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Autore: vale93    09/04/2014    5 recensioni
«C'era qualcosa di estremamente strano e inquietante nel modo in cui si era comportato Malfoy quel giorno, quasi non fosse stato lui a parlare, ma un ragazzo con le sue sembianze. Rivalutò l'ipotesi di un compagno della serpe imbevuto di polisucco, ma ciò le sembrò ancora più assurdo. Chi mai si sarebbe arrischiato a rubare l'identità al figlio del Mangiamorte più temuto della scuola, e per quale scopo?»
La storia si ambienta durante l'ultimo periodo di apprendistato ad Hogwarts, e non tiene conto degli ultimi avvenimenti riguardanti il viaggio del trio in cerca degli Horcrux nè del fatto che Silente sia stato assassinato. Niente di ciò che avviene nell'ultimo libro ha a che fare con questa fiction, che si propone come uno spaccato sulla vita di due dei più interessanti personaggi della saga, sui quali molti aspetti sono rimasti oscuri.
Sul vero carattere di Draco, sul suo rapporto con gli altri, su quello che può succedere fra due individui ostili nel momento in cui si trovano a interagire in ragione di una scommessa ruota la storia che vi apprestate a leggere, la quale trae il suo titolo dall'omonima canzone di Fabrizio Moro.
Genere: Mistero, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo 6

~~





-Ho controllato quelli di Blaise come mi hai chiesto, non dovrebbero esserci errori- disse Nott passandogli una pila di fogli scritti.
Draco annuì distrattamente e imboccò le scale per i dormitori. Dalla porta in cima alla rampa, Pansy sbucò all'improvviso accostandosi l'anta alle spalle, lo sguardo chino. Quando lo alzò, e lo vide, un'insolita espressione le si stampò brusca sulla faccia, fermandola sul posto.
-Che ci fai qui?- chiese Draco vedendola.
Lei sembrò incerta sulla risposta, guardandolo tesa.
-Sei andata a cercarmi?-
La ragazza deglutì e annuì abbassando la fronte.
-Sì, io..- disse -Ero venuta a bussare.-
-Sono uscito qualche ora fa, ero con Blaise- rispose lui raggiungendola.
Pansy rialzò la testa di scatto, stupita.
-Blaise?-
-Sì. Blaise.-
Ci fu un istante in cui entrambi si guardarono in silenzio. Pansy sembrò scettica sulla risposta.
-Eri con Blaise?- ripetè.
Draco alzò un sopracciglio biondo, fissandola.
-Te l'ho detto. Che cosa c'è?-
Lei lo scrutò negli occhi ammutolita, uno strano lampo nello sguardo.
-Nulla- disse poi scostandosi, e prima che lui potesse dire altro gli passò accanto e se andò.

