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Autore: rubber_2000    18/05/2014    1 recensioni
L'imperatore della Cina è morto e il paese si trova ad affrontare un'improvvisa crisi economica e sociale. Boa Hancock ha già però instaurato un piano che potrebbe riportare prosperità e poter all'impero. Le sue aspirazioni sembrano sfumare quando viene a sapere dell'esistenza di una profezia,di cui solo la vecchia Nyon conosce le esatte parole. Quando sembra avere la situazione sotto controllo e il suo progetto prendere forma,la fuga della presunta "predestinata"rimette tutto in discussione. Attraverso segreti,triangoli amorosi,gelosie e colpi di scena,una corsa contro il tempo per evitare lo scoppio di una guerra in cui sono coinvolte le più grandi potenze del mondo.
Genere: Avventura, Fluff, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boa, Hancock, Drakul, Mihawk, Monkey, D., Rufy, Nami, Sanji | Coppie: Rufy/Nami
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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PARTENZA... IN TRE
 
Piccola premessa:il capitolo che state per leggere è molto meno noioso dei precedenti,anche perchè,con questo periodo di riflessione,ho potuto affinare le mie tecnice di scrittura per rendere la lettura il più piacevole e interessante possibile. Ho già ideato nella mia mente un altra possibile fic sempre incentrata su Rufy e Nami,però sarà molto più leggera di questa e i capitoli,credo,anche più lunghi. La parte finale l'ho scritta di fretta,un po' per non allungare eccessivamente il capitolo,un po' perchè ero stufa di dover sempre scrivere la solita zolfa. Buona lettura e se non capite qualcosa non esitate a chiedere e datemi molti consigli!

