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Autore: Eternal Cosmos    20/07/2008    4 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 27: [Nagini’s collection (Interlude)] La collezione di Nagini (Interludio)
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Riddle manor era immensa: un edificio a tre piani con un numero pari, se non maggiore, di trappole rispetto a quello della grande Hogwarts. Ad ogni modo, per qualcuno che avesse tanta esperienza d questa trappola mortale di villa, come Nagini, la cui memoria era infallibile, non c'era problema alcuno nel muoverlesi liberamente all'interno.
Ciò che era grandioso per la nostra spia favorita era che, chiamate personali di Voldemort a parte, poteva muoversi come voleva, andare dovunque, in qualsiasi momento lo desiderasse e rappresentava un simbolo di rispetto e paura per i seguaci di Tom. Inoltre, era messa a parte di tutte le informazioni possibili sia andando in giro come faceva, sia perché doveva essere presente a tutte le riunioni. Comunque, non c'era alcuna riunione adesso, e il padrone di casa era fuori a sbrigare qualcun altro dei suoi sudici affari, per cui Nagini aveva l'opportunità di colpire senza paura di venire scoperta.
“Che cosa credi che il nostro Lord vorrà fare quando metterà le mani su quel marmocchio di Potter?”
Nagini si fermò nel bel mezzo del corridoio e strisciò nelle ombre all'udire due Mangiamorte che si avvicinavano dibattendo sul destino del suo master. Camminavano così svelti che non ebbe il tempo di udire la risposta, ma ovviamente seppe che doveva essere stato qualcosa di malvagio. “Inizierò da quesssti due.
Rapidamente, ma furtivamente, seguì l'odore dei seguaci e fu più che in visibilio quando vide che avevano organizzato una piccola riunione finché Voldemort era assente dalla villa. Si fece due conti e decise che venti Mangiamorte non erano un'impresa così difficile con cui misurarsi; avrebbe solamente avuto bisogno di agire velocemente e di svignarsela dannatamente in fretta fuori da lì non appena Dobby fosse tornato col suo attuale padrone, Lucius Malfoy. Ritenne troppo ingiusto che il biondo aristocratico non fosse lì; si sarebbe divertita un mondo a morderlo.
Scivolò nell'oscurità della stanza e si mosse verso un'altra camera, ad essa collegata e adeguatamente priva di una qualsiasi fonte di luce. Il suo piano era semplice: attirare un Mangiamorte nella stanza facendo del rumore, e colpire come un lampo. Un altro avrebbe controllato se fosse tutto a posto, e lei avrebbe colpito ancora.
Usò la coda per far cadere un posacenere da un tavolo, e sibilò quietamente di vittoria al sentire un uomo che domandava del trambusto. Lentamente, pericolosamente, si posizionò per l'attacco e quindi…
COLPI'!
Lo scioccato Mangiamorte scivolò a terra dopo una manciata di secondi, e Nagini si srotolò dal suo collo. “Uno è andato, ne rimangono diciannove.
“Hai sentito quel rumore Wilkes? Veniva dall'altra stanza.”
“Ti immagini le cose, Brahms.”
Il suono di lenti passi echeggiò nuovamente in direzione di Nagini. “Ti ho detto che ho sentito qualcosa.” Ma non ci fu risposta da parte del suo compagno, fatta eccezione forse per uno sbuffo d'indifferenza.
Nagini attaccò di nuovo non appena quello chiamato Brahms avanzò nell'ombra che essa aveva scelto per nascondere lei e la sua prima vittima. Questa volta era più pronta e non un suono venne emesso dalle labbra del Mangiamorte quando questo si accasciò sul pavimento, sebbene gli ci volle un po' di più per morire.
La lingua di Nagini assaggiò l'aria, e le zanne, gocciolanti del sangue dell'uomo, si protesero minacciose dopo aver colpito. “Hmmm. Quessto qua era un Licantropo. Ssstomachevoli creature.
Per un momento ci fu solo silenzio, mentre Nagini metteva il secondo corpo accanto al primo.
“Brahms? Che stai combinando per restartene lì tanto a lungo? Brahms? Oi, Derrick! Vieni con me, Brahms sta cercando di prenderci in giro.”
Una risatina.
