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Autore: Malika    10/05/2014    1 recensioni
[Storia scritta per la challenge Chi, con chi e cosa facevano indetta sul forum di EFP]
Un crossover assolutamente assurdo, con tanto OOC (ebbene sì, in questo caso era necessario), tra Harry Potter, Dragon Ball, Le Cronache di Narnia, Hunger Games e Legend of the Seeker. Esplorate questo fantastico mondo!
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Spoiler!, Triangolo | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 4: Ops!

Topo Edmund si guardava freneticamente in giro, cercando di cogliere tra l’erba alta segnali d’arrivo di quel gatto strano o di quel cane chiacchierone con cui, in tutta franchezza, non voleva avere nulla a che fare. Si trovava in ombra, in quel momento, e il suo colore scuro gli permetteva di mimetizzarsi bene, ma non poteva fare a meno di sentire che il pericolo incombeva.
Dopo un’ultima occhiata in giro scattò in avanti, dirigendosi a tutta velocità verso la casa, mentre dietro di sé avvertiva i fruscii dell’erba che si spostava al suo passaggio. Ma probabilmente gatto e cane non erano troppo distanti. Era una fortuna che il muro si avvicinasse, perché più lo faceva più velocemente notava il buco che lasciava accesso alla casa; la sua salvezza.
Il miagolio del gatto, dietro di lui, lo raggiunse appena riuscì a entrare nel buio del piccolo buco; guardandosi indietro poteva vedere gli occhi della gattaccia sbirciare, cercando di vederlo, ma lui non perse altro tempo e cominciò ad arrampicarsi su per i tubi, che erano molto comodi.
Il suo nasino si muoveva freneticamente, annusando i dintorni; l’odore più vicino non era buonissimo, sapeva di stantio, di acqua marcia e di muffa, ma in lontananza c’era qualcos’altro, molto più buono e appetitoso. “Formaggio!”
Corse rapidamente verso quell’odore, salendo verso l’alto; per ogni fessura che incontrava usciva un pochino, cercando di capire se il suo obiettivo si trovasse da quelle parti, ma ancora non aveva trovato nulla, per cui continuò nella sua veloce camminata.
Poi, finalmente, vide il buco da cui arriva l’odore e gli sembrò quasi una luce alla fine del tunnel: aumentò il passo, volendo arrivare il prima possibile perché tutto quel movimento gli aveva messo appetito e il suo piccolo stomaco brontolava. Mise fuori solo il naso, però, per capire se c’era qualcuno in quella stanza e ritirarsi di conseguenza, o se poteva uscire tranquillamente.
In effetti, era presente qualcuno, ma a giudicare dall’odore che emanava non sembrava essere un problema per lui; doveva fidarsi? Decise di uscire piano piano, cercando di capire come raggiungere il formaggio senza farsi notare.
Guardandosi in giro, vide che il formaggio l’aveva un uomo dalla pelle dorata e i capelli scuri, con uno sguardo che incuteva molto timore. Non voleva che lo scoprisse, per cui cominciò a correre verso quella che sarebbe diventata la sua tana, ma si ritrovò tra le mani dell’uomo prima che potesse fare più di un paio di passi.
Squittì, spaventato, e si agitò, cercando di liberarsi dalla presa d’acciaio che gli stritolava il corpo.
«Ehi, tranquillo, piccolino, non voglio farti male!» disse l’uomo, con una voce stranamente gentile, mentre con l’altra mano gli accarezzava la testolina. Inoltre, la presa cominciò ad allentarsi, permettendo a topo Edmund di respirare meglio. «Scommetto che hai fame!» disse l’uomo, porgendogli un pezzo di formaggio.
Topo Edmund lo annusò per qualche secondo, insicuro: che fosse tutto uno scherzo? Ma, poiché non sembrava esserlo, decise di afferrare il cibo e immediatamente cominciò a mangiare.
Qualche secondo dopo, una forte esplosione li fece sobbalzare entrambi.

