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Autore: telesette    15/04/2014    3 recensioni
Nel frattempo, proprio come aveva detto Harlock, Tadashi si stava battendo come un vero leone.
Pure se ferito, e con le forze che venivano a mancargli sempre più, era deciso a non mollare per nessuna ragione al mondo.
Troppe vite a lui care erano in pericolo: Harlock, Maji, Meet, Yattaran, l'anziana ed irascibile signora Masu, il dottor Zero e soprattutto lei...
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dottor Zero, Harlock, Tadashi Daiwa, Un po' tutti, Yuki
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Tadashi non riusciva a credere alle sue orecchie.
Quando Harlock prese ad illustrargli del progetto che lui e il dottor Zero avevano inteso mettere a punto espressamente per lui, il giovane si vergognò ancor più di aver pensato che gli uomini dell'Arcadia avessero intenzione di abbandonarlo. Non poteva certo immaginare che, nelle officine dell'astronave, Maji e i tecnici di bordo stavano lavorando ininterrottamente sulla costruzione di un nuovo braccio artificiale apposta per lui.

- Perché non me lo avete detto subito?
- Perché si trattava di una decisione importante - sottolineò Harlock. - Un braccio meccanico non è e non sarà mai come uno vero, non potevamo sostituirtelo senza prima conoscere la tua opinione... Maji e gli altri ci stanno lavorando su con molta cura, soprattutto sulle modifiche che ho apportato al modello originale, in modo che possa servire egregiamente allo scopo ed esserti di valido aiuto a seconda delle circostanze!

Ciò detto, Harlock condusse Tadashi nella Sala-Macchine.
Qui il giovane rimase letteralmente a bocca aperta, nel vedere il genere di apparecchio che avevano intenzione di montargli addosso.

- Eccolo qua, ti piace? - domandò il capitano.
- C'è voluto parecchio per costruirtelo, caro il mio giovanotto - sorrise Maji con una smorfia, strizzando bonariamente l'occhio a Tadashi. - Cerca di non romperlo subito, mi raccomando!
- Sono... Sono senza parole - mormorò appena Tadashi.

Subito Harlock lo prese da parte, illustrandogli i particolari dell'intervento per l'applicazione del nuovo braccio.

- Tadashi - cominciò. - Voglio che tu sappia che io e il dottor Zero ci siamo espressi in merito alle difficoltà che dovrai affrontare, dal momento che vuoi rimanere con noi a bordo dell'Arcadia; di conseguenza, questo apparato dovrà servirti meglio di qualsiasi arma convenzionale, per garantire la tua sopravvivenza in situazioni estreme!

Tadashi ammutolì per lo stupore.

- In altre circostanze, una protesi normale basterebbe... Ma il nostro non è un viaggio di piacere - proseguì Harlock. - Sotto la funzione principale, in tutto simile ad un arto vero e proprio, sono state montate delle armi supplementari: l'avambraccio, ad esempio, contiene una bocca da fuoco laser principale e due secondarie con un mirino di precisione; sotto la giuntura del gomito, è stato collocato un piccolo cannone lanciagranàte; per quanto riguarda invece le dita, rivestite in acciaio e alluminio, possono sviluppare una forza pari a seicento libbre di pressione; infine, proprio all'interno del polso, vi è una lama retràttile inossidàbile in lega resistente e pressoché indistruttibile!

Tadashi lo ascoltava affascinato.
Con un arma del genere, avrebbe potuto sterminare da solo anche una legione intera di mazoniàne.
Si trattava solo di abituarsi in fretta all'idea, imparando ad utilizzare le molte funzioni di quel meccanismo artificiale, come  se si trattasse di una parte effettiva del suo stesso corpo.

- Harlock - mormorò il ragazzo, stendendosi sul lettino. - Perché tu e gli altri state facendo tutto questo per me?
- Perché siamo tuoi amici - rispose l'altro sincero. - Gli amici si aiutano a vicenda, per superare i momenti brutti ed affrontare insieme le difficoltà... Non dimenticarlo mai, Tadashi Daiba, figlio di Tsuyoshi Daiba!