Nami non sapeva perché,ma provava verso le foreste un fascino inestimabile. Sarà che il bosco è un posto magico,in un certo senso,sarà che dentro ci si può sbizzarrire con la fantasia e credere che esistano animali e persone inimmaginabili senza che nessuno dica nulla,perché gli alberi creano ombre e si può giocare a ritornare bambini pensando di essere delle principesse o dei giovani cavalieri alla ricerca di avventure,però lei sapeva in fondo al suo cuore che non era così semplice scampare ai problemi. Rifugiarsi dentro la selva verdeggiante,camminare evitando piante rampicanti e spini uscenti da ogni angolo che prendono altri ramoscelli e creano complicate ramificazioni è solo un espediente per dimenticare per qualche ora le proprie angosce e i problemi che assillano il cervello. E in quel mentre nemmeno il cinguettio degli uccelli e lo scricchiolio dei suoi piedi contro le foglie secche riusciva a farle distogliere il pensiero dal viaggio che stava per intraprendere con il suo amato Sanji. Anzi,le sagome allungate che formavano gli alberi verso l’imbrunire le mettevano paura e in un certo senso la facevano sentire più vigile. Ogni minimo rumore bastava a destarle il sospetto di una guardia dell’imperatrice dietro un masso,oppure rannicchiata sulle foglie secche,che le puntava contro la sua baionetta e si preparava a sparare. E poi il rombo del suo fucile: PUM!,e lei che si accasciava al suolo rantolante. E Sanji che provava a sorreggerla invano.
Doveva smetterla di pensare a scene così atroci,sarebbe diventata matta.
-Nami,come hai detto che si chiama? Frischi?- chiese Sanji,spezzando il silenzio che si era creato.
Nami,la quale avanzava parecchi passi più indietro del fidanzato,si riscosse dai suoi pensieri per concentrarsi sul presente.
“Basta fare questi filmati che mi mettono in soggezione”si disse.
-Chi?! Sanji,ma hai proprio la memoria corta! Te l’ho ripetuto nemmeno un’ora fa. Si chiama Franky, ed è un amico di mia sorella.- rispose la giovane ragazza dai capelli rossi,con una risata cristallina.
-Ma dove vive questo qui? Stiamo percorrendo il bosco da diverse ore e quello che vedo è solo muschio con alberi spinosi e piante secche. Per non parlare del fango che mi sta inzuppando le scarpe. Oh Nami! Lo sai,la vita in campagna non fa per me. Tutta questa umidità mi impedisce di accendere il mio sigaro.-
-Basta fare la femminuccia,altrimenti vado io davanti e ti lascio qui!-lo ammonì Nami,mentre dentro di sé pensava “Certo che la gente di città è proprio delicata”.
-E va bene,però ti ricordo che qui l’uomo sono io e si da il caso che sia molto più avanti di te.-la rimbeccò il suo futuro sposo.
Nami mise su un cipiglio imbronciato,ma dentro di sé sorrideva,e lo faceva spontaneamente. Non aveva mai raggiunto un picco di felicità così elevato,alla fine aspettare e subire le torture dell’imperatrice a palazzo era servito a qualcosa,aveva incontrato Sanji e insieme a lui erano partiti per ritornare a casa,anche se non era andata come il previsto.
Improvvisamente,dopo aver svoltato parecchie curve che brulicavano di insetti e radici sopra il terreno,si trovarono a ridosso di un colle. L’aria frizzante sterzava sul volto dei due giovani ragazzi mentre il sole che stava tramontando dietro la collina tingeva di sfumature rosse la loro faccia.
Mancava poco ormai,dovevano solo fare una salita e avrebbero iniziato la loro meravigliosa avventura,stavolta insieme,e non se la sarebbero lasciata rovinare.
-Oh no,io non ce la faccio più Nami!- brontolò Sanji.
-Ma come?-lo canzonò la ragazza,-Non eri tu l’uomo,quello davanti di me?-
-Lo so,ma vedi,sono un pochino stanco-sospirò Sanji.
-Forza,ancora qualche passo e poi il nostro sogno sarà a portata di mano!-lo incoraggiò Nami.
-A portata di mano?!-disse scettico Sanji. –E come fa ad essere così vicino? Ti ricordi  che la nave per andare in Giappone la dobbiamo per forza prendere in Cina? E chissà quando mai ci arriveremo là!-
-Sanji,tu non riesci a vedere oltre il concreto-commentò Nami. –Ascolta. Lo senti il vento che accarezza le foglie? Non vedi i rami che si stanno coprendo di foglie? L’aria è calda,chiudi gli occhi e immagina la scena più bella che tu abbia mai pensato di vivere. Ci sei? Ecco,adesso aprili. Io mi sento così,mi sembra di poter allungare le dita e avere il sole. Perché non potrebbe essere lo stesso con un sogno?-
Sanji incurvò le labbra in un’espressione dolce. Ecco perché voleva sposarla.
-Tu sogni troppo Nami,credimi. Però hai ragione,scaliamo il colle e andiamo a trovare questo Franco.-
-Franky! Smemorato!-
 
