Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: _Wonderwall_    17/04/2014    1 recensioni
(SOSPESA)
Prima guerra mondiale: la vittoria va alla Triplice Intesa (Russia- Stati Uniti- Francia).
Seconda guerra mondiale: la vittoria va ai Paesi Alleati.
Terza guerra mondiale: la vittoria va agli Stati Uniti, che conquistano l’egemonia mondiale.
Quarta guerra mondiale: in corso.
Gli uomini non si accontentano mai. Non sono bastate due guerre mondiali per appagare la loro sete di morte, di potere. Hanno sentito il bisogno di scatenarne una terza, durata solo un paio d’anni. Troppo pochi per lasciarli soddisfatti.
Perché non scatenarne una quarta? Perché non ridurre la terra in macerie?
La russia contro il mondo. Quello è il motto che i soldati russi erano fieri di ripetere ad ogni cena, ad ogni brindisi.
La quarta guerra mondiale sta devastando l’intero mondo, decimando la popolazione e c’è un disperato bisogno di una soluzione.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Ecco a voi il terzo capitolo, spero che vi piaccia e che mi farete sapere la vostra opinione con un recensione. buona lettura :)

 
Capitolo 3
 
 
 
“Never made it as a wise man
I couldn't cut it as a poor man stealing
Tired of living like a blind man
I'm sick of sight without a sense of feeling
And this is how you remind me
This is how you remind me
Of what I really am
This is how you remind me
Of what I really am”



 
 
22 Dicembre 2321
 
 
 
Le porte automatiche della base sotterranea si aprirono ed immediatamente delle barelle portanti i corpi mutilati dei soldati fecero il loro ingresso nell’ospedale della base sotterranea di New Orleans.
L’unica cosa che ricollegava quel moderno ospedale a quelli del passato erano le pareti bianche. Quel dettaglio era rimasto lo stesso. Tutti gli ospedali avevano ancora quelle pareti bianche, che, secondo alcuni dottori, suggerivano l’idea della malattia. Anche i camici erano rimasti gli stessi. O verdi o azzurri. Due colori bellissimi, se non fosse per il contesto in cui erano sempre stati utilizzati.
Per il resto quell’edificio sembrava tutto fuorché un ospedale. Per prima cosa era situato venti metri sotto terra, secondo l’avanzata tecnologia lo faceva assomigliare più a un laboratorio scientifico e terzo l’odore ricordava quello dell’estate.
Quest’ultima cosa Scarlett Evans la trovava estremamente stupida. Che senso aveva rendere l’odore buono e fresco se i colori –la prima cosa che saltava all’occhio- urlavano ‘malattia’ a gran voce.
La ragazza inoltre trovava fastidioso quell’odore. Le faceva venire in mente quella stagione che tanto odiava. Il sole era troppo forte e l’ozono troppo debole per sopportare i raggi. Così questi penetravano fino ossa, annidandosi sotto la pelle e rendendo la popolazione terrestre più sottoposta che mai a tumori. Inoltre se stare fuori significava essere esposti a bombe o proiettili lanciati dai russi, preferiva restare dentro. E uscire d’inverno.
Aveva trovato un posto che, essendo coperto dalla neve, era invisibile agli occhi di chiunque e anche ai radar di qualunque elicottero.
E le permetteva di uscire e di prendere un po’ d’aria fresca. Inoltre Scarlett amava la neve.
La ragazza si avvicinò ad una delle barelle, appoggiando il suo fonendoscopio al torace del paziente.
Battiti deboli.
<< Cosa abbiamo? >> chiese all’infermiera che portava la barella, trascinandola nel frattempo nella sala operatoria.
<< Ferita da arma da fuoco. Due proiettili nell’addome e braccio destro martoriato dall’esplosione di una bomba –la ragazza annui-, la pressione è bassa e ha perso molto sangue. Il battito cardiaco è basso, ma regolare durante gli ultimi dieci minuti >>
Scarlett indossò i guanti disinfettati e coprì la bocca e il naso. L’infermiera le legò i capelli, fissandoli con un fermaglio e coprendoli con una cuffia, per evitare che fossero caduti –non so- nelle ferite aperte del paziente.
<< Questa è una buona notizia >> affermò a metà tra l’ironia e il sollievo.
Da un lato aveva subito intuito quanto quell’intervento sarebbe stato difficile e le altissime probabilità che quell’uomo sarebbe morto. Il suo cervello aveva elaborato tutti i dati velocemente ed era giunto ad una conclusione: 80% di possibilità di morte.
Ma Scarlett era sempre stata una ragazza positiva, quindi si stava concentrando sul restante 20% di possibilità che quell’uomo avrebbe continuato a vivere. Grazie a lei.
C’era anche da considerare il fatto che sottopressione quella ragazza fosse un Dio della medicina.
<< Somministragli 20 mm di morfina >> affermò, avvicinandosi al corpo.
L’uomo –o per meglio dire il ragazzo- perdeva troppo sangue dalla ferita del braccio, dove era possibile intravedere anche l’osso, tanto era martoriato.
Scarlett decise di occuparsi prima di quella, mentre l’infermiera tamponava il sangue che fuoriusciva dai due buchi nell’addome del soldato.
Uno spruzzo di sangue fuoriuscì dall’avambraccio, sporcando il camice della ragazza, che imprecò e velocizzò ulteriormente i movimenti delle mani, mentre cercava di limitare al meglio i danni.
Ma la ferita era più grave di quanto Scarlett si aspettasse. In corrispondenza del gomito la congiunzione tra le due ossa delle braccia era rotta e in parte anche questi due erano rovinati.
Cazzo.
<< Ho bisogno di più chirurghi. Vai a chiamare il dottor Johnson e la dottoressa Williams –l’infermiera guardò impietrita il braccio dell’uomo, facendo sbuffare il medico- ora >> urlò Scarlett.
La ragazza scomparve dalla sala, lasciando il chirurgo da solo. Scarlett fermò in fuoriuscire del sangue dal braccio, incidendo la spalla, per segnare il profilo da tracciare per amputarlo.
Era sempre stata la sua ultima scelta, ma in quel momento era l’unica che le era rimasta. Sospirando sconfitta, proseguì nel suo lavoro, non alzando gli occhi quando i due amici fecero il loro ingresso nella sala e si precipitarono sul soldato, senza dire nemmeno una parola.
Scarlett tagliò via il braccio aiutata da Adam Johnson, mentre Kathrin Williams si occupava dei due proiettili. Velocemente fermò il sangue che usciva dalla spalla, sospirando di sollievo, quando udì il rumore del battito regolare sul monitor.
Grazie agli strumenti innovativi che usavano ora nelle sale operatorie, i chirurghi avevano potuto salvare una vita quasi insalvabile.
 
