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Autore: vale93    02/04/2014    4 recensioni
«C'era qualcosa di estremamente strano e inquietante nel modo in cui si era comportato Malfoy quel giorno, quasi non fosse stato lui a parlare, ma un ragazzo con le sue sembianze. Rivalutò l'ipotesi di un compagno della serpe imbevuto di polisucco, ma ciò le sembrò ancora più assurdo. Chi mai si sarebbe arrischiato a rubare l'identità al figlio del Mangiamorte più temuto della scuola, e per quale scopo?»
La storia si ambienta durante l'ultimo periodo di apprendistato ad Hogwarts, e non tiene conto degli ultimi avvenimenti riguardanti il viaggio del trio in cerca degli Horcrux nè del fatto che Silente sia stato assassinato. Niente di ciò che avviene nell'ultimo libro ha a che fare con questa fiction, che si propone come uno spaccato sulla vita di due dei più interessanti personaggi della saga, sui quali molti aspetti sono rimasti oscuri.
Sul vero carattere di Draco, sul suo rapporto con gli altri, su quello che può succedere fra due individui ostili nel momento in cui si trovano a interagire in ragione di una scommessa ruota la storia che vi apprestate a leggere, la quale trae il suo titolo dall'omonima canzone di Fabrizio Moro.
Genere: Mistero, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo 8

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Nei giorni che seguirono, gli incontri al lago si ripeterono quotidianamente con la costanza e la puntualità di un orologio svizzero, senza che nessuno dei due se lo dicesse apertamente. Hermione mangiava, studiava e usciva, come aveva sempre fatto. Si portava appresso il libro, quello che aveva comprato a Hogsmeade, anche se sapeva che non lo avrebbe letto. Lo infilava nella borsa come si infilerebbe un pacco di fazzoletti o un mazzo di chiavi, e per tutta la durata del pomeriggio lo lasciava lì.
Dal canto suo Malfoy continuò a preoccuparsi di trovare ogni giorno un'occupazione da proporle: una volta era una partita a carte, quella dopo una sfida a scacchi dei maghi. Era convinto che lei non sapesse giocarci, ma quando si era trovato davanti alla scacchiera nel mezzo del gioco aveva subito dovuto ricredersi.
-Scacco- disse fronteggiando il re bianco col suo alfiere di marmo nero.
Malfoy la guardò torvo senza riuscire ad arrendersi all'evidenza.
-Dì un po', sei stata a qualche corso di preparazione per principianti?- chiese irritato.
-No, ma sono stata una pedina da gioco.-
Malfoy sbarrò gli occhi incredulo e lei rise alzandosi da terra.
Il mercoledì tornò a frequentare la lezione di Rune Antiche, rinunciando ad andare al lago, e dopo il corso si infilò in biblioteca fino a sera. Lo studio dell'alfabeto procedeva lentamente, ogni runa aveva un significato specifico che andava analizzato e contestualizzato, ma qualcosa della pergamena che Malfoy le aveva consegnato stava gradualmente uscendo fuori, seppur del tutto incomprensibile.
Il pomeriggio seguente gliel'aveva mostrata e lui aveva storto il naso cercando di indovinare cosa potesse stare a significare.

