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Autore: millyray    01/05/2014    1 recensioni
Non serve avere un Signore Oscuro assetato di potere che non desidera altro che ucciderti, non è necessario avere il destino dell'intero Mondo Magico che grava sulle tue spalle, non bisogna rimanere orfani quando si è ancora in fasce per scombussolarti l'intera esistenza.
A volte basta avere solo quindici anni, gli ormoni in subbuglio e tanti tanti dubbi sulla vita.
(Sequel di S.Potter)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“If you’ve ever feel like you’re nothing,
you are fuckin’ perfect to me”.

(Fuckin’ perfect, Pink)

Ok, forse doveva mettersi a studiare seriamente, questa volta. Di sicuro non le avrebbe fatto male. Ma proprio non le andava di alzarsi dal suo letto, era così caldo e comodo e lei non desiderava altro che sprofondarci dentro.
Ma che importava a lei dei libri? C’erano altre cose ben più importanti. In fondo, aveva quindici anni. Se non si godeva la vita adesso, quando avrebbe potuto farlo?

Sbuffò frustrata. Certo, da un lato c’era la sua parte ribelle, ma dall’altro c’era quella maledetta e fastidiosa vocina della coscienza che le doveva sempre rompere le palle nei momenti meno opportuni. Forse non sarebbe morta se avesse dato un’occhiata al libro di Storia della Magia.
Lo afferrò quasi violentemente dal comodino e lo aprì alla pagina dell’ultimo argomento che avevano affrontato. Ma quanto noiosa era quella materia? E il professor Ruf non la rendevo certo più emozionante.

Riuscì a studiare solo per una ventina di minuti, quando la porta della sua stanza si spalancò come colpita da una detonazione. Alex fece un mezzo salto sul letto, ma si rassicurò subito nel vedere che era solo la sua compagna di stanza Karen e non un terrorista venuto a rapirla. A quanto pare qualcuno doveva averla fatta innervosire, vista la condizione dei suoi capelli e l’espressione furiosa che le ornava il viso. Mancava solo il fumo dalle orecchie e la scena sarebbe stata perfetta.
La mora la osservò camminare avanti e indietro per la stanza, mettere in ordine le sue magliette sparsi sul letto e poi lanciarle contro il muro, riprenderle dal pavimento e rimetterle in ordine, buttare qualche oggetto alla rinfusa nel baule, sbatterlo violentemente e infine sedersi sul letto con le gambe incrociate e le mani sul volto.

“Ma ti rendi conto?!” sbottò Karen. “Ha dato della puttana a me! Capisci? A me!”

Alex si chiese se stesse parlando a lei o solo con se stessa ma nel dubbio rimase zitta. Forse avrebbe dovuto chiedere spiegazioni e offrirsi per consolarla, ma a dire il vero non le importava un fico secco di chi avesse dato della puttana a Karen e di certo non le interessava consolarla.
In ogni caso, non dovette pensarci troppo. La ragazza si lanciò in una sequela di improperi contro quello che doveva essere il suo ragazzo, o meglio, ex ragazzo, e raccontò l’accaduto che l’aveva fatta imbestialire almeno cinque volte, ogni volta aggiungendoci un dettaglio in più. Inutile dire che Alex non l’ascoltò nemmeno con mezzo orecchio. Si limitò ad annuire e a sospirare quando la situazione pareva richiederlo.
Ma almeno aveva una buona scusa per non studiare. Altrimenti le avrebbe già tirato una ciabatta per farla stare zitta.

 

Sally, seduta comodamente sul letto del suo dormitorio, leggeva il nuovo libro di Dickens che si era comprata durante l’ultima gita ad Hogsmeade. O almeno, ci provava, visto che quelle oche delle sue compagne di stanza non avevano intenzione di starsene un attimo zitte e continuavano a ridacchiare e a spettegolare su persone e argomenti che lei non conosceva.
E nel frattempo, si provavano i loro nuovissimi e costosissimi vestitini pieni di strass e luccicchini che sembravano usciti da una palla da discoteca. Ma forse la cosa che la sconvolgeva di più di quei vestiti era l’aderenza, nonché la lunghezza decisamente… ridotta.
Ma cosa avevano le ragazze della sua età? Troppi grilli per la testa, probabilmente. Si preoccupavano solo dell’aspetto fisico e tralasciavano lo studio. Ma forse era lei che non si sapeva rilassare e che prendeva tutti gli impegni troppo sul serio.

“Oh, Sally!” esclamò Jessica, ammirandosi allo specchio. Si rigirò un paio di volte su se stessa per guardarsi da ogni angolazione e passò le dita sul bordo del nuovo vestito almeno dieci volte. Più liscio di così non poteva essere. Ma quanto era attillato poi? Lei non ci sarebbe entrata neanche volendo. “Da quanto tempo sei lì? Non ti avevo nemmeno notata”.

