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Autore: Destiny_96    15/03/2014    1 recensioni
Un piccolo villaggio nella campagna inglese dell'epoca vittoriana.
1866.
Annika Gladstone, 16 anni, vive da sola nella sua casa in mezzo al bosco.
Ma tutto cambierà quando William Haunted, un misterioso ragazzo, farà irruzione nella sua vita all'imporvviso, portando con sè la sua storia, le sue paure e i suoi occhi di smeraldo.
E così Annika lo seguì.
Respirando. Vivendo. Amando.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - Second Breath





Era vicino.
Molto vicino.
Sentiva il suo respiro fondersi col suo.
Un sapore pungente, forte.
Non sapeva dire con esattezza di che si trattasse, però.
-Buongiorno.- le disse, avvicinandosi ancora di più.
Lo squadrò meglio.
Aveva la pelle chiara, pallida, che era in netto contrasto coi capelli neri come l'ebano e gli occhi di smeraldo.
Occhi profondi.
Che lasciavano tuttavia una sensazione amara in bocca.
Come di un passato offuscato, di una vita interrotta, spezzata. Di mistero.


Annika adorava i misteri.
Le piaceva quella sensazione di attesa, poi terrore, paura, infine sollievo, che le suscitavano quando, delle sere, si fermava a lavorare nella locanda del villaggio, e ascoltava le avventure che raccontavano, fieri, gli anziani, i soldati e i pescatori.
Storie che mettevano i brividi.
Che adorava collezionare, e tenere per se.
Anche se sapeva bene che, della paura, non bisogna mai averne troppa confidenza.
La paura colpisce, quando meno te lo aspetti. era solita ripetersi, ogni qualvolta ascoltava quelle storie, sebbene sapesse che, oh -sospirava-, della paura non avrebbe mai potuto farne a meno!
-D'altronde,- le aveva detto la proprietaria della locanda, -senza la paura, non sapremmo cosa sia il coraggio.-
Ma Annika, di coraggio non ne aveva molto.
Amava farsi prendere dal terrore, lasciarsi trasportare dai più macabri pensieri, e poi raggomitolarsi sotto le coperte, col solo gufare delle civette a tenerle compagnia.


Ma, la paura che aveva provato in quel momento, non le piaceva.
Era una paura triste, malinconica.
Era anche una paura dolce.


