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Autore: Fluxx    22/03/2014    6 recensioni
“Non funzionerà, è ancora troppo debole. Non possiamo aiutarlo se lui per primo non vuole alzarsi e combattere.” Sentì una prima voce, parlare in arabo.
“E cosa proponi di fare? Lasciarlo al suo destino?” Una seconda voce, in italiano.
“Non ne uscirà vivo in queste condizioni, soprattutto se continua così.” Riprese la prima. Era assurdo come capisse due lingue totalmente differenti dalla sua e come – queste due persone – sembrassero capirsi.
Desmond riaprì piano gli occhi, alzò leggermente il capo e notò ai piedi del letto – nello stanzino dove lo tenevano accanto all'Animus – Ezio ed Altair.
“Oh no.. Ancora.” Mormorò il giovane, lasciando ricadere pesantemente il capo sul cuscino. La stanza era diversa, più buia, e gli antenati risaltavano bene nell'oscurità: emanavano quasi una luce, un alone luminoso fasciava i loro corpi. Era un sogno?
I due Assassini, sentendo la voce del ragazzo, si voltarono verso di lui.
“Bentornato nel mondo dei vivi, Desmond.” Disse Altair.

Amareggiati dal finale di AC III e dalla morte di Desmond? Ecco qui cos'è accaduto dopo.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Desmond Miles, Quasi tutti, Rebecca Crane, Shaun Hastings, William Miles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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18. Illusions

 

C’era una calma davvero surreale lì fuori: il vento che accarezzava l’erba e smuoveva leggera le fronde degli alberi, le nuvole che si inseguivano lentamente nel cielo ed il sole che brillava intenso.
Rebecca era stretta ad un braccio di Desmond, con il capo appoggiato sulla sua spalla. Era da parecchio che erano seduti lì da soli, in silenzio, a riflettere sul tempo, sul futuro.
La quiete venne interrotta quando, alle loro spalle, sentirono dei passi. Era Demetrio.
“Che bella giornata eh?” domandò l’italiano fermandosi alle loro spalle.
Sia Rebecca che Desmond volsero il capo e lo guardarono dal basso. La mora si ritirò dal corpo dell’americano.
“Ehi, mi dispiace per la discussione con tuo padre.” disse Demetrio.
“Non preoccuparti, non è colpa tua. Anzi, mi dispiace che se la sia presa con te.”
L’italiano si strinse nelle spalle.
Desmond puntellò una mano sull’erba e si alzò. “Vi lascio, vado a farmi due passi e poi forse rientro a riposarmi un po’, sono stanco.”
“D’accordo” disse Rebecca osservandolo allontanarsi, poi Demetrio qualche istante dopo prese il suo posto e si sedette accanto alla ragazza.
“Bel modo di iniziare l’anno nuovo eh?” mormorò lui.
“Puoi dirlo forte, ci stavo pensando proprio poco fa… se il buongiorno si vede dal mattino, voglio seppellirmi” rispose lei tornando a guardare la distesa di fronte a sé.
Demetrio continuò ad osservarla insistentemente, curioso. “Perché dici così? Non per lamentarmi ma sembra che il tuo anno sia iniziato meglio di quello di chiunque altro qui.”
Rebecca volse il capo verso di lui, era ovvio che si riferisse a Shaun.
“Certo, infatti sarebbe stato così se… beh, niente” preferì tacere, abbassò lo sguardo.
“Se? Che succede? Qualcosa ti turba?”
“Se non fossi stata scaricata dopo solo qualche ora” concluse la frase lasciata in sospeso. “Shaun è un idiota. Un ragazzino. E’ infantile, puntiglioso, egoista, sempre con le sue smanie di superiorità. Ma che avevo in testa?”
Il ragazzo poté percepire un fondo di rabbia e delusione nel suo tono.
“Scherzi? Mi dispiace… hai ragione comunque, è un idiota. Come gli è venuto in mente di lasciarsi sfuggire un fiorellino come te?”
Reby portò nuovamente l’attenzione su di lui, il suo accento italiano le dipinse un lieve sorriso sulle labbra.
“Non posso biasimarlo dopotutto, a volte neppure ci rendiamo conto di ciò che ci stiamo lasciando scappare. Io ho fatto lo stesso con te, dopotutto. Non dovresti difendermi così a spada tratta.”
“Ma la situazione era diversa Rebecca. Non lo hai fatto perché ti andava o perché ti eri stufata o perché eri capricciosa. Lo hai fatto per noi.”
La mora annuì appena. “Sì, forse hai ragione… ma cosa importa ormai, sono trascorsi anni, è acqua passata” e – dicendo ciò – il suo sguardo si perse nuovamente all’orizzonte.
“Lo credi davvero?” chiese lui continuando a scrutarla.
Non seppe perché ma Reby in quelle parole carpì molto più di ciò che il ragazzo le avesse appena detto. Demetrio era sempre stato un buon amico oltre che il suo ragazzo, anni prima. Teneva a lui davvero molto, a prescindere da tutto quanto.
Immerse i suoi occhi cristallini in quelli verdi di lui.
“Tu no?” azzardò con un filo di voce.
Ci furono degli attimi di silenzio in cui l’italiano soppesò le parole da dire.
“In verità…” cominciò un po’ titubante. “Quando ti ho vista varcare la soglia del casale mi sono chiesto: come ho fatto a stare per tutto questo tempo senza di lei?”
Sul volto della mora si dipinse una sincera espressione di stupore.
“E’ difficile, ma se devo essere sincero non ho smesso di pensarti in questi anni… ho sempre sperato di rivederti, e sembra come se in questo Natale così triste e cupo io abbia comunque ricevuto un regalo, il più bello. Tu, Rebecca.”
Lei rimase senza parole, sentì il cuore batterle più forte e l’agitazione assalirla. Quella sì che era una dichiarazione! E se fosse stato Demetrio il suo destino? Se fosse stato lui l’uomo giusto per lei?
“Io… non so che dire” sussurrò, imbarazzata. Lei era sempre esuberante, diretta e chiara, ma quelle parole le sciolsero il cuore, ma forse non come lo avrebbero fatto le stesse parole uscite dalla bocca di un certo inglese idiota.
“Non so, potresti dirmi che anche per te è così, magari…” disse l’italiano sorridendole.
“Non lo so… sono un po’ confusa” ammise, e lo era davvero! Ormai era chiaro che provasse qualcosa per l’inglese, ma se i sentimenti verso l’italiano si fossero esauriti non avrebbe avuto motivo di essere così agitata, o no?
“Non ho bisogno di una risposta adesso, sono stato così tanto tempo senza di te che per qualche giorno in più non morirò… spero” ironizzò, cercando di spezzare la tensione.
Rebecca sorrise.
“Pensaci” e – detto ciò – Demetrio si sporse appena per schioccarle un bacio quasi al lato del labbro, poi si alzò e si diresse nuovamente verso il casale.
La mora rimase sbigottita, probabilmente rossa come un peperone. Ora sì che era davvero confusa!

