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Autore: Ms_Arj    19/03/2014    1 recensioni
Adelina (Ade per cortesia!!) è una ragazza simpatica, spigliata con tutti e amante del suo lavoro. Questa è la storia di come la sua vita cambiò per colpa di sua madre, di un Professore un po' eccentrico, del suo assistente inglese e di un ragazzo osservatore. Questa è anche la mia prima opera quindi siate clementi e recensite, recensite e date commenti (recensendo) =) Grazie Arj
INTRODUZIONE
"Sapevo che era una pessima idea sin da quando, appena laureata, mia madre mi disse di fare domanda per uno stage con il Professore. “In fondo, è un’ ottima occasione e poi potrebbe aprirti molte porte! Solo per pochi mesi: fai un po’ d’esperienza e metti via qualche soldo…” disse. Non sapeva cosa stava dicendo, perché non sapeva cosa volesse dire fare la stagista dal Professore!!!
Già allora pensavo che sarebbe stata una perdita di tempo, non mi avrebbe mai presa come stagista e anche se, nella remota possibilità, l’avesse fatto sarebbe stato un inferno! E, in fondo, avevo ragione."
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Angolo Autrice-
Ho avuto tempo negli ultimi giorni di fermarmi a pensare e ecco come va avanti... Avevo già pronto da un po' questo capitolo ma volevo far procedere la storia nella mia testa prima di pubblicarlo... Spero piaccia.
Lo dedico a PervincaGranger7, sperando di non deluderla -Arj =
)

- 4° WHY DID IT HAVE TO BE ME? -
-Dopo una serata passata a spiegare ai miei cosa era successo e una notte quasi totalmente in bianco, ecco mi affacciavo al sole del mattino. “Il mattino della verità” come lo aveva definito Leo il giorno prima quando c’eravamo lasciati, ancora increduli, dopo la notizia bomba: entrambi presi come assistenti del Professore. Non ci credevo ancora, era impossibile! Persino Guen, mia amica e confidente da più di due decenni, alla notizia ha esclamato parole non ripetibili e decisamente stupite, e come darle torto!
Dopo essere uscita di casa di buon’ora per evitare le mille raccomandazioni dei miei , chiamai Leo per trovarci al bar per la colazione in attesa delle 10.30 e quindi del “momento della verità” (questa è mia). Ci trovammo da Vincenzo, tesi entrambi come corde di violino, lo stesso sguardo perso e ancora un po’ incredulo del giorno precedente. Insomma sembravamo due pazienti fuggiti dalla neuro e ancora sotto pasticche!! Quando poi venne il momento prendemmo coraggio e ci avviammo verso la casa del Professore; fuori ad aspettarci c’era, appostata come una lince sulla preda, Carlotta che appena ci vide li lanciò in un terzo grado sul nostro colloquio del giorno prima, con domande del tipo: “perché vi ha chiamato tutti e due? cosa vi ha detto? Vi ha rimproverato per gli scempi che avete scritto? Perché non rispondete? Vi sto antipatica per caso?”- e poi la ciliegina sulla torta, la mia preferita in assoluto, una perla -“ non capisco cosa ci trovi in voi, siete mediocri! Siete assolutamente sicuri che vi abbia detto di tornare anche oggi? Forse avete capito male…”. Ero molto tentata a rispondere a tutte queste domande e affermazioni ma, fortunatamente, riuscii a trattenermi abbastanza a lungo, anche aiutata dagli sguardi rassicuranti di Leo,  da resistere fino a quando Mr. Jones non apparve in salotto dicendo “ Miss Ameise, prego, venga con me l’accompagno dal professore.” Carlotta, tutta cinguettante, si alzò andò verso il maggiordomo e, sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori a 32 denti, lo seguì nel corridoio di sinistra.
Passarono parecchi minuti prima che io e Leo ci rivolgessimo la parola, o almeno così parve,  nessuno dei due aveva più molto da dire in fin dei conti. Poi mentre commentavamo il quadro appeso alla parete,  quello che mi aveva colpito così tanto la prima volta che ero stata in quella casa, apparve nel salotto Mr. Frown. Questa volta sfoggiava un paio di jeans slavati una maglietta di Hulk con giacca in tweed e snikers abbinate verdi. A quanto pareva a quell’uomo doveva piacere molto il verde!! Ci guardò per un lungo secondo e ci disse: “Bene seguitemi nel mio ufficio il Professore vi aspetta.” L’impavido Leo, che da quel momento prese il soprannome di “RikHeart”, saltò su all’improvviso e dicendo “Ma Carlotta? Non c’era lei con il Professore??” “Si ma hanno quasi finito” - disse Frown – “e il Professore vorrebbe parlarvi in un posto più tranquillo, la signorina Carlotta sta dando spettacolo di se”. Ci fu chiaro che stava facendo una scenata e che molto probabilmente il Professore l’avrebbe lasciata nelle mani di Frown per il congedo.