Era lì da prima che loro entrassero. Sally avrebbe potuto dirle qualsiasi cosa ma rimase zitta, a fissare la siluette di Jessica senza in verità vederla.

“Ehi, Jessy! Ti va di provare il mio nuovo lucidalabbra?” si udì la voce di Annie dal bagno.

“Oh sì! Fa’ vedere!” Jessica la raggiunse immediatamente in bagno, sculettando sui tacchi.  Sally sospirò frustrata. Che razza di compagne di stanza le erano capitate? Non capiva se c’era qualcosa che non andava in lei o in loro.
Inizialmente aveva provato a stringere amicizia, ma quelle l’avevano trattata fin da subito come se avesse la peste e così ci aveva rinunciato. Meglio soli che male accompagnati, no?

Annie uscì dal bagno, anche lei avvolta nel suo nuovo vestito rosso, e cominciò a piegare i vestiti che lei e l’amica avevano sparso dappertutto.

“Oh, guarda!” esclamò ad un tratto, sollevando un paio di pantaloni marroni decisamente fuori moda. “Questi li indossavo anni fa quando non ero così magra. Magari a te stanno bene, Sally”, aggiunse, lanciandoli alla rossa seduta sul letto. Sally se li ritrovò sui piedi e rimase a fissarli come fossero un oggetto strano. Non capiva se quello della ragazza era un tentativo per essere gentile oppure una celata presa in giro?
Certo, non era magra come loro, ma non era nemmeno grassa. O almeno lei non pensava di esserlo.

Ma chi se ne importava? Perché dava ascolto a quelle oche di Karen e Annie?

Lasciando il libro e i pantaloni sul letto, si diresse a passo spedito fuori dalla stanza senza salutare nessuno.

 

James era annoiato quel giorno. Nico era sparito da qualche parte, non aveva idea di dove fosse andato. E non c’era nessun altro con cui passare il tempo.
Così, se ne stava appoggiato al muro del corridoio del terzo piano a osservare la gente che passava. C’era parecchio via vai di studenti e insegnanti che cercavano qualcuno o chiacchieravano tra loro. Improvvisamente si trovò davanti un gruppetto di ragazze tra le quali riconobbe Sophie, una delle ragazze più popolari della scuola, dopo Stacey. Era il sogno della maggior parte della popolazione maschile di Hogwarts portarsela a letto o quantomeno uscirci. Ma lui non capiva che cosa ci trovassero in lei. Non era niente di che. Certo, aveva delle belle gambe lunghe, i capelli biondi e gli occhi verdi ma… a lui non diceva niente. Forse era per il suo atteggiamento che si era guadagnata tutta quella popolarità, per il suo essere sempre allegra e civettuola. Ma non gli dava l’idea di essere una molto simpatica.
Ma, dopotutto, lui non ci aveva mai parlato. Forse si sbagliava.

Si staccò dal muro e si avviava ad andarsene da lì, quando una voce lo fermò.

“Signor Black!” si voltò verso la persona che lo aveva chiamato, trovandosi di fronte la preside che si dirigeva verso di lui in tutta la sua imponente altezza. James deglutì ansioso. La McGranitt gli metteva sempre una strana ansia, benché fosse sempre gentile e disponibile. “Che cosa fa qui?”

“Ehm… niente”, rispose il ragazzo guardandosi attorno. “Stavo solo… riflettevo”.

“Oh, spero allora che frutti qualcosa di utile”.

James le sorrise cordiale e cercò di svignarsela, ma quella a quanto pareva voleva assolutamente parlare con lui. “Ha notizie dei suoi genitori? Come stanno?”

Il moro rimase un po’ perplesso. “Bene. Come al solito”.

“Oh, mi fa piacere. Vorrei avere più tempo per venirli a trovare, ma questa scuola mi tiene così impegnata”.

Certo, essere imparentato con persone famose che avevano combattuto una guerra magica comportava anche che tutti ti conoscessero e che ti facessero delle domande. Lui era conosciuto ad Hogwarts solo per questo e a volte gli dava fastidio. Anzi, spesso. Fortuna però che la gente dopo un po’ si era abituata a sentire il suo nome, ma c’erano sempre quelli più ostinati che ci provavano e ti sorridevano ogni volta che ti vedevano.

La professoressa McGranitt non lo trattenne ancora a lungo. Gli fece un altro paio di domande sulla famiglia, gli raccomandò di studiare per gli esami e poi lo lasciò andare.
Al che James fu più che felice.

 

“Ehi, Vicky!” chiamò Teddy, trovando l’amica seduta sotto un albero del cortile più grande che circondava il castello. “Questo sabato si va ad Hogsmeade”.

