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Autore: Directioner_Is a promise    26/03/2014    13 recensioni
"Non innamorarti di me, potrei essere un danno per te." disse pacata, portando il suo sguardo cristallino ad esplorare attentamente le sue iridi limpide, quasi più del solito. " Ti distruggerei. Ci distruggeremmo a vicenda" sussurrò ancora restando impassibile davanti a lui.
" Potremmo rimettere insieme i pezzi " rispose sorridendo per poi perdersi nei suoi occhi azzurri come il mare.
Due sconosciuti.
Un incontro programmato dal destino.
Così diversi all'apparenza eppure paurosamente uguali.
Un segreto comune, che decideranno di scoprire.
Il coraggio di imparare ad amare senza condizioni.
La forza di superare mille ostacoli.
Un sogno che li lega.
Il futuro da dover conoscere.
" e si sa, tutto ciò che viene travolto da una tempesta, viene Danneggiato "
Benvenuti in Damaged.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=oMtBnezkIEM -locatelliforever
Secondo trailer: http://youtu.be/ZojL8tDR_6g -voxes
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Chapter one.

Skyler Storm se ne stava seduta contro la possente base di un antico sempreverde nel cuore della grande foresta che affiancava Aveley, paese poco lontano dalla bella ed affascinante Londra.
Aveva dimenticato per l'ennesima volta il suo lettore mp3 in camera, così restava indisturbata a guardare assorta un punto indefinito del lago limpido che padroneggiava su tutta quella boscaglia che acquistava diverse tonalità di verde. Non le dispiaceva perdersi ad ammirare quella meravigliosa distesa di alberi, non le dispiaceva perdersi ad ammirare casa sua.
Si rannicchiò ulteriormente contro l'albero che ormai la ospitava sin da quando era bambina, spostando il suo sguardo cristallino verso il ramo più alto di una quercia che avrebbe dovuto avere almeno una ventina d'anni, pensò tra se.
Imitò il dolce richiamo della ghiandaia grigia. Il piccolo volatile non esitò a fiondarsi contro la mano delicata della ragazza. Sorrise, accarezzando con dolcezza il fragile capo dell'essere che sostava beato sotto il suo tocco.
Era raro che una ghiandaia grigia si lasciasse avvicinare da un umano ed era ancora più difficile, se non impossibile, che fosse una ghiandaia grigia ad avvicinarsi ad un umano.
Ma Skyler era diversa. Le piacevano gli animali e a loro piaceva lei.
Ridacchiò ripensando ad un avvenimento del passato, quando diversi anni prima lei ed il suo papà si imbatterono in un piccolo cucciolo di cane selvatico ferito ad una zampa. La ragazza corse contro di esso liberandolo dalla morsa che lo aveva reso prigioniero. Il piccolo animale, non scappò e non ringhio. Semplicemente le si accoccolò tra le braccia e lei capì che doveva prendersene cura. Lottò con il padre per circa un'ora, prima che lui acconsentisse per lasciarglielo portare a casa, annuendo sorridente prima di baciare la fronte della ragazzina. Lo curò come farebbe una mamma con il proprio bambino, con tutto l'amore possibile.
Le mancava tanto il suo papà. Da quando quell'esplosione nella fabbrica di carbone del paese lo portò via da lei, non era più la stessa cosa. Ora era lei a dover badare alla mamma, ancora debole dalla perdita.
Sorrise nostalgica quando piccoli flashback invasero la sua mente, riportandola agli infiniti pomeriggio che trascorrevano insieme per i boschi. Era da lui che aveva ereditato l'amore per la natura, per gli animali, per la vita.
Lui le aveva insegnato a sopravvivere, a riconoscere quante più piante ci fossero in natura, dai germogli teneri per curare ferite, ai funghi più velenosi che esistessero nei paraggi.
Scosse la testa, tornando a concentrarsi sulla piccola ghiandaia che ora emetteva una dolce melodia.
La guardò per alcuni minuti ancora, per poi decidere di lasciarla andare. Lei però resto al fianco della ragazza che sorrise compiaciuta dal gesto dell'animale.
Le parole del padre, le risuonarono improvvisamente in testa come un eco: '' le ghiandaia grigie sono in grado di ripetere le melodie delle nostre voci, per un breve tempo '' recitava sottovoce, come se qualcuno potesse udire i suoi sussurri e Skyler, volle provare. Lasciò che le semplici note di una canzone popolare si disperdessero nell'aria.
Dopo tre ripetizioni di quella semplice melodia, quando stava per dichiarare inutile quell'impresa, il piccolo uccello imitò timido il motivo. Chinò la testa di lato, socchiudendo gli occhi e sorridendo mentre si perdeva nella soave melodia che quel piccolo volatile era in grado di produrre.
Nel bel mezzo di quel momento così unico quanto raro, un rumore indefinito fece si che l'animale volasse via.
La ragazza volse lo sguardo al cielo, per poi concentrarsi sulla provenienza del rumore. Tese l'orecchio e potè constatare di non essere sola e che non si trattava di un 'rumore' bensì di risate maschili.
Notò d'un tratto quattro ragazzi giù nella vallata. Correvano, ridevano, scherzavano.
Assottigliando lo sguardo, riuscì a correre almeno dieci metri riconoscendo i volti dei tizi che avevano disturbato la sua quiete. Scorse il ragazzo dalla pelle ambrata che già un paio di volte aveva provato ad abbordarla senza però alcun risultato. Al suo fianco vide il tipo biondo con cui seguiva il corso di scienze umane. Non aveva mai parlato con lui ma a giudicare dai suoi modi di fare, tra quei ragazzi era il più maturo. Gli ultimi due erano entrambi castani, se la giocavano al 'tira la fune' mentre i restanti li incitavano.
Conosceva quei quattro ragazzi. Non direttamente, s'intende. Aveva sentito parlare di loro nei bagni scolastici da ragazzine troppo immature che si vantavano di aver ricevuto un'occhiata da uno di loro o semplicemente li aveva visti seduti sulle poltrone adiacenti all'ufficio del preside, passando per li.
Erano i tipici ragazzi che fanno gruppo sapendo di poter conquistare il gradino più alto della scala sociale scolastica. Lei si era sempre astenuta dall'avere legami duraturi o profondi con le persone. Preferiva restare in basso e non essere considerata. Quello che lei non sapeva, era che involontariamente e contro il suo volere, si parlava di lei più di quanto potesse immaginare, per i corridoi della scuola.
