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Autore: topoleone    17/04/2014    0 recensioni
C’è chi nella vita nasce sotto una buona stella, chi viaggia su una cometa fugace e chi la propria stella se la deve creare giorno per giorno. AJ, 22 anni, sta cominciando a raccogliere i suoi primi consensi nel mondo del lavoro, dopo aver abbandonato il suo più grande sogno di bambina: calcare i più rinomati teatri dell’opera. Cosa che invece sua sorella Mary sta facendo con enorme successo. Ma le due sorelle sono legate anche da un’altra passione, l’infatuazione per un giovane attore famosissimo. AJ lo adora come musicista e Mary per i film che ha fatto. Cosa succederà quando per uno strano caso le loro vite si incroceranno?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Epilogo: la chitarra di Chris

“J è per te.”
Da quando eravamo tornati a casa, ogni giorno mio padre mi chiamava dalla sala esposizione per annunciare che c’era qualcuno per me. Sapevamo che sarebbe accaduto, ma non credevo che la cosa mi avrebbe infastidita così tanto. Per certe persone non c’era limite alla decenza, alcuni entravano e mi facevano domande personali sulla nostra intimità, a volte trovavo lettere minatorie di fan accanite, altre volte lettere di miei ignoti spasimanti che si dichiaravano, altre ancora inviti per interviste non programmate. Le prime volte davo qualche risposta, ma viste le mie gaffe incontrollate, lo staff di Nick mi proibì anche solo di dire “sì”. Anche da due semplici sillabe i giornalisti riuscivano a ricamarci sopra storie dalla più che dubbia veridicità.
Per fortuna nessuno sapeva dove avevamo preso casa. La bifamiliare era in campagna e i nostri unici vicini erano mia sorella e suo marito Alec. Ma ogni giorno in città era la stessa cosa. Chi mi riconosceva per strada mi fermava e mi chiedeva di Nicholas, ma devo dire che per i compaesani e per i vecchi compagni di classe e amici non era cambiato quasi nulla. Certo ero assurta al ruolo di “celebrità”, ma non avevano sbarellato come altri. Avevo rinunciato alla scuola di danza, sia per dar modo alle nuove leve di trovare un lavoretto, sia perché il lavoro in negozio e gli impegni del mio dolce consorte mi occupavano gran parte delle ore a disposizione.
“Mandalo via ora sono impegnata”.
Non ero proprio dell’umore adatto per sorridere all’ennesima bizzarra domanda e Nick era via già da una settimana, questa volta per due concerti di beneficienza, quindi ogni riferimento che risvegliasse la nostalgia era assolutamente bandito. Mi mancava e volevo evitare che le domande su di noi acuissero il senso di vuoto che solo lui sapeva colmare.
“J credo che faresti meglio a venire di qua”.
Scocciata a morte con l’importunatore che aveva interrotto il mio lavoro di cesellatura mi pulii le mani sul grembiule e raggiunsi Ray pronta a piantar grane. Ma quale sorpresa mi si presentò davanti quando riconobbi la donna al bancone. Nonostante fosse ammirata da tutti, di una bellezza disarmante e sicura di sé nel suo mondo, sembrava quasi intimidita dal nostro negozio.
“Tu sei Alice, vero?”
Come se non mi avesse vista su People, Vogue e Cosmopolitan, solo per citarne alcuni. Forse visto gli interessi in comune mi aveva vista anche su Rolling Stones, ma chi poteva saperlo.
“Sì sono io e credo che tu sia quella Gwyneth”.
Più dei paparazzi fuori e dentro il negozio, mi impressionava incontrare persone famose e stringere loro la mano. Con i musicisti però avevo un feeling particolare e mi azzardavo a farmi autografare scarti di legno che collezionavo in una teca. Nick lo definiva il “reliquiario” ed era ancora offeso perché a lui l’autografo non l’avevo ufficialmente mai chiesto, anche se il suo piccolo pezzo di carta era sempre in uno dei libri che leggevo prima di andare a letto quando lui era lontano da casa.
