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Autore: bemyronald    09/05/2014    4 recensioni
Hermione si dirigeva verso l'entrata della tenda. Ma lui era più vicino, così si alzò di scatto e le si parò davanti prima che potesse oltrepassare la fessura.
«Spostati» grugnì Hermione, con una strana calma nella voce e fissando un punto indefinito oltre la spalla di Ron. Ma Lui non si mosse minimamente, prese a guardarla.
«Spostati, Ronald!» ora il tono era decisamente più alto.
«No» ribatté lui, deciso.
«Che cos... guarda che ti Schianto»
«Fallo, tanto non m'importa».
{Missing moment}
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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«Alla menta!» esultò piano Ron, eccitato per essersi ricordato. Non potè fare a meno di sorridere durante tutta la preparazione, ricordando quell'episodio e pensando che il tè alla menta per Hermione potesse significare semplicemente casa. L'odore di menta, proprio come quel pomeriggio nella cucina della Tana, si diffuse in tutta la tenda. Ron posò le due tazze fumanti sul tavolo, cominciava a sentirsi nervoso all'idea di dover affrontare Hermione.
Cose le avrebbe detto? Certo, non erano molti gli argomenti che poteva esporre a suo favore. In realtà, non c'erano argomenti che giocavano a suo favore. Aveva dato libero sfogo alla sua frustrazione, se ne era andato, non aveva ascoltato le sue suppliche. Li aveva abbandonati. Fine della storia. 
Argomenti a favore? Nulla. Doveva solo chiedere perdono, scusa e ancora perdono. Continuava a fissare il fumo che veniva fuori dalle tazze, lanciando brevi occhiate nervose al profilo di Hermione che ora si era tirata su il cappuccio della felpa. 
Insomma, Ron, sei patetico, vuoi far sì che lei torni da te o no? Datti una mossa!
Probabilmente tra un attimo avrebbe superato la soglia della pazienza e avrebbe urlato istericamente. Senza pensarci oltre, afferrò le due tazze e si avviò verso l'uscita
Il gelo lo colpì in pieno volto, rabbrividì pentendosi di non essere rimasto avvolto nel calore delle coperte, poi diede una veloce occhiata ad Hermione, seduta lì, a qualche passo da lui, e si riscosse. Restò in silenzio per parecchi secondi, sentendosi un ebete con due tazze fumanti tra le mani nel bel mezzo del buio di una notte gelida. Sospirò, abbassò lo sguardo su Hermione.
«Tè?» disse con voce orribilmente rauca, porgendole una tazza.
Hermione, in tutta risposta, alzò lo sguardo senza guardarlo, prese la tazza e gli fece un breve cenno come per ringraziarlo.
Rimase lì impalato per un po' prima che decidesse di sedersi, non molto vicino ad Hermione. Fissava il fumo della sua tazza con aria concentrata e di sottecchi guardava Hermione che non sembrava dare la giusta attenzione al manuale di Rune Antiche che utilizzava per la traduzione de Le fiabe di Beda il Bardo. Ron notò che non voltava pagina da un po' troppo tempo. No, decisamente non era concentrata sulla lettura. Passò qualche minuto prima che riuscisse a raccogliere tutto il coraggio che aveva in corpo e rompesse il silenzio.
«Hermione, senti...» cominciò titubante.
«No, Ronald, non voglio ascoltare» scattò subito Hermione, alzando lo sguardo dal libro. Si voltò dalla sua parte senza guardarlo e posò la tazza su un masso accanto a loro, ritornando poi a prestare attenzione al suo libro. Era ferma ancora sulla stessa pagina.
Ron aveva la tazza in mano e non aveva bevuto un solo sorso, sentiva una forte sensazione di nausea. Era certo che avrebbe vomitato non appena avesse inghiottito qualcosa.
Sentì il panico crescere, per Hermione era come se lui non ci fosse... ma ormai lui era lì, valeva la pena tentare ancora. Sospirò.
«Se solo mi lasciassi parlare, io...»
Con uno scatto secco, che fece sobbalzare Ron, Hermione chiuse il librone di Rune Antiche e si voltò verso di lui, lo sguardo furioso.
«Sentiamo, allora! Ti sei frugato il cervello?» disse in tono spaventosamente sarcastico. «E oltre a "mi dispiace" e "scusa", hai trovato qualcosa di più interessante da dire?»
Ron la fissava con tanto d'occhi, aprì e chiuse la bocca diverse volte, la mente confusa, non riusciva a mettere in ordine i pensieri, mentre il silenzio si insinuava prepotente tra i due che continuavano a fissarsi.
«Bene, allora me ne vado» disse Hermione alzandosi d'impeto, e nel farlo, il libro toccò la tazza che Ron teneva sul palmo della mano. Era ancora piena di tè fumante e il liquido bollente andò a rovesciarsi sul braccio del ragazzo.
«Miseriaccia, Hermione, scotta!» urlò Ron, guardandosi la mano che lasciò perdere all'istante, non appena si rese conto che Hermione si dirigeva verso l'entrata della tenda. Ma lui era più vicino, così si alzò di scatto e le si parò davanti prima che potesse oltrepassare la fessura.
