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Autore: vale93    12/05/2014    3 recensioni
«C'era qualcosa di estremamente strano e inquietante nel modo in cui si era comportato Malfoy quel giorno, quasi non fosse stato lui a parlare, ma un ragazzo con le sue sembianze. Rivalutò l'ipotesi di un compagno della serpe imbevuto di polisucco, ma ciò le sembrò ancora più assurdo. Chi mai si sarebbe arrischiato a rubare l'identità al figlio del Mangiamorte più temuto della scuola, e per quale scopo?»
La storia si ambienta durante l'ultimo periodo di apprendistato ad Hogwarts, e non tiene conto degli ultimi avvenimenti riguardanti il viaggio del trio in cerca degli Horcrux nè del fatto che Silente sia stato assassinato. Niente di ciò che avviene nell'ultimo libro ha a che fare con questa fiction, che si propone come uno spaccato sulla vita di due dei più interessanti personaggi della saga, sui quali molti aspetti sono rimasti oscuri.
Sul vero carattere di Draco, sul suo rapporto con gli altri, su quello che può succedere fra due individui ostili nel momento in cui si trovano a interagire in ragione di una scommessa ruota la storia che vi apprestate a leggere, la quale trae il suo titolo dall'omonima canzone di Fabrizio Moro.
Genere: Mistero, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo 7

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Il suono della campana di fine lezione spezzò il silenzio idilliaco dei corridoi del castello, levando uno stormo di uccelli dal cornicione. Scie di studenti si riversarono fuori dalle aule chiacchierando, dirette verso il cortile per la pausa di mezza giornata.
Hermione attraversò il pian terreno con Harry e Ron alle spalle, inspirando profondamente l'aria profumata di fiori proveniente dal porticato. Da un'aula alla destra del corridoio, quella di Incantesimi, Draco fece la sua comparsa insieme ai compagni serpeverde, affiancato da Zabini.
Soffermò per un istante lo sguardo sui due ragazzi, mentre dal fondo del corridoio proseguiva in quella direzione. I due non parlavano, ma stavano vicini come se una sorta di complicità li unisse silenziosamente anche quando non erano in comunicazione. C'era un'evidente affinità fra loro, una corrente empatica. Hermione rimase colpita nel constatare la diversità almeno apparente dei due giovani, l'uno chiaro, quasi esangue, e l'altro scuro quanto la fuligine, con due incredili occhi blu, rarissimi negli individui di colore. I due erano visivamente l'antitesi l'uno dell'altro, eppure a detta di Draco avevano molto in comune.
Lo sguardo del moro sembrò accorgersi del suo puntato su di sè e alzò gli occhi nella sua direzione. Lei continuò a fissarlo senza spostarsi, mentre coi piedi si avvicinava sempre di più. Blaise ricambiò l'occhiata impassibile, e quando lei passò loro di fianco, accennò un movimento della testa, inclinandola. Lei ricambiò il saluto e tornò a guardare davanti a sè.
Una volta in cortile, attese che i compagni si sedessero su una delle panchine all'ombra del salice e disse di dover scappare a sbrigare una faccenda. Senza dare altre spiegazioni lasciò di fretta il gruppo e imboccò la scalinata per la Torre Ovest.

