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Autore: Madelyne Scott    03/04/2014    4 recensioni
[ Giallo | AU!PandoraHeartsUniverse | Specie di Crossover con PH | OC –sarebbe mio ma è ispirato a Lacie- | I personaggi principali, a parte l’OC, saranno Afuro ‘Aphrodi’ Terumi, Kazemaru Ichirouta, Hakuryuu, Yuuto Kidou e Sorpresa! ]
«Tu sei speciale, e io voglio che resti con me.» si portò la mano destra al petto, abbassando le palpebre con grazia «Ti proteggerò da tutti coloro che sono invidiosi dei tuoi bellissimi occhi, resterai con me e io ti insegnerò tutto ciò che dovrai sapere.»
[ Ho modificato la trama, aggiungendo un personaggio Sorpresa; forse allungherò la storia di qualche capitolo ]
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Jude/Yuuto, Nathan/Ichirouta, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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~♪~ Capitolo 2 ~♪~
 
«Neh, Terumi.» il sorrisino vittorioso che andava arricciando le sue labbra piccole era alquanto eloquente «Hai perso di nuovo contro di me a scacchi.»
In realtà il dodicenne l’aveva lasciata vincere di proposito, come quasi ogni volta, per avere la possibilità di vedere gli occhi ametista della ragazza brillare di soddisfazione. Era stata lei, due anni prima, ad insegnargli le regole da seguire per muovere le pedine sulla scacchiera bicolore, ma quando lui aveva capito il meccanismo e aveva iniziato a vincere, la mora aveva dimostrato un fastidio del tutto infantile, come se non ritenesse giusto l’essere battuta dal suo stesso allievo. Si era rabbuiata ed era diventata fredda e praticamente intrattabile per un paio di giorni, come ferita nell’orgoglio. Ovviamente si era ripresa e, anzi, non aveva tardato a chiedere una rivincita, opportunamente concessale dal minore.
«Sai, dovresti smetterla di farmi vincere ogni volta.» osservò con apparente noncuranza, lasciandolo interdetto: Afuro non credeva che se ne fosse accorta…
La quattordicenne sollevò le ciglia nere, mostrando il suo tipico sguardo ipnotico e penetrante, che ormai il biondo aveva imparato a conoscere e, alle volte –rare-, leggere  e interpretare. Le iridi violacee, sulle quali si rifletteva il caldo baluginare del fuoco scoppiettante nel camino, assomigliavano a pozzi di petrolio attraversati da raggi d’arcobaleno e spruzzi dorati, gli stessi che la giovane sembrava emanare ogni istante.
Tutte le volte che il ragazzo coglieva quello stralcio di meraviglia gli era impossibile non restarne abbagliato e sempre più affamato. Da quella prima notte, in cui l’aveva vista danzare candida come i fiocchi di neve che calavano placidi e meravigliosi dal cielo, aveva aspirato ad ammirare la purezza unica di quella creatura indescrivibile.
Prima che se ne rendesse conto, si ritrovò il viso chiaro della giovane ad un paio di centimetri dal proprio.
«Hai degli occhi stupendi.» sibilò, afferrando il viso del biondo e posando due dita sulle sue gote imporporate. Era diventata una specie di abitudine, un rituale particolare che apparteneva solo a loro, perdersi negli occhi dell’altro. Maria, con espressione assorta, scrutava le iridi color sangue scuro di Afuro in ogni loro minima sfumatura, come a volerseli imprimere a fuoco nei ricordi.
Dall’altra parte, il minore lottava per scorgere in quell’oceano liquido e profondo parte dell’Universo dorato racchiuso nelle sfere dorate che aleggiavano ovunque, per loro, come lucciole.
«Bellissimi.» la ragazza si ritirò, allontanando le dita affusolate dal viso roseo del biondo, non prima di averlo accarezzato con delicatezza. Non tornò a sedersi sulla poltroncina accanto al fuoco, ma si passò le mani sull’abito e si ravvivò i lunghi capelli neri «Io vado in camera, potresti avvisarmi per la cena?» senza aspettare una risposta vera e propria sorrise, abbandonando la stanza con un lieve fruscio.
 