-Ehi! Voi,laggiù! Cosa cavolo state facendo?- La voce del capo della Franky Family rimbombò nelle orecchie di tutti gli uomini che in quel momento stavano armeggiando con pezzi di legno,nel tentativo di costruire lo scafo della loro nuova nave. Il proprietario di quell’azienda clandestina,Franky appunto,stava controllando i suoi subordinati per accertarsi che tutti stessero compiendo il loro dovere. In genere si fidava dei suoi uomini,ma da qualche tempo mostravano atteggiamenti anomali,quasi distratti.
-Che vi succede a tutti quanti? Sentite l’arrivo della primavera?- sbraitò lui,alquanto infuriato che i suoi uomini lavorassero così svogliatamente.
-No capo-replicò uno di loro,tenendo però la testa bassa. Una goccia di sudore cadde dalla fronte dell’uomo,e non per la fatica,visto che stava solo controllando alcuni progetti.
Franky si accorse della sudorazione,e pensò che tutti loro gli stessero tenendo segreta una cosa,magari malcontento oppure semplicemente stanchezza per il troppo lavoro in quei giorni.
Da quando in Italia era scoppiata la peste nessuno badava più a nessuno,i pochi sani che erano rimasti correvano trapelati nella sua azienda chiedendo la costruzione di una nave,anche una zattera,purchè non rimanessero nel Paese ad aspettare tristemente la loro condanna.
La pestilenza era un genocidio. Tutti quelli che ci passavano accanto venivano colpiti,sembrava quasi una falce che tagliava tutte le erbe superflue del prato. Franky scosse a testa. Lui e i ragazzi si erano protetti bene,nessuno usciva più dalla loro casa,per ricevere informazioni avevano assunto un ragazzetto,agile e veloce nella corsa,ma non abbastanza scaltro da intuire il pericolo che correva andando tutti i giorni in città ad ordinare pezzi di legno e ferro per le imbarcazioni. L’unico lato positivo per il giovane era che aveva pasti gratis tutti i giorni,pochi infatti donavano del cibo incondizionatamente,e Franky non era uno di quelli. Il prezzo da pagare per l’adolescente era infatti quello di venire esposto tutti i giorni alla peste,ma non sembrava rammaricarsene più di tanto. E poi,non si era mai ammalato fino a quel punto,anche se doveva stare parecchio attento,altrimenti ci avrebbe rimesso la pelle,e loro non avrebbero più avuto nessuno con cui comunicare con il mondo esterno.
-Capo-bisbigliò timidamente un subordinato,-Noi vorremmo parlarle di una cosa.-. Franky sussultò. Non aveva mai visto uno dei suoi uomini così incerto  e balbettante. Sembrava quasi che quella frase fosse stata pronunciata con lo stesso sforzo di quando vengono cavati i denti dalla bocca.
-Ecco,il fatti è questo…- cominciò a parlare l’uomo,mentre tutti nella baracca si fermarono con sguardo vigile e alquanto preoccupato.
-Noi abbiamo paura-esclamò tutto d’un soffio il suo interlocutore.
-Come mai?-domandò Franky sorpreso. Anche lui era abbastanza agitato per l’evolversi della situazione,ma erano ben protetti e non si esponevano mai al pericolo.
-Il ragazzo che ci portava le informazioni,Toni,non lo sentiamo più da diversi giorni. Pensiamo si sia ammalato.-
-Cosa?!-sbottò Franky in un urlo disumano. –Come potete pensare anche solo per un secondo che io non abbia le redini della situazione? Siete forse diventati matti?!- . La sua voce era aumentata del triplo del normale, e lo sguardo sembrava quello di un malato di mente.
-Sentitemi bene. Se anche si fosse ammalato di peste che problemi abbiamo? Ci sono sempre io. A quanto di risulta IO mi sono beccato la malattia e ne sono guarito. Il fatto che IO  abbia ingaggiato un bambino a servirci è dipeso dalla mia bontà di cuore,non volevo che morisse. Mi avete capito,branco di brutti idioti?-
Il silenzio che ci fu subito dopo fu tombale. Nessuno si azzardava a fiatare,tutti tenevano la testa bassa,e ripresero a lavorare normalmente,anzi,ci misero ancora più impegno,per non far arrabbiare ulteriormente il loro capo.
TOC! TOC! TOC!
Qualcuno bussò da fuori la porta.
-E adesso vedrete tutti quanti che Toni è ancora qua! Vedremo chi avrà ragione!- urlò Franky.
 
Vietato l’ingresso agli appestati e agli Ebrei” . Il cartello che sfiorò Nami con le dita le parve quasi un manifesto offensivo,non tanto per gli appestati,poteva essere comprensiva nei confronti di chi non desiderasse ammalarsi,ma provò un moto di disgusto quando lesse che neppure gli ebrei potevano entrare.
-E’ questa la dura realtà,tienilo sempre a mente Nami. Gli ebrei e gli ammalati sono i più emarginati della società. Non c’è nulla da fare. Il pregiudizio è più forte di qualsiasi altra cosa.- le riferì Sanji,anch’esso senza esternare una nota malinconica nel tono della voce.
La porta,pochi secondi più tardi,si spalancò con un tale trambusto da far sussultare i due innamorati. Ciò che videro davanti ai loro occhi era un uomo abbastanza vecchio,sembrava avere infatti quasi quarant’anni,imporporato di sudore alle guance. I capelli erano tinti di una strana tonalità azzurrina,talmente buffa che Nami quasi si mise a ridere.
La figura davanti a loro si ritrasse quasi subito,chiudendogli la porta in faccia con un rombo assordante.
-Chi siete? Non avete letto il cartello?-sbraitò Franky.
-Sì,ma noi non siamo ammalati. E non ci sogneremmo neppure di essere degli ebrei-riferì Nami implorante,quasi a voler farsi aprire subito.
-E allora? Che volete da me?- disse Franky,senza abbandonare il tono autoritario.
-Una nave. Ci serve una nave per scappare ad Alabasta-proferì Sanji.
La porta allora si socchiuse per lasciare entrare uno spiraglio di luce.
 