Dopo un'ora e mezza passata ad attendere il suo arrivo su un masso finalmente la vide sbucare fra gli alberi, il passo affrettato e la chioma trafelata.
-Ah, sei venuta alla fine- disse, voltandosi appena. -Stavo per lanciare un allarme.-
Lei attraversò a grandi passi la valle fino al punto in cui stava seduto, e si fermò.
-Ho dovuto aspettare l'arrivo di una cosa- rispose affiancandolo.
-Cosa?- Un enorme fascicolo di giornale piombò dal cielo davanti ai suoi occhi chiari, atterrando fra le sue ginocchia.
-Che diavolo è?- chiese sbigottito.
-Leggi.-
Draco prese fra le mani il quotidiano ed Hermione gli si sedette accanto, sistemando la gonna.
Gli occhi cerulei scorsero rapidi sulle righe del titolo e poi si fermarono sull'immagine, stampata in grande a centro pagina, in cui un omuncolo nero e tozzo veniva sadicamente ridicolizzato da un borghese bianco in giacca e cravatta.
-Che razza di giornale mi hai portato, è uno scherzo?- chiese lanciandole un'occhiata stupita.
-Sai di cosa si tratta?- chiese Hermione fissandolo. Il ragazzo non rispose, leggendo a bocca aperta qualche riga dell'articolo.
Lei infilò la mano nella buca della borsa e ne estrasse un foglio spiegazzato, distendendoselo sulle gambe.
-Le razze umane esistono- cominciò. -La loro esistenza non è già un'astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e continuano a ereditarsi. Esistono gruppi umani maggiori, individualizzati solo da alcuni caratteri, e gruppi umani minori, individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni: questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, l'esistenza delle quali è una verità evidente.-
Alzò gli occhi sul ragazzo sedutole accanto, per analizzarne la reazione. Lui la fissava muto con le sopracciglia e la fronte oltremodo aggrottate, evidentemente senza capire cosa stesse facendo.
-E' necessario distinguere nettamente gli occidentali dagli orientali e gli africani, e sono da considerare pericolose tutte le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei- continuò, -E che comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche, stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.-
-Che diamine è questa robaccia- esclamò il ragazzo strappandole il foglio di mano.
Lei lo lasciò fare studiandone attenta l'espressione, mentre lui scorreva con lo sguardo su tutta la pagina scritta.
-Hah!- fece incredulo, quasi ridendo -Dove hai trovato questa stronzata?-
Lei trattenne a sua volta una risata, inarcando un sopracciglio.
-Non sai proprio nulla di storia babbana? Questo è il manifesto sulla difesa della razza, redatto dal sostenitore del più grande omicida genocida della storia.-
-Questa roba è vera?- domandò Malfoy incredulo, indicando l'articolo con l'indice.
Hermione annuì.
-Razzismo, si chiama. Chi ha scritto e firmato questo articolo è un suo sostenitore. Guarda l'immagine del giornale che ti ho portato, è solo uno degli innumerevoli esempi. Ti sembra assurdo?-
-In pratica voi discriminate individui uguali a voi, in base al colore della pelle?-
Hermione lo fissò senza rispondere.
Draco riprese il manifesto fra le mani e continuò a leggerlo.
-Divieto di matrimoni misti, preservare la razza.. pf- fece lanciando con scherno il giornale sull'erba. -Babbani, sempre detto.-
-Cosa intendi?-
-Non vorrai dirmi che sei d'accordo con quello che c'è scritto- esclamò incredulo -Non me lo sarei aspettato!-
-Non capisco- insistette lei, - E' una teoria alquanto evidente; prendi te per esempio, e, non so..- fece una pausa -Zabini.-
Gli occhi di Draco si sgranarono.
-Non dirmi che non vedi differenze fra voi, siete due tipi completamente opposti, se vi uniste...-
-Che discorsi fai?- fece lui alterandosi visibilmente. -Zabini è un purosangue da generazioni, proprio come me, stessa discendenza, vedi di non sporcarti la lingua con cose che non- si fermò, rendendosi conto della piega che avrebbe preso la conversazione se avesse continuato. Hermione lo vide irrigidire i muscoli e serrare la mascella come nello sforzo di trattenere un fiume in piena e, con sua enorme sorpresa, reingoiò tutti gli insulti che stava per farle.
Draco inspirò profondamente, il corpo in tensione. -Non esiste nessuna differenza fra me e lui, e fra i maghi di tutto il mondo. Sai una cosa, voi babbani siete ridicoli. Pensate di potervi ergere gli uni sopra gli altri, come se esistessero delle differenze, ma siete tutti uguali.-
Pronunciò l'ultima parola con evidente disprezzo, chiaramente ritenendo spregevole quell'uguaglianza dichiarata, ma questo a Hermione non importò.
-Quindi non sei d'accordo-
-Mi sembra ovvio- rispose seccato.
Hermione raccolse il giornale da terra e se lo sistemò sulle gambe.
-Nemmeno io, non te la prendere. Zabini non ha nulla in meno rispetto a te. Ad ogni modo quello che c'è scritto qui ha convinto molti e ha portato a grosse conseguenze. Se vai più avanti trovi un accenno agli ebrei, sono una delle razze ritenute inferiori, e per questo da sterminare. C'è chi dice che dietro ai discorsi sulla razza si nascondano motivi politici ed economici, ma, qualunque sia la verità, il razzismo è ancora una realtà fortemente diffusa nel mio mondo. Sono contenta che qui non sia arrivata.-
Draco non rispose.
-Però voglio proporti una sfida. Non pensi che avere geni diversi comporti diverse capacità fisiche o mentali?-
-Se intendi quello che intende questo pezzaccio di carta, no. Le malattie mentali o fisiche sono un altro conto, non hanno a che fare con la razza-
-Quindi è ridicolo che alcuni si ritengano superiori ad altri per fattori come il colore della pelle o la provenienza, quando è chiaro che le capacità fisiche e mentali sono le stesse-
-Esatto.-
-Usarla come scusa per discriminare qualcuno e ritenerlo impuro, cercando di allontanarlo per non venirne infettati, è dunque una follia-
Fece per annuire, ma un improvviso dubbio si insinuò nel suo cervello, mettendolo sull'attenti.
-Secondo questa logica, chi ha le stesse capacità, a prescindere dalla propria nascita, dalla propria provenienza e dal... sangue, è da ritenersi uguale. La differenza è solo una costruzione.-
Draco non rispose.
-Credo tu abbia capito dove voglio arrivare- fece lei guardandolo con un sorrisetto.
Lui continuò a fissare l'aria davanti senza esprimere parola, colto in contropiede.
Lei nascose un ghigno soddisfatto dietro alla spalla e si ritenne paga del risultato.
-Mi spiace essere arrivata così tardi- disse poi alzandosi e spolverandosi con una mano la divisa. -Ho aspettato l'arrivo di questa roba in guferia per tutto il pomeriggio, la civetta è stata fin troppo veloce.-
Draco alzò gli occhi accigliato.
-Però mi ha fatto piacere questa breve chiacchierata- continuò con una punta di sarcasmo. -Ora devo tornare sui libri.-
Fece per andarsene, ma all'ultimo ricordò una cosa: -Ah, domani inizia il corso della Babbling, non sarò qui.-
Lui continuò a tacere preso da un nodo di sentimenti contrastanti, e si accorse solo dopo che la ragazza aveva lasciato lì il giornale e il foglio con cui era arrivata. Si girò di scatto, ma lei era incredibilmente già sparita.