~♫~
 
Toc toc.
La mora, seduta sul letto con la schiena poggiata su di un cuscino sulla testiera, sollevò con fastidio gli occhi dal libro che era intenta a leggere.
«Avanti.» concesse, con tono tagliente, fissando con le ciglia leggermente socchiuse la porta alla propria destra, come a volere incenerire chi la disturbava. Si stava preparando diverse frasi per liquidare la persona che, inopportunamente, aveva distolto la sua attenzione sul punto più interessante della lettura, quando la superficie di legno si dischiuse lentamente, rivelando la figura esile e vagamente femminile di Terumi.
L’espressione infastidita di Maria si rilassò, tornando tranquilla e disponibile. Indagò il ragazzo da capo a piedi, constatando che era davvero carino: non si faceva problemi a pensare o ad ammettere cose simili, era come se fosse parte di lei. I lunghi capelli biondi, chiarissimi come non ne aveva mai visti, giungevano alla vita, quasi quanto i suoi, ed era un piacere per la maggiore passarci le dita sottili.
«La cena è in tavola, si starà anche freddando.» comunicò, rimanendo sulla soglia. L’altra sembrò non fare caso alle sue parole, ma lo invitò con un gesto del capo ad entrare.
«Chiudi la porta, per favore.» aggiunse poi, osservandolo.
Afuro obbedì, per poi procedere nella stanza e fermarvisi, incantato: era la prima volta, in due anni, che aveva la possibilità di entrare nella camera da letto di Maria, che era sempre stata molto chiusa sotto quell’ottica. Il biondo la sentì ridere, probabilmente doveva avere un’espressione davvero trasognata!
«Siediti, forza! Non dovrò anche dirti di muovere le gambe perché tu lo faccia!» annuì, vagamente imbarazzato, e si diresse timoroso verso l’enorme letto che troneggiava al centro della stanza, cercando di non calpestare nessuno dei numerosi cuscini che cospargevano il pavimento, coperto da tappeti. Non appena ebbe mosso un paio di passi, fu travolto dall’inebriante quanto delicato profumo che aleggiava fra le pareti, nelle stoffe, nelle pagine dei libri, come se ogni oggetto fosse pregno di quell’essenza calda. Venne distolto dai propri pensieri bruscamente, come se fosse stato strappato ad uno stato di sonno che andava avvolgendolo.
«Eh no!» il tono della ragazza era leggermente ammonitorio, anche se l’altro non ne capiva il motivo. Lei, di risposta, indicò verso i suoi piedi «Togliti le scarpe, sbrigati! Altrimenti per cosa li avrei fatti mettere i tappeti e i cuscini?!» le sottili sopracciglia scure erano leggermente aggrottate, in segno di fastidio, ma si rilassarono quando lo vide sfilarsi i calzari e posare i piedi chiari sulla stoffa calda e piacevole. Lo seguì poi con gli occhi mentre si avvicinava al materasso, sedendovisi sopra senza smettere di far vagare gli occhi per la stanza.
La maggiore lo lasciò studiare ogni parete, ogni scaffale, ogni volume che vi campeggiava, senza disturbarlo. Non lo fermò neanche quando si rialzò e si avvicinò alla scrivania, presso una delle due grandi finestre che davano anche accesso al terrazzo, dove erano riposti ordinatamente libri e appunti sulle lezioni del giorno, nonché penne e calamai con inchiostri di vari colori. Lo vide spostarsi verso la sua piccola ma ben fornita libreria personale, dove fece scorrere con delicatezza un dito sulle lettere stampate dei titoli per aiutarsi nella lettura: era difficile per lui leggere rapidamente, dato che aveva imparato da soli due anni. Sollevò solo un sopracciglio, quando notò che l’attenzione del biondo era stata attirata dall’elegante cannocchiale nero che faceva bella mostra di sé accanto alla seconda finestra. Lo fissò, studiandone ogni reazione, mentre si portava al fianco dell’oggetto, proprio come lui faceva con esso. Si alzò con un movimento rapido quanto silenzioso, giungendo al vetro in pochi attimi. Non prestò attenzione al sussulto spaventato del biondo, ma scrutò con occhi assorti la volta celeste.
«Quell’oggetto ti attira, vero?» domandò, e senza guardarlo seppe per certo che aveva annuito. «Ti prometto che una notte ti farò vedere tutte le costellazioni che conosco, ma purtroppo non sarà oggi: è coperto.» concluse, alludendo al cielo nero con un leggero picchiettare di nocche alla finestra. Si voltò verso di lui, sbattendo le palpebre come per sforzarsi di tornare alla realtà, e lasciò che un sorriso le solcasse il viso.
«Volevo dirti che domani mattina non avremo alcuna lezione.» osservò per un attimo l’espressione corrucciata del minore, che non sembrava proprio capire, poi aggiunse «Andremo a fare una breve passeggiata. È da molto che non esco da qui.» e, con un gesto del braccio, volle indicare l’intero palazzo.
Afuro boccheggiò, senza sapere come ribattere, ma venne definitivamente zittito dallo sguardo bonariamente deciso e irremovibile dell’altra. Annuì, senza saper bene cos’altro poter fare.
«Siamo d’accordo, allora! Adesso andiamo, o ce ne sentiremo dire di tutti colori!» lo superò, dirigendosi verso la porta, e fece un leggero cenno con il capo per rassicurarlo.
 