Quella sera Hermione lasciò il lettore musicale sul comodino, accanto al letto.
L'amica si era già addormentata da svariati minuti, dopo un continuo rigirarsi inquieto sul materasso.
Fissò il soffitto bianco sopra di sè senza riuscire a prendere sonno, presa dall'improvvisa inquietudine seguita al ritorno dal lago.
Quello che aveva parlato con lei negli ultimi tre giorni era il vero Malfoy, non un imbroglione col suo aspetto. Ora era certo. E lei ci aveva trascorso due pomeriggi da sola a chilometri dalla sicurezza delle mura del castello.
Girò la testa passandosi una mano sotto alla guancia, gli occhi spalancati. Questo non era quello che una ragazza assennata e previdente come lei avrebbe fatto normalmente. Inspirò profondamente dal naso, continuando a fissare le pupille sul nero pesto della stanza.
Diversi piani più sotto, Malfoy osservava con la stessa intensità la fiamma di una candela di cera gialla, incollata a un piattino sul davanzale della finestra.
Nella mente, l'immagine di uno scoiattolo bruno sul prato, ritto davanti a lui come una statuetta di cera. Continuava a vedere quegli occhi grandi e neri quanto le acque del lago, fissi dentro ai suoi senza abbassarsi neanche per un secondo.
Un'intuizione improvvisa lo aveva colpito vedendolo e vedendo la ragazza riccia chinarglisi a fianco, come una rivelazione inaspettata e del tutto gratuita. La risposta a tutti i suoi interrogativi gli si era presentata davanti nella forma di una bestia e lui aveva subito compreso: fiducia, era la parola chiave. Lei lo aveva detto chiaramente: "I primi tempi schizzava via come un fulmine. Ora non ha più paura".
Penetrò con lo sguardo nel colore sfocato della fiamma che si perdeva nel buio della camera, assottigliando gli occhi.
Quei due punti neri inchiostro continuavano a fissarlo senza tregua, imperscrutabili come due piccole pietruzze di onice. C'era stato qualcosa in quel momento, nel momento in cui lei si era chinata su di lui per accarezzarlo, che lo aveva turbato. La completa naturalezza con cui si era avvicinata a un essere così piccolo e indifeso e la dolcezza con cui lo aveva toccato per evitare di spaventarlo erano fuori dal comune. Chi mai si sarebbe accostato con tanta gentilezza e tanta ingenuità a una creatura come quella? Solo un'anima pura poteva toccarne una altrettanto pura.
In quel momento aveva percepito un sentimento tanto inusuale per lui da renderlo confuso e diffidente: tenerezza.
Scacciò quella sensazione con un gesto brusco e schiacciò il viso sul cuscino stringendo gli occhi. Con un colpo di bacchetta spense la fiamma della candela, lasciandola a fumare sul davanzale illuminato dalla luna.


*


-Un Animagus è un mago capace di mutare interamente il proprio aspetto in animale. Il processo di apprendimento richiede molto allenamento e ci si può trasformare in un'unica creatura soltanto. Sembra che la scelta dell'animale di cui prendere le sembianze non sia lasciata al mago, ma che dipenda dalla sua personalità e dai tratti più profondi del suo carattere.-
Hermione prese appunti su una pergamena intatta, intingendo la penna in un calamaio nero.
Accanto a lei, Harry e Ron si agitavano sul posto, bisbigliando sommessi.
-Insomma!- li rimproverò sottovoce.
Questi le lanciarono un'occhiata seccata.
-Tuttavia la trasformazione è molto pericolosa per un principiante. Per questo il Ministero della Magia tiene sotto controllo tutti coloro che sono in grado di compierla.-
Hermione sottolineò con evidenza un'unica parola dell'intero dettato: personalità.
Quando uscirono dall'aula, Neville corse a salutare Luna, che veniva da un'ora di Divinazione. Entrambe le classi avevano lezione in serra, per una dimostrazione al quinto che richiedeva la presenza dei più grandi.
-Hey-
Ron le si affiancò svelto, sistemandosi la divisa sulle spalle.
-Hey-
-Ho pensato a una cosa, sabato, a Hogsmeade.-
Hermione si girò interessata a guardarlo.
-La prossima volta potremmo andarci insieme, che dici?-
Sbattè le palpebre perplessa, senza capire.
-Ma.. ci andiamo sempre insieme-
-Sì, certo- rispose il ragazzo imbarazzato -Ma quello che intendo è-
-Cosa?-
-Andare io e te- -Hey, voi! Non riusciremo a tenervi il posto se non vi date una mossa!- strillò Luna dall'entrata della serra, agitando con foga il braccio.
Hermione si guardò attorno perplessa e si accorse di essere rimasta sola con pochi altri ancora dentro al portone.
-Accidenti- esclamò. -Arriviamo! Ron, sbrigati- disse in fretta e senza neanche aspettare una risposta volò dalla bionda dentro all'aula, piantandolo in asso.
Lui la seguì con gli occhi restando dov'era, basito. Aveva sentito quello che aveva detto?
Scuro in volto, si fece largo fra la folla di studenti rimasti indietro e raggiunse i compagni all'entrata del vivaio.
Draco Malfoy, dal fondo della fila, inarcò un sopracciglio e scosse la testa con scherno, ghignando. Dopodichè entrò a sua volta chiudendo la fila di studenti.