“L'idiota. Prendi la bacchetta, lo staneremo.”
Hm, così sarebbe stato un po' più difficile per Nagini.
Gli uomini entrarono con le bacchette pronte ed entrambi si guardarono attorno, curiosi, quando non videro il loro compagno. “Brahms? Razza di scemo, vieni fuori dal tuo nascondiglio, non ci imbrogli!” chiamò Wilkes con voce brusca e impaziente.
Non appena mise un piede nelle ombre della stanza, lanciò un gridolino e cadde sul proprio sedere.
Derrick si voltò di scatto puntando la bacchetta in un punto a caso davanti all'altro Mangiamorte, ma ridacchiò e si rilassò quando vide Wilkes sul pavimento, che si sfregava il fondoschiena e borbottava oscenità sottovoce.
“Mio caro, caro, Wilkes. Sei così pieno di grazia, oggi.” rise Derrick e si diresse verso il proprio amico, rimettendo a posto la bacchetta.
“Non è divertente Derrick. Giuro che qualcosa mi ha preso la caviglia e mi ha tirato giù!”
“Oh, avanti! Probabilmente sei inciampato su qualcosa.” cercò di dimostrare il proprio punto di vista camminando nell'oscurità ma gli si mozzò il respiro in gola quando, anche lui, sentì qualcosa attorno alla caviglia e che lo strattonò forte, facendolo cadere nella stessa dolorosa posizione di Wilkes.
“Dannazione! Che cosa c***o è stato?!” farfugliò, provando a scrutare nel buio mentre il suo amico continuò a ridacchiare deridendolo, ferendone il già leso orgoglio.
Erano così presi nel loro piccolo siparietto che non videro nemmeno la pesante, luccicante coda squamosa avvicinarsi alle loro teste. Si arrotolò poi attorno alle loro gambe inerti e li trascinò nella tenebra. La collezione di Nagini stava crescendo, lenta ma inesorabile.
C'erano ora sedici Mangiamorte che rimanevano da far morire. Nagini si nascose di nuovo ma nessuno venne nella stanza a cercare i quattro che mancavano. Era giunto il momento di rischiare e di contare sul suo stato di famiglio di Voldemort. Mosse un vaso dall'apparenza preziosa e lo fece deliberatamente cadere dal tavolo. Cadde sul pavimento e si ruppe con un crash.
“Che cos'è stato?” Chiese una voce dall'altra parte.
Molti tonfi di passi pesanti dopo, sei Mangiamorte giunsero nella stanza con le bacchette spianate. “C'è qualcuno là? Fatti vedere!” Chiamò minacciosamente uno.
Qualcosa si mosse nelle ombre.
“Stupeficium!” L'incantesimo rimbalzò inaspettatamente e colpì colui che l'aveva scagliato che era, nessuna sorpresa, Theodore Nott, ex-Slytherin.
“Theodore!” Nott, il padre e veterano Mangiamorte, s'inginocchiò accanto al figlio immobile. “Finite Incant- Che cos'era quello?” Chiese, quando improvvisamente la 'cosa' venne lentamente fuori dall'angolo buio della stanza.
Gli altri cinque puntarono immediatamente la bacchetta in quella direzione, ma l'abbassarono in fretta quando riconobbero il terrore strisciante che era l'animaletto del loro Maestro.
“Eeh, è solo Nagini,” disse Travers facendosi aria con la mano.
“Che diamine sta facendo qui?” Barty Crouch Junior alitò con sdegno.
Nagini si inalberò segretamente per il suo tono di voce.
“Come faccio a saperlo?” replicò stizzito Terrence Higgs, irritato anche lui dalla presenza del serpente.
“Probabilmente è qui per spaventarci solo per il gusto di farlo, ancora. Lo giuro, questo coso capisce tutto quello che diciamo qualche volta e sta facendo tutto quello che può per destabilizzarci. Avete visto come ha ucciso Karkaroff? Era una cosa congegnata.”
Non ne hai la minima idea, ssstupido umano’ pensò Nagini mentre attraversava la stanza liberamente, sempre più vicino a loro. Usò la propria smisurata lunghezza a proprio vantaggio. Con un rapido scatto fu loro addosso e li sopraffece, senza effettivamente lasciare che emettessero un suono prima di toccare terra. Era già pronta al di sopra di loro quando si ripresero.