«Spostati» grugnì Hermione, con una strana calma nella voce e fissando un punto indefinito oltre la spalla di Ron. Ma Lui non mosse un dito, prese a guardarla.
«Spostati, Ronald!» ora il tono era decisamente più alto.
«No» ribatté lui, deciso.
«Che cos... guarda che ti Schianto» 
«Fallo, tanto non m'importa» disse Ron, tranquillo.
Hermione alzò lo sguardo duro e puntò gli occhi nei suoi. Ron non riuscì a leggerli, erano indecifrabili. E in quanto a lui, era determinato e deciso. Voleva risolvere la questione. Voleva in qualche modo riaverla.
Si fissarono per qualche secondo, poi Hermione cercò di spingerlo di lato, ma Ron le strinse le spalle e la spinse leggermente, allontanandola ancor di più dall'entrata della tenda. Adesso Hermione dava le spalle alla tenda, era bloccata tra la stoffa di quest'ultima e Ron che le si era piazzato davanti. Lui non mollò la presa sulle sue spalle, la teneva senza stringere troppoma. Erano vicini adesso, troppo vicini. Un brivido gelido gli percorse la schiena, sentiva il cuore martellare, sussultando silenziosamente nella cassa toracica. Per la prima volta da quando era tornato, per la prima volta dopo settimane di assenza, i loro corpi si toccavano e non c'erano pugni di mezzo. Ron si avvicinò impercettibilmente e sentì il caldo sospiro di lei carezzargli il collo freddo. La fissava con determinazione e dovette vincere l'istinto di accarezzarla, di abbracciarla, di stringerla forte a sé. Quanto le era mancata? E adesso erano talmente vicini che...
No, non doveva. C'era mille altre questioni da risolvere.
«Hai idea di quanto io mi senta patetico in questo momento?» mormorò, guardandola dritto negli occhi. «Ma devo farlo, perché vorrei che tu mi ascoltassi, che mi lasciassi il tempo per pensare! Non credere che non abbia cose da dire perché ne ho e, credimi, sono fin troppe, Hermione» fece una pausa, senza mai staccare gli occhi dai suoi.
«E mi dispiace, sì. Mi dispiace da morire. Mi dispiace perché faccio fatica a trovare le parole giuste da usare con te, eppure so benissimo ciò che provo e ciò che ho provato. Mi dispiace perché sono stato debole, non riuscivo a controllarmi quando avevo quel dannato Horcrux al collo. Non ce l'ho fatta. Mi dispiace per avervi mollato. Sono stato un vigliacco. Mi sono maledetto ogni secondo per ciò che ho fatto, credo che il senso di colpa e l'angoscia mi abbiano divorato. Mi sono dannato al pensiero che potesse succederti qualcosa. Mi dispiace di essere stato un vero idiota»
Fece un lungo sospiro prima di riprendere.
«Io... mi... mi dispiace di aver spezzato quell'equilibrio che stava cominciando a stabilirsi tra noi. Ci ho pensato ogni giorno, credimi. Mi dispiace perché so di averti fatto del male e la cosa che temo di più è quella di averti persa definitivamente. È tutta colpa mia, ma ti prego - ti prego, Hermione - perdonami»
Le parole vennero giù come un fiume in piena. Ron avvertì un bruciore, come un solletico agli angoli interni degli occhi, battè le palpebre e distolse immediatamente lo sguardo da Hermione.
«Adesso puoi anche Schiantarmi, fa ciò che vuoi, non mi interessa... volevo solo che mi ascoltassi» disse piano, togliendo le mani dalle spalle di Hermione e puntando lo sguardo altrove. La ragazza, in tutta risposta, rimase ancora lì a fissarlo stupita, fino a quando non si riscosse dallo stato di trance e diede libero sfogo alla sua delusione. Alzò il dito puntandolo accusatorio contro Ron.
«Sì, esatto. Sei stato un vero idiota. Anzi no, è riduttivo! Sei... stato... un... enorme... stronzo!» scandì parola per parola picchiettando sul petto di Ron con una tale forza da farlo indietreggiare.
«Uno stronzo, capisci? E io stupida che ti sono venuta dietro, ti ho supplicato! Quanto posso essere stata patetica, io, quella sera sotto la pioggia, eh, Ron?» gli occhi di Hermione erano rossi, pieni di lacrime.
«E quello sporco ricatto? Dopo tutto quello che abbiamo passato e che abbiamo deciso di affrontare insieme, come hai osato chiedermi di scegliere? Come credi che io mi sia sentita in quel momento?» la voce le tremava, la collera cresceva.
«Quanto posso essermi sentita in colpa per non essere riuscita a convincerti a restare?» lacrime calde cominciarono a solcarle il viso, Ron la fissava spaventato, senza muoversi, senza dire una parole. Non riusciva a smettere di guardarla.
«E come credi che mi sia sentita ogni dannato giorno senza sapere dove fossi, se stessi bene? Lo sai, Ronald?» gridò in preda alla collera, i pugni serrati, le nocche sbiancate, le unghia immerse nei palmi, le guance imporporate e bagnate.
«LO SAI?» urlò ancora, la voce rotta dal pianto.