Doveva trovare quel topo. E poi se lo sarebbe mangiato! Questo era il pensiero di gatta Susan, che camminava quatta quatta tra l’erba, seguendo la pista che quell’esserino le aveva lasciato.
Però, qualcosa all’improvviso le fu addosso e lei si agitò rapidamente, cercando di liberarsi da quella presa che le faceva molto male. Nel voltarsi, vide che era quel cagnaccio a farle male e immediatamente alzò la zampa, graffiandogli il naso.
Il cane guaì e lei fu finalmente libera; non perse tempo e in un attimo corse lontano, miagolando a tutto spiano. Sapeva, però, che quel cagnaccio non le avrebbe dato tregua, così si rifugiò sui rami di un abete. Da quella posizione piuttosto privilegiata poté perfettamente vedere l’animale arrivare, sollevando dietro di sé una nuvola di polvere e erba secca. Gli soffiò contro, agitata: ma non poteva lasciarla in pace? Lei voleva solo papparsi quel gustoso topolino!
Fu solo dopo molti minuti che il cane si allontanò, ma gatta Susan aspettò ancora un po’ per essere tranquilla, prima di scendere dal palco e ritrovare la pista dell’esserino.
Finalmente lo vide, fermo con il naso per aria, così si acquattò, pronta per prenderlo. Quando scattò, così fece anche la sua preda che, veloce, riuscì a nascondersi in un buco nel muro. Miagolò, stizzita, e osservò all’interno dell’apertura: cercò di infilarcisi, ma dopo qualche tentativo decise di lasciar perdere e tornò sull’albero, al sicuro dal cagnaccio. Avrebbe preso il topo un’altra volta. Ora preferiva farsi un bel sonnellino al sole.
Si era addormentata da qualche minuto quando un’esplosione la sveglio, facendola quasi cadere dal ramo.

Si annoiava. Aveva perso di vista quella gattaccia puzzolente da tempo e non aveva voglia di andare a cercarla. E poi, aveva voglia di giocare!
Cane Boromir abbassò il muso, cercando di distinguere tra i vari odori se ci fosse qualcuno nei dintorni disponibile a intrattenerlo, dato che da solo era noioso. Si avviò, quindi, con il muso nell’erba, finché non trovò nuovamente la scia lasciata dalla gattaccia. Immediatamente, la prospettiva gli piacque e corse dietro alla gatta, riuscendo a prenderla di sorpresa.
Era riuscito ad afferrarla, ma quella gattaccia continuava ad agitarsi! Lui voleva solo giocare un po’! E lei invece gli aveva graffiato il naso! Guaì e la lasciò andare immediatamente l’altro animale, che corse via, mentre lui cercava di far passare il bruciore agitando il muso. Poi cominciò la sua corsa per inseguirla: voleva fargliela pagare!
La rincorse, incurante del polverone che sollevava al suo passaggio, fin sotto un albero dove, anche saltando, non riusciva ad arrivare alla stessa altezza del ramo su cui quella malefica gatta si era rifugiata. Qualche minuto dopo, passato interamente ad abbaiare, si stancò; rimase seduto sotto l’albero ancora un po’, nella speranza che si decidesse a scendere, ma non successe, così dopo un semplice ringhio se ne andò alla ricerca di qualcosa da fare.
Tornò in casa e, dopo una rapida esplorazione, si ritrovò in una stanza un po’ buia, piena di sedie vuote, mentre solo una di esse era occupata da un uomo strano, senza naso né peli e con gli occhi rossi. Coraggioso com’era, non si fece indietro nonostante la paura che provava, così gli si avvicinò, annusandogli la lunga veste.
«Finito di dar fastidio, moccioso?» chiese la voce sibilante dell’uomo; cane Boromir non si disturbò a guardarlo, preferendo continuare con quello che stava facendo. Però, in quel modo non si accorse che l’uomo aveva nuovamente estratto quello strano bastoncino e lo puntava verso di lui. «Imperius
Improvvisamente, ogni pensiero lo abbandonò, solo quello che voleva il Signore Oscuro aveva importanza, ormai. Non fu neanche preoccupato per l’esplosione che rimbombò in tutta la casa qualche minuto dopo.