Il giovane annuì.
Il dottor Zero disse di essere pronto per cominciare e, una volta effettuata l'anestesìa totale, Tadashi scivolò nuovamente nel sonno. L'operazione durò circa un paio d'ore, il tempo di collegare correttamente i nervi e i tendini ai microprocessori e ai circuiti del nuovo braccio artificiale, tuttavìa non vi furono inconvenienti di sorta.
Zero si passò una mano sulla fronte, sospirando di sollievo, facendo cenno ad Harlock che tutto era andato per il meglio. Il capitano guardò sereno al sonno profondo di Tadashi, ringraziando in cuor suo sia il dottore che Maji, dopodiché andò a congratularsi con i tecnici per l'ottimo lavoro svolto.
Tutto l'equipaggio esultante lanciò grida di gioia, non appena seppero che Tadashi sarebbe rimasto a combattere con loro con un braccio nuovo di zecca.
Ma in mezzo a quell'atmosfera festosa, Yuki sembrava l'unica a non volersi unire all'entusiasmo generale.
Harlock immaginò che ciò fosse dovuto alle preoccupazioni e ai dubbi della ragazza, dal momento che costei aveva vissuto molto più degli altri il dramma del giovane Daiba, cosicché si premurò di chiederle se era tutto a posto.

- C'è qualcosa che non va, Yuki ?

Sulle prime lei esitò a rispondergli ma, non volendo assolutamente che Harlock interpretasse male il suo silenzio, scelse di confidarsi senza girarci troppo intorno.

- Pensi che sia la cosa giusta? - domandò a voce bassa. - E' giusto coinvolgere ancora Tadashi in un viaggio così pericoloso e pieno di insìdie?
- Tadashi ha fatto la sua scelta - osservò dunque Harlock. - E' nostro dovere rispettarla e stargli vicino, per quanto possibile!
- Ma Tadashi è ancora così giovane: potrebbe ricominciare una vita ovunque, se lo volesse; mettere su una casa, una famiglia, essere felice...
- Yuki - la interruppe l'altro. - Non spetta a noi decidere cosa sia meglio per lui: Tadashi ha dei motivi per combattere, tanto quanto noi, oltretutto è sufficientemente adulto da poter decidere cosa fare della sua vita!
- Sì, questo lo so, però...

Come Harlock le pose gentilmente la mano sulla spalla, guardandola seriamente negli occhi, Yuki sembrava ancor più confusa e incerta di prima.

- Non è mia abitudine intromettermi, dovresti saperlo - sottolineò il pirata. - Ma se sei così preoccupata per lui, non sarebbe più corretto che gli parlassi apertamente?
- Ma... Ma che dici ?!? - fece Yuki, diventando subito rossa in volto.
- Dico che dovresti smetterla di trattare Tadashi come se fosse un bambino... Forse non te ne sei accorta ma, in questi ultimi tempi, è maturato e ha dimostrato più volte di sapersela cavare! Perché non non gli offri una possibilità?
- Non... Non capisco di cosa tu stia parlando!

Harlock scosse piano la testa, con un sorriso sardònico sulle labbra, ma si guardò bene dal fare commenti inopportuni.

- Tadashi non aveva intenzione di offenderti - spiegò. - Anche se sono certo che lo sapevi già, posso assicurarti che è sinceramente pentito di averti urlato contro quelle cose!
- Certo, lo capisco benissimo, ma...
- Dagli tempo, Yuki - tagliò corto Harlock. - Quando si renderà conto anche lui di provare la stessa cosa, non avrai più motivo di tenerglielo nascosto!

Dal lieve contorno rossastro, le guance di Yuki divennero praticamente color rosso fuoco.
Possibile che Harlock sapesse sempre tutto?
Yuki cercò subito di negare ma, prima che potesse anche solo aprire bocca, Harlock le passò accanto con un lieve cenno della mano guantata e si allontanò senza aggiungere altro.