 
«Scusami amore, so che non mi vedi, 
scusami sempre, lo sento che tremi.
Stringimi forte e portami sempre via con te.
Stringimi di più adesso, stringimi forte al tuo petto.
E non avere paura c'è chi ne ha già abbastanza, lo sai.
Forse sarà anche un po' dura ma se tu sei sicura, vedrai...»


Ron le si avvicinò di un passo, allungando un braccio. Voleva calmarla, non voleva vederla piangere. Voleva abbracciarla e basta. Ma fu colto di sorpresa quando, d'improvviso, Hermione gli buttò le braccia al collo con una tale veemenza da fargli perdere quasi l'equilibrio. Hermione cominciò a piangere forte e a singhiozzare contro il suo petto. E lo stringeva fortissimo. Tanto forte che, se non fosse stata lei, Ron avrebbe pensato che lo stessero strozzando.
Lui era ammutolito, troppo sconvolto per pensare a qualcosa da dire, così lasciò che Hermione lo stringesse. La sentiva tremare contro il suo corpo. Sentiva le sue frasi sconnesse: «...un tale stronzo!» «...l'essere più stupido che abbia mai conosciuto». Ma non gli importava, in quel momento si sarebbe preso i peggiori insulti esistenti pur di riaverla.
In fin dei conti, lui meritava quegli insulti. Li meritava tutti.
Senza rendersene conto, chiuse gli occhi e cominciò a bisbigliarle:
«Scusami... scusami... scusami...»
Non sapeva perché, ma sentiva che il discorso di qualche minuto prima, non fosse sufficiente. Sì, si sentiva più leggero, certo, ma sapeva che non era abbastanza, sapeva di averle fatto troppo male. Qualche lacrima sfuggì anche a lui.
Dopo quelli che furono parecchi minuti, Hermione si scostò bruscamente da Ron e si allontanò di qualche passo, dandogli le spalle. Ron la fissò per qualche secondo prima di raggiungerla. Da dietro, le poggiò una mano sulla spalla.
«Hermione, ti prego… perdonami… per favore…» sussurrò. Doveva apparire proprio disperato. In effetti appariva per quel che era davvero. Ron Weasley era davvero disperato.
Hermione non parlò, lo ignorò totalmente, mentre con le mani si strofinava le guance con l'intento di asciugarle. Ron sospirò stancamente, le si mise difronte e mollò la presa dalla sua spalla lasciando scivolare la sua mano sul braccio di lei. Avrebbe voluto prenderle la mano, ma si fermò al polso che strinse leggermente.
«Hermione, per favore, guardami... solo un attimo...» bisbigliò, speranzoso. Lei smise di torturarsi le guance e lo guardò.
Negli occhi di Hermione, arrossati a causa del pianto, Ron vi lesse stanchezza e, soprattutto, inquietudine. Per l'ennesima volta, quella notte, dovette resistere all'impulso di abbracciarla. All'impulso di proteggerla.
«Giuro che rimedierò. Aggiusterò ogni cosa, Hermione» disse serio.
La guardava intensamemte. Non staccò gli occhi dai suoi nemmeno per un istante.
«Ora so cosa voglio e ti giuro - te lo giuro, Hermione - che da questo momento in poi ci sarò sempre» fu solo un bisbiglio, ma mai Ron aveva affermato qualcosa con tanta convinzione.
«Ron, non mi devi promettere proprio nulla» rispose Hermione, con la voce di chi è stanco di credere.
«No, Hermione, non riuscirò mai a perdonarmi per ciò che ho fatto» le strinse un po' più forte il polso. «Potrai anche non credermi, ma la mia è una promessa. Ho infranto quella dell'ultima volta perché, sì, sono uno stronzo» disse con un mezzo sorriso amaro, appena accennato. 
«Te la ricordi quella promessa, eh? Quella che ti feci la prima notte nel salotto di Grimmauld Place? Te la ricordi, Hermione?» (*)
Hermione annuì debolmente. 
«Io... io non la infrangerò più. Questa volta resto sul serio, te lo prometto» sussurrò deciso, liberando il polso che stringeva e posandole un delicato bacio sulla guancia umida.
Hermione lo guardò per un istante prima di voltarsi e dirigersi verso l'entrata della tenda. Ron la seguì con lo sguardo e poi richiamò la sua attenzione.
«Hermione?» 
Lei si voltò di poco, ma Ron fu felice di vedere che stavolta lo guardava negli occhi.
«Nel bollitore c'è dell'altro tè» Hermione fece un cenno impercettibile col capo. «È alla menta» aggiunse subito dopo. Hermione abbassò lo sguardo e prima che scomparisse del tutto dalla sua visuale, Ron intravide un sorriso allargarsi sul viso della ragazza.
Istintivamente sorrise anche lui. 
Sorrise perché sapeva che quel tè le avrebbe ricordato casa sua. Sorrise perché era di nuovo con i suoi amici. Era di nuovo con lei. Sorrise perché anche se non gli aveva detto esplicitamente di averlo perdonato, l'aveva ascoltato. Sorrise perché era certo di non averla persa definitivamente. Doveva solo aspettare. Sorrise perché era quasi tutto in ordine. Sorrise perché voleva mantenere quella promessa, perché non l'avrebbe più infranta. Sorrise. Sorrise perché nonostante la tragica situazione, nonostante la paura, il dolore, poteva dire di essere tornato a casa. Anche i suoi amici erano la sua casa.
Lei era casa.