~♫~
 
Il giorno successivo, la mattina si era presentata luminosa e frizzante, come se la primavera avesse fretta di arrivare: tutti sapevano che era solo una breve tregua prima che ricominciasse il freddo di gennaio. La quattordicenne sorrideva, come se il suo buonumore fosse l’unico motivo per il quale la giornata fosse tanto tersa, e quella sua aura tranquilla sembrò contagiare anche il biondo.
Era agitato, lui, e non poteva di certo nasconderlo: era da due anni che non metteva piede fuori dal palazzo in cui Maria lo aveva accolto, ma aveva paura di come l’avrebbero guardato.
Di cosa avrebbero pensato dei suoi occhi.
«E’ proprio necessario?» domandò, tornando preda dell’ansia che lo aveva tenuto sveglio quella notte. La maggiore spostò le iridi violacee sulle sue, come per leggervi all’interno, poi rivolse nuovamente il viso dinanzi a sé e tornò a sorridere.
«Non preoccuparti, non lascerò che qualcuno ti giudichi per i tuoi occhi, Terumi.» stranamente, quelle semplici parole bastarono perché il suo cuore smettesse di battere all’impazzata, e lasciò che sul proprio volto comparisse un’espressione rasserenata.
Mentre camminavano, l’una poco più avanti dell’altro, non poté fare a meno di notare l’eleganza con cui la giovane si muoveva: il corpo era fasciato da un lungo abito rosato, dall’ampia gonna a balze, che metteva in risalto la sua figura snella ma già formata; le spalle, esili e rotonde, erano coperte da una mantellina rossa che arrivava alla vita. Ad ogni passo, il suono piacevole e ritmico dei tacchi sui mattoni del selciato si liberava dalle scarpe piccole e delicate che portava ai piedi.
Ma la cosa più bella, quella che attirava l’attenzione di tutti, era il viso chiaro e luminoso, incorniciato e messo in risalto dai lunghi capelli corvini, acconciati in una coda alta che lasciava libera solo un’armoniosa frangetta e due ciocche ai lati del volto. Su di esso sbocciavano due labbra piccole e rosse, fresche come petali di crisantemo, e i due occhi color ametista, che brillavano come non mai. Non erano, come la sera prima scuri come petrolio, ma, alla luce naturale del sole invernale, sembravano rischiarati dal biancore quasi perlaceo della sua pelle.
Anche lui attirava gli sguardi dei passanti, ma non tanto per il colore delle iridi quanto per la sua effettiva bellezza: la carnagione rosea si sposava alla perfezione con il biondo della chioma liscia, raccolta in una coda bassa da un nastrino color carminio. Anche lui indossava abiti chiari, ma che tendevano al celestino, e ai piedi portava due eleganti scarpe nere e lucide. Il tutto era coronato dal rosso sul suo viso, che però era in perfetta armonia con tutto il resto: nessuno sembrava giudicarlo più un ‘figlio del diavolo’.
Stava riflettendo su questo, quando per poco non andò a sbattere contro la figura immobile di Maria: la ragazza muoveva il capo da destra a sinistra, come in cerca di qualcosa. La tranquillità che la aveva caratterizzata sino a quell’istante sembrava essersi dissolta, lasciando il posto alla tensione. Quasi richiamata da un presentimento tutt’altro che positivo, la mora riprese a camminare, con passo rapido, sino a raggiungere un vicolo distante poco più di qualche metro.
«Cosa succede?» le parole del biondo vennero completamente ignorate dalla giovane, vedendolo costretto a seguirla, per poi bloccarsi nuovamente.
«Lo senti?»
Il suo tono era insolitamente serio, i suoi occhi si erano rabbuiati proprio come il sole, coperto da nuvole improvvise.
‘Cosa dovrei sentire?’ furono le parole che gli salirono alle labbra, ma prima che potesse articolarle lo udì: un flebile rantolo, un vagito, il pianto di un neonato. Sbarrò gli occhi, fissi sul selciato, per poi sollevarli sulla maggiore, che già superava l’angolo scuro. La imitò nuovamente, ma con più lentezza: aveva paura di sapere cosa lo aspettava, perché sapeva che non sarebbe stato niente di nuovo.
Si trovò dinanzi la figura tremante di Maria, voltata di spalle, che gli rivolse il viso pallido e rigato di lacrime. Girando su se stessa per mettersi completamente di fronte a lui, mostrò il fagotto urlante ed insanguinato che stringeva fra le braccia.
«Hanno tentato di ucciderlo.» sibilò, lo sguardo fisso nel vuoto «Hanno visto i suoi occhi e hanno provato ad ucciderlo.» si scostò. Alle sue spalle, riversa a terra, contorta in una posizione del tutto innaturale, stava il cadavere di una donna.
«Ha protetto suo figlio.»
«Perché?» la voce della ragazza era corrotta dal pianto «Che colpa ne ha questo bambino se ha gli occhi di questo colore?» gridò in preda alla rabbia, all’amarezza. Le sue parole facevano breccia nel cuore del biondo come se fosse stata causa sua, e non come se avesse passato anche lui le stesse ingiurie?
Senza accorgersene, aveva chinato il capo. La sentì inspirare profondamente, avvicinandoglisi.
«Mi dispiace. Io non volevo-»
«Non hai di che scusarti.» rispose Afuro, sollevando il viso e sorridendo, per la prima volta, in modo da rassicurarla «Non sei tu colei che ha fatto questo.»
Vide con gioia che anche le labbra della quattordicenne si incurvavano, mentre un leggero soffio di vento le smuoveva le lunghe ciocche corvine. Sollevando il viso verso il cielo, tornato limpido e luminoso, mormorò:
«Kazemaru. È un bel nome, non trovi?»
 