Ogni morso fu fatale.
Theodore Nott, ancora paralizzato* al suolo, iniziò a delirare di paura. I suoi occhi presero a muoversi da destra a sinistra, cercando di vedere quel che accadeva, ma senza successo. Dopo alcuni tonfi sordi, la stanza mal illuminata fu accerchiata da un sinistro silenzio.
Quindi, un sibilo.
Prima basso e debole, ma che aumentava di volume rapidamente.
Mosse le pupille verso la propria sinistra, lentamente. Gli tremavano le viscere. Probabilmente stava sudando l'intera quantità d'acqua del suo corpo, ma non non poteva farci nulla nelle condizioni in cui era.
Il sibilo sonoro era ora proprio dietro al suo orecchio.
Non volle girare gli occhi dall'altra parte; temeva ciò che avrebbe visto. Lo sapeva, non era uno sciocco sebbene fosse appena diciassettenne, un giovane Mangiamorte in apprendistato.
Occhi rivolti a lei o no, a Nagini non importava per nulla. Poiché il suo obiettivo era immobilizzato, non c'era nemmeno bisogno di applicare troppa forza attorno al collo del ragazzo.
Gli occhi di Nott si sgranarono dal dolore per un breve momento, finché presero a chiudersi debolmente. L'ultima cosa che vide fu un indistinto verde squamoso che scintillava sempre più lontano.
Nagini nascose i sei corpi con gli altri. Nessun rimorso per il lato oscuro.
Ora il momento era propizio perché agisse contro il resto dei seguaci oscuri che stavano discutendo nell'altra stanza, prima che iniziassero a preoccuparsi per quelli che mancavano. Strisciò nell'altro locale con gran cura che non la scoprissero, impresa abbastanza difficile a causa della presenza di alcuni Licantropi, e di uno, forse il più pericoloso tra loro se i suoi sensi non l'ingannavano.
Aspettò finché tutti loro non furono lontani dal tavolo del cibo e delle bevande, quindi spalancò silenziosamente le fauci e fece stillare il veleno dalle zanne protese sul cibo. Dopodiché, adocchiata una brocca con un liquido ambrato dall'odore dolce, ripetè l'azione.
Si ritirò rapidamente dal tavolo e aspettò avidamente che tutti si servissero.
“Sento il Marchio bruciare. Spero che il nostro Maestro stia bene. Non è stato più lo stesso da quando quel ragazzino dei Potter è uscito allo scoperto.” Una dei Mangiamorte, Millicent Bulstrode, rabbrividì visibilmente e si strinse il braccio marchiato. Ricevette uno scappellotto dietro la nuca dal proprio ex- compagno di classe ad Hogwarts, Adrian Pucey, e rimase zitta sotto l'occhiataccia dei seguaci più anziani.
“Stai dicendo che dubiti del potere del nostro Lord? Vuoi che diventiamo i loro bersagli?” le sussurrò aspramente Pucey, cogli occhi che scattavano verso gli altri.
“Hai ragione. Sono stata stupida.” La ragazza provò a sfuggire al nervosismo che provava prendendo un bicchiere di Burrobirra, e invitando gli altri a fare lo stesso. “UN BRINDISI! A Lord Voldemort e alla guerra che ci ha offerto!”
Questo gesto parve allentare la tensione nella stanza e tutti risposero all'appello di fiducia. “Cin cin! Hogwarts sarà presto del nostro Lord, e poi il mondo!”
Branco di ssciocchi
Minuti dopo, due tonfi risuonarono nella stanza silenziosa. Gli adulti si precipitarono su Millicent e Adrian che giacevano inerti al suolo. “HEY! Tutto ok? Ugh!” Prima che potessero raggiungere i ragazzi, caddero uno dopo l'altro.
Greyback si teneva il petto con una mano, ma riuscì a prendere la bacchetta. “Che cosa diavolo sta succedendo?!”
Nagini avrebbe fatto una smorfia se avesse avuto le sopracciglia. ‘Ssstomachevole creatura!’ scivolò dietro l'ultimo uomo rimasto in piedi e lo fece inciampare con la propria coda.
