessità e li stavano fissando, uno con occhi sbarrati ed espressione visibilmente sorpresa, l’altra con un piccolo sorriso e le guance imporporate di imbarazzo.

 

Sinceramente, pensò Harry, quella scena cominciava ad essere ripetitiva.

 

“Ehm… noi eravamo venuti a cercarvi…” cominciò Meredith, ancora decisamente imbarazzata, se il suo colorito diceva qualcosa, “…perché Orion,” e qua il suo tono non aveva nulla di timido, “ deve delle scuse a qualcuno, non è vero?”

 

Il Serpeverde venne spinto in avanti, così risvegliato dallo stupore, e con un sorrisetto impacciato si grattò la testa. “Si, ecco… io non…” fece un’altro passo verso di loro, ma si fermò subito, voltandosi verso la Stanza delle Necessità. “Non è che potreste tornare qua? Non è proprio comodo parlare da un capo all’altro del corridoio…”

 

Harry sospirò e si districò dalla presa del Prefetto. “Dai, andiamo. Ci sono un sacco di cose di cui dobbiamo ancora parlare.

 

Tom non sembrava troppo propenso a muoversi, ma bastò che Harry gli prendesse una mano, intrecciasse le proprie dita con le sue e lo tirasse dolcemente per il braccio, che con uno sbuffo il Serpeverde cominciò a seguirlo, e in due raggiunsero gli altri.

 

Una volta che furono nuovamente tutti e quattro nella Stanza delle Necessità ripresero i propri posti, Orion e Meredith nelle poltrone e Tom e Harry sul divano, anche se stavolta gli ultimi due ne occupavano solo poco più di metà, avendo un braccio di Tom afferrato la vita dell’altro e trascinato il ragazzo il più vicino possibile al suo fianco.

 

Orion si schiarì la gola. “Quindi… state insieme?”

 

“Problemi, Black?” ribatté immediatamente Tom, con una nota minacciosa nella voce.

 

“Tom…” lo ammonì bonariamente Harry, sapendo che in realtà non aveva alcuna cattiva intenzione contro l’amico.

 

Ma Orion sollevò un lato della bocca in un mezzo sorriso. “Nessuno, nessuno… solo, volevo sapere se Harry è ufficialmente fuori dalla piazza.”

 

Passò qualche secondo di silenzio, in cui tutti aspettavano la risposta di Tom che sembrava non voler arrivare. Dopo un po’, vedendo che nessuno si muoveva ad andare avanti, Harry si decise a riprendere in mano le redini del discorso e interrompere l’infantile battaglia di sguardi tra i due Serpeverde. Aveva appena aperto la bocca, però, quando finalmente Tom parlò:

 

“Lo tocchi una sola volta e sei morto, Black.

 

“Tom!” si voltò indignato Harry verso il Prefetto, ma dall’altro lato del tavolino Orion scoppiò a ridere.

 

“Lascia stare Harry, è esattamente la risposta che volevo sentire. Disse ancora ridendo il Serpeverde, mentre Tom si limitava a stringere la presa sul suo ragazzo e Harry a scuotere la testa rassegnato davanti al comportamento dei due.

 

In tutto quello, Meredith si schiarì piano la gola. “Ehm, non che non sia contenta per voi e tutto, ma possiamo tornare all’argomento principale?”

 

Harry annuì. “Dove eravamo rimasti?”

 

“A te che te ne vai tra due mesi.” Rispose piatto Orion.

 

“Oh, giusto…”

 

“E a qualcuno che deve delle scuse, vero Orion?” intervenne Meredith lanciando un’occhiata al ragazzo in questione.

 

“Ehm, già…” Orion si passò una tra i capelli, prima di indirizzare gli altri due ragazzi, “Sentite, non dicevo sul serio prima, quando ho detto… vabbeh, lo sapete quello che ho detto. Insomma, mi dispiace. Da quello che ho visto  poi, è evidente che tu ci tieni a Harry.” Aggiunse con un sorrisetto guardando Tom, poi tornò serio, “Tra di voi tutto a posto? Non vorrei aver causato qualche screzio…”

 

Fu Tom a rispondere. “Tutto a posto.” Poi, sollevando un angolo della bocca in un ghigno, aggiunse. “Io partirò con lui.”

