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Autore: peluche    30/04/2014    2 recensioni
Il ghiaccio ha bisogno del fuoco per abbandonare il suo stato di paralisi,
il fuoco ha bisogno dell'acqua per placare le sue fiamme imponenti.
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«Hannah! - disse a un tratto Aria – Quello non è..» prima che potesse finire la frase,un tizio ci passò accanto,scioccato quanto noi.
«Harry Styles ci degna nuovamente della sua presenza,quale onore.» I brividi. Lo fissai nel suo giubbotto di pelle,nei suoi riccioli scomposti e sulla sua moto nera petrolio. Il tizio che qualche minuto prima ci era passato accanto era Zayn Malik. Zayn Malik,il ragazzo più inaffidabile su questo pianeta,dopo Harry Styles,ovviamente.
«Non era finito in riformatorio?» Mi sussurrò Aria.
«Si, - risposi io in una specie di trance – infatti.» Non riuscivo a levargli gli occhi di dosso. Zayn gli si avvcinò e si diedero un affettuoso abbraccio. Il duo-idioti era tornato. Non poteva rimanere lì dov'era? Perchè dopo cinque anni in riformatorio aveva deciso di rimettere piede qui? Perchè era tornato nella sua vecchia scuola?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ice on fire

capitolo 11

 

Iniziai a correre. Non mi importava della strada, dei semafori rossi.. i singhiozzi di Harry mi risuonavano ancora nelle orecchie. Cercavo di non pensare alle peggiori delle ipotesi, il solo pensiero mi metteva i brividi, mi spezzava il cuore. Adele non poteva essere morta. Non così, non adesso. Doveva vedere suo figlio diventare l'uomo che aveva sempre sognato di essere, doveva vederlo su un altare accanto alla donna amata, vederlo giocare con i suoi figli, vederlo commettere degli errori come genitore, consolarlo. No, non poteva morire adesso. Non mentre io me ne stavo tra le braccia di un altro ragazzo senza pensare niente, non durante quello stupidissimo ballo, non poteva andarsene senza averle detto quanto le voglio bene, quanto mi è stata vicina, quanto mi stia a cuore.
Posteggiai frettolosamente e scesi dalla macchina, correndo verso il pronto soccorso. Tra i corridoi la gente mi lanciava strane occhiate. Sembravo uscita da una serata di gala e molti si chiedevano se non avessi sbagliato posto.
«Adele William.» dissi all'infermiera.
«E' una parente?» mi chiese.
«Una specie.»
«In fondo a sinistra.»
Neanche la ringraziai. Ripresi a correre, quasi scivolavo su i tacchi, e poi intravidi Harry da lontano. Seduto, con il viso nascosto tra le mani.
«Harry!» lo chiamai.
Alzò la testa, distrutto. Aveva gli occhi gonfi per quanto aveva pianto, lo sguardo perso nel vuoto.
«Hannah!»
Si alzò in piedi e mi fiondai tra le sue braccia, stringendolo.
«Che è successo?» chiesi allarmata.
«Ero uscito un attimo e quando sono tornato l'ho trovata a terra..»
«E dove te ne eri andato?» lo ammonii.
«Dove credi che me ne sia andato?» si difese lui.
«Non lo so Harry, - continuai – tu lo sai dove te ne vai.»
«Era una cosa importante Hannah!» iniziò ad alzare la voce.
«E ti giustifica nell'averla lasciata sola?» alzai la voce anche io.
«Ragazzi, - ci riprese un'infermiera – ci sono persone che stanno male qui.»
«Scusa.» rispondemmo all'unisono.