“M***a!” La sua bacchetta cadde sul pavimento e rotolò via, cosa che diede a Nagini il tempo necessario per attaccare. Si avvolse rapidamente attorno al suo corpo e lo morse con rabbia nel collo muscoloso.
Greyback gridò ma afferrò il corpo di Nagini cercando di strapparsela di dosso con una presa molto stretta. Le fece talmente male che Nagini lo lasciò quasi andare, ma al contrario gli ghermì il petto con la coda in un doppio attacco.
Greyback boccheggiò e strinse forte, ferendo la sottile pelle di Nagini con i suoi artigli acuminati; gli artigli di un Licantropo. Il serpente strinse con più forza il collo e il petto dell'uomo, sibilando furiosa.
“P-perché?” gemette Greyback in agonia, un disperato quesito a sentirsi. “Perché il nostro Maestro ci ha inviato c-contro il suo serp-pente?” Gli occhi gli rotearono all'interno della testa, e finalmente scivolò al suolo, e su Nagini allo stesso tempo, se per lei non fosse stato ancora abbastanza. Lo spinse via impazientemente e stancamente. ‘E' finita finalmente, per ora.
Col Licantropo finalmente all'altro mondo, si rilassò. Era completamente estenuata ma aveva un'ultima cosa da fare: uno ad uno, lentamente, ma senza fermarsi, li nascose con gli altri nella stanza buia e serrò la porta. Il Cobra quindi smise di muoversi completamente e si addormentò all'istante dove si trovava.
La giornata trascorse lentamente.
Nessun altro giunse nella stanza deserta.
Ad un certo momento durante la notte, la casa ridivenne viva non appena il Signore Oscuro tornò dalla caccia con i membri più intimi della Cerchia. I seguaci che erano rimasti si affaccendarono per accomodare il loro Lord.
Un crack risuonò in una stanza desolata della mansione. Il suo singolo occupante non si mosse. “Dobby è qui! Dov'è il serpente del Signor Potter? Ah, eccolo qui! Serpente? Dobby è qui per… Serpente? Perché stai ignorando Dobby?” l' Elfo-domestico allungò un dito ossuto per dare un colpetto gentile al rettile, così da svegliarlo.
Nagini aprì gli occhi e sibilò debolmente, ma non si mosse.
“Il serpente del Signor Potter non si sente molto bene? Dobby non sa come curare i serpenti. Dobby dovrebbe portarti dal Signor Potter, così lui si prenderà cura di te.” il piccolo elfo prese riguardosamente in braccio Nagini e scomparve con un altro sonoro crack.
.....................................

"Mio Lord, dovete essere stanco dopo una tale caccia, così lunga. Perché non vi sedete?” disse Rabastan Lestrange con tono ossequioso.
Occhi cremisi scagliarono un'occhiataccia contro l'uomo. “Non prenderti il privilegio di dirmi che cossa dovrei fare, Rabasstan, ssse non vuoi esssere berssaglio della mia bacchetta.”
“Naturalmente mio Lord” fu l'unica preoccupata e stentorea risposta che l'uomo più vecchio ottenne prima di decidersi a sedersi.
“Dove ssono gli altri? Perché non ssono qui a sssalutarmi?” borbottò Riddle pericolosamente. Rabastan e quelli nella stanza con lui percepirono il Marchio Oscuro che ardeva in avvertimento.
“A-andrò a chiamarli immediatamente, Maestro!” il fratello di Rodolphus Lestrange si inchinò più che potè e corse via.
Riddle ghignò e congedò il resto della cerchia. Perso nei propri pensieri com'era, sentì a malapena Rabastan che tornava poco dopo, chiamando a gran voce il suo Lord. “MAESTRO! MAESTRO!”
“Vorressti ssmettere di urlare, Lesstrange? Non ti piacerebbe esssere la caussa di un mio mal di tessta. Comportati come converrebbe ad un uomo del tuo grado,” scandì debilitato Voldemort, la testa piegata di lato.
Rabastan si gettò a terra in una scusa frettolosa. “Mi spiace, mio Lord, ma c'è un'emergenza! Ho trovato i venti uomini scomparsi!”
“Dunque, dove sono, razza di idiota?” lo interruppe impaziente Tom.