 

Un attimo di silenzio, poi:

 

“Davvero?”

 

“Puoi farlo?”

 

“Tom!”

 

Il Prefetto si voltò verso Harry, che in quel momento stava tentando di spostargli il braccio per potersi girare del tutto verso di lui.

 

“Tom, ti ho detto che non puoi venire con me!” ribatté una volta che ebbe rinunciato a smuovere il Serpeverde. “Sto dicendo sul serio, non c’è alcuna possibilità: non  – puoi – seguirmi–!

 

“D’accordo, come vuoi tu.” Fu la semplice risposta dell’altro, ma il tono noncurante con cui erano state pronunciate e il solito, compiaciuto ghigno stampato in faccia, facevano di quelle parole le più false che Harry avesse mai sentito.

 

Guardando con la coda dell’occhio agli altri due occupanti della stanza, che li stavano osservando attentamente, Harry decise che sarebbe stato meglio continuare quella conversazione in privato. Lanciò un’occhiata a Tom con il chiaro significato di Non è finita qui e tornò a rivolgersi verso Meredith e Orion, inconsciamente risistemandosi intorno alla vita il braccio del Prefetto.

 

“Lasciamo stare… stavamo dicendo?”

 

Orion fece rimbalzare per un attimo lo sguardo tra Harry e Tom, poi, evidentemente decidendo fosse meglio non immischiarsi in una discussione tra amanti, scosse la testa e riprese il discorso:

 

“Harry, io e Meredith abbiamo parlato un po’ mentre voi eravate… fuori… e beh,” assottigliò gli occhi, “non pensare per un secondo che tu sia perdonato ma… volevamo chiederti una cosa: per questa tua ‘missione segreta,” disse accentuando le parole disegnando un paio di virgolette in aria con le dita, ignorando le proteste di Harry su come la sua non fosse per niente una missione, “hai detto che hai tempo due mesi e poi te ne andrai, giusto?”

 

Al segno affermativo di Harry continuò, “E se non facessi in tempo a fare… qualunque cosa tu debba fare, cosa succederebbe?”

 

Il ragazzo scrollò le spalle. “Non farebbe alcuna differenza, dovrei partire comunque.

 

Sorprendentemente, Orion si limitò ad annuire. “E se finissi prima?”

 

Harry gli lanciò un occhiata inquisitoria, cercando di capire dove volesse andare a parare. “Uguale, dovrei andarmene tra due mesi in ogni caso. Come cercavo di dirvi, non dipende da me. Rispose, enfatizzando le ultime parole.

 

“Bene!” esclamò Orion con un sorriso, “Quindi perché non ti fai aiutare?”

 

Harry sbatté un paio di volte le palpebre. “Come scusa?”

 

“Ma si,” insistette il Serpeverde, “se tanto non possiamo fare nulla perché tu non parta, e se il giorno della tua partenza non dipende dal successo o meno di questa ‘missione segreta, l’unica cosa che possiamo fare è aiutarti. Prima ci leviamo dalle scatole questa ‘missione segreta, più tempo avrai da spendere con noi senza preoccupazioni, o sbaglio?”

 

Harry era rimasto spiazzato. Non gli era passato per la testa nemmeno per un minuto la possibilità di chiedere aiuto, e sebbene solo qualche ora prima gli sarebbe sembrata un’idea assurda, non riusciva a trovare un’immediata obbiezione al discorso di Orion. Quali rischi correva? Potevano scoprire qualcosa del futuro, aiutandolo a cercare il libro? Ma non sapevano nemmeno che lui veniva dal futuro… e se avessero chiesto spiegazioni, beh, lui ufficialmente non poteva dire niente, giusto?

 

E poi era vero che le ore che passava in Biblioteca erano tutti minuti rubati al tempo che avrebbe potuto spendere insieme a Orion, a Meredith… a Tom…

 

“Non so Orion…” rispose ancora leggermente titubante, “quello che dici ha senso, però…”

 

“Andiamo, non sarà certo qualcosa di spericolato e impossibile che solo chi ha avuto un addestramento da Auror può portare a termine!” ribatté il ragazzo. Poi si fermò e lanciò un’occhiata ansiosa a Harry, “… non è qualcosa di spericolato e impossibile che solo chi ha avuto un addestramento da Auror può portare a termine, vero?”