Aveva gli occhi pieni di rabbia e forse avevo esagerato ma non sopportavo l'idea che avesse lasciato sua madre da sola per fare i suoi comodi. Adele aveva bisogno di attenzioni continue.
«Harry?» un dottore apparse alle mie spalle.
«Come sta?» Harry mi superò e io mi voltai.
«E' di là che sta riposando, - continuò il medico – la teniamo qui per qualche giorno, ha avuto un'insufficienza cardiaca.»
«Come un'insufficienza cardiaca?» chiese Harry, stringendo i pugni.
«Harry tua mamma sta male purtroppo e ha bisogno di continue attenzioni.»
Vidi le nocche diventargli rossissime ed ebbi come l'impressione che volesse prendere a pugni qualcosa.
«Possiamo vederla?» Istintivamente gli presi la mano sciogliendo la tensione e mi intromisi.
«Solo uno di voi, - disse – e per qualche minuto.»
Se ne andò dando le ultime raccomandazioni, dando ad Harry una pacca sulla spalla. Non doveva svegliarla per nessun motivo, fare meno rumore possibile, aveva bisogno di riposare.
«Ti aspetto qui.» dissi a un tratto, stringendogli la mano e mettendomi seduta.
Harry mi guardò amareggiato e lo vidi sparire dentro la stanza.
Lo aspettai su quella sedia, mentre mi fissavo le mani e contorcevo le dita. Per un attimo avevo avuto davvero paura. Per un attimo pensai che Adele ci avesse seriamente lasciati. Non so se Harry l'avrebbe mai sopportato. Aveva già dovuto subire il fatto che suo padre se ne sia andato, non so se avrebbe mai retto la morte della madre. Quando si è costretti a subire la morte di una persona cara si hanno due soluzioni: o si diventa più forti, o si perde completamente la strada. E avevo paura che ad Harry succedesse la seconda. Era sempre stato una testa calda, non dimostrava mai ciò che provava e non l'avevo mai visto veramente piangere. Il suo lato sdolcinato lo teneva nascosto, però dimostravo il suo affetto in altro modo.
«Sembra stare bene..» la sua voce mi riportò alla realtà.
Era appena uscito dalla stanza, mani in tasca e l'espressione stanca.
«Mi dispiace per prima, - dissi alzandomi – era inappropriato.»
«Hannah, - mi riprese lui – non mi vedo con qualcuno in particolare, tutto ciò che faccio lo faccio per lei, ti prego credimi.»
«Ti credo, - dissi – però prometti che mi spiegherai tutto.»
«Più cocciuta di un mulo.»
«Ho avuto un ottimo rivale.» lo spinsi scherzosamente e risi.
Percorremmo il corridoio dell'ospedale, superando stanze in cui intravedevo gente con gambe ingessate, teste spaccate, sangue ovunque. Non avrei mai potuto fare il medico. Troppo sangue, troppo dolore.
«Mi dispiace averti portata via dal ballo, - disse a un tratto – sei bellissima.»
«Grazie.» arrossii e arrivammo alla macchina.
«Liam non deve esserne stato molto entusiasta.» scherzò, salendo al posto guida.
«Non ho avuto molto tempo per accorgermene.»
Salii anche io dal lato passeggero ed Harry mise in moto. Per tutto il tragitto ospedale-casa nessuno osò proferire parola. Pioveva appena e la radio trasmetteva Skinny love di Birdy. Io guardavo la strada che a poco a poco ci lasciavamo alle spalle e le piccole goccioline che si appoggiavano sul finestrino. Da piccola io e mio fratello ne sceglievamo due e facevamo il tifo per quella che arrivava prima alla fine. Bambini. Quando invece arrivammo di fronte casa di Harry, spense il motore e rimase lì, in silenzio.