-Cosa ne pensate della lezione della McGranitt?- chiese Neville riempiendosi il piatto di patate.
-Che è una seccatura dover studiare cose che non possiamo mettere in pratica- rispose Ginny sedendosi in quel momento.
Harry sollevò lo sguardo illuminato. -Ti piacerebbe?-
-Altrochè!- esclamò. -Sarebbe la soluzione a tutti i problemi.-
-Del tipo?- fece Ron, scettico.
-Hai mai pensato di essere talmente piccolo da poter spiare chiunque senz'essere visto? O talmente grande da schiacciarlo con un piede? Per non parlare dei vantaggi di volarsene via dai pericoli senza bisogno di una scopa.-
-Non credo funzioni così- disse Hermione. -La trasformazione segue delle regole che non possiamo controllare. A ognuno spetta un animale specifico e non ha possibilità di cambiarlo-
-Io ci rifletterei bene, ovviamente-
-Non è neanche una questione di scelte, la natura animale rispecchia quella umana, si tratta di un'espressione della nostra personalità.-
Ginny sbattè le ciglia perplessa, guardandola.
-Da quel che ho sentito pensavo fosse meno complicato. Non è come lo immaginavo.-
-Non è come nessuno di noi se lo immaginava- commentò Ron a bocca piena. -Fra un anno potrai fare tutte le domande che vorrai, comunque.-
Ginny contrasse il volto in una smorfia di impazienza, servendosi del purea nel piatto.
Hermione inclinò la testa pensierosa. Davanti a lei, Harry tagliava lentamente della carne analizzandone le nervature da dietro gli occhiali tondi, e lei lo osservò riflettendo. Come erano riusciti Sirius e gli altri Malandrini a sfuggire al controllo del Ministero? Ricordava bene il giorno in cui avevano visto il cane e il licantropo azzuffarsi violentemente sotto al Platano Picchiatore. Sirius aveva continuato ad aiutare Lupin con le trasformazioni finchè aveva potuto. Ma come aveva imparato l'arte della Trasfigurazione in segreto senza che nessuno lo sapesse?
-Sicuramente in biblioteca ci sarà qualche libro sull'argomento- suggerì Luna candidamente come se le avesse letto nel pensiero. Poi aggiunse -Oh! Un gorgosprizzo- e deviò definitivamente la conversazione.

Quel pomeriggio le sei arrivarono non senza una certa inquietudine. Hermione aveva tentato di non pensarci per tutto il giorno, ma era inevitabile che prima o poi il problema si sarebbe presentato. Ed ora?
La risposta a tutti i suoi dubbi l'aveva trovata: nessuna pozione, niente scherzi. Quei tre incontri erano stati un caso? O c'era un disegno, che lei non poteva conoscere, dietro a quell'apparente fatalità?
Malfoy avrebbe evitato come la peste un luogo in cui sapeva esserci lei, era naturale. E mai le avrebbe rivolto la parola se non per insultarla.
Inverosimilmente si sarebbe trattenuto a chiacchierare per più di qualche minuto, figurarsi per più di un giorno. Eppure lo aveva fatto.
Scostò la tenda di una delle finestre della biblioteca per guardare giù, nello spazio antistante al cancello della scuola.
Sarebbe tornato? Quei tre incontri erano stati inaspettati, è vero, ma già al terzo qualcosa non tornava. "Saremo come due estranei", già. Eppure era tornato tre volte.
Aveva realmente conformato i suoi orari ai suoi? Frequentava quel posto dopo l'orario della cena indipendentemente da lei?
Ticchettò cupamente con le unghie di due dita sul ripiano del tavolo sul quale aveva studiato.
Di cosa aveva paura? Se avesse voluto attaccarla o farle del male lo avrebbe fatto, non erano certo mancate le occasioni. Eppure niente di pericoloso era ancora avvenuto e soprattutto non aveva tentato nessun approccio fisico con lei.
Forse non c'era nessun complotto e lei si stava suggestionando costruendo castelli che non esistevano.
Restò immobile davanti al davanzale con la fronte aggrottata e le sopracciglia strette.
Poi prese la borsa dalla sedia e lasciò la stanza.