 

Il ragazzo rise. “No, no, non preoccuparti. Anzi, è piuttosto noioso in realtà.

 

“Di che si tratta?” chiese Meredith.

 

Harry si morse un labbro ancora per qualche secondo indeciso, poi sospirò. “Sto cercando una cosa.

 

Tom, che fino ad allora non aveva parlato, si voltò interessato. “Qui a Hogwarts?”

 

Harry annuì.

 

“Avanti, dai, di che si tratta?” lo incitò Orion.

 

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, poi, finalmente, rispose.

 

“Un libro.”

 

Per qualche secondo nessuno parlò, poi:

 

“Un libro?”

 

“Un libro?!

 

Perfino Tom alzò un sopracciglio a metà tra il sorpreso e lo scettico.

 

Harry guardò i compagni con espressione spiazzata, colto alla sprovvista dalle loro reazioni. “Si. C’è qualcosa che non va?”

 

Orion si grattò la testa. “Beh, no, presumo di no. Solo… boh, mi aspettavo qualcosa di diverso. Rispose con una risatina imbarazzata.

 

“Ecco perché passi così tanto tempo in Biblioteca…” mormorò Meredith, come se le si fosse appena svelato un grande mistero, “E io che ero convinta ti impegnassi tantissimo negli studi.”

Il sopracciglio di Tom non si era ancora abbassato. “E quale sarebbe, sentiamo, questo fantomatico libro? E poi perché cercarlo qui?”

 

“Sono sicuro che sia qui,” rispose lui con un sospiro, “almeno in questo an–posto, in questo posto.” Si salvò all’ultimo, cercando di ignorare il modo in cui il Prefetto aveva assottigliato gli occhi nel sentire il suo lapsus, “Comunque il titolo è Anima e Corpo: Condanne e Beatitudini dei Legami Magici.”

 

“Il titolo? Ma se hai il titolo qual è il problema? Vai dalla bibliotecaria e chiedi. Intervenne Orion.

 

Ma Harry scosse la testa, mentre registrava distrattamente Tom spostarsi e scioglierlo dalla presa del suo braccio, “Non è così semplice: prima di tutto è nel Reparto Proibito, e non posso certo presentarmi alla bibliotecaria senza un permesso firmato da un professore.

 

Il Serpeverde sollevò entrambe le sopracciglia. “Reparto Proibito? E a che diavolo ti serve un libro del genere? No, vabeh, lascia stare,” disse quando vide Harry aprir bocca per ribattere, “ho capito l’antifona ‘non posso dirvelo” gli fece il verso.

 

Anima e Corpo: Condanne e Beatitudini dei Legami Magici…” sussurrò Meredith pensierosa, mentre Harry fulminava Orion con lo sguardo, “Non l’ho mai sentito, ma è anche vero che non ho mai fatto ricerche nel Reparto Proibito.” Si rivolse ad Harry, “Anche quei libri però dovrebbero essere catalogati nei registri, hai provato a guardare lì in quale scaffale si trova?”

 

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli in un gesto nervoso, sentendo riaffiorare la frustrazione che lo accompagnava sempre quando si trattava della sua ricerca. “È che le cose cominciano ad essere strane: ho controllato i registri, ma non c’è nella posizione che lì è segnata. L’unico indizio che ho è che qualcuno l’ha preso in prestito più di due mesi fa e stranamente il nome non è segnato. Come al solito la data di restituzione è per quindici giorni dopo e sebbene non c’è traccia di alcun richiamo per un ritardo, non c’è neppure una conferma di restituzione… il che in realtà potrebbe voler dire qualunque cosa.” Finì di spiegare con voce esasperata.

 

Vide la Corvonero aggrottare le sopracciglia. “È strano che ci sia un buco del genere nei registri; conosco la bibliotecaria ed è davvero scrupolosa nel suo lavoro…”

 

“Beh, tutti possono sbagliare una volta, la sfiga è che doveva capitare proprio su questo. Ribatté Orion con una scrollata di spalle. Poi si rivolse di nuovo a Harry, “E quindi cosa stai facendo adesso?”