Ci accomodammo nello studio, inondato del sole del mattino e ancora più bello del giorno prima con tutti i libri e gli oggetti più strani. In attesa del Professore diedi un occhiata ai libri, ai titoli in verità, e vidi che c’erano titoli e collane di tutte le specie: libri di narrativa, saggistica, libri di medicina e di architettura per non parlare della fila riservata ai libri filosofici. In quella parte della collezione, che solo dopo capii essere sterminata, c’erano pezzi unici che valevano piccole fortune. Leo era più attirato dai manufatti e dalle statuine che c’erano nella credenza e sul tavolo. Ad un certo punto l’ho sentito esclamare: “Che invidia!! Voglio andare anche io in Micronesia a farmi tatuare!!” con il mio “A chi lo dici” partì una risata che coinvolse entrambi e che sarebbe andata avanti all’infinito se non fossimo stati interrotti dalla porta che si apriva dietro di noi. Un uomo sulla sessantina, alto, capelli e barba del colore delle nubi primaverili cariche di tempesta, occhiali a mezzaluna sul naso un po’ a patata, labbra sottili e mani grandi e, in apparenza, buone apparve. Perfetto nella giacca tweed grigio scuro e pantaloni neri con camicia azzurro Oxford che spuntava dalla giacca. Il Professore si fermò e tutto d’un tratto disse “Sono felice che vi divertiate, tra poco non sarà più così quindi suppongo che possiate godervelo, finché dura”. Il mio “No, scusi signore” e il “Mi spiace non si ripeterà” di Leo, seri e contriti, erano il segnale che era arrivato il “momento serietà” della giornata.
Il Professore prese posto alla scrivania mentre noi ci accomodammo sulle due poltrone che erano rimaste esattamente dove le avevamo lasciate il giorno prima. Dopo qualche attimo di silenzio finalmente iniziò a parlare e catturò la nostra completa attenzione.
“Lei deve essere la signorina Adelina Anselmi e lei il signor Leone Gori, presumo. Be non c’è bisogno che io mi presenti perché è chiaro che entrambi mi conoscete. Se permette”- disse rivolgendosi a Leo - “ partirei dalla signorina, così per galanteria. Bene signorina Anselmi, leggendo il suo compito e dal suo curriculum si capisce bene che lei è molto preparata ma ben motivata a non volerlo questo posto” Io stavo per rispondere ma il Professore riprese “ facciamo così io parlo, poi quando ho finito le do la parola e può controbattere a tutto ciò che le sto per dire. Allora dicevo: lei non vuole questo posto, ma l’ho osservata è attenta e molto precisa nel lavoro, ha risposto alla prima parte del compito in pochissimo tempo eppure è fatto molto bene. Chiaro, conciso e arriva dritto al punto. Il brano invece mi ha colpito molto: è stata coraggiosa a scrivere ciò che pensava e non ciò che scrivono gli altri candidati. Devo ammettere che il fatto che il mio lavoro non le interessi mi ha colpito ma poi continuando la lettura ho notato che lei mi conosce meglio di molti altri pretendenti. Conosce la mia famiglia, sa cosa viene richiesto ai miei assistenti e che è molto raro che essi siano italiani. A quanto pare conosce così bene il mio lavoro da poterlo criticare ancor prima che sia fatta un’autocritica da parte del sottoscritto.” Il piccolo cenno con la mano di fece capire che era venuto il mio turno così presi il coraggio a quattro mani e risposi: “ Be innanzi tutto è un onore conoscerla di persona. Il secondo luogo terrei a sottolineare che, come ho scritto, è stata mia madre a portare il curriculum. Dal canto mio posso dire che ho già un “lavoro” se così si può chiamare e sapevo che sarebbe stato molto difficile superare il primo step del colloquio, quindi confidavo nel semplice non essere richiamata. Ma a quanto pare non è così che devono andare le cose e ora sono qui. Per il resto si è vero conosco lei, la sua famiglia e i suoi studi”. “Bene – riprese il Professore – “ signor Gori il suo curriculum è veramente inaspettato, un po’ come il suo compito: in apparenza scarno e senza succo ma se lo si legge attentamente emergono tutti gli elementi vincenti. Il brano poi, un vero e proprio spaccato di vita. Come ha descritto i suoi compagni e il loro modo di fare e come è riuscito al solo sguardo a inquadrarli nel loro status è impressionante. L’unica che, in apparenza, non ha saputo collocare è proprio la signorina Anselmi alla quale si riferisce come “fricchettona dai capelli blu” ma che non analizza oltre. 