Fece una smorfia, notando uno di loro denudarsi dalla t-shirt grigia, che finì tra le sterpaglie. Non le piaceva quel genere di persone troppo sicure di se stesse, intimidatorie nei confronti degli altri. E anche questa volta, non sapeva quanto lei stessa fosse incredibilmente intimidatoria nei confronti degli altri e all'apparenza estremamente sicura di se. Skyler era quel genere di ragazza la quale bellezza catturava gli occhi di chiunque, affascinando perfino il più duro ed insensibile degli esseri umani. Quella rara bellezza caratterizzata da lineamenti semplici e delicati, che la rendevano quasi irreale, tanto perfetti fossero.
Scansò dalla fronte un ciuffo ribelle che le era ricaduto sugli occhi, impedendole la vista nitida sulla scena che si svolgeva sotto il suo sguardo scrutatore. Poggiò una mano contro un albero in pendenza per potersi sporgere meglio verso il momentaneo intrattenimento. Le venne spontaneo sorridere, nell'assistere alle azioni stupide ed impacciate che entrambi i ragazzi compievano per vincere il gioco.
“ Non te l'hanno insegnato che non si spia la gente? “ una voce alle sue spalle la fece sussultare.
Skyler perse l'equilibrio, cadendo disastrosamente su un cumulo di foglie secche. Rimase ferma per qualche secondo con l'intento di restare calma, pregando con tutta se stessa che questo avvenisse e quando finalmente era sicura che non avrebbe urlato, fece per rimettersi in piedi evitando di proposito la mano tesa dal ragazzo con il tentativo di aiutarla a rimettersi in piedi.
“ Non te l'hanno insegnato che non si spaventa la gente? “ ripetè lei, imitando il tono del ragazzo fermo davanti a lei. Lo scrutò per qualche secondo in attesa della sua risposta e mentalmente confermò la sua precedente tesi. Non aveva mai visto quel ragazzo da nessuna parte. Ne a scuola, ne in paese.
Il ragazzo sorrise divertito, percependo quella nota di sarcasmo e prontezza nella voce della ragazza.
“ Non volevo affatto spaventarti “ si giustificò poi, guardandola senza timore negli occhi ora di uno strano grigio argentato. Restò a fissare quegli occhi prima che fosse interrotto dai suoi pensieri da lei.
“ Beh, io non volevo affatto spiarli “ ribattè intrepida, decisa nel non perdere quella sfida silenziosa che i due si ero inconsciamente posti fin dalla prima parola scambiata. Combattiva, così l'avrebbe descritta il castano.
“Posso conoscere il tuo nome, se non ti dispiace? - chiede il tipo riprendendo a sorridere amichevolmente.
“ Skyler. Mi chiamo Skyler “ tagliò corto lei, incrociando le braccia al petto con fare sostenuto.
“ Skyler. “ ripetè lui a bassa voce “ Non avevo mai sentito questo nome. E' un nome strano” ridacchiò, facendo ulteriormente innervosire la ragazza che cercò ancora di mantenere la calma e la pacatezza.
“ E sentiamo, signor nome strano, qual è il tuo, di nome?” non esitò a sputare, pronta.
“Sono Harry “ porse la mano verso Skyler, che esitò prima di stringerla con forza.
“ Perchè sei qui da sola? Potrebbe essere pericoloso “ intimò lui, quasi con tono preoccupato. Lei si lasciò scappare una risata inacidita, all'udire parole così ridicole. Pericoloso il bosco per lei? Lei che nel bosco ci era cresciuta? Lei che nel bosco ci viveva?
“Vengo qui da quando sono piccola e non ho mai corso alcun rischio. Anzi, sarebbe molto più pericoloso per te, stare qui. Infondo sei un ragazzo di città. Ma cosa vuoi saperne, non sei abituato alla natura “
“ Ma sul serio. E come fai, piccola saputella a sapere che vengo dalla città? Non sarai mica una strega o qualcosa di simile? “ scherzò ironico Harry, sorridendo questa volta con un'espressione intimidatoria, mostrando una serie di denti bianchi splendenti perfettamente allineati, contornati da un paio di labbra rosee e carnose affiancate in entrambi i lati da due piccole fossette che donavano al suo viso un'aria da ragazzino.
“ No. Lo percepisco. Voglio dire, dal tuo accento. Hai un accento Londinese “ rispose pronta.
Harry rimase interdetto, quasi senza parole a quella spiegazione. Non trovava temi all'altezza di quella ragazza così affascinante e misteriosa per poter rispondere ancora e quando finalmente stava per cacciare parola, i quattro ragazzi che erano ancora giù nella vallata lo richiamarono.
“ Beh Skyler, credo proprio di dover andare. E' stato un piacere conoscerti “ e si congedò dilettandosi in un inatteso baciamano. La ragazza sgrano gli occhi a quel gesto rimanendo a guardare quasi incantata i modi di fare affascinanti e tenebrosi di quel ragazzo londinese che le concesse un ultimo, ampio e lucente sorriso prima di girarsi e correre verso il gruppo che lo stava aspettando già da un paio di minuti.
Lo studiò mentre lui indisturbato si allontanava correndo. Si concentrò poi sulla sua corsa.
Era velocissimo. Era riuscito a coprire quella distanza di dieci metri in pochissimi secondi e con una delicatezza ed una facilità degne di nota. Era incredibilmente agile.
Decise di scacciare quel pensiero dalla testa.
Guardò il cielo e notò il sole cominciare a tramontare, per lasciare spazio ad un cielo dalle tonalità che andavano dal rossastro al violaceo al porpora. Amava il tramonto, quasi quanto l'aurora e spesso si svegliava presto proprio per poter assistere a quest'ultima. Come faceva sempre con il suo papà.
Si lasciò alle spalle lo spettacolo di quel cielo contrastante con i colori ancora limpidi del lago calmo. Raccolse lo zaino nero, ormai usurato dal troppo tempo trascorso a contatto con il terreno del bosco mettendoselo sulla spalla sinistra. Respirò a pieni polmoni un paio di volte quell'aria intrisa del profumo dei pini e si incamminò verso casa.
Ripensò all'incontro con il ragazzo, nominato Harry.
Aveva ragione. Skyler, che strano nome per una ragazza.
Skyler Storm. Ripeteva tra se e se il suo nome e cognome.
E già quel nome insolito, sembrava aver influenzato il corso della vita di quella ragazza inglese all'apparenza perfettamente normale ed ordinaria. Come qualsiasi altra ragazze che frequentasse le scuole superiori.
Skyler Storm. Ripetè studiandolo per una volta ancora.
Storm, recitava il suo cognome.
Tempesta.
Ed è risaputo, tutto ciò che è travolto da una tempesta, viene Danneggiato.