“Mio Lord! Loro sono- loro sono morti!”
COSA!?” Riddle si alzò così di scatto che la sedia su cui era seduto schizzò all'indietro contro il muro, facendo sussultare pateticamente Rabastan. Gli occhi rossi dell'uomo più vecchio scintillavano di furia e, Rabastan osò pensarlo, perplessità, come se non avesse idea di come comportarsi a queste notizie, prima che recuperasse un totale controllo.
Il Marchio Oscuro bruciò e degli echi accompagnarono le urla di agonia di Rabastan, ovunque nella mansione e oltre.
“Chi?”
“Mi-mio Lord?”
Voldemort sghignazzò. Era talmente vicino allo scagliare un Cruciatus su quel balbettante, incompetente sciocco..
“I morti, immensa dilapidazione del mio tempo!” disse infine digrignando i denti.
Rabastan strinse le palpebre e si abbassò sulle ginocchia finché la sua testa non toccò il pavimento. Non riusciva a sopportare il sentore dello sguardo fisso del suo Lord che lo trapassava. “David Quill, Ludovic Bagman, Augustus Rookwook, Crouch Junior, Jugson,” La voce di Rabastan tremò al pronunciare il nome successivo “Rodolphus Lestrange.”
Inspirò profondamente, anche se la sua voce tremava ancora. “Nott –sia il padre che il figlio-, Travers, Wilkes, Rita Skeeter, Derrick, Terrence Higgs, Montague, due delle nuove reclute: Adrian Pucey e Millicent Bulstrode, Abigail Kent e…” Rabastan mugolò fino a zittirsi. Riusciva quasi a sentire il suo Maestro scosso da rabbia pura.
Il Marchio Oscuro si rinfocolò dalla vita momentariamente.
Tom Marvolo Riddle non era un uomo che potesse venir facilmente colto di sorpresa ma la misteriosa morte di venti suoi Mangiamorte, nella SUA PROPRIA MANSIONE, nientemeno, lo stava portando ai suoi limiti. Qualcuno di loro era stato un suo seguace per anni, il meglio del meglio quando era ora di eseguire perfettamente i suoi ordini. Maestri nel loro campo, dannazione! Aveva bisogno di loro per questa guerra! Tutto ciò creava una frattura all'interno del suo piano. Come erano morti? Chi DIAVOLO aveva osato ucciderli? Chi sarebbe stato tanto incline al suicidio da infiltrarsi all'interno del suo dominio? L'immagine del ragazzo Potter apparve in un flash nella sua mente, brevemente, ma era quasi impossibile da credere. Abbastanza assurdo, non si risolse nemmeno ad uccidere Rabastan giusto per sfogare un po' del suo furore. I ranghi dei suoi mangiamorte erano già abbastanza decimati.
“Sono diciassette persone, Lestrange.” Non era per nulla una domanda, soltanto un po' più che un'atona constatazione.
L'uomo inchinato sussultò, una cosa che non passò inosservata. “Gli ultimi tre saranno un problema, mio Lord. Pen, Brahms e… Greyback. La comunità dei Licantropi ci aveva dato fiducia attraverso di loro. Come possiamo dirgli che due dei loro membri migliori sono morti assieme al loro leader?”
CRUCIOOOO!
ARGHHHHHH!
Ok, magari, non lo avrebbe ucciso, ma il Cruciatus aiutava a diluire la sua furia, pur se solo momentariamente.
Dannazione, se li aveva chiamati Mangia Morte non era stato così che potessero morire!
“Dove e come ssono morti? Avete trovato qualcossa o qualcuno di ssosspetto?”
Rabastan era sull'orlo dell'incoscienza quando Riddle pose fine alla maledizione. “N-no,” sillabò con voce acuta. “Salone ac- accanto alla stanza delle riunioni. M-Mulciber sta investigando…” L'uomo perse i sensi dopo aver balbettato le informazioni più importanti di cui aveva bisogno il suo Lord.
Tom uscì dalla stanza a grandi passi e mise da parte i Mangiamorte che incontrava nel corridoio. “Via dalla mia strada, imbecilli! Fate qualcosa di utile e serrate la sicurezza in tutta la casa! Malfoy, tutti e due! Non restatevene lì, andate con loro!”