500 parole spese a parlare degli altri e non di se stesso, sono rimasto colpito davvero!” Leo, con un mezzo sorriso disse guardandomi “scusa non riuscivo a inquadrarti bene con quell’aria spersa che avevi” poi rivolto al Professore riprese “Anche per me è un onore conoscerla ovviamente, e per il testo volevo mostrarle come sono coloro che vengono a fare il colloquio, pensando che in fondo lei non poteva vederci di persona e forse non poteva nemmeno aver un idea di come si vedono loro da fuori. Inoltre mi sembrava di aver fatto emergere me stesso dalle domande quindi mi pareva più giusto scrivere degli altri nel brano”. A quel punto la porta si aprì ed entrò Mr. Frown dicendo “L’ho calmata e congedata, signore, e il suo ufficio è tornato come prima”. “Bene – riprese il Professore – si accomodi qui accanto a me, stavo giusto arrivando al punto. Vi sarete chiesti come mai siete qui entrambi, ecco il motivo è semplice: due soli assistenti non mi basteranno più dato che a partire da settembre reggerò la cattedra di Filosofia del Linguaggio all’università di Pavia. Mr. Frown sarà impegnato con me nella preparazione e nello svolgimento del corso quindi mi serve qualcuno che mi prepari i testi per i convegni, che riguardi tutti gli appunti e si occupi delle relazioni con le varie università europee che richiedono la mia presenza. Inoltre nella seconda parte dell’anno accademico prossimo andrò a Boston per un corso e si dovranno organizzare tante cose. Una sola persona non può sostenere un lavoro del genere con i tempi stretti e pressanti che ci saranno. Ecco perché, parlando anche con Mr. Frown, abbiamo deciso di cercare due persone che lavorino insieme e che siano capaci di fare in modo che tutto fili liscio. Abbiamo già cercato in diverse città europee e non pensavo di trovare due giovani così adatti proprio qui, nella mia città natale; ma a quanto pare mi sbagliavo. Quando trovai questa perla rara” disse rivolgendosi all’assistente “ lavorava in un pub a Londra, voi invece vi trovo in un asilo comunale e in un vigneto. Direi che ho fatto il salto di qualità, almeno all’apparenza.” Sorrise rivolgendosi a Mr. Frown poi prese la cornetta del telefono e fece un numero. Dopo pochi istanti entrò il maggiordomo, vestito di tutto punto che disse “Ha chiamato?” Il professore annuendo disse: “Horace potresti chiedere a Hetty di aggiungere due posti a tavola, vorrei finire il discorso con questi due ragazzi ma noto che il tempo stringe. 12.30 come sempre andrà bene. Grazie Horace”. “Subito signore” e girando i tacchi uscì dalla stanza. Effettivamente era già mezzogiorno, il tempo era volato. Altre cose vennero dette da li al pranzo fino al momento in cui ci congedammo. Tornando a casa io e Leo ci lanciammo in una conversazione talmente fitta che non notammo nemmeno Carlotta che ci aspettava fuori dalla casa del Professore, appostata come un allocco pronta a farci tante domande quante le stelle del cielo. Noi la ignorammo e lei se la prese così tanto che si sentivano le urla e i rimproveri anche quando, seduti da Vincenzo, ordinammo due caffè.
“Ok! Questo vuol dire che devo trovarmi una casa qui. Non posso continuare a vivere in albergo!”. Leo era serio e questa sua esclamazione mi perse alla sprovvista. In effetti non aveva torto, doveva trasferirsi e cambiare totalmente il suo stile di vita. Parlammo un po’ del vigneto che il professore aveva menzionato mentre elogiava il suo assistente. Leo mi disse che ci lavorava per fare un piacere al nonno; con la crisi poteva assumere meno braccianti ma le vigne e la cantina non vanno avanti da sole e quindi lui si era offerto di andare a lavorare la, giusto il tempo di trovare un impiego e far passare l’estate. In più il nonno abitava nel chianti e aveva anche svariati oliveti, quindi oltre curare le vigne ci sarebbe stato bisogno di lui anche con la raccolta delle olive e la preparazione dell’olio. Quando mi chiese dell’asilo gli dissi che era solo temporaneo, la maestra che sostituivo era in maternità dall’inizio dell’anno e mi avevano chiesto di sostituirla per il  secondo quadrimestre, a settembre sarebbe tornata e tanti saluti. Io comunque avevo accettato di buon grado: primo perché amavo i bambini; secondo perché al provveditorato mi avevano detto che ci sarebbe voluto un po’ di tempo prima che si presentasse l’occasione di fare una supplenza. Inoltre all’asilo dove lavoravo c’era mio nipote, mio fratello si era da poco ritrasferito qui dopo alcuni anni passati in Alto Adige per lavoro, e per me era un’occasione per godermelo un po’ dato che non l’avevo quasi mai visto negli anni passati.
Poi tornammo all’argomento casa: doveva darsi una mossa, a quanto pareva dovevamo iniziare la settimana successiva e il tempo stringeva. Nel mentre che lui si lamentava io chiamai Guen, la mia amica che oltre essere come una sorella, solo un po’ più bassa, era anche un’agente immobiliare con i controfiocchi! Le spiegai la situazione e mi disse di passare in ufficio che avremmo fatto quattro chiacchiere. Leo era stupito della mia intraprendenza; non si aspettava forse tutte queste conoscenze o questa capacità di mantenere il sangue freddo che mi caratterizza. Ad ogni modo andammo da Guen, e dopo un lungo colloquio lei e Leo presero appuntamento per vedere le case il giorno successivo. Io ero distrutta, avevo bisogno di un bagno e di dormire quindi li lasciai a parlare di bagni cechi e camere a soppalco. 

-Angolo finale- 
Ecco spero che vi sia piaciuto... Lascate un commento se volete... A presto - Arj

 
  
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