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Autore: horjzon    10/04/2014    10 recensioni
Mi girai ad osservare i cancelli chiusi dietro di noi e solamente in quel momento capii di aver fatto davvero la cosa giusta.
Non avevo alcun’idea di cosa mi aspettava là fuori (e se lo avessi saputo prima, forse non ci avrei neanche provato) nel mondo che avevano scelto al mio posto, che mi avevano sottratto fin dalla nascita. Non sapevo come avrei affrontato tutto questo. Era una decisione pazza, un po’ folle, ma di una cosa ero certa, questo era un nuovo inizio.
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IN REVISIONE - SOSPESA (per ora)
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
Helpful


Il suono assordante della sveglia mi svegliò dal sonno profondo.
La notte precedente mi ero addormentata subito, distrutta dal lungo viaggio e dalle mille emozioni provate in così poco tempo. Dopotutto, erano passate poco più di 5 ore da quando io e Harry avevamo sorpassato i cancelli di Haywire per poi arrivare a Helpful passando per Suicidal dove incontrammo Zayn. Non potevo ancora credere a tutto ciò e non riuscivo a capacitarmene. Avevo paura che se avessi aperto gli occhi mi sarei ritrovata sul letto di casa mia, accorgendomi di essermi immaginata tutto e facendo sparire ogni mia speranza. Non avevo alcun’intenzione di aprire gli occhi o di muovere un solo muscolo per spegnere la sveglia nonostante la musica assordante. Provai a convincere i ragazzi a farlo.
 
«Harry, potresti spegnere la sveglia?» chiesi sperando in una risposta affermativa ma tutto quello che ricevetti come risposta fu un verso di disapprovazione e un misero «Fallo tu.». Ci riprovai con Zayn sperando qualcosa di più da parte sua. Visto che non ero tanto in confidenza con lui, rispetto a Harry, gli porsi gentilmente la domanda «Zayn potresti, per favore, spegnere la sveglia dell’auto?» silenzio totale. Come facesse a dormire così profondamente con tutto quel fracasso, non mi era comprensibile, anche se, avendo ancora gli occhi chiusi, non potevo esserne certa.
 
Alla fine m’arresi e, borbottando mentre aprivo gli occhi, mi avvicinai a fatica alla radio dell’auto e, dopo varie imprecazioni, riuscii a spegnerla. Solamente quando mi girai per riaccomodarmi nel mio caldissimo sedile, i miei occhi caddero per caso fuori dal finestrino e, appena vidi quello che c’era al di fuori dell’auto, mi paralizzai e sgranai gli occhi. In quel momento il mio cuore perse un battito.
 
«em… Ragazzi, abbiamo un problema...» Ero abbastanza in soggezione. «Guardate fuori dall’auto.»
Harry a fatica aprì gli occhi e, sbuffando, guardò si affacciò al finestrino e, dall’espressione sul suo volto, potei costatare che era abbastanza sorpreso. Nemmeno lui riusciva a formulare una frase.
 
«Oh cazzo…» questo fu tutto quello riuscì a dire Zayn dai sedili posteriori.
 
Al di fuori dell’auto, tutto intorno, si erano radunate tantissime persone che osservavano l’auto, curiosi, e bisbigliavano tra loro. In quel momento lodai i vetri scuri del veicolo di Harry perché, grazie ad essi, la gente non poteva vedere cos’accadeva all’interno.
 
«Forza, scendiamo dall’auto.» Se ne uscì Harry tutto di un tratto mentre tendeva una mano verso la maniglia dell’auto. Allungai il mio braccio per impedirglielo.
 
«Io non scendo.» Decretai decisa. Non avevo nessun’intenzione di lasciare l’auto, avevo paura e avevo un sesto senso che non prometteva nulla di buono. Incominciava a salirmi l’ansia.
 
«Non se ne parla neanche. O scendi tu di tua spontanea volontà o ti faccio scendere io.» Detto questo, aprì la portiera, uscì dalla vettura e, in fine, la chiuse alle sue spalle sbattendola. Lo vidi fare il giro dell’auto pronto a tirarmi fuori di lì. Feci un profondo respiro e scesi dall’auto prima ancora che potesse avvicinarsi alla mia portiera. Gli lanciai uno sguardo truce.
 
Le persone intorno a noi erano tantissime, sembrava che tutti gli abitanti di Helpful si fossero radunati intorno a noi. Ci guardavano come se fossimo un bello spettacolo, qualcosa di raro, che non si era mai visto e, in effetti, non avevano tutti i torti. Pensai che nessun altro oltre a noi si fosse spinto così tanto da scappare da Haywire o da qualche altra città e, in ogni caso, non credevo che gli abitanti delle città dalle altre mura si spostassero da un paese all’altro.
 
Zayn uscì dall’auto, e notai che senza farsi vedere infilò qualcosa nella tasca della sua giacca di pelle. Tutti e tre ci guardammo intorno, spaesati, non sapevamo cosa fare. Bella idea Style, complimenti pensai sarcasticamente.
 
Mille pensieri affollarono la mia mente. Non avrei mai immaginato di ritrovarmi in una situazione del genere, con tantissime persone radunate tutte attorno, nell’attesa di un qualcosa di frizzante e diverso dal solito. A dire il vero, non mi sarei mai immaginata in un posto diverso e lontano da Haywire. Probabilmente a questa ora tutta la città starà impazzendo, non trovando né me né Harry a scuola o nelle nostre abitazioni. Pensai a mia madre. Sperai che avesse letto la lettera che le avevo scritto e che l’avesse nascosta o, meglio ancora, bruciata. Quella lettera conteneva troppe informazioni. Immaginai mia madre mentre arrivava a casa che, dopo una lunga serata di lavoro, al posto di trovare sua figlia nel letto a dormire, trovava una misera lettera in cucina con scritto che l’ultima persona che le era rimasta al mondo se n’era andata e che l’avrebbe lasciata sola per sempre, in qualsiasi modo vadano le cose. In quel momento mi sentii immensamente in colpa. Io ero l’unica persona che le era rimasta e da grande egoista me n’ero andata, abbandonandola a se stessa. L’avevo lasciata per sempre e se mai l’ avessi avuto rivista sarebbe stato il giorno di una mia probabile esecuzione per essere fuggita da Haywire. Il senso di colpa cresceva sempre di più ogni secondo che passava, mi corrodeva e sembrava succhiarsi via l’anima. Era vero, avevo lasciato quella lettera, spiegandole tutto a grandi linee, ma questo non cambiava niente. Sarei potuta rimanere lì, con lei a Haywire, ad aiutarla ad affrontare l’orrore di vivere in un paese del genere eppure avevo deciso di andare via con Harry in un posto che sembrava migliore di qualunque altro. Di solito i genitori sperano sempre il meglio per i loro figli e se il meglio si trovava al di fuori di tutte le città dalle alte mura a quel punto mia madre potrebbe sentirsi felice per me, anche se, da come si stava mettendo le cose, non era sicura della riuscita della nostra fuga.
Forse, avevo sbagliato a scriverle quella lettera, che era un male sia per me che per lei, ma mi sarei sentita doppiamente in colpa se fossi sparita così dal nulla senza lasciarle niente. Se quella lettera arrivasse nelle mani sbagliate, metterebbe in grossi guai non solo mia madre ma anche i familiari di Harry. Inconsciamente, mi voltai verso di lui, sembrava perso nei suoi pensieri. Forse anche lui stava pensando alla sua famiglia e a Haywire.
 