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"Welcome to my life"

Ciao ragazze. Come state? Spero bene.
Okay, come introduzione è alquanto scontata ed insignificante ma non nego che trovo leggermente difficile introdutte un discorso, quindi non condannatemi.
Sono tornata con questo nuovo racconto e spero vi piaccia.
Solo per strutturare questo primo capitolo ci avrò girato intorno per almeno tre settimane.
Voglio fare un buon lavoro e sopratutto vorrei che questa storia vi apassionasse tanto quanto ha appassionato me mentre la immaginavo evolversi capitolo dopo capitolo.

Che dire? 
Spero con tutto il cuore che la leggiate in tanti e che vi faccia una buona impressione. 
Mi piacerebbe -ovviamente solo se vi fa piacere e ne avete voglia- se lasciaste qualche recensione dove mi dite se questo primo capitolo ha avuto un buon impatto su di voi, i vostri pareri, giudizi, commenti, consigli e perchè no, se ce n'è bisogno anche critiche.
Volevo inoltre chiedervi un piccolissimo favore, se non vi è di impiccio.
Avrei bisogno di un trailer per questa mia storia ma ho un problema: sono nettamente incompetente in questo genere di cose.
La mia richiesta ora è; se tra voi lettrici (o lettori) c'è qualcuno competente in materia ed è in grado di creare un buon trailer, potrebbe contattarmi per posta privata?
Bene, per questa volta mi sembra sia tutto.
E niente, come ho già detto spero che questo inizio vi abbia incuriosite ed attratte tanto da voler restare a leggere anche il seguito.
Allora, alla prossima.
Vi mando un bacione xx
  
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