LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
DICIANNOVE
Sebbene
Jo e Max avessero avuto quella orribile e
strana sensazione che fosse successo qualcosa, non si aspettarono
minimamente
di trovare quello che trovarono tornando a casa.
Capirono
subito che c’era qualcosa che non andava,
già solo atterrando nel giardino; l’erba e i fiori
erano strappati e
schiacciati e qua e là vedevano luccicare qualche pezzo
metallico di non si sa
bene che cosa.
Max
e Jo si precipitarono immediatamente in casa
entrando dalla porta sul retro, seguite dal resto dello Stormo. E
allora ebbero
la conferma che era veramente successo qualcosa di brutto;
c’erano le sedie
rovesciate e qualche mobile leggermente scheggiato, pozzanghere
d’acqua per
terra e trovarono pure i resti di due corpi metallici con la faccia da
Eliminatore.
Immediatamente
si sentirono tutti quanti mancare un
battito. Quando poi sentirono qualcuno che singhiozzava, si guardarono
intorno
e notarono Gazzy seduto in un angolo con le gambe piegate e il viso
affondato
nelle ginocchia. Era scosso dai singhiozzi e stava tremando non si
capiva bene
per che cosa.
“Gazzy?”
lo chiamò dolcemente Max ma con un velo di
preoccupazione e paura negli occhi. “Che
cos’è successo?”
Il
bambino alzò lo sguardo verso di lei mostrandole
un paio di occhi rossi e gonfi, come se stesse piangendo da tanto tempo
e ciò
la spaventò ancora di più; non lo aveva mai visto
piangere così tanto, nemmeno
quando era più piccolo. Voleva dire che era successo
qualcosa di veramente grave.
“Che
cos’è successo?” ripeté
accarezzandogli i
capelli biondi in un tentativo di consolazione che però
fallì miseramente a
causa della sua voce velata di panico.
“Dov’è
Shary?!” chiese poi Jo guardandolo
sconvolta e pronta
a scannare chiunque.
“Dov’è mia sorella?”
Il
bambino però non riusciva a rispondere a nessuna
di quelle domande; si limitava semplicemente a guardare tutti quanti
con le
lacrime che scendevano ancora copiose dalla guance. Era come apatico,
molto
probabilmente era sotto shock.
Gli
altri ragazzi però sembravano non avere il
coraggio di avvicinarsi, si limitavano a guardarsi attorno con fare
circospetto. Ma si vedeva che anche loro erano preoccupati, spaventati
e,
soprattutto, che non ci capivano niente. Che cosa mai poteva essere
successo di
così terribile da spaventare Gazzy?
Allora
Max si rialzò dal pavimento e, allontanandosi
dal bambino, aprì la porta della cucina dirigendosi in
salotto dove era sicura
avrebbe trovato una risposta alle sue domande. Immediatamente tutti
quanti gli
altri la seguirono.
E
infatti, non appena misero piede nella stanza,
rimasero completamente scioccati, tanto che non riuscirono
più a capire se si
trovavano in un incubo o se stessero vedendo la realtà; Iggy
era disteso sul
divano a torso nudo quasi praticamente del tutto insanguinato e la
quantità di
sangue sul lato sinistro indicava che proprio lì ea stato
ferito. Shary cercava
di tamponare una ferita al fianco e una anche alla spalla con degli
asciugamani
ma con scarso successo. Lui aveva gli occhi chiusi e sembrava
profondamente
addormentato, sembrava che stesse proprio dormendo tranquillo e
pacifico. Ma
faticavano a vedere il petto che si alzava e abbassava per il respiro.
Nudge
crollò in ginocchio scoppiando in singhiozzi,
anche Angel iniziò a piangere mentre Max rimase
lì imbambolata a fissare il suo
amico con gli occhi spalancati come se non riuscisse più a
distogliere lo
sguardo sebbene quella scena fosse terribile. Fang le poggiò
una mano sulla
spalla stringendogliela un po’.