 

Il ragazzo sbuffò. “Sto continuando a cercarlo nella Sezione Proibita, sperando che sia stato rimesso fuori posto per sbaglio. Poi sai come sono i libri in quegli scaffali, sono così vecchi che molti non anno nemmeno il titolo scritto in copertina… forse c’è e non l’ho ancora trovato…”

 

Il Serpeverde lo guardò con aria scettica. “E se fosse stato messo per sbaglio nel resto della Biblioteca? Non puoi andare a sfogliare ogni singolo libro!”

 

Harry gli lanciò un’occhiata irritata, “Tu hai un’idea migliore per caso?” ribatté.

 

Orion non rispose, evidentemente dandogli ragione, e per qualche secondo nessuno parlò, tutti presi dai loro pensieri mentre cercavano di trovare una via d’uscita. Fu solo in quel momento di quiete che Harry notò che Tom era rimasto in silenzio per tutta la discussione.

 

“Tom?” lo chiamò piano, rendendosi conto per la prima volta che il Prefetto si era allontanato da lui fino all’altro lato del divano e stava fissando il fuoco scoppiettante nel camino, con espressione assorta.

 

Sentendosi chiamare si voltò, ed Harry aveva cominciato a capire abbastanza del ragazzo per sapere che l’espressione che aveva in volto non aveva nulla di rilassato.

 

“Hai detto che se anche non trovi questo libro, dovrai partire comunque. Disse poi, rivolgendosi direttamente a lui. Al cenno affermativo di Harry continuò, “È così poco importante quindi? Puoi farne a meno tanto facilmente?”

 

E quella era la sua preoccupazione maggiore, tra tutte – si poteva contare su Tom nel trovare sempre la principale debolezza – e gli riportava alla mente uno dei piani più pericolosi e sconsiderati che aveva mai pensato di poter mettere in atto, anche più di quello di essere andato cinquant’anni nel passato:

 

Farlo di nuovo.

 

Perché no? Se – nell’ipotesi peggiore – fosse stato costretto a tornare nel presente a mani vuote, cosa gli impediva di rifare la stessa identica cosa, prendere una giratempo, lanciarla nel velo e dire anno esatto e luogo dove sarebbe voluto arrivare?

 

La parte assennata di Harry – quella che suonava sospettosamente come la voce di Hermione – gli faceva notare ogni volta che ci pensava che un viaggio nel tempo non era esattamente come un viaggio in aereo, che era stato fin troppo fortunato a non essersi dissolto nel nulla nel mezzo della dimensione spazio-temporale e che prima che fosse stato capace di trovare un’altra giratempo Hermione avrebbe avuto il tempo di spellarlo vivo per averlo fatto già una sola volta.

 

E nonostante tutti questi vincoli, non era mai nessuno di quelli a fargli abortire il piano e sotterrare il pensiero, ma…

 

Tom non ricorderà nemmeno di avermi mai incontrato.

 

Era una doccia gelida il pensiero, e davvero non gli serviva pensarci sopra per sapere che non sarebbe mai riuscito a vivere dentro Hogwarts, seppure di nascosto, sapendo che Tom era lì a qualche metro di distanza, mangiando, studiando, dormendo, il tutto senza essere nemmeno consapevole della sua esistenza.

 

Perché come poteva finire altrimenti? Se il Velo lo avesse riportato nell’esatto punto e momento del suo primo arrivo, avrebbe incontrato un Tom che lo vedeva per la prima volta; e se anche lo avesse straordinariamente riportato appena poco dopo il momento della sua partenza, Harry sapeva ciò che sarebbe stato costretto a fare prima di ritornare nel presente: cancellare i ricordi del loro incontro, perché non poteva rischiare di fallire e cambiare così drasticamente il futuro.

 

Ma come era Tom a fargli scartare la possibilità, era sempre lui a tenere una piccola fiammella di speranza viva, perché – se fosse riuscito a trovare un modo per non dover cancellare la memoria a Tom e preservare il futuro? Se il Velo avesse potuto portarlo nel momento esatto?

 

Tre mesi in più con Tom. Tre mesi. Dio, avrebbe dato un occhio anche solo per un giorno in più…

Si morse un labbro, guardando l’espressione atona del Prefetto mentre lo fissava. “No, quel libro mi serve assolutamente.” Disse infine cauto, “Non ne sono sicuro… ma è possibile che io ritorni, per altri tre mesi intendo, nel caso non lo trovassi… ma non è certo!” Si affrettò ad aggiungere, più per sé stesso che non per Tom.