Ad un tratto vidi un uomo camminare verso di noi facendomi allontanare dai vari pensieri che si trovavano nella mia mente. Aveva una strana luce negli occhi che mi mettevano paura, ma, osservando Zayn e Harry, che apparivano tranquilli e rilassati, pensai che era una delle mie solite paranoie perché avevo paura: la paura dell’ignoto, di ciò che non conoscevo. Appena arrivò di fronte a noi, tutti si zittirono improvvisamente.
 
«Benvenuti a Helpful! Spero che vi troverete bene, qui, durante il vostro soggiorno. Scusateci se appariremo appiccicosi, ma non siamo abituati ad avere visite.» Ci sorrise e io tentai di ricambiare con un sorriso il meno falso possibile.
 
«Grazie per l’accoglienza.» Disse il riccio nel modo più tranquillo e sicuro possibile, nonostante il suo corpo rigido e teso facevano intendere tutt’altro. Era strano come il suo umore fosse cambiato dopo un’unica frase pronunciata da quell’uomo. Forse, anche lui aveva avuto la mia stessa sensazione. Tutto questo non prometteva niente di buono.
 
Tutti gli sguardi di quelle persone sconosciute mi mettevano in soggezione e ansia, soprattutto tanta, troppa ansia. Mi mancava il respiro. Dovevo essere impallidita o, in ogni caso, dovevo mostrare che c’era qualcosa che non andava perché Harry si avvicinò a me tenendomi stretta a lui, avvolgendo un braccio intorno alla mia vita, cercando di calmarmi e darmi sicurezza strofinando la sua mano sulla mia schiena.
 
Tutta quella gente la sentivo bisbigliare insistentemente e in modo molto intenso. Mi sembrava d’impazzire o forse ero già pazza?
 
Non mi era mai piaciuto stare al centro dell’attenzione e, per mia fortuna, a Haywire non avevo avuto molte occasioni per esserlo. Se fosse per Haywire, tutte quelle persone che si stavano facendo i fatti nostri e spettegolavano su di noi in un luogo pubblico, manifestandolo tranquillamente davanti a tutti, dovevano essere isolate in una stanza priva d’ogni cosa, frustate finché non si pentivano, per poi essere frustate nuovamente in pubblico, chiedendo perdono, in particolare alle persone di cui sapevano troppo. Naturalmente questo era il livello di punizione medio poiché era un oltraggio in luogo pubblico. Per tutto il tempo che avevo vissuto lì in quella città, non avevo avuto modo di assistere (per mia fortuna) a questo tipo di punizione. Mia madre però mi raccontò che, una volta, quando aveva più o meno la mia età, era accaduto e che era stata una delle cose più terribili che avesse mai visto da quando era nata.
 
In quel momento tornai a pensare a mia madre, rimasta completamente sola.
Mi ritrovai improvvisamente a camminare, seguendo quell’uomo insieme a Harry e Zayn. Mi risvegliai definitivamente da tutti i miei pensieri e, avvicinandomi all’orecchio di Harry cercando di non farmi sentire da nessuno, gli sussurrai «Dove stiamo andando?»
 
«Precisamente non lo so, ha detto che ci portava in un posto dove avremmo potuto prendere tutto il necessario e imparare delle nuove cose per andare avanti nel nostro viaggio e… sopravvivere.»
 
Al pronunciare di quell’ultima parola mi vennero i brividi insieme ad un groppo in gola. Sapevo perfettamente che quel viaggio non sarebbe stato tutto rose e fiori ma non fino a questo punto. Non mi sentivo bene, per niente. Pensai che forse il messaggio di benvenuto di Suicidal non fosse così sbagliato. Forse, la depressione, la tristezza e l’angoscia mi avrebbero fatto compagnia per tutto questo viaggio, forse Suicidal aveva ragione.
 
L’uomo ci guidò fino ad una grande porta di un palazzo enorme, non avevo idea di che cosa fosse ma speravo che fosse qualcosa di buono. Insomma, eravamo a Helpful "la città dove la carità regna", dovevano essere tutti gentili e caritatevoli nei confronti delle persone. Eppure, quando entrai dentro l’edificio, un senso d’angoscia s’impossessò di me. Ci ritrovammo in un’enorme stanza dalle pareti dipinte di un azzurro spento, le tende che coprivano delle finestre, all’apparenza enormi, erano di un blu scuro e l’abitacolo era spoglio. L’unica cosa presente in quella stranissima e fredda stanza era una scrivania con dietro un ragazzo biondo, intento a sfogliare alcune carte e a metterle a posto.
Ci dirigemmo nella sua direzione e, quando ci trovammo di fronte a lui, posò le sue ultime carte sul banco e alzò finalmente lo sguardo verso di noi, mostrando il sorriso più sincero che avessi mai visto.
 
«Oh, forestieri. Posso esservi utile ragazzi?» chiese gentilmente il ragazzo anche se si notava benissimo che era molto sorpreso. Aveva un’aria solare e sembrava un angelo con i suoi capelli biondi e due occhi di un azzurro così intenso e puro.
 
«Non perdere tempo ragazzo. Io ti pago per mantenere l’ordine e aiutare gli altri. Portali immediatamente nei sotterranei per le provviste e per l’addestramento, e non perdere tempo! Più tempo sprechi meno aiuti. Muoviti!» l’uomo che ci aveva portato nell’edificio gli parlò bruscamente. Non era molto gentile con il ragazzo ma non credo che quest’ultimo fosse nella posizione di discutere sul comportamento poco educato che gli rivolgeva.
 