Peter aveva aspettato pazientemente fuori dalla stanza di sua sorella e delle sua nuova, strana, amica; non aveva capito esattamente cosa volesse recuperare, ma aveva sperato che lo facesse in fretta, cosa che però così non era stato, perché Bulma era uscita di corsa dalla camera dopo un quarto d’ora.
«Mi spiace!» aveva detto. «Non riuscivo a trovarle.»
Il ragazzo non voleva immaginare in quale disordine si trovasse la camera.
«A cosa ci servono?» aveva chiesto, ma l’altra gli aveva semplicemente lasciato in mano una capsula spiegandogli come aprirla e dicendogli che si sarebbero rivisti entro un’ora, per aggiornarsi sui tre che, presumibilmente, ancora si rincorrevano per tutta la casa. E lui era rimasto sulla porta d’ingresso, basito quando la capsula si era trasformata in una motocicletta; era una fortuna che sapesse più o meno – molto meno che più – come guidarla.
Solo dopo un paio di minuti, pensando a Ed e Su, si era ripreso ed era saltato in sella, cominciando a girare rapidamente nel parco fuori la villa, osservandosi in giro.
Ormai era quasi passata un’ora, ma ancora non aveva visto nessuno dei tre e si stava dirigendo velocemente verso l’ingresso, dove immaginava avrebbe rivisto l’azzurra. Era distante qualche centinaia di metri quando il suono di un’esplosione si sparse rapidamente nell’aria.

In cucina, subito dopo l’esplosione, si sollevò un gran polverone in cui i tre ragazzi si ritrovarono immersi senza poter vedere a un palmo dal loro naso. Quando finalmente si diradò, cosa che successe abbastanza velocemente, Katniss vide che Harry e Lucy erano riversi sul pavimento e respiravano pesantemente, senza avere alcuna intenzione di alzarsi.
«Ragazzi, va tutto bene?» chiese, chinandosi verso di loro e scuotendoli un po’. «O mio Dio!» si ritrovò poi a esclamare, quando gli altri due si girarono al suo richiamo.
Harry, ora, aveva i capelli più lunghi, i lineamenti più femminili e un seno che prima non aveva, mentre a Lucy si erano allargate e irrobustite le spalle, mentre i muscoli si erano formati rendendola più mascolina e anche più alta. I due avevano definitivamente cambiato sesso.
«Katniss, va tutto bene?» chiese Harry, massaggiandosi la testa. «Non ti è successo niente, vero?»
«Mamma mia, che mal di testa…» mormorò invece Lucy.
L’altra ragazza li guardò per un istante con occhi spalancati, poi esclamò: «Mi spiace, non so cos’è successo, ma…!»
«Te lo spiego io!» esclamò Malika, entrando velocemente nella cucina. «È successo che hai sbagliato un ingrediente, Katniss! Per questo è successo tutto ciò!»
«Cosa? No, io…»
«Katniss.»
La ragazza scoppiò a piangere e immediatamente Harry corse a consolarla, mentre Lucy osservò la proprietaria arrabbiato: «Non trattarla in questo modo, non l’ha fatto apposta! E poi, non è successo nulla, solo un’esplosione che non ha fatto male a nessuno!»
Malika sospirò: «Tu e Harry avete cambiato sesso, anche se non ve lo ricordate.» spiegò. «E tutto solo per sistemare la situazione di Boromir, Susan e Edmund. Sapevo avrei dovuto occuparmene immediatamente!» esclamò, schioccando le dita. «Siete fortunati che io abbia bisogno di Boromir! Ecco fatto! Ora, Harry, Lucy, venite con me. Katniss, tu invece pulisci qui!»
Tutto era deciso. Malika sorrise internamente vedendo i ragazzi annuire: per quanto effettivamente avesse fatto tornare i tre animali in forma umana, quello che non sapevano era che Edmund si trovava in braccio a Darken Rahl in una posa molto osé, Susan era aggrappata al ramo di un albero e richiava di cadere, mentre Boromir era in ginocchio davanti a Lord Voldemort. E tutti e tre erano nudi.

Malika's Room
Prompt: 13) Gender Bender! Lucy Pevensie e Harry Potter cambiano sesso, ops! Tutta colpa di Katniss Everdeen.


Allora, non sono molto sicura di questo capitolo. Insomma, non mi piace per niente il modo in cui è scritto, ma considerando che sono animali i suoi protagonisti principali... va beh!
Allora, ditemi voi chi vorreste vedere nel prossimo capitolo, a parte Boromir! Perché non so se materialmente riuscirò a trattare tutte le ghiotte scene!
Ringrazio lunadistruggi per la recensione! Prometto che risponderò a tutte entro fine mese! XD
Bax bax,
Malika.
   
 
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