«Tua mamma si riprenderà.» dissi. Quel silenzio mi stava uccidendo.
«Lo spero.»
«Vuoi che rimanga con te? - gli chiesi – Posso farti compagnia fino a una certa ora, magari mangiamo qualcosa oppure possiamo abbrustolire i marshmallow sul fuoco come quando eravamo piccoli.» sorrisi.
«Hannh, dovresti tornare da Liam, - disse a un tratto – ti starà aspettando.»
Eccolo.
Sempre il solito vecchio Harry.
Più cercavo di avvicinarmi, di riprendere un qualche tipo di rapporto e più lui mi spingeva tra le braccia di Liam. Era come essere sulle montagne russe. Continui alti e bassi. Momenti in cui arriviamo al massimo della dolcezza e momenti in cui c'è freddezza assoluta. Non mi permetteva di guardargli dentro, di vedere qualche sua debolezza, di consolarlo, di stargli accanto. Era come se preferisse starsene da solo. Soffrire in solitudine.
«Certo, - dissi – come preferisci tu Harry.»
«E' meglio così.»
Ero stanca di sentirmi dire “e' meglio così”. Che ne sapevano gli altri di cosa era meglio per me? Cosa volevo io non contava?
«Dovresti scendere dalla macchina allora.» dissi, fredda.
Harry aprì la portiera, rimase per qualche secondo a fissare il volante come se volesse dire ancora qualcosa ma poi scese dall'auto e lo vidi camminare verso casa. Sentii gli occhi pizzicarmi, ma lottai con tutta me stessa, senza permettere alle lacrime di scendere. Ero delusa perchè cercavo di fare di tutto per tendergli una mano, ma lui continuava a respingerla e mi teneva distante. Era come se ogni passo in avanti, ne facessimo tre indietro. Sempre sulla stessa linea. Misi in moto con quei pensieri in testa, con l'immagine di Adele su un letto di ospedale nella mente. Troppe emozioni in una sola serata. E adesso mi toccava il compito più difficile: dare una spiegazione a Liam. Posteggiai di fronte scuola e lo trovai seduto su i gradini dell'entrata. Non era molto tardi e la gente dentro continuava a ballare, ma lui se ne stava lì, con il mente poggiato sulle mani.
«Sei rimasto tutto il tempo qui?» gli chiesi.
«Speravo tornassi, - disse – non ci contavo.»
«Sono piena di sorprese.» mi sedetti vicino a lui, sorridendogli.
«Harry sta bene?» mi chiese.
«Si riprenderà.»
«E tu come stai?»
«Adesso bene, - alzai il viso per guardare le stelle – molto bene.»
«Hannah, - Liam mi richiamò e lo guardai – sai bene cosa provo per te e io so cosa tu provi per Harry, per questo voglio che tu ti prenda tutto il tempo di cui hai bisogno per capire cosa vuoi.. io starò qui ad aspettarti.»
Rimasi a fissare i suoi occhi, luccicanti per via della luce della luna. Da dentro sentivo le parole di Time after time e sentii un brivido lungo la schiena e le guance andarmi a fuoco.
«Non credo tu debba aspettare molto.» sorrisi e Liam mi prese una mano e me la strinse.
Sentivo la canzone che continuava a suonare in palestra e senza pensarci mi alzai, sistemandomi il vestito.
«Ti va di ballare Payne?» gli chiesi.
«Certo, Tomlinson.»
Liam afferrò la mia mano e andammo verso l'entrata, stringendoci in un ballo che ci trasportava in un mondo diverso, in un momento solo nostro. C'eravamo solo io e lui.

