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Autore: AlbertoZeusSon    08/03/2014    5 recensioni
Questa storia basata sul mondo di Percy Jackson narra di Albert Stone un ragazzo americano che viene a conoscenza di una notizia che gli cambierà la vita: è un figlio di Zeus
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Chiaviamo una slot machine!!

 




 
 

Elena Bons, vestita con un giubbotto di pelle marrone, una maglietta verde, ed un paio di jeans stretti, ci invita a salire su un’auto.
Accettiamo.
Saluta le sue due amiche, poi noi, tranne Andie con disprezzo e diffidenza.
-“Tu dovresti aver ordinato un libro di storia della matematica su internet”- si rivolge a Luke, mentre la pioggia continua a colpire la macchina.
-“Si, su Amazon. Ma tu come lo sai?”- dice Luke alquanto impressionato.
-“Lo gestiamo noi amazzoni. E non ti rivolgere mai più a me direttamente, maschio. La tua ragazza può parlare per te.”- sulla faccia del mio amico passano diverse espressioni. Rabbia, umiliazione, vergogna. Poi improvvisamente calma. Esce dalla macchina e inizia a camminare verso il parcheggio.
-“Voi rimanete qui. Tentiamo di convincerlo a tornare.”- Red, Joker e Andie corrono dietro Luke.
-“Bene, ora che siamo solo noi vediamo chi abbiamo qui. Un figlio di Zeus, come me, anzi, quasi come me. Io sono perfetta. Tu sei un uomo. E poi, un figlio di Ermes, ma sento anche odore di Atena, si.”- io guardo Dylan perplesso.
-“Forse l’odore che senti, è di Luke. Lui è figlio di Atena.”- lei annusa meglio.
-“Allora deve essere molto forte. Lo sento ancora.”- Credo di annuire.
-“Perché sei venuta con la macchina di questo casinò? E poi con quali soldi?”-dice Diana come una mamma apprensiva.
-“Diciamo, che l’autista mi voleva fare un favore.”- dice mostrando un coltello di bronzo.
Sorrido, e Dylan fa uguale.
-“Ora passiamo al perché vi stavo cercando. Io e Martina, siamo state rinchiuse in una grotta. Io sono riuscita a scappare, ma lei è ancora li.”- divento bianco in viso, mi tremano le mani e le i piedi fanno il tip-tap. Non erano solo dei sogni. Forse quelli su Angel, erano solo frutto della mia immaginazione. Ma io ho sognato Martina.
-“Aveva un anello con il suo nome sopra?”- chiedo per avere conferma.
-“Si, gliel’ho regalato io. Ma tu come lo sai?”- mi chiede giustamente Elena.
-“Immaginazione.”- dico, ma il loro sguardo, mi dice che non mi credono.
-“Uscendo dalla grotta mi sono trovata in una grande sala piena di slot. Poi ho ricattato quell’idiota dell’autista che mi ha portato qui. Mi aiuterete a salvare Martina, vero?”- io non ci penso più di una volta.
-“Si, Zeus ci ha detto di andare in un casinò. Molto probabilmente è questo.”-ci sorride.
Luke e i ragazzi entrano in macchina-“Bentornati”- dice Elena con fare strafottente.
-“A una condizione. Devi trattarci con rispetto, o giuro che ti tratterò a fil di spada.”
-“Si!”- squittisce lei. Sorrido a Luke che mi volge un sorriso di ringraziamento.
L’Amazzone, da tre forti colpi al lunotto che ci separa dall’autista, e la limousine parte.
 
Dopo poche ore di relax, iniziamo a scorgere il deserto del Nevada. Las Vegas, la città più peccaminosa del mondo. Mi piace.
Torniamo al Casinò dove è stata presa la macchina. Il casinò Lotus.
-“Restiamo uniti! Sai indicarci l’entrata alla grotta, Elena?”- dico con fare frettoloso. Voglio trovare quelle ragazze e salvarle.
-“Non potrei dimenticarlo neanche volendolo.”- dice Elena, ancora con il terrore negli occhi.
 
-“Dove volete andare voi, vestiti in questo modo?- Andie interviene bloccandomi la mano, prima che io abbia la possibilità di aprire lo sportello-“Vestiti così, non andrete da nessuna parte!! Adesso ci penso io.”- tira fuori dalla tasca un metro da sarta, e comincia a prendere le misure a tutte le persone in macchina eccetto l’autista, e man mano che finisce, ci spuntano addosso dei vestiti eleganti. Tutti i ragazzi, indossano lo smoking, Mentre le ragazze indossano dei lunghi abiti da sera di seta. Le ragazze hanno dei colori diversi per distinguersi, noi ragazzi, abbiamo delle spille con il simbolo della nostra cabina. Luca sembra un becchino con il gufo attaccato sul taschino..
 
Entriamo nel maestoso casinò che si estende all’infinito tra tavoli da blackjack e finte Tour Eiffel.
Elena ci guida nella grande costruzione di cemento armato e vetrate, facendoci arrivare alla famosa sala slot machine, dove c’è un rumoroso tintinnio di monete. -“L’entrata è qui dietro. Spostate questa slot!!”- Ci fa spingere la macchina da slot, ma non si muove, e io la guardo perplesso. Cambiamo slot fin quando quelle attaccate al muro non finiscono. Inizio a pensare, che Elena sia pazza, poi torno alla prima slot e vedo una serratura che le altre non hanno. È di bronzo celeste, un entrata a due denti. Esiste una chiave, e qualcuno ce l’ha. Dobbiamo trovarlo..
 