-Potrebbe essere un nome, un indirizzo, una parola d'ordine..-
-Potrebbe anche un incantesimo-
-Ma certo. La formula per addormentare la piovra della presunta leggenda di Hogwarts- fece Draco con un ghigno tirato, chiaramente per prenderla in giro. Ma Hermione non escludeva compleamente quella possibilità.
Il venerdì, dopo la terza lezione pomeridiana, entrò nella biblioteca ampia e illuminata del terzo piano, salutando con un cenno cordiale della testa la scorbutica signorina Pince, che analizzava attraverso un paio di buffi occhialini tondi le pagine di un tomo vecchio e polveroso. Occupò come sua solita abitudine il tavolo più lontano dal centro della stanza, sotto a una delle tante vetrate trasparenti che davano sul giardino. Lì trascorreva la maggior parte dei suoi pomeriggi di studio, isolata dal gruppo di tavoli più in voga fra gli studenti, nei quali il chiacchiericcio, seppur sussurrato, era sempre costante.
Passò l'ora seguente a leggere il manuale di Storia della Magia con un foglio di appunti ordinatissimi sotto alla penna, quando un'ombra scura si mosse indistintamente davanti alle sue palpebre abbassate, spostando la sedia del tavolino di fronte. Alzò distrattamente la testa, sulle labbra le parole che stava leggendo, e fissò sbalordita il ragazzo seduto, sbattendo le ciglia per lo stupore. Malfoy le lanciò un'occhiata rapida, senza alzare completamente la testa, e le fece un cenno con le sopracciglia per salutarla. Lei incurvò le proprie incredula, stupita di vederlo in biblioteca per la prima volta in vita sua, e soprattutto a un tavolo così vicino al proprio. Girò la testa di lato, per vedere se qualcuno si fosse accorto di lui, ma come detto il tavolo era in una posizione talmente isolata e strategica, lontana tanto dalle chiacchiere quanto dagli sguardi indiscreti, che nessuno a meno che non ci si mettesse di impegno si sarebbe reso conto di ciò che avveniva lì in fondo. Riportò così lo sguardo su di lui, che aveva preso a leggere un libro apparentemente di lezione, e tornò a studiare il proprio con un angolo della bocca incurvato.
Il giorno successivo questo fu quanto riuscì a decifrare della pergamena runica, dopo una notte intera passata ad avvantaggiare i compiti per la lezione del mercoledì:


e***c *i a* *****
*i ***e*fi* ***


Osservò accigliata quelle poche lettere, tracciate in posizioni alquanto insolite all'interno delle parole sconosciute, e si chiese quale termine potesse iniziare per "e" e finire per "c" nella lingua corrente, ma non gliene venne in mente neanche uno.
In quei giorni si abituò alla presenza di Malfoy al lago come ci si abitua alla pioggia d'estate dopo che cade per cinque giorni di seguito in barba al sole e all'afa opprimente, o alla presenza di un estraneo che tutti i pomeriggi esce alla tua stessa ora e si siede alla tua stessa panchina nel parco di una grande città. Era strano, questo sì, ma non più così inquietante come lo era stato nei primi tempi.
Lui continuò a evitare Blaise, che dal canto suo aveva smesso di tentare di dissuaderlo, e ignorò Pansy, che per diverse volte tentò di raggiungerlo a sera quando lui era già troppo stanco per avere anche solo la volontà di mandarla via. Con i giorni quelle richieste cessarono in maniera graduale e lui si chiese se la ragazza si fosse finalmente arresa ad aspettare.
Non era mai successo che la rifiutasse per un numero di giorni superiori a tre, di solito i suoi intrighi amorosi duravano poco e lo distraevano meno, ma stavolta l'esigenza di tempo era diversa, e lui non era così bisognoso d'affetto da richiedere la presenza di una ragazza nella sua giornata più dello stretto necessario.
Aveva capito una cosa, in quei pomeriggi con la mezzosangue: tempo, era la parola magica. Pazienza, la regola primaria. E poi ce ne stava una terza, la più importante, che andava conquistata.