«Certo, subito.» Detto ciò il ragazzo premette un pulsante rosso e partì un avviso vocale registrato in tutto l’edificio.
«Forza ragazzi, seguitemi.» E con questo uscì da dietro il bancone e ci guidò verso una porta rossa fermandosi davanti ad essa. Io e i ragazzi ci guardammo tutti quanti straniti. Non mi fidavo delle persone che abitavano qui e non mi piaceva affatto il luogo dove ci trovavamo.
 
«Allora qui dentro troverete tutto quello che vi serve, vestiti, viveri, armi. Siete obbligati a prendere un’arma e un’armatura per proteggervi siccome sarete addestrati. Potete scegliere tranquillamente l’arma che volete, nessuna di quelle dentro questa stanza sarà carica. Dentro vi dirò altre semplici regole.» Tirò fuori dalle tasche un mazzo di chiavi e aprì la porta. Una luce abbagliante c’investì.
 
«Scusate ragazzi ma il dovere mi chiama. Mi raccomando rispettate le regole e prendete tutto il necessario. E tu, fai il tuo lavoro!» guardò male il biondo e poi se n’andò. Alla faccia di Halpful! Dall’espressione del ragazzo potevo dedurre che gli sarebbe piaciuto dargli un pugno in piena faccia, con tanto di frattura al naso ma non si può avere tutto dalla vita e, nonostante tutto, mostrò uno dei suoi sorrisi migliori e ci guidò dentro la stanza dalla luce accecante. Era una stanza molto luminosa con tante finestre e i muri dipinti di bianco, in netto contrasto con quella precedente. Man mano che avanzavamo notai le tantissime persone che lavoravano all’interno della stanza e il via vai continuo della gente, chi con fogli, chi con oggetti, chi con messaggi da portare a voce. C’era un caos immenso. Quando passavamo tra di loro c’era chi smetteva di fare il proprio lavoro e ci guardava con curiosità, altri rimanevano indifferenti, molti nemmeno ci notavano, il che era un bene visto che tutti quelli che ci notavano si fermavano a parlare con il ragazzo biondo che ci guidava che, a quanto pare, si chiamava Niall. Mentre camminavamo, quando non era interrotto da qualcuno che lo chiamava, Niall ci spiegava alcune semplici regole da rispettare nella nostra, a quanto pare, molto breve permanenza all’interno dell’edificio. Io e i ragazzi ci guardammo intorno spaesati. Tutto quel bianco e quella luce mi faceva venire il mal di testa. Finalmente arrivammo, a quella che sembrava, la fine di quell’enorme stanza e Niall si fermò davanti ad un’altra porta. Il ragazzo si allontanò un po’ da noi e finalmente, da quando eravamo dentro quell’edificio, io e i ragazzi rimanemmo soli e riuscimmo a parlare.
 
«No, un’altra porta no.» Sussurrò Harry sia a me che a Zayn.
 
«Non so se voi ve ne siete resi conto ma abbiamo perso tantissimo tempo.» Disse Zayn alzando la manica del suo braccio sinistro e osservando l’orologio nero che adornava il suo polso.
 
«Che ore sono?» chiesi preoccupata.
 
«Le 10:00» ad occhio e croce avevamo perso solo due ore anche se, per com’eravamo messi, due ore erano tantissime, troppe. Com’era possibile che fosse volato così velocemente il tempo senza che noi ce n’accorgessimo era un mistero. Inoltre non avevamo fatto chissà che da quando c’eravamo svegliati in auto. Sta di fatto che tutti i progetti che avevo fatto nella mia mente erano ormai inutili.
 
«Bene, mancano 6 ore all’apertura dei cancelli. Dobbiamo cercare di essere lì almeno una mezz’ oretta o un quarto d’ora prima, se ci va proprio male. Non mi ricordo neanche dove abbiamo lasciato l’auto e, cosa più importante, non ho idea di dove siano i cancelli d’uscita.» Il riccio si mise le mani nei capelli esasperato. A quanto pare eravamo messi peggio di quanto pensassi e le cose non potevano che peggiorare.
 
 «Sarà difficile riuscire ad arrivare davanti ai cancelli tutto questo tempo prima siccome ci stanno sempre addosso. Da quando siamo qui siamo riusciti a parlare solo una volta. In ogni caso io mi ricordo dove abbiamo lasciato l’auto. Più che altro dobbiamo sperare di ritrovarla lì.» Disse Zayn con grand’ovvietà.
 
Stavo per dire la mia quando Niall tornò da noi con dietro di se dei ragazzi che trascinavano dei carrelli pieni d’oggetti.
 
«Scusate se vi ho lasciato qui così senza dirvi nulla. Ho dato l’ordine di accumulare per voi viveri, vestiti e quant’altro possa esservi utile. In questi carrelli ci sono degli oggetti che potrebbero servirvi per l’addestramento.» Disse tranquillamente mentre i ragazzi con i carrelli si mettevano davanti ad ognuno di noi.
 
«Scusami, giusto per sapere eh, ma quanto dura questo breve addestramento? E a che scopo?» chiesi innocentemente. Avevo tutto il diritto di saperlo siccome non avevamo tanto tempo a disposizione. Avevamo cose più importanti a cui a pensare.
 
«Generalmente per i cittadini di Helpful dura un mese e mezzo mentre per i forestieri minimo tre giorni. Dipende da come se la cavano con le armi.» Tre giorni erano troppi, a mala pena avevamo 5 ore.
 
«Si potrebbe tramutare l’addestramento da tre giorni a tre ore?» chiese Harry allarmato quanto me. Non potevamo permetterci di rimanere lì per cinque giorni per più di un motivo: il primo era perché se non riuscissimo ad uscire da Helpful oggi avremmo dovuto aspettare due mesi e, per secondo  ma non da sottovalutare, probabilmente le guardie di Haywire e, forse, anche quelle di Suicidal ci avrebbero trovato ancora prima che i cancelli di Helpful si possano aprire un’altra volta perché ero sicura al 100% che  quelli di Haywire ci stavano già cercando. Ero convinta che avrebbero usato qualsiasi mezzo per ritrovarci e, a quel punto, saremmo tutti morti.
 
Alle parole di Harry il biondino parve un po’ confuso, poi, come un fulmine a ciel sereno, intese l’affermazione. Possibile che sapesse? Ero nella città di Helpful solo da poche ore e mi stavo già facendo tutti questi problemi. La mia testa stava scoppiando.
 