 

La giornata era trascorsa lenta e tranquilla. Desmond si era ritirato in camera dopo una breve passeggiata: aveva sentito l’accenno di un mal di testa arrivare in punta di piedi per poi esplodere in una vera e propria emicrania non appena aveva raggiunto il letto.
William avrebbe voluto mettere il ragazzo al corrente riguardo a Siria, ogni minimo particolare, ma Desmond non si era fatto vivo per tutto il resto della giornata così aveva immaginato che stesse poco bene o che non avesse ancora sbollito la collera, così preferì lasciarlo riposare.
L’americano si svegliò tardi, quando fuori si era fatto già buio. Non appena lanciò un’occhiata all’orologio sul comodino notò che ormai era il due di Gennaio, mezzanotte passata. Il mal di testa sembrava essere andato via del tutto, fatta eccezione per la pesantezza che sentiva gravare come un macigno sul capo.
Il giovane decise di alzarsi e scendere di sotto per vedere se qualcuno fosse sveglio e – soprattutto – perché stava morendo di fame. Quando uscì dalla stanza notò che era tutto buio, sinonimo che tutti stessero già dormendo. Eppure, mentre cominciò a scendere le scale a tastoni, iniziò a sentire delle voci confuse provenienti dal piano di sotto, probabilmente dalla cucina. Sperava vivamente che non ci fosse suo padre: era dispiaciuto per ciò che gli aveva detto ma era ancora arrabbiato riguardo la loro discussione.
Non appena arrivò alla cucina e accese la luce fu meravigliato, anche se non molto, di ritrovarsi davanti i tre antenati.
La stanza era grande abbastanza, abitabile: aveva tutti i mobili della cucina su una parete, la stessa alla quale, vicino all’angolo, v’era la porta del retro del casale. Era bella e ben tenuta, rustica, prevalentemente bianca e marrone. Al centro v’era un tavolo al quale Connor era seduto. Altair era appoggiato contro il frigo a braccia conserte mentre l’Assassino italiano se ne stava seduto sul bancone della cucina con le gambe a penzoloni. Sembravano più reali che mai, l’alone che di solito li circondava era completamente sparito, tanto che sembrava fossero lì, in carne ed ossa, assieme a lui. Ormai gli risultava davvero complicato comprendere quando stesse avendo delle visioni e quando no, l’unica cosa che lo guidava oramai era il suo buonsenso.
‘Ci risiamo…’ pensò Desmond, demoralizzato. Entrò nella cucina e decise di ignorarli, magari così gli avrebbero fatto la cortesia di sparire quanto prima.
“Si è svegliato” disse Ezio, guidando gli altri due compagni a portare l’attenzione sull’americano.
“Mi chiedo come ci si aspetti che questo novizio salvi il mondo dal momento che preferisce dormire piuttosto che rendersi utile” furono le parole aspre dell’arabo.
“Non essere così cattivo con lui” si intromise Connor.
Desmond continuò ad ignorarli. Passò davanti ad Altair e si fermò di fronte ai fornelli, scoperchiò una pentola e vi ritrovò dentro della pasta, ancora, per l’ennesima volta. Sospirò ed aprì un cassetto, prese una forchetta e portò la pentola sul tavolo, dopodiché si sedette di fronte a Connor e cominciò a mangiare in silenzio. Teneva lo sguardo basso, sul cibo, fin quando solo qualche istante dopo si ritrovò anche Ezio ed Altair seduti al tavolo a fissarlo.
Con un filo di pasta che gli penzolava ancora dalle labbra, Desmond alzò lo sguardo e li guardò tutti e tre, uno ad uno, prima di risucchiare lo spaghetto con un suono tutto fuorché elegante. Si prese il suo tempo per masticare e mandare giù il boccone sotto lo sguardo attento degli antenati, poi non ce la fece più.
