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Autore: hikarisan    14/05/2014    3 recensioni
“Io ti amo Sanae, ma non è giusto chiederti di stare insieme. Non adesso.”
Tsubasa si dichiara a Sanae dopo essersi battuto con Kanda, ma non tutto va per il verso giusto. Loro due non si mettono insieme. Cosa succederà allora alla manager ed al capitano?
La storia è ambientata ai giorni nostri, dove la tecnologia ha preso il sopravvento.
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Io ti amo Sanae, ma non è giusto chiederti di stare insieme. Non adesso.”

La ragazza si rigirò nel letto e si mise ad osservare il soffitto con sguardo vuoto. Quello che credeva fosse il più bel giorno della sua vita era diventato il suo incubo peggiore. Era stata la resa dei conti di tutta quella storia. Tsubasa sarebbe partito per il Brasile in primavera, e stare insieme sarebbe stato impossibile, lo sapeva benissimo anche lei, anche se ci aveva sperato fino all’ultimo. Era stato corretto, avrebbe potuto benissimo prendersi tutto di lei e poi lasciarla il giorno prima della partenza, invece no, aveva messo le cose in chiaro fin da subito.
Si mise seduta sul letto e prese il proprio smartphone in mano, lasciato acceso come ogni notte sopra il comodino accanto al proprio letto. C’erano un sacco di messaggi di Yukari, Yayoi ed Ishizaki.
 
*Sanae, starai male oggi, starai male domani, ma ci sarà di nuovo qualcuno che ti farà battere il cuore… E quando tra qualche anno Tsubasa vincerà il pallone d’oro e tornerà tutto trionfante a chiederti di stare con lui, tu gli darai un bel due di picche perché avrai vicino u uomo meraviglioso che ti amerà per quel che sei… Senza metterti in secondo piano.*
 
La seconda manager della squadra non aveva mai visto di buon occhio il capitano ed il suo comportamento, nonostante lo rispettasse. Non che avesse stretto una profonda amicizia con lui, anche perché per qualsiasi cosa si rivolgeva alla prima manager.
 
*Gli farò cambiare idea, costi quel che costi! E non sarai tu a fermarmi!*
 
Ishizaki era un vero tesoro quando ci si metteva, era uno dei ragazzi a cui era più affezionata. Nonostante i continui battibecchi erano legati da un profondo legame.
 
*Non sai quanto mi dispiace, il sogno di Tsubasa è egoista nei tuoi confronti. Sono sicura che tutto si sistemerà, io e Jun ti staremo vicino.*
 
Piccola Yayoi, al contrario di Yukari era sempre stata ottimista. Jun aveva sempre cercata di tenerla con i piedi per terra, ma quando la fantasia di Yayoi prendeva il volo era difficile farla tornare con i piedi per terra.
 
Si alzò dal letto e scese in cucina. In questo genere di situazioni cadere nei soliti cliché era la cosa più ovvia. Aprì il frezeer e prese una vaschetta di gelato, pronta ad ingurgitarlo tutto, sperando di colmare un po’ quel vuoto che sentiva nel cuore.
 
“Tesoro, cosa ci fai sveglia a quest’ora?”
 
“Pensieri.”
 
La signora Nakazawa si avvicinò alla figlia e le carezzò una guancia, guardandola con sguardo tenero. Aveva notato gli occhi lucidi quando era tornata a casa, lo sguardo triste, spento. Non aveva toccato cibo durante la cena, nonostante le insistenze del padre.
 
“Non ti va di parlarne un po’?”
 
“… Non c’è niente da dire. Sono solo sfortunata in amore, tutto qui.”
 
La donna baciò la figlia sulla testa e la strinse forte in un abbraccio, carezzandole la schiena con le mani. La ragazza strinse forte la madre e cominciò a singhiozzare sul suo petto, tirando fuori tutto il dolore che sentiva dentro, tutto il suo odio verso quella passione che le stava portando via il suo primo amore, tutto il suo rancore verso un ragazzo che poteva evitare di alimentare la sua simpatia e darle false speranze. Perché dirle quella frase significava ‘Ti amo, ma non abbastanza da scommettere su noi due.’, e dopo tutti quegli anni era peggio di una pugnalata al cuore.
 