-Ecco qua! La più bella caravella mai costruita!- annunciò il capo della Franky Family,mutando subitaneamente l’aggressività in allettanti parole di venditori. Infatti,aveva notato che la ragazza portava al capo una bellissima spilla d’oro,e guai a lui se non ci rimediava da vivere per altri dieci anni.
-Oh,è davvero bellissima!-esclamò Nami affascinata.
-Già già. Il legno è di frassino,leggera ma decisamente resistente. L’abbiamo messa a punto in due anni. E poi le dimensioni sono abbastanza esigue,quello che chiedevate voi. Potreste governarla benissimo in tre.-
-Tre?-esclamarono Sanji e Nami scioccati.
-Esatto. Mica pensavate di potercela fare voi due da soli. Ma per fortuna,l’altro giorno mi è arrivato un cliente che voleva una nave proprio come la vostra,però non aveva i soldi per pagarla. Usop! Vieni qua!-
Per la prima volta Nami si accorse della pelle butterata dell’uomo. Doveva aver preso la peste.
-Quanto al pagamento?-domandò Sanji. –Una bella caravella come questa dovrebbe costare più di qualche centinaio di monete.-
-Avete ragione! Per fortuna che io sono un individuo che si accontenta di poco. Mi basterà la spilla della ragazza. E’ preziosa,ma non abbastanza da non poter essere ceduta per salvare due,ma che dico,tre vite umane!-
I due ragazzi non fiatarono. I gioielli erano l’ultima cosa che importava loro.
-Eccomi! Finalmente si parte!- urlò ebbro di gioia un giovane ragazzo. Visto da lontano sembrava un piccolo fuscello,però appena ebbero l’onore di osservarlo da vicino era anche peggio. I capelli malcurati erano raccolti in una coda di cavallo,un po’ per comodità un po’ per essere meno “selvaggio”. Era poco muscoloso,e non sembrava neppure sveglio,ma Franky aveva assicurato loro che si trattava del miglior cecchino del mondo,e questo bastava perché lo ammettessero nella loro piccola ciurma.
-Siete fortunati!- gridò Franky. –Anche lui è diretto ad Alabasta.-
-Davvero?-disse Nami stupita,e poi,per sembrare più gentile aggiunse,-E quali motivi ti portano laggiù?-
-Non sono affari che ti riguardano ragazzina-borbottò a bassa voce lui,un po’ spaventano,un po’ seccato.
-Sono sicuro che diventerete presto ottimi amici!-disse Franky,raccogliendoli tutti in un abbraccio collettivo.
-E ora,le ultime dritte prima di partire,poi potrete solcare il mare!-
“Così presto?”si disse Sanji,incredulo,ma non osò parlare.
 
-Io sono il capitano Usop! Avevo una ciurma di cinquemila uomini,ma,ahimè,mi sono stati portati via dal vento della peste!-
Usop stava narrando a Sanji e Nami delle sue meravigliose avventure in nave,quando era il pirata più temuto dei sette mari. Peccato però per lui,dato che né Sanji né Nami gli credevano,anche se la seconda era parecchio divertita da quel buffo omiciattolo,e il primo aveva mal di testa.
-Allora-disse secco Sanji,-come mai non ci vuoi dire perché stai andando ad Alabasta?-
L’atteggiamento di Usop mutò in un secondo, assumendo la difensiva.
-Non ve lo dico. E poi non vi può interessare di meno- sussurrò.

 
  
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