Lucius e Draco sobbalzarono nervosamente e lasciarono che il loro orgoglio s'inabissasse quando il loro Lord li congedò con tale sbrigatività. Draco osservò rapito Voldemort che spariva lungo il corridoio e si voltò verso il padre che era occupato a dare ordini agli altri così da non farsi punire per disobbedienza. “Padre, che cosa credi sia accaduto? Deve essere grave se Lui è tanto agitato. Non L'ho mai visto così furioso prima, eccetto quando ha saputo di Potte-”
SLAP!
Il più giovane Malfoy si portò una mano alla guancia ora bruciante e chinò il capo davanti al padre. “NON DEVI menzionare quel nome qui! Hai dimenticato che cosa ti ho insegnato, ragazzo? Non sei altro che una recluta qui! Non impicciarti degli affari del nostro Lord, è solo lui a conoscerli! Se si sente magnanimo può capitare che ce ne parli ma non provare a metterti in mezzo! Hai capito?” sussurrò aspramente Lucius al figlio, che annuì velocemente in risposta. “Bene. Ora, porta Stone con te e conduci Lestrange alla sua stanza. Non sarebbe opportuno che l'Oscuro Signore lo vedesse ancora disteso là al suo ritorno.”
Draco annuì ed esortò Pierre Stone a seguirlo. Lucius tornò al proprio lavoro.
………

“Allora Mulciber, che cossa ssuccede?” Tom entrò imperiosamente nel laboratorio e s'incupì al vedere i venti corpi che giacevano sui tavoli da lavoro.
Mulciber sollevò la testa dalle molte provette di pozioni. “Sto ancora analizzando il sangue delle vittime e ogni cosa che hanno mangiato e bevuto.”
“Non ti riessce di lavorare più in fretta? Crucio!”
“ARGHHHHH!”
Tom occhieggiò le pozioni ribollenti che gocciolavano sul tavolo e pose fine noncurante all'incantesimo.
“M-mi dispiace, mio Lord! M-ma non sono un Maestro di Pozioni! queste cose p-prendono tempo! Perdona la mia lentezza!” implorò Mulciber mentre tentava di tornare alle pozioni.
Gli occhi di Voldemort traboccarono di ripugnanza. “Se solo quel traditore mezzosangue fosse ancora qui! Severus Snape, lo ucciderò alla prima occasione! Sono a corto di un Maestro di Pozioni! Mulciber!”
L'uomo interpellato fece un balzo e cercò di recuperare la propria instabile presa su una bottiglietta piena di liquido rosso, quando il Signore Oscuro scattò verso di lui. “Sì mio Lord?” raspò.
“Voglio un rapporto conclusivo tra un'ora! Non più tardi, non prima! Se fallisci nel darmi i risultati ti assicuro che la tua famiglia non ti riconoscerà quando ti rimanderò a casa!”
“SìMioLord!” disse in un sol respiro, inchinandosi più che poteva mentre Voldemort usciva.
Mulciber rilasciò il respiro che stava trattenendo; sussultava ad ogni movimento; il Cruciatus lo aveva ben maltrattato.
“Il Maestro era davvero arrabbiato. Mi spiace per te, Mulciber.”
L'uomo interpellato si voltò verso uno dei Mangiamorte a guardia del laboratorio. “Sono uno Specialista in Imperius, Goyle, non un Maestro di Pozioni. Ma dato che il traditore non è qui qualcuno deve fare tutto il lavoro sporco. Ho ricevuto un Oltre Ogni Previsione in Pozioni, non un Eccezionale! Non posso lavorare più in fretta di così e tu non aiuti affatto! Vai al tuo posto o il Maestro mi farà la pelle!” scattò, di rabbia e nervosismo.
Goyle, il padre di Gregory Goyle, sollevò un sopracciglio stupidamente e tornò a fare doverosamente la guardia.