Quel giorno si alzò dal letto con un'idea ben precisa, e sperò che la mossa da mettere in atto non fosse esageratamente precoce e azzardata. Accompagnò Nott alla lezione di Storia e finse di concentrarsi per gran parte del tempo.
Hermione seguiva Incantesimi in un'altra aula, insieme a Ron, che le scribacchiava disordinato accanto, e a Harry. A fine lezione uscì con loro per raggiungere la serra e, come l'ultima volta, Ron le si affiancò velocemente in corridoio. Camminò per qualche secondo in silenzio, come se meditasse su cose che lei non poteva conoscere, poi si voltò a guardarla, soffermando i grandi occhi azzurri sul suo profilo. Lei se ne accorse e mosse impercettibilmente la testa per sbirciarlo, aggrottata, ma questi riportò immediatamente la sua avanti.
Era il 4 Dicembre dell'anno, un sabato. Per la precisione, due settimane dopo il lancio della scommessa ai Manici di Scopa.
Il cielo sereno era uno dei rarissimi ultimi cieli sereni dell'autunno, azzurrino, limpido, ma meno abbagliante di quello estivo. Le giornate avevano cominciato a ritirare le proprie ore già da diverse settimane, e la luce tenue e calorosa del sole stendeva i suoi raggi limpidi sulle nuvole affusolate.
Alle cinque Draco lasciò il dormitorio con un po' di anticipo, passando per prima cosa davanti all'armadio delle scope. Lì si guardò attentamente attorno per controllare che nessuno lo vedesse e infilò una mano dentro con circospezione.
Hermione era ancora in biblioteca, a studiare assieme ai compagni. Aveva finito di ripetere a Ronald la lezione di Storia della Magia del giorno, e ticchettava pensosamente con la penna d'oca sul tavolo, il mento sul palmo. Fuori gli uccelli esternavano i loro tenui cinguettii nell'aria quieta e profumosa del pomeriggio, sbrigando le loro ultime faccende da volatili prima del tramonto. Con gli occhi, li vide volare davanti alla vetrata della stanza e scambiarsi beccate giocose piroettando, per poi appendersi ai rami di qualche pianta frondosa del giardino.
Era molto strano che Malfoy non avesse cercato di riprendere il discorso di svariati giorni prima. Sapeva di averlo messo in difficoltà, ma era convinta che avrebbe lottato per far valere le sue ragioni, se non altro per non dargliela vinta. Il tempo era trascorso nell'attesa che lui le tirasse una frecciatina o le dicesse, con noncuranza, che aveva un motivo valido per ritenere nettamente differenti i discorsi sul sangue magico e il razzismo babbano. Ma ciò non era mai successo, l'argomento era passato sotto il silenzio più assoluto e a Hermione sembrò una reazione insolita e a dir poco non consona al comportamento abituale della serpe.
Lasciò il tavolo e i compagni dopo una mezz'ora scarsa, il tempo di finire di appuntarsi qualcosa, e uscì dal castello continuando a riflettere. 
Ultimamente sembrava esserci stato un cambiamento nel comportamento del ragazzo, e non solo in seguito all'episodio col giornale. Le sembrava essere diventato più aperto e spontaneo nei suoi confronti, come se man a mano la stesse facendo entrare in confidenza con se stesso. Ricordò le parole con cui aveva parlato di sua madre, quando le aveva raccontato le origini del suo nome, e la sensazione di malinconia che le aveva trasmesso facendole quella piccola confidenza.
Difficile credere che lui intendesse realmente creare un legame con lei, però una sorta di complicità si era lentamente formata, e questo per quanto assurdo potesse sembrare non era possibile negarlo.
Spostò un ramo dal passaggio fra i rovi e lo vide come sempre già lì, in piedi.
Draco si girò a guardarla ciancicando un filo d'erba e si scostò due dita dalla tempia con un cenno.
-Ciao- disse raggiungendolo, e scrutandolo attentamente negli occhi.
Aveva indossato una maglietta scura con le maniche tirate fino al gomito, contrariamente al solito maglioncino e alla camicia.
-Sei fortunata- rispose lui inclinando la testa all'indietro e scrutando le fronde verdastre degli alberi. -Cielo sereno e niente vento. Sopravviverai.-
-Di cosa stai parlando?- chiese perplessa.
Malfoy indietreggiò con espressione criptica e le fece cenno di avvicinarsi con un dito. -Fa' un passo- disse.
Lei obbedì senza esitare e urtò la punta del piede contro un ramo. Abbassò gli occhi per scavalcarlo e questi si sgranarono all'istante, stupiti.
-Eih ma.. una scopa- esclamò attonita.
Malfoy annuì compiaciuto e si abbassò a prenderla in mano.
-Una Stellafreccia, abbastanza in buono stato. L'ho controllata prima che arrivassi.-
-Che...-
-Si tratta di un modello molto vecchio, una delle prime costruite insieme alla Comet e alla Scopalinda, ma le altre sono tutte mezze rotte, non ho voluto rischiare.-
-Non capisco cosa hai in mente- fece lei guardigna, -Non penserai che io..-
-Sicuro. Hai detto che ti piacerebbe essere una rondine, ricordi? Tutto quel discorso sul potersi spostare in cielo, vagare per mare e monti.. Hai negato di non saper volare, quindi vediamo- disse tirandogliela.
Lei la afferrò al volo sconcertata e cercò di allontanarsi maldestra.
-Non salgo da anni, l'ultima volta è stato a lezione, non credo sia una buona idea..-
-Una strega che si rispetti non può lasciare Hogwarts senza sapersi spostare su una scopa, non dirmi che hai paura, è un gioco da ragazzi.-
Hermione sbattè le palpebre, mentre lui le passò velocemente alle spalle, tenendo la coda dell'arnese.
-Forza.-
Esitò, e lui le passò senza troppi complimenti il manico fra le gambe, infilandole la punta fra le mani.
-Ricordi come si parte? Tutto ciò che devi fare è accovacciarti come se ti sedessi su un cavallo, ginocchia strette, presa sicura... E' un vecchio modello, non partirà troppo veloce. Non quanto la mia, almeno.-
Hermione si girò a guardarlo tesa. -Malfoy, se questo è un modo per liberarti di me sappi che posso tornare sui miei passi e non parlarti più, non c'è bisogno di arrivare a tanto.-
Il biondo scoppiò a ridere divertito, arricciando il naso, e diede uno schiaffo alla coda della scopa, che si agitò improvvisamente come animata.
Hermione strillò, stringendo il bastone fra le dita, e sentì le scarpe staccarsi dal terreno con uno scatto.
-Aspetta!- esclamò, come se la scopa potesse capirla, e questa in tutta risposta scattò in avanti con un balzo. 
-Prendi il controllo, sei tu a guidare- le urlò dietro il ragazzo da terra.
-Malfoy!- grignò infuriata, tentanto di fermare le oscillazioni del mezzo. Questo si sbilanciò da entrambi i lati con pericolosa pendenza ma per fortuna le sue braccia riuscirono a rimetterlo dritto.
Stai calma, si disse. Resta calma e non succederà niente.
Stringendo le ginocchia attorno al bastone virò con tutto il corpo verso destra, per tornare indietro. Sotto Malfoy la seguiva con lo sguardo e le sembrò che fosse rimasto colpito dal modo in cui aveva presto recuperato il controllo. Tornata sulla sua testa, inclinò il manico con delicatezza, puntandolo lentamente a terra. Ma mentre cominciava a scendere, la forza di gravità sbilanciò la punta, facendola capovolgere.