 

Momenti.
La nostra vita è fatta di momenti.
Momenti belli, momenti brutti.
Un momento, se è quello giusto, può cambiarti la vita. Può farti diventare una persona completamente diversa, può plasmarti, può farti diventare quella persona che avevi giurato non saresti mai diventata. Ma ci sono anche quei momenti che ti danno attimi di felicità e serenità assoluta, che ti fanno desiderare di essere lì e in nessun altro luogo.
«Sei di ottimo umore oggi.» disse mia madre, mentre scendevo le scale.
«Direi di si.» presi una mela dal cesto e diedi un morso.
«E' andato bene il tuo appuntamento ieri?»
Erano passate due settimane dal ballo. Io e Liam eravamo usciti insieme quasi ogni sera e mi sentivo come una quattordicenne alla sua prima storia d'amore. Eravamo andati al cinema, al luna park, in pizzeria. E la sera prima mi aveva portata a fare una passeggiata al molo e finalmente eravamo riusciti a darci il nostro primo bacio. Lo so cosa state pensando: a cosa aspettavi ancora? Ma io ho i miei tempi.
«Molto.» dissi, ridendo come un ebete.
«Cos'è quello?» mi chiese mia madre, guardandomi.
«Cosa?» chiesi confusa.
«Quell'espressione! - continuò – Vi siete baciati vero?»
«NO! - sbottai – No,no e no!»
«Non puoi mentirmi Hannah Tomlinson!»
Mia madre iniziò a inseguirmi casa casa e io continuavo a negare, ridendo.
«Vado da Adele, mamma!»
Riuscii a tagliare il discorso raggiungendo la porta di ingresso e uscendo.
Adele purtroppo non era tornata a casa e forse non ci sarebbe mai più messo piede. La sua malattia era peggiorata, dimenticava più cose di prima e aveva più collassi del solito. Aveva bisogno di continue attenzioni e cure. Non poteva stare a casa perchè era troppo pericoloso. Rischiava di dimenticare il gas acceso, l'acqua aperta, o di uscire e di dimenticare la strada di casa. Era destinata a rimanere in ospedale e tutti noi ormai ci preparavamo al peggio. Poteva andarsene da un momento all'altro e per questo io, mia madre e mio fratello fummo costretti a dire tutto a mio padre. La prese meno male di quanto immaginavamo, al contrario si rese disponibile nel pagare tutte le cure e le medicine di cui aveva bisogno. Trascorrevo molto tempo in ospedale con Adele e per fortuna non ricordava tutte le volte in cui Harry non era andata a trovarla. Si, perchè era sparito. Era da giorni che non avevamo sue notizie, e ogni volta inventavo sempre la solita scusa a sua madre, tra poco arriverà, tanto non l'avrebbe ricordata. Ma quel giorno quando uscii di casa, vidi la sua moto nera posteggiata nel vialetto e non ci pensai due volte a bussare alla porta.
«Harry apri! - urlai – So che sei a casa!»
Continuai senza sosta a bussare, aspettando in vano una risposta. Guardai attraverso le finestre e notai un disordine incredibile. Poi vidi un'ombra muoversi e poco dopo la porta si aprì.
«Sei impazzita?» mi chiese.
«Con che faccia sparisci per giorni senza andare a trovare tua madre che potrebbe morire da un momento all'altro? - Entrai come una furia e lui indietreggiò – E' così che fai! Quando ti viene più comodo sparisci, vai a drogarti, a farti le canne, mentre qui c'è gente che si prende cura di TUA madre!»
«Non sai quello che dici!» disse lui, prima calmo.
«Sei sempre stato un egoista, pensi solo a te stesso, a divertirti con gli amici e non pensi alle persone che ferisci! E' per questo che noi non stiamo insieme, perchè non sei cosa di prenderti cura di qualcuno!» continuai, sputando tutto come se fosse stato sempre lì, pronto a uscire.
«Basta! - urlò – Noi non stiamo insieme per il tuo bene!»
Mi zittì per un attimo e rimasi confusa.
«Per il mio bene?»
«Ti prego Hannah, vattene.»
Mi voltò le spalle ma io lo afferrai per il braccio e lo feci voltare.
«Vuoi dirmi che sei un cattivo ragazzo, è questo?»
«E' per mio padre! - sbottò – Contenta?»