«In ogni modo quest’addestramento lo facciamo perché Halpful è circondata da città guerriere e in caso d’eventuali attacchi i cittadini e tutti quelli che vi si trovavano sappiano come difendersi.» Continuò Niall ignorando la richiesta di Harry.
 
«Che genere di città guerriere?» chiese Zayn interessato alla questione. Niall sospirò e poi, deciso e con tono secco, rispose con il nome di una delle città dalle alte mura più terribili.
 
«Warrior» Moriremo tutti! Pensai immediatamente. Warrior era esattamente la città che temevo più di tutte in assoluto, naturalmente dopo War. Era la città dei guerrieri e, secondo la leggenda, i cittadini non guardavano in faccia a nessuno, uccidevano senza che qualcuno potesse provare a discolparsi. Era una delle città con le mura più alte perché si temeva che potessero scavalcarle per combattere contro le altre città dalle alte mura. E non sapevo se la cosa peggiore fosse che bisognava per forza passare da Warrior o che dopo Warrior c’era War. Deglutii rumorosamente. Questo viaggio era più complicato e difficile del previsto.
 
«Grazie per l’informazione.» Come facesse Zayn ad avere un tono così calmo non lo riuscivo a capire.
 
«Di niente. Bene, adesso indossate gli indumenti e poi entriamo nella stanza d’addestramento.» Disse Niall che ci lasciò cambiare tranquillamente. Armati e protetti di tutto punto in seguito entrammo nella stanza.
 
«Bene, mettetevi qui in fila.» Il biondino c’indicò un posto di fronte ad una gigante saracinesca abbassata, che partiva dal soffitto della stanza fino al pavimento, e c’impediva di vedere cosa c’era dall’altra parte. Ci mettemmo in fila, uno di fianco all’altro, dopodiché alzarono la saracinesca e solo allora scoprimmo che cosa vi era dietro: un poligono di tiro.
 
«Teniamo d’occhio il tempo.» Sussurrai sia a Harry che a Zayn.
 
«e cerchiamo d’imparare il più possibile. Credo che quest’addestramento ci servirà in futuro.» Aggiunse Zayn. Sia io che Harry annuimmo.
 
Iniziammo l’addestramento. Ognuno di noi aveva un istruttore personale che s’insegnava cose base che andavano dal modo in cui si carica una pistola a come si usa, dove si può tenere ben nascosta, come si prende bene la mira dandoci dei consigli e mostrandoci alcune cose molto utili. Quando per la prima volta premetti il grilletto rimasi alquanto sorpresa dalle pallottole. Erano delle pallottole speciali, che erano usate unicamente per l’addestramento, erano piene di tempera, nel mio caso azzurra, e se ti colpivano non ti facevano alcun danno oltre a sporcarti i vestiti il che era un bene: se fossero state delle vere pallottole come minimo avrei cambiato cinque istruttori e mi sarei anche uccisa da sola. Credo  che fosse una cosa studiata con il passare degli anni. Probabilmente agli inizi usavano  le pallottole normali e morivano tanti istruttori, specialmente se chi veniva addestrato era sbadato come me. Poi ci portarono in una stanza per farci esercitare su nascondigli, sulla corsa, su come camminare con passo silenzioso e ci diedero dei consigli per non dare mai nell’occhio, in qualunque situazione.
 
 
«Allora com’è andata?» chiese Zayn quando ci diedero una pausa e tutti gli istruttori se ne furono andati.
 
«Meglio di quanto pensassi. Lo stesso non si può dire per Amerisia, vero?» disse Harry prendendomi palesemente in giro.
 
«Guarda che sono stata bravissima a parte per gli intoppi dei primi minuti. E poi mi sono spaventata tantissimo quando mi sono sparata da sola per sbaglio. Insomma se le pallottole fossero state vere sarei già morta o mi troverei in qualche ospedale a Helpful.» Mi misi sulla difensiva. Harry intanto continuava a trattenersi dalle risate mentre Zayn restava sempre impassibile. Non capivo come facesse a non esternare mai i suoi sentimenti. Aveva sempre lo stesso sguardo, serio e non parlava quasi mai se non per lo stretto necessario.
 
«Dovevi vedere la tua faccia, era E-P-I-C-A!» di Harry enfatizzando l’ultima parola e scandendo bene le lettere della parola.
 
«Era cosa?» gli domandai perplessa. A volte rimanevo turbata da come parlava, non lo capivo. Era capitato spesso quando parlavamo a Haywire che non capissi il significato delle sue frasi.
 
«È un modo di dire che si usa al di fuori delle città dalle alte mura. Si usa per qualcosa di fantastico, che ti ha fatto molto ridere, più o meno. In realtà non lo so neanche io precisamente. L’ho imparato guardando i video e i messaggi delle persone nelle ore delle lezioni private. Possibile che non te n’abbiano insegnati?» parlava come se fosse ovvio e del tutto normale ma, tutto questo, non era ovvio tanto meno normale. Tutto quello che stava accadendo non era ovvio e normale, neanche la nostra vita l’era (forse neanche la mia mente lo era in questo momento).
 
«Sì, ma non ho mai sentito quest’affermazione e, se devo essere sincera, non ne conosco tante.»
 
«Neanche io l’avevo mai sentito quest’affermazione, nonostante conosca molti modi di dire.» disse Zayn
 
«che ore sono?» domandò Harry leggermente preoccupato. Zayn alzò il suo braccio sinistro e dopo aver scostato la manica guadò l’orologio spalancando gli occhi. «non.. non.. può essere… non è.. è.. possibile.» continuava a farfugliare tra se e se, guardando l’orologio come se fosse una cosa terribile. Iniziò a contare le ore addirittura con le dita e mi stavo iniziando a preoccupare. Ero impaziente e l’ansia si stava crescendo in me. Non riuscivo a capire quale fosse il problema.
 
 
«Zayn, è tutto ok?» chiese Harry preoccupato quanto me.
 
«Non è possibile, ci deve essere un errore. Ci deve essere per forza un errore.» Zayn era agitato, troppo agitato.
 
«Zayn che è successo? Che ore sono?» pensai immediatamente al peggio, che erano passate le 16:00 e che adesso eravamo bloccati a Helpful ma ripensai che era possibile, non doveva essere possibile.
 
«Sono le 14:30.»
 