“Già, sì ecco, sono passata di qua perché volevo chiederti un favore.”
Lei a me. Ero decisamente incuriosita.
“Credo che se non oggi al più tardi nei prossimi giorni ti verrà a trovare mio marito perché vuole commissionarti una nuova chitarra per il prossimo tour”.
Ah già tempo fa era giunta voce che Chris Martin mi stesse cercando. Dopo mesi di silenzio credevo fosse uno stupido pettegolezzo e invece...
“Come posso aiutarti?”
“In realtà non so bene che richiesta ti farà, ma a parte il fatto che vorrei regalargli io quella chitarra volevo sapere se ci puoi incastonare dentro delle pietre preziose”.
Ci mancavano solo le richieste astruse. Però poteva essere un’idea originale per la mia collezione che avevo cominciato ad abbozzare a tempo perso. Dopo averla ascoltata e controllato di che pietre si trattava la sconsigliai caldamente nel proseguire con quell’idea. È vero che avevo aumentato i sistemi di sicurezza, ma se avessero saputo che in quel momento nel mio palmo scintillavano piccoli diamanti rubini e quarzi, smeraldi e giade, mi sarei ritrovata con una o più pistole puntate alla tempia. Sicurezza a parte, rendere una chitarra un diadema, creava non pochi problemi, ultimo dei quali la praticità e la tecnica da utilizzare nell’inglobare le gemme in una pasta o nel creare un supporto adeguato per assemblarle al legno.
Gwyneth sembrava scoraggiata, ma non delusa.
“Sul serio non puoi farci nulla con queste? Sappi che i soldi non sono un problema.”
Non doveva di certo dirmelo, immaginavo bene che tra tutti e due fossero molto ricchi; comunque nonostante avessi potuto fare il bello e il cattivo tempo, visto che nel settore non c’era ancora concorrenza di quel tipo, non facevo la cresta sui miei preventivi. Certo costavo, ma i miei clienti non si erano mai lamentati per i miei prezzi, che spesso mi permettevo di fare manutenzioni quasi gratis (secondo me la miglior forma di pubblicità e di fidelizzazione).
“In questo momento non so ancora se potrò soddisfare la tua richiesta, ma ti prometto che appena capirò cosa vuole Chris, ti farò un bozzetto e…” non mi lasciò concludere.
“Oh ma io non ci capirei nulla, hai carta bianca e puoi scegliere dove metterle. Solo quelle che avanzi le vorrei indietro per fare un paio di orecchini ad Apple e un braccialetto a Moses”.
Per correttezza nei confronti della cliente contammo assieme tutte le gemme e salutata Gwyneth cominciai a suddividerle per forme e colore. Nella mia testa cominciava a prendere forma un’idea, ma dovevo sentire il mio rifornitore abituale di madreperla. Due ore dopo stavo aiutando Ray a scaricare l’ultima batteria arrivata da un mercatino dell’usato. Una carcassa che si era messo in testa di voler rimettere a nuovo per vendere ad una fiera del Vintage.
Suonarono alla porta e papà mi chiamò.
“J di nuovo per te, cliente.”
Vista la figuraccia di prima, doveva aver deciso di creare un codice per distinguere le visite gradite da quelle non accettate. Senza farlo attendere chiusi il prezioso sacchetto nella cassaforte sotto il bancone del laboratorio e corsi in negozio. Alla faccia del tempismo. Solo due ore fa avevo di fronte sua moglie e adesso avevo il frontman dei Coldplay che mi sorrideva.
“Finalmente ti ho trovata”.
Era contento. Sarà anche stato un bravo compositore, ma non dimostrava certo di essere un geniale detective.
Ormai mezzo mondo sapeva dove trovarmi.
“Era da un po’ che volevo venire, ma alla fine tra concerti e famiglia ho dovuto prendermi una vacanza per passare a trovarti”.
Sembrava quasi un vecchio amico, tanto mi parlava a suo agio. A quel punto come dovevo appellarlo?
“Ah signor Martin, è un piacere vederla qui da noi.”
“Alice meglio darci del tu, se per te non è un problema.”
“Certo, nessun problema”.
Passato l’imbarazzo iniziale mi persi ad ascoltare quel grande musicista.

