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Autore: NeverAloneF    03/05/2014    6 recensioni
STORIA IN REVISIONE.
E se Jocelyn non avesse mai scoperto ciò che Valentine ha fatto a suo figlio? E se entrambi fossero stati ucciso dal conclave quando Clary e Jonathan erano ancora bambini? Cosa succederebbe se un Jonathan di sei anni dovesse prendersi cura di una Clary di uno?
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Jonathan
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Another Life
Amavo Valentine con tutto il mio cuore. 
Dopo la nascita di Jonathan, un bambino forte e sano, bello come lo avevo sempre immaginato, mi ero sentita la persona più felice del mondo. Ero consapevole che la maggior parte delle madri si sentiva in quel modo, ma credevo comunque che nessuno avesse mai provato tante emozioni positive in un solo momento. C'era qualcosa in lui che mi preoccupava non poco, ma ero sicura che con un po' di amore il bamino sarebbe cresciuto e diventato un ragazzo magnifico. 
Se mi ero considerata felice allora, dovetti presto ricredermi quando dovetti comunicare a Valentine una novità: ero di nuovo incinta. 
Speravo con tutta me stessa che fosse una femmina, come avevo fatto la prima volta, e quando le mie speranze furono confermate, decisi che la avrei chiamata Clarissa. Era un nome che mi aveva sempre affascinata, e avrei fatto in modo che quello diventasse il suo nome. Ero consapevole del fatto che Valentine non lo apprezzasse, troppo mondano, lo aveva definito, ma questa volta non la avrebbe avuta vinta.

Ero seduta sul divano sorridente, e Jonathan giocava tranquillo sul tappeto del salotto. Aveva un sorriso tranquillo, niente che potesse nemmeno avvicinarsi ai ghigni malvagi che mi aveva riservato i primi pesi della sua vita. I suoi occhi mi inquietavano ancora parecchio, ma almeno il resto del suo viso sembrava più amichevole, umano. Mi accarezzavo il ventre, pensando ancora una vola a quanto mi sentissi felice e spensierata, ma soprattutto a quanto lo fosse mio marito. Non credevo di averlo mai visto tanto entusiasta per qualcosa. Alla nascita di Jonathan mi era sembrato angosciato, era sempre nervoso, quasi... dispiaciuto, ma con Clary - perché avevo già cantato vittoria - parerva essere felice quanto me.

In quell'esatto momento Valentine era entrato nel salotto con una tazza in mano. Mi aveva sorriso. Pareva sereno, anche se negli ultimi giorni era stato abbastanza nervoso. Avevo appoggiato la testa sulla sua spalla e insieme avevamo guardato Jonathan giocare senza dire nulla, non ce ne era bisogno. Eravamo una famiglia, una famiglia completa e felice. Avevamo un figlio che occupava il nostro tempo, ma era allo stesso tempo più tranquillo e calmo della norma. Valentine era finalmente felice. I fantasmi del passato che lo circondavano e gettavano ombra e dolore sulla sua vita erano spariti, volatilizzati.
E aspettavo una figlia, avevo pensato posando entrambi le mani sul ventre sorridendo serena.

- Ti amo -  avevo sussurrando. Ed era la verità. Non ero mai stata più sicura di qualcosa in vita mia. 

- Anche io Jocelyn - avevo sospirato - anche io -.

Cinque Anni Dopo

- Jonathan - lo rimbrottai - smettila di strappare i capelli a tua sorella -.

Lo guardai allontanarsi con un ghigno e mi avvicinai a Clary. Alla fine avevo vinto io con la scelta del nome, se fosse stato per Valentine avrebbe chiamato Jonathan anche lei. 
Guardare i suoi occhietti verdi e i capelli rosso fuoco mi faceva impressione. Mi sembrava di vedere me stessa da bambina. In effetti tornare indietro di una ventina di anni e abbandonare tutte le preoccupazioni mi avrebbe fatto molto comodo in quel periodo così difficile. La presi in braccio e spostai il peso da un piede all'altro, nella speranza che si calmasse. Ero felice di dover prendere cura dilei. La cosa mi distraeva, ma non mi impediva comunque di pensare agli avvenimenti degli ultimi mesi. 