«Stai scherzando, vero?» dissi immediatamente scattando in piedi «Non può essere possibile, il tuo orologio deve avere qualche problema, deve essere avanti, devi aver toccato qualcosa, un pulsante non so come funziona quel coso, è rotto le batterie sono scariche è impazz..» Iniziai a camminare avanti e dietro dicendo fesserie a più non posso, pur di non credere a quell’orologio.
 
«Amerisia, calmati. Quell’orologio non è sbagliato è perfetto e funziona a meraviglia. Quindi per l’amore del cielo fermati, fai un respiro profondo e siediti. Devi calmarti.» Harry era di fronte a me, con le sue mani sulle mie spalle nell’intento di fermare il mio continuo avanti e dietro e interrompendo il mio discorso senza senso.
 
«CALMARMI! Harry Edward Styles hai idea di cosa significhi tutto questo? Beh te lo dico io! Significa che abbiamo fatto in sostanza quattro ore e mezza d’addestramento, che io non ho sentito per niente perché non sono stanca anzi, e che, soprattutto, manca un’ora e mezza all’apertura dei cancelli! E tu mi vieni a dire di stare calma?» stavo impazzendo, sicuramente. Tutta questa storia degli orari e del fatto che le ore qui a Helpful passassero velocemente, troppo velocemente, mi stava facendo innervosire. «Dobbiamo andarcene da qui. Subito.»
 
«Devi ritornare in te, dobbiamo creare un piano.» guardai Zayn un po’ seccata, ma infondo aveva ragione, dovevo calmarmi o avrei combinato qualche pasticcio. Feci dei profondi respiri e, come in precedenza mi aveva detto di fare Harry, mi sedetti.
 
«Ne hai già uno?» chiese Harry a Zayn con tono speranzoso.
 
Scosse la testa. Fantastico pensai sarcastica alzando gli occhi al cielo o meglio, in questo caso, al soffitto. Improvvisamente arrivò Niall con in mano tre scatole correndo verso di noi. Distribuì le scatole dandone una ciascuno.
 
«Forza apritele e tirate fuori quello che c’è dentro non abbiamo molto tempo.» Disse ansioso.
 
Aprii subito la mia scatola dove, all’interno, vi era una pistola e delle pallottole vere.
 
«Sono già cariche, quindi state attenti. Tenete su il giubbotto antiproiettili, nascondetele e nascondete anche da qualche parte le scatole e seguitemi. Muovetevi, non abbiamo tanto tempo.»
 
Nascosi la pistola all’interno del mio giubbotto e buttammo le scatole in un angolino nascosto della stanza.
 
«Forza seguitemi. Non possiamo perdere tempo.» Tutti e tre ci guardammo perplessi. Non capivo perché si comportasse così e soprattutto non capivo le sue intenzioni.
 
«volete andarvene via da Helpful o no? Forza non state lì impalati seguitemi.» Non me lo feci ripetere due volte e lo seguii. Mi girai verso Harry e Zayn, che non avevano mosso un muscolo, e gli feci cenno di venire con noi. Entrammo in un piccolo corridoio. Quando vi arrivammo in fondo trovammo davanti a noi un muro. Niall si girò verso di noi e guardò dietro alle nostre spalle poi si voltò di nuovo verso il muro e tirò fuori da una tasca una piccola tessera e la mise all’angolo  dei muri. Iniziò a farla scorrere dall’alto verso il basso finché la tessera non s’incastrò in una fessura nascosta e il muro si spostò verso destra aprendo un varco. Niall entrò subito. Poi si fermò e ci fece segno con la mano di entrare subito.
 
«Forza entrate veloci, che devo togliere la tessera per chiudere il passaggio.»
 
Detto questo entrammo tutti e tre velocemente, Niall tolse la tessera e il muro si chiuse velocemente. Appena si chiuse si accesero le luci. Ci trovavamo in un piccolo corridoio mal messo e maleodorante.
 
«Non è il massimo ma è l’unico modo per uscire da qui senza essere visti o notati. Ci dobbiamo muovere. Dovete arrivare all’auto prima che qualcuno dia l’allarme fuga il prima possibile.» Incominciò a camminare a passo svelto con noi subito dietro.
 
«Perché fai tutto questo?» chiese Harry tutto di un tratto. Ormai la nostra camminata si era trasformata in una corsa leggera.
 
«Perché è giusto così. Se devo essere utile, disponibile e caritatevole per questa città, farvi uscire da Helpful è il modo migliore. Non è per niente una passeggiata qui. Tutti si odiano tra loro ma devono sempre mostrare una faccia sorridente e aiutare gli altri. Le regole sono rigidissime è un miracolo che puoi andare in bagno quando vuoi. E poi, se devo essere sincero, da soli non ce la fareste ad uscire di qui.»
Svoltammo a destra mentre Niall tirò fuori un pezzo di stoffa rosso e lo attorcigliò nella mano destra e davanti ad una telecamera l’alzò il braccio.
 
«Serve per farci riconoscere da quelli che stanno dalla mia parte, le telecamere sono vecchie e non si vedono bene i colori, a parte il rosso.»
 
«Quelli che stanno dalla tua parte?» domandai perplessa.
 
«Sai non siete gli unici a sapere cosa accade al di fuori delle alte mura. Qui a Helpful ce ne sono cinque e uno di questi sono io. Abbiamo un’organizzazione segreta che si occupa di aiutare le persone come voi, che hanno deciso di scappare per arrivare la fuori.»
 
«è mai capitato che qualcun altro scappasse come noi?» chiese Zayn.
 
«Non di recente. L’ultima volta risale a 13 anni fa. Purtroppo non so niente di quella persona. Avevo sei anni quando è accaduto.» Feci un calcolo veloce. Quando è accaduto io avevo cinque anni. I ricordi e i pensieri riguardo a mio padre tornarono per un breve momento a galla. Erano passati 13 anni da quando mia madre, dopo settimane d’indagini da parte della polizia, mi disse che mio padre era morto, che molto probabilmente era stato ucciso e che avevano fatto sparire il suo corpo carbonizzandolo.
 
«Quando siamo al di fuori di qui, dobbiamo fare finta di niente, non dobbiamo farci notare altrimenti, se ci trovano, è la fine. Per tutti noi. Nei punti allo scoperto cammineremo tranquillamente ma nei punti nascosti correremo. Dovete comportarvi come se foste dei cittadini di Helpful. Non abbiamo molto tempo. Tutto chiaro?» annuimmo a Niall anche se non ci poteva vedere.
 
