Ecco postato il secondo capitolo! Leggete e recensite!
2.La tomba di Silente
Quel
giorno Harry non seppe come passarlo. Ovunque guardasse vedeva studenti presi
nel ripassare tutto ciò che avevano studiato in sette anni, in modo da
prepararsi per i Mago, e nonostante la malinconia, l’ansia prima degli esami
non gli mancava proprio! L’unica che, come al solito, aveva ancora voglia di
studiare, era Hermione. La si trovava spesso in biblioteca; anche se adesso era
accompagnata da uno svogliatissimo Ron che la seguiva per farle compagnia.
Tutta la scuola sembrava essere messa a nuovo dopo la lotta della sera prima.
Anche le enormi Clessidre per segnare i Punti delle Case erano state riparate
e, ovviamente, con Piton nel ruolo di Preside, la clessidra più piena era
quella dei Serpeverde.
«Povero
Ron.» sentenziò Ginny sul fare della sera mentre, con Harry, stava seduta di
fronte al fuoco.
«Perché?»
chiese Harry girandosi a guardare verso il tavolo dove Ron stava con aria
afflitta a sentire la ripetizione di Hermione.
«Ah,
ho capito!». Ron gli rivolse uno sguardo del tipo che-ci-posso-fare? e Hermione lo richiamò al dovere.
Un’ora
dopo Ron si avvicinò ad Harry con l’aria distrutta, mentre Ginny andava verso
Hermione.
«Non
ne potevo più di sentire ancora storie di lotte sui giganti! Pensavo che dopo
la lotta con Voldemort l’avremmo fatta finita con Storia della Magia.»
«È
il prezzo del successo.» disse distrattamente Harry.
«Senti
– continuò – prima o poi dovrò andare alla tomba di Silente per restituirli la
Bacchetta di Sambuco; vuoi venire con me?». Ron grugnì.
«Lo
vorrei – disse – ma Hermione dice che dopo si dedicherà ad Aritmanzia, poi ad
Antiche Rune, più tardi ripasserà di nuovo Incantesimi perché vuole rivedere di
nuovo gli Incantesimi Rallegranti, poi ancora…»
«Okay,
ho capito non hai tempo.».
Di
colpo il quadro della Signora Grassa si spostò per lasciar passare la McGranit.
«Quidditch!»
disse solamente e ci fu un gran boato. Harry si illuminò; la Bacchetta poteva aspettare.
Era da troppo tempo che non giocava a Quidditch e non vedeva l’ora di sentire
di nuovo l’odore dell’erba, il boato dei compagni di Grifondoro (sicuramente
centuplicato dopo la sua vittoria su Voldemort)…
«Per
poter sfogare l’euforia generale di questi giorni – stava dicendo la McGranit –
col professor Lumacorno, abbiamo deciso che alla fine del mese ci sarà una
partita di Quidditch! I provini si terranno, naturalmente, sul campo, che dovrà
essere prenotato rivolgendosi agli insegnanti delle rispettive Case. Madama
Bumb assisterà alle prove di ogni squadra per decidere quali squadre dovranno
fronteggiarsi alla fine. Confido pienamente che i giocatori si metteranno
davvero d’impegno per arrivare alla disputa finale. Confido inoltre nell’abilità
del Cercatore migliore che Grifon… Hogworts abbia mai avuto!». Così dicendo
lanciò a Harry uno sguardo pieno di orgoglio che al ragazzo ricordò
incredibilmente Baston. Detto questo, la McGranit uscì per portare l’annuncio
alle altre Case.
«Caspita!
– disse Ron – siamo qui da ieri e già dobbiamo preoccuparci di vincere la coppa
di Quidditch per la McGranit!»
«Hai
ragione. – scherzò Harry – Dobbiamo controllare se in realtà non fosse un
Mangiamorte che cerca oggetti di Hogworts per farne degli Horcrux!».
«A
proposito di Mangiamorte; pensi davvero che uno di loro possa andare in giro a
difendere i cittadini, mascherato e col nome di Wonder Magic?» chiese Ron.
«Non
lo so, ma mi piacerebbe scoprirlo. Anche se sarà difficile visto che noi siamo
dentro mentre lui è fuori dal castello.»
«Già.
Forse è vero.»
«Rooon!
Vieni un momento?» lo chiamò Hermione.
«Addio!
Ricordati di me!» disse il ragazzo sconsolato e si alzò lasciando Harry a
pensare.