Draco lanciò un sasso di piatto sull'acqua e si girò con un cenno della testa, probabilmente sapendo che era rimasta affacciata dietro quegli alberi da diverso tempo.
-Ho trovato qualcosa che potrebbe interessarti- disse raccogliendo un'altra manciata di pietre.
Hermione uscì allo scoperto silenziosa.
-Un fogliaccio con su scritto delle rune indecifrabili. Può essere la lista della spesa di Gazza o un incantesimo molto antico.-
-Dove l'hai trovato?-
-Questo non ti riguarda.-
Hermione aggrottò la fronte e lo raggiunse sulla riva.
-Tieni- disse infilando la mano in tasca ed estraendo una pergamena logora e macchiata di muffa.
Hermione la accolse delicatamente fra i palmi e la osservò accigliata.
-Di' un po', è un modo per chiedermi di tradurtela perchè non ne sei capace?-
Draco increspò le labbra in un sorriso beffardo.
-Se non sei curiosa puoi ridarmela.-
Lei gli lanciò un'occhiata sarcastica e la aprì.
All'interno, una sfilza di simboli strani e contorti riempiva due righe e mezzo della pagina, in uno stile piuttosto disordinato e spigoloso.
-Sono rune, sì- confermò osservandole bene. -Avevo intenzione di frequentare il corso quest'anno.-
-Perfetto- fece Draco noncurante e si spolverò le mani sedendosi a terra.
Hermione lo osservò e richiuse la pergamena con delicatezza, infilandola dentro alla borsa.
-Sei venuto a lezione, oggi.-
Draco non rispose.
-Che ne pensi di quella della McGranitt? E' stata interessante.-
-Um?-
-Trasfigurazione-
-So che insegna-
-E allora? Impressioni.-
Draco aggrottò la fronte senza nascondere la stizza.
-Cosa vuoi sapere esattamente?-
-Direi che una riflessione su quale animale potrebbe ipoteticamente essere il tuo è un inizio-
-Non ci ho pensato-
-Fallo ora.-
Draco le lanciò un'occhiata seccata ma decise di accontentarla.
-Se fossi un animale...- mormorò -Immagino tu creda che mi trasformerei in un serpente.-
-Sarebbe troppo scontato. E poi la McGranitt non è un leone.-
-Ma pur sempre un felino.-
Hermione sgranò gli occhi colpita. Non ci aveva pensato. In fondo ogni casa era divisa secondo una cernita delle caratteristiche più intime di ogni studente e il principio con cui operava la trasfigurazione era più o meno lo stesso.
-Dunque secondo questa logica vediamo cosa mi rimane, un coccodrillo? Una lucertola?-
-O un rospo- aggiunse lei di getto e si lasciò sfuggire una risata.
Lui la fulminò con gli occhi. -E tu cosa saresti, un micio?-
Smise di ridere.
-Perchè no?- rispose, -Anche se non mi ci vedo.-
-Io infatti ti vedrei bene a Corvonero, saresti una splendida cornacchia-
-Sempre meglio Corvonero che Serpeverde, condannata a strisciare in eterno al livello più basso della terra-
-Piano con le parole, da qui si infliggono i colpi bassi migliori.-
-Se prima qualcuno non vi calpesta-
-I rettili sanno essere molto rapidi, come anche l'effetto del veleno, d'altronde. Io non correrei il rischio.-
Hermione sorrise sbuffando.
-Se fossi una cornacchia come dici non avrei di questi problemi, mi basterebbe scendere in picchiata per ucciderti.-
-Non so quanto possa fare un pennuto di quelle dimensioni contro un boa o un pitone-
-Sai, forse da quell'altezza non prenderei proprio in considerazione chi si trova così in basso-
-A giudicare da come ne parli non mi stupirei se fosse il tuo alter ego. Avete così tanto in comune.-
Hermione sbuffò infastidita e scrollò le spalle.