Ad un certo punto ci trovammo davanti ad un incrocio e Niall si bloccò all’improvviso intimandoci a fare silenzio alzando una mano verso di noi. All’inizio non capivo il motivo di quel gesto, davanti un incrocio si doveva solamente scegliere quale strada prendere ma poi lo sentii anche io, un rumore strano, di qualcuno, o meglio, qualcosa di molto pesante che si avvicinava. Non proveniva dal corridoio davanti a noi, nemmeno da quelli a destra e sinistra, bensì dal corridoio dietro di noi. Il rumore diventava sempre più forte e più vicino finché, in lontananza vedemmo una gran massa d’acqua riversarsi all’interno del corridoio. Le pareti e il pavimento incominciarono a tremare mentre una sirena d’allarme iniziò a suonare ad alto volume, spaccandomi i timpani.
 
«CORRETE!» urlò Niall con tutto il fiato che aveva.
 
Iniziammo tutti a correre seguendo Niall. Mi era parso troppo facile scappare dall’edificio senza incontrare delle difficoltà. Avevo pensato a mitragliatrici, bombe, trappole, una massa di persone armate dalla testa ai piedi e protette con degli indumenti anti qualsiasi cosa esistesse al mondo e che gli potesse causare dei danni, ma mai avrei pensato che saremmo stati inseguiti da una massa spropositata d’acqua. La parte peggiore era che io non sapevo nuotare, sicuramente nemmeno Harry. Molto probabilmente nessuno di noi sapeva nuotare visto la foga  della corsa. A Haywire nessuno sapeva nuotare, nessuno aveva mai visto un lago o un fiume per non parlare del mare. Non esistevano neanche le vasche piene d’acqua, quelle cose che le persone al di fuori delle città dalle alte mura chiamavano piscine. Probabilmente neanche sapevano l’esistenza delle piscine. Io n’ero a conoscenza grazie alle lezioni speciali. Ero in panico, se l’acqua ci avesse raggiunto sarei morta affogata, insieme a tutti gli altri. Forse era meglio così, forse non era destino, almeno non sarei morta torturata per mano dei cittadini di Haywire. Se qualche ora fa ero preoccupata per il nostro arrivo a Warrior, adesso temevo di non arrivare neanche all’uscita di questo passaggio viva. Ero terrorizzata. Mi voltai dietro di me per pochi secondi, la massa d’acqua si avvicinava sempre di più, andai nel panico totale e iniziai a correre ancora più veloce, se era possibile. Niall continuava a svoltare a destra e a sinistra. La massa d’acqua ci raggiungeva sempre di più Non so per quanto tempo corremmo ma quando, finalmente, arrivammo ad una porta, Niall ci urlò «CORRETE ALLA VOSTRA SINISTRA!» spalancandola e facendoci uscire tutti. Subito appena usciti corremmo verso la sinistra di una stradina piccola piena di case alte mentre Niall chiudeva la porta e correva verso di noi intimandoci ad allontanarci il più possibile da quel posto. Sentii un terribile schianto alle mie spalle, girai la testa e vidi una gigantesca onda d’acqua, più alta di tutti gli edifici intorno, andare a travolgere un edificio, bagnandoli tutta la facciata. L’acqua probabilmente aveva sfondato la porta da cui eravamo usciti. Nonostante eravamo abbastanza lontani dalla gigantesca onda, gli schizzi d’acqua arrivarono fino a noi, bagnandoci e lasciando un sottile strato d’acqua sull’asfalto della strada. Finalmente eravamo fuori dall’edificio, sani e salvi, solamente grazie a Niall. Svoltammo a sinistra, in una piccolissima stradina semi nascosta nell’oscurità, e finalmente arrestammo la corsa.
 
Le mie gambe tremavano per lo sforzo, le sentivo cedere e avevo il respiro affannato. Ero sudata e bagnata dall’acqua. Mi piegai leggermente appoggiando le mani sulle mie ginocchia.
 
«Credevo che saremmo morti tutti affogati.» Sentenziò Zayn tra gli ansimi, seduto per terra, con la schiena. Harry ansimava e aveva una mano appoggiata al muro per reggersi mentre Niall era sdraiato completamente per terra che cercava di riprendere il fiato.
 
«Grazie… Niall. Sen.za di te n-non sarem.mo qui viv.i » riuscì a dire Harry.
 
All’improvviso la porta che si trovava di fronte a me si aprì. Ci voltammo tutti verso di essa. Dalla porta uscì un ragazzo allarmato.
 
«Oddio, credevo che non sareste riusciti ad uscirne vivi.» Poi uscì dalla porta andando verso Niall, ancora disteso per terra «Niall è tutto ok, non potevi prevedere una cosa del genere, sei stato magnifico.» Disse rivolto a Niall mentre lo aiutava a rimettersi in piedi poi alzando un po’ la voce si rivolse a tutti «Siete stati magnifici tutti, soprattutto te» disse rivolgendosi a me «non avevo mai visto una ragazza correre così veloce. Forza entrare tutti dentro.»
 
Attraversammo la porta e ci trovammo davanti una piccola stanza illuminata, con un divano attaccato al muro di fronte una parete con vari schermi che riprendevano diversi posti e una scrivania con vari telefoni. Non avevo mai visto dei telefoni di quel genere se non nell’ufficio del capo di Haywire sulla sua scrivania. Per i cittadini, gli unici telefoni che avevano a disposizione erano quelli delle cabine telefoniche che nessuno usava poiché non si poteva chiamare nessuno. Si trovavano per la città in modo tale che se un cittadino vedeva qualcosa che andava contro le regole di Haywire poteva chiamare il sindaco o le guardie.
 
I miei pensieri furono interrotti dalla comparsa, attraverso una porta che probabilmente collegava la stanza con un’altra, di una ragazza mora, con gli occhi gonfi dal pianto che si lanciò tra le braccia di Niall che l’abbracciò forte a se.
 
«Niall, s-sei salvo! P-Pensavo che n-non ti avrei più rivisto, ho p-pensato che… che…» non riuscì a finire la frase che incominciò, o meglio, riprese a piangere. Niall la cullava fra le sue braccia dandole dei dolci  baci sulla nuca continuando a ripeterle «sono qui, va tutto bene. Stai tranquilla.» Era la cosa più bella che avessi mai visto prima.
 
«Era una trappola! Una schifosissima, lurida trappola!» disse un ragazzo dai capelli rossi, entrando nella stanza come una furia.
 
«Simon calmati.» Disse Niall rivolgendosi al rosso.
 
«Calmarmi? Stai scherzando? Stavate per morire tutti affogati! Io ve l’avevo detto che c’era una trappola in quel passaggio! Ve l’ avevo detto!» sbraitò Simon, agitando le mani all’aria.
 