Il giorno dopo Hermione mancò per la prima volta all'appuntamento quotidiano con Malfoy, recandosi nell'aula di Rune Antiche. Ginny non l'aveva seguita, scegliendo di frequentare Babbanologia, già attiva da qualche giorno. Per la prima ora di lezione nulla di estremamente rilevante venne comunicato, fatta eccezione per un accenno alle caratteristiche fondamentali dell'alfabeto runico.
Malfoy aveva rinunciato a recarsi al lago da solo e aveva chiuso Tyger e Goyle fuori dalla porta della sua stanza. Seduto sul letto, si girò distrattamente fra le mani il foglio di giornale lasciatogli dalla Grifondoro, e nel mentre rimuginò gravemente. L'intento della ragazza nel lasciarglielo era chiaro, doveva aspettarsi che presto o tardi avrebbe creato l'occasione per rinfacciargli gli anni di insulti trascorsi. Una mossa prevedibile, dunque.
Eppure... Draco rilesse qualche punto del manifesto sulla trapunta, principalmente quello che vietava i matrimoni misti e che tacciava come pericolosa ogni tipo di relazione con individui di origine camitica. C'era una follia talmente evidente in quelle parole, e d'altra parte una somiglianza così sottile con la discriminazione magica dei mezzosangue, che Draco non riusciva più a capire se fosse o non fosse d'accordo con quanto leggeva. A mettere in discussione anni di rivendicazione della propria purezza e superiorità, chiaro, non pensava neanche. Eppure l'argomentazione fatta da Hermione, il giorno prima, lo aveva colpito. Come negare davanti a lei una sua certa bravura nelle arti magiche, che avevano stupito e da sempre irritato fortemente sè e la sua famiglia? Il livello della sua preparazione era superiore a quello di molti suoi compagni purosangue, e in alcune materie superava persino il suo. Sembrava invero che avesse un talento innato e naturale per gli incantesimi. Si poteva definire uno strappo alla regola, un'eccezione che la confermava?
Buttò la testa sul cuscino grugnendo, con un moto di insoddisfazione. Fingere di non provare repulsione per lei per un mese andava bene, essere manipolato per credere veramente nella sua uguaglianza era un'altra cosa. Quella ragazzina sapeva usare armi improprie.
Spostò gli occhi sul pendolo addossato alla parete, che segnava le cinque del pomeriggio. Non avere nulla da fare dopo una settimana di appuntamenti quotidiani gli risultò incredibilmente fastidioso. Stupito, percepì il sopraggiungere di una nota sensazione che per quel breve periodo non gli era più venuta a far visita: la noia. Quel giorno, gli sembrò ancora più sgradevole del solito.
Ciondolò col piede sul ginocchio, passando a rassegna l'elenco delle persone con cui avrebbe potuto occupare il tempo. Il primo nome che gli venne in mente fu quello di Pansy, per forza d'abitudine. Poi ricordò l'ultima volta che era stata lì, e i suoi tentativi di conversazione mal riusciti. A quel punto pensò a Blaise.
C'era una costante, nelle conversazioni fra sè e la Grifondoro, quasi sistematica: quel ragazzo. La Granger lo aveva nominato spesso durante le loro discussioni e per ultimo proprio il pomeriggio precedente. Chissà perchè questa fissazione con lui. Che ci si rivedesse, per via di quel fogliaccio che gli aveva lasciato? Forse pensava di poter istituire un legame fra sè e il suo amico, in virtù della loro discriminazione. Ma era chiaro che non lo conosceva. Blaise era un purosangue, proprio come lui, e come tale disprezzava quelli come lei.
Uno stralcio di conversazione fra sè e il ragazzo fece capolino dentro la sua testa proprio quando ebbe finito di formulare quella constatazione, e gli ricordò la discussione avvenuta il sabato addietro. Di colpo ricordò il dubbio venutogli dopo il loro primo litigio, quando Zabini aveva criticato la sua scelta di aderire alla scommessa. Una cotta per la Granger, aveva pensato. Ma lo aveva ritenuto assurdo. Adesso, invece, quel pensiero acquistò una verosimiglianza del tutto improvvisa, seppure difficile da credere. Accarezzò quel dubbio per diverso tempo, fissando gli occhi sul soffitto. Poi, dopo un lungo silenzio, si alzò.