Fu un attimo, Hermione si sentì sbalzare avanti e un secondo più tardi precipitò faccia al suolo, disarcionata. Malfoy si affrettò a prenderla al volo e con una risata rumorosa si sentì acchiappare per le gambe in un secondo.
-Però, non male per una prima volta.-
Si tolse le mani dagli occhi terrorizzata e alzò lo sguardo su di lui pallida come un cencio.
-Forza, non fare quella faccia, non ti sei alzata più di qualche metro.-
Trattenne il fiato irrigidita, incapace di credere che lui l'avesse presa sul serio.
-I..io...-
-Riprenditi, Merlino!- esclamò rimettendola in piedi.
Lei si allontanò presto di due falcate, fissandolo inquieta.
-Ti ringrazio- disse, tesa, attorcigliandosi una ciocca attorno al dito. -Non voglio più salirci.-
-Come sarebbe? Credevo ti piacesse volare-
-Io non so- irruppe, alzando la voce, -volare. E' un miracolo se sono ancora viva!-
Draco le lanciò un'occhiata beffarda, mentre lei abbassava lo sguardo avvilita.
-Beh adesso che lo sai? Fatti pure una bella risata, non mi interessa.-
Lui scosse la testa sollevando la scopa da terra. -Purtroppo questo è quello che pensavo, ma vedendoti mi son dovuto ricredere. Sai volare, devi soltanto prenderci la mano. L'atterraggio è la cosa più difficile, se non sali dal primo anno è normale che non ti riesca.-
Hermione gli lanciò un'occhiata diffidente.
-Non capisco perchè tu abbia smesso, non solo chi gioca a Quidditch sa ancora andare su una scopa.-
Non rispose; con gli occhi a terra, ricordò vagamente la sua prima lezione di volo, quando fin da subito la scopa assegnatale da Madama Bumb le aveva dato non pochi problemi. Nonostante l'impegno e la caparbietà con cui glielo aveva ordinato, non aveva voluto alzarsi da terra e lei aveva dovuto prendersela con le mani. Poi, fortunatamente, Harry era salito a recuperare la ricordella di Neville sopra un tetto, a causa di Malfoy, dopodichè la professoressa aveva interrotto la lezione, per via dell'incidente al povero ragazzo. Avrebbe dovuto capirlo da subito che il volo non era una sua specialità. Sembrava che la scopa rifiutasse di darle retta e presto aveva rinunciato a imparare. L'ultima volta che era salita su un qualcosa di volante era stato con Harry in groppa a Fierobecco, per andare a salvare Sirius. Esperienza traumatica, seppur necessaria.
-Ho scoperto di soffrire di vertigini- disse guardando indifferente a terra. -Per questo ho smesso. Non mi sento sicura su un manico.-
Draco la squadrò stupito da sopra la scopa, sulla quale si era sistemato nel frattempo.
-E dire che vorresti tramutarti in uccello, proprio non ti capisco.-
Hermione rialzò gli occhi stizzita. -Forse proprio perchè non mi sento sicura mi piacerebbe provare a esserlo, fidarsi delle proprie ali è diverso che stare sopra a un pezzo di legno.-
Draco meditò sulle sue parole e poi fece un cenno di assenso. -Fila. Ho capito cosa ti serve, solo un po' di confidenza. Se impari a frenare la paura sono sicuro che combatterai anche le vertigini.-
Hermione corruggò la fronte scettica.
-Sali.- 
-Come?- balbettò.
-Sali ho detto. Facciamo un giro insieme, niente di impegnativo, così ti godi il volo e ti rilassi.-
Sgranò gli occhi scioccata senza credere a quello che aveva appena sentito. Di colpo, la paura che Malfoy volesse farle del male affiorò dentro di lei come uno dei primi giorni, mettendola sull'attenti. Una proposta simile non era usuale per lui, e fino ad allora non si era mai spinto a tanto.
Esitò senza rispondere immobile sul posto, l'espressione illeggibile.
Draco sembrò intuire cosa stesse pensando e cercò di sembrarle rassicurante. -Non ho intenzione di buttarti in acqua, Gazza mi ha visto uscire dal castello. Se esce fuori il tuo cadavere saprà che non sono andato in serra.-
Hermione non si mosse, fissandolo cupa.
Draco ricambiò l'occhiata immobile. -Un volo fino all'altra sponda.. Tutto qui.-
Indugiò sul posto scrutandolo guardigna, le sopracciglia aggrottate, poi fece un passo avanti, tenendo gli occhi dritti in quelli di lui. Lentamente, si avvicinò alla scopa su cui stava seduto e posò una mano sul dietro del manico.
-Un giro breve- disse per convincerla.
Lei abbassò la fronte. Meditò in silenzio fissandosi la punta delle scarpe, come se si stesse decidendo a compiere un gesto folle, e infine salì in groppa reggendosi alla sua spalla. Malfoy si girò a nascondere il viso dai suoi occhi e aspettò che si fosse sistemata, e che avesse stretto con le dita il bastone dietro alla sua schiena. Poi diede un colpo a terra, con la scarpa, e si spinse su.
La scopa si librò in aria velocemente, per prendere quota, e a circa venti metri da terra girò la punta verso la pozza scintillante del lago. Hermione inspirò profondamente per calmare i nervi in tensione e con la mano tesa scivolò cautamente sulla tasca, dove la forma della bacchetta premeva nascosta contro la stoffa. Gli occhi erano chiusi, timorosi di guardare in basso, ma l'andamento della scopa stabile e tranquillo glieli fece aprire lentamente, uno alla volta. Sotto di sè vide il luccichio dell'acqua scura del lago, sul cui specchio piatto la loro sagoma scivolava come una splendida libellula. L'altezza non era troppa e lei riuscì a sporgersi oltre la spalla, inclinando la testa verso il basso.
-Allora?- chiese Malfoy sbirciandola di sottecchi. -Come ti senti?-
Accennò un movimento con la testa, senza parlare. Lui la portò a percorrere il diametro della pozza a largo, attraversando tutta la sua superficie quieta, fino all'altra sponda. A fianco a loro, in lontananza, un'isoletta alberata spuntava solitaria nel mezzo dell'acqua, accarezzata dallo sciabordare delicato della spuma.
-Cos'è?- chiese sbirciando oltre la spalla.
Malfoy girò la testa per seguire la direzione dei suoi occhi e fece un movimento dubbioso con la schiena.
-Mai stato, probabilmente ha solo alberi e arbusti. Non sembra molto grande.-
Hermione fece cenno con la testa d'esser d'accordo.
Passarono sopra al lago fino alla riva opposta, in mezzo agli alberi grandi e ramificati della sponda sulla quale non aveva mai messo piede. Il paesaggio da lì era stranamente diverso, come se invece che percorrere pochi chilometri si fossero spostati di molto lungo il corso del lago, che proseguiva lungo le rive dei boschi fino a molto lontano da lì.
La scopa disegnò una spirale d'aria attorno al tronco di diversi alberi, passando fra le aperture dei rami, in cui nidi di passeri di vario genere se ne stavano nascosti fra le foglie. Poi tornò a sfiorare il pelo dell'acqua ripercorrendolo lentamente a ritroso. Hermione trattenne il fiato, la mano stretta attorno alla bacchetta. Gli occhi si piantarono sulla schiena del ragazzo, attenti a qualsiasi movimento, e per tutta la durata della traversata non vi si staccarono più.
Tuttavia questa rimase perfettamente ferma, le spalle dritte, i capelli biondi che si scompigliavano animatamente al vento.