Si morse il labbro, cercando di trattenere commenti poco consoni ad una ragazza.
-Buongiorno un corno.- gli disse, tirandosi indietro.
Il ragazzo sospirò, andando ad appoggiarsi contro lo stipite della porta.
Era alto.
Tanto alto che, per arrivare a guardarlo negli occhi, avrebbe dovuto salire in piedi su uno sgabello.
Il suo metro e sessanta non la soddisfava affatto, visti i 30 cm buoni di differenza tra lei e il ragazzo -o chiunque esso fosse.
-Che bella frase da sentirsi dire di primo mattino. Dovresti essermi grata, giacchè ti ho trasportata fino al tuo letto e, già, non ti ho uccisa.-
-Non sei nella posizione per poterti rivolgere a me in questo modo. Dimentichi che ti sei introdotto in casa mia.-
E mi hai pure rifilato una paura scadente.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
Le si avvicinò, rapidamente.
Troppo rapidamente.
-Allora, permettimi di presentarmi.- le disse, ad un dito di distanza dal suo naso.
Se avesse singhiozzato, non solo le loro labbra si sarebbero potute incontrate, ma gli avrebbe anche rifilato una testata.
Si allontanò di un paio di passi.
Fece un inchino, facendo svolazzare la camicia bianca di volant che indossava.
-Mi chiamo William Haunted, e vengo da Londra.- disse, rialzandosi.
-Bene, Mr Londinese dei miei stivali. Ma non hai risposto alla mia domanda. Cosa ci fai in casa mia?-
-Oh....ero di passaggio.-
-Non mi pare una valida ragione per intrufolarsi in casa altrui.-
Il ragazzo rise di gusto.
Fece qualche passo nella stanza, per poi andare a sedersi accanto alla ragazza.
La camicia era sporca di sangue.
-Si. Non lo è, in effetti. Ma non bisognerebbe andare in giro a terrorizzare ragazze, no?-
Ah, per carità. Perchè non leva quell'espressione patetica dalla sua faccia? pensò Annika, a metà tra un conato di vomito e la voglia di tirargli una padella in testa.
-A rigor di logica. Ma...la verità è che adoro essere terrorizzata.- gli rispose, avvicinandosi al suo volto.
-Ohh...- disse il ragazzo, avvicinandosi a sua volta. -Allora, deduco che ti farebbe piacere sentire la mia "terrorizzante" storia.-
-Stranamente, si.-
I loro volti erano talmente vicini che i due riuscivano a vedere le screziature di colori negli occhi l'uno dell'altra.
E nuovamente, negli occhi del ragazzo, quel senso di amara tristezza.
Prese fiato.
-Diciamo che un pezzo grosso è sulle mie tracce. I miei ne han combinate un bel po', prima di decidere di buttarsi giù dal London Bridge. Due mesi fa.-
Gli occhi azzurri di Annika scintillarono.
Mistero.
-Non che io abbia combinato meno disastri, in due mesi...-
Terrore.
-Sai...possiamo dire che io sia...particolare. Non so se sia il termine giusto, ma ci dobbiamo accontentare. Ho...ucciso otto persone, in questi due mesi. Tutte...al medesimo modo.-
Paura.
-Ucciso...allo stesso modo?- chiese lei, quella sensazione famigliare del cuore in gola, i battiti forti e il respirare ansimato, quella sensazione che, oh, così tanto amava e voleva provare sempre di più, sempre di più!
William le indicò il collo, che le aveva fasciato.
La ragazza si guardò allo specchio.
Sciolse la fasciatura.
Due.
Due fori, sul suo collo.
Avvicinò il volto al ragazzo.
Ansia.
-Perchè non hai ucciso anche me?-
-Chi lo sa. Magari...volevo riservarmi il divertimento?-
Le disse, avvicinandosi al suo collo.
Lievemente, passò le dita sui due fori.
Lei era immobile.
Vi avvicinò il volto e, quando vi fu abbastanza vicino, le leccò le ferite.
Una fitta la percorse per la schiena.
Si spostò indietro.
-Chi sei tu?- gli chiese.
-L'ho detto, no?- rispose lui. -Mi chiamo William Haunted, e vengo da Londra. E, oltretutto...sono un vampiro.-
La guardò negli occhi.
Brillavano.
Cos'ha questa ragazza che non va? si chiese, stupito. Qualunque altra persona si sarebbe messa ad urlare. Minimo.
Le sollevò il mento con una mano.
I suoi occhi brillavano sempre di più.
-E ora dimmi...Non hai paura di morire?- le chiese, vicino, tanto che i loro respiri parvero fondersi.
-Io vivo, di paure.- rispose.


La morte non è nulla in confronto al vivere senza uno scopo. Perchè dovrei rinunciare alle mie paure per un po' di coraggio? Meglio vivere le paure fino in fondo, fino ad abituarsi ad esse, che sprecare tempo ed energie per cercare di sconfiggerle, no? D'altronde, se fossimo tutti coraggiosi, che senso avrebbe abbandonare i brividi che solo la paura può darti? aveva risposto Annika, quella volta, alla locandiera.







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Angolo dell'autrice.
Rieccomi col secondo capitolo ^^
Due capitoli in un giorno, non male ;3
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, credo che qui si siano meglio caratterizzati i protagonisti :3
Grazie per aver letto, ringrazio in anticipo chi recensirà questo capitolo, chi -si spera- inserirà questa storia tra quelle che sta seguendo e anche chi, silenziosamente e di passaggio, spenderà quel quarto d'ora a leggere il mio lavoro ^^

Destiny.
  
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