“Che c’è? Avete fame? Mi guardate come se non mangiaste da millenni, non lo sapete che è maleducazione?” disse esasperato.
“La tua mancanza di serietà mi lascia allibito” rispose Altair appoggiandosi contro lo schienale ed incrociando le braccia al petto.
“Ma fa sempre così?” chiese allora l’americano, guardando gli altri due.
“Pian piano ci farai l’abitudine. Se ci siamo riusciti noi, ci riuscirai anche tu… dopotutto sei tu quello che si ambienta facilmente e si abitua a tutto, no?” disse l’italiano.
Desmond alzò lievemente le sopracciglia e lo guardò per qualche istante.
“Si può sapere che cosa volete da me? Perché continuate a darmi il tormento? Non esistete!”
“Ne sei sicuro?” domandò ancora l’italiano.
“Ovviamente!”
“La certezza è la madre degli idioti” commentò l’arabo.
“Io non lo sopporto” bofonchiò Desmond, voltandosi poi verso Altair. “E allora visto che sai tutto perché non mi illumini? E soprattutto spiegami perché quando rivivevo i tuoi ricordi sembravi così saggio ed affascinante, il grande Assassino arabo, e ora che rivivi grazie alla mia testa sei un completo stronzo!” concluse cominciando davvero ad alterarsi, ma poi alla fine dei conti con chi stava litigando? Con l’aria? Con sé stesso? Tutto ciò era assurdo.
Altair non fece in tempo a rispondere che sentirono qualcuno bussare alla porta d’entrata. Desmond volse il capo verso il corridoio e quando tornò a guardare gli antenati, essi non c’erano più.
“Chiaramente. Al diavolo…” bofonchiò il ragazzo, alzandosi. Mentre imboccava il corridoio, rischiarato solo dalla luce proveniente dalla cucina alle sue spalle, si chiedeva chi potesse essere. Dal momento che aveva dormito tutto il giorno e non sapeva chi dei compagni fosse entrato ed uscito, immaginò che potesse essere uno di loro.
Arrivò a tastoni fino all’entrata, non prima di aver sbattuto il ginocchio contro un mobile ed imprecare a bassa voce. Appoggiò la mano sulla maniglia e lentamente aprì la massiccia porta blindata, sporgendosi per vedere chi vi fosse. Non poté credere ai suoi occhi: sentì un tuffo al cuore ed un vuoto allo stomaco quasi inghiottirlo mentre il senso di colpa cominciò a serpeggiare dentro di lui.






___________________________________
Angolo Autrice:

Sono stata bravaaaa?!?!? *--*
Ho aggiornato preeesto! u.ù
*Si applaude da sola*
*Rotola*
Ok, la smetto :3 posto al volo e scaaaappo viaaaa, veloce come il veeento!
Scherzi a parte u.ù chi sarà la persona misteriosa alla porta?
Sono UFFICIALMENTE aperte le scommesse!
Porterà pace o scompiglio?
Chi lo sa! èwé
Il prossimo capitolo sarà un po' più lunghetto u.u ho dovuto separarlo dal prossimo che sennò sarebbe venuto TROPPO lungo!
Ok, queste note d'autore sono pressoché inutili, uno sclero continuo!
Prima di passare - e chiudere - ci tengo a fare i miei piccoli ma meritati ringraziamenti!
ladyjessy, Lightning00 (continua a farmi morire dalle risate, ti prego!), KeynBlack e SlytherinSoul per aver recensito il mio ultimo capitolo!
Grazie, grazie, grazie, grazie! <3
Ringrazio anche Dooinfe per aver inserito la storia tra le preferite,
Fantom94 per aver inserito la storia tra le seguite
E GjXD per averla inserita tra le ricordate!
Grazie, grazie e grazie!
E come al solito grazie a tutti voi, chiunque passa di qui e spende solo qualche minuto del suo tempo a leggere :)

Al prossimo capitolo!
Tanti baci! <3
   
 
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