Quando tornarono a riva, l'atterraggio fu lento e delicato. Hermione saltò a terra, assaporando il contatto dei piedi col terreno solido, e si girò con espressione indecifrabile verso di lui.
-Grazie..- disse. -.. Sei stato bravo.-
Draco accennò un ghigno di soddisfazione e lanciò la scopa a terra inclinandosi.
-Sapevo che ti sarebbe piaciuto.-
Non rispose, e nel momento in cui tornò a ergersi di fronte a lei, percepì un'insolita sensazione all'altezza del petto, un blackout improvviso. Abbassò gli occhi, allontanandosi di un passo, e li fece poi vagare attorno confusa.
Draco si sistemò sull'erba con le mani dietro alla nuca, la schiena a terra.
-Potresti allenarti facendo la strada fino all'isola a metà tragitto. Secondo me in pochi giorni impareresti.-
Non rispose, restando in piedi. Lui alzò gli occhi su di lei e accennò un ghigno con l'angolo della bocca. -Sicura di star bene? Ti vedo tesa.-
Hermione scosse la testa e gli si sedette accanto. -Sto bene, tutto bene..
Draco leccò le labbra nascondendo un sorriso quasi impercettibile; chiuse gli occhi.

Fiducia.
Quello, l'ultimo tassello.
Il piano dello scoiattolo aveva iniziato a funzionare.