“Che…
che è successo?” chiese Jo riuscendo
finalmente a riprendersi dallo shock iniziale. Ma aveva la voce bassa e
roca.
“Gli
hanno sparato, cazzo! Sono arrivati quei
schifosi pezzi di ferro armati di fucili e gli hanno sparato, porca
puttana!”
le urlò praticamente Shary in risposta guardandola con uno
sguardo furioso e
disperato. Nessuno dei presenti aveva mai visto quella ragazza, la
tranquilla e
allegra Shary, così, in quello stato, che urlava parolacce
con uno sguardo
micidiale. Inoltre era piena di sangue sui vestiti e non era di certo
suo.
“E
adesso vuoi darmi una mano o te ne starai lì
impalata a guardare!?” le urlò ancora premendo di
più sulla ferita al fianco.
Jo
allora si avvicinò obbedendo agli ordini e
afferrò un braccio di Iggy premendogli due dita sul polso.
“Il
battito è debolissimo”, constatò alla
fine.
“Quanto sangue ha perso?”
“Non
lo so!” le rispose la sorella questa volta però
non in modo rabbioso ma piuttosto disperato; pure lei si domandava come
aveva
fatto a non svenire. “E’ pieno di sangue
qui”.
Effettivamente
il torace nudo e muscoloso del
ragazzo era imbrattato di sangue; i ragazzi non avevano mai visto
così tanto
sangue in tutta la loro vita.
“Da
quant’è che è
così?” chiese ancora Jo cercando
di mantenere la calma e prendendo altri asciugamani dal tavolino;
immediatamente anche quelli si sporcarono quasi del tutto di quel
liquido rosso
e denso.
“Saranno
circa quindici minuti”, le rispose Shary
cercando di non mettersi a piangere. “Dio, Jo, che cazzo
facciamo!?”
“Non
lo so sorellina. Io non so rimuovere i
proiettili né ricucire le ferite”.
Shary
lanciò un’occhiata al ragazzo steso che
sembrava ancora dormire placidamente; lasciò
scorrere le lacrime.
“Non…non
posso lasciarlo così… io… non
posso”, mormorò
tra le lacrime. Jo le portò una mano attorno alle spalle
cercando di calmarla.
“L’unica
soluzione è portarlo in ospedale”, le
propose infine.
“No!
Non devono scoprirci!” si intromise a quel
punto Max spalancando gli occhi dai quali si vedeva spuntare qualche
lacrima.
“E
preferisci lasciarlo morire?!” le urlò contro
Shary alzandosi con ferocia. “Mi sembra che il mondo sappia
già abbastanza di
voi!”
“Ma…”,
tentò di protestare la leader dello Stormo
però effettivamente gli occhi della rossa in quel momento
facevano paura anche
a lei. E in ogni caso aveva ragione. Certo, rischiavano grosso, ma
cos’era
meglio? Farsi scoprire di nuovo dalla Scuola o lasciar morire un
fratello?
“Max
ha ragione, in fondo!” tentò di farla ragionare
Jo.
All’improvviso
però gli occhi di Shary si
illuminarono.
“Charley!
La mamma di Charley fa l’infermiera. Lei
sa di noi, non farà domande o robe del genere. Possiamo
chiedere a lei”.
“D’accordo”,
le rispose una Jo leggermente
titubante. Forse non era poi così una buona idea, insomma,
come avrebbe fatto a
guarire due ferite da proiettile da sola? Però non voleva
disilludere la sua
sorellina e anche lei voleva che Iggy si salvasse. Dopotutto, tentar
non nuoce.
Shary
si pulì le mani sporche di sangue sui
pantaloni e si mise a cercare in giro il cellulare.
“Iggy?”
chiamò Nudge notando che il ragazzo a un
certo punto, non si sa come, aveva aperto gli occhi facendo capire che
era
sveglio.
“Sha…shary?”
chiamò lui con voce a malapena udibile;
ma Shary la sentì benissimo e gli su subito accanto
prendendogli la mano.
“Dimmi,
amore. Sono qui”.