«Non c’è bisogno di urlare.» Disse il ragazzo che ci aveva aperto la porta con tono piatto e leggermente seccato. Adesso che lo vedevo da vicino notai che aveva i capelli tinti di un blu scuro.
 
«Cosa pensi di fare, Jamie.» Chiese la ragazza, ancora tra le braccia di Niall, che finalmente aveva smesso di piangere e si era calmata, rivolgendosi verso il ragazzo dai capelli blu.
 
«Non lo so Emily.» Disse sconsolato Jamie.
 
«Io un’idea l’avrei, oltre a quella di iniziare da domani un corso di nuoto o di creare degli indumenti per farci galleggiare sull’acqua in caso d’emergenza com’è accaduto oggi.» Disse un ragazzo spuntato dal nulla.
 
«Eh allora diccela Ben, non girare sempre intorno alle cose.» Disse esasperato Simon. Pensai che qual ragazzo avesse bisogno di una camomilla, forse anche più di una.
 
«Calmati Simon. Bisogna portare subito quei ragazzi alla macchina. Tranquilli ho già sistemato tutto e l’auto si trova davanti ai cancelli.» Disse Ben. Come facesse ad essere così calmo e rilassato non lo capivo. Lui e Zayn sarebbero stati una bella coppia.
 
«Bene, allora li porto io alla macchina. Li ho portati io fino a qui è giusto che continui la mia missione.» Niall fissò Jamie dritto negli occhi come se gli dicesse che non ammetteva repliche riguardo alla sua affermazione.
 
«Era esattamente quello che stavo per dirti.» Disse Jamie aggiungendo «Fate togliere alla ragazza il giubbotto antiproiettili, anzi, fatelo togliere a tutti e tre e dategliene altri. Quelli sono sporchi e poco resistenti.» Indicò prima me e poi Zayn a Harry. Mi trovai un po’ irritata dal loro comportamento, avevano parlato tra loro senza degnarci minimamente.
 
Mi tolsi la giacca di pelle e il giubbotto antiproiettili rimanendo in canottiera. Non ero proprio messa bene, la giacca e i pantaloni che indossavo erano quasi del tutto asciutti mentre i miei lunghi capelli erano ancora bagnati e gocciolavano sulla mia schiena. Anche Zayn e Harry non si erano ancora del tutto asciugati, nemmeno Niall.
 
Ben ci portò, insieme a Jamie, dei nuovi giubbotti antiproiettili. Era molto simile al precedente ma era più pesante. Indossai la mia giacca di pelle nera sopra il giubbotto di pelle e chiusi la cerniera, dopo aver controllato di aver ancora la pistola nella tasca interna. Eravamo tutti pronti.
 
«Dopo che avrete attraversato i cancelli, non sapremo più niente di voi, finché non arriverete in una città che si trova dopo War. Questo è il nostro numero» disse Jamie porgendo a Zayn un foglietto con scritte delle cifre. Lo prese per poi piegarlo accuratamente e metterlo nella tasca che chiuse attentamente. «Se riuscite a Warrior chiamateci, insomma fatevi sentire. E se trovate un’organizzazione come la nostra o qualcuno che vi aiuterà a scappare, dategli il nostro numero e ditegli di chiamarci per avere delle informazioni per una collaborazione con le altre città dalle alte mura.»
 
«Esiste una collaborazione tra tutte le città dalle alte mura?» chiese Zayn anticipandomi.
 
«Non è una semplice organizzazione, è una collaborazione segreta chiamata “Zilion”. Si chiama così per vari motivi, ma forse a voi suona già familiare. Era il nome dei ribelli, di quelli che all’inizio hanno cercato di ribellarsi dalle autorità dalle alte mura ai principi della loro fondazione. Molti credono che sia il cognome o il nome del primo ribelle delle città dalle alte mura credo che voi un’idea l’abbiate ormai. Ascoltatemi attentamente» disse indicando noi tre «la perfezione nell’uomo non esiste, quindi se mai riuscirete a raggiungere quello che c’è al di fuori di tutte le città dalle alte mura non aspettatevi di trovare qualcosa di perfetto, semplicemente troverete qualcosa di migliore. Non fate del male a voi stessi, non illudetevi, non lasciatevi manipolare. Tenete sempre gli occhi e la mente ben aperti.» Rimasi basita da tutto quello che disse Jamie. Dall’organizzazione alle ultime parole dette, anche se di quelle non avevo compresso appieno il significato.
 
«Bene ragazzi, è ora di andare. Siete pronti?» annuimmo tutti e tre a Niall.
 
Ringraziammo tutti i ragazzi e li salutammo sperando di rincontrarci in futuro in circostanze migliori e con più tempo a disposizione.
 
Uscimmo dall’abitacolo e, seguendo Niall, incominciammo la nostra camminata/corsa verso l’auto che raggiungemmo senza problemi.
Appena vidi l’auto notai immediatamente che c’era qualcosa che non andava. Sul vetro del cruscotto vi era appoggiato un foglio con un messaggio formato da lettere nere scritte a mano che diceva:
 
Attenzione alla gente,
a volte la descrizione della città mente.
 
Staccai via il foglio e mi girai automaticamente verso Niall con aria sospetta «Siete stati voi a metterlo? Che cosa significa questo?» gli urlai contro, sventolandogli davanti il foglio.
Lui scosse semplicemente la testa «Significa che qualcun altro, oltre ai componenti della nostra piccola organizzazione, ha capito perfettamente come funzionano le cose qui a Helpful e in altre città.»
 
Aprii la portiera dell’auto e ci buttai dentro il foglio in malo modo dopodiché mi rivolsi a Niall.
 
«Scusami, sono un po’ stressata.» Dissi mentre mi massaggiavo le tempie «Grazie mille di tutto Niall, ti auguro il meglio.» Gli sorrisi dolcemente.
«Posso immaginare. Ho l’ordine di controllarvi finché la vostra auto non è al di là del cancello, quindi mi sistemerò in un punto lontano dall’auto in modo tale da potervi tenere sott’occhio, ma non posso intervenire in caso di problemi, a meno che non sia qualcosa di davvero grande. Mi dispiace…» sospirò «È stato bello conoscervi. Buona fortuna per tutto.» Mi sorrise dolcemente ed entrai in auto dove Harry e Zayn e si erano già seduti. Chiusi la portiera e tirai un sospiro di sollievo. Ritrovarmi seduta dentro l’auto mi dava sicurezza. Vidi Niall allontanarsi e fermarsi in un punto abbastanza nascosto dove poteva perfettamente vederci. Ci sorrise e alzò entrambi i pollici in su. Poi voltai lo sguardo e osservai i cancelli di fronte a noi.
 