Hermione lasciò l'aula della biblioteca alle sette precise, dopo esserci andata al termine della lezione. Dal terzo piano salì fino al settimo, per raggiungere la torre. Ginny le veniva incontro scendendo.
-Hey, com'è andata?-
-Meravigliosa, ti sarebbe piaciuta.-
Ginny sorrise facendola passare e lei si girò un gradino più sopra.
-Sei sempre in tempo per iscriverti, la Babbling ha detto che darà due tre lezioni di tempo per permettere agli studenti di decidere se frequentare o meno, inoltre..- s'interruppe, sbarrando gli occhi. Una zazzera chiara aveva sceso le scale del secondo piano, dietro la spalla di Ginny, e lei la vide guardarsi attorno fra una rampa e l'altra.
-E' lui- esclamò, sporgendosi sulla ringhiera.
Ginny inarcò le sopracciglia stupita, senza capire.
-Cos.. lui chi?-
-Malfoy, sta scendendo di nuovo dai piani alti, guarda!- disse voltandosi ad afferrarla per il maglione.
Ginny si sporse ma la sua espressione non mutò di una virgola.
-E' Thomas, mi ha salutato cinque minuti fa. E' sceso prima di me.-
-Ti dico che è Malfoy, ne sono sicura!-
-Hermione- disse l'altra seriamente. -Thomas è sceso poco prima di me, probabilmente non vi siete incrociati, ha superato il terzo piano prima che tu prendessi le scale.-
Hermione non disse nulla, continuando a guardare la tromba.
-Ti stai fissando un po' troppo con Malfoy, direi che dovresti rilassarti- aggiunse l'amica dandole una pacca sulla spalla. Poi riprese a scendere lasciandola lì.