“Già. Non vedo l’ora”.

“Ti va se… sì, insomma. Se andiamo insieme?”

A quella richiesta, gli occhi azzurri della ragazza si illuminarono subito. “Sì, mi piacerebbe”,

“Voglio farti vedere un posto”.

“Che posto?”

“E’ una sorpresa. Ti piacerà”.

“Ne sono sicura”.

Qualsiasi posto le sarebbe piaciuto se ci andava con Ted. Le piaceva la compagnia di quel ragazzo, era sempre così gentile e disponibile con lei. Be’, lo era con tutti, ma con lei soprattutto. E poi era così dolce e… aveva un bellissimo sorriso.

Il ragazzo si sdraiò accanto a lei, rimanendo a fissare le fronde verdi dell’albero che li copriva. C’era una bel venticello fresco quel giorno, così non faceva nemmeno tanto caldo. Il sole illuminava la giornata e si respirava un bel profumo di primavera.
Giornate così mettevano sempre Ted di buonumore, anche se il polline ogni tanto lo faceva starnutire.

Vicky cominciò invece a raccogliere delle margherite e a intrecciarle per fare una ghirlanda. Se veniva bene l’avrebbe regalata all’amico.

 

Quando scese al piano terra, James si scontrò con la cugina che andò a sbattergli addosso sovra pensiero.

“Oh, Sally! Scusa!” esclamò il ragazzo sorpreso. “Non ti avevo vista!”

Bene, la seconda volta in una giornata. Non le serviva il mantello dell’invisibilità di suo fratello per non farsi notare.

“Non ti preoccupare. Sono stata io a venirti addosso”, rispose lei in tono gentile. Dopotutto con James non riusciva mai a prendersela e non era nel suo carattere arrabbiarsi per cose così stupide. “Dove stavi andando?”

“In Sala Grande. Magari trovo Nico”.

“Oh… non è che ti andrebbe”, Sally abbassò lo sguardo e si portò i capelli spettinati dietro l’orecchio, leggermente in imbarazzo. “Non è che ti andrebbe di fare una… passeggiata… con me?” Cercò di osservare l’espressione del ragazzo con la coda dell’occhio, temendo di aver appena fatto una figuraccia.

“Ecco… non ho molta voglia adesso. Magari un’altra volta, eh”.

“Sì, sì. Va bene”.

James la salutò frettolosamente e poi scappò verso la Sala Grande.

Non importa, ha detto la prossima volta. Si disse la ragazza. Tuttavia non riusciva a togliersi di dosso quella spiacevole sensazione che sentiva, quella sensazione di essere appena stata rifiutata. Ma che le importava? Era solo James, suo cugino. Gli aveva chiesto di venire a fare una passeggiata perché si annoiava e non c’era nessun’altro con cui potesse farlo.
Le piaceva la sua compagnia, tutto qua…

Tutto qua…

 

MILLY’S SPACE

Lo so, è una vergogna che io mi presenti dopo tutto questo tempo.

Cosa posso dire in mia discolpa? Niente… il fatto è che per questa storia attualmente non ho molta ispirazione. Le idee ci sono e mi piacciono anche, ma… sapete com’è, a volte non basta nemmeno quello. Poi la scuola mi sta succhiando tutte le energie e ora come ora è tutto un po’ difficile.

Ma va be’, non voglio tediarvi coi miei discorsi.
Spero vi ricordiate ancora di questa storia.
Chiedo scusa a tutti per il ritardo ma non prometto che non ce ne saranno più ^^. Dopotutto le cose migliori si fanno sempre attendere.

Venitemi a trovare anche sulla mia pagina facebook (Milly’ Space) e se avete voglia date un’occhiata anche alle mie altre storie.

Bacioni,

M.

POTTER_92: ma certo, ti sopporto molto volentieri ^^ comunque, rispondendo alla tua domanda: ho scritto vent’anni credo per arrotondare. Sam comunque è stata in viaggio un po’ più di dieci anni, adesso non mi ricordo precisamente. Non mi sono mai messa a fare i conti, anche perché odio la matematica e i numeri ^^ spero che questo dettaglio non ti scombussoli troppo le cose.. ahaha xD un bacione e perdona il ritardo. M

FEDE15498: mi sa che questa volta i broccoli me li tiri eccome ^^ ahaha, spero ti sia piaciuto questo capitolo e spero ti ricordi ancora di me. Lol XD un bacione. M.

PUFFOLA_LILY: eh già, la scuola è terribile -.-‘’ purtroppo non c’è solo quella a rompere. Mi dispiace di non aver aggiornato prima, davvero, ma diciamo che questa storia è un po’ ostica. Spero di risentirti. Un bacione. M.

  
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