*Angolo autrice*
Buonasera, cari~
Eccomi che torno, dopo un bel po’, con questa mini-long.
È un piacere, per me, trovare finalmente il tempo per concludere il capitolo e pubblicare, dato che sono vagamente incasinata con lo studio, i compiti e lo sport e Kuroko no Basket
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia; l’ho reso più lungo del precedente, ma ho tentato di non appesantirlo molto per non renderlo noioso. Non ho molto da commentare, ho tentato di descrivere nel modo migliore ciò che immagino.
Dato che, come sempre, non ho molto tempo (che palle!), sarò rapida: mi dispiace per le cinque anime pie che hanno recensito il capitolo precedente, ma non ho proprio trovato il tempo per rispondere! Sappiate, però, che le vostre parole mi hanno scaldato il cuore, e sono felice che vi piaccia nonostante la presenza di un OC (?).
Insomma, non piacciono poi a molti…
Quindi, grazie mille, sappiate che ci tengo tantissimo, e nelle sere successive tenterò di rispondere!
Anche se io contavo sui sabati (?), ma i prossimi due sono occupati da due feste di compleanno, fra le quali la mia
Mi rifarò a Pasqua, se non dovessi proprio farcela sempre che non  mi sommergano di compiti D:
Adesso devo davvero andare, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non contenga troppi errori!
Un bacio a tutti voi, che leggete soltanto e che utilizzate il vostro tempo con questa storia~
La pesca~ 
  
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