“Quindi lo puoi fare?”
Beh diciamo che sommato alla richiesta di sua moglie avrebbe avuto una chitarra unica quanto bizzarra; ma non avrei mai potuto dire di no, anche perché, proprio perché unica nel suo genere, mi sarebbe piaciuto sentirla suonare in un concerto.
“Che tempi mi dai?”
Quello era il vero problema.
“Non più di un mese, vorrei portarla in tournèe”.
Anche se di fronte a me avevo quel Chris a quel punto non potevo accontentarlo sia coi tempi che coi prezzi. Avrei dovuto cancellare molti impegni in agenda per non perdere tempo.
“Ti preparo un preventivo e te lo faccio avere, ok?”
“oh tranquilla, sono disposto a pagare qualsiasi prezzo.”
E con quella cifra avrei pagato un viaggio ai miei genitori, il regalo di matrimonio di Vic e ne avrei ancora avanzati per comperare pezzi di ricambio o legni rari da lavorare.
Tornata a casa, raccontai della mia giornata a Mary e videochiamai il mio musicista del cuore.
“Ciao amore tutto bene?”
“Sì ma non vedo l’ora che torni a casa!”
“Comincia a contare le ore, che presto sarò lì con te.”
In realtà sarebbe tornato di lì a tre giorni, ma forse contare le ore avrebbe fatto passare il tempo più velocemente. O forse no.
Quella notte sognai la chitarra di Chris. Sarebbe stata scintillante come una galassia nello spazio. Sul retro avrebbe avuto l’incisione del volto dei figli e una decorazione sui bordi. Si era fatto pregare di non dire a nessuno quello che mi aveva chiesto, come se io spifferassi ai quattro venti i segreti dei miei clienti.
Sarebbe stata una chitarra stilosissima, ma avevo solo un mese e le gemme nella cassaforte scottavano un sacco.
Dopo una settimana di tentativi ero riuscita a contattare due amici fornitori; quello delle valvole aveva assicurato che sarebbe riuscito a incastonarne una con rubini, una coi quarzi e una con le giade. Ma il mio fornitore di fiducia, non mi assicurò la riuscita del top e si tirò indietro. Così provai a realizzare da sola la mia idea. Ovviamente prima di usare i preziosi mi cimentai con bijotteria della migliore qualità e con vetri di ogni colore, ma non riuscii ad ottenere l’effetto desiderato. Ero nei guai fino al collo. E avrei voluto spaccare lo schermo del tablet e suon di testate.
Ero talmente concentrata che non avevo sentito la porta aprirsi. “Scusi siamo chiusi. Riapriamo tra due ore”.
Nessuna risposta, solo la campanella che segnalava che la persona era uscita. Senza salutare. Maleducato.
Alice concentrati e trova una soluzione! Ma una distrazione ben più inaspettata fece deviare tutti i miei pensieri.
Il respiro caldo, le sue mani che mi stringevano i fianchi.
“Mi sei mancata, non riuscivo a stare via altri due giorni”.
Nick!! Gli saltai letteralmente addosso e se non fosse entrato mio papà in quel momento giuro che avremmo dato scandalo proprio sul bancone del laboratorio. Ovviamente non riuscii a nascondergli per molto che stavo lavorando ad una chitarra per Chris, ma non gli svelai nulla di più. Promettendogli che però sarebbe stato il primo a vederla finita per darmi uno spassionato giudizio. Nonostante i numerosi misteri lo coinvolsi nel mio cruccio principale e fu grazie a lui che trovai la soluzione. Ci avrei perso un sacco di tempo, ma avrei ridotto al minimo vernici e colle.