Lucian era diventato un lupo mannaro e si era suicidato, almeno così mi aveva detto Valentine. Stephen era morto e Celine aveva provato ad uccidersi, ma ero riuscita a fermarla in tempo. Ora viveva con sua suocera e il bambino. Avrebbe tanto voluto chiamarlo William, ma a Valentine piaceva Jonathan, e lei non si era sentita di chiamarlo in modo differente. Aveva molti debiti con Valentine, sia pecuniari che in altri termini, e avrebbe fatto di tutto per renderlo felice. Avevo tentato di dissuaderla, ma nulla era servito, sembrava essere soggiogata all'uomo, e odiavo la cosa. Odiavo quanto potere mio marito avesse aquisito, e odiavo l'uso che ne stava facendo. 

Per non parlare del fatto che quello era un momento molto difficile per la famiglia Morgenstern. C'erano stati molti problemi con il conclave, ma ancora non sapevo perché. Non uscivo spesso. Valentine mi aveva convinta che era pericoloso e che avrei dovuto prendermi più cura dei bambini mentre lui lavorava. Anche il suo lavoro rimaneva un mistero per me. 

Negli ultimi tempi Jonathan stava dimostrando comportamenti violenti, e Valentine a volte perdeva la pazienza e lo portava nei sotterranei per sgridarlo. Il mio bambino doveva proprio odiare ripreso, perché da sotto arrivavano sempre delle urla che quasi potevano sembrare di dolore, ma Valentine non era un tipo violento, non avrebbe mai picchiato nessuno. Avevo spesso temuto che non fosse l'uomo che credevo essere, ma lui mi aveva fatto ricredere ogni volta. Non temevo per l'incolumità di Jonathan, era un ragazzo intelligente, e se mai Valentine avesse fatto ciò che per qualche tempo avevo temuto facesse, lo avrebbe detto a me e non lo avrebbe tenuto segreto. Ero sua madre dopotutto.

Se Jonathan era un diavoletto, Clary era un angelo. Non avrebbe mai fatto male ad una mosca e adorava tutti. Aveva perdonato a suo fratello tutti gli scherzi che le aveva fatto. Anche quando la aveva immersa nella vasca da bagno e lei aveva rischiato di annegare. Anche se sapevo che non avrebbe mai permesso che accadesse, mi ero spaventata non poco. Jonathan adorava sua sorella, erano inseparabili, anche se lui aveva un modo particolare per dimostrarlo. Jonathan non era solito dimostrare affetto per le persone, bisognava conoscerlo per sapere chi lui considerasse amico e chi no, e nonostante torturasse Clary in contrinuazione, era la persona a cui era più vicino, anche troppo vicino in effetti.

Inoltre Clary piangeva per ogni cosa. Era così contro la violenza che quasi sembrava… non umana.

L'avevo presa in braccio e cullata per qualche minuto, mentre Jonathan si allenava in armeria. Aveva solo sei anni, ma riusciva a fare cose che ragazzi di 16 non si sarebbero neanche immaginati di provare. Avevo spesso tentato di evitare che si dilettasse in attività tanto pericolose, ma Valentine mi aveva convinta di essere troppo protettiva verso il bambino. 

Mentre camminavo verso l'armeria sentiii un colpo alla porta e sussultai. Valentine mi superò da dietro e mi lanciò un occhiata veloce. Per la prima volta in tanti anni vidi sul suo viso un espressione…spaventata. Terrorizzata sarebbe stato un aggettivo migliore. Non servirono parole, capii da sola che erano venuti per noi. Capii subito che la fine era arrivata. Un altro colpo aveva colmato il silenzio nella stanza. 

Jonathan si precipitò nella stanza e incrociai il suo sguardo. Capii in quel momento che avrei fatto di tutto per proteggere i miei bambini. 

- Valentine - avevo sussurrato, guardando negli occhi il diretto interessato - dobbiamo nasconderli -. Lui annuii senza dire nulla.