Ora
doveva pensare a rimettere insieme la sua vecchia squadra, poi avrebbe restituito
la Bacchetta a Silente. Non sapeva come l’avrebbe presa rivedendo l’uomo che
per sei anni l’aveva aiutato ed addestrato a sconfiggere Voldemort; però doveva
farlo. Ma ci sarebbe stato tempo, ci avrebbe pensato il giorno dopo… inevitabilmente
una vocina gli disse “avevi detto la stessa cosa quando dovevi risolvere
l’indovinello dell’uovo d’oro per il Torneo Tremaghi: c’è sempre tempo!”. Aveva
imparato a sue spese che non si sa mai cosa ti riserva la vita, né quanto tempo
hai ancora. “Guarda Fred…” si disse. Si girò verso George; stava ridendo e
scherzando con Seamus e Dean, ma appena si distraeva un poco tornava subito
cupo. No. Doveva farlo subito. Prima che quella Bacchetta finisse di nuovo
nelle mani sbagliate. Si alzò dalla poltrona e si diresse verso il quadro della
Signora Grassa dando un ultimo sguardo a George il quale, quasi avesse saputo
il motivo che lo spingeva ad uscire in quel momento, lo guardò senza parlare.
Harry
uscì dal portone del castello e si avviò verso la tomba di Silente mentre il
sole iniziava a tramontare. L’aria era immobile, quasi trepidante insieme a
lui. Stava dirigendosi nello stesso luogo dove aveva incontrato Barty Crouch
Senior che, in preda alla follia, gli chiese di andare a chiamare Silente
perché era l’unico che poteva aiutarlo. Ovviamente Silente accorse subito;
anche se ormai era troppo tardi. Ricordò le parole dette dal Preside al secondo
anno: “Si accorgerà che io avrò veramente
lasciato la scuola soltanto quando non ci sarà più nessuno che mi sia fedele”.
Harry era certo che Silente era ancora con loro, ma non per il suo quadro
nell’ufficio del preside, e neanche per tutte le massime che aveva elargito a
molti, a tutti, (con le quali si riempirebbe un’enciclopedia per la verità…);
Silente era con loro perché loro erano ancora con lui. Harry arrivò davanti
alla lapide di marmo bianco che, se non fosse stato per una piccola crepa sul
fianco, si sarebbe potuto dire che nessuno l’aveva ancora toccata. Harry era
ancora lì, indeciso su quando si sentiva pronto per quello che doveva fare.
Alla fine si decise, prese la bacchetta, la puntò contro la tomba, e disse Mobiliterra! La terra si alzò
all’improvviso e ricadde da un lato. Dentro la fossa c’era una tomba bianca.
Harry l’aprì e rivide il volto di quel vecchio saggio, immobile. Di nuovo gli
sembrò che dormisse. Non sapeva cosa dire.
«Ehm…
p-professor Silente… q-questa è la Bacchetta di Sambuco. Se vuole gliela metto
fra le mani…» Harry mise la Bacchetta tra le mani incrociate di Silente con
dita tremanti.
«E-ecco
qua… fatto.» disse ancora imbarazzato. Si ricordò di come aveva urlato contro Silente
alla fine del quinto anno e di come fosse imbarazzato all’inizio dell’anno
successivo quando si trovarono di nuovo a parlare insieme in un magazzino delle
scope alla Tana. Pensò ancora a come il Preside aveva, durante tutta la sua
vita, architettato continuamente nuovi piani per far sì che si salvassero
quanti più possibile dalla guerra contro Voldemort. Si ricordò di quando aveva
mentito per proteggere Harry e tutto l’Esercito di Silente e rischiando così di
finire ad Azkaban e di come era sempre allegro e calmo in ogni situazione,
anche quando si preannunciava il ritorno di Voldemort. Si ricordò, infine, del
suo testamento nel quale lasciava ad Harry il Boccino d’Oro catturato (o meglio
quasi inghiottito) alla sua prima partita; di come al contatto con le sue
labbra comparse la scritta “Mi apro alla
chiusura”; frase che lo portò a
sacrificarsi per tutti, in modo che tutti fossero protetti da quella forza
invisibile che Voldemort non aveva mai capito: l’amore. Quello fu l’ultimo
piano macchinoso di Silente per aiutare lui, Harry, a salvare se stesso e gli
altri. Ma Harry sapeva che quella di Silente non era davvero la fine. La sua “chiusura” era solo l’apertura di un
nuovo inizio nel luogo dove, Harry ne era certo, lo stava aspettando per
salutarlo di nuovo, con un largo sorriso e definendolo ancora una volta “Meraviglioso ragazzo. Uomo di enorme coraggio.”
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! Ci vediamo al
prossimo!
P.S.: Scusate le continue modifiche!