-“Dobbiamo trovarlo?! Dobbiamo trovarlo?! Albert, ti sei rimbecillito del tutto?!”- mi fissa infuriato -“Lo hai visto questo posto? Saranno almeno cinque chilometri di estensione. Hai una calamita per chiavi di bronzo celeste, o cosa?!”- porto la mano all’anello e lui si zittisce.
“Nulla è impossibile. Bisogna trovare un tizio incazzoso con dei poteri strani.”- sorrido non curante della sua malafede.
Antony borbotta qualcosa, ma non gli do ascolto e continuo a camminare, con gli altri al mio seguito.
 
Giriamo per il casinò, e più andiamo avanti, più mi accorgo di avere perso la scommessa con me stesso. Vedo solo vecchietti che giocano alle slot, uomini della sicurezza con dei gilet verdi, e alcuni con sopra delle giacche, forse dei superiori. Uno di loro, con i capelli neri e un orecchino a spirale che gli si avvolge al lobo sinistro, ci guarda, dice qualcosa nel suo auricolare e poi ci lascia perdere. Vedo tizi sulla cinquantina, imbottiti di soldi che sparano colpi da 25000 $ al tavolo da poker. Poi, scorgo un tizio alto, con tanti capelli molto arruffati, sul castano chiaro. Sta giocando a texas hold ‘em. Indossa un gilet come quelli della sicurezza, sul fianco indossa una chiave, poi lo sento esultare per aver vinto 30000 $.
Chiedo informazioni su di lui, e mi dice una signora sugli ottant’anni, che è da una settimana nell’hotel, che vince ogni sera. Poi, mi chiede che giorno è e io le rispondo –“8 marzo del 2014, signora”- e lei mi risponde che sono fuori di testa, e che è il 20 aprile del 1964. Mi sento strano, ma penso di aver capito qualcosa.
 
Una ragazza che ha i capelli rossi, e un vestito dello stesso colore, mi volge uno sguardo intenso. Poso lo sguardo sul suo vestito, però non riesco a non guardare la sua scollatura molto accattivante. Caccio in fretta questi pensieri, anche se non vorrei, ma devo parlare con il ragazzo da capelli arruffati.


-“Io non parlo con te. Se mi vuoi parlare, tu o i tuoi amici, mi dovrete battere a texas hold ‘em”- questa è stata la sua risposta dopo che gli ho chiesto di parlare.
-“Ti batto io”- interviene Luke con aria di sfida.
-“E anche io ci sono”- continua Dylan.
-“Bene! A quanto pare, hai i tuoi sfidanti..”- concludo io con sorriso beffardo.
 
Vengono distribuite le carte, ed entrano tutti. Io vedo gli sguardi concentrati di Luke e Dylan e la poker face di questo fantomatico ragazzo, che ho scoperto chiamarsi Chad Overstreet.
Passano i primi giri di carte e nessuno sembra vincere di tanto. Chad vince di 500 $ su di loro. Perde chi finisce prima i 5000 $ che ha a disposizione.
 
L’ultima mano, viene vinta da Chad, che ci saluta con un cenno della mano.
Dylan mi viene vicino -“Guarda cosa ha portato Babbo Natale?”- ci mostra la chiave.
-“Andiamo a chiavare quella slot machine!!”- dice Joker, rubandoci un sorriso.
 
Inserisco con cautela la chiave nella toppa a due denti, e inizio a girarla in senso orario fino a sentire un sonoro “click”.
Gli altri mi aiutano a spostarla, scoprendo un antro buio: l’ingresso ad una grotta.
Entriamo guardandoci attorno con circospezione, Red ci precede con il suo martello Fotià acceso, illuminando la via.
È scuro, tetro come un set da film horror.
Sentiamo un urlo, corriamo fino al centro di una piazza che si divide in tre grotte differenti.  
Decidiamo di dividerci in tre gruppi.
Io, Antony e Dylan. Luke, Andie e Federica. Diana, Red e Elena.
 
Tiro fuori l’accendino dalla tasca e illumino la via. È tutto libero. Joker tira fuori il suo arco placcato d’oro che emette un debole bagliore, così come le spade mia e di Dylan.
Arriviamo in fondo alla grotta, e l’unica cosa che troviamo è un muro con degli spilli. Non mi sento sicuro. Sentiamo un rumore di ingranaggi.
-“Quelli spilli verranno sparati verso di noi quando gli ingranaggi avranno finito di tendersi!! Dobbiamo scappare!!”- dice Dylan.
Si sente un suono più forte -“Via!”- urlo io strattonando Antony e Dylan.
Ci precipitiamo fuori un secondo prima che gli spilli ci colpissero.. anzi, li colpissero, perché scopro una ferita mediamente profonda sul polpaccio.
Zoppico a malapena, ma faccio finta di niente, e mi trascino verso la seconda caverna dove è andato Luke con Andie, e Federica, che ci travolgono cavalcando una corrente d’aria.
-“Ehi, ragazzi!! Un phon un po’ forte, eh?”- dice Antony scherzando.
-“Non dirlo a me”- Andie continua a sistemarsi i capelli.
-“Bel lavoro, sorella!!”- do il cinque a Federica, che mi spiega la loro trappola che consisteva nel crollo del pavimento.
 
La prima caverna e la seconda caverna sono escluse. I nostri amici sono entrati nella terza, quella giusta.
Arriviamo, ragazzi!!!
 
 
Note dell’autore:
Salve ragazzi,
si, so di essere tornato dopo dei mesi, ma sono contento delle vostre richieste.
Il prossimo capitolo arriverà a breve, spero.
Un abbraccio,
Alberto

  
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