~
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26 Novembre

-In fila, prego, mettetevi in fila-
Il professore di Difesa contro le Arti Oscure incitò con un cenno della mano gli studenti a disporsi l'uno dietro l'altro, come voleva la procedura ogni qualvolta arrivasse il momento di presentare alla classe qualche essere da debellare.
Grifondoro e Serpeverde condividevano, alla pari della maggior parte dei corsi, l'aula di lezione, e si spintonavano senza troppa cortesia per non cedersi il posto.
Hermione era fra i primi della fila e da dietro, a metà coda, Draco la osservò silenzioso.
Aveva ragionato tutta la notte su quello che gli aveva detto, e una cosa gli era apparsa alquanto evidente alla fine: lo aveva incastrato. Il suo affetto per Blaise gli impediva di accettare una sola delle cose scritte su quel pezzo di carta malridotto, la stima che provava per lui era talmente alta da non considerare nemmeno le argomentazioni sulla razza e sulla purezza, ma ciò non riusciva a dargli pace. Perchè dopo attenta analisi il legame fra quelle tesi e la sua ideologia di sangue era apparso evidente, spaventosamente chiaro.
La teoria magica purista era semplice: gli unici veri maghi degni di essere chiamati con questo nome erano i purosangue, discendenti di maghi da generazioni, nelle cui vene il sangue magico era scorso ininterrottamente dal primo all'ultimo membro della dinastia. I nati babbani al contrario erano definiti "maghi per sbaglio", esseri spuntati all'improvviso dall'unione di due nonmagici, con sangue impuro nelle vene, e non si sa quale percentuale di magia. Il loro grado di potere non era certo paragonabile a quello di un purosangue, la purezza era il metro con cui quelli come lui misuravano le proprie abilità magiche rispetto ai sanguesporco. In sintesi: spreco di energia magica, usurpazione dei poteri, indegnità erano i mali dei nati babbani, e da quando alcuni traditori del loro sangue avevano cominciato a unirsi vergognosamente a individui nonmagici il problema si era ingigantito con la nascita di milioni di mezzosangue, che avevano superato per numero la comunità dei magici, rendendo la purezza del sangue rara e ristretta solo a poche famiglie. Il rischio che le comunità magiche pure si estinguessero era alto e per questo motivo la nascita di mezzosangue andava fermata. Il punto cruciale in tutto ciò era che la Granger era una sanguesporco, e che il suo discorso era lo stesso che quel pezzo di carta malridotto faceva nei confronti di Blaise, il suo migliore amico, e di quelli come lui. Questo, era il problema.

Si agitò sul posto, in preda a una fastidiosa frenesia.
 
Hermione si avvicinò all'armadio dal quale uscivano le creature da rispedire indietro e al suo primo tentativo portò a termine l'operazione, lasciando in meno di tre minuti il posto allo studente successivo. Non si stupì, guardandola crucciato, come del resto aveva smesso di fare ormai da tempo. Il fatto che lei non mostrasse nessuna percentuale di magia in meno rispetto agli altri e rispetto a lui era il primo grande problema di tutta quella disgraziata situazione, perchè per la prima volta in vita sua Malfoy non sapeva cosa rispondere a una sua provocazione. Lo aveva intortato, questa era la verità.
Aspettò il suo turno e portò a termine l'esercizio in un arco di tempo non di molto dissimile da quello della ragazza e, quando tornò in fondo passando a fianco della fila, le lanciò un'occhiata di sottecchi. Lei era di spalle, e non lo vide.
Nelle ore che seguirono il pranzo in Sala Grande attese con impazienza l'arrivo del momento di uscire. Aveva trascorso l'intero pomeriggio addietro da solo, preda del tedio e della malinconia, uscendo dalla stanza solo per poco prima di cena. Ciò lo aveva portato, oltre che a riflettere, a maturare una sorta di frenetica attesa per quel momento, senza che ne avesse chiara coscienza. Aveva cominciato a controllare l'ora, con largo anticipo, e aveva anche iniziato a pensare a cose da farle fare in sua compagnia. Non voleva che il tempo passasse senza che quei loro incontri si rivelassero fruttuosi e d'altra parte aveva cominciato a trovare stimolante quell'occupazione, più di quanto si fosse prefigurato da un comune passatempo.
Per quel pomeriggio l'idea gli venne passando accanto al tavolo di vetro della sala comune, prima di uscire. Tyger e Goyle erano sprofondati sul divano di pelle scura e affondavano le mani ciccione dentro al mucchio di caramelle incartate sopravvissute all'uscita ad Hosgmeade. I due ne trangugiavano manciate stracolme senza neanche preoccuparsi di controllare cosa pescassero, e l'odore che emanava quel quadretto per la sala era al tempo stesso dolce e nauseabondo.
Malfoy ebbe l'illuminazione nell'esatto istante in cui li vide e mentre passava loro di fronte fece sparire parte del bottino dal tavolo, senza che i due se ne accorgessero. Con le tasche piene e un sorrisetto soddisfatto lasciò la stanza e abbandonò la scuola fischiando.