Mulciber tornò al suo tavolo di lavoro, mormorando nel frattempo. “Stupido idiota. Tutto muscoli e neanche un po' di cervello a dar loro uno scopo. Che spreco di talento. Non so proprio come faccia Malfoy a sopportare di avere Crabbe e Goyle tutto il tempo attorno. Suo figlio si è scelto la stessa compagnia, ora che ci penso…”
………

“Mio Lord, abbiamo stretto il cordone della sorveglianza e setacciato l'interno e l'esterno della villa, come il territorio al di fuori di Little Hangleton. I pressi della Foresta Proibita sono inaccessibili purtroppo. I nostri esperti di scudi hanno riferito che Dumbledore al contrario si è limitato, assieme ai rimanenti dei suoi Auror, a rafforzare ed espandere le barriere protettive e anti-apparizione attorno alla scuola. David Hugh è rimasto ucciso dopo aver tentato di apparire nella foresta e Macnair non ne è uscito indenne. Prima che gli dessimo una pozione medicamentosa e una soporifera ha detto di aver visto centinaia di ragni sparsi nella zona. Pensiamo che siano Acromantule, uno dei tanti.. animaletti del mezzo-gigante.”
Voldemort metabolizzò l'informazione e fece cenno a Lucius di tornare tra i ranghi senza nemmeno una parola. “Tempus.” Un orologio apparve davanti a lui non appena mosse la bacchetta.
“MIO LORD!”
“Hm, giusto in tempo. Non male, Mulciber.”
L'uomo si precipitò nella stanza, col respiro affannoso e facendo tintinnare nella mano una fiala. “Mio Lord! Ho i risultati! ma non penso-”
“Non ti ho incaricato di pensare, Mulciber. Ora parla! Chi è il responsabile di questo carnaio?”
Mulciber tremò e si chinò sul pavimento, rifiutandosi di guardare il suo Maestro dritto negli occhi; non era pazzo, sapeva che cosa sarebbe accaduto quando avrebbe riferito i risultati a Voldemort. “Maestro, qualcuno dei corpi mostrava segni di strangolamento, come se qualcosa gli si fosse arrotolato attorno strettamente, soffocandoli. Ho anche notato lividi e fratture ossee come se qualcuno li avesse colpiti con qualcosa di pesante. Ma non tutti mostravano quei segni, così ho analizzato il sangue delle vittime e il cibo che hanno consumato. Ho ripetuto i test molte volte e ho avuto sempre lo stesso risultato. Non vorrei crederci, ma ho controllato i corpi e ho trovato la prova definitiva: segni di morsi. Sia le analisi del sangue che quelle del cibo mostravano tracce di veleno. Veleno di serpente. Mi scuso per la mia impudenza, mio Lord, ma l'unico serpente che vediamo qui in giro ogni giorno e che mostra segni d'intelligenza è il vostro.”
Tom sgranò gli occhi, e poi li assottigliò in fessure pericolose. La magia nell'aria divenne tangibile. Mulciber avrebbe voluto perdere i sensi: poteva quasi assaporarla e lo nauseava. Uno solo avrebbe potuto sopportare un tale apporto di magia in così poco tempo. Gli altri inginocchiati dietro di lui rabbrividirono.
Il Signore Oscuro iniziò a sibilare, a lungo e con tono basso. Nulla accadde. I Mangiamorte solitamente rimanevano in soggezione da tale talento, ma in quel momento desiderarono solamente andar via. Il sibilo li fece sentire a disagio. MOLTO a disagio.
Il sibilo in poco tempo divenne sonoro e poi s'interruppe, minaccioso, assassino.
Nulla.
Gli occhi scarlatti di Voldemort divennero quasi neri.
I Mangiamorte, per la prima volta da sempre, fuggirono fuori dalla stanza senza che fosse stato loro ordinato.
Qualcosa stava per accadere.
Dovevano uscire fuori da lì.
Non volevano morire.
Nemmeno Voldemort li vide correre via, per la rabbia, o forse non gli importava.
Un'aura di tenebra venne rilasciata.
La stanza e tutto ciò che vi era dentro venne disintegrato.
Fatta eccezione per una persona, che torreggiava nel mezzo della distruzione.
NAGINIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!


………………………………………………………………………………………………………


* In realtà lo Stupeficium avebbe dovuto lasciarlo tramortito, ma qui sembra che abbia l'effetto di un Petrificus Totalus, svista dell'autrice

Ndt
... Lasciatemelo dire, la dimora del Signore Oscuro abbardata come un laboratorio di CSI mi fà un po' ridere.... ma tant'è.

  
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