«Scusami amore, van via le paure, 
scusami sempre e fallo col cuore. 
Scusa ogni errore
perché dietro c'è amore. 
Tu, scusami»
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(*) riferimento ad un missing moment descritto nella mia fanfiction "Stay here, have no fear"


Angolo di un'autrice insonne pt. 2 ~

Scritta in una notte, la scorsa notte. Io non so che mi succede, ma divento estremamente inquieta durante le ore notture. Ascoltavo una canzone e non ho potuto fare a meno di pensare a Ron e Hermione e alla delusione più grande che quest'ultima ha dovuto affrontare. Non sappiamo esattamente cosa sia successo tra i due, ma io credo che, ecco, una specie di mezzo chiarimento ci sia stato sin dalla prima sera... Okay, Hermione nei giorni successivi al suo ritorno si ostina ad ignorarlo, e come darle torto? Il punto è che può ignorarlo, insultarlo quanto vuole, ma io credo che si sia sentita la persona più felice e sollevata del mondo sapendo che Ron fosse di nuovo lì... eh be', un abbraccio "stritola-tutto" ci sta. Comunque, io mi sono divertita molto, mi sono anche commossa a dir la verità, e spero davvero che si percepiscano i messaggi di questa storia, spero di riuscire ad emozionare anche voi lettori ;) Ne approfitto per ringraziare chi leggerà, recensirà o la inserirà tra le preferite/seguite/ricordate :) 
Saluti a tutti!

Peace, love & Romione,
Jess





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