Lo vidi sedersi sul divano, l'espressione dolorante.
«Per tuo padre..?» chiesi, con molta più calma adesso.
«Cinque anni fa, la sera che la polizia mi ha trascinato fuori casa, - continuò – non è perchè abbia dato fuoco alla casa o per tutte le cazzate che la gente racconta.. quella sera, ho quasi ucciso mio padre.»
Rimasi frastornata.
Ho quasi ucciso mio padre.
Mi sedetti accanto a lui e gli misi una mano sulla spalla.
«Dimmi che è successo.»
«Hannah, - lo vidi contorcersi le mani – tu non hai mai visto mio padre perchè mio padre andava a bere tutti i giorni.. tornava la sera a casa ubriaco e.. mi picchiava sempre. - rabbrividii – E fin quando sfogava i suoi dispiaceri su di me, potevo accettarlo.. ma quella sera io non ero a casa e lui ha iniziato a picchiare mia madre.. quando sono rientrato l'ho trovata a terra e lui che la prendeva a calci.. non so dirti cosa mi è scattato in quel momento.. ho preso un coltello dal cassetto e l'ho colpito al fianco.. poi mi sono buttato addosso a lui, ho iniziato a picchiarlo, ancora e ancora.. non si riconosceva più in faccia di quanto era gonfia.. la polizia è arrivata perchè la signora accanto ha sentito le urla di mia madre, e quando sono arrivati mio padre era in fin di vita.. la cucina era un letto di sangue..»
«Harry..» iniziai a piangere, la pelle d'oca. La sua voce mano a mano che proseguiva nel racconta si faceva sempre più rotta.
«Quella sera io sono finito in riformatorio, mia madre è stata in psichiatria per quasi tre anni e mio padre in manicomio per cinque.. fin quando qualche mese fa ho saputo che è riuscito a scappare, ho ricevuto una sua telefonata che diceva “te la farò pagare”. Ecco perchè sono tornato, per sorvegliare mia madre e quei tipi che a volte mi vedi incontrare non è gente da cui compro droga o altro.. sono dell' FBI e mi aggiornano sulle novità e mi danno le medicine di cui mia madre aveva bisogno.. - prese un respiro – ed è per questo che non possiamo stare insieme.. se mio padre sapesse quanto tu sei importante per me ti prenderebbe subito di mira, solo per il gusto di farmi soffrire.»
Mi sentivo in colpa. Avevo tutto lo stomaco sottosopra. Ora capivo il “Non è stata colpa sua” di Adele. Per mesi lo avevo considerato un teppista, un egoista, un egocentrico, un immaturo.. e invece lui per mesi non faceva altro che difendere sua madre.. e me. Avevo sempre pensato che se ne fosse andato per aver combinato qualche bravata, tutti hanno messo bocca sulla sua vicenda, senza sapere che in realtà quello che stava soffrendo di più era proprio lui. Era stato picchiato, per anni. E nessuno si era mai accorto di niente. Era sempre stato un bambino allegro, felice, solare. Non aveva mai fatto parola con nessuno. Aveva sempre una gran voglia di vivere, di fare pazzie, di una vita spericolata. Ora capisco perchè. Lo faceva perchè la vita gliela stavano strappando un poco alla volta. A un pugno e un calcio alla volta. Lo faceva alla faccia di suo padre. Contro il suo bere, contro la sua rabbia, contro le sue botte. Come a dire “nonostante tu mi picchi, io continuo a godermela”. Come quando a scuola ti insegnano il Mi piego ma non mi spezzo,
di Seneca. Harry si piegava, soffriva in silenzio, subiva.. ma non si era mai spezzato, era ancora lì, in piedi.

 

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Eccoci :)
Finalmente il segreto di Harry è stato svelato e spero sia stata una sorpresa per tutti perchè ci tenevo a stupirvi. Harry è stato picchiato per anni, ma quando ha visto sua madre prendere il suo posto non ci ha visto più dalla rabbia. Ecco perchè è un po' troppo violento, è ben giustificato. In ogni caso vedremo come si evolverà la situazione. Hannah era felice di stare con Liam, ma adesso che sa le verità su Harry che farà?

 
  
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