“Ti…
io ti…”. Stava tentando di dirle qualcosa ma
faceva un’immensa fatica, si sentiva troppo debole anche solo
per parlare.
“Che
cosa?” la ragazza si sforzava di non esplodere,
le faceva troppo male vederlo così.
“Ti
amo”, riuscì a dire infine prima di svenire di
nuovo.
Shary
rimase lì a tenergli la mano ancora per un po’
completamente sbigottita; era la prima volta che glielo diceva, che le
diceva
quelle due fatidiche parole. E aveva pensato di dirglielo proprio
adesso, come
se stesse per… no, non poteva essere, lei lo avrebbe
impedito a tutti i costi.
“Shary,
muoviti a trovare ‘sto cellulare!” le
urlò
allora Jo facendo fare quasi un salto alla sorella che si
rialzò immediatamente
e si mise a cercare il cellulare.
Lo
Stormo più Total, Jo, Shary e Charley si
trovavano nella sala d’attesa dell’ospedale e
facevano quello per cui quelle
sale erano state progettate. Aspettavano. Aspettavano con espressioni
sconvolte, terribilmente preoccupate e spaventate.
Charley
era seduta vicino a Shary che piangeva in
silenzio; le aveva circondato le spalle con un braccio. Angel era
accocolata in
braccio al fratello che adesso però non piangeva
più ma sembrava catatonico. Il
cane era invece sdraiato in grembo alla bambina anche lui con aria
affranta.
Nudge aveva poggiato la testa sulla spalla di Fang scossa dai
singhiozzi mentre
il ragazzo teneva la mano stretta in quella di Max.
L’unica
impassibile sembrava Jo ma il pallore aveva
rovinato anche le sue guance.
Dopo
che sembrò passare un’eternità, videro
spuntare
Amy, la mamma di Charley, da dietro un muro e dirigersi verso di loro
scompigliandosi i capelli scuri e lunghi poco più su delle
spalle;
immediatamente tutti gli sguardi si puntarono su di lei.
“Voi
siete i ragazzi alati di qui ogni tanto si
parla in giro?” chiese con voce gentile e calma non appena
arrivò. Max
semplicemente annuì.
“Io
e il dottor Hugger stiamo per operare il vostro
amico però mi dovete dire come sono fatti quelli della
vostra ehm… specie”.
Immediatamente
la leader dello Stormo prese la
parola.
“Abbiamo
le ossa più leggere per poter volare e
disponiamo di alcune sacche d’aria che ci permettono di
respirare. Inoltre
guariamo molto più in fretta dalle ferite”.
“Ho
capito. E il sangue? Il vostro amico ha perso un
sacco di sangue e devo fargli una trasfusione. Che tipo di sangue
avete?”
“Dovete
dargli soltanto il nostro. Quello della
nostra specie”.
“Allora
qualcuno di voi deve cedergli un po’ di
sangue”, disse la donna guardando tutti quanti i ragazzi con
fare quasi materno.
“Lo
faccio io!” si intromise all’improvviso Gazzy
guardando l’infermiera in modo deciso.
“Sei
sicuro? Guarda che te ne dovrò prendere
parecchio”.
“Sì,
sono sicuro”.
Amy
si alzò seguita da
Gazzy ma prima di svoltare nuovamente l’angolo, Fang
indugiò a guardarla;
quegli occhi grigi avevano qualcosa di terribilmente familiare.
MILLY’S
SPACE
Eccomi!!
Spero di non beccarmi un qualche linciaggio con questo capitolo ^^
Che mi dite? Può andare?
Lasciate qualche recensione, non vi si stacca la mano.
Lol.
Bacioni,
M.
MAXBARBIE:
eh, cos’è che lo Stormo non riesce a fare? ^^ che
vuoi che sia una dozzina di
Eliminatori contro i nostri eroi?? Per quanto riguarda Iggy,
be’, ti toccherà
attendere il prossimo capitolo. Ma tanto, ora ti ricordi tutto, no? ^^
Bacioni,
Milly.