«Che ore sono?» chiese Harry.
 
«Le 15.55» rispose prontamente Zayn.
 
«è quasi ora» Harry accese l’automobile e accadde l’imprevedibile. Un gruppo di persone piuttosto numeroso si avvicinò all’auto circondandola. Mi girai verso Niall, che guardava la scena, sbigottito. Harry schiaccio il pedale e iniziò ad avanzare, lentamente, sperando che si spostassero e aprissero un varco davanti a noi ma non accadde. Anzi, ci fu un effetto contrario. La gente continuava ad agitarsi e ad aumentare sempre di più costringendo Harry a fermarsi per non investire qualcuno. Mi voltai verso Harry, che era più pallido del normale.
 
«e adesso che cosa facciamo?» sentii la voce di Zayn provenire da dietro.
 
«Non lo so, ma abbiamo un grande problema perché sono le 13:58» se prima ero solamente agitata adesso stavo andando in panico. Dovevamo trovare una soluzione in meno di un minuto. Iniziava a fare troppo caldo in quell’auto per i miei gusti, così slacciai la cerniera della mia giacca di pelle quando con un braccio sfiorai qualcosa di duro che si trovava dentro la giacca: la pistola. Mi venne un’idea.
 
«Harry dammi la tua pistola, veloce.» Chiesi allungando il braccio verso di lui.
 
«Perché?» mi domando scettico.
 
«forse ho un’idea muoviti.» Mi porse la pistola, la presi e l’appoggiai per qualche secondo sulle mie gambe mentre estraevo la mia dalla giacca, dopodiché chiusi la cerniera e presi con l’altra mano anche l’altra pistola. «A dopo.» Dissi mentre uscivo dall’auto con una sicurezza che sorprese anche me.
 
Chiusi la portiera, avevo una pistola per mano, non so da dove presi tutto quel coraggio, forse era la voglia di scappare da questa città che non era per niente simile a come l’avevano presentata, forse la voglia di andarsene via da lì il prima possibile, forse era per Harry e Zayn, che aspettavano ansiosi una mia mossa per riuscire a togliere quel cerchio intorno a loro e non voleva deluderli. Così alzai le braccia puntando le pistole ad altezza uomo rivolgendole alle persone intorno a noi e urlai a gran voce  «INDIETRO! State tutti indietro o sparo!» iniziai a camminare in avanti puntando sempre le pistole sulla gente. Non avevo nessun’intenzione di sparare o ferire qualcuno, volevo solamente spaventarli per farli allontanare. La gente mi guardava sorpresa e leggermente impaurita. Mi misi davanti all’auto e incominciai a camminare in avanti «Spostatevi! Fate passare la macchina.»
 
La gente, impaurita, incominciò a spostarsi mentre camminavo in avanti e facevo strada all’auto di Harry. Sentivo dietro di me la voce di Zayn che incitava ulteriormente le persone ad allontanarsi, mi voltai per qualche secondo e lo vidi che teneva il viso e il braccio con la pistola in mano puntandola sulle persone. Quando tornai a guardare di fronte a me finalmente si era aperto un varco ma vidi una cosa terribile: i cancelli di Helpful erano aperti al massimo ed erano pronti per richiudersi. «NO!» La distanza dal punto in cui ero ai cancelli era circa di 200 metri ed ero sicura che anche se avessi provato ad entrare nell’auto non ce l’avremmo fatta a sorpassarli e la gente avrebbe potuto rimettersi intorno a noi, così feci la prima cosa che mi venne in mente: iniziai a correre. Mentre correvo la gente mi osservava e osservava a bocca aperta i cancelli che si stavano chiudendo. Non so come feci ma riuscii ad arrivare davanti ai cancelli e ad infilare la pistola in mezzo ad essi, bloccandone la completa chiusura. Avevo il respiro affannato, alle mie spalle regnava il silenzio, nessuno fiatava. Mi voltai con il capo e vidi che tutti mi osservavano e stavano per avvicinarsi, così con il braccio libero puntai la pistola verso di loro e gli urlai «NON AVVICINATEVI O SPARO!»
 
Lo dissi con tutta la rabbia che avevo dentro nei loro confronti, ero sicura che niente e nessuno mi avrebbe fermato dallo sparare a qualcuno se non mi avessero ascoltato. L’auto di Harry si trovava a cinque metri di distanza da me. Guardai dentro l’auto e incontrai gli occhi verdi di Harry e mi calmai leggermente. Poi, probabilmente dopo qualche secondo che a me in quel momento sembravano ore, all’improvviso sentii uno scricchiolio provenire dai cancelli, mi girai di nuovo davanti a me e vidi una cosa che credevo impossibile: i cancelli si stavano riaprendo. Spalancai gli occhi dalla sorpresa. Avrei voluto tanto esultare di gioia, saltare, fare capriole ma non c’era tempo da perdere. Abbassai entrambe le braccia ed entrai di corsa in auto e appena si aprì un varco adatto per far passare l’auto Harry premette l’acceleratore e, finalmente, riuscimmo a sorpassare i cancelli.
 
Quando mi girai dietro vidi che i cancelli si erano già richiusi.




MISSING MOMENTS
Discoveries, secrets and lies.
(cliccare sulla scritta per leggerlo)
Il missing moments parla di cosa accade a Haywire mentre i nostri protagonisti Amerisia, Harry e Zayn compiono la loro avventura.




 
PER FAVORE LEGGETE LE NOTE, SONO IMPORTANTI!

Allora come prima cosa vorrei scusarmi con tutte voi per questo enorme ritardo nel pubblicare questo capitolo. Ho avuto un sacco di problemi e imprevisti che ne hanno rimandato la stesura e quindi anche la publicazione. Per farmi perdonare ho scritto in più questo missing moments che è molto importante perchè svela alcune cose che poi i nostri protagonisti scopriranno in futuro. E' importante leggerlo per capire un capitolo che si troverà molto più avanti nella storia.
Grazie mille per aver letto il capitolo, spero vi sia piaciuto.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio anche tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate e ringrazio anche tutti quelli che hanno recensito i capitoli.
Cercherò di aggiornare il prima possibile.

Potete contattarmi su
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Alla prossima!
  
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