Hermione lo vide sull'erba stagliato contro la luce abbagliante del tramonto e si schermò la vista con una mano sulla fronte. Una volta al suo fianco, si accorse di un enorme fazzoletto di stoffa spianato sul prato, contenente una manciata di caramelle incartate e variopinte.
-Che cosa..-
-Gelatine- rispose lui soffiando un filo d'erba ciancicato dalle labbra. -Le più terribili, spaventose, odiate e vendute gelatine di Hogsmeade.-
Hermione spalancò gli occhi sbigottita. -Non saranno..-
-Tuttigusti+1, naturale.-
-Da dove saltano fuori?- chiese stupita.
-Le ho rubate a Tyger e Goyle, ci stavano infettando tutta la Sala Comune, e se li avessi lasciati continuare presto sarebbero diventati una cosa sola col divano-
Hermione si lasciò scappare una risata sedendoglisi di fronte.
Si era aspettata che il raggiro dell'ultimo pomeriggio lo avesse freddato, in qualche modo, o che si fosse preparato un'arringa difensiva da recitarle contro alla prima occasione. Invece il suo atteggiamento rispetto agli altri giorni non era cambiato di una virgola, segno che non voleva affrontare l'argomento. Stupita, decise di stare al gioco, assecondando la sua disposizione.
-Che cosa dobbiamo farci?-
-Tu che cosa dici?-
La ragazza ne pescò una dal mucchio, leggendone il nome. -Cerume.. oh Merlino! Non mangerò questa roba. Togli almeno le più terribili.-
-Dove sarebbe il bello?- fece lui scuotendo la testa. -E' una gara, Granger, se non le vuoi sarò costretto a buttarle in acqua. Qualche pesce potrebbe morirne.-
Hermione contrasse il volto in una smorfia contrariata e lui ghignò sicuro di averla convinta.
-Si inizia prendendone una per uno, a occhi chiusi, poi si mette in bocca e si manda giù. Chi ne mangia più vince.-
-Non sapevo ti piacessero i giochi sadici- disse storcendo il naso inorridita. Poi però riflettè su quello che aveva detto -C'era da aspettarselo.-
Malfoy ignorò il commento e allungò una mano verso il fazzoletto.
-Forza, non perdere tempo- ordinò.
Annuì controvoglia, e afferrò una cartina qualunque, senza guardare. La aprì con le dita, diffidente, e la infilò in bocca. Le pareti del palato si ritrassero simultaneamente sotto l'effetto del terrore ma per fortuna il succo che si sprigionò dalla caramella schiacciata risultò gradevole, e lei tirò un sospiro di sollievo.
La reazione di Malfoy non fu esattamente la stessa; lo vide strizzare gli occhi in preda al ribrezzo, mentre inclinava gli angoli della bocca disgustato.
-Oh merda, cos'è.. veleno?- si lamentò raccattando a tentoni l'involucro. -Trippa di troll, ma che schifo!- sputò.
-Stai scherzando?- saltò su incredula. -Dovevi mandarla giù, sei stato tu a dirlo!-
Draco le lanciò un'occhiata omicida, pulendosi la bocca. -Che gusto è il tuo?-
-Pistacchio, credo-
-Allora non fiatare.-
Hermione aggrottò la fronte indispettita e incrociò le braccia al petto con serietà.
-Forza, questo era un giro di prova- fece il ragazzo senza darle attenzione ed entrambi pescarono ancora dal mucchio.
Questa volta le capitò una gelatina al sapore di spinaci e a Draco quella alla menta. Successivamente la fortuna arrise prima all'uno e poi all'altra in maniera ciclica e non eccessivamente sbilanciata, regalando attimi di orrore e di sollievo in pari quantità a entrambi. Quando le ebbero quasi terminate, entrambi allungarono con un gesto deciso le mani verso le ultime due e si prepararono lo stomaco. Draco sbirciò discretamente quella che gli era più vicina e poi fece uno scambio con le dita.
Hermione prese l'ultima gelatina commestibile rimasta, quella alle more, mentre lui ingoiò quella al sapore di vomito.
Con la pancia piena e le dita appiccicose si sdraiarono sul prato a pancia in su, nauseati.
-E' stata una pessima idea- disse la riccia strofinando i polpastrelli sull'erba.
Malfoy non rispose ma non si può certo dire che non le desse ragione.
-Però hai vinto, direi che ci hai preso gusto- osservò. Poi tirò fuori una sigaretta dalla tasca per scacciare il sapore delle caramelle dal palato.
Hermione lo osservò accenderla e portarsela alla bocca con un movimento automatico delle dita. Dovevano essere anni che compiva quel gesto meccanicamente. Seguì il fumo grigiastro sprigionarsi dalle sue labbra sottili e disperdersi nell'aria sopra la sua testa.
-Vuoi provare?- fece lui senza guardarla.
Scosse la testa energicamente.
-Com'è stata la lezione ieri?- chiese allora spostando lateralmente gli occhi sul suo volto.
-Interessante, ma non ha detto ancora molto. L'alfabeto lo iniziamo la prossima settimana.-
-Niente progressi con la pergamena, quindi?-
Scosse la testa. -Perchè non vieni anche tu a frequentare? Non fai nulla durante il pomeriggio.-
Malfoy sbuffò la nuvola di fumo imprigionata fra le guance e si alzò a sedere.
-Chi dice che non faccio niente?-
Hermione non rispose, alzandosi a sua volta. Entrambi fissarono il lago scuro e calmo davanti ai loro piedi, disturbato solo da qualche foglia cadente dagli alberi sovrastanti.
-Com'è che facevi?- chiese prendendo da terra un sasso e lanciandolo lateralmente sull'acqua. Questo affondò senza indugio verso il basso, sparendo alla vista.
Draco sorrise e ne prese uno tirandolo con naturalezza: compì tre salti sopra la superficie di pece.
-Sbagli angolazione- disse. Poi prese una manciata di pietre e ne diede la metà a lei.
-Vieni-. E la portò con sè a riva.