 

Gli occhi del Prefetto brillarono per un istante di una luce strana, poi semplicemente annuì e si avvicinò di nuovo, riprendendo la sua posizione di prima, intrufolando un braccio dietro alla schiena di Harry per stringerlo al suo fianco in una presa che il ragazzo cominciava a trovare un po’ troppo possessiva, nonostante il sospiro contento che gli sfuggì dalle labbra al contatto con il calore dell’altro.

 

Lanciò un’occhiata a Orion e Meredith per vedere come avevano preso la notizia di un suo possibile ritorno, ma li trovo a parlottare tra loro. Dovevano aver pensato che la loro fosse una conversazione tra ‘fidanzati’ e aver loro lasciato un po’ di privacy.

 

‘Beh, meglio così,’ pensò Harry tra sé, ‘meglio parlarne tra due mesi che dar loro adesso false speranze…”

 

Si schiarì la gola per catturare la loro attenzione. “Quindi… mi aiuterete a trovarlo?”

 

“Certo! Cosa stiamo parlando a fare da un’ora sennò?” rispose Orion entusiasta, “Dobbiamo solo metterci d’accordo per il quando. Che ne dite di mercoledì pomeriggio?”

 

“Dopodomani? Perché non domani?” ribatté Tom con voce annoiata. Harry si girò per guardarlo negli occhi: sembrava improvvisamente disinteressato, come se l’argomento lo riguardasse appena. Nonostante fosse sicuro che il Prefetto stesse sentendo chiaramente il suo sguardo inquisitorio, visto che non riceveva alcuna risposta, tornò a concentrarsi sulla discussione, mettendo da parte per un secondo momento le domande.

 

“Domani ho gli allenamenti di Quidditch, stessa cosa venerdì. Rispose Orion scrollando la testa.

 

“Ma mercoledì io e Tom abbiamo il Lumaclub, non possiamo saltarlo…” ribatté Meredith. Harry rimase un attimo sorpreso nel sentire che anche la ragazza era entrata nel club di Lumacorno ma, conoscendo il professore, era praticamente impossibile che non si fosse interessato nell’unica studentessa che era stata capace di saltare due anni di scuola.

 

Orion si grattò il mento pensieroso. “Giovedì? Qualcuno ha qualche impegno?”

 

Harry alzò spalle. “Io sono sempre libero.” Rispose con voce stanca. Dio, non vedeva l’ora di poter tornare in camera per farsi la doccia più lunga della sua vita.

 

Intanto anche gli altri scossero la testa.

 

“Perfetto! Allora siamo d’accordo.” Disse Orion allegro battendo le mani sui braccioli della poltrona. Poi, guardando dritto in faccia a Tom e Harry, aggiunse: “Ora, forse, potete finalmente dirci come mai siete ricoperti da capo a piedi di polvere, avete i vestiti ridotti in quel modo e… è sangue quello che hai sulla faccia Tom?”

 

I due ragazzi in questione si scambiarono un’occhiata, poi Harry lasciò cadere all’indietro la testa sulla spalla di Tom con un gemito sofferente, pregando che al Prefetto venisse un improvviso, irrefrenabile impulso di parlare a macchinetta per i prossimi dieci minuti.

 

Lui aveva raggiunto la quota massima di mezze verità da raccontare, per quel giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A.N.: sono di fretta (quando mai non lo sono?) e la decisione di pubblicare il capitolo così è dell’ultimo momento, quindi meglio che mi sbrighi prima che cambi idea XD.

Se qualcuno legge il mio blog, saprà qual è stato il problema, e che quindi dovete aspettarvi un bizzarro aggiornamento 25.5 tra qualche giorno ^^

È davvero l’unica soluzione a cui sono riuscita ad arrivare, ma non credo che ci sia nulla di cui lamentarsi :P

 

Ditemi cosa ne pensate di questo, se avete qualche domanda o c’è qualcosa che non vi torna chiedete pure!

 

P.S.: risposte alle recensioni come al solito sul blog (vedere profilo). Ma credo che le metterò nella mattina di domani o nella tarda notte oggi. ^^”

  
Leggi le 26 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lien