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Autore: roxy_xyz    06/05/2014    8 recensioni
Quando ero piccola, mi bastava alzare gli occhi, fissare intensamente il soffitto e sperare che Lui mi sentisse, in modo da poter finalmente dormire senza pensare al mostro che, probabilmente, stava dentro l’armadio e che non aspettava altro per uscire e divorarmi.
Non c’era nessuno che potesse aiutarmi ora.
C'ero solo io e il mio Purgatorio.
Ero sola dentro l’armadio

|Harry/Hermione|(20 gr. di) Angst|(30 gr. di fluff)|(50 gr. di) Introspettivo| (una spolverata di) Dark|
Genere: Dark, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Sorpresa | Coppie: Harry/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'We'll be together in the dark'
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I

 

 

II

 

 

#Destino

 

 

“Harry!” esclamai, con una punta di rimprovero.

“Cosa?” Mi rivolse uno sguardo che non mi ingannò neanche per un secondo.

“Lo sai…” continuai.

“È colpa sua, non mia,” si giustificò, alzando pigramente le spalle.

“Sei un adulto di ventinove anni, però.”

“Dettagli,” disse, prima di dare un’altra gomitata al sedile.

“Harry! Finiscila di litigare con il bambino… cavolo, sembrate quasi coetanei.

Mi ero girata verso la piccola peste in questione: un bimbo di appena sette anni che per tutta la durata del tragitto non aveva fatto altro che dare calci al sedile, al sedile dove era seduto Harry per essere precisi. Se non fosse stato per quella spruzzata di lentiggini sul naso, sarebbe stata la copia identica di Harry.

La madre sembrava non vedere il comportamento del figlio; appoggiata al finestrino osservava le macchine nell’altra direzione, senza rimproverarlo per la maleducazione dimostrata.

“Solo se la smette anche lui.”

Improvvisamente provai un impulso irresistibile e mi avvicinai verso di lui per baciarlo. Avevo conosciuto Harry quando aveva scoperto il suo ruolo nel Mondo Magico e lui non era mai stato come gli altri ragazzi della nostra età. Non era stato uno dei tanti adolescenti che preferiva le attività sportive o le ragazze allo studio, lui era uno di quelli che nell’agenda degli appuntamenti aveva anche la scritta ‘Sconfiggere Voldemort’.

Come poteva essere come gli altri? No, sarebbe stato sempre diverso. Da me, da Ron, da tutti.

“Ehi!” proruppi in un gridolino, quando sentii vibrare il sedile in cui ero seduta. Mi girai verso il bambino seduto dietro, e dimenticai per un momento di essere io l’adulta, mentre Harry cercava di soffocare una risata nell’incavo del mio collo.

“Hai ventinove anni anche tu, Hermione.”

“Dettagli.”

 

 

 

“Hermione, cara, ce la fai?”

Molly Weasley non aveva mai smesso di trattarmi come una figlia, anche dopo la fine della mia relazione con Ron. Non c’erano state urla o porte sbattute, anzi era stata una separazione così tranquilla e pacifica che Harry, per giorni, rimase nella convinzione che i suoi migliori amici sarebbe tornati insieme presto.

Dopotutto, durante i nostri studi a Hogwarts, io e Ron avevamo litigato tante volte, soprattutto per ragioni stupide e insignificanti. Poi, era scoppiata la guerra e tutto era successo in fretta. Io. Lui. Un bacio veloce e pieno di passione, e poi una brusca frenata. Ci trovammo in una situazione in cui ci era concesso di procedere con calma, a piccoli passi, eppure volevamo correre, agire in modo frenetico.

Mi sembrava di voler impazzire di desiderio, volevo vivere Ron, la nostra storia d’amore e dimenticare tutto. Il più presto possibile.

Non dovetti aspettare molto: in poco tempo riuscii a rovinare qualcosa che avevo sempre desiderato. Mi bastarono sette mesi e una decina di giorni.

“Sei sicura di non voler venire a cena da noi?”

“Sì, Molly. Sono troppo stanca e ho intenzione di farmi una doccia e andare a dormire presto. Sperai con tutta me stessa che credesse alle mie parole, perché non avevo nessuna intenzione di andare alla Tana e continuare la mia vita come se non fosse successo nulla.