Curiosità:
Bathsheda Babbling è l'insegnante di Rune Antiche.
Tutti i nomi utilizzati in questa fic non sono di mia invenzione, ma ripresi dal romanzo, lo specifico perchè mi è stato chiesto.


Il testo letto da Hermione a Draco è un estratto del manifesto sulla razza, redatto da Mussolini sulla rivista 'La difesa della razza' il 5 Agosto 1938, e lo trovate qui.
So bene che la realtà italiana è lontana da quella di Hermione, ma oltre a un voluto adattamento italiano, lingua in cui è scritta la mia fic, è anche credo l'unico manifesto sull'argomento, senza contare gli scritti di Hitler che sono stati tolti dal dominio pubblico e solo da poco, mi sembra, rimessi cautamente in circolazione.
Ho voluto inserire questa riflessione sul razzismo "babbano" con intenti credo abbastanza evidenti, mossa anche dal disappunto riguardo al fatto che nei libri della Rowling il tema non venga minimamente accennato, nonostante presenti significative affinità con la storia di contrapposizione Purosangue-Mezzosangue, da lei stessa ammesse. Il legame con la vicenda storica della seconda guerra mondiale è infatti esplicitamente confermato dall'autrice in più di un'intervista, e, per chi fosse interessato, lascio qui due link in cui la purezza del sangue e la questione politica in Harry Potter vengono trattati brevemente.

Ringrazio asaq, firework93, barbarak e laura_ravenclaw_roccati per le bellissime recensioni e le nuove tre ragazze aggiuntesi alle seguaci. Un bacio a tutte, fatemi sapere cosa ne pensate dell'idea di oggi! E, se c'è qualcosa che non capite o avete dei dubbi, non esitate a chiedere ;)


   
 
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