 
 
 
Scarlett sistemò i tubicini intorno al viso pallido del soldato, rilassata dal continuo rumore che produceva il macchinario a cui l’uomo era attaccato. Segno evidente che l’operazione d’urgenza era perfettamente riuscita e che quell’uomo avrebbe continuato a vivere. Grazie al 20% di possibilità di sopravvivenza che Scarlett aveva considerato.
Controllò la pressione. Regolare.
Il battito cardiaco. Regolare.
Cambiò la flebo e osservò il volto del paziente per la seconda volta da quando l’aveva visto. La prima era stata all’entrata.
Le era bastato una attimo per capire che quel ragazzo aveva poco più di lei, venti, ventuno anni al massimo.
Osservò i capelli rossicci attaccati alla fronte e le labbra screpolate. Aveva controllato l’acqua e l’idratazione era perfetta. Ma un secondo controllo non avrebbe fatto male.
Perfetta. Di nuovo.
Controllò le ferite sull’addome, constatando che kath aveva fatto davvero un ottimo lavoro. I punti erano stati applicati con meticolosa precisione e le cicatrici che gli sarebbero rimaste sarebbero state lievi, quasi invisibili. Tutt’altra storia era per il suo braccio.
Non aveva potuto fare altro, sapendo benissimo che in quel modo avrebbe compromesso per sempre la sua carriera, ma Scarlett era dell’opinione che era meglio perdere un braccio che la vita. E il soldato stava morendo dissanguato.
Solo allora si accorse che non conosceva il nome del suo paziente. Controllò la cartellina: Tom White, venti anni, arruolato nell’esercito da due.
Scarlett sospirò.
La sua attenzione fu attirata dalle lastra attaccate al lato del letto. Era meglio dare un’occhiata anche a quello.
A Scarlett piaceva il suo lavoro ed odiava ogni volta che sbagliava anche un minimo particolare. Dopo aver perso un paziente per un’emorragia interna –causata da una lesione agli organi- , era molto più attenta a tutti i particolari che la potessero aiutare a fare una completa diagnosi e quindi applicare il miglior metodo di cura.
Osservò le stampe con attenzione, trovandosi sollevata quando si fu assicurata che tutti gli organi interni fossero sani.
<< Salve dottoressa >> la ragazza si girò verso la voce debole del paziente.
Sorrise, quando si rese conto che la sua non era solo una visione, ma che Tom si era davvero svegliato e le stava parlando.
Si avvicinò controllando di nuovo il cuore. Battiti regolari.
Tutto perfettamente entro i parametri vitali.
<< Ciao Tom >> rispose,posando gli occhi grigi in quelli chiari del ragazzo.
Il ragazzo rispose al suo sorriso, sollevando con difficoltà gli angoli della bocca. Era debole.
<< Come sto? >> chiese, cercando di mettersi a sedere, ma Scarlett gli ordinò di fermarsi con un gesto della mano.
Il soldato obbedì.
<< La pressione è buona e i battiti regolari. Hai perso abbastanza sangue, ma abbiamo cominciato subito le trasfusioni, quindi ti stai rimettendo presto >> affermò.
Era il momento.
<< E il mio braccio? >> ecco la domanda a cui la ragazza avrebbe preferito non rispondere.
 Si sedette su una sedia vicino al lettino del ragazzo.