 
 
 
*Non voglio che tra di noi le cose cambino, ho combinato un casino oggi, non voglio perderti, non voglio vederti soffrire per colpa mia...*
 
Il ragazzo rilesse il messaggio e lo cancellò per l’ennesima volta. Non sapeva che parole usare in quella situazione, non sapeva come rimediare al casino che aveva combinato, non era mai stato un genio in quel campo. Aveva avuto la capacità di trasformare in merda il suo rapporto con Sanae con una tale facilità che ancora non riusciva a crederci.
 
*Sono uscito ora da scuola, cosa significa che hai combinato un macello?*
 
Tsubasa si mise seduto, pronto a fare un resoconto dettagliato al suo migliore amico di sempre, sperando in un aiuto da chi ne sapeva di più in quell’ambito. Essendo in due continenti diversi, doveva accontentarsi di scrivere tutto tramite Whatsapp.
 
*Un tizio andava dietro a Sanae, e mi ha sfidato apertamente perché voleva dimostrarle che non tenevo a lei. Ho accettato la sfida, ci siamo picchiati al parco ed ho vinto. Non le avrebbe dato più fastidio. Erano troppo palesi i miei sentimenti, non ce l’ho fatta a tenermeli dentro. Le ho detto tutto.*
 
*Cosa intendi con tutto?*
 
*Che l’amavo, ma che non potevo stare con lei.*
 
Tsubasa posò il cellulare sul letto e si strofinò gli occhi, aspettandosi una paternale di quelle epocali alla stile Taro Misaki. Cosa che non tardò ad arrivare.
 
*Te l’avevo detto di startene zitto, saresti partito per il Brasile ed avreste avuto tutte e due una vita diversa, dove non esistono più Tsubasa e Sanae, la manager ed il capitano, ma Tsubasa il campione nippo-brasiliano e Sanae, la manager e la studentessa modello della Nankatsu. Tutto ciò che dovevi fare era lasciare passare questi mesi ed allontanarti da lei. E non buttare la scusa che i ragazzi ci mettono il carico da quaranta con battutine varie, perché queste battutine le hai alimentate tu e lo sai bene.*
 
Il ragazzo lesse il messaggio ed incassò il colpo, sapendo benissimo che le parole di Misaki erano la verità più assoluta. Avevano parlato spesso durante il mondiale in Francia, ed l’amico le aveva addirittura suggerito di raccontarle una bugia, e di dirle cioè che provava per lei un profondo affetto che non aveva niente a che vedere con l’amore, visto che aveva già deciso che non voleva creare legami di nessun genere prima di partire, convinto che avrebbero inciso sulla sua vita in Brasile. E sarebbe stato meglio anche per lei, si sarebbe messa l’anima in pace.
 
*Con il Ti Amo hai fatto molti più danni, l’hai fatta sentire come se non fosse abbastanza, della serie “Ti amo, ma non così tanto poi.”. Se almeno prima potevi sperare di poter avere con lei un rapporto civile, ora scordati anche quella. Nel momento in cui hai detto quella frase l’hai persa, anche se non è mai stata tua.*
 
Schietto e sincero, Taro gli stava sbattendo in faccia i fatti così com’erano. E nonostante si sentisse uno schifo, capì che forse era stato meglio così. Anego non si meritava di essere amata in parte, lei non lo avrebbe mai accettato. Ma ora il suo orgoglio era ferito, ed il loro rapporto si era incrinato per sempre, prima lo capivano entrambi e meglio era.
 
*Lo Tsubasa campione di calcio è anche lo Tsubasa egoista. Mi dispiace.*
 
Il ragazzo inviò il messaggio al suo migliore amico e spense il cellulare, sperando di riuscire a prendere sonno una volta per tutte.
 
  
 
 
  
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