-Essere un uccello non mi dispiacerebbe. Ma pr
eferirei di gran lunga una rondine, o che so.. un usignolo-
-Presuntuosa!- scoppiò a ridere.
Lei gli lanciò un'occhiataccia.
-Di' quel che ti pare ma ancora non hai espresso opinioni su di te, sei a corto di idee?-
Draco ammutolì.
-Penso che un uccello piacerebbe anche a me- disse poi. -Se non altro per la libertà di potermene andare quando voglio.-
Hermione annuì concorde.
-Sarebbe bello non avere limiti di spazio. Attraversare terra e mare allo stesso modo e poterli ammirare dall'alto-
-Perchè non voli?- chiese squadrandola.
Hermione s'interruppe -Scusa?-
-Perchè non voli-
Esitò incerta, non sapendo che rispondere.
-Non mi piace il Quidditch. Non gioco.-
-Non è questo, non ti ho quasi mai vista volare a lezione, non ne sei capace.-
-Certo che sono capace!-
Alzò un sopracciglio, scettico.
-Sono capace. E' solo che non ho tempo. Studio.-
-Certo- rise con una smorfia.
Hermione si astenne dall'insistere e tornò sull'argomento precedente.
-Che animale daresti a Zabini?-
Lui smise di ridere preso alla sprovvista.
-Che cosa..-
-Hai detto che ti piace la sua personalità. Che animale sarebbe?-
Draco meditò, ciondolando sulle ginocchia con gli occhi fissi sul lago.
-Un falco- rispose.
-Non deve essere per forza un uccello...-
-Un falco- ripetè.
Hermione tacque.
Draco riflettè sulla risposta che aveva dato e su quelle che avevano dato prima. Lui, il suo migliore amico e la sua peggior nemica, lo stesso animale. Questo era strano.
Un movimento rapido fra l'erba davanti a loro li fece trasalire.
-Il tuo amico?- chiese Draco sbirciandola.
Hermione scosse la testa dubbiosa. La scia di passetti attraversò tutto il prato e si andò a nascondere sotto a un cespuglio.
-Comincia a far buio prima- disse il ragazzo alzando gli occhi.
Nel blu della cupola ammantata d'indaco le prime stelle avevano fatto la loro comparsa, brillando debolmente per uscire allo scoperto. Nei dieci minuti che seguirono molte altre spuntarono a manciate, e alcune si raggrupparono lentamente a forma di costellazione.
-Draco- bisbigliò improvvisamente, la testa piegata all'indietro.
Lei alzò un sopracciglio perplessa.
-La stella- proseguì.
-Ah, è l'ora delle manie di grandezza?- chiese sarcastica.
La guardò stupito, poi scoppiò a ridere. 
-Non posso crederci- disse -Non lo sai?-
-Di che parli?- 
-Lassù!- rispose puntando il dito verso l'alto.
La ragazza alzò la fronte seguendo la direzione indicatale dal compagno. Un gruppo di puntini luminosi si era a malapena distinto dal resto, legandosi a fatica nell'oscurità.
-Non è la costellazione del dragone, quella?- chiese Hermione strizzando gli occhi.
Lui annuì. -Precisamente. Il suo nome è Draco.-
-Che dici?-
-Incredibile.
Non sei proprio la so-tutto-io che vuoi far credere-
-Secondo me è una balla bella e buona-
-Vai a controllare su uno dei tuoi libri se non ci credi.-
Hermione aggrottò la fronte scettica.
-Tutta la mia famiglia porta il nome di una costellazione. Bellatrix è una delle stelle di Orione. Regulus del Leone.-
Hermione prestò ascolto incuriosita.
-A mia madre è sempre piaciuta l'astronomia, credo fosse una delle sue materie preferite.- 
-Narcissa?-
Annuì.
-Diceva che non esiste niente di più potente della luce delle stelle. Loro sono a miliardi e miliardi di anni luce lontane da noi, eppure anche da qui sono perfettamente visibili in tutto il loro splendore. La loro luce è così forte che riusciamo a vederla chiara e limpida persino a questa distanza. Ed è così potente che permane ancora nello spazio, anche quando la stella è ormai morta.-
La ragazza rimase in ascolto senza dire una parola.
-A casa abbiamo il suo telescopio di quando era studentessa. Ogni tanto me lo ha fatto usare. Quando ero piccolo, intendo. Ora non passiamo più molto tempo insieme.-
Seguì un istante in cui nessuno dei due disse più nulla. Hermione si chiese a cosa potesse star pensando, con quell'espressione cupa calata sul volto.
-Insomma era alquanto scontato che proseguisse la tradizione- esclamò infine tornando in vita.
Lei lo guardò in silenzio con attenzione.
-E tu? Quello sì che è strano, lasciatelo dire. Hermione- disse sillabando il nome lentamente.
La vide arrossire sensibilmente, come se si vergognasse.
-E' il personaggio di una commedia shakespeariana- rispose -I miei l'hanno scelto per questo-
Draco contorse il viso in un'espressione divertita, accorgendosi del suo imbarazzo.
-E come si chiama questa commedia?-
-Storia d'inverno- tagliò corto. -Ma è anche un personaggio della mitologia greca, figlia di Elena e Menelao.-
-Elena? La donna più bella del mito? Quella Elena?-
-Esattamente-.
Scoppiò a ridere senza ritegno, reggendosi la pancia con le mani.
Lei inarcò le sopracciglia infastidita, rabbuiandosi.
-Non capisco cosa ci sia da ridere-
Lui non rispose, ma scosse la testa come se trovasse quell'affermazione ridicola.
Quando anche l'ultimo spiraglio di luce si spense oltre le fronde ramificate degli alberi, entrambi si alzarono spolverandosi i vestiti.
Tornarono indietro senza parlare, ma stavolta mantennero una certa vicinanza, per non dover riattraversare il sentiero del bosco ormai buio da soli. 
L'entrata in Sala Grande avenne come sempre in due intervalli diversi. Hermione si fermò dietro alla porta, osservando il compagno allontanarsi di spalle verso il tavolo della sua casa. Aspettò che si sedesse, vicino ai soliti compagni, per mettere piede sulla soglia e raggiungere anch'essa i suoi.