***

Giorni dopo, Tadashi era ormai riuscito a padroneggiàre sufficientemente sia il controllo delle articolazioni che buona parte dell'arsenale posto sul suo nuovo braccio. Ancora non riusciva ad aggiustare perfettamente la mira, più che altro per la differenza notevole di peso tra un braccio e l'altro che influìva molto sull'equilibrio, ma ogni piccolo progresso sembrava spronarlo a migliorare via via sempre di più.
Mentre usciva dal poligono di allenamento, per caso si imbatté in Yuki.
Dal giorno della loro ultima discussione, non aveva più avuto modo di parlarle né tantomeno di chiederle scusa.
Si vergognava talmente che, pur di non tenersi oltremodo dentro quel pesantissimo senso di colpa, preferiva di gran lunga ammettere i propri errori senza alcuna esitazione.

- M... Mi dispiace - mormorò. - Non ero in me, ho detto delle sciocchezze, ma non intendevo... Sono mortificato, Yuki, davvero!

Yuki rimase a guardarlo impassibile.
Difficile stabilire a cosa stesse pensando, data l'espressione imperscrutàbile sul suo viso, e ciò fece sentire Tadashi ancor più a disagio.
Come aveva potuto vomitarle addosso tutta quella rabbia ingiustificata?
E dire che lei era sempre stata gentile nei suoi confronti, anche nei rimproveri, senza mai alzare la voce neppure una volta.
Che bell'esempio di gentiluomo era stato!
Perdere il braccio, evidentemente, non era servito a mettergli un po' di buon senso. Era sempre il solito Tadashi Daiba: orgoglioso, impaziente, ed incapace di riflettere prima di aprire bocca...
Se solo non le avesse detto quelle cose orribili.
Se solo non avesse avuto quello sfogo tremendo, quasi "accusandola" di qualcosa, ora non si sarebbe certo sentito così meschinamente colpevole nei suoi riguardi.
Tuttavìa Yuki, essendo più grande di lui e anche più matura, non riteneva necessario serbargli rancore alcuno.

- Tutto bene, Tadashi - domandò tranquilla. - Come va con il braccio?
- B... Be... Bene - balbettò l'altro.
- Sono contenta per te - disse sinceramente. - Temevo che ti avrebbe dato problemi, abituarti ad un simile marchingegno!
- Beh, all'inizio, forse - ammise il ragazzo. - Ma ora che sto imparando ad adoperarlo, devo ammettere che è tutta un'altra cosa: non vedo l'ora di sperimentarlo sulle mazoniàne per...

Tacque.
Nonostante il tono di voce calmo e gentile, lo sguardo di Yuki era tuttaltro che allegro. I suoi occhi erano assenti, le labbra rigide, e nulla lasciava intendere anche solo l'ombra di un sorriso in lei.
Evidentemente, pensò Tadashi, doveva avercela ancora con lui per quella stupidissima sfuriata.

- Scusami, devo andare - tagliò corto lei, facendo per infilare il corridoio alle sue spalle.
- Yuki, ti prego, aspetta!

La voce di Tadashi era chiaramente rotta dall'emozione.

- So di non avere alcuna giustificazione - esclamò lui gravemente. - Vorrei solo poterti dire quanto mi dispiace... per le cose che ho detto, io...

In quella, Yuki si voltò a guardarlo con un sorriso.
Era lo stesso sorriso che le aveva visto in volto, il giorno che era salito sull'Arcadia per la prima volta.
Un sorriso tenero e luminoso.
Come lei.

- Cerca di non affaticarti troppo, Tadashi - sussurrò dolcemente.

Tadashi ebbe quasi un singùlto, tuttavìa annuì con un cenno nervoso del capo.
La fanciulla gli sorrise ancora per qualche istante, il tempo sufficiente a chiarire che era già tutto dimenticato, dopodiché lo salutò cordialmente e se ne andò lungo il corridoio.
Tadashi avvertì come una sensazione di calore dentro al petto, anche se non sapeva assolutamente come spiegarsela, e l'unica cosa cui riusciva a pensare era il modo raggiante in cui Yuki ancora gli sorrideva.

FINE

   
 
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