Chiedo umilmente scusa per l'attesa, e vi avverto che per un po' di tempo la scadenza abituale degli aggiornamenti verrà prolungata a più di una settimana: sto entrando in sessione esami all'università, l'esperienza più brutale e ansiolitica dopo la maturità, e sono in grande stress.

Che dire, ho sempre pensato che Hermione avesse qualche problemino col volo, da che la scopa non le si alzava nonostante i ripetuti "su" da bambina a quando in groppa a Fierobecco balbettava "Non mi piace, proprio non mi piace" reggendosi a Harry.
In questo capitolo ho fatto passare un po' di giorni, precisamente una settimana, se si conta che le lezioni di Rune Antiche capitano di mercoledì e di venerdì e che Hermione ne ha fatte tre. Le date sono importanti perchè scandiscono il passare del tempo all'interno del mese, ma i numeri specifici non sono da tenere in grande conto, potrei modificarli più avanti e far slittare l'inizio della storia a una settimana prima, o dopo - who cares?
Ah, il pezzo sugli scacchi è un chiaro riferimento alla partita che Harry Ron e Hermione giocano contro la scacchiera gigante per accedere alla camera della pietra filosofale. Harry era l'alfiere.

Ringrazio le due recensitrici: barbarak e laura_ravenclaw_roccati, e il ragazzo che con un commento mi ha risollevata in un momento di perdizione dopo che avevo modificato il precedente capitolo. A proposito di ciò, spero che il cambiamento non abbia infastidito nessuno, per chi non se ne fosse accorto, da metà capitolo 8 in giù sono state apportate delle modifiche, principalmente al flusso di coscienza di Malfoy durante la lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Eviterò di ripetere errori di questo genere in futuro.
Un grazie a tutti coloro che leggono, inseriscono fra ricordate/seguite/preferite e decidono di lasciare una recensione - sempre gradita - a questa storia.
Vi adoro perchè mi date spago <3

Vale
   
 
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