“Ho capito, andrai da Harry come tutte le sere.”

“Ti prego…” La implorai di capirmi. Come potevo chiacchierare tranquillamente con i miei amici, quando non riuscivo ad allontanarmi da Harry nemmeno per un’ora?

“Vi ho sempre considerato come miei figli, lo sai anche tu. Quando sarai pronta, troverai la mia porta aperta e un piatto caldo. Sapevo che continuava a preparare la tavola con i nostri piatti, quello mio e di Harry, come se si aspettasse il nostro arrivo da un momento all’altro. Non ero la sola a fingere di non vedere.

“Grazie,” dissi. Dopodiché rimasi sola, come ormai succedeva da parecchi mesi.

Percorsi quei pochi passi che mi separavano dalla stanza dove ormai passavo la maggior parte del tempo e vi entrai. La luce del comodino era accesa e il libro che aveva iniziato a leggere il giorno prima era ancora accanto all’abat-jour.

Guardai per un’ultima volta fuori dalla finestra e osservai le minuscole gocce attaccate al vetro. Non aveva smesso di piovere nemmeno per un attimo, ormai faceva così da due giorni e sembrava che il sole non volesse più comparire. Odiavo Novembre, quel mese era capace di mettermi su ancora più angoscia di quanto già ne avessi.

Presi il libro e lo aprii là dove avevo piegato l’angolo della pagina e cominciai a leggere ad alta voce.

Nessuno interruppe la mia lettura, nessuno. Nemmeno Harry che odiava quel libro.

Quante volte me l’aveva strappato di mano? Non capiva perché mi ostinassi a rileggerlo con così tanta frequenza, dopotutto lo conoscevo a memoria.

Non capiva il mio desiderio di perdermi dentro quel libro, tra le pagine ormai ingiallite dal tempo, tra le avventure di quella ragazzina spaurita che si trovava catapultata in un mondo che non era suo e che alla fine arrivava ad amare più del proprio.

Lo leggevo di proposito tutti i giorni, speravo che Harry aprisse gli occhi, sbuffasse infastidito e mi rimproverasse di essere la solita sognatrice.

Eppure nei miei sogni non c’era lui steso in un letto d’ospedale, immobile, pallido. In coma. I miei sogni mi erano strati strappati da una donna che non si era fermata ad un incrocio, che non aveva visto il rosso del semaforo, distratta dal pianto di suo figlio e Harry si trovava lì per caso, felice perché aveva finito prima le pratiche e poteva tornare a casa, da me.

La morte aveva cercato di prenderlo così tante volte senza successo che, alla fine, si era arresa all’ineluttabilità degli eventi: Harry Potter sarebbe morto di vecchiaia.

A quel semaforo rosso non fu lei a spingere sulla leva dell’acceleratore, perché non era nei suoi progetti e anche lei si era affezionata a Harry.

Forse fu proprio Lui a farlo.

Quel Lui che non avevo più smesso di pregare affinché lasciasse Harry e portasse via me.

Prendi me, gli dicevo.

Prendi me, lascia Harry.

Il libro cadde per terra. E io con lui.

 

 

 

 

 

 

NdA: Bbbene, ecco che cominciamo a scoprire qualcosina in più. Non credevate mica lasciassi vivo o completamente funzionante uno dei due, vero? Suvvia Harry è in coma, quindi non è morto e non sta parlando con Melinda Gordon! A parte gli scherzi, non temete, perché questa storia è un mix di fluff (in ogni capitolo troverete un flashback romantico) con un pizzico di ambientazione dark, ma è soprattutto un viaggio dentro Hermione.

Il libro a cui faccio riferimento è in realtà un manga, Fushigi Yuugi, che narra appunto le vicende di questa liceale che finisce dentro il libro che sta leggendo e per il quale si troverà a combattere pur di salvare se stessa e le persone che ama. Lo A-D-O-R-O! Nelle mie storie c’è sempre un po’ della passione che nutro verso i manga.

Grazie, grazie mille per tutto! Ci si legge la prossima settimana quando la suddetta “autrice” tornerà più abbronzata e felice… saluti da Ibiza!

   
 
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