La runa di sicurezza che mio marito incideva ogni giorno sulla porta non avrebbe retto a lungo. Presi per mano Jonathan, corsi in saotto per prendere Clary e corremmo verso la libreria. Avevo scoperto dei sotterranei qualche anno prima, ma non ci ero mai entrata. Avevo avuto troppa fiducia in mio marito e non avevo mai pensato che qualcosa di terribile avrebbe potuto succedere là sotto. Mi ero sbagliata. Aveva spostato un libro tra i tanti volumi e la libreria era scivolata di lato, lasciando il mosto ad una scala di pietra che portava ad una stanza ampia e fredda. La vista di quello che c'era all'interno mi fece rivoltare lo stomaco. Corpi mutilati e insanguinati giacevano su una fila di lettini al lato destro della stanza. In un angolino alla sinistra c'era un corpo magro rannicchiato contro la parete. Mi coprii la bocca con entrambe le mani, ma non servii e vomiti sul pavimento. Una mano mi si posò sulla spalla e mi scostai con forza. Quello che per anni avevo creduto essere un uomo dolce e amorevole, il cui unico difetto anche solo lontanamente preoccupante fosse avere qualche problema a trattenere la rabbia, si era dimostrato essere un mostro. Non riuscivo a pensare a lui senza avere un altro conato di vomito, senza pensare di essere stata una stupida incosciente. Serrai gli occhi forte e irrigidii tutti muscoli nel mio corpo, per poi rilassarli e guardare mio marito senza lasciare trasparire nessuna emozione. Non avevo tempo di pensare alle sue bugie in quel momento. Dovevo salvare i bambini.

- Jonathan - dissi inginocchiandomi vicino al bambino e prendendolo per le spalle, lasciando trapelare una finta sicurezza dalla mia voce - mi devi fare una promessa -.

Lui annuii energicamente, eccitato in modo spaventoso per l'imminente battaglia. 

- Mi devi promettere che rimarrai qui con Clary e la proteggerai sempre. Qualsiasi cosa succeda -. Lui annuii di nuovo.

Gli lasciai un bacio sulla guancia e lascia Clary ai suoi piedi, riservandole lo stesso trattamento. mi girai verso Valentine. Stavo per alzarmi quando lo sentii: sentii Jonathan parlare per la prima volta.
- Vi vendicherò - sussurò il bambino con voce roca e tagliente. Faceva paura e io riuscii a malapena a trattenermi dal rabbrividire - adesso non posso, sono troppi, ma un giorno, ve lo prometto, li ucciderò tutti, uno per uno -.

Rimasi scioccata da quel discorso. avevo sempre creduto che sotto a quell'aria spaventosa Jonathan fosse solo un bambino bisognoso d'affetto, ma probabilmente Valentine gli aveva fatto qualcosa e io ero sempre stata coì stupida da pensare di poterlo riparare.
Ero sempre stata così cieca.

Mi chinai per arrivare alla sua altezza. 

- No Jonathan. Devi promettermi che non farai mai male a nessuno. Promettimelo -.

Lui scosse la testa.

- Non posso -.

Una lacrima mi scivolò sul viso. Stavo per dire qualcosa quando un colpo più forte degli altri arrivò da sopra e Clary cominciò a piangere di nuovo. 

- Dobbiamo andare adesso - disse Valentine.

MI limitai ad annuire.

- Vi voglio bene - sussurrai. - Prenditi cura di lei tesoro, mi raccomando. Non fatevi scoprire dal conclave, nascondetevi, cambiate nascondiglio almeno una volta ogni quattro mesi. Jonathan diventerai un ragazzo stupendo. E Clary, sei una bambina speciale ricorda. In caso di emergenza… chiedete a Celine - diedi un'ultima occhiata ai miei bambini e presi la mano di Valentine. Nonostante tutto quello che aveva fatto, ero ancora innamorata di lui. Corremmo di sopra e lui rimise il libro nella sua posizione originale.

- come faranno ad uscire? - domandai allarmata.

- Jonathan sa come fare - mi rassicurò.

certo che Jonathan sapeva come fare, chissà quanto tempo aveva passato lì dentro. 

Andammo in salotto, esattamente davanti alla porta protetta dalle numerose rune disegnate da Valentine.
Ci guardammo negli occhi per l'ultima volta e lui mi porse la mano. La guardai indecisa sul da farsi. Volevo davvero morire odiando il padre dei miei figli, l'uomo della mia vita? Decisi che non ne valeva la pena. Afferrai la sua mano e la strinsi forte. 
- Ti amo - sussurrò. 

- Anche io - risposi. 

Un' esplosione, poi buio.
  
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