<< E’ stata un’operazione d’urgenza, il tuo braccio era martoriato e non ho fatto in tempo a portarti nella capsula. Saresti morto dissanguato, quindi ho dovuto amputarlo >> rispose, spostando dal viso una ciocca di capelli scuri e portando dietro la schiena il resto dei boccoli.
Si sentiva in colpa nonostante sapesse che lei non avrebbe potuto fare niente per salvare il braccio. Se solo fosse arrivato qualche ora prima avrebbe potuto portarlo nella capsula e lasciare che quella ricostruisse le cellule, il DNA, i tessuti, i muscoli, le ossa, la cartilagine, la pelle.
La medicina aveva fatto passi da gigante. Non si moriva più di quelle malattie che nel ventunesimo secolo erano risultate insuperabili. I tumori e l’AIDS, per esempio, venivano curati facilmente e raramente si rischiava la perdita di un arto o dell’uso di uno di questi. Ma ancora accadeva quando l’intervento era eseguito troppo tardi e i chirurghi erano costretti ad utilizzare i vecchi e barbari modi.
Come era successo a suo padre e come ora era successo a Tom.
Il ragazzo annuì, rimanendo in silenzio per qualche minuto, prima di cambiare discorso.
Almeno non avrebbe più fatto preoccupare sua madre, non avrebbe più dovuto combattere, cosa che in realtà non gli era mai interessata davvero.
<< Sei molto giovane >> affermò, osservando il viso perfetto della ragazza che sorrise ed annuì.
<< Diciassette anni >>
<< Wow >>
Già wow.
A soli diciassette anni Scarlett Evans era un chirurgo completo. Non aveva frequentato le normali scuole, sin da piccola, grazie al suo elevato quoziente intellettivo, si era dedicata alle scienze e alla medicina, diventando a soli quindici anni un medico effettivo.
<< Tornerò tra qualche ora, Tom, per controllare i parametri >> la mora uscì dalla stanza.
 
 
 
<< Ciao papà >> disse la ragazza, entrando a casa sua.
Era incredibile come da ogni parte del mondo fossero riusciti a creare delle vere e proprie città sotterranee per quei pochi milioni –esattamente quaranta- di persone che erano rimaste vive. Ed era incredibile che ancora si badasse all’aspetto esteriore delle case, mentre bisognava pensare all’ambiente sopra di loro, cercare un modo per renderlo migliore e abitabile, quando –e se- la guerra fosse finita.
<< Ciao piccola mia >> l’uomo si avvicinò, zoppicando alla ragazza.
Si abbassò alla sua altezza e le lasciò un bacio sulla guancia. Era incredibile quanto sembrasse alto vicino alla sua bambina e quanto lei sembrasse più piccola di quanto in realtà non fosse già. Un metro e sessantacinque sicuramente non era l’altezza che lei avrebbe desiderato, ma quella le era toccata e purtroppo Scarlett non poteva farci niente.
I due Evans si sedettero al tavolo, davanti a due piatti fumanti di lasagne. La madre della mora era innamorata della cucina italiana e la ragazza le era grata di questo, perché i pasti che preparava erano sempre a dir poco eccellenti.
<< Dov’è la mamma? >>
<< Oggi torna tardi >>
Scarlett annuì, continuando a mangiare. Non aveva voglia di parlare della sua giornata, né di chiedere come stesse andando la guerra e quali, secondo lui, fossero le sorti del loro pianeta.
Aveva solo voglia di mangiare del buon cibo, bere caffè e guardare un film insieme al suo papà.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _Wonderwall_