Curiosità:

Il nome di Draco viene dal nome della costellazione del Drago. Altri personaggi che hanno legami di parentela con la sua famiglia hanno nomi che si rifanno all'astronomia: Bellatrix Lestrange, Alphard Black, Andromeda Tonks, Regulus Black e Sirius Black.
Tuttavia si può anche ritenere che il nome sia stato tratto dal latino (in cui "draco" significa "drago", ma anche "serpente") per mettere in evidenza il carattere e l'appartenenza del giovane Malfoy alla casa dei Serpeverde. 

Il cognome Malfoy deriva invece dal francese "mal foi" (mala fede), caratteristica che contraddistingue il personaggio, non certo famoso per le sue doti positive*, e il padre. (*fatta eccezione per un profondo rispetto per i genitori e in particolare per sua madre, con cui sembra avere un forte legame, nonostante dai libri si possa dedurre che non è facile per lui manifestarlo). [Fonte]

Su Hermione: il Cappello parlante la smista a Grifondoro, nonostante inizialmente consideri la possibilità di destinarla alla casa di Corvonero. Questa e le altre informazioni riguardanti l'origine del suo nome sono state tratte da diversi siti, fra cui: http://luciusandhermione.forumcommunity.net/?t=11961279


Colgo l'occasione per invitare le ragazze che giornalmente aggiungono la storia fra le seguite, le preferite o le ricordate a lasciarmi un commento con scritta la motivazione della loro scelta. Se vi è piaciuta ma avete qualcosa da ridire, se avete dubbi, idee, o semplicemente vi state appassionando alla trama, non esitate a farmelo sapere, ricevere pareri aiuta molto!

Un grazie speciale alle commentatrici: barbarak e asaq che mi fanno sempre sentire il loro appoggio e un bacio a tutte le altre <3

Vale

   
 
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