AD UNA SETTIMANA DALLA CONSEGNA...
“Al posso entrare? Tra un’ora parto.”
Di nuovo. Ma questa volta solo per due giorni poi sarebbe stato mio per qualche settimana.
“L’ultima lucidatura e ci sono”.
“Ma se poi te la imbratto di nuovo, che senso ha lucidarla a puntino?”
“Uffa dai vieni, guastafeste”.
Gli allungai il manico; quello era il momento che più mi metteva in ansia.
La passione per la musica e per quell’oggetto gli si leggeva chiara in faccia. E guardava la chitarra e me, me e la chitarra.
“Amore, è semplicemente…stupenda! Ne voglio una anch’io”.
“Guardala meglio e provala. Io l’ho fatto non so quante volte, ma ormai non la vedo più bene. Non vorrei fosse un disastro o mancassero pezzi”.
Nick mi guardava con venerazione e amore.
“E’ una bomba Al!”
E si perse a saggiarne il peso, a controllare ogni tasto su cui avevo incastonato i diamanti. La levigatura era perfetta. Le valvole mosaicate con le pietre scintillavano nonostante la pasta di vetro avesse portato via un po’ del loro originario splendore. Il resto delle gemme era disposto come a disegnare la galassia M51. I volti incisi dei figli sembravano veri e la frase che correva ad arabeggiare tutto il contorno dello strumento era una strofa di una delle loro canzoni che, per inciso, adoravo. Inconsapevolmente i due coniugi Martin si erano dedicati a vicenda lo stesso strumento.
“Amore, questa entra di diritto al primo posto in classifica delle tue migliori creazioni”.
Gongolavo se era lui a dirmi quelle cose.
“Sul serio? E che fine ha fatto il tuo splendido dobro?”
“Chris ne andrà matto. Per quanto riguarda il dobro, dovrà cedere il primo posto, ma resterà sempre primo nel mio cuore. Posso suonare un pezzo?”
“Devi”. E le note risuonarono decise anche senza l’amplificatore.
“Vorrei vedere la faccia di Chris quando la vedrà.”
“Umh in realtà la consegnerò a sua moglie, quindi la sua faccia non la vedrà nessuno di noi.”
Ero impaziente, ma per fortuna la settimana volò.

DRIINN
“Sì pronto?”
“Alice, sono Gwyneth, posso passare in negozio?”
“Sì siamo aperti con orario continuato oggi”
Ci stavamo preparando per una fiera, il negozio chiudeva ai soliti orari, ma per i clienti “speciali” facevamo gli straordinari.
“Dieci minuti e sono da te.”
Sarebbero partiti nel primo pomeriggio. Peccato, mi sarei persa la foto di rito con Chris.
“Ecco a te Gwyneth, mi raccomando, niente urti e ogni tanto portatela a farla lucidare da un esperto.”
“Credo che Chris verrà qui apposta per farlo fare a te. Comunque complimenti è venuta veramente bene”.

DLIN DLON.
Che strano non aspettavo altri clienti di lì ad un’ora.
Ah beh quando si dice la sfortuna. Dietro a lei c’era lui.
Il sorriso di un secondo prima spento sulle labbra.
“Gwyn e tu che ci fai qui?”
“Potrei chiederti la stessa cosa”
“Beh non ce la facevo ad aspettare un’altra ora e volevo venire a prendere la mia chitarra.”
Invano cercai di aiutarla a nascondere la carta di credito. E Chris sembrava triste. Ma quando la moglie gli spiegò tutto, lui si inginocchiò e le baciò prima le mani per poi stringerla a sé. Alla faccia delle voci che li volevano in crisi perenne.
Poi la sua attenzione fu calamitata verso la chitarra che giaceva in attesa sul bancone; per fortuna, ormai non sapevo più dove guardare pur di risultare invisibile ed allo stesso tempo lasciargli quel momento di intimità che mi metteva un po’ a disagio.
“Alice, ma è stupenda. Ma… non ho parole, ma…. e queste e…..oh guarda qui.”
Sembrava un bambino col suo giocattolo preferito. Voleva lasciarmi un’altra mancia, che rifiutai a patto di poter fare una foto con lui, sua moglie e la chitarra e avere il suo autografo su un frammento di ebano.

DUE SETTIMANE DOPO…
Stavo comodamente seduta sul divano aspettando che Nick portasse le birre. Quella sera avrebbero trasmesso uno speciale sui Coldplay. Non mi aspettavo nulla, ma ero comunque curiosa. Chissà se Chris aveva poi aperto il suo tour con la nuova chitarra.
“Al non hai aperto la posta?”
Uffi, in quelle rare occasioni che ci concedevamo una serata sul divano anche perdermi la pubblicità era un reato.
“Amore la puoi prendere tu?”.
“Ok… sfaticata!”
Dopo pochi minuti birra e busta erano sulle mie gambe e alla TV risuonavano le note di Charlie Brown.
“Non la apri?”
Ero troppo incantata dalla musica.
“Sì sì ora apro”
E dalla busta uscì una cartolina di Los Angeles. Non riconoscevo la scrittura, ma leggendo capii subito da chi arrivava, nonostante le poche parole: alla ragazza 6 corde più in gamba che conosca. In concerto fa scintille.
“Chi ti ha scritto?”
Ma in quel momento un movimento sul palco aveva catturato la mia attenzione, tanto che rischiavo di far cadere cartolina e birra sul tappeto. Anche Nick si guardò alle spalle ed entrambi guardammo gli accordi di fix you uscire da una chitarra tempestata di gemme.

Il mix di concerto ed intervista stava volgendo al temine e appena prima dei titoli di coda comparve Chris che innalzava la mia chitarra mostrando a tutti i presenti il volto inciso dei sui due figli. Lo stesso Chris comparve un fotogramma dopo, sudato, nel post concerto mentre dichiarava
“dedico questo primo concerto del nuovo tour a mia moglie, ai miei figli e ad Alice, la più brava ragazza sei corde che io conosca. Grazie Al!”
FINE
Già questa è la fine di come ho conosciuto Nick e di come ci siamo innamorati, la fine di un periodo, che però è solo l’inizio di un’altra, spero lunghissima parentesi della nostra vita.
In questo momento sto cercando di capire cosa manchi. Sono sicura che ho tralasciato qualcosa, lo sento perchè ci sono già tre campanelli d’allarme nella mia testa.

DLIN DLON DLAN
Beh ve lo ricordate spero che non abito più nell’appartamento all’ultimo piano in centro. Casa che vai campanello che trovi!
“Sis’ qualcosa mi dice che stai cercando questo”.
Ma come diavolo ho fatto a dimenticare il beauty da lei?! Ah già la sua cartella clinica…tranquilli nessuna cicogna in arrivo, Mary è stata operata da poco. Un piccolo interventino al piede. Ecco perché posso rapirla dalle scene per qualche tempo. È solo che ogni volta che guardo i raggi e vedo quello spuntone osseo vicino all’alluce, mi chiedo come sia possibile che capiti una cosa del genere. Probabilmente ero così assorta che non mi sono ricordata che ero andata nell’altra metà dell’immenso giardino con il beauty in questione, abbandonandolo poi su chissà quale superficie.
“Ecco cosa mancava! Grazie Mary”.
“Al, mi piacerebbe sapere cosa ti dice Nick in merito al tuo proverbiale disordine.”
“Beh perché non glielo chiedi stasera quando saremo col culo in ammollo nella spa dell’albergo che abbiamo prenotato?”
Già mi stavo immaginando la scena: noi quattro, finalmente rilassati dopo mesi di lavoro e di riflettori puntati, a ridere finalmente come ragazzi della nostra età.
E mi immaginavo la faccia di Mary quando Nick avrebbe ammesso, che nonostante tutto anche lui è un sostenitore del “disordine creativo”; come potrebbe essere altrimenti, visto il lavoro che fa? Certo è un filino inquietante, se un calzino finisce inavvertitamente nel congelatore, o se al posto del calza scarpe ti capita un avanzo di un manico di chitarra, ma pazienza noi ci troviamo così.

E questa è proprio la fine, FINE : )


P.S: mi dispisace tantissimo che alla fine C&G si siano lasciati :((
Spero che questa storiella vi sia piaciuta, anche se non ha ottenuto riscontro in termini di recensioni, grazie a chi ha letto (e non siete proprio pochi) , a chi ha messo la storia tra le seguite. A chi in futuro si imbatterà in queste righe e a chi vorrà recensire anche dopo questo capitolo di chiusura. Grazie per aver contribuito a render reale un mio piccolo sogno. Come ho scritto da altre parti non ho velleità di inseguir i miei grandi idoli della carta stampata, ma da quando sono piccola ho sempre avuto il pallino della scrittura. E aver trovato EFP mi permette di mettermi in gioco, restando nell'anonimato. Mi diverto e spero di render piacevoli alcuni minuti delle vostre vite.
Spero alla prossima